Il vice sindaco di Torino Guido Montanari, guru della decrescita felice, parteciperà alla manifestazione no-tav dell’8 dicembre indossando la fascia tricolore. Una scelta sbagliata che rivela poco senso delle istituzioni perché il vicesindaco , facente le funzioni del sindaco , quando indossa la fascia tricolore, rappresenta tutta la Città, non solo la maggioranza. Montanari è in buona compagnia perché molti sindaci valsusini indossano la fascia per manifestare contro l’alta velocità ferroviaria, ormai da anni. A mio modo di vedere un abuso che andrebbe sanzionato. Forse questi sindaci dovrebbero rileggere le norme che regolano l’uso della fascia che riguarda esclusivamente le occasioni ufficiali, istituzionali. In una parola , le iniziative promosse dal Comune o altre manifestazioni di carattere istituzionale a cui partecipano in rappresentanza della loro città. Una circolare del Ministero degli interni ai prefetti richiama il dovere di indossarla “con consapevolezza e decoro” il che toccherebbe anche l’abito indossato da chi porta la fascia. Certi abbigliamenti casual non appaiono infatti consoni. Chi ricopre una carica pubblica , dice l’articolo 54 della Costituzione , deve ispirarsi a “disciplina e onore”. È in quel contesto che va considerato anche l’uso della fascia che ,dopo la infausta riforma del titolo V della Costituzione, consente di aggiungere al simbolo della Repubblica, quello del Comune. Ma i sindaci non devono mai dimenticare la loro funzione di capi dell’amministrazione e di ufficiali di governo. Quest’ultima funzione e’ caduta nel dimenticatoio.
Quella sciarpa rappresenta l’unità giuridica dello Stato. Aver sottratto i sindaci al giuramento prestato davanti al prefetto, che ha rappresentato un’affermazione delle autonomie locali, ha forse fatto perdere di vista che il Sindaco deve saper esercitare una funzione pubblica senza appiattirsi nel settarismo di parte e nel localismo tanto amato dai leghisti. Altrimenti quella fascia tricolore possiamo utilizzarla anche per avvolgere gli asparagi di Santena, durante la fiera, spesso cinti da un nastro tricolore. In cinque anni di mandato solo due volte ho indossato la fascia: il matrimonio di un amico che sposò la donna sbagliata e ricordò quel giorno con fastidio fino a che non riuscì a divorziare. Un’altra volta, quando andai ad una manifestazione del IV novembre che allora non veniva di norma celebrato perché considerato festa della Vittoria e quindi da rifiutare in quanto militarista e nazionalista. Ma allora, anche negli anni terribili del nascente terrorismo e della contestazione violenta, i sindaci, anche quelli comunisti, avevano il senso delle istituzioni barcollanti che oggi mi pare ci sia molto meno.