Giugno 2016- Pagina 2

L’Egitto chiama Torino

Egypt Economic Development Conference - preparationsL’esigenza è di aziende che operano principalmente nei settori delle energie rinnovabili e dell’ambiente, dell’edilizia e contract, infrastrutture e logistica all’Energy Environment & Building Partnering Event

di Paolo Pietro Biancone *

L’ex Primo Ministro Egiziano Dott. Essam Abdelaziz Ahmed Sharaf e l’ex Ministro del Petrolio Ing. Osama Mohamed Kamal in missione a Torino per promuovere i loro piani di sviluppo territoriali. In particolare, l’obiettivo illustrare le riforme già implementate e future del Governo, per assicurare prosperità e migliori servizi sociali all’intero Paese e gli accordi economici italo-egiziani, già discussi in occasione del convegno internazionale tenutosi nello scorso aprile a Sharm El Sheikh. L’Egitto rappresenta un’area straordinaria di opportunità e sviluppo per le aziende italiane: il piano di sviluppo egiziano prevede, in estrema sintesi, un investimento totale di 150 miliardi di dollari, da reperire tra fondi pubblici e privati. Un piano di sviluppo imponente, in cui compaiono anche molti progetti legati all’industria turistica, da sempre uno dei motori principali dell’economia egiziana.

Basti pensare al previsto ampliamento dell’aeroporto internazionale del Cairo, per un investimento complessivo di 10 miliardi di dollari in sette anni, ma anche al fondo per il raddoppio del Canale di Suez, che prevede anche molte iniziative legate all’industria dei viaggi e dell’ospitalità per un totale di 8 miliardi di dollari. <Con la creazione di due nuove zone economiche attorno al nuovo Canale ha sottolineato l’ex Ministro del Petrolio, Osama Mohamed Kamal, intervenuto, tra l’altro, ad un incontro organizzato con gli studenti del corso di laurea in economia aziendale del Dipartimento di Management dell’Università di Torino e rappresentati della comunità egiziana del Piemonte, lo scorso 27 novembre – e la realizzazione di un tunnel che collegherà la penisola del Sinai al resto d’Egitto, c’è ampio spazio per le imprese italiane e piemontesi, per nuovi investimenti nell’area sia nel settore delle infrastrutture che nella logistica.

L’esigenza è di aziende che operano principalmente nei settori delle energie rinnovabili e dell’ambiente, dell’edilizia e contract, infrastrutture e logistica all’Energy Environment & Building Partnering Event. L’interesse è a trovare in Piemonte prodotti, soluzioni e competenze innovative in tema di: edilizia, interni, consulenza e ingegneria in campo energetico, ambientale, geologico, territoriale e infrastrutturale, tecnologie costruttive innovative.

Si tratta, quindi, di una relazione strategica quella tra Egitto – Italia – Piemonte, fortemente voluta anche dalla Comunità egiziana del territorio piemontese, che è attiva per far sì che l’integrazione economica e sociale dei due Paesi sia sempre più stretta. Il centro di ricerca sulla finanza islamica dell’Università di Torino (www.ercif.org) è impegnato nello studio di nuovi approcci scientifici per incrementare le opportunità di business egiziano-piemontesi, cercando di ampliare i settori di interesse, per esempio, alle aziende del settore alimentare, delle bevande e della moda.

* Director of the European Research Center for Islamic Finance
Editor in Chief European Journal of Islamic Finance
Department of Management
University of Turin

Torino e il Piemonte perdono il volto che fece storia

Inarrestabile e instancabile nonostante fosse in pensione già da un anno e nonostante convivesse con quel brutto male che da anni lo tormentava, oggi Gian Franco lascia un grande vuoto nel mondo del giornalismo italiano e piemontese

