Settembre 2015- Pagina 35

Noa inaugura l'Anfiteatro dell'Anima

noa-2

Nasce a Grinzano di Cervere un anfiteatro, su modello di quelli greci, circondato da colline e con la visione del Monviso

 

Nasce sulle verdi colline di Cervere e sarà inaugurato il prossimo 3 settembre, alla presenza dell’artista israeliana Noa e del violinista Uto Ughi, l’ anfiteatro greco “Anima”, ideato e realizzato da Ivan Chiarlo.  Il teatro sorge circondato dai verdi pendii di Grinzano, frazione di Cervere, dalle Alpi dominate dal Monviso e dalle colline delle Lange.  L’opera si staglia davanti allo spettatore, sorgendo come un’araba fenice, dominata da un grande volto, lacerato a metà,  che risulta un connubio perfetto tra uomo e natura,  arte e teatro,  spirito e anima. E proprio “Anima”  è stato il nome scelto per questa maschera, simbolo delldell’anfiteatro, alta sette metri, e realizzata nei laboratori di Lucca, su progetto dell’artista saluzzese Germana Eucalipto. Ai piedi della statua sorge il palco,  di 13 metri per 12, circondato da quinte che hanno l’aspetto di moderni menhir,  grandi blocchi in pietra capaci di restituire un’immagine arcaica, in grado di sfidare i secoli. A dividere la scena dalla platea è uno specchio d’acqua,  mentre una gradinata scende verso il palco, disegnando un semicerchio sul pendio verde.

 

L’Anfiteatro dell’Anima è stato fortemente voluto da Ivan Chiarlo, che ha ideato insieme alla sorella Natascia un programma annuale di incontri dal titolo “La Santità sconosciuta. Piemonte terra di Santi”, che, giunto quest’anno alla sua decima edizione,  si conferma come una rassegna fissa nel panorama culturale cuneese,  capace di offrire appuntamenti con personalità di spicco del mondo culturale,  musicale,  religioso e spirituale. Secondo la visione del suo ideatore, il musicista e direttore artistico Ivan Chiarlo,  il nuovo anfiteatro vuole essere un grande spazio aperto che riprende il modello dei teatri costruiti nella Grecia classica. Un progetto suggerito proprio dalla decennale esperienza della rassegna “Santità sconosciuta”, e che non poteva avere madrina più adatta della nota cantante Noa, la cui musicalità fonde in maniera perfetta natura e cultura, proprio come l’Anfiteatro dell’Anima.  A tagliare il nastro inaugurale del teatro sarà,  giovedì 3 settembre alle 19.30, il celebre violinista Uto Ughi.

 

Mara Martellotta

Festa de l'Unità: Leo ambasciatore di pace tra Usa e Cuba

LEO PD

Leo33L’esponente Ncd, noto per il suo ecumenismo,  è stato l’unico politico invitato alla manifestazione non eletto nelle liste del Pd o iscritto a questo partito. Ciò nonostante è’ proprio a lui che il pubblico ha dedicato la grande maggioranza degli applausi

 

Nel contesto di tanti importanti dibattiti proposti quest’anno alla Festa dell’Unita’ sul futuro del Partito Democratico e delle amministrazioni delle comunità locali , si è’ svolto un incontro  un po’ speciale sia per il tema trattato, dal titolo ” USA – Cuba Le tappe del riavvicinamento” , sia per gli invitati intervenuti come relatori , il professor Gilberto Forneris dell’Universita’ degli Studi di Torino e cofondatore Comitato UniCuba, Piercarlo Porporato dell’Associazione amicizia Italia Cuba e Giampiero Leo, Vicepresidente Comitato diritti umani Regione Piemonte.  E Giampiero Leo in particolare è’ stato l’unico politico invitato alla Festa dell’Unita’ non eletto nelle liste del Pd o iscritto a questo partito. Ciò nonostante è’ proprio a lui che il pubblico ha dedicato la grande maggioranza degli applausi . E proprio l’apprezzatissimo intervento di Giampiero Leo può far comprendere meglio l’importanza della serata che ha visto una grandissima partecipazione .

 

” Il tema trattato è’ di grandissima attualità : il Pd ha il grande merito di aver proposto un dibattito di questo tipo, molto importante di fronte ad una crisi mondiale così violenta e a riprova di come questo dibattito di Cuba , dei focolai di guerra e della necessità di arrivare a situazioni di pace democrazia e libertà abbiamo la presenza durante questo intervento ,dei rappresentanti della resistenza democratica iraniana che chiede anche per l’Iran libertà e democrazia e rigetto di una politica di sostegno ai fondamentalisti e terroristi. Anche il comitato emergenza cultura è’ presente per stimolare la politica a supportare la cultura stessa perché la cultura libera è’ sempre un attore di libertà, di dialogo e tolleranza. Pur non essendo io del Pd , ma papista per definizione, cattolico moderato, mi appassiona poter parlare di Cuba .

