Er cupolone di piazza Vittorio e altre indecenze estetiche nella Torino de noantri

CUPOLONE3Il pubblico esulta plaudente per le kermesse nazionalpopolari , ma siamo sicuri che queste sagre da strapaese in formato gigante, non vadano a detrimento del decoro di una città ormai riconosciuta capitale del bello, dell’arte e della storia?

 

Il Comune ha fatto sapere di essersi pentito per l’allestimento del grande “pallone” nella storica piazza Vittorio. Ma la frittata ormai era fatta. La struttura della Sony è stata montata per  un evento della Uefa legato alla Champions League. Sabato e domenica sarà possibile, per chi non ha nulla di meglio in programma, giocare a calcio sfidando grandi campioni  virtuali proiettati sui  maxi-schermi.CUPOLONE1

 

«Stop bubboni. Difendiamo la bellezza di Torino»: questo il tenore delle polemiche esplose sui social,  ed è prevista anche una manifestazione di protesta da parte di un improvvisato comitato di cittadini. La querelle è antica: per incassare qualche euro in più CUPOLONE2(sempre gradito, per carità) il municipio fa bene a derogare rispetto alle norme vigenti che non consentono “baracconi” nelle piazze auliche?

 

Il pubblico esulta plaudente, ma siamo sicuri che queste sagre da strapaese in formato gigante, non vadano a detrimento del decoro di una città ormai riconosciuta capitale del bello, dell’arte e della storia? Proprio nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo sui “chioschi” di CioccolaTo’ in piazza San Carlo, che vi riproponiamo. Panem (cioccolato) et circenses.

 

 

CIOCCOLATO FVAVVISTAMENTI / di EffeVi

 

La proverbiale eleganza delle piazze torinesi deve essere sacrificata ai circenses imposti a una città che deve farsi piacere un modello unico di divertimento, dove c’è poco spazio per i valori di qualità e stile discreto tipici della borghesia torinese

 

Ormai da dieci anni il Comune ha approvato un regolamento per proteggere le cosiddette “piazze auliche” del centro città dai danni causati dal continuo insistere di manifestazioni di massa: concerti, roadshows, festival, chiamateli come volete.  Si tratta di un regolamento inutile e in larga parte inapplicato. 

 

In piazza San Carlo, che ha sopportato di tutto, compresi i cessi chimici in bella vista, Cioccolató ha portato quest’anno (vedi foto) un trionfo di plasticaccia, stufette e gazebo montati alla meglio, brutti come forse si possono trovare sulle coste mediterranee violentate dal turismo tedesco. 

 

Venditori abusivi e suonatori ambulanti conferivano alla manifestazione un’atmosfera lievemente balcanica, da fiera di Banja Luka (le zingare non mancavano; l’orso ammaestrato purtroppo non è più consentito dai regolamenti europei). Insomma, uno stress dal punto di vista ambientale e uno spettacolo di bassa qualità dal punto di vista culturale, del tutto inadatto ai valori della piazza.CIOCCOLATO FV3

 

Ci vuole una buona dose di ingenuità per pensare che, rovesciando ogni domenica decine di migliaia di visitatori sulle stesse cinque-sei piazze, la qualità non ne soffra e che i preziosi porfidi e le lastre in pietra di Luserna possano sopravvivere ai TIR e ai pioli dei tendoni  e dei baracconi, senza riportare danni. C’è poi un danno meno immediato, ma a lungo termine più devastante: la proletarizzazione del tempo libero negli angoli più eleganti della città. È interessante che gli eredi del Partito Comunista, dopo aver predicato per anni in difesa delle periferie abbandonate, una volta al governo della città concentrino tutte le manifestazioni in una ristretta area centrale, al limite delle possibilità di gestione logistica e di sopportazione umana, senza essere capaci di differenziare l’offerta culturale in base alla varietà del paesaggio urbano.

 

E così in piazza San Carlo, la più bella ed elegante di Torino, il sindaco ci mette la sagra paesana. È il progresso, bellezza: la proverbiale eleganza delle piazze torinesi deve essere sacrificata ai circenses imposti a una città che deve farsi piacere un modello unico di divertimento, dove c’è poco spazio per i valori di qualità e stile discreto che costituivano il marchio della borghesia torinese.

 

(Foto: il Torinese)

 

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