Per tutto marzo visite guidate alle Cucine Reali

Chi non si è mai domandato cosa mangiassero il re e la regina ogni giorno? Oppure quale fosse il cerimoniale da seguire per servire a tavola un sovrano? I Musei Reali offrono l’opportunità di soddisfare queste e molte altre curiosità con le visite alle Cucine Reali guidate dai volontari dell’Associazione Amici di Palazzo Reale. Per il visitatore sarà quasi come intrufolarsi tra i fornelli un attimo prima dell’arrivo degli chef di corte, pronti ad armeggiare con luccicanti pentole e forme per budini da favola.Le cucine, situate nei sotterranei dell’ala di levante, sono state restituite al pubblico nel 2008 in seguito a un accurato lavoro di restauro che ha permesso di recuperare ambienti, arredi e utensili originali, tra i quali circa duemila pezzi in rame, dalle grandi pesciere agli stampi per dolci e biscotti. Le sale, suddivise per il servizio dei diversi componenti della famiglia reale, a partire dagli Anni Trenta del Novecento furono ripartite in Cucine Reali, per Vittorio Emanuele III ed Elena del Montenegro, e Cucine dei Principi di Piemonte, Umberto e Maria Josè. Il percorso permette di conoscere alcune curiosità legate al cerimoniale della tavola e degli Uffici di Bocca (incaricati di sovrintendere le cucine e le preparazioni dei pasti), comprese ricette, mode e regole del cerimoniale del Palazzo che fu cuore del regno d’Italia. L’iniziativa prosegue fino a fine marzo ed è realizzata nell’ambito di A Palazzo c’è di più, volta a offrire l’opportunità di scoprire ambienti fuori dal normale percorso di visita. Le visite sono quotidiane e non è necessaria la prenotazione; gruppi di massimo 30 persone, fino a esaurimento dei posti disponibili.
L’Assessora Pentenero ha risposto in aula all’interrogazione urgente del Capogruppo di SEL Marco Grimaldi in merito al monitoraggio dell’informazione sul referendum del 17 aprile. Il 19 gennaio la Corte costituzionale ha dichiarato infatti ammissibile uno dei sei referendum proposti da nove Regioni italiane in merito ad alcune norme contenute nell’Art. 38 della Legge n. 133/2014 (decreto “Sblocca Italia”) e nell’Art. 35 della Legge n. 83/2012 (“Decreto sviluppo”). Si tratta delle norme che riguardano l’uso di trivelle in mare entro le 12 miglia dalla costa e la scadenza dei permessi e concessioni già rilasciati. Dall’indizione del referendum a oggi, le emittenti televisive e radiofoniche, anche locali, non stanno informando adeguatamente la cittadinanza in merito all’appuntamento referendario e al suo oggetto. Con l’interrogazione si è chiesto alla Giunta di impegnarsi affinché i cittadini siano nelle condizioni di partecipare al voto consapevolmente, nonché di far presente al Co.re.com (Comitato Regionale per le Comunicazioni del Piemonte) che è suo compito analizzare i calendari delle trasmissioni e dei programmi di informazione delle emittenti radiofoniche e televisive locali in periodo elettorale e referendario, e vigilare affinché forniscano una piena, corretta e imparziale informazione.


Ci sono ancora margini per una candidatura unitaria della coalizione ormai allo sbando completo?