gianfra 2E’ scomparso poco prima della mezzanotte di ieri, Gian Franco Bianco, giornalista Rai, famoso per essere stato per anni il volto e la voce del Tg3 regionale del Piemonte. Classe 1953, originario di Fossano (Cuneo), Bianco aveva mosso i primi passi nel mondo del giornalismo alla “Fedeltà” di Fossano, settimanale diocesano diretto da suo zio don Giorgio Martina. Assunto poco tempo dopo come corrispondente per la redazione della “Gazzetta del Popolo” nel cuneese, nel 1982 approdò alla Rai dove cominciò a costruire la sua carriera. La sua notorietà arrivò qualche tempo dopo quando gli venne affidata la conduzione del Tg3 regionale. Giornalista amato e rispettato, Bianco ha sempre seguito e descritto con attenzione e dedizione le storie riguardanti Torino e il suo Piemonte, dai piccoli fatti ai grandi avvenimenti che hanno trasformato la “sua casa” nel corso degli anni. Inarrestabile e instancabile nonostante fosse in pensione già da un anno e nonostante convivesse con quel brutto male che da anni lo tormentava, oggi Gian Franco lascia un grande vuoto nel mondo del giornalismo italiano e piemontese.gia3 Tra i primi ad esprimere cordoglio per la scomparsa c’è stato il Presidente della Regione, Sergio Chiamparino, che ha voluto dare l’ultimo saluto al giornalista con queste parole: “La scomparsa di Gian Franco Bianco lascia un grande vuoto nel mondo dell’informazione piemontese: era un attento cronista, dai modi garbati e a tratti ironici, un profondo conoscitore del nostro territorio, vicino alle persone e alle storie che raccontava dal piccolo schermo. Un giornalista amato, che descrisse con attenzione il Piemonte e Torino, seguendo da vicino i grandi e piccoli fatti che ne tratteggiarono la trasformazione degli ultimi trent’anni, non ultima la straordinaria esperienza delle Olimpiadi Invernali del 2006. Alla famiglia e ai suoi cari vanno la mia vicinanza e il mio cordoglio, assieme a quelli di tutti i piemontesi per i quali il suo volto e la sua voce erano diventati negli anni una familiare presenza.”

                                                                                                              Simona Pili Stella

Lav: "Cosa ci aspettiamo da Appendino"

TORINO, ESITO ELEZIONI AMMINISTRATIVE: LA CADUTA DI UNA GIUNTA TOTALMENTE SORDA ALLE ISTANZE DELLE ASSOCIAZIONI A TUTELA DEGLI ANIMALI. LAV: «ORA DALLA NUOVA AMMINISTRAZIONE CI ATTENDIAMO DA SUBITO UN NETTO CAMBIO DI ROTTA, A PARTIRE DALLO STOP ALL’INSENSATO PROGETTO DEL NUOVO ZOO»

municipio comune

 Riceviamo e pubblichiamo – (foto: il Torinese)

L’esito delle elezioni amministrative torinesi segna la fine di cinque anni caratterizzati dalla totale sordità da parte della vecchia Giunta alle istanze delle associazioni animaliste. Cade così un blocco di potere che, di fronte alle molteplici proposte della LAV e delle altre organizzazioni a tutela degli animali, non ha fatto che rispondere con arroganza, strafottenza e totale disinteresse, senza alcuna considerazione per i tanti volontari e le migliaia di cittadini che li sostengono.

 

In questo quadro poco edificante, hanno rappresentato casi emblematici, tra gli altri: il costante disinteresse dell’Amministrazione nei confronti delle proposte provenienti dal volontariato animalista, le inutili manomissioni al Regolamento n. 320, le assurde concessioni ai circhi con animali, le barricate dell’Assessore allo Sport e al tempo libero contro ogni ipotesi di organizzare fuochi artificiali meno rumorosi, le prese in giro ai danni del Coordinamento No Zoo da parte dell’Assessore all’Ambiente e al verde pubblico e, soprattutto, l’inaccettabile decisione di aprire un nuovo zoo, a trent’anni di distanza dalla chiusura del vecchio parco zoologico comunale.

 

«Nei cinque anni che ci precedono, la LAV e le altre organizzazioni a difesa degli animali hanno ricevuto, dalla maggioranza di Giunta, soltanto porte in faccia, perché considerate come la periferia della periferia della politica dichiara Gualtiero Crovesio, Responsabile della LAV a Torino -. Ora tenteremo di invertire la rotta, portando finalmente al centro dell’agenda della Città i temi della tutela degli animali e dell’ambiente».

 

La LAV si rivolge quindi alla nuova Amministrazione cittadina, chiedendo di aprire quanto prima un tavolo per discutere un pacchetto complessivo di proposte, alcune delle quali giacciono già da anni inascoltate, al fine di inaugurare, nella nostra città, una nuova stagione nel rapporto, non solo tra i cittadini e chi li governa, ma anche tra gli esseri umani in generale e gli animali.

