STORIA- Pagina 69

Il centro Pannunzio ricorda Umberto II a quarant’anni dalla scomparsa

L’ULTIMO RE D’ITALIA. APPUNTAMENTO A PALAZZO CISTERNA

GIOVEDÌ 16 MARZO ALLE ORE 17,30 nella sede della Città Metropolitana di Torino a Palazzo Cisterna (via Maria Vittoria, 12), in collaborazione con l’Associazione internazionale Regina Elena, verrà ricordato il quarantennale della scomparsa dell’ultimo Re d’Italia Umberto II, nato a Racconigi nel 1904. L’incontro verrà aperto dal suono dell’Inno sardo. Verrà letto dall’attrice Ornella POZZI un racconto di Giovannino Guareschi dedicato all’esilio di Umberto II e verrà proiettato uno straordinario servizio televisivo di Enzo Tortora inviato speciale ai funerali del Re ad Altacomba.  Prenotazione obbligatoria con whatsApp o sms al 3488134847.

Davanti alla Corona ferrea tra fede e leggenda

“Dio me l’ha data, guai a chi la tocca!”. Troppo bella, troppo preziosa. Non sbagliava di certo Napoleone quando pronunciò quella famosa frase mentre, da solo, si metteva in testa la Corona ferrea auto-incoronandosi re d’Italia nel Duomo di Milano.

La Corona ferrea, risalente al IV-V secolo, è il pezzo più pregiato conservato nel Duomo di Monza, al centro della cappella di Teodolinda, in una teca nell’altare. Vederla da vicino, a così tanti secoli di distanza, è un’autentica emozione, un grande spettacolo. Siamo dinanzi ad un oggetto incredibile, a tu per tu con la Storia. Una delle tante meraviglie della nostra penisola che possiamo ammirare solo per pochi minuti. Millecinquecento anni di storia ti passano di fronte in un istante, quel diadema immortale brilla di luce e colori, irradia un’energia straordinaria e ti ricorda che in quel momento sei davanti alla storia d’Italia e dell’Europa cristiana. Un oggetto antico utilizzato per l’incoronazione dei re d’Italia, per dare un riconoscimento quasi divino al loro regno, dai re longobardi a Carlo Magno, dal Barbarossa a Carlo V fino a Napoleone. La Corona ferrea è un vero gioiello formato da sei piastre in oro e argento decorate di gemme, zaffiri, smalti, rosette e petali dorati uniti tra loro da cerniere e legate da un anello di ferro. Secondo la tradizione cristiana il ferro fu ricavato da un chiodo con cui fu crocifisso Gesù e per la Chiesa cattolica si tratta di una reliquia che Sant’Elena avrebbe trovato nel 326 d.C. durante un viaggio in Palestina e inserito nella corona del figlio, l’imperatore Costantino. Ancora oggi, una domenica di settembre, la Corona ferrea viene portata in processione per il centro storico di Monza. Il suo valore è simbolico, la sua fama sta nell’incoronazione di grandi personaggi della storia. Tutto ciò è custodito nel Duomo di Monza ma non è questo l’unico tesoro pieno di fascino in cattedrale. La Corona di ferro risplende al centro di uno stupefacente tempietto, a sinistra dell’abside centrale del Duomo: è la celebre cappella di Teodolinda e, quando si accendono le luci, la cappella lascia di stucco chi la guarda. Sulle pareti, affrescate alla metà del ‘400 dai pittori milanesi Zavattari, c’è tutta la storia di Teodolinda in 45 scene di vita, le storie descritte risalgono al VI secolo, all’epoca di Teodolinda, ma i costumi indossati da uomini e donne sono del Quattrocento. Teodolinda era una regina longobarda, bavarese, cattolica, saggia e colta, che decise di fare di Monza la sede estiva del regno longobardo. Si sposò due volte, con Autari che morì un anno dopo le nozze, e poi con Agilulfo, duca di Torino, che convertì al cattolicesimo insieme al popolo longobardo. Esercitò molta influenza sulle scelte politiche del nuovo sovrano a tal punto che gli storici sostengono che le decisioni principali del regno furono prese da entrambi. Il loro figlio, Adaloaldo, fu il primo re longobardo ad essere battezzato cattolico. La regina e suo figlio sono sepolti in un grande sarcofago posto dietro l’altare della cappella. Anche Agilulfo ha il suo gioiello, è la Croce di Agilulfo, custodita nel Tesoro del Duomo.                Filippo Re
nelle immagini
la Corona ferrea
la cappella di Teodolinda
Duomo di Monza

Il rogo della Vijećnica negli scatti di Siccardi

 

Tra le immagini esposte nella mostra fotografica di Paolo Siccardi “La lunga notte di Sarajevo”, organizzata da La Porta di Vetro e giunta alla quinta settimana ( resterà aperta al pubblico nel Mastio della Cittadella di Torino, tra corso Galileo Ferraris e via Cernaia, fino al prossimo 19 marzo ) quella dedicata al rogo della biblioteca nazionale di Sarajevo è particolarmente evocativa.

