Gli eventi nei musei della Fondazione
AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI4 – 10 novembre 2022
VENERDI 4 NOVEMBRE
venerdì 4 novembre ore 10.30 LA DISTRUZIONE BELLA | Performance di Chiara Camoni e Centro di Sperimentazione GAM – Performance in Arena Paolini in occasione della mostra Hic sunt Dracones La GAM è felice di annunciare la performance LA DISTRUZIONE BELLA realizzata da Chiara Camoni e dal Centro di Sperimentazione in occasione della mostra HIC SUNT DRACONES. L’artista con il suo gruppo di lavoro fonderà gioielli e piccoli oggetti in metallo per creare un passaggio dalla forma all’informe e dare vita a nuove sculture gioiello frutto di composizioni di più oggetti e della metamorfosi del metallo. Il pubblico è invitato a intervenire portando con sé, se lo desidera, bijoux, piccoli oggetti in metallo, qualche pezzo di argenteria per vedere il proprio oggetto cambiare sotto l’azione del fuoco in un processo di metamorfosi e ricomposizione. Info: https://www.gamtorino.it/it/la-distruzione-bella-performance
venerdì 4 novembre ore 11 ANTIPODES: MUSICAL QUARTETS Palazzo Madama – performance di Darren Bader (galleria Franco Noero, Torino) in occasione di Artissima Un’opera performativa con due ensemble musicali che interagiscono tra loro, un quartetto d’archi e una rock band di quattro elementi. Le musiche sono liberamente scelte dai musicisti, una composizione sinfonica da parte del quartetto e una cover del proprio repertorio da parte della rock band. Gli esecutori iniziano a suonare entro dieci secondi l’uno dall’altro, per terminare una volta conclusa l’esecuzione della composizione che hanno scelto di suonare. Obiettivo della performance è creare un corto-circuito musicale, in quanto i musicisti saranno mescolati tra di loro e posizionati a distanza di qualche metro l’uno dall’altro. L’opera prende spunto da una riflessione metaforica sul significato degli antipodi, intesi come due punti della superficie terrestre situati in posizioni diametralmente opposte l’uno dall’altro e idealmente collegati da una retta che passa per il centro della Terra. La dispersione dei musicisti di Antipodes nello spazio evoca la visione frammentata di più punti dispersi sul globo, impossibili da racchiudere in uno sguardo d’insieme, ma tuttavia attori di un medesimo contesto. La performance fa parte del progetto di Artissima, in collaborazione con la Fondazione Torino Musei, So will your voice vibrate (Così vibrerà la tua voce), che comprende anche due installazioni sonore alla GAM con Riccardo Benassi (galleria Zero…, Milano) e al MAO con Charwei Tsai (galleria mor charpentier, Parigi, Bogotà). Info: ingresso con acquisto del biglietto del museo (gratuito Abbonamento Musei)
Venerdì 4 novembre ore 16.30 GIOIELLI, SPLENDORI, BELLEZZA E FASCINO Palazzo Madama – visita guidata tematica La ricercatezza e lo charme della Regina Margherita. Un sorriso appena accennato, i capelli raccolti, i gioielli che impreziosiscono l’elegante abbigliamento. È la Regina Margherita, la cui regalità passa anche dall’attenzione alla propria immagine, sempre sapientemente curata e impeccabile. I ritratti l’hanno immortalata e i suoi monili, collane, bracciali e spille spiccano risaltano sulle vesti e sui morbidi panneggi: perle e coralli i suoi preferiti. Una visita dedicata a illustrare lo scrigno dei tesori della sovrana. Una donna dal fascino innato, elargito con naturalezza a chi la frequentò: letterati, musicisti, politici, diplomatici. Le sale della mostra consentono, nel loro curato allestimento, di narrare il carisma della prima Regina e di coglierne la più recondita essenza. Costo: Biglietto di ingresso alla mostra (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card) + visita guidata € 6. Info e prenotazioni: t. 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
Venerdì 4 novembre dalle ore 15 DEVOTION STORIES MAO – performance nell’ambito della mostra Buddha10 In occasione di Artissima 2022, il MAO ospita Devotion stories, la prima di una serie di iniziative del Progetto Yizhong, una performance realizzata da Vincenzo Di Federico, Ailing Yi e Lanxin Zheng che si attiverà più volte negli spazi della mostra Buddha10 nelle seguenti fasce orarie: dalle ore 15 alle 17,30. Attività gratuita. Accesso in mostra secondo le normali tariffe.
