Dicembre 2015- Pagina 3

Né proroghe né ricorsi per Guariniello. In pensione un magistrato che "ha fatto storia"

Raffaele Guariniello

 Lo ha annunciato  il procuratore capo Armando Spataro, definendo il magistrato “un modello di magistratura che ha fatto storia, essendo stato perfino capace di influenzare il legislatore”

 

 E’ ufficiale, il sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello va in pensione. Lo ha annunciato  il procuratore capo Armando Spataro, definendo il magistrato “un modello di magistratura che ha fatto storia, essendo stato perfino capace di influenzare il legislatore”. Il pool sui reati nel mondo del lavoro e dell’ambiente guidato da Guariniello sarà rafforzato e per sostituire il giudice è stato avviato un bando interno.

 

Il dibattito recente sulla possibilità per i magistrati che hanno raggiunto il limite di età di proseguire nell’attività, dunque, non interessa a Raffaele Guariniello. Non ha chiesto un proroga, e non ha fatto ricorso il celebre  magistrato torinese, protagonista di processi e inchieste legate in particolare ai reati ambientali e nel mondo del lavoro. Al raggiungimento dei 70 anni, compreso quindi tra i giudici per i quali il Csm ha deciso il pensionamento dopo che il governo ha riportato al settantesimo compleanno  l’età massima di  servizio togato, il titolare dei processi Thyssen e Eternit, dei casi Fiat-Alfa e Mucca pazza, ha  infatti presentato  le dimissioni, con qualche giorno di anticipo rispetto alla data ufficiale della pensione e darà l’addio a Natale.

 

Si parla di un nuovo lavoro per lui, che al momento è avvolto dalla massima riservatezza. Di padre napoletano e madre piemontese, si è laureato in Giurisprudenza a 23 anni diventando poi magistrato di Cassazione. E’ Procuratore Aggiunto a Torino dal 1992.

Boom turistico a Torino, sesta tra le città d'arte. La competizione è con Milano

turisti 1LE INCHIESTE DEL “TORINESE”

IL TURISMO

 

di Luca Briatore –  Negli ultimi anni, i numeri del turismo torinese e piemontese sono sempre stati superiori a quelli medi del Paese. Merito delle politiche di rilancio che hanno saputo trasformare il volto della città e della regione, producendo effetti anche sulla percezione del pubblico italiano e internazionale. La Torino “grigia città dell’auto” ormai non esiste più

 

Quella del turismo a Torino è storia recente. Fino agli anni ’90, la città è stata vista essenzialmente come la capitale dell’auto: una metropoli grigia e poco attraente, completamente al di fuori delle rotte turistiche italiane e internazionali. I torinesi non ci badavano più di tanto: contava il lavoro, l’industria, l’economia. Le vie del centro erano i canali di smaltimento del traffico automobilistico, che mettevano in comunicazione le periferie dell’industria e quelle dei quartieri operai, dove le maestranze degli stabilimenti rientravano alla fine del turno. Le facciate delle case eLUCI PERNA SANCARLO2 quelle dei palazzi storici avevano il colore grigio della polvere, ed erano polverosi anche i musei, meta di un pubblico quasi interamente locale. Di sera, poche luci e vetrine spente, e d’estate il deserto. L’intera città si spostava altrove per le ferie. Le piazze del centro assumevano il carattere metafisico dei quadri di De Chirico. Gli alberghi, in tutte le stagioni, chiudevano il sabato e la domenica, quando gli uomini d’affari in trasferta tornavano dalle loro famiglie.

 

ORTA LAGOLa scarsa attrattività del capoluogo, peraltro, si riverberava su tutta la regione. Solo poche aree erano in grado di attrarre turisti: il lago Maggiore, le montagne del Sestrière, il Gran Paradiso. Le politiche e le strutture per la promozione turistica erano pressoché assenti. L’inversione di tendenza si avvia negli anni ’90, con le amministrazioni Castellani e Ghigo. Ma è a partire dagli anni 2000 che il quadro cambia radicalmente. L’esplosione della popolarità di Torino si ha nel 2006, l’anno delle Olimpiadi. Sullo sfondo, però, già da tempo, c’è la crisi della Fiat. Dopo aver rischiato il fallimento, il colosso automobilistico riescepiazza s carlo chiese notte faticosamente a risollevarsi, ma abbandonando per sempre il ruolo che aveva avuto un tempo, di motore dell’intera economia piemontese. Gli occupati del comparto automotive, che negli anni d’oro, contando anche l’indotto, erano stati molte decine di migliaia, si riducono a qualche migliaio di addetti, spesso obbligati, per periodi più o meno o lunghi, alla cassa integrazione. È questo, nei fatti, il contesto in cui si attua la trasformazione del volto di Torino, da grigia e caotica capitale dell’auto – ricca – a città d’arte di importanza riconosciuta, significativamente impoverita ma splendente, pulita (almeno in centro) e orgogliosa di sé come non accadeva dai tempi del regno sabaudo.