 

Il regime comunista di Cuba ha sempre consentito una certa libertà  della Chiesa ,però ha al proprio interno represso le libertà civili e politiche e sovente è’ stato un agente della politica imperialista sovietica . Proprio per svincolare Cuba dalla dipendenza dell’Unione Sovietica, ho sostenuto in Consiglio regionale e in Parlamento mozioni a favore dell’abolizione dell’embargo verso il governo cubano pur non essendo io certamente un filo Castristra. Noi dobbiamo fare l’impossibile per incoraggiare e sostenere il dialogo in nome della nostra tradizione democratica e anche  il fatto che la Chiesa abbia puntato tanto sulla pacificazione fra Cuba e USA è un esempio emblematico. Una Cuba democratica può diventare un attore di pace in un mondo così pieno di guerre , può essere ad esempio , un elemento di mediazione col governo brasiliano e col regime illiberale venezuelano . 

 

Sono grato alla Chiesa cattolica per aver innescato questo dialogo. Il mondo attuale è’ confuso dal caos, dai mass media e la crisi economica porta con se paure e disumanità . Bisogna fare uno sforzo razionale e umanitario per venirsi incontro. Un’informazione civile dovrebbe mettere in luce questi incontri di dialogo come questo di promosso dal Partito Democratico e altri simili che , il Comitato per i Diritti Umani , che ha come vertice il Presidente del Consiglio regionale Mauro Laus , intende promuovere con grande determinazione . Bisognerebbe quindi ancora una volta , come già nel caso delle due guerre del Golfo e del conflitto siriano , dare molto più credito alle analisi e ai suggerimenti della Chiesa e della Santa Sede.  La Chiesa universale cattolica, infatti, esperta di umanità e conoscitrice profonda – a differenza di molti governi occidentali – della storia della cultura delle tradizioni di tanti paesi lontani ha sempre fornito proposte che, se fossero state ascoltate, avrebbero evitato almeno una buona parte delle tragedie attuali. Ascoltare e seguire il pensiero di Papa Francesco rappresenta quindi  non soltanto un fatto di fede – come può essere per chi è’ credente – ma anche un fattore di intelligenza nella costruzione possibile di un mondo nuovo più giusto, più pacifico, più umano. “

 

Clelia Ventimiglia

Cala la cassa integrazione in Piemonte ma non sotto la Mole

Torino è sempre la provincia più cassaintegrata d’Italia

 

lavoro2Nei primi sette mesi dell’anno le ore di cassa integrazione in Piemonte – spiega il Rapporto della Uil – sono scese del 14,7% rispetto allo stesso periodo del precedente anno. La cassa ordinaria è calata del 6,7%, la straordinaria del 17,7%, quella in deroga del 29,8%. La nostra regione è ancora seconda in Italia per numero complessivo di ore richieste, e Torino è sempre la provincia più cassaintegrata d’Italia. Soltanto Asti fra le province piemontesi registra un aumento (+17,5%).

 

(Foto: il Torinese)

Shopville a palazzo Nervi? Le opinioni dei lettori su Fb

PALAZZO LAVORO PROGETTO

Dibattito vivace sulla pagina Facebook del “Torinese”. Ecco alcuni post dei nostri fan

 

L’articolo pubblicato sabato sul Torinese, a proposito della possibile destinazione a centro commerciale “elegante” di Palazzo del Lavoro, dopo l’incendio che lo ha colpito, ha suscitato un vivece dibattito sulla pagina Fb del nostro giornale. Decine di migliaia le visualizzazioni del post e centinaia i commenti (a dire il vero quasi tutti contrari alla proposta). Ve ne riproponiamo alcuni.

 

Manuela Nicolò Direi che visto lo stato di Palazzo Nuovo, visto che già Economia e Commercio ci teneva le lezioni, perchè non pensare di dare una sede dignitosa all’Università di Torino? Magari con la conclusione dei lavori della metro………avrebbero dato nuovo impulso anche al mercato immobiliare della zona sud di Torino!

