Il fatto su cui si dovrebbe riflettere, in un’epoca in cui si sono tagliate le Province che continuano ad avere un ruolo insostituibile, è che nessuno proponga il superamento delle Circoscrizioni di cui si è fatto un uso scandaloso soprattutto in città come Roma,Napoli, Palermo con tanti piccoli similsindaci…
Di Pier Franco Quaglieni*
I trabiccoli
Le rare volte che ho avuto occasione di incontrare consiglieri o coordinatori o presidenti delle circoscrizioni torinesi ha avuto modo di constatare il bassissimo livello culturale ed anche politico di lor signori. L’ultima l’ho avuta su Facebook con una coordinatrice cultura e scuola di una circoscrizione torinese che ha dimostrato di non sapere nulla di nulla di ciò che sia la cultura torinese,confondendo persino attività della circoscrizione con quelle del partito. Imbarazzante davvero e non era pentastellata, ma PD. Ed anche con un cognome di un qualche significato storico,almeno per me. Colgo l’occasione per ribadire una mia convinzione maturata negli anni e che mi suscitò, con la sua autorevolezza giuridica e politica, il più importante leader repubblicano piemontese,il grande avvocato civilista Emilio Bachi che fu vicesindaco di Torino con Amedeo Peyron. Bachi definiva i consigli di quartieri dei “trabiccoli” inutili,infatti non poteva immaginare che essi potessero poi generare una miniclasse politico-amministrativa formata spesso da gente senza arte nè parte che vivono con lo stipendio procurato da quegli incarichi. I grillini hanno in questo campo superato tutti e quindi le circoscrizioni hanno perduto il loro felicissimo primato. Certo non si deve generalizzare, Massimo Guerrini,ad esempio, è persona degna e capace,ma nel complesso questi mini consiglieri o “assessori” sono spesso inadeguati. Mi parve molto triste e deprimente che un uomo di cultura come il prof. Carlo Ottino si fosse ridotto negli ultimi anni a fare il consigliere circoscrizionale di Rifondazione comunista :il canto del cigno di uno che pure aveva giocato un ruolo nella cultura laico-socialista torinese. In modo un po’ troppo dogmatico,ma sempre molto serio, com’erano seri i vecchi marxisti. Il fatto su cui si dovrebbe riflettere, in un ‘epoca in cui si sono tagliate le Province che continuano ad avere un ruolo insostituibile, è che nessuno proponga il superamento delle Circoscrizioni di cui si è fatto un uso scandaloso soprattutto in città come Roma,Napoli, Palermo con tanti piccoli similsindaci delle diverse municipalità che usufruivano di macchina,autista e quant’altro. A cosa servono ? E’ giusto decentrare i servizi anagrafici e bibliotecari per i cittadini,ma creare,ad esempio, una cultura di quartiere appare inutile:una visione miope che fa aumentare le clientele ,senza vantaggi per il cittadino. La cultura ha vasti orizzonti,non ha limiti di caseggiato come nel Ventennio. Quanto spendono le circoscrizioni ? Credo delle somme non proporzionate all’utilità che deriva al cittadino. I servizi vanno potenziati,ma tutto l’apparato politico-amministrativo andrebbe rivisto. Un buon direttore di circoscrizione può fare meglio e con più rapidità. Un mio amico che venne spedito dai vertici di palazzo civico a fare il direttore di circoscrizione ,salvo poi richiamarlo ai vertici, fu sicuramente assai più efficace del consiglio e degli “assessori” circoscrizionali che gli creavano mille problemi ,senza contribuire a risolvere quelli del quartiere. Sarebbe ora di riaprire il discorso sui” trabiccoli” di cui parlava Bachi negli Anni 70 che erano anni di forte partecipazione,come si diceva allora,”dal basso”:una cosa che oggi,per fortuna,non c’è più,perché spesso sconfinava con la demagogia più becera e con l’assemblearismo sessantottino.