 

langheNulla, ovviamente, avviene per caso. La metamorfosi di Torino e del Piemonte è stata fortemente voluta, tanto dalle amministrazioni comunali e regionali che dagli attori economici superstiti, preoccupati di dare a città e regione delle nuove opportunità, rimediando almeno in parte, con questa e altre iniziative, all’immenso “vuoto Fiat”. Inutile chiedersi se questo vuoto sia stato riempito dal turismo. Storicamente, il peso del turismo sul PIL di un Paese è inversamente proporzionale al suo grado di sviluppo. Il comparto del turismo, in altri termini, produce certamente un movimento di denaro, ma non paragonabile ai flussi di capitale che vengono naturalmente attivati dall’industria. La cultura, allo stesso modo – l’altro grande capitolo su cui Torino e il Piemonte hanno puntato molto – è un investimento di lungo periodo, da  cui è inutile aspettarsi grandi ricadute economiche.

 

VALENTINO3Piuttosto che considerare la carta turistica come la panacea di tutti i mali, insomma – oppure, peggio, come la sottile glassa di zucchero che ricopre l’amara pillola della decadenza – è meglio prenderla per quello che è: un’operazione che, nel rendere la città più attraente per i visitatori, contribuisce a migliorare la qualità della vita dei residenti, dando una mano, ovviamente, ad alcuni settori economici. Il tutto in attesa che gli sforzi impiegati in altre iniziative – forse meno attraenti ma si spera più redditizie – tornino a muovere significativamente l’economia. Ma qual è la situazione del Piemonte rispetto al resto d’Italia? Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza del nostro sistema turistico? Cosa si è fatto e cosa si può fare, ancora, per sfruttare pienamente le potenzialità del comparto? Come è cambiata la vita dei torinesi e dei piemontesi, da quando il turismo è divenuto un pezzo importante dell’economia locale?

 

Per rispondere a queste domande, occorre partire dai dati che riguardano l’Italia. Negli ultimi anni, il nostro Paese si è confermato come ilrisorgimento museo settimo al mondo per entrate valutarie turistiche. I visitatori stranieri spendono in Italia poco più di 45 miliardi di euro l’anno (il dato è del 2014), facendo del turismo una delle principali voci del nostro export (esattamente, il 3,1% degli scambi con l’estero). Solo negli Stati Uniti, in Spagna, in Francia e in Cina i turisti stranieri spendono di più. Nel complesso, calcolando anche il turismo interno (quello, cioè, degli italiani che vanno in vacanza nel Bel Paese), il volume d’affari del turismo raggiunge in Italia la ragguardevole cifra di 81,3 miliardi di euro. Le persone impiegate nel settore turistico-alberghiero e della ristorazione sono circa 2,6 milioni.

 

Meno positivo è il dato che riguarda l’incidenza del turismo sul nostro PIL: il 4,2%, una cifra significativamente elevata rispetto a quella che interessa la maggior parte dei Paesi sviluppati. Se ai ricavi diretti si aggiunge anche l’indotto, si arriva anzi al 10,4% del prodotto interno lordo: segno evidente della crisi dell’industria. In un Paese come il Brasile, che pure è un’economia ancora emergente, a fronte di un ricavo turistico di quasi 75 miliardi (cifra di assoluto rispetto), il turismo incide sul PIL solamente per il 3,4%.

 

papa vittorio 1111L’altro dato poco confortante riguarda la quota di mercato detenuta dall’Italia nell’ambito del turismo internazionale. È vero, infatti, che negli ultimi anni il numero dei turisti nel nostro Paese è aumentato costantemente. Se paragonato alla crescita della domanda di turismo che si è avuta nello stesso periodo a livello mondiale, però, il ritmo di crescita è stato davvero lento. Tra il 2000 e il 2013, nel mondo, i ricavi turistici sono raddoppiati, ma solo in minima parte si sono riversati qui. Se nel 2000 andava all’Italia il 5,8% dei ricavi mondiali da turismo, nel 2013 questa quota è scesa al 3,7%. A condizionare il calo è stato, in parte, il proliferare di nuove mete vacanziere, pronte ad accogliere i turisti provenienti da Paesi emergenti come il Brasile, la Russia, l’India e la Cina. Ma ha fatto la sua parte anche la crisi del nostro mercato domestico – il turismo interno – che da diversi anni appare in calo (nel 2013, per esempio, rispetto al 2012, gli arrivi “dal resto d’Italia” sono calati del 2,5%, mentre i pernottamenti sono scesi del 4,1).

 

mole vittorioIn questo contesto, fatto di luci e ombre, Torino e il Piemonte si sono comportati molto bene, registrando numeri sempre superiori a quelli medi del Paese. Da sempre ignorati (o quasi) dai tour operator, hanno attuato delle politiche di rilancio che hanno saputo trasformare il volto della città e della regione, producendo degli effetti significativi anche sulla percezione del pubblico italiano e internazionale. Oggi, agli occhi di molti, Torino è una delle più belle città d’Italia (“la più bella”, ha detto Vittorio Sgarbi di recente al nostro giornale). Il cuneese, l’astigiano e l’alessandrino, intanto, da aree misconosciute – note solamente per l’importanza di alcuni vini e per la presunta “chiusura” degli abitanti – sono salite agli onori delle cronache.

