Eppure c’è ancora chi crede che la scuola possa essere un dominio a se stante, un’istituzione impermeabile e autoreferenziale, in cui le discipline di insegnamento procedano autonomamente, avulse dal contesto sociale in cui operano, indifferenti alle specificità dei diritti e dei bisogni di apprendimento
Dopo anni di aspettative e di lotte, siamo davvero sul punto di avere almeno un docente di diritto in ogni scuola superiore. Per noi un innegabile successo, un passo avanti della Scuola italiana verso la cittadinanza attiva di tutti i suoi componenti, un decisivo momento di apertura e di appartenenza al territorio.
Eppure c’è ancora chi crede che la scuola possa essere un dominio a se stante, un’istituzione impermeabile e autoreferenziale, in cui le discipline di insegnamento procedano autonomamente, avulse dal contesto sociale in cui operano, indifferenti alle specificità dei diritti e dei bisogni di apprendimento. Lo studio del diritto e dei diritti viene così negato a milioni di studenti-cittadini per il solo fatto che qualcuno, in sede politica, abbia reputato poco importante o inutile l’inserimento di una disciplina curricolare specifica.
La nuova Legge n. 107 del 2015 prevede l’acquisizione di una dotazione organica straordinaria di insegnanti destinati al potenziamento in ogni scuola per la programmazione di interventi volti a garantire un miglioramento dell’offerta formativa: l’art. 1 comma 7 della legge 107/15 riporta tra gli obiettivi formativi prioritari lo “sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture, il sostegno dell’assunzione di responsabilità nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri; il potenziamento delle conoscenze in materia giuridica ed economico finanziaria e di educazione all’autoimprenditorialità; lo sviluppo di comportamenti responsabili ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità, della sostenibilità ambientale, dei beni paesaggistici, del patrimonio e delle attività culturali“.
Ecco perché APIDGE ha da subito ritenuto importantissimo orientare questa attività di “potenziamento” dell’organico in modo da far riallineare i sistema di istruzione e di formazione italiano rispetto a quello delle altre Nazioni europee, dove lo studio delle discipline giuridiche così come quello dell’economa politica rappresenta una priorità nella formazione degli alunni. L’Italia è anche inadempiente nell’applicazione della Raccomandazione n.962 del 2006 sulle “competenze chiave dell’apprendimento permanente”. In quell’occasione si individuarono otto precipue aree di istruzione nell’iter formativo degli studi superiori, tra cui quelle sociali e civiche, che includono “le competenze personali, interpersonali e interculturali e tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo nella vita sociale e lavorativa. La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale. È essenziale comprendere sin da bambini i codici di comportamento e le maniere da adottare nei diversi ambienti in cui le persone agiscono. La competenza civica e in particolare la conoscenza di concetti e strutture sociopolitiche (democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili) dota le persone degli strumenti per impegnarsi a una partecipazione attiva e democratica”. E ancora, si riteneva essenziale “comprendere le dimensioni multiculturali e socioeconomiche delle società europee e il modo in cui l’identità culturale nazionale interagisce con l’identità europea».
Una scelta, quella di APIDGE, condivisa addirittura in Parlamento: con l’approvazione dell’ordine del giorno n. 9/02994-B/003 , allegato al d.d.l. 2994-B “Buona scuola”, la Camera ha impegnato il Governo a “garantire a tutti i docenti assunti pari dignità professionale e l’assegnazione a compiti che siano strettamente correlati con la funzione docente e con i propri titoli professionali e relative competenze“, inoltre, “stante l’importanza e l’urgenza di assicurare a tutte le istituzioni scolastiche di secondo grado nell’adempimento di quanto disposto nei commi 33-44 del ddl A.C. 2994-B si raccomanda che venga assicurata ad ogni scuola la presenza di un docente di Discipline giuridiche ed economiche (classe di concorso A019)“.
I nuovi docenti di Diritto e di Economia Politica inseriti nel recente piano straordinario di assunzioni nella scuola pubblica rappresentano dunque molto più di un semplice inquadramento di pubblici dipendenti nel loro ambito lavorativo: APIDGE tuttavia ricorda come siamo invece ancora lontani dall’obiettivo minimo prefissato, ovvero lo studio e l’insegnamento del diritto e dell’economia come discipline curricolari sia nelle scuole medie che nei bienni delle superiori.
Ezio Sina
Presidente Nazionale APIDGE
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