La Transiberiana festeggia i suoi primi cent’anni

Era il 1891 quando ebbero inizio i lavori, il 1901 quando venne compiuto il viaggio inaugurale, il 1916 quando i binari raggiunsero finalmente Vladivostock. Binari russi, imperiali, maestosi

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Si celebra quest’anno il centesimo anniversario della Transiberiana, la celeberrima linea ferroviaria i cui lavori sono furono avviati nel 1891 per concludersi nel 1916. Si tratta del percorso ferroviario più lungo ed emozionante al mondo, che collega la parte occidentale della Russia con l’Estremo Oriente,attraversando sette fusi orari. Era il 1891 quando ebbero inizio i lavori, il 1901 quando venne compiuto il viaggio inaugurale, il 1916 quando i binari raggiunsero finalmente Vladivostock. Binari russi, imperiali,maestosi e a scartamento diverso da quello standard europeo. E’ stato scritto che la transiberianaTransiberiana “non è solo una ferrovia, è una sorta di anima, di scheletro, di essenza della Russia profonda, zarista e staliniana, così come il Volga è l’ anima della Russia europea e ortodossa”. C’erano le classi dei vagoni, apparentemente simili a tutti i treni: quella dei velluti rossi in prima classe, la classe “morbida”, per far viaggiare comodi i nobili ai tempi dello Zar e la nomenklatura nei decenni dell’Urss; e c’erano quelli con la finta pelle, per lo meno leggermente imbottita, e gli altri, con i sedili di legno per,  i proletari. Così, coloro che, in teoria, governavano il paese dei Soviet, sul treno, viaggiavano in  classe “dura”. Pesanti, massicci e dall’andatura lenta, i vagoni della Transiberiana da un secolo percorrono l’ immensa distesa che va dal cuore dell’ Europa all’ Oceano Pacifico, consentendo ai viaggiatori di guardare dai finestrini ogni dettaglio del paesaggio. Con l’emozione di raggiungere gli Urali, dove sta scritto su di una stele: qui finisce l ‘ Europa. E, appena un chilometro dopo, transiberiana6affacciandosi all’altrove, un’ altra stele comunica con semplicità  che da lì inizia l’ Asia. Per giorni soltanto la steppa, poi giornate intere di tundra, per il tempo di un giorno il lago Baikal. Novemilatrecento chilometri di storia e rivoluzioni, lingue e popoli, foreste di betulle e steppe, neve e gelo, paesi, città, kolchoz  contadini : è questa la Transiberiana, la più lunga ferrovia del mondo che da cento anni trasporta uomini e merci da un capo all’altro della Russia, dalla stazione moscovita di Jaroslavskij fino a Vladivostok, ultimo avamposto urbano prima delle acque del Mare del Giappone. Alessandro III Romanov, lo Zar di Russia,  nel 1891 aveva 46 anni e un immenso territorio da gestire, che dai confini con l’Europa si spingeva fino alle porte di Pechino, in Cina. Per raggiungere San Pietroburgo, la capitale dell’Impero, dalle sponde del Pacifico era necessario più di un anno.

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Le vie di comunicazione con l’Estremo Oriente, con Siberia e Mongolia, regioni ricche di materie prime, erano pressoché  inesistenti. Le ferrovie dirette a est non andavano oltre la barriera montuosa degli Urali.  Così decise di dare il via all’impresa ferroviaria più grande della storia e da quell’anno, nei cantieri, vennero impiegati settantamila uomini tra operai, manovali, soldati oltre che prigionieri. C’è anche transiberiana2una vicenda quasi sconosciuta, evocata da Carlo Sgorlon nel suo romanzo“La conchiglia di Anataj, tutt’ora avvolta nel mistero. Questa storia riguarda i trecento friulani che costruirono la Krugobaikalskaja, cioè quel tratto della ferrovia Transiberiana che segue i contorni meridionali del lago Baikal. Lavorarono insieme con i russi, da Omsk al grande lago della Siberia meridionale. Molti di loro furono impegnati nella costruzione di gallerie, ponti, viadotti, massicciate. E poi, della maggior parte di questi friulani, si persero le tracce. Un lavoro immane che consentì l’incredibile progressione di quasi 650 chilometri all’anno anno, in direzione del  Mar del Giappone, senza curarsi del clima della Siberia, dell’aridità della steppa, di ostacoli e difficoltà. Così fino all’inaugurazione,  nel 1904, quando i primi convogli partirono da Mosca diretti a Vladivostok, raggiungendo il capolinea dopo più  di due settimane, attraversando anche parte del territorio cinese. Solo dodici anni dopo, nel 1916, grazie al ponte sul fiume Amur, a Khabarovsk,  il treno poté  compiere l’intero tragitto in territorio russo. La Transiberiana entrò nel vivo della storia del Novecento, con la rivoluzione d’Ottobre, offrendo a soldati e bolscevichi la possibilità di spostarsi con grande rapidità e sicurezza. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la Transiberiana diventò una specietransiberiana3 di treno merci: le fabbriche della Russia europea furono infatti smantellate e spedite pezzo per pezzo al sicuro oltre la catena degli Urali. Oggi la Transiberiana si presenta come la foto sbiadita di quella che era nei primi decenni del Novecento. Per coprire le  grandi distanze è meglio viaggiare in aereo. Nonostante tutto il  “Rossija” – nome ufficiale del treno che compie la tratta Mosca-Vladivostok – conserva il suo fascino. Viaggiando sui quattordici vagoni, uno riservato alla prima classe, facilmente identificabili perché colorati d’ azzurro e di rosso, non effettuando soste intermedie, in sei giorni, dodici ore e venticinque minuti si raggiunge il Pacifico, attraversando i sette fusi orari. Così, dopo i 9300 chilometri del suo viaggio, il “Rossija” giunge al termine della corsa nel cuore della penisola di Muravjev-Amurski. Lì c’è Vladivostok, il porto peschereccio più importante e il maggiore scalo commerciale dell’estremo oriente russo, che da più di un secolo accoglie i viaggiatori provenienti dall’ovest. Non resta che brindare alla “centenaria” con un “Na sdarovie!”(alla salute!).

Marco Travaglini

 

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