 

Per rimuovere i pregiudizi del passato, non bastava ripulire le facciate dei palazzi, né riallestire le collezioni museali in una chiave più moderna. Bisognava creare interesse e attenzione. Per ottenere questo risultato, si è deciso di puntare su alcuni grandi eventi, utili a fare accendere i riflettori sulla regione e sul suo capoluogo: un terreno su cui si è concentrata soprattutto Torino, in primis con le Olimpiadi invernali, ma non solo. A partire dal 2006, oltre a ospitare le manifestazioni olimpiche, turisti 2Torino è stata la sede di una miriade di eventi sportivi, spesso di rilevanza internazionale. Nel frattempo, è stata Capitale mondiale del libro, Capitale del design, sede del Congresso mondiale degli Architetti, Capitale europea della Scienza, Capitale europea dei Giovani, ospitando anche, nel 2011, le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.Lentamente, ma neppure troppo, l’immagine di Torino ha cominciato a cambiare e molti hanno preso a parlarne, a visitarla e spesso a tornarne entusiasti. Non per gli eventi in sé, ma per l’esperienza che hanno vissuto: spazi accoglienti, strade pedonalizzate, arredi urbani coerenti, vetrine luminose, locali e ristoranti di qualità; e un’offerta culturale vastissima.

 

SALAME PIEMONTE VINO CIBOSi è cercato, in poche parole, di andare incontro alla domanda turistica degli ultimi anni, che non concepisce la vacanza come un semplice periodo di riposo, ma come un’occasione di arricchimento personale, nella quale ciascuno intende soddisfare le sue personali aspettative ed esigenze specifiche, che spaziano dal ristorante tipico alla performance artistica, dalla musica antica a quella elettronica, passando per lo shopping e per le più classiche visite a mostre e musei. È questa la ragione per cui si è fatto il possibile per dare risalto alle più disparate risorse artistiche e culturali della città e del suo territorio, ma anche a quelle enogastonomiche e dell’accoglienza. L’imperativo era: accontentare tutti. Nella consapevolezza che, nell’era di internet, migliaia di viaggiatori sono portati a condividere in rete le impressioni ricevute, e che un solo commento negativo tende a prevalere su dieci GRAN MADRErecensioni entusiastiche, e va quindi, nei limiti del possibile, evitato. Un percorso analogo, a partire da un contesto diverso, è stato seguito in alcune aree rurali del Piemonte, fino a ottenere, nel 2014, il riconoscimento delle Langhe, del Roero e del Monferrato – oggi le più importanti mete agrituristiche italiane – a Patrimonio Unesco dell’Umanità.

 

I risultati sono lusinghieri. In Piemonte, nel 2014, i pernottamenti hanno superato i 13 milioni, con una crescita del 3% rispetto all’anno prima e del 30% rispetto al 2005. I turisti sono stati 4,4 milioni (+3,8%), mentre il periodo medio di permanenza in regione è stato di tre giorni. Importante la presenza straniera, che ha rappresentato il 40% dell’utenza, ma è positivo anche il dato del turismo domestico, che è cresciuto del 3,5% nei pernottamenti e del 3% negli arrivi, in forte controtendenza rispetto ai risultati nazionali, che nello stesso periodo hanno registrato significativi cali. Particolarmente brillanti sono state le performance di alcune aree, come il novarese (+ 22% di presenze) e l’astigiano (+ 9,5%). La Provincia di Cuneo registra un +2,4% negli arrivi e un +2,2% nei pernottamenti (che superano la soglia del milione), mentre le colline di Langhe e Roero guadagnano il 3,7% negli arrivi e il 2,1% nei pernottamenti (oltre 640mila). Qualche flessione si registra nel Distretto turistico dei Laghi, nell’Alessandrino e nel Vercellese, dove presenze e pernottamenti calano in percentuali che variano tra il 2 e il 5%.PIEMONTE COLLINE

 

Torino, intanto, fa la parte del leone, confermandosi al sesto posto tra le città d’arte maggiormente visitate in Italia, alle spalle di Roma, Milano, Venezia, Firenze e Napoli. Nel 2014 in città e nei comuni limitrofi  i pernottamenti hanno superato la soglia dei 4 milioni (+3.5%), mentre gli arrivi sono stati oltre 1.6 milioni (+3.3), con una forte crescita degli arrivi dall’estero (+7,2%). Nel 2015 il quadro positivo sarà certamente confermato, complici alcuni eventi come l’ostensione della Sindone, il Bicentenario della nascita di don Bosco e anche i mega concerti di Madonna e degli U2.