SABATO 5 NOVEMBRE
Sabato 5 novembre NOTTE DELLE ARTI CONTEMPORANEE Sabato 5 novembre, in occasione della Notte delle Arti Contemporanee, la GAM, il MAO e Palazzo Madama saranno aperti fino alle 21:00 Si potranno visitare le collezioni e le mostre in corso, con ultimo ingresso alle 20:00. Tariffe secondo regolamento.
Sabato 5 novembre dalle ore 10.30 DEVOTION STORIES MAO – performance nell’ambito della mostra Buddha10 In occasione di Artissima 2022, il MAO ospita Devotion stories, la prima di una serie di iniziative del Progetto Yizhong, una performance realizzata da Vincenzo Di Federico, Ailing Yi e Lanxin Zheng che si attiverà più volte negli spazi della mostra Buddha10 nelle seguenti fasce orarie: dalle 10,30 alle 13 e dalle 15 alle 17,30. Attività gratuita. Accesso in mostra secondo le normali tariffe.
sabato 5 novembre ore 11 ANTIPODES: MUSICAL QUARTETS Palazzo Madama – performance di Darren Bader (galleria Franco Noero, Torino) in occasione di Artissima Un’opera performativa con due ensemble musicali che interagiscono tra loro, un quartetto d’archi e una rock band di quattro elementi. Le musiche sono liberamente scelte dai musicisti, una composizione sinfonica da parte del quartetto e una cover del proprio repertorio da parte della rock band. Gli esecutori iniziano a suonare entro dieci secondi l’uno dall’altro, per terminare una volta conclusa l’esecuzione della composizione che hanno scelto di suonare. Obiettivo della performance è creare un corto-circuito musicale, in quanto i musicisti saranno mescolati tra di loro e posizionati a distanza di qualche metro l’uno dall’altro. L’opera prende spunto da una riflessione metaforica sul significato degli antipodi, intesi come due punti della superficie terrestre situati in posizioni diametralmente opposte l’uno dall’altro e idealmente collegati da una retta che passa per il centro della Terra. La dispersione dei musicisti di Antipodes nello spazio evoca la visione frammentata di più punti dispersi sul globo, impossibili da racchiudere in uno sguardo d’insieme, ma tuttavia attori di un medesimo contesto. La performance fa parte del progetto di Artissima, in collaborazione con la Fondazione Torino Musei, So will your voice vibrate (Così vibrerà la tua voce), che comprende anche due installazioni sonore alla GAM con Riccardo Benassi (galleria Zero…, Milano) e al MAO con Charwei Tsai (galleria mor charpentier, Parigi, Bogotà). Info: ingresso con acquisto del biglietto del museo (gratuito Abbonamento Musei)
Sabato 5 novembre ore 14:30 I PORTATORI DI LUCE GAM – workshop con Stefano Fiorina Stefano Fiorina ha frequentato il corso di Comunicazione Visiva presso l’Istituto Europeo di Design (IED) a Torino. Successivamente ha lavorato con diversi studi di fotografia tra Torino e Milano collaborando con Istituzioni Pubbliche e Private come la Fondazione Prada di Milano e il Museo di Scienze naturali di Torino. Oggi continua a lavorare nel campo della comunicazione visiva organizzando workshop ed eventi pubblici con il contributo di cooperative, Istituzioni Pubbliche e Private. Il progetto “I Portatori di Luce” prende corpo tramite un reportage d’invenzione, che vuole essere la finestra su un mondo immaginifico