 

In particolare, l’organizzazione animalista propone:
  • di fermare, anzitutto, l’iter di concessione del Parco Michelotti finalizzato alla costruzione del nuovo zoo targato Zoom, dando così risposta alle quasi diecimila sottoscrizioni di torinesi contrari al progetto;
  • di ridare voce alle associazioni di volontariato, rispettando le linee espresse nel Regolamento n. 320;
  • di fare rispettare interamente, senza più negligenze, il Regolamento Tutela Animali, e di prevedere un suo miglioramento, a reale tutela di tutti gli animali;
  • di mettere in campo una seria campagna di adozione dei cani ospiti dei canili cittadini, rivedendo le assai restrittive norme interne che regolano l’accesso dei volontari, e mettendo mano al rapporto esclusivo con l’associazione che in questi anni ha gestito il Canile Municipale;
  • di prevedere finalmente fuochi artificiali a basso impatto sonoro in occasione della festa di San Giovanni, senza più deroghe al Regolamento n. 320, sensibilizzando, nel contempo, i cittadini ad abbandonare l’uso dei botti durante le feste di Capodanno, e facendo quindi rispettare il divieto, rimasto, sino ad ora, solo sulla carta;
  • di effettuare gli opportuni interventi di sterilizzazione dei gatti delle colonie feline, i quali si sono rivelati, negli ultimi anni, del tutto insufficienti;
  • di organizzare i necessari corsi di formazione per la Polizia Municipale sugli obblighi di legge in merito alla tutela degli animali e sui contenuti del Regolamento n. 320;
  • di scegliere spettacoli di intrattenimento che non utilizzano animali, in linea con il Regolamento n. 320, che parla di superamento dei circhi con animali;
  • di favorire la diffusione dell’alimentazione vegana, promuovendo l’immagine di Torino città del cibo «cruelty free» e favorendo la realizzazione di iniziative culturali e commerciali a sostegno di questa tipicità che vede la nostra città tra le capitali mondiali del Veg.

Il curriculum (senza colloquio) e la spintarella al tempo del "lavoro schiavo"

LE INCHIESTE DEL “TORINESE”

I ragazzi intervistati spiegano alla redazione come sia difficile poter andare avanti senza farsi aiutare dai propri genitori. Abbiamo chiesto quali iter hanno percorso per trovare un’occupazione e ogni storia appare simile all’altra

lavoratori

“Oggi è il tempo del lavoro schiavo, quello senza diritti e della mancanza di lavoro” . A pronunciare questa frase,non è il solito politico che, in vista delle elezioni elettorali deve ricevere consensi, ma è Papa Francesco,che, meno di un mese fa, rivolgendosi a migliaia di persone, ha affermato quanto sia grave per un giovane non avere un’occupazione.Alcune ricerche hanno confermato come la “spintarella” o la raccomandazione, sia lo strumento più idoneo per chi cerca un lavoro.

Non ci vogliono di certo degli studi per comprendere quanto sia più facile farsi raccomandare rispetto al seguire un faticoso percorso che, anche per un brillante laureato, non porta spesso da nessuna parte. Oggi i giovani hanno poche strade da percorrere; la prima è quella di iscriversi a Garanzia Giovani, un progetto voluto dal Governo Renzi che permette agli under 29 di trovare un’occupazione attraverso il Centro per l’Impiego ma, per coloro che hanno un’età superiore, il sistema offre veramente poco. La Redazione ha intervistato un gruppo di ragazzi privi di occupazione che, in assenza di questa, ha seguito dei percorsi formativi individuali, utili per acquisire delle competenze spendibili per la labirintica ricerca. lavoro33Tra i ragazzi del gruppo c’è chi ha seguito dei Corsi finanziati, tra i più quotati, quelli di Lingua inglese e Paghe e contributi. In una realtà come Torino, spiegano i ragazzi, si combatte contro la quantità e la qualità, cioè, rispetto ad altre realtà italiane, la Città Metropolitana ha la possibilità di scegliere i migliori candidati tra centinaia di persone che si propongono ad una determinata offerta.