 

Dati importanti, insomma, sia se considerati in sé, sia se posti a confronto con i numeri che riguardano l’intero Paese e la maggior parte delle regioni italiane. Solo i dati della Lombardia lasciano pensare che si possa fare ancora meglio. L’anno scorso – prima, quindi, della grande kermesse dell’Expo – l’aumento delle presenze in Lombardia ha toccato infatti il 20%. I turisti stranieri, inoltre, che sono circa il triplo rispetto a quelli che arrivano in Piemonte, spendono in Lombardia circa il quintuplo, tanto nello shopping (cosa relativamente comprensibile, vista la posizione di Milano nel campo della moda) che nei ristoranti. Sono Milano e la Lombardia, sembra di capire, i più diretti concorrenti di Torino e il Piemonte. Nei prossimi giorni, il Torinese raccoglierà commenti, proposte e suggerimenti utili ad affrontare la sfida. Li condivideremo con i nostri lettori.

Foto d'autore per scoprire l'ospitalità pugliese

Il volume, a cura di Adriano Bacchella, Adarte editore, è stato presentato a Torino, a Eataly Lingotto 

 

goria4Sono foto d’autore quelle che vi guidano alla scoperta dell’ospitalità pugliese – “rigorosamente” di charme- nel volume “Masserie 2”, a cura di Adriano Bacchella, Adarte editore, che è stato presentato a Torino martedì 1 dicembre, a Eataly Lingotto .

 

Si può sfogliarlo come splendido libro fotografico grazie alle immagini di Adriano Bacchella, leggerlo come incantevole viaggio narrato dal giornalista Franco Faggiani, oppure usarlo come guida per scegliere mete di vacanza uniche. E la prefazione di Renzo Arbore -pugliese doc che non tradisce le sue origini foggiane- è il biglietto da visita perfetto per sottolineare la magia di quella terra.

 

Dopo i  successi di “Divino abitare”, “Camera con vigna” e “Mediterraneo interiore” -tutti dedicati all’ospitalità di charme in Italia- ora Bacchella ritorna con un sequel sull’amata Puglia (nel 2009 il primo volume di “Masserie”) e svela oltre 20 nuove mete d’incanto. Le sue immagini e i testi di Faggiani raccontano di luoghi sospesi tra antiche tradizioni contadine e tutti i confort dell’ospitalità più moderna, tra mare e oliveti, grande tradizione enogastronomia, coltivazioni biologiche e passeggiate alla scoperta di borghi suggestivi o piacevoli pause a bordo piscina. Il denominatore comune di tutte le masserie del libro è un’ospitalità fatta di piccole-grandi attenzioni che trasformano la vacanza in oasi di pace in cui sentirsi un po’  come in una casa di famiglia. 

 

Il volume è anche un tassello importante nella storia (non solo professionale) di Bacchella. Nel 1981, poco più che ventenne, fu mandato in Pugliamasserie 3 dalle Guide illustrate dell’Espresso a fotografare  paesaggi, borgate e monumenti lontani dalle rotte turistiche. Da quell’avventura, pioneristica per l’epoca, in una terra che sembrava tanto lontana ed era ancora incontaminata dal turismo di massa, è nato il suo amore per la regione. In Puglia è tornato più volte raccontando con crescente abilità  fotografica luoghi in parte scoperti per caso, in parte segnalati da altri. Dai suoi primi reportage nel 1987 per la rivista “Meridiani” è stato testimone dell’evoluzione di molte strutture che include nel libro, testimoniando con bellissime foto di lifestyle, come nel tempo siano state capaci di aggiungere charme, senza mai perdere le loro radici arcaiche e il legame profondo con la terra, le tradizioni e i prodotti tipici.

 

Oggi molte di queste masserie utilizzano energia pulita grazie a pannelli fotovoltaici, coltivano rigorosamente bio ed hanno anche veste didattica con corsi di cucina in cui gli ospiti imparano antichi segreti. Poi c’è il carattere delle persone  che conquista; perché da quelle parti il dna più diffuso trasmette gentilezza, accoglienza e grande senso  dell’ospitalità. Le immagini  di Bacchella sono ispirate da tutto questo e confermano come le masserie, oggi uno dei simboli della Puglia, siano perfettamente in grado di attirare ed accogliere ospiti da tutto il mondo, tenendo ben alta la bandiera dell’Italian

lifestyle.

 Laura Goria

 

Martedì 1 dicembre 2015-11-26 Eataly Lingotto h.19 Sala Punt&Mes- primo piano – Via Nizza 230/14 Torino: Presentazione di “Masserie 2: ospitalità  di charme in Puglia” a cura di Adriano Bacchella, testi di Franco Faggiani, prefazione di Renzo Arbore, immagini di Adriano Bacchella. Editore Adarte, Euro 49,00.

 

 

 

 

 

 

Non solo smog, l'altra faccia della siccita' è l'emergenza incendi boschivi in Piemonte

INCENDIO FUOCOchiamp consiglioUno stop su aree più vaste, come tangenziali e autostrade, se l’allarme diventa di ampia scala

 

La  situazione difficile dell’inquinamento e della carenza di pioggia vede scendere in campo anche il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, che chiede un campione di centraline su aree omogenee dal punto di vista climatico e soglie di allarme con prescrizioni automatiche. Ad esempio il blocco delle auto più inquinanti quando si verifica il grado più alto di inquinamento e uno stop su aree più vaste, come tangenziali e autostrade, se l’allarme diventa di ampia scala.

