Domenica mattina, intorno alle 7.30, ad un cittadino italiano hanno reciso la gola. Dove? A Torino, al mercato del libero scambio, il cosiddetto Suk,un mercato dove “legalmente” è possibile non rispettare le regole che i commercianti, invece, rispettano. E’ logico che scoppino le polemiche , anche perché il Sindaco Appendino aveva deciso di insediare il Suk in via Carcano, nonostante le rimostranze della popolazione che invocava ,tra l’altro, problemi di sicurezza. Certo, la polemica del giorno dopo è una pratica antipatica e non bisogna correre il rischio di apparire degli sciacalli. Il fatto è che nella Torino del niente si parla ormai esclusivamente di degrado , di Suk, di campi nomadi. Fatti come quello di ieri non si manifestano come isolati, ma in qualche modo identificano una situazione di disagio. Occorrerebbe smetterla con le storielline “Torino di qua, Torino di là, buon modello su, buon modello giù”. Negli anni si è formata una specie di compagnia di giro, quasi un gruppo di amici ,che va in giro a suonare questa musica. Con l’appoggio di certi giornali e addentellati in tutti i centri di potere. Il risultato lo si può toccare con mano: basta confrontarsi con lo sviluppo avuto dalla vicina Milano. Eppure, le opportunità non mancherebbero e si potrebbe costruire una delle più moderne aree metropolitane del mondo, la MI-TO o TO-MI. Ma a Torino si occupano di Suk, le scelte politiche ruotano attorno a questo.S celte, peraltro, sbagliate come ha dimostrato la tragedia di ieri.
Roberto Cota
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