Per questo motivo, il giovane che può permettersi di seguire un corso per inoccupati, approfitta della possibilità formativa, quasi sempre gratuita perché finanziata da Enti appositi, e ne fa di questa un surplus alla sua formazione professionale. In realtà però, frequentare un corso,è l’ultima spiaggia per la persona inoccupata perché, appare scontato affermarlo ma, un lavoratore, non seguirebbe mai un percorso tale, se non per arricchire il proprio bagaglio culturale. I ragazzi intervistati spiegano alla redazione come sia difficile poter andare avanti senza farsi aiutare dai propri genitori. Abbiamo chiesto quali iter hanno percorso per trovare un’occupazione e ogni storia appare simile all’altra. Marco ha una Laurea in Giurisprudenza, frequenta il Corso per la “Selezione e gestione del personale”perché, seppur ha ottenuto la faticosa abilitazione, non riesce a trovare uno Studio che gli dia uno stipendio ragionevole quindi, spiega, “Meglio trovare soluzioni alternative, piuttosto che guadagnare 300 euro al mese”. Marco, come gli altri ragazzi, sono iscritti a moltissime Agenzie per il lavoro ma,”Se qualcuno non mette il mio curriculum sotto gli occhi del selezionatore,è difficile trovare un’occupazione tra centinaia di persone che si candidano per quella offerta.lavoro 2 Ad alcune agenzie puoi portare il curriculum solo una volta a settimana, in orari stabiliti ma nessuno propone un colloquio individuale”. Il percorso da seguire infatti prevede,in primis, l’iscrizione al Centro per l’Impiego, in secundis,il portare a mano i curricula nelle agenzie. Qui però sta la più grande faglia del sistema. Oggi infatti, la maggior parte delle Agenzie interinali, sature di richieste di lavoro, chiedono alla persona che cerca, di effettuare l’iscrizione on line perché non hanno tempo di effettuare i colloqui individuali. Marta, una delle ragazze intervistate, racconta come questa procedura scarti a priori il candidato, infatti, spiega: “Se le agenzie non effettuano più colloqui e si basano solo sulle informazioni del curriculum come fanno a sapere se il candidato vale oppure no.

Pochi giorni fa,un’impiegata di una nota agenzia che si trova vicino la stazione di Porta Nuova, mi ha letteralmente cacciata dicendomi che, seppur ho una laurea, se non conosco determinati programmi operativi,lavoro emigranti è inutile mandare la mia candidatura come impiegata,al massimo,possono propormi per effettuare l’ennesimo corso di formazione. Oggi mi ritrovo a seguire il Corso di paghe e contribuiti perché, con la mia laurea in Scienze della Formazione, non ci faccio nulla”. Il Centro per l’Impiego invece, propone ai ragazzi, un percorso di Politiche Attive cioè, degli esperti, seguono il singolo candidato,fanno un bilancio delle rispettive competenze e lo indirizzano su quelli che possono essere le possibili mansioni da svolgere ma, non offrono un lavoro loro, che sono i primi designati a doverlo fare, se va bene, propongono un tirocinio di 600 euro al mese per 8 ore al giorno. Un tirocinio però, non da diritto, ovviamente, a tutti i benefici che offre un contratto di lavoro come: ferie pagate, pagamento degli straordinari, trattamento di fine rapporto (Tfr), al massimo concede un’assicurazione contro gli infortuni.Quindi, in sostanza, la persona inoccupata deve iscriversi on line in tutte le Agenzie del lavoro e sperare che queste chiamino. Possono passare mesi, anni, ma, in conclusione, senza la famigerata spintarella, è difficile che qualcuno selezioni il candidato.

 

Bianca Maria

Accoglienza e terrore

comunitaislamCon l’invasione di migranti si parla molto di accoglienza e  integrazione.  Ma dopo cosa succederà?  Ci sparano addosso, o ci fanno  saltare in aria?  Visto che quasi tutte le stragi in Europa, e negli USA,  sono state compiute da soggetti islamici ben integrati?  Mi sa  tanto che la profezia di Oriana Fallaci si sta avverando! Con l’islam che conquisterà l’Europa, che diventerà Eurabia! E sono pochi i politici (e clero) che capiscono il nostro triste futuro, fatto da invasione e assedio da parte di soggetti islamici, magari  sponsorizzati da Stati arabi che vivono con i soldi, da noi pagati, per il loro petrolio !

M.B.

