Il progetto KAMI per don Serafino
di Antonio DE CAROLIS
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Il marketing scende in campo per aiutare un padre salesiano a compiere un’opera a dir poco difficile: costruire una centrale idroelettrica nelle Ande.
In questi giorni si è svolta un’asta molto interessante presso la Sant’Agostino Casa d’Aste in corso Tassoni 56 a Torino, un’iniziativa nata per portare un po’ di benessere alla popolazione andina del villaggio di KAMI, un sito abitato prevalentemente da minatori a circa 4000 di altitudine in Bolivia.
Tra i partecipanti incontriamo Gianluigi Montresor, docente universitario, scrittore e titolare di GM Gente di Marketing , società di consulenza costituita subito dopo essere uscito da realtà aziendali molto importanti quali LA STAMPA, Magneti Marelli e Punto Com. E’ nel CDVM da trent’anni e, dopo esserne stato Presidente per tredici anni, è attualmente Presidente Onorario.
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A lui chiediamo:
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Oggi ti incontriamo nel tuo ruolo di Volontario del Progetto Kami, perché hai deciso di seguire questa iniziativa e perché la consideri una fortissima esperienza di marketing?
Le motivazioni sono principalmente due: la prima è quella di mettersi al servizio degli altri anche quando non si sta parlando con un proprio cliente, la seconda, invece, è proprio rappresentata dalla complessità che si ha quando si deve organizzare un’operazione senza fini di lucro, che dia comunque un ritorno economico all’iniziativa stessa.
Progetto Kami: di che cosa si tratta ?
Di una missione salesiana nell’omonimo villaggio, nel quale padre Serafino si è inventato un’impresa ai limiti dell’impossibile, costruire una centrale idroelettrica per rendere indipendente e portare un po’ di benessere alla popolazione.
E a che punto è il progetto? Da quanto tempo ci si lavora ?
Da più di dieci anni. Nel 2007 è stata costruita la prima centrale e negli anni successivi è stata attivata una linea elettrica di 30 km per collegarsi alla rete nazionale, a cui Kami venderà l’energia in eccedenza. Quindi da più di dieci anni padre Serafino, di fatto, sta dando lavoro a molti abitanti del luogo proprio nella costruzione di un’impresa che è un vero investimento per il futuro.
Avete organizzato questa asta di quadri per sostenere il progetto? Com’è andata?
Abbiamo venduto oltre il 50% delle 127 opere esposte (tra le varie presentate De Chirico, Capello, Fico, Carena, Fissore, Bellini, Fracalossi) con un incasso interessante. In realtà, quest’operazione è una delle molte messe in atto e servirà specificamente per finanziare il cosiddetto “terzo salto”.
Una delle zone di lavoro con Don Serafino che segue le attività.
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Di cosa si tratta?
Di una galleria di oltre 1 km, scavata per consentire di portare l’acqua in un’altra area poco distante, dove è possibile utilizzare nuovamente il salto dell’acqua per un ulteriore sfruttamento di questa che è l’unica risorsa disponibile in un Paese poverissimo e difficile da raggiungere.
Ma allora com’è stato possibile far arrivare tutti i materiali occorrenti per impiantare una centrale idroelettrica? E chi se ne è occupato?
Sono stati i volontari che da lontano seguono padre Serafino. Tra questi c’è stato un gruppo molto attivo di ex tecnici ed ingegneri della Terna, che hanno ottenuto dalla Società la possibilità di smontare, ricondizionare, spedire in containers tutte le apparecchiature (dalle turbine agli apparati, dai tralicci ai cavi). Con diverse spedizioni transoceaniche tutto ciò è stato portato fin lassù a 4000 metri e montato, naturalmente tutto manualmente con la manodopera locale, guidata dai tecnici Terna.
Un’impresa titanica, quasi ai limiti dell’impossibile…
Proprio così. Sul sito www.astatokami.it potrete vedere foto e filmati che rendono bene l’idea di questa operazione, che, come detto, attende di essere ultimata. Solo la grande fede di don Serafino e la determinazione dei volontari hanno consentito di raggiungere questi risultati degni di un film di Herzog. www.missionekami.it è il sito ufficiale che contiene tutte le notizie aggiornate sull’intera operazione.
E dei quadri tuttora disponibili, cosa ne farete? C’è ancora la possibilità di acquistarli?
Secondo gli accordi presi con gli artisti donatori, le opere non collocate in fase d’asta saranno restituite. Tuttavia abbiamo ancora almeno un paio di mesi, durante i quali chi non era a conoscenza dell’operazione oppure i ritardatari potranno ancora procurarsi un’opera anche importante al prezzo della base d’asta. Sempre nel sito citato c’è tutto il catalogo e, tra qualche giorno, comparirà anche la lista delle opere vendute e invendute. Inoltre, l’organizzatore artistico dell’operazione è disponibile e contattabile alla sua mail: riccardo@studiopetrecca.it.
Nespolo
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A questo punto non ti resta che rispondere alla seconda parte della prima domanda: perché consideri questa una grandissima esperienza di marketing?
Perché organizzare un’asta benefica vuol dire:
- Identificare un target di persone potenzialmente interessate alle opere, o semplicemente, al gesto umanitario.
- Trovare artisti e opere
- Identificare bene il prezzo rendendolo “appetibile”.
- Trovare una location prestigiosa e adatta allo scopo
- Organizzare una campagna di comunicazione
- Gestire l’evento prima, durante e dopo la fase di asta
Il tutto ovviamente con budget zero e con tante attese in termini di ritorno economico, perché chi si occupa di marketing e vendite sa bene che trovare le risorse necessarie al progetto significa raggiungere l’obiettivo e noi del CDVM a questo teniamo molto.
Un’impresa molto difficile anche questa quindi?
Diciamo impegnativa, ma mai come quella di Don Serafino e dei suoi volontari.
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Antonio DE CAROLIS
Presidente CDVM – Club Dirigenti Vendite e Marketing
presso Unione Industriale di Torino
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