 

Giuliano Demarie negozi di livello superiore, shopville dell’eleganza. mi fa sorridere (eufemismo) questa idea. non sono ancora terminati i lavori di rifacimento della stazione di porta nuova, avrebbe dovuto essere un salotto nel salotto di torino, negozi, shopping, aree di incontro, bar e ristoranti . e poi? frequento per lavoro la stazione ogni giorno e ho visto negozi aprire e chiudere nel giro di niente. tuttora sono molti gli spazi di vendita vuoti e sfitti. ora mi viene spontaneo un pensiero; se un progetto analogo non ha funzionato in un contesto come la stazione dove volere o volare il passaggio di gente è intenso e comunque per dimensioni minore al palazzo del lavoro, come farà a funzionare in un posto decisamente fuori mano e con metrature quadruple se non oltre a quelle della stazione? prima di fare opere faraoniche che non so fino a che punto possano essere utili, perchè non ci mettete in condizioni di avere dei soldi da spendere? cercare di far girare le cose affinchè ci torni la voglia di comperare? quando saremo a quel punto penseremo dove andare a comperare non pirma!

 

Andrea Campo Ma basta centri commerciali ! Basta per l’amor di dio, state ammazzando i piccoli commercianti con la costruzione selvaggia dei centri commerciali ! Fateci un posto dove fare concerti, eventi teatrali o roba simili, cosi oltre a lingotto e pala olimpico abbiamo un’altra struttura per ospitare eventi che possano attirare persone !

 

Elisa Vitale Basta centri commerciali e riqualifichiamo i portici di via Nizza, sono uno scempio per i turisti che arrivano con treno e metropolita .

 

Gaia Pascale Centro commerciale elegante?medio alto?fuori dal centro?in quella zona??mha a me pare na cag….io ci andavo all’università e non mi è sembrata proprio una zona in di Torino…ho lavorato al lingotto esattamente lì dietro e la clientela non era di ceto medio alto!!vedremo che ne verrà fuori….

 

Rita Vergnano Cima Roba marziana! bel progettino per essere stato fatto in pochi giorni a nostra consolazione. una bella shopville per multinazionali…. D’altra parte non essendoci più gran lavoro in Piemonte, grazie all’oculata gestione di Olivetti, Seat eccetera da parte dei manager di partito ( De Benedetti, Colaninno e compagnia che si sono impoveriti con questi ingrati incarichi) a che serve un Palazzo del Lavoro? E poi abbiamo i bellissimi frigoriferi, pardon! Grattacieli, risorsa continua di risparmi per la Regione: si dice che grazie a questi risparmi e alla rinuncia degli assessori a parte dei rimborsi abbasseranno le tasse regionali sui redditi più modesti!

 

Sonia Calabró Io sinceramente apprezzo sempre sia vero questo progetto….e’ pochi mesi che abbiamo preso casa in zona e devo dire che e’ abbastanza deserta di negozi comodi senza l’ uso dell’ auto e poi lo trovo un punto strategico per la fine ancora un po’ lontana della metro a piazza Bengasi…ci sara’ più movimento e più gente…
Bertolo Irene quanti anni ci mettono per avere un’idea??? che cervelloni paghiamo!!! se chiedevano a qualunque persona che passava per la strada l’avrebbero trovata molto prima l’idea, prma che tutto andasse a ramengo!!!
Silvia Di Ciero Speriamo che sia la volta buona….

E' ancora festa de l'Unità, in Piazza d'Armi torna la storica kermesse che fu del PCI

unita benigniLA STORIA La guerra non aveva neppure svoltato l’angolo ed era forte il bisogno di stare insieme e far festa, pur mantenendo una forte impronta politica. L’idea era partita direttamente da Giancarlo Pajetta e dagli esuli che, l’anno prima,  avevano partecipato nella Parigi liberata alla festa de “L’Humanitè”, l’organo del Partito Comunista Francese. Milano era semidistrutta dalle bombe e si decise di trasferire l’iniziativa in una zona periferica

 

La festa annuale del Pd si tiene a Torino dal 27 agosto al 13 settembre in Piazza d’Armi e  torna a chiamarsi Festa dell’Unità. Il segretario provinciale Fabrizio Morri ha detto: “ci saranno meno dibattiti e più festa”. In programma film su Cuba, un torneo di calciobalilla e ci saranno anche un’enoteca di buon livello e un’ area bimbi. Tra gli ospiti:  Delrio, Orfini, Guerini, Serracchiani. Ripercorriamo i 70 anni di vita della storica kermesse popolare nell’articolo che segue, scritto per il “Torinese” da Marco Travaglini. 