Diversi black out lasciano al buio parte della città

Decine le chiamate ai vigili del fuoco: c’è chi è rimasto senza corrente per 10 minuti, chi invece per più di mezz’ora

torino notteTra l’una e le 3 di questa notte, un guasto di tre cavi elettrici ha lasciato completamente al buoi gran parte della zona Sud di Torino. Si è trattato di una serie di black out intermittenti che nel complesso hanno coinvolto circa settemila utenze, creando disagi non indifferenti. Sono state decine le chiamate effettuate ai vigili del fuoco, che sono dovuti intervenire in maniera repentina per soccorrere chi malauguratamente si trovava in ascensore al momento del black out: c’è chi è rimasto senza corrente per 10 minuti, ma chi invece per più di mezz’ora. Ancora sconosciute le cause del guasto, anche se qualcuno si azzarda a sostenere che l’aumento dei consumi di energia elettrica, dato dal caldo, e i sempre più numerosi cantieri che rischiano di danneggiare le linee dell’elettricità, possano essere tra le cause più probabili.

Per finire la Torre di Fuksas non basteranno tre anni

Dopo ritardi e polemiche il fallimento della cooperativa incaricata della costruzione

gratta3Per completare la Torre “Unica” dell’archistar Fuksas ci vorranno ancora tre anni, tre anni e mezzo. I duemila dipendenti della Regione dovranno ancora aspettare di essere trasferiti  nella nuova struttura che accorperà tutte le sedi regionali oggi sparse per la città. Una storia sfortunata, quella del grattacielo del Lingotto, dipanatasi tra polemiche sulle parcelle lievitate , contenziosi tra Fuksas e la Regione , oltre alle inchieste giudiziarie. Il vice presidente della Giunta Aldo Reschigna dice che “si sta tentando in tutti i modi di accelerare i tempi” .grattacielo regione La doccia fredda di un ritardo così colossale e’ giunta in Consiglio  regionale durante la risposta data al Movimento 5 stelle sui ritardi al cantiere, fermo da ottobre dopo la messa in liquidazione coatta di Coopsette, la cooperativa emiliana di costruzioni che si era aggiudicata l’appalto dei lavori per 208 milioni di euro. E pensare che il cantiere è a soli sei mesi e mezzo di lavori stimati in 18 milioni di euro per interventi di finitura e per la posa di  700 finestre. Ma, se sarà necessario fate una nuova gara di appalto i tempi si dilateranno oltre i tre anni. Chi pagherà i costi aggiuntivi?

Fiori freschi per Mario Rigoni Stern

Si avanzò l’ipotesi che l’ultima dimora ad Asiago fosse un cenotafio, una tomba vuota, con le ceneri dello scrittore disperse nella steppa russa