La prima cosa che viene in mente è la canzone intitolata Cupe Vampe, contenuta nell’album Linea Gotica che il Consorzio Suonatori Independenti pubblicò nel 1996: “Di colpo si fa notte e s’incunea a crudo il freddo. La città trema, livida trema. Brucia la biblioteca, i libri scritti e ricopiati a mano che gli ebrei sefarditi portano a Sarajevo in fuga dalla Spagna. S’alzano i roghi al cielo, s’alzano i roghi in cupe vampe. Brucia la biblioteca degli Slavi del Sud, europei dei Balcani..”. La Vijećnica è uno dei simboli tragici dell’assedio di Sarajevo, il più lungo della storia moderna. Prima del conflitto che insanguinò i Balcani occidentali rappresentava il solo archivio nazionale di tutte le pubblicazioni bosniache. Un  milione e mezzo di libri, tra i quali oltre centocinquantamila esemplari rari e preziosi e numerosi manoscritti unici al mondo. La sua imponente maestosità in stile pseudo moresco, opera degli austroungarici che nel 1894 la eressero ai piedi delle colline dove nacque la città, la pone da allora  in stridente contrasto con le  case e le vie strette dellaBascarsija, l’antico mercato ottomano. Le altissime finestre di vetro intarsiato si affacciavano sul fiume Miljačka e  sul monte Trebević. All’interno tra panchine, sedie e scrivanie di legno massiccio “c’era un odore misto di polvere antica e di quel grasso che un tempo si usava per conservare il legno”. I visitatori entravamo in silenzio,  quasi con il fiato sospeso, cercando di smorzare il suono dei passi. Avvertivano l’importanza di quel grandioso palazzo dove si conservavano libri che a Sarajevo erano sempre stati considerati alla stregua degli oggetti sacri. Il 25 agosto 1992, scoccata la mezzanotte, dalle colline che circondano la città i serbi spararono le prime bombe incendiarie sulla Vijećnica. La biblioteca fu bersagliata dall’artiglieria degli assedianti per tre intere giornate. L’accuratezza dei lanci non lasciava dubbi sul fatto che il bersaglio fosse proprio l’ostentato e  volgare desiderio di cancellare le memorie, i percorsi, le storie, le vite degli altri. Dopo tre giorni di incendi della biblioteca rimasero solo lo scheletro di mattoni anneriti e una montagna di cenere. Un disastro che rimase impresso nella memoria di Kemal Bakaršić, uno dei bibliotecari: ”Tutta la città fu coperta da brandelli di carta bruciata. Le pagine fragili volavano in aria, cadendo giù come neve nera. Afferrandola, per un attimo era possibile leggere un frammento di testo, che un istante dopo si trasformava davanti ai tuoi occhi in cenere”. Perché bombardare una biblioteca? Perché lanciare proiettili e bombe, impiegando mezzi, uomini e tempo per distruggere qualcosa che non spara, che non offende? Una semplice domanda, quasi ingenua, che si fecero in molti mentre cercavano, armati di secchi di acqua sporca, di spegnere i roghi e smorzare le  fiamme. La risposta, che valeva allora come vale oggi, la diede il mite bibliotecario Bakaršić: “perché lì dentro la loro guerra non esiste. Perché lì dentro gli scrittori serbi sono nello stesso scaffale di quelli bosniaci”. Una convivenza culturale inaccettabile per l’ottuso, ignorante e violento nazionalismo. Solo tre mesi prima i medesimi incendiari avevano distrutto alla stessa maniera l’Istituto Orientale a Sarajevo. Un odio aggressivo verso il sapere degli altri e di tutti che mandò in fumo la grande collezione di manoscritti e testi rari, spesso documenti unici in arabico, persiano o ebraico che testimoniavano mezzo millennio di storia della Bosnia e dell’Erzegovina. In quel momento la perdita aprì gli occhi a molti esponenti della cultura e della scienza. Tra loro si fece strada la consapevolezza che stava accadendo qualcosa di terribile. Ma quando toccò alla Biblioteca Nazionale, il dolore venne avvertito da tutti i sarajevesi, compresi quelli che non avevano mai preso in prestito  un suo libro. I cecchini e l’artiglieria serba non stettero a guardare e concentrarono il fuoco sui vigili del fuoco, sui bibliotecari e sui giovani volontari che formavano una catena umana nel tentativo di salvare i libri. Una ragazza che lavorava alla Vijećnica, Aida Buturović, perse la vita per salvare quei preziosi documenti. Lo scrittore bosniaco Goran Simić , guardando dalla sua finestra la Biblioteca in fiamme, in preda alla disperazione, prese carta e  penna e  con rabbia  lanciò il suo urlo di dolore in versi:”Liberati dalla canna fumaria, i personaggi girovagavano per la città, mescolandosi con i passanti e le anime dei soldati morti. Ho visto Werther seduto sul recinto del cimitero distrutto; Quasimondo dondolante sul minareto di una moschea; Raskolnikov e Mersault sussurravano, per giorni, nella mia cantina; Yossarian già commerciava con il nemico; il giovane  Tom Sawyer era pronto a vendere, per pochi soldi, il ponte Principov”. Le foto di Siccardi, fotoreporter torinese che frequentò a lungo la “Gerusalemme d’Europa” e i Balcani, restituiscono trent’anni dopo ricordi tragici e emozioni che non possono lasciare indifferenti.