 

 

“E fu subito Festa”, 70 anni di feste de l’Unità

 

di Marco Travaglini 

 

unita tavolataCadeva di domenica il 2 settembre 1945 quando, nelle brughiere ad ovest dell’abitato brianzolo di Mariano Comense, venne organizzata la prima festa de L’Unità. La guerra non aveva neppure svoltato l’angolo ed era forte il bisogno di stare insieme e far festa, pur mantenendo una forte impronta politica. L’idea era partita direttamente da Giancarlo Pajetta e dagli esuli che ,l’anno prima,  avevano partecipato nella Parigi liberata alla festa de “L’Humanitè”, l’organo del Partito Comunista Francese. Milano era semidistrutta dalle bombe e si decise di trasferireunita comense l’iniziativa in una zona periferica. Così la scelta cadde su Mariano Comense dove, dal 1944,  si erano insediate alcune industrie sfollate dal capoluogo lombardo e fra queste la Breda, dove tra gli operai si contavano molti militanti del Pci.  Lì, nei boschi tra la zona delle fornaci e Lentate sul Seveso, al “Casin del Porta”, si svolse la “Grande scampagnata de l’Unità”. Per «testimoniare la ripresa di una nuova e gioconda vita di popolo», come si poteva  leggere sul programma, si diedero appuntamento migliaia di lavoratori accompagnati dai famigliari.

 

 unita torino 2A Mariano giunsero con ogni mezzo di trasporto: dalla bicicletta ai treni delle Ferrovie Nord., dalle motociclette ai camion. “Un autocarro portava unita manifestosette botti di vino, da distribuire alla spina, con i bicchieri di vetro. E c’era anche qualcuno che provò a bere dalla bottiglia, a garganella”, ricordano i più anziani, quelli che “c’erano” quel giorno. “ E i salamini , le costine di maiale, una vagonata di michette e grandi pentoloni di pastasciutta al sugo di pomodoro. Che fame avevamo, e che voglia di far festa”.  I muri del paese erano tappezzati da manifesti che salutavano i partecipanti alla festa, firmati dal sindaco, il dottor Giovanni Del Curto, un galantuomo democristiano che venne eletto deputato alla Costituente. Oltre a mangiare, bere e ballare, il programma prevedeva un raduno ciclistico, corse podistiche, uno spettacolo teatrale per i bambini, incontri di pugilato, tiro a segno, alberi della cuccagna, corse nei sacchi, lotterie e una tombolata, con modesti premi, considerato che la guerra era terminata da poco. Poi c’era anche la parte politica, con gli interventi di Amendola, Sereni, “Cino” Moscatelli, Giancarlo Pajetta e Luigi Longo. Dalla tribuna prese la parola, salutando la folla,  anche un cappellano delle formazioni partigiane

 

Prendeva corpo la storia delle feste de L’Unità, un vero e proprio fenomeno di costume nell’Italia del dopoguerra, concepite come  momenti diunita ingresso padiglioni incontro sia festosi che culturali,dove si consolidava la coscienza popolare. Nulla era lasciato all’improvvisazione e l’appuntamento con la festa veniva preparato nei minimi particolari, con organizzazione, disciplina e la consapevolezza dell’importanza dell’avvenimento. Feste politiche, vetrina di una identità che andava affermata e resa “visibile”, quella del PCI, di quel “partito nuovo”, voluto da Togliatti nel 1944, con l’obiettivo di trasformare l’ossatura clandestina e resistenziale dell’organizzazione comunista in  un partito di governo, progressista e democratico. Ma, al tempo stesso, erano anche feste popolari, dove divertirsi e raccogliere i fondi necessari all’autofinanziamento. Per interi decenni, da quel giorno di Mariano Comense ad oggi, le Feste de L’Unità ( tornate alla loro denominazione legata dal giornale fondato da Antonio Gramsci, dopo la parentesi delle “feste democratiche”) hanno rappresentato uno straordinario appuntamento di popolo. Tra il fumo delle griglie e i mitici “tortellini”, i dibattiti e le danze al ritmo di polke e mazurke, sono passate da quelle feste intere generazioni.

 

unita berlinguerL’impegno dei militanti non si esauriva nella “gestione” durante lo svolgimento delle feste ma c’era anche un prima e un dopo, allestendole e poi smontandole (quando le strutture, come nella maggioranza dei casi, erano temporanee). Dietro alle quinte di ogni festa c’è sempre stato il sudore, la gioia, la fatica di  tanti volontari che, gratuitamente, hanno montato gli stand, avvolgendo i cavi degli impianti elettrici, acquistando i viveri, disponendo sedie o lavando enormi pile di piatti e tanti, tantissimi bicchieri e posate.  Le Feste de l’Unità sono state rappresentate anche in numerosi film, tra i quali, Prima della rivoluzione di Bernardounita locandina Bertolucci (1964), Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca(1970) di Ettore Scola,  Zitti e mosca (1991) di Alessandro Benvenuti. Vicende che racconta bene anche  Anna Tonelli nel suo libro “Falce e tortello. Storia politica e sociale delle Feste dell’Unità”, edito nel 2012 da Laterza. In quelle pagine, senza agiografie, prende corpo la storia di un pezzo d’Italia, di un grande fenomeno politico che si faceva tradizione popolare, fino a diventare patrimonio della democrazia e quindi, al di là delle idee, di tutti. Dalla “scampagnata” del ’45 , come momento di libertà e liberazione,  fino alle feste degli anni ’90 senza il Pci  ( diventato PDS e poi DS) a quelle d’oggi: ne è passata di acqua sotto i ponti e le feste, come l’Italia, sono cambiate molto. I ricordi di un anziano militante della provincia più a nord del Piemonte, quella di Verbania, rendono bene il clima e le differenze. unita novelli jotti

