La comunità albanese a Torino e in Piemonte è molto forte e integrata pienamente da anni. Inizia da oggi – attraverso il nuovo link del Torinese, IL TIRANESE – la pubblicazione di notizie, opinioni e servizi giornalistici incentrati sui rapporti tra il Piemonte e il Paese delle Aquile, nello spirito di amicizia e interscambio culturale e sociale.
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Grazie ai progetti energetici in ballo e ai buoni rapporti con l’Occidente, Tirana tenta di rafforzare la sua posizione nella regione balcanica
L’Albania si gioca la carta dell’energia per assumere una posizione di maggior rilievo nei Balcani. I progetti dei diversi gasdotti che la vedono coinvolta direttamente cominciano ad essere visti come la luce in fondo al tunnel per uno dei Paesi più in difficoltà d’Europa, dove povertà e disoccupazione rappresentano ancora piaghe sociali di un certo spessore.
In questo progetto,Tirana può poi contare sul sostegno degli alleati occidentali come la NATO di cui fa parte dal 2009 e dell’Ue, con la quale i rapporti si stanno intensificando sempre di più. Di recente è iniziata la costruzione della “Trans-AdriaticPipeline” (TAP), gasdotto che passerà proprio per l’Albania e dietro al quale ci sono gli interessi militari, economici e politici degli Stati Uniti e diiverse analisi rivelano che solo nella fase della sua costruzione, la TAP porterà nelle casse albanesi 400 milioni di euro nei prossimi tre anni.All’inizio tale progetto non era dato per vincente, ma ha poi sbaragliato la concorrenza del “Nabucco” che avrebbe, invece favorito Belgrado. Il gas azero arriverà così in Europa avendo come terminali di smistamento proprio l’Albania, oltre a Grecia e Turchia. Da qui poi la preziosa risorsa sarà distribuita agli altri Paesi dei Balcani come Kosovo, Montenegro, BosniaErzegovina e Macedonia. In questo elenco, che è stato più volte citato dai rappresentanti istituzionali albanesi, manca, guardacaso, la Serbia, con la quale i rapporti non sono certo dei migliori e di consequenza sul caso sono sorti i soliti sospetti.
Intanto però l’Albania corre, con spirito machiavellico, decisa verso il raggiungimento di questo obiettivo, ed il desiderio di emergere e primeggiare nella Regione giustifica ogni mezzo per ottenere i propri scopi. Se l’obiettivo degli Stati Uniti è quello di ridurre la dipendenza dell’Europa dal gas russo e di conseguenza l’influenza di Mosca nel “Vecchio Continente”, Tirana sembra essere, per Washington un partner ideale.L’Albania si è dimostrata, almeno di recente, fedele alla NATO e agli Stati Uniti ed è, inoltre, il Paese che storicamente, ha meno da condividere con la Russia.I Balcani stanno attraversando uno dei tanti periodi di difficoltà, ma in questo contesto l’Albania inizia sperare in un vero e proprio miracolo economico, facendo registrare una crescita annuale del 3%. Lo status di candidato all’adesione all’Ue porterà nel breve ad altri vantaggi, come la realizzazione di strade, ferrovie, aeroporti ed altre infrastrutture. Non è però tutto oro quello che luce, poiché numerosi analisti esperti notare come l’economia albanese si basi ancora su attività mafiose.
Tralasciando questo aspetto il Paese può però cominciare a contare anche sulla produzione petrolifera. La piattaforma continentale Patos-Marinza garantisce sostanziali quantità di petrolio e presto, grazie alla realizzazione di nuove missioni esplorative, i livelli potrebbero aumentare ulteriormente e attirare l’interesse degli investitori stranieri.In questo scenario assumono sempre più rilevanza gli atteggiamenti dell’Unione europea e degli Stati Uniti che continuano a tacere sulla questione della cosiddetta “Grande Albania”: cè chi teme che la cosiddetta questione albanese possa diventare una minaccia per la pace e la stabilità nei Balcani,e questo è ancora un argomento che solo pochi politici internazionali vogliono affrontare e inoltre va considerano anche il fatto che in conseguenza dell’espansione albanese, economica più che territoriale, sotto l’egida degli Stati Uniti, si potrebbe porre la Serbia in una condizione di isolamento energetico.
La stampa albanese hadedicato molta attenzione alla prima visita del premier serbo Aleksandar Vucic a Tirana. La strategia del primo ministro albanese Edi Rama, al quale non vanno però attribuiti tutti i meriti, sta forse portando i suoi frutti? Uno scenario probabile vede una Serbia che nel prossimo futuro potrebbe dipendere dall’Albania per l’approvviggionamento del gas. In questa ipotesi, nel settore energetico Belgrado sarebbe costretta dall’evolversi di diverse vicende a scegliere Tirana come nuovo crocevia per l’energia, e di conseguenza ad assecondare gli interessi degli Stati Uniti nei Balcani. L’alternativa è quella di ritrovarsi un’isola filorussa circondata dai Paesi NATO.La posizione della Serbia sullo scacchiere geo-strategico della Penisola è diventata particolarmente scomoda dopo il fallimento “pilotato” del gasdotto russo “South Stream”, però al momenti l’unica certezza sul futuro è quella del cambiamento, e dunque è non resta che attendere afli eventi ed assistere all’evoluzione dei rapporti tra i principali attori della Penisola con i diversi partner esterni, siano essi Bruxelles, Washington o Mosca.
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