Transiberiana “non è solo una ferrovia, è una sorta di anima, di scheletro, di essenza della Russia profonda, zarista e staliniana, così come il Volga è l’ anima della Russia europea e ortodossa”. C’erano le classi dei vagoni, apparentemente simili a tutti i treni: quella dei velluti rossi in prima classe, la classe “morbida”, per far viaggiare comodi i nobili ai tempi dello Zar e la nomenklatura nei decenni dell’Urss; e c’erano quelli con la finta pelle, per lo meno leggermente imbottita, e gli altri, con i sedili di legno per, i proletari. Così, coloro che, in teoria, governavano il paese dei Soviet, sul treno, viaggiavano in classe “dura”. Pesanti, massicci e dall’andatura lenta, i vagoni della Transiberiana da un secolo percorrono l’ immensa distesa che va dal cuore dell’ Europa all’ Oceano Pacifico, consentendo ai viaggiatori di guardare dai finestrini ogni dettaglio del paesaggio. Con l’emozione di raggiungere gli Urali, dove sta scritto su di una stele: qui finisce l ‘ Europa. E, appena un chilometro dopo,
affacciandosi all’altrove, un’ altra stele comunica con semplicità che da lì inizia l’ Asia. Per giorni soltanto la steppa, poi giornate intere di tundra, per il tempo di un giorno il lago Baikal. Novemilatrecento chilometri di storia e rivoluzioni, lingue e popoli, foreste di betulle e steppe, neve e gelo, paesi, città, kolchoz contadini : è questa la Transiberiana, la più lunga ferrovia del mondo che da cento anni trasporta uomini e merci da un capo all’altro della Russia, dalla stazione moscovita di Jaroslavskij fino a Vladivostok, ultimo avamposto urbano prima delle acque del Mare del Giappone. Alessandro III Romanov, lo Zar di Russia, nel 1891 aveva 46 anni e un immenso territorio da gestire, che dai confini con l’Europa si spingeva fino alle porte di Pechino, in Cina. Per raggiungere San Pietroburgo, la capitale dell’Impero, dalle sponde del Pacifico era necessario più di un anno.
una vicenda quasi sconosciuta, evocata da Carlo Sgorlon nel suo romanzo“La conchiglia di Anataj”, tutt’ora avvolta nel mistero. Questa storia riguarda i trecento friulani che costruirono la Krugobaikalskaja, cioè quel tratto della ferrovia Transiberiana che segue i contorni meridionali del lago Baikal. Lavorarono insieme con i russi, da Omsk al grande lago della Siberia meridionale. Molti di loro furono impegnati nella costruzione di gallerie, ponti, viadotti, massicciate. E poi, della maggior parte di questi friulani, si persero le tracce. Un lavoro immane che consentì l’incredibile progressione di quasi 650 chilometri all’anno anno, in direzione del Mar del Giappone, senza curarsi del clima della Siberia, dell’aridità della steppa, di ostacoli e difficoltà. Così fino all’inaugurazione, nel 1904, quando i primi convogli partirono da Mosca diretti a Vladivostok, raggiungendo il capolinea dopo più di due settimane, attraversando anche parte del territorio cinese. Solo dodici anni dopo, nel 1916, grazie al ponte sul fiume Amur, a Khabarovsk, il treno poté compiere l’intero tragitto in territorio russo. La Transiberiana entrò nel vivo della storia del Novecento, con la rivoluzione d’Ottobre, offrendo a soldati e bolscevichi la possibilità di spostarsi con grande rapidità e sicurezza. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la Transiberiana diventò una specie
di treno merci: le fabbriche della Russia europea furono infatti smantellate e spedite pezzo per pezzo al sicuro oltre la catena degli Urali. Oggi la Transiberiana si presenta come la foto sbiadita di quella che era nei primi decenni del Novecento. Per coprire le grandi distanze è meglio viaggiare in aereo. Nonostante tutto il “Rossija” – nome ufficiale del treno che compie la tratta Mosca-Vladivostok – conserva il suo fascino. Viaggiando sui quattordici vagoni, uno riservato alla prima classe, facilmente identificabili perché colorati d’ azzurro e di rosso, non effettuando soste intermedie, in sei giorni, dodici ore e venticinque minuti si raggiunge il Pacifico, attraversando i sette fusi orari. Così, dopo i 9300 chilometri del suo viaggio, il “Rossija” giunge al termine della corsa nel cuore della penisola di Muravjev-Amurski. Lì c’è Vladivostok, il porto peschereccio più importante e il maggiore scalo commerciale dell’estremo oriente russo, che da più di un secolo accoglie i viaggiatori provenienti dall’ovest. Non resta che brindare alla “centenaria” con un “Na sdarovie!”(alla salute!).
per le iniziative di sensibilizzazione, formazione del personale, prevenzione dei casi di discriminazione e viene creato il Fondo regionale per le vittime di discriminazione con un primo stanziamento di 100.000 euro annui. Il Piemonte diventa così la prima Regione Italiana a istituire, dopo quello del Governo, il Fondo regionale per le vittime di discriminazione
Le principali innovazioni: rispetto della parità di trattamento da parte dei fornitori che stipuleranno contratti con la Regione; richiamo del principio di parità di trattamento nelle elezioni in attesa della nuova legge elettorale che stabilirà la forma di questa parità; interventi di informazione, formazione e sensibilizzazione nei confronti di tutte le categorie di operatori pubblici, estensione delle competenze del Garante dei detenuti anche ai casi di ex detenuti in via di reinserimento; promozione di iniziative di responsabilità sociale di impresa connesse all’attuazione del principio di non discriminazione; consultazioni periodiche con associazionismo coinvolto e competente per materia; obbligo per la Regione e gli enti strumentali di pubblicare ogni anno una relazione sullo stato di attuazione della legge sul diritto al lavoro dei disabili.