Si è tenuto nei giorni scorsi il convegno “Verso un approccio regionale alla prevenzione della radicalizzazione”. Il radicalismo inteso a 360°, non solo quello religioso.
«È sbagliato sovrapporre il tema dell’immigrazione con quello della sicurezza. La repressione da sola non può risolvere i problemi, ma allo stesso tempo non bisogna sottovalutare il pericolo del terrorismo e prima ancora della radicalizzazione di cui il terrorismo si nutre. Gli attentati delle ultime settimane, da San Pietroburgo a Stoccolma, ne sono l’esempio e sono azioni che non possono far altro che aumentare l’odio reciproco e dare nuova linfa a percorsi di radicalizzazione. La miglior cura non può che essere la prevenzione» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora all’Immigrazione della Regione Piemonte.«Dialogo, accoglienza e corretta informazione sono i pilastri di quelle che devono essere le politiche di contrasto alla radicalizzazione. Fin dal 2011 la Commissione Europea ha costituito la rete RAN, Radicalization Awareness Network (RAN), proprio con la finalità di promuovere politiche e programmi di prevenzione e contrasto dal basso che favorissero la resilienza delle comunità verso il fenomeno, coinvolgendo nei suoi gruppi di lavoro i diversi operatori attivi nei territori coi soggetti a rischio di radicalizzazione violenta. Un tema che è al centro anche della proposta di legge Dambruoso-Manciulli che è in discussione in Parlamento» – ha dichiarato l’assessora all’Immigrazione della Regione Piemonte. «È fondamentale intervenire nei contesti più fragili come per esempio il carcere, uno dei luoghi dove la contaminazione e la radicalizzazione trovano terreno più fertile. Un esempio virtuoso è la collaborazione tra la casa circondariale “Lorusso e Cutugno” e diverse associazioni islamiche di Torino che ha attivato un progetto di assistenza spirituale continuativa ai detenuti musulmani che vada oltre alla celebrazione del Ramadan che già da diversi anni si svolge all’interno dell’istituto penitenziario. Come Regione Piemonte nell’attuazione della legge regionale 5/2016 contro tutte le discriminazioni possiamo contribuire a mettere in campo azioni positive di superamento dei luoghi comuni, degli stereotipi e di contro narrazione, per esempio rispetto alla religione musulmana, di contrasto all’islamofobia e di collegamento del lavoro delle diverse figure attive in questo campo, come il Garante regionale dei detenuti. Un altro strumento concreto può essere rappresentato dalla stesura del disegno di legge regionale “Promozione della cittadinanza” che sostituirà l’attuale legge sull’immigrazione risalente al 1989 e avrà come obiettivo la promozione di politiche di inclusione, che potranno essere anche di prevenzione alla radicalizzazione. L’attuale bozza ė già il frutto di un percorso partecipato intrapreso insieme alle associazioni e ai cittadini/e di origine straniera, in un approccio che sostenga il protagonismo delle comunità straniere, anche rafforzando il loro associazionismo» – ha concluso Monica Cerutti.
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