Passaggi. Intesi come collegamento fra due luoghi separati da un confine, un muro o una barriera – fisica, mentale o virtuale – ma che possono anche designare delle svolte
Al via l’edizione 2015 di Biennale Democrazia, la grande kermesse fatta di cinque giorni dedicati alle grandi trasformazioni del nostro tempo e della storia recente, ai passaggi – tema di questa edizione – che caratterizzano un mondo in permanente mutazione, sempre più veloce. E per non restare disorientati, per non arrendersi alla difficoltà di comprendere, Biennale offre l’opportunità di fermarsi a riflettere: conferenze, dibattiti, ma anche spettacoli, letture e performance nelle piazze di Torino. ad incominciare dal muro di cartone allestito in piazza San Carlo, su cui scrivere parole e pensieri in libertà sul tema democrazia. Il filo conduttore della quarta edizione di Biennale Democrazia, si diceva, è Passaggi. Intesi come collegamento fra due luoghi separati da un confine, un muro o una barriera – fisica, mentale o virtuale – ma che possono anche designare delle svolte, delle soglie al di là delle quali il mondo e la percezione che ne abbiamo muta, come accade per le fasi della vita degli individui o per le epoche storiche. Anche quest’anno, Biennale Democrazia offre agli studenti del triennio delle scuole superiori la possibilità di partecipare agli incontri della manifestazione.
IERI LA GIORNATA INAUGURALE
Un ricco programma inaugurato da una giornata scandita in cinque momenti. Si è iniziato alle 10.30 nell’Aula magna del Campus Luigi Einaudi con l’artista Ursula Biemann, che presenta i suoi progetti video dedicati ai territori del mondo soggetti a più profonda trasformazione: dal Sahara al delta del Gange. Stesso luogo, nella Main Hall, alle 12 è la volta di altri due artisti: Eva Leitolf e Victor López González inaugurano la mostra di loro opere Passaggi di confine, Mobilità globale. In piazza San Carlo, alle 16, si chiude il trittico “artistico” con l’inaugurazione dell’installazione Attraverso, opera a cura di Ugo Li Puma: un muro anticonvenzionale, che ci ricorda l’esistenza di barriere, il loro significato e la necessità – non sempre, non tutte – di superarle.
Alle 18 di ieri al Teatro Regio la consueta lezione inaugurale. Quest’anno è stata di Claudio Magris, germanista, scrittore italiano tra i più conosciuti e apprezzati all’estero (ha ottenuto i prestigiosi Premio Príncipe de Asturias per la Letteratura e Premio Internazionale per la Pace degli editori tedeschi), intellettuale impegnato da sempre nella riflessione sull’identità plurale dell’Europa, a partire da uno specifico punto di osservazione di “frontiera”. Le sue opere Danubio e Microcosmi sono universalmente riconosciuti come capolavori della letteratura europea. Titolo della prolusione, introdotta dal direttore de La Stampa Mario Calabresi: L’Europa della cultura. Claudio Magris teme che ‘l’Europa possa fallire’. “E’ un incubo per me pensare a ‘questo enorme potenziale’ mai sufficientemente sviluppato.Vorrei un’Europa Stato, forte, vera, con vertici scelti col voto – ha aggiunto – non retorica, non trasparente”. Per Magris l’Europa non deve servire solo per contrastare le guerre ma per aprirsi al mondo
Ha concluso la giornata inaugurale Thyssen Opera Sonora, di e con Ezio Mauro, presentata in prima assoluta per il pubblico di Biennale. Uno spettacolo frutto dell’elaborazione delle corrispondenze che il direttore di Repubblica fece in occasione della strage di operai torinesi del 6 dicembre 2007, realizzato con la regia di Pietro Babina, le esecuzioni live di Alberto Fiori e le voci di Umberto Orsini e Alba Rohrwacher. Un momento di teatro civile, per non dimenticare, per fissare nelle coscienze una vicenda umana che ha segnato la storia di Torino e dell’intero Paese.
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(Foto: il Torinese)
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