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Scrittori torinesi
Esiste un mondo letterario torinese ben significativo e conosciuto a livello nazionale,ma non abbastanza a livello torinese dove invece opera da tanti anni. Sono figure di scrittori e poeti diversi da Liana De Luca a Loris Maria Marchetti, da Chicca Morone ad Anna Antolisei, da Patrizia Valpiani ad Elettra Bianchi. Un posto di spicco lo occupa l’editrice Genesi con il suo bel premio dedicato ai Murazzi. Non è un fatto casuale,ad esempio, che l’associazione medici scrittori nata a Torino negli anni 50 sia tornata a Torino dove ha sede la presidenza nazionale. E’ un mondo letterario un po’ in disparte:l’elemento che unifica personalità anche molto diverse tra di loro è il gusto per la libertà. E Torino ,a questo tipo di persone, è purtroppo avara di riconoscimenti che invece sarebbero loro dovuti. Loris M.Marchetti,poeta,critico,musicologo,dirigente editoriale, ha pubblicato di recente una raccolta di sue poesie dal titolo sofisticato” Suite delle tenebre e del mare “,edito da Puntoacapo. Ci sono poesie dedicate ai grandi temi della vita,compreso un intenso erotismo, piacevolmente molto realistico ed a volte francamente un po’ maschilista,specie di questi tempi in cui bisogna fare attenzione a come si parla,figurarsi a scrivere.Un poesia è dedicata al grattacielo del “San Paolo” che Marchetti definisce “il novissimo fungo””che per un pelo non eccede/la Mole Antonelliana”.Fui contrario al grattacielo in una zona quasi centrale, perché altera il tessuto urbanistico e storico della città,come avrebbero detto Valdo Fusi e Luigi Firpo,ma i poteri forti hanno sempre ragione come Mussolini e prevalgono sempre . Marchetti ,anche in questa circostanza, si è rivelato un uomo libero.Peccato che il poeta abbia sbagliato i conti perché la vista che c’è dal ristorante del grattacielo(non proprio entusiasmante)è di gran lunga più vasta di quella che c’è salendo sulla Mole fermandosi ben prima della guglia.L’ altezza fruibile del grattacielo è quella dell’ultimo piano,quella della Mole si ferma molto al disotto.Quindi dal fungo c’è una vista che si può sognare,se si sale sulla Mole.
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Gli introvabili grissini
La rassegna critica della scorsa settimana,forse troppo critica,sui ristoranti torinesi ha suscitato molto interesse ed anche qualche critica. Per altri versi, ho voluto omettere di citare i posti dove sono solito andare, salvo quelli canonici.I buoni posti non si dicono perché più sono reclamizzati, più tendono a peggiorare o i proprietari si montano la testa. Lo diceva Oscar Navarro, un’autorità in materia: mai condividere con nessuno i buoni posti che scopri. A Torino,in verità ,è diventato difficile scoprirne.Ho omesso il “Cambio” che con la nuova gestione non frequento più da tempo,lasciandolo tutto ai turisti o ai nuovi rampanti torinesi che non sanno chi sia stato Cavour e cosa abbia significato il Risorgimento. Vorrei aggiungere ,però, un’altra piccola riflessione critica: è mai possibile che a Torino non si riesca più ad assaggiare in un ristorante un vero grissino torinese tirato a mano come venivano fatti in via Barbaroux? Soldati fece persino delle riprese in quella panetteria che trovate su Internet. O quelli sottilissimi che ancora vengono prodotti nei pressi di piazza Statuto?Sovente ci sono grissini industriali insacchettati.Un vero affronto alla tradizione torinese. O grissini bruciacchiati e insipidi. O volgari imitazioni dei rubatà chieresi del tutto privi del gusto originale. E che dire del pane,spesso affettato? Oggi ci vogliono anche pani farciti.Alle noci,alla frutta ,ricoperti di sesamo,per non parlare della cartamusica sarda che si trova solo in pochissimi locali. In altre città ormai una scelta dei diversi pani è abituale.A Torino resta un’eccezione quasi introvabile . Perché?
*direttore del Centro Pannunzio
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