Il segretario generale del Partito Comunista, in corsa come candidato sindaco, affronta con noi i temi più rilevanti per la città: dalla viabilità all’emergenza ex Moi e campi rom
Qual è la sua visione per Torino, cosa auspica per la città?
Direi la rottura del patto di stabilità, perché la gabbia europea che ci è imposta dal pareggio di bilancio in Costituzione, di fatto inficia l’utilizzo di risorse, quindi tutti i programmi degli altri candidati, belli o brutti che siano, non hanno alcuna risorsa per essere messi in campo. Detto questo, crediamo che Torino debba tornare a essere la città del lavoro, della ricerca e dell’innovazione: non si può pensare che sia una Disneyland per grassi ucraini, come già dissi in altre occasioni. Non esiste alcuna città al mondo che abbia investito in cultura più del 13-14% come si fece in Spagna negli anni ’80, che aveva i grattacieli deserti a Marbella. Sarebbe come raddoppiare di botto la popolazione di Venezia, che di colpo sarebbe una città invivibile. Il turismo e la cultura servono, ma devono essere aggiuntivi.
Ultimamente si è parlato molto della linea 2 della metro, quando la linea 1 è in balia di cantieri eterni che hanno messo alcuni commercianti in ginocchio, lei come gestirebbe la situazione? Inizierebbe una seconda linea?
Credo che bisognerebbe fare un piano strategico per i trasporti; questa giunta come in generale la politica di oggi, si bea di grandi annunci. In realtà sono stati fatti tagli alle corse, specie in periferia e ridotti gli autobus in orari non lavorativi. Noi avremmo bisogno di una ristrutturazione della rete e degli autobus, un incremento del trasporto pubblico dal punto di vista energetico: linee ferrate che inquinano meno e nuove piste ciclabili. Insomma spiegare alla gente, non con divieti ma con un’offerta diversa, che è meglio prendere i mezzi che l’automobile.
Finché i mezzi non saranno efficienti questo non succederà…
Ci sono delle modalità per cui una città si può più o meno inginocchiare a una grande industria. Se la Fiat invece di produrre suv per ricchi, producesse trasporti pubblici elettrici, piccole auto elettriche, sarebbe una scelta industriale di altro tipo. Il comune qualcosa può fare, ma da una parte non c’è la volontà politica e dall’altra ci sono impedimenti generali dovuti alla politica europea.
Come gestirebbe l’annosa questione dei campi rom e dell’ex moi?
Il problema delle abitazioni è un problema enorme, viviamo in una città dove gli alloggi di proprietà privata nelle periferie perdono sempre più valori e gli affitti si alzano. Questo giochetto è dovuto alla speculazione dei grandi gruppi immobiliari che tengono sfitte migliaia di case. La soluzione c’è ed è prevista dall’art 41-42-43 della Costituzione, i quali dispongono che, in casi particolari, si possa procedere all’espropriazione. Noi dovremmo prendere le case da questi gruppi e obbligarli ad affittarli a canoni popolari: non voglio spaventare nessun signor Pautasso che ha la seconda casa che tiene sfitta per i figli, ma parlo di grandi gruppi immobiliari che vanno privati di questa condizione. In secondo luogo, l’immigrazione non la risolve sicuramente il sindaco di Torino, ma potrebbe spingere per una legge nazionale che preveda a parità di lavoro parità di salari, perché questi grandi spostamenti di massa servono a creare forza lavoro, quello che Marx definiva “l’esercito industriale di riserva”, per abbattare i diritti dei lavoratori. A quel punto saremmo oltre la xenofobia ed elimineremo inoltre anche la spinta a venire qui.
Sanità: vi sono stati molti problemi sul territorio, che hanno generato la chiusura di realtà ospedaliere come l’Oftalmico, cosa ne pensa?
Anche qui il patto di stabilità è una gabbia che blocca qualunque sindaco. Si colpiscono purtroppo tutti i diritti sanciti dalla Costituzione. Pensare che su questioni così delicate vi sia dietro il mero profitto del privato dietro, è un errore strategico. Il padrone che verrà a investire, lo farà per guadagnare: se la ricchezza sarà generata maggiormente dalle analisi del sangue farò quelle, a discapito di altre analisi. Finirà che le cure più dispendiose saranno a carico dello Stato, le altre alla mercé del profitto.
Fassino ha recentemente proposto l’asilo nido gratuito per le fasce ISEE più basse, è una scelta che condivide?
Credo che il 90% delle richieste degli utenti resterebbe comunque inevasa. L’idea poi di pensare alla formazione in funzione all’impresa è un’operazione miope: fare un corso finalizzato a una macchina in particolare non ha senso, una volta terminato le tue conoscenze non saranno più valide, a causa di una macchina nuova. Cosa fare in alternativa? Elevare l’obbligo scolastico e la conoscenza generale, insieme alla capacità degli strumenti di formazione. L’Italia ha bisogno di un popolo formato che si possa reinventare, anche quando qualcosa in un settore diviene desueto.
In ultimo le chiederei di valutare la candidata dei 5 Stelle, ritiene abbia abbastanza esperienza per amministrare la città?
Appendino sarebbe un cambio e a Torino non serve un cambio, serve una rivoluzione. Il progetto dei 5Stelle, aldilà della candidata che è anche simpatica, rappresenta una continuità, ovvero un “efficientamento” del modello esistente. Lo si può vedere a livello nazionale, se fanno fuori Renzi è già pronto Di Maio che va a Londra e alla BCE, Marco Rizzo non ci andrà mai alla BCE, se non per abbatterla.
Romana Allegra Monti
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