abitato da personaggi e piante fantastiche. Un luogo che esiste nella mente del suo ideatore Stefano Fiorina e che, tappa dopo tappa, poggia su fondamenta fatte di rapporti umani e azioni concrete, è il diario di viaggio di un esploratore, un archivio di reperti archeologici, un’occasione di scoperta, interazione e scambio reciproco. La visita alle collezioni della GAM incentrata prevalentemente sui diversi modi di raccontare luoghi, persone, emozioni e situazioni attraverso l’uso di colori, forme e materiali permetterà ai visitatori di avvicinarsi a linguaggi artistici differenti da rielaborare successivamente nelle sale dell’Educational Area con la realizzazione di sculture di carta autoportanti. Fulcro dell’attività sarà la creatività intesa come stile di pensiero che tiene in considerazione l’unità, la globalità e l’analisi della persona. Lo stimolo all’associazione tra idee, concetti e fatti darà origine a invenzioni e scoperte con risultati tanto originali quanto efficaci lavorando sulle potenzialità e non sulle difficoltà, motivando costantemente il soggetto partendo da capacità già presenti. Così come la collezione della GAM rappresenta un insieme di artisti e opere differenti che dialogano tra loro, nello stesso modo al termine dell’attività si realizzerà un lavoro collettivo che racchiude l’impegno di tutti i partecipanti mediante l’organizzazione di uno shooting fotografico ad opera dell’artista stesso. Costo: euro 15 a partecipante (comprensivo di biglietto d’ingresso al museo gratuito) Posti limitati, prenotazione obbligatoria Informazioni e prenotazioni: Theatrum Sabaudiae 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
Sabato 5 novembre ore 17 PRESENTAZIONE DEL VOLUME FLAVIO FAVELLI, I MAESTRI SERIE ORO GAM – presso Artissima book corner Intervengono: Stefano Chiodi, Flavio Favelli, Elena Volpato Book Corner, Artissima, Oval, Lingotto Fiere, Via Giacomo Mattè Trucco 70, Torino Pubblicazione realizzata grazie al contributo della Fondazione Piera Pietro e Giovanni Ferrero Flavio Favelli. I Maestri Serie Oro, VIAINDUSTRIAE Publishing, 2022, a cura di Elena Volpato, restituisce alla forma libro un’opera dell’artista composta da 278 fascicoli monografici della nota serie I Maestri del Colore della Fabbri Editori, uscita nelle edicole italiane tra il 1963 e il 1967. Fu un fenomeno culturale di prima grandezza che rivoluzionò il mercato editoriale negli anni del boom economico. Favelli ha lavorato su ciascuna copertina, interagendo con la loro eleganza formale, con il loro equilibrio tra la grafica e il taglio fotografico dei particolari pittorici. Ha utilizzato le cartine dorate dei Ferrero Rocher per occultare i volti dei ritratti, le scene aneddotiche, le porzioni di dipinto dove campeggia la figura umana e dove gli sguardi dipinti sembrano cercare la risposta e la complicità dello sguardo degli osservatori. Favelli riporta le riproduzioni delle grandi opere d’arte ad uno stato di impenetrabilità, quasi di chiusa sacralità: è un gesto che mescola la cura all’iconoclastia, quasi fosse necessaria una nuova ricarica di senso per delle immagini forse troppo note, persino troppo ammiccanti nella loro conquistata emblematicità.