Marco Travaglini

“Feste ebraiche” al Centro Pannunzio. Conferenza con il rabbino capo Finzi

GIOVEDÌ 9 MARZO ALLE ORE 17,30 presso la sede di Via Maria Vittoria 35h a Torino

Ariel FINZI, Rabbino capo della comunità ebraica di Torino, terrà una conferenza sul tema “LE FESTE EBRAICHE”. Introdurrà Pier Franco QUAGLIENI. L’ebraismo prescrive numerose festività, intese come giorni in cui si ricorda un avvenimento particolare o un particolare momento dell’anno. Il termine festività non deve far pensare che tutte queste ricorrenze siano felici: alcuni infatti sono giorni di lutto e digiuno a ricordo di momenti tragici nella vita del popolo ebraico. Sono riferite al calendario ebraico, di tipo calendario lunisolare e non anno solare come il comune calendario. Manifestazione con il patrocinio della Comunità Ebraica di Torino.

Tour tematici per i 200 anni della Scuola di Cavalleria

Tra Pinerolo e dintorni

Due tour tematici si svilupperanno tra Pinerolo e i dintorni in occasione dei duecento anni dalla Fondazione dell’Arma di Cavalleria a Pinerolo. In programma il 18 e 19 marzo prossimi.
La mattinata sarà dedicata alla Visita guidata del Museo dell’Arma della Cavalleria e delle sale
recentemente restaurate. Seguirà poi un tour a piedi verso il centro storico alla scoperta di quanto per un
secolo la Scuola di Cavalleria abbia contribuito a plasmare la Pinerolo della Belle Epoque, tra cui la
Cavalleria Caprilli, costruita tra il 1909 e il 1910 dal Genio Militare e oggi la più antica struttura nel suo
genere e il più grande maneggio coperto d’Europa.
Il 19 marzo prossimo si terrà un pomeriggio dedicato alla visita guidata delle due dimore storiche fuori città, il palazzo Conti di Bricherasio e il castello di Miradolo, entrambi già di proprietà dei Conti Caccherano di Bricherasio e strettamente legati a vicende di primissima importanza per gli sviluppi storici e economici,
ben oltre i confini del Pinerolese.
Il tour terminerà al Castello di Miradolo con una degustazione della Torta Zurigo-Castino e caffè/te.
MARA MARTELLOTTA

Donne celebri, il libro. Presentazione a Palazzo Madama

Mercoledì 8 marzo 2023 ore 11

 

Palazzo Reale

Appartamento di rappresentanza, Sala Lavaggio

Piazzetta Reale 1, Torino

 

 

 

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, mercoledì 8 marzo alle ore 11 i Musei Reali presentano il volume Donne celebri nel Gabinetto delle Miniature del Palazzo Reale di Torino (Editris edizioni), pubblicato con il sostegno di Rotary Club Torino Palazzo Reale, Rotary F.R.A.C.H. e Zonta Torino.

Il volume, curato da Lorenza Santa con la collaborazione di Gelsomina Spione del Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino, è dedicato ai ritratti femminili che si conservano nel prezioso Gabinetto delle Miniature dell’Appartamento della regina Maria Teresa, al primo piano del Palazzo Reale.

 

Il Gabinetto delle Miniature è un piccolo e raffinato ambiente rivestito di specchi in cui è incastonata la straordinaria collezione di 232 dipinti di piccolo formato, in gran parte a soggetto dinastico, con ritratti realizzati nel Settecento da Giuseppe Lavy, fino alla serie novecentesca commissionata da Vittorio Emanuele III di Savoia.

 

La sfilata dei ritratti femminili si apre con Caterina di Schiren, moglie del leggendario Beroldo vissuto nell’anno Mille, per concludersi con la seconda regina d’Italia, Elena del Montenegro. A questo nucleo si affiancano ritratti di dame di corte e donne celebri per bellezza e virtù: tra queste Hélène Fourment, moglie di Pieter Paul Rubens, la celebre pittrice Lavinia Fontana ed Elisabetta di Borbone Francia, sposa di Filippo IV di Spagna, dipinte all’inizio del Settecento dall’abate Giovanni Felice Ramelli. La collezione comprende anche le tele del veneziano Giuseppe Nogari, dipinte nel 1740-1742 con soggetti ispirati alla pittura di genere olandese.

 

Il volume presenta 99 immagini di donne, riunite per la prima volta, con una selezione di schede biografiche che ripercorre il filo secolare della storia che le ha viste protagoniste nella famiglia, nella politica e nelle arti. Le ricerche sono state realizzate grazie al contributo di un gruppo di studentesse e studenti del Corso magistrale in Storia dell’Arte dell’Università di Torino.

 

Parte del ricavato della vendita della pubblicazione sarà devoluta al Telefono Rosa di Torino – Centro Antiviolenza e di Orientamento per i Diritti delle Donne.

Il volume è disponibile nel Museum Shop dei Musei Reali, al primo piano della Galleria Sabauda.

 

In occasione della Festa Internazionale della Donna, nei musei e nei luoghi della cultura statali mercoledì 8 marzo l’ingresso è gratuito per le donne.