MRS_AL_PICCOLO San BernardoMario Rigoni Stern morì ,all’età di 86 anni, il 16 giugno del 2008, nel  letto della sua casa di Asiago, dopo alcuni mesi di malattia. Era un lunedì sera. Per sua precisa disposizione la notizia della morte venne diffusa solo a funerali avvenuti, il giorno dopo, nella piccola chiesa del centro dell’altopiano dei Sette Comuni. C’erano la moglie Anna, i tre figli con i due nipoti ed il fratello Aldo dietro la bara. Nella cappella poche persone, come voleva il “Sergente nella neve”. E il mesto rintocco del Matìo, il campanone di Asiago. Ora è sepolto nel cimitero a sud del paese, sotto una grande croce di marmo chiaro che lui stesso aveva voluto recuperare dalla tomba del nonno paterno Giovanni Antonio, con davanti una piccola aiuola coltivata, come piaceva a lui. Una sera, ricordandolo a Falmenta, in valle Cannobina, insieme ad un suo grande amico , il maestro Bepi De Marzi, si avanzò l’ipotesi che l’ultima dimora ad Asiago fosse un cenotafio, una tomba vuota, con le ceneri dello scrittore disperse nella steppa russa. Ma era solo un’ipotesi, per quanto suggestiva. Rigoni Stern, nel 1973, pubblicò una raccolta di racconti intitolata “Ritorno sul Don”. E scrisse, nell’occasione: “Ecco, sono ritornato a casa ancora una volta; ma ora so che laggiù, quello tra il Donetz e il Don, è diventato il posto più tranquillo del mondo. C’è una grande pace, un grande Rigoni stern giovane con la moglie annasilenzio, un’infinita dolcezza. La finestra della mia stanza inquadra boschi e montagne, ma lontano, oltre le Alpi, le pianure, i grandi fiumi, vedo sempre quei villaggi e quelle pianure dove dormono nella loro pace i nostri compagni che non sono tornati a baita”. La sua vita portò i segni della guerra, della ritirata di Russia e della montagna. Nel 1938, a diciassette anni ( “Sull’Altipiano, per noi ragazzi c’era un detto: o prete, o frate, o fuori con le vacche”)  entrò alla Scuola Militare d’alpinismo di Aosta, quindi combattè come alpino nel battaglione Vestone, in Francia, Grecia, Albania, Russia. Fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rientrò a casa, a piedi, dopo due anni di lager, il 5 maggio 1945. E da allora non lasciò più il suo Altopiano, dove viveva nella casa da lui stesso costruita insieme alla moglie Anna e ai tre figli. Ad Asiago lavorò al catasto comunale, mantenendo l’impiego fino al 1970, quando decide di dedicarsi completamente al lavoro di scrittore. Fu Elio Vittorini, nel 1953, a fargli pubblicare per I Gettoni di Einaudi il suo primo romanzo “Il sergente nella neve”. Poco meno di dieci anni dopo, nel 1962, pubblicò il secondo, “Il bosco degli urogalli”, sempre per Einaudi. E tanti altri seguirono fino  a “Stagioni”, l’ultimo romanzo uscito nel 2006, due anni prima della sua morte. Mario più volte affrontò quest’argomento, sottolineando come la morte non gli incutesse paura: “La vita si sa che deve finire, ma io non vivo Mario_Rigoni_Stern_(1921-2008)questa consapevolezza con angoscia –disse in una intervista per il suo 85esimo compleanno – Semmai può spaventare la sofferenza fisica, perché a volte il dolore umilia, non lascia all’uomo nemmeno la possibilità di pensare. Ma è un’età, la mia, che va affrontata avendo la coscienza del limite”. D’altronde, la morte era da sempre intrecciata alla  sua vita, se non altro per la coincidenza che l’aveva visto venire al mondo (e quindi festeggiare il proprio compleanno) l’1 novembre (del 1921), giorno dei morti. Chi lo conosceva bene ( come il giornalista Sergio Frigo ( che ha curato “I luoghi di Mario Rigoni Stern” ) dice che era assiduo al cimitero, dove si aggirava tra le tombe ricordando i familiari e i compaesani che se n’erano andati, tra nostalgia, affetto e persino qualche sorriso: come, in un suo racconto, l’episodio dei ragazzini che andavano di tomba in tomba per raccogliere la cera sciolta delle candele con cui sciolinare gli sci. “Nella mia “Spoon River” paesana ritrovo le persone scomparse e rivivo le loro storie dimenticate”, disse in un’ intervista a Frigo. In “Stagioni”, racconta “una passeggiata in Cimitero in un giorno di primavera”, tra le tombe dei genitori e della vecchia maestra, dei fratelli e degli amici che l’hanno preceduto, delle “ragazze con le quali cacciavo le farfalle” e della “guardia comunale che ci faceva correre quando eravamo troppo invadenti”. Tutto questo, scriveva, “non è greve; è invece ritrovare memorie e dolce malinconia, non memorie cattive o fastidiose, o sensi di rabbia, o di rammarico per eventuali torti Tomba Mario Rigoni Stern1subiti”. Nel libro “Tra le due guerre”, una silloge di articoli, inediti e non, dedicati in gran parte  ai conflitti, scriveva ( nel capitolo “Il giorno dei morti”): “Negli ultimi giorni d’ottobre, nel pomeriggio appena ritornati dalla scuola, invece di salire ai roccoli (…) andavamo a piccole frotte al cimitero per ripulire dalle erbacce le tombe dei parenti (…) Nel pomeriggio del 1°novembre venivano accesi sulle tombe tanti lumini, venivano anche posati bene in vista i ritratti dei defunti ivi sepolti, e ghirlande intrecciate con rami d’edera, e fiori di latta smaltata a vivaci colori (…) Nelle sere del 1° e 2 novembre nessuno usciva di casa, nemmeno i più accaniti giocatori di carte (…) Forse oggi è tutto più banale. Anche il cimitero si è molto ampliato perché i nuovi ricchi vogliono tutti la tomba di famiglia o la cappella gentilizia, con marmi lucidati, e statue, e luci splendenti; le tombe con piccole aiuole coltivate a fiori sono molto poche perché quasi tutte hanno lastre di marmo e fiori di plastica”. Forse è anche per questo che ha voluto, davanti alla croce di marmo quella piccola aiuola coltivata con fiori veri, profumati e freschi, accarezzati dal vento delle sue montagne.