 

IL DIBATTITO A PALAZZO LASCARIS

 

Impegnare la Giunta regionale “a presentare nel più breve tempo possibile il nuovo Piano di risanamento della qualità dell’aria, la cui ultima versione risale a quattordici anni fa” e il Consiglio regionale a invitare il Governo “ad aumentare le risorse economiche da destinare al trasporto pubblico urbano ed extraurbano, finanziando ulteriormente il fondo nazionale per il rinnovo del material rotabile; a definire, a seguito d’intesa in sede di Conferenza unificata Stato-Comuni-Regioni, una norma che preveda il rilievo e l’analisi delle emissioni in aree geografiche omogenee e l’istituzione di una cabina di regia che valuti, a seguito dei primi giorni consecutivi di superamento dei limiti medi giornalieri della presenza in aria delle sostanze inquinanti, misure che progressivamente limitino il maggior numero di emissioni inquinanti, a partire dal traffico veicolare privato; a nuovi controlli sulle emissioni reali degli autoveicoli, applicando immediatamente i nuovi criteri di prova per l’omologazione dei veicoli immessi sul mercato”. È quanto si propone l’ordine del giorno presentato dal primo firmatario Marco Grimaldi (Sel), approvato dall’Assemblea regionale nella seduta di lunedì 28 dicembre.

 

Dopo l’illustrazione del documento il presidente della Giunta regionale Sergio Chiamparino ha annunciato il prossimo incontro – mercoledì 30 dicembre – dell’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia con il Governo e sottolineato l’importanza di “evitare il rischio dell’emotività di breve periodo per mettere in atto strategie capaci di rivelarsi efficaci ed efficienti sul medio e lungo raggio. Da quando vengono condotte le rilevazioni articolate, il miglioramento di tutti i parametri su Torino è indiscutibile: per questo devono essere incoraggiate politiche adeguate dal teleriscaldamento al passaggio ad auto e mezzi pubblici meno inquinanti. Per quanto mi riguarda, intendo proporre alla Conferenza unificata Stato-Città-Regioni di definire aree omogenee per avere centraline omogenee per i rilevamenti e stabilire soglie di allarme cui corrispondano meccanismi e prescrizioni semiautomatici in caso di necessità, lasciando comunque ai sindaci, in ultima istanza, decidere se firmare per l’entrata in vigore dei provvedimenti”.

 

INCENDI: LA REGIONE CHIEDE COLLABORAZIONE AI CITTADINI

La perdurante siccità crea anche l’emergenza incendi boschivi in Piemonte e prosegue pertanto l’attività coordinata di tutto il sistema costituito da Protezione civile regionale, Corpo Forestale dello Stato, Corpo Volontari AIB Piemonte, Vigili del fuoco e ditte elicotteristiche private e supportato dai velivoli del Dipartimento nazionale di Protezione civile.

 

Dal 5 novembre, data di inizio dell’emergenza, sono stati effettuati 279 interventi su incendi divampati in tutto il Piemonte, così suddivisi per provincia: Cuneo 103, Torino 91, Biella 53, Novara 13, VCO 10, Vercelli 8, Asti 1). Alle operazioni di estinzione hanno partecipato 2385 volontari del Corpo AIB Piemonte, l’associazione convenzionata con la Regione per tutte le attività di prevenzione ed estinzione degli incendi boschivi.

 

La Regione comunica che resta in vigore lo stato di massima pericolosità, e con esso tutti i divieti e le sanzioni previste dalle normative nazionale e regionale. Si invitano pertanto i cittadini a prestare la massima collaborazione:

 

– nel segnalare un incendio al numero 1515 (Corpo Forestale dello Stato) o al numero verde 800807091 (sala operativa regionale presso il Corpo Forestale dello Stato);

 

– nel prestare particolare attenzione a tutte quelle azioni responsabili di causare incendi boschivi, informandosi su quanto prevede la normativa nazionale e regionale, in materia (l.353/2000 e l.r. 21/2013) ed il decreto legislativo 91/13 art. 182 comma 6bis, secondo cui “nel periodo di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata”.

 

Si ricorda altresì che il reato di incendio boschivo è punito dalla legge: l’art. 423bis del Codice penale recita che “Chiunque cagioni un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. Se l’incendio di cui al primo comma è cagionato per colpa, la pena è della reclusione da uno a cinque anni”.

 

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Massobrio si fa in tre per tracciare le rotte del gusto

MASSOBRIOMASSOBRIO LMASSOBRIO ADESSOMASSOBRIO PAILLON“Golosario”, il taccuino dei ristoranti italiani e un libro-agenda: ecco i 3 testi sacri per chi ama la buona cucina e vuole scoprire i migliori luoghi del cibo in Italia, senza navigare a vista e andando dritto alla meta

 

A tracciare le rotte giuste è il condottiero Paolo Massobrio, uno dei più famosi ed autorevoli giornalisti enogastronomici e fondatore del Club di Papillon, movimento di oltre 6000 consumatori.  I must have 2016 sono: “Il Golosario”, fotografia del gusto raccontata in più di 20 anni; “Il Gatti Massobrio”, un taccuino da usare come mappa dei ristoranti italiani; e il libro-agenda “Adesso 2016. 366 giorni da vivere con gusto”.