 

Dal 14 marzo al 6 aprile 2023 il Gabinetto delle Miniature nell’Appartamento della regina Maria Teresa sarà aperto al pubblico con visite accompagnate, comprese nel biglietto dei Musei Reali.

 

Torino, 7 marzo 2023

 

Donne celebri nel Gabinetto delle Miniature del Palazzo Reale di Torino (Editris edizioni)

Disponibile nel Museum Shop dei Musei Reali, al primo piano della Galleria Sabauda

Costo del volume 16 euro

 

Sito internet: museireali.beniculturali.it

 

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I Bizantini a Palazzo Madama?

Dopo la Regina Margherita arrivano i Bizantini a Palazzo Madama?

La voce circola nelle sedi museali ma nulla è ancora confermato. Si deve trovare una rassegna per “riempire” la primavera quando, a Pasqua, calerà il sipario sull’attuale mostra “Le chiavi della Città”. Intanto al Mann di Napoli, il Museo archeologico nazionale, prosegue la mostra “Bizantini, un impero millenario” prorogata di due mesi, fino al 10 aprile, per il grande successo di pubblico. La prossima tappa di questa rassegna potrebbe essere proprio Torino. Cosa c’entra Bisanzio con la nostra città? C’entra molto anche se il capoluogo subalpino non può certo competere con città come Ravenna, Venezia e la stessa Napoli che fu legata a Bisanzio per molto tempo.
Eppure il vessillo di Bisanzio sventolò per secoli sulle terre del Monferrato e proprio a Palazzo Madama si trovano tesori bizantini tra i quali gioielli e fibule d’oro e d’argento, alcuni dei quali sono stati prestati alla mostra di Napoli che racconta il mondo affascinante dell’Impero d’Oriente mettendo in vetrina mosaici, sculture, affreschi, monete, ceramiche, smalti, suppellettili d’argento, oreficerie e sigilli. Sono oltre 400 le opere allestite al Mann di Napoli che fu città “bizantina” per sei secoli dopo la conquista del generale Belisario nel 536 dopo Cristo. Torino fece parte, anche se per pochi anni, nel VI secolo, dell’impero bizantino e lo stemma attuale del Monferrato riprende il vessillo del Marchesato del Monferrato (967-1574), con l’aquila bicipite d’oro dell’Impero bizantino e lo stemma del Paleologo con quattro “B greche”. Non solo ma c’è anche una bella e interessante storia che parte proprio dal Piemonte. Una ragazza alessandrina sposò, otto secoli fa, nientemeno che l’imperatore di Bisanzio. Ecco perché è importante una mostra sui Bizantini a Torino. La giovane in questione si chiamava Violante del Monferrato, nota anche come Jolanda degli Aleramici, nacque nel 1273, probabilmente a Casale Monferrato, e morì nella città sul Bosforo nel 1317. Fu un personaggio femminile di notevole prestigio per la storia del Monferrato. Era figlia del marchese Guglielmo VII di Monferrato e di Beatrice di Castiglia. Dal Monferrato al trono di Bisanzio, è questa la storia di Violante e Andronico II Paleologo, il basileus bizantino. Un tal giorno la giovanissima principessa Violante salpò da Genova a bordo di una galea e dopo un lungo viaggio raggiunse Costantinopoli insieme ad un’ambasceria. Non tornò mai più nel suo Monferrato. Nella capitale imperiale sposò Andronico. Lei, divenuta imperatrice d’Oriente, aveva solo 12 anni, lui ventitré e già vedovo con due figli. Dall’unione con l’imperatore nacquero sette figli, tre dei quali morirono poco dopo la nascita. Lei visse in una delle corti più splendenti e sfarzose del Medioevo ma non fu una vita felice, fu un matrimonio combinato, come si usava a quell’epoca, per rendere più saldi e forti i rapporti, già secolari, che legavano la dinastia degli Aleramici a Bisanzio e all’Oriente, niente di più. Dopo la nascita del primo figlio Violante divenne imperatrice con il nome greco di Irene di Bisanzio. Il figlio più importante fu il secondo, Teodoro I.
Principe greco, il giovane Teodoro Paleologo si trasferì in Piemonte nel 1306, divenne signore del Monferrato e diede inizio in terra piemontese alla nuova dinastia dei Paleologi del Monferrato che continuò fino alla prima metà del Cinquecento. E come annotano gli storici, l’influenza della corte bizantina nel periodo di Teodoro si fece sentire con molto vigore nelle terre dei marchesi. Tra Violante e Andronico l’unione non fu felice, come detto, i rapporti della coppia imperiale divennero sempre più complicati per contrasti di natura politica. Violante andò a vivere nel vecchio regno aleramico di Tessalonica, ceduto dopo le nozze ad Andronico, ma per poco tempo. Si ammalò e morì nel 1317.
Filippo Re
nelle foto:
mostra “Bizantini, un impero millenario” al Mann di Napoli
imperatore Andronico II
Stemma del Monferrato

“Gianduja e il Bogo” Un libro per la storia e la cultura di Torino

Marco Albera, Giorgio Enrico Cavallo, Gianduja e il Bogo: cento anni di carnevali a Torino, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2022 –