DOMENICA 6 NOVEMBRE
Domenica 6 novembre FLAVIO FAVELLI. I Maestri Serie Oro GAM – chiude la mostra Chiude domenica 6 novembre il progetto vincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, che presenta un’unica opera di Flavio Favelli composta dai 278 fascicoli monografici della nota serie I Maestri del Colore della Fratelli Fabbri Editori, uscita nelle edicole italiane tra il 1963 e il 1967. Si trattò di un fenomeno culturale di prima grandezza che rivoluzionò il mercato editoriale negli anni del boom economico. I fascicoli rappresentarono per molte famiglie italiane un oggetto simbolico, una dichiarazione di appartenenza a una fascia sociale in crescita, attraversata da un desiderio di cultura e di benessere intrecciati insieme. Flavio Favelli ha lavorato su ciascuna delle iconiche copertine, interagendo con la loro eleganza formale, con il loro equilibrio tra grafica e taglio fotografico dei particolari pittorici. Ha utilizzato una o più cartine dorate dei Ferrero Rocher per occultare i volti dei ritratti, le scene aneddotiche, le porzioni di quadri, affreschi e mosaici dove campeggia la figura umana, dove gli sguardi dipinti sembrano cercare la risposta e la complicità dello sguardo degli osservatori. Favelli riporta le riproduzioni delle grandi opere d’arte ad uno stato di impenetrabilità, quasi di chiusa sacralità: è un gesto che mescola la cura all’iconoclastia, quasi fosse necessaria una nuova ricarica del senso per delle immagini forse troppo note, persino troppo ammiccanti nella loro conquistata emblematicità. Info: https://www.gamtorino.it/it/flavio-favelli-i-maestri-serie-oro
Domenica 6 novembre dalle ore 10.30 DEVOTION STORIES MAO – performance nell’ambito della mostra Buddha10 In occasione di Artissima 2022, il MAO ospita Devotion stories, la prima di una serie di iniziative del Progetto Yizhong, una performance realizzata da Vincenzo Di Federico, Ailing Yi e Lanxin Zheng che si attiverà più volte negli spazi della mostra Buddha10 nelle seguenti fasce orarie: dalle 10,30 alle 13 e dalle 15 alle 17,30. Attività gratuita. Accesso in mostra secondo le normali tariffe.
Domenica 6 novembre ore 11 A SPASSO CON MARGHERITA Palazzo Madama – Attività per le famiglie sulla mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia È stata Regina d’Italia e il suo nome è ricordato da strade, scuole ospedali, biscotti e dalla pizza. Ma cosa faceva Margherita quando non era impegnata a fare la Regina? Era un’esperta alpinista e si lanciava in camminate all’aria aperta percorrendo lunghi sentieri a piedi o a dorso di mulo per raggiungere alte vette e ghiacciai. La veduta di Gressoney-La-Trinité dipinta da Cosola ed esposta nella mostra Margherita di Savoia. Regina d’Italia, ci guiderà nella composizione di un paesaggio montano con effetto 3D da realizzare con cartoncini, colla e fantasia. Costo: € 7 a bambino per attività; adulti accompagnatori ingresso ridotto in mostra (gratuito con Abbonamento Musei). Prenotazione obbligatoria: t. 011 4429629 madamadidattica@fondazionetorinomusei.it
Domenica 6 novembre, ore 15 APPUNTI DI PAESAGGIO GAM – Attività per le famiglie sulla mostra Ottocento Il percorso in mostra permette di riflettere sul ruolo della pittura di paesaggio da metà dell’Ottocento fino ai primi del Novecento. Durante la visita guidata gli adulti avranno modo di approfondire l’evoluzione del paesaggio da semplice fondale a contorno di scene storiche e brani di genere, a soggetto autonomo e centrale, a luogo suggestivo ricco di scambi emozionali con chi lo vive e lo ammira, a strumento di sperimentazioni scientifiche. Contemporaneamente i bambini, attraverso una più ridotta selezione di opere, vedranno come il paesaggio diventi luogo che accoglie sensazioni, emozioni personali e spunto per ragionare sulle nuove teorie del colore e della luce e in laboratorio realizzeranno un personale taccuino di paesaggi utilizzando diverse tecniche pittoriche. Costo visita adulti: euro 6 più biglietto di ingresso al museo ridotto (ingresso gratuito ai possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta) Costo bambini: euro 7 (ingresso gratuito al museo) Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