 

“Il GOLOSARIO” (Comunica Edizioni, 25.00 euro) è il best seller di Massobrio, che da 30 anni attraversa  lo stivale alla scoperta dei migliori ristoranti, negozi, cantine e boutique del gusto ed ha messo a punto questa sorta di Bibbia del turismo enogastronomico italiano: 1000 pagine in cui trovate tutte le indicazioni possibili.  Ora è nelle librerie Rizzoli, su Amazon e, rispetto alle altre guide in circolazione, ha una marcia in più. E’ l’interattività con il portale  ilgolosario.it: la versione online che, giorno per giorno, fornisce in tempo reale tutte le scoperte di Massobrio e del suo staff di collaboratori. La guida, giunta alla 17esima edizione, si riconferma più che mai irrinunciabile vademecum del gusto. Uno scrigno di tesori con oltre 1500 produttori di qualità, divisi per settori (dai micro birrifici ai caseifici, dagli artigiani dei dolci ai produttori di ogni  genere); 4322 botteghe e boutique del gusto; 712 produttori di olio e 2773 cantine, di cui 1300 Top Hundred selezionate da Paolo Massobrio e Marco Gatti in 14 anni da esploratori su e giù per lo stivale.  Il Golosario è  acquistabile anche online sul sito www.comunicaedizioni.it.

 

“IL GATTI-MASSOBRIO” (Comunica Edizioni, 19.50 euro) è l’indispensabile taccuino dei ristoranti  d’Italia. Un nuovo strategico strumento che interagisce col web, segnalando più di 2060 soste  consigliate su tutto il territorio nazionale. La mappa è il frutto delle scoperte dei due autori con il prezioso corollario di 80 collaboratori sguinzagliati per tutta Italia. Tra le novità di quest’anno, l’interazione col web, per cui ogni  regione ha un QR code che porta dritti alle corrispondenti pagine (aggiornate in tempo reale) sul portale ilgolosario.it. Poi  è cambiato lo stile, a partire dalla veste grafica che rende  immediatamente visibili le caratteristiche e le informazioni principali sul  ristorante (dalla possibilità di pernottare e di un posteggio all’accoglienza degli  animali, dalla presenza di una spa a quella di tavoli all’aperto, e così via). Insomma tutto quello che c’è da sapere lo trovate nelle pagine che racchiudono anche una breve descrizione dell’atmosfera e della storia del locale, fino all’elenco dei piatti che hanno colpito maggiormente chi ha scoperto il  ristorante.  Consultarlo è davvero facile, anche perché i ristoranti vengono classificati per tipologia: ristoranti, trattorie di lusso e quelle veraci, agriturismi, pizzerie, locali polifunzionali e negozi  con ristoro. Non potete sbagliare: la corona radiosa vale il massimo riconoscimento e in tutto il taccuino sono 207; seguono i faccini radiosi, che sono 382.  Vi  anticipiamo alcuni palma res: miglior ristorante italiano risulta La Madia di Licata; miglior trattoria di lusso è la Fefa di Finale Emilia (Mo); quella verace in pool position è invece l’Osteria di  San Cesario di San Cesareo (Roma). E per Torino, un’assoluta sorpresa: a detta di questi esperti palati, il miglior ristorante subalpino è il giapponese fusion e creativo Kido Ism.  Comunque vogliate leggerlo, Il Gatti-Massobrio è di fatto una vera e propria guida nazionale, degna concorrente della Guida Michelin, che Massobrio considera troppo elitaria e distratta nei confronti  della cucina italiana. E lui pareggia benissimo i conti. Il Gatti-Massobrio è distribuito da Rizzoli, già disponibile nelle librerie Feltrinelli e in 50 punti  vendita segnalati dal sito www.ilgolosario.it.

 

“ADESSO 2016: 366 giorni da vivere con gusto” è invece il libro-agenda di Paolo Massobrio.  Per il nono anno consecutivo porta il gusto nelle vostre case, tra consigli, ricette e curiosità sciorinate in 430 pagine, tutte da consultare. Ogni giorno pillole di cucina, consigli  per la salute, per la cura della casa, del verde  domestico e degli animali. Ed ogni settimana moltissime ricette suggerite da grandi chef.  “Adesso 2016” lo trovate nelle librerie Feltrinelli  e nei 51 punti vendita segnalati sul  sito .  www.ilgolosario.it.

 

Laura Goria

Bimba incastra dita in tazzina da caffè, liberata dai vigili del fuoco

AMBULANZAGli stessi medici del pronto soccorso non riuscivano a liberarla 

 

E’ stata liberata grazie all’intervento vigili del fuoco, all’ospedale Regina Margherita di Torino, una bambina a cui erano rimaste incastrate due dita nel manico di una tazzina da caffè. Gli stessi medici del pronto soccorso non riuscivano a liberarla dal manico in rame che  è stato poi tagliato con strumenti di precisione  per salvare le dita della bimba.