Il volume, con introduzione di Gustavo Mola di Nomaglio eAlbina Malerba, rispettivamente vicepresidente e direttrice del Centro Studi Piemontesi, e postfazione di Dino Aloi, è stato realizzato con il contributo di Baggio dal 1919 «per il traguardo secolare della ditta» fondata dal nonno materno di Albera, e si sofferma sull’interessante collezione, che, messa insieme negli anni da Albera, egli ora ci presenta nelle pagine di questo saggio che ha scritto a quattro mani con Cavallo. Sarebbe riduttivo credere che si tratti di un generico approfondimento sui carnevali subalpini, infatti, fin da subito, si coglie la forte valenza storica del saggio di questi due studiosi: storia della Città, dei suoi abitanti e, naturalmente, di Gianduja e del Bogo.

Ma considerare solo un saggio questo volume sarebbe riduttivo, anzi troppo riduttivo, perché si tratta di un vero e proprio catalogo, il catalogo di una insolita raccolta di documenti e cimeli storici sui carnevali torinesi che, per un percorso temporale di poco più di cento anni, testimonia la presenza in Città della “maschera” torinese per antonomasia (quel Gianduja, personaggio così espressivo del sentimento subalpino che Viriglio preferì definirlocarattere) e del suo degno aiutante una figura che ha tutte le caratteristiche del testimonial più valido (Bogo, appunto).

Sul filo della memoria documentaria ricostruita con la passionedel collezionista, la narrazione si offre alla lettura come “memoria scientifica vivace e appassionante che ci offre diversi spunti di riflessione. Una memoria storica! e la Storia si fa avvincenteperché l’accompagna in riproduzione fotografica  un cospicuo numero di cimeli della Collezione Albera incentrata sui carnevali torinesi nel tempo, una memoria che vuole ricordare rendendo loro testimonianza tanti personaggi reali, non tutti individualmente famosi, ma tutti degni di memoria per aver contribuito nel tempo a dare vivacità al carnevale con un senso profondo di umanità, che da sempre, in area torinese, si è preoccupata di chi correva il rischio di essere messo da parte, perché escluso da chi emergeva.Questo, però, a Torino non è mai successo, perché sempre si è colta questa festa come un pretesto per unire davvero tutti quanti, cercando di aiutare i meno fortunati. Lo scorrazzare della festa chiassosa e variopinta dell’anno, infatti, da sempre, ha costituito un’occasione per assistere tutti quegli altri che altrove sarebbero stati relegati a spettatori della ‘follia’. Il Carnevale di Torino dunque, nasce con un forte coinvolgimento popolare e non è mai stato una festa salottiera riservata a pochi fortunati dal diritto di annoiarsi. Carnevale è anche stato un momento politico perché occasione  nella quale si poteva esporre liberamente anche un parere contrario. E il momento storico in cui prese vita e si sviluppò tra noi questo evento è coinciso con i fermenti del Risorgimento nazionale e ha seguito, attraverso le guerre di indipendenza tutta la sua evoluzione storica fino all’impresa d’Africa: tanto che, in città, i Savoia partecipavano alla festa di piazza e avevano un ruolo diretto nella carnevalata popolare. Per questo, all’estero questa festa era nota, apprezzata e partecipata…

Gianduja non può essere mai considerato un tipo che sta sulle sue perché lo vedremo pronto, già dai suoi primi anni, ad aprire il suociabòt” per accogliere i colleghi venuti da tutta Italia! Pronto a proclamare con tutti il suo “viva noi”, diretto ad unire e assimilare tra  le sue fila i compagni di ogni parte dello Stivale, sempre con bonarietà e bon ton, senza trascendere in volgarità o in imperdonabili cadute di stile (Gianduia non per nulla è interlocutore di Don Bosco in una sua poesiola). Questo è in sintesi il senso più notevole che queste pagine evidenziano e, per questo, è un peccato ancora più grave che, col trascorrere degli anni, il tutto si sia stemprato in senso meramente ‘commerciale’.

Il Carnevale però non è più, lo si legge chiaramente tra le righe, anche se ha cercato di mantenere saldi i suoi valori originali e l’ha fatto ogni volta che il delegato a rappresentarli ricordava l’importanza che poteva avere il suo andare in giro per dichiararea tutti, soprattutto ai meno fortunati, ai più lontani, e a tutti quelli che religiosamente e civilmente celebravano di volta in volta la Città.