 

C’era voglia di vivere, e la Festa de L’Unità era uno specchio delle passioni. Anche il dissenso era sanguigno. Ricordo quando qualcuno del provinciale andava a fare il discorso alla Festa de L’Unità di S.Anna, a Pallanza. Se ai compagni andava a genio, tutto bene ma se non era gradito, apriti cielo: appena pronunciava una parola la festa s’animava in tutto e per tutto. L’orchestra provava i pezzi, dalla cucina cantavano, al bancone del bar pure, e le “comande” venivano fatte gridando come se tutti fossero diventati sordi. E così, all’oratore non gradito, non restava altro da fare che rimettersi i fogli in tasca e lasciar perdere. Ora, invece, chi non è d’accordo non lo dice nemmeno. Se ne vanno in silenzio, voltandoti le spalle. Escono dalla porta e non li vedi più. Anche le feste  non sono più come un tempo anche se, e meno male, continuano ad esserci”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Disastro colposo, 50 indagati nell'inchiesta sulla presenza di amianto negli elicotteri militari

elicotteri amianto esercito

L’amianto è risultato presente anche in mezzi revisionati successivamente al 2012, dopo l’inizio dell’inchiesta. Il Conapo, sindacato dei vigili del fuoco: “chiediamo siano rese pubbliche le risultanze dell’indagine relative agli elicotteri incriminati, al fine di poter identificare con chiarezza dove e quando sono stati usati i pezzi di ricambio all’amianto e cosi risalire al personale che vi è stato esposto”

 

Sono una cinquantina gli indagati per disastro colposo, per iniziativa del pm Raffaele Guariniello della procura di Torino. La vicenda riguarda la presenza dell’amianto negli elicotteri delle forze armate. Tra gli inquisiti i vertici e i responsabili tecnici delle società Agusta Westland e Piaggio in carica nel periodo  tra i primi anni ’90 e il 2014, inoltre  funzionari della direzione delle forze armate che era incaricata degli acquisiti dei mezzi. L’amianto è risultato presente anche in mezzi revisionati successivamente al 2012, dopo l’inizio dell’inchiesta.

 

Sulla vicenda interviene il Conapo, sindacato autonomo dei vigili del fuoco: «Chiediamo chiarezza e giustizia anche per quanto riguarda gli elicotteri dei vigili del fuoco a tutela del nostro personale che, ignaro, è stato esposto all’amianto su elicotteri della stessa marca e modello di quelli delle forze armate». Lo dice Antonio Brizzi, segretario generale del Conapo, che negli anni scorsi dopo l’avvio da parte della procura di Torino dell’inchiesta sugli elicotteri delle forze armate aveva chiesto «che le indagini fossero indirizzate anche agli elicotteri dei vigili del fuoco»  riferendosi agli sviluppi odierni dell’inchiesta della procura di Torino sulla presenza di amianto nei velivoli delle forze armate.

 

«Dopo le nostre denunce  degli anni scorsi e la nostra richiesta di misure di protezione verso il personale impiegato sugli elicotteri dei vigili del fuoco -fa notare- abbiamo riscontrato una timida presa di posizione da parte del ministero dell’Interno, che ha disposto visite mediche ‘al risparmio’ e riguardanti solo il personale elicotterista, ma non per il personale elisoccorritore dei vigili del fuoco nonostante anche per costoro vi sia rischio di essere stato esposto». «Ora che -sottolinea Brizzi- la Procura di Torino sta facendo luce, chiediamo siano rese pubbliche le risultanze dell’indagine relative agli elicotteri incriminati, al fine di poter identificare con chiarezza dove e quando sono stati usati i pezzi di ricambio all’amianto e cosi risalire al personale che vi è stato esposto a cui vanno indirizzate attenzioni sanitarie mirate».

 

1 33 34 35