Cappa di smog sulla città: clima mite e nebbia, pioverà solo dopo Capodanno

NEBBIA1NEBBIA3NEBBIA2Ancora un paio di giornate senza precipitazioni atmosferiche e  molte nebbie nelle ore più fredde

 

Il clima ancora mite, quasi primaverile,  con nebbie, intenso smog e assenza di precipitazioni prosegue fino a poi giovedì, quando ci sarà  un brusco calo delle temperature. La pioggia e la neve arriveranno invece  solo  dopo Capodanno. Dunque, ancora un paio di giornate senza precipitazioni atmosferiche e  molte nebbie nelle ore più fredde. E’ sempre emergenza smog in quasi tutte le città e aree industrializzate, anche se il calo del traffico dovuto alle vacanze ha ridotto i livelli di inquinamento.

 

Prosegue intanto l’iniziativa che prevede un solo biglietto per tutta la rete urbana e suburbana del trasporto pubblico a 1 euro e 50, fino a martedì 29 dicembre. Sarà valido per tutto il giorno a Torino e in tutti i Comuni collegati al capoluogo da linee Gtt con tratta suburbana, tra cui Beinasco, Borgaro Torinese, Chieri, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, San Mauro Torinese, Settimo Torinese e Venaria Reale.

 

Ulteriori informazioni sul sito di GTT.

 

(Foto: il Torinese)

ITALIA, un Paradiso Fiscale di cui beneficiare

tasi2ferrareseL’angolo del Private Banker /

di Fabio Ferrarese

 

Gli Italiani si sentono da sempre tartassati. In realtà se non ci limitiamo ad una quadro meramente legato ai redditi prodotti, ma ampliamo il raggio di visione anche ad altri tipi di imposizione tributaria scopriamo un piccolo paradiso fiscale: quello riguardante la tassazione delle donazioni e delle successioni che è di gran lunga uno dei più vantaggiosi di tutti i Paesi industrializzati

 

Il total tax rate, che misura l’ammontare delle tasse, dei contributi e delle imposte, dovuti dalle imprese rispetto al loro reddito e le aliquote d’imposta applicate ai redditi delle persone fisiche di fascia alta, nel nostro Paese si è attestato al 64,8%, contro una media dell’Unione Europea pari al 41.4%. Gli Italiani si sentono da sempre tartassati. Se prendiamo in considerazione solo le persone fisiche e guardiamo allo scaglione di aliquote più elevate, applicate ai redditi più alti, troviamo un bel 45% che se confrontato con il 29% applicato in Canada o addirittura lo zero degli Emirati Arabi viene da chiedersi se convenga ancora produrre e vivere in questo Paese. 

 

In realtà se non ci limitiamo ad una quadro meramente legato ai redditi prodotti, ma ampliamo il raggio di visione anche ad altri tipi di imposizione tributaria scopriamo un piccolo paradiso fiscale: quello riguardante la tassazione delle donazioni e delle successioni che è di gran lunga uno dei più vantaggiosi di tutti i Paesi industrializzati.

 

Partiamo dalle aliquote applicate: il 4% per il coniuge ed i parenti in linea retta con una franchigia di 1mln di euro per erede, il 6% per i parenti sino al IV grado con una franchigia di centomila euro per ogni fratello o sorella erede ed un 8% per tutti gli altri eredi senza beneficio di alcuna franchigia. Se si pensa che mediamente negli altri Paesi si paga un’aliquota compresa tra il 30% ed il 50% ci si rende subito conto dei grossi vantaggi ad essere eredi italiani. Qualcuno però se n’è già accorto ed infatti il Fondo Monetario Internazionale già dal gennaio 2014 ha lanciato un monito all’Italia: rafforzare la tassazione su successioni e donazioni.

 

Come si può sfruttare questo momentaneo vantaggio prima che il regime cambi e senza necessariamente morire subito? Esistono, all’interno del più ampio tema del passaggio generazionale, quelle che vengono definite in gergo le liberalità indirette che se, concernenti un trasferimento di aziende o diritti immobiliari per i quali sia prevista l’applicazione dell’imposta di registro o l’iva, sono automaticamente escluse dall’imposta di donazione, senza che questo vada ad erodere le franchigie. Per comprendere meglio l’argomento proviamo a vedere un caso concreto. Se una casa viene pagata dai genitori, ma intestata ad un figlio, ci troviamo di fronte ad una liberalità indiretta che sarebbe soggetta ad imposizione che può essere evitata se nell’atto di acquisto viene precisato che la provvista di denaro utilizzata per acquistare l’immobile è fornita dai genitori.

 

Altri strumenti che godono, al momento, di esenzione fiscale dal punto di vista dell’asse ereditario sono le somme investite in caso di morte dell’assicurato sulle polizze vita, quelle investite in Titoli di Stato o equiparati ed il trasferimento di aziende, a condizione che sia garantito il controllo e che la partecipazione venga detenuta per almeno cinque anni.  