A sostegno delle parole c’è, e lo si presenta molto bene, un cospicuo e variegato insieme di disegni, fotografie, incisioni ed anche oggetti, che, raccolti con passione, attentamente studiati e catalogati, vengono raccontati in questo volume, con il piacere di partecipare al lettore ogni sfumatura, ogni vivacità utile per comprendere la storia niente affatto ‘minore’ che qui, però, viene raccontata per la prima volta. Per questo l’edizione merita l’attenzione e il riguardo delle opere prime, quelle vere, non quelle propinate come tali per futili motivi commerciali…

Il volume, esteticamente segue l’impianto di un catalogo d’arte e procede  a blocchi passando dalla comparsa di Gianduja sulla stampa periodica e sui fogli d’occasione poi questo nostro personaggio, rustico magari di lineamenti ma curato nell’abito e dignitosissimo (per cui porta una livrea ma senza mai rinunciare alla dignità conquistata) sa dare la mossa che è il via ai riti carnevaleschi perché, da sempre è il maestro di cerimonia (primo al mondo) autorizzato a sostituirsi alle autorità cittadine. La sua solidità ha fatto sì che fosse adottato dalla pubblicità che ha visto in lui un emblema di continuità innovativa e per questo, pur diventando espressione commerciale, è rimasta viva la sua figura nei colori tradizionali del suo abbigliamento in costume quasi settecentesco. A Bogo, invece che trae le origini dal primo personaggio pupazzo usato dalla propaganda per la quale sembra nato, l’essere costituito soprattutto d’aria ha fatto sì che fosse presto esploso, dopo i festeggiamenti effimeri della settimana grassa. Che dire ancora, se non che, il volume lo rileva a ogni istante Carnevale a Torino nasce come espressione di buon gusto e di gusto contando soprattutto sul coinvolgimento degli artisti che s’ingegnarono nel loro Circolo per studiare ogni volta nuove forme, nuove attrattive visive, tutte rispettose del buon cliché ricco  di bellezza e privo di volgarità che è innato nella torinesità.

Carlo A. M. Burdet

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

Segnaliamo in particolare:

Martedì 7 marzo

ALBERTO MORAVIA. NON SO PERCHÉ NON HO FATTO IL PITTORE

GAM – nuova mostra in Wunderkammer

7 marzo – 4 giugno 2023 

 

Mercoledì 8 marzo ore 18

MONOGATARI | MASSIMO GRIMALDI

MAO – inaugurazione della nuova installazione nel t-space X MAO (comunicato stampa in allegato)

e inoltre tutte le attività per la Giornata Internazionale della Donna (comunicato stampa in allegato)

 

Buon lavoro!

Daniela, Stefania e Chiara

 

 

 

 

 

 

AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI

3 – 9 marzo 2023

 

 

 

SABATO 4 MARZO

 

Sabato 4 e domenica 5 marzo ore 10 – 17

GLI AGRUMI

Palazzo Madama – workshop di acquerello botanico

Con il finire dell’inverno un appuntamento è giustamente dedicato agli agrumi e alle diverse specie che potranno essere studiati e rappresentati: a disposizione dei partecipanti ci saranno il cedro nelle sue varianti Citrus medica e cedro mano di Budda, i chinotti, i bergamotti e i più classici limoni.

Rappresentare queste piante significherà osservarne con attenzione le caratteristiche, per arrivare a conoscerne la morfologia e alcuni particolari che diversamente si perdono nel colpo d’occhio.

Il corso è aperto a tutte le persone curiose e desiderose di mettersi alla prova. I principianti riceveranno un’impostazione necessariamente di base, mentre i più esperti potranno esercitarsi nell’approfondimento della tecnica per rappresentare dettagli botanici particolarmente impegnativi. Dipingere il giallo o l’arancio della scorza, rendere la granulosità di certe superfici, o riprodurre la superficie lucida e lanceolata delle foglie.

Il corso ha una durata di 12 ore, si svolge il sabato e la domenica dalle ore 10 alle 17, ed è accreditato per l’aggiornamento degli insegnanti (legge 170 del 21/03/2016 art. 1.5).

 

Angela Petrini ha ottenuto il Diploma con lode in disegno e acquerello botanico dalla Society of Botanical Artists di Londra; è Presidente dell’Associazione Italiana Pittori Botanici “Floraviva”. Premiata dalla Royal Horticultural Society con la Gold Medal al Plant and Botanical art Fair 2018, Londra.

 

Prossimi appuntamenti:

 

1-2 aprile 2023 ore 10-17 | La Primavera nell’orto medievale

7-8 maggio 2022 ore 10-17 | Alcune varietà di rose botaniche

10-11 giugno 2022 | Ciliegie e piccoli frutti

 

Materiale occorrente: acquerelli; pennelli tondi a punta fine numeri 4, 2, 0; matita HB; gomma (evitare possibilmente la gomma pane); carta liscia satinata 300 gr. formato 30×40 circa. A chi non avesse il materiale l’insegnante può fornire carta, pennelli e colori necessari per lo svolgimento al costo di 5 €. È necessario segnalarlo al servizio prenotazioni.

