DROIDCON AL LINGOTTO: IL FUTURO DI GOOGLE ANDROID PER GLI INFORMATICI

 

Centinaia di partecipanti e speaker di livello mondiale alla due giorni  organizzata da Synesthesia. Protagonista l’Internet delle cose, che rivoluzionerà sempre più le nostre abitudini quotidiane

 

Gli oggetti si rendono riconoscibili, acquisiscono intelligenza e a loro volta rispondono ai comandi vocali: le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza, i vasetti delle medicine avvisano se si dimentica di prendere il farmaco. E’ il cosiddetto “Internet delle cose” (IoT), che è il protagonista assoluto dell’edizione 2017 di Droidcon, il più importante appuntamento italiano dedicato ad Android di Google, che si svolge il 6 e 7 aprile al Centro Congressi del Lingotto di Torino.

 

Il posto d’onore di questa manifestazione, organizzata dalla società Synesthesia, è per Android Things, il nuovo sistema operativo pensato dall’ azienda statunitense di Mountain View per i dispositivi IoT. E’ la prima presentazione in grande stile che viene fatta nel nostro Paese di questo programma informatico per lo sviluppo e l’utilizzo di dispostivi multimediali audio e video, videocamere di sicurezza, router e altri apparecchi direttamente collegati al web. Ed infatti sono giunti da tutta Italia oltre 800 sviluppatori informatici, il 10% in più dello scorso anno.

 

E’ l’occasione per un confronto ad ampio spettro fra sviluppatori ed esperti di livello internazionale. Ne emerge che il futuro di molti oggetti di uso quotidiano si chiama sempre più “riconoscimento vocale”, cioè la possibilità di comandare a distanza elettrodomestici e altre apparecchiature elettroniche e che il “cuore” di queste applicazioni è proprio Android Things. Lo spiega uno dei padri di questo sistema operativo, Wayne Piekarski, sviluppatore di Google di fama mondiale. Con lui salgono in cattedra (ma il termine è forse troppo pomposo per una manifestazione in cui tutti parlano con tutti) altri 60 “speaker”, come Mike Nakhimovich, leader nello sviluppo della nuova applicazione informatica del New York Times, che ha reso la consultazione dei contenuti del sito più facile e più veloce del 300 per cento; Sonia Sharma, ricercatrice di origine indiana che nel quartier generale di Mountain View fa parte del gruppo “Chromecast” di Google, che studia come collegare i vari device alla televisione, Ty Smith, uno dei leader del team di sviluppo del tanto discusso Uber. O ancora Marco Mazzaglia di Synesthesia, massimo esperto italiano nel campo dello sviluppo dei videogiochi; il francese Mathias Seguy, del gruppo Renault Nissan, che parla delle molte facce di Android Auto, il sistema applicativo che può rendere le nostre vetture sempre più intelligenti e sicure; Francesca Stradolini, ingegnere biomedico dell’Università di Genova, che racconta come la tecnologia indossabile (i cosiddetti wearable devices) possa essere di aiuto per il controllo a distanza di determinati malati; la newyorchese Lisa Wray, sviluppatrice di Android conosciuta a livello internazionale.

 

Al Lingotto sono molti i temi trattati con gli sviluppatori dell’ecosistema Android: dallo sviluppo al testing delle applicazioni, la sicurezza, la progettazione, il design, il marketing. Se ne discute in 50 talk, 4 workshop e 8 barcamp, riunioni aperte i cui contenuti vengono proposti dai partecipanti stessi.

 

Dopo due giorni la conferenza si trasforma in un ”hackathon”, la gara con tema a sorpresa che impegna, in 30 ore no-stop, gli sviluppatori più intraprendenti a sfidarsi riuniti in squadre, nella realizzazione di una nuova applicazione.

 

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