Marco Travaglini

Il primo Rights Village in luglio a Torino Esposizioni

Con un format innovativo, il Rights Village sarà dunque un’occasione per diffondere i principi di non discriminazione e uguaglianza e promuovere le pari opportunità per tutti

IMG_5063Un mese di dibattiti, incontri, spettacoli, performance teatrali, musica e mostre per discutere in modo nuovo di diritti e uguaglianza. E’ la prima edizione del Rights Village, un “villaggio dei diritti” aperto per tutto il mese di luglio a Torino Esposizioni, per l’occasione reso di nuovo vivibile, con ingresso da Viale Boiardo, lato Parco del Valentino. Con un format innovativo, il Rights Village sarà dunque un’occasione per diffondere i principi di non discriminazione e uguaglianza e promuovere le pari opportunità per tutti, in un contesto di aggregazione e divertimento, con concerti gratuiti oltre al coinvolgimento delle più prestigiose serate del nightclubbling torinese, con importanti dj set e animazione.IMG_5066 “Come sede della prima edizione – ha sottolineato Roberto Vella, Presidente di Concept Event, la società privata che, assieme all’Associazione iNova, ha ideato e organizza il Rights Village, in collaborazione con il Coordinamento Torino Pride e l’Associazione LOFFICINA – abbiamo scelto Torino, valorizzando così il suo ruolo di laboratorio in tema di diritti”. “Non credo – ha spiegato, presentando l’iniziativa, Silvia Magino, Project Manager di Rights Village – che nessuno degli attori della promozione sociale abbia mai pensato prima d’ora ad una cosa tanto semplice quanto efficace: coniugare, come faremo noi, intrattenimento e informazione, divulgazione e partecipazione”. Il Rights Village – la cui realizzazione ha richiesto un investimento di oltre duecentomila euro – si aprirà sabato 2 luglio con il Party ufficiale di Torino Pride 2016 e proseguirà per tutto il mese con conferenze e incontri con la partecipazione di politici, delle varie associazioni di riferimento, esperti, studiosi e giornalisti. Tra gli argomenti trattati: la legge della Regione Piemonte contro ogni forma di discriminazione, i modelli di inclusione di una società multiculturale, le discriminazioni nella comunicazione pubblicitaria, il bullismo e il cyber bullismo, i diritti delle donne e il contrasto agli stereotipi, l’importanza delle differenze di genere nel linguaggio. In alcuni casi alle conferenze seguiranno pièces teatrali. torinoesposizioniSi parlerà anche di libri, di problemi e casi pilota di carattere legale, delle attività Lgbt nell’ Europa orientale, di storie di donne uscite dalla spirale della violenza domestica, della giornata europea per le vittime dei crimini d’odio. Sono pure previste proiezioni di film e di documentari, mostre fotografiche sulle donne e su sport e atleti paraolimpici, una esibizione di circo in carrozzina (Circus Ability), serate danzanti, spettacoli (il 26 ci sarà Sabina Guzzanti) e concerti. Per il cibo si è scelto di dare spazio al territorio: una selezione di operatori di San Salvario sarà sempre presente, alternandosi, al Rights Village per offrire delle proposte variegate per soddisfare tutte le esigenze. Il Rights Village sarà aperto dal lunedì alla domenica dalle ore 18, l’ingresso è gratuito, alcuni eventi, che si svolgeranno nell’area Emiciclo, saranno a pagamento.

Banda criminale produceva monete e documenti falsi

Perquisizioni nel Torinese, otto indagati

Polizia-Stradale-notteUna banda criminale dedita alle truffe e alla produzione di documenti e monete false operativa in provincia di Torino e’ stata sgominata dalla polizia. Sono otto le persone indagate a piede libero. L’organizzazione aveva allestito una zecca per coniate monete da 50 centesimi, 1 e 2 euro. Sono state effettuate undici perquisizioni a Cuorgné, Rivarolo, Caluso e Collegno, ma anche a Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, dove è stata trovata una parte del materiale sottratto durante le truffe. Venivano infatti contattate ditte di noleggio di impianti acustici o negozi di alimentari ai quali la banda ordinava prodotti che pagava con assegni circolari falsi. Il ricavato  dei colpi e’ di circa 80 mila euro.