 

Costo: € 140 / ogni incontro

Posti disponibili per ogni appuntamento: 7
Prenotazione obbligatoria: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Sabato 4 marzo ore 16.30

TRA GOTICO E RINASCIMENTO

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Un itinerario che offre la possibilità di conoscere le collezioni di Palazzo Madama traendone una visione d’insieme. Il museo contempla un ampio percorso stilistico, cronologico ed espositivo; per questo motivo, previa presentazione generale delle opere in esso custodite, la visita rivolgerà un particolare focus all’arte gotica e rinascimentale. Ci si soffermerà quindi sul Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, sulle opere dell’artista borgognone Antoine de Lonhy, continuando con artisti quali Martino Spanzotti e Defendente Ferrari. È un’occasione per conoscere il Museo Civico d’Arte Antica di Torino con uno sguardo rivolto ai secoli XV e XVI, quando il Rinascimento e le nuove correnti artistiche raggiunsero il territorio e diedero spunti nuovi a un Nord-Ovest pronto ad accogliere le importanti novità.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

DOMENICA 5 MARZO

 

Domenica 5 marzo ore 15

APPUNTI DI PAESAGGIO

GAM – Attività per le famiglie

Il percorso in mostra permette di riflettere sul ruolo della pittura di paesaggio da metà dell’Ottocento fino ai primi del Novecento. Durante la visita guidata gli adulti avranno modo di approfondire l’evoluzione del paesaggio da semplice fondale a contorno di scene storiche e brani di genere, a soggetto autonomo e centrale, a luogo suggestivo ricco di scambi emozionali con chi lo vive e lo ammira, a strumento di sperimentazioni scientifiche. Contemporaneamente i bambini, attraverso una più ridotta selezione di opere, vedranno come il paesaggio diventi luogo che accoglie sensazioni, emozioni personali e spunto per ragionare sulle nuove teorie del colore e della luce e in laboratorio realizzeranno un personale taccuino di paesaggi utilizzando diverse tecniche pittoriche.

Costo visita adulti: euro 6 più biglietto di ingresso al museo ridotto (ingresso gratuito ai possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta)

Costo bambini: euro 7 (ingresso gratuito al museo)

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 5 marzo ore 16.30

DONNE DA RACCONTARE

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Con l’avvicinarsi dell’8 marzo, Palazzo Madama vuole omaggiare le donne attraverso un percorso guidato in museo, ispirato a figure femminili che, inaspettatamente, si incontrano fra gli oggetti esposti nelle sale, rivelando singolari biografie. Volti di fanciulle e donne aristocratiche, come Maria Antonietta, Regina di Francia, o legate al mondo dell’arte, come l’attrice e cantante Louise-Rosalie Lefebvre, che affidano a celebri miniaturisti la memoria del proprio essere e apparire: donne le cui vite sono un interessante spunto di conversazione e racconto. Tra leggenda e realtà, le sale e le vetrine dei diversi piani del museo mostreranno oggetti esclusivi adatti a celebrare una data importante.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 5 marzo ore 16.30

DONNE DA ORIENTE

MAO – visita guidata tematica in occasione della Giornata Internazionale della Donna

Dai corredi funerari della collezione cinese, alle eleganti opere della collezione giapponese, fino alle raffinate decorazioni dell’arte islamica, i visitatori saranno condotti nelle collezioni del MAO in un itinerario dedicato alle svariate immagini e significati sul femminile che figurano nella produzione artistica delle differenti culture d’Oriente.

Prenotazione obbligatoria, disponibilità fino ad esaurimento posti. Info 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30).

Costi: 6 € a partecipante. Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio.

 

 

MARTEDI 7 MARZO

 

Martedì 7 marzo

ALBERTO MORAVIA. NON SO PERCHÉ NON HO FATTO IL PITTORE

GAM – nuova mostra in Wunderkammer

7 marzo – 4 giugno 2023

a cura di Elena Loewenthal e Luca Beatrice

La GAM di Torino dedica ad Alberto Moravia una mostra a cura di Luca Beatrice ed Elena Loewenthal nel contesto del progetto “Nato per narrare. Riscoprire Alberto Moravia” che la Fondazione Circolo dei lettori ha ideato e realizzato con la GAM e il Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con l’Associazione Fondo Alberto Moravia, Bompiani editore e le Gallerie d’Italia. La figura di Moravia, grande protagonista della vita artistica e intellettuale per larga parte del Novecento, si presta a una varietà di suggestioni che sono al cuore di una rassegna di ampio respiro: pittura, cinema, fotografia e naturalmente letteratura.

Tra i molti campi di interesse che oltrepassano la letteratura, quello delle arti visive rappresenta ben più di una passione per Alberto Moravia. I primi scritti d’arte datano 1934 per arrivare al 1990, anno della sua morte. Pubblica su riviste e giornali, tra cui la torinese Gazzetta del Popolo e il Corriere della Sera, e redige testi in catalogo e prefazioni per diversi artisti. Questo interesse gli deriva in parte dall’educazione familiare. Il padre era appassionato di pittura, la sorella Adriana Pincherle, formatasi insieme a Mafai e Scipione, sarà artista di una certa levatura nell’ambiente romano. Fin dagli anni ’30, ma in particolare nel dopoguerra, artisti, scrittori, intellettuali, frequentano lo stesso ambiente e gli stessi luoghi, gli scambi sono all’ordine del giorno.

Info www.gamtorino.it

 

 

MERCOLEDI 8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

(COMUNICATO STAMPA ALLEGATO)

Mercoledì 8 marzo ingresso gratuito per tutte le donne  alle collezioni permanenti e molte mostre di GAM, MAO e Palazzo Madama. Inoltre due incontri speciali alla GAM e a Palazzo Madama e domenica 5, mercoledì 8, sabato 11 e domenica 12 visite guidate a tema.