 

L’argomento è certamente complesso ed oggi ne abbiamo fatto solo alcuni cenni, ma certamente richiede una riflessione attenta per non farsi cogliere impreparati da eventuali future manovre di Governo. La riduzione della tassazione sui redditi può al momento avvenire secondo gli esperti attraverso una riduzione della spesa pubblica ed attraverso la dismissione dell’ingente patrimonio immobiliare. Vi pongo però un’altra visione: oltre il 63% della ricchezza in Italia è in mano a persone che hanno più di 55 anni di età. Siccome nei prossimi trent’anni avverrà il più grande passaggio di ricchezza della storia perché non attuare un inasprimento delle aliquote successorie nel bel Paese trovando da questa strategia le risorse per ridurre le tasse sul lavoro? Per concludere vi lascio con un piccolo consiglio: agite ora e non fatevi trovare impreparati.             

 

Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese @yahoo.it

Gli animali valgono più di un botto

cani botti capodanno 2016I botti possono provocare, oltre ovviamente alla paura, anche palpitazioni, tachicardia, tremori, nausea, panico, stordimento e – negli animali più anziani e malati – addirittura la morte

 

Mentre il Comune di Torino ha  aderito alla campagna “Gli animali valgono più di un botto”, il 27 dicembre si è svolto a Torino, nella trafficatissima Piazza CNL, un presidio informativo “contro l’uso sconsiderato di petardi e fuochi artificiali la notte di Capodanno”. L’evento è stato promosso da animalisti torinesi che hanno sensibilizzato i cittadini torinesi con slogan, cartelli e volantini, sulle conseguenze che ogni scoppio può causare sia agli animali e alle persone. 

 

cane botti capodannoOgni anno centinaia di bambini e adulti subiscono gravi danni per un uso sconsiderato dei botti: basti pensare a tutti i casi di ferimenti, dita amputate, cecità o addirittura morte). Per quanto riguarda gli animali, petardi e fuochi d’artificio sono una vera e propria tortura perchè loro hanno una soglia uditiva molto più sviluppata e sensibile della nostra. I botti possono provocare, oltre ovviamente alla paura, anche palpitazioni, tachicardia, tremori, nausea, panico, stordimento e – negli animali più anziani e malati – addirittura la morte.

 

“E’ per questo motivo – affermano i promotori – che ci si auspica che l’ordinanza venga rispettata, per il bene di tutti. “

Esempi di danni causati negli animali:

 

Negli UCCELLI un botto causa uno spavento tale che li induce a fuggire dai nidi, volando al buio andando a sbattere contro i muri e i tralicci dell’alta tensione oppure volando per chilometri e concludendo la corsa, spesso, con la morte.

 

Nei CANI e nei GATTI all’aperto un botto crea forte stress e spavento tanto da indurli a scappare dal rumore a loro insopportabile, finendo spesso vittime del traffico stradale o di ostacoli non visibili al buio.

 

Negli animali degli allevamenti come MUCCHE, CAVALLI e CONIGLI la conseguenza delle esplosioni possono provocare nelle femmine gravide addirittura  l’aborto da spavento

 Il cane delle foto è Life, ex Green Hill 

Mamma e bimba morte all'ospedale Sant'Anna: l'autopsia non spiega le cause dei decessi

ANGELA NESTAIl personale sanitario afferma che non c’erano elementi che facessero pensare a un esito così terribile e  che in sala parto c’era un anestesista che ha fatto di tutto per rianimare la paziente

 

 AGGIORNAMENTO L’agenzia Ansa informa che l’autopsia di Angela Nesta e della piccola, morte durante il parto all’ospedale Sant’Anna di Torino, non ha chiarito le cause dei decessi. Si dovrà quindi attendere l’esame istologico e tossicologico. Il medico legale Valter Declame ha chiesto 60 giorni per depositare la consulenza.

 

E’ morta al sant’Anna una donna al nono mese di gravidanza, insieme alla propria bambina, nella  fase preparatoria al parto. Sta indagando il magistrato Raffaele Guariniello, prossimo alla pensione.  La mamma deceduta è Angela Nesta, 39 anni, casalinga (Nella foto di Facebook con il marito Francesco). Sarebbe accaduto il peggio nelle ultime fasi del travaglio a causa di un arresto cardiocircolatorio. La piccola è venuta alla luce già morta. I carabinieri hanno proceduto ad identificare  i componenti dell’equipe medica e domani la procura di Torino farà eseguire le autopsie. I militari hanno anche bloccato un litigio nei corridoi dell’ospedale: il padre di Angela ha aggredito verbalmente il personale medico per avere spiegazioni. “E’ mio diritto sapere che cosa è successo a mia figlia, aveva un dolore all’addome ma pensavo fosse una cosa normale”, dice all’Ansa  Pietro Nesta, il papà  di Angela. Il personale sanitario afferma che non c’erano elementi che facessero pensare a un esito così terribile e  che in sala parto c’era un anestesista che ha fatto di tutto per rianimare la paziente.