Anche quest’anno la Fondazione Torino Musei celebra la Giornata internazionale della donna proponendo l’ingresso gratuito per tutte le donne alle collezioni permanenti e alle mostre della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, del MAO Museo d’Arte Orientale e di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica. Dall’offerta sono escluse le mostre temporanee con biglietteria separata. A partire da domenica 5 marzo e fino a domenica 12 marzo i tre musei propongono inoltre visite guidate tematiche, a cura di Theatrum Sabaudiae, e due conferenze: a Palazzo Madama Textiles are back, speciale donne, legata al riallestimento della nuova sala tessuti, e alla GAM Donne rifugiate: Partecipare per cambiare la narrazione che il Dipartimento Educazione propone insieme all’associazione Mosaico – Azioni per i rifugiati.

 

Cosa si può visitare:

•Alla GAM Ingresso libero a tutte le donne alle collezioni permanenti e alle mostre Alberto MoraviaOttocento e Michael Snow in Videoteca. Hic sunt dracones a pagamento.

•Al MAO ingresso libero a tutte le donne alle collezioni permanenti e alla mostra Lustro e lusso dalla Spagna islamicaBuddha10 a pagamento.

•A Palazzo Madama ingresso libero a tutte le donne alle collezioni permanenti e alla mostra Le chiavi della Città nei capolavori di Palazzo Madama.

 

Mercoledì 8 marzo ore 16
DONNE NELL’ARTE

GAM – Visita guidata tematica

La visita si sviluppa tra le sale della collezione del 900 alla ricerca delle donne che hanno saputo far sentire la propria voce nel panorama artistico italiano e internazionale. A partire dai primi decenni del ‘900 con Nella Marchesini e Antonietta Raphaël, che hanno cercato di emergere in un ambiente artistico prettamente maschile, alle artiste degli anni ‘50 e ’60 come Carla Accardi e Giosetta Fioroni, Louise Nevelson, Carol Rama, Dadamaino che hanno portato avanti, attraverso il loro lavoro, la riflessione sul ruolo della donna nella società e nell’arte. Diverse per origine, formazione e personalità e stile, queste artiste sono accomunate dal fatto di essere riuscite a imporsi con passione e intelligenza nella realtà artistica del, 900 sfuggendo agli stereotipi e ai clichés di genere.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Mercoledì 8 marzo ore 16.30

DEE DA ORIENTE

MAO – visita guidata tematica in occasione della Giornata Internazionale della Donna

Spaziando dall’Asia meridionale alla Regione himalayana, l’itinerario si concentra sulle opere d’arte del Museo che rappresentano forme femminili del divino. Un modo per conoscere alcune fra le svariate manifestazioni pacifiche e irate della Dea che caratterizzano induismo e buddhismo.

Prenotazione obbligatoria, disponibilità fino ad esaurimento posti. Info 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30).

Costi: 6 € a partecipante. Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio.

 

Mercoledì 8 marzo ore 17

TEXTILES ARE BACK. SPECIALE DONNE

Palazzo madama – conferenza con Virginia Bertone, responsabile direttivo, e Maria Paola Ruffino, conservatore Palazzo Madama

La storia, prevalentemente maschile, della produzione tessile ha visto le donne protagoniste nelle arti fiorite nell’ambiente domestico, in particolare il ricamo e il merletto. Attività dapprima dell’aristocrazia, queste arti toccarono ogni strato sociale, costituendo un valore forte comune. L’apprendimento del ricamo è stato per molte ragazze occasione di alfabetizzazione, strumento di affermazione e di racconto di sé. E tramite il recupero delle tecniche del merletto abbandonate, diverse nobildonne in Italia hanno dato vita alla fine del XIX secolo a progetti di solidarietà sociale, volti a offrire alle giovani la possibilità di mantenersi con il proprio lavoro.

Ingresso libero

Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00) oppure scrivere a madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Mercoledì 8 marzo ore 18

MONOGATARI | MASSIMO GRIMALDI

MAO – inaugurazione della nuova installazione nel t-space X MAO

Il quarto appuntamento del ciclo di performance che abitano il t-space X MAO è dedicato all’artista Massimo Grimaldi (Taranto, 1974) e alla sua videoinstallazione MONOGATARI, prodotta da Snaporazverein in collaborazione con Zero…, Milano.

L’opera consiste nella proiezione, su due schermi appaiati, del reportage fotografico realizzato in Giappone tra il 2017 e il 2018, dove l’artista ha vissuto per alcuni mesi grazie al premio On Demand by Snaporazverein. Durante il soggiorno a Tokyo, Kyoto e Osaka l’artista ha potuto approfondire la conoscenza di una cultura che, nel suo rigore formale e nelle sue strutture simboliche, sente come elettivamente affine.

Contrariamente a quanto il titolo lascerebbe supporre, la videoinstallazione MONOGATARI (in giapponese 物語, letteralmente ‘racconto’) non vuole narrare una storia, quanto piuttosto rendere visibile quell’intimo legame che si produce con un luogo – e con le persone che lo abitano – quando è finalmente superata la presunzione di averlo già compreso e di saperlo descrivere.

Ingresso libero. La mostra è visitabile fino al 7 maggio.

 

 

 

 

 

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html