LUNEDI 7 NOVEMBRE
Lunedì 7 novembre ore 17.30 COS’È UN CODICE MINIATO Biblioteca civica Cesare Pavese, via Candiolo 79 – conferenza con Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama Quali sono le operazioni che portano alla realizzazione di un codice manoscritto nel Medioevo? Quali gli strumenti di lavoro dello scriba e del miniatore? Com’era organizzato uno scriptorium? Nel corso della conferenza si scopriranno le operazioni necessarie a produrre un codice, dalla preparazione della pergamena alla rigatura, dalla scrittura ai pigmenti e alla decorazione con iniziali figurate e istoriate o intere scene a pittura, senza dimenticare la doratura e la legatura. L’appuntamento fa parte del ciclo di incontri Miniature rivelate, organizzato da Palazzo Madama in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi, dedicato ad approfondire l’arte del libro tra Medioevo e Rinascimento attraverso le collezioni di arte antica del Museo Civico di Torino. Ingresso libero fino a esaurimento posti
MARTEDI 8 NOVEMBRE
Martedì 8 novembre ore 18.30 ZHUO MENGTING. “A score of emptiness”: una partitura sonora site specific per acqua, oggetti amplificati e feedback, che esplora ciò che è là fuori e ciò che non può essere visto. MAO – concerto nell’ambito della mostra Buddha10 Zhuo Mengting è un artista di base a Londra, originaria di Canton, Cina. Fondendo corpo, suono, oggetti e luoghi, crea opere che emergono dal qui e ora, in forma di performance, installazioni partecipate e concerti. Il suo lavoro è stato presentato a livello internazionale, inclusi Regno Unito, Cina, Germania, Repubblica Ceca e Italia. Zhuo indaga le politiche dell’ascolto ed esplora un linguaggio sonoro che traduca la risonanza in segnale e rumore. “A score of emptiness”, la sua performance site-specific per il MAO, si svilupperà a partire proprio dal concetto di risonanza. Giocando tra suoni minuscoli e amplificazione, traducendo spazi vuoti in segnale e rumore, l’artista presenterà un atto sonoro concettuale utilizzando i suoni del vuoto e la discordanza tra il vedere e l’udire. Costo: 15 € | ridotto 10 €. Prenotazione obbligatoria: eventiMAO@fondazionetorinomusei.it
MERCOLEDI 9 NOVEMBRE
Mercoledì 9 novembre ore 17.30 COS’È UN CODICE MINIATO Biblioteca civica Villa Amoretti, corso Orbassano 200 – conferenza con Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama Quali sono le operazioni che portano alla realizzazione di un codice manoscritto nel Medioevo? Quali gli strumenti di lavoro dello scriba e del miniatore? Com’era organizzato uno scriptorium? Nel corso della conferenza si scopriranno le operazioni necessarie a produrre un codice, dalla preparazione della pergamena alla rigatura, dalla scrittura ai pigmenti e alla decorazione con iniziali figurate e istoriate o intere scene a pittura, senza dimenticare la doratura e la legatura. L’appuntamento fa parte del ciclo di incontri Miniature rivelate, organizzato da Palazzo Madama in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi, dedicato ad approfondire l’arte del libro tra Medioevo e Rinascimento attraverso le collezioni di arte antica del Museo Civico di Torino. Ingresso libero fino a esaurimento posti
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45 ANNI: 3/11/1977 – 3/11/2022
La storia della mitica emittente lombarda fondata da Renzo Villa ed Enzo Tortora si intreccia con il Piemonte: dalle origini di Tele Biella a Grp che ripeteva a Torino il segnale di Antennatre, agli spot del mobilificio Aiazzone che cambiarono il mondo della pubblicità. E il conduttore della “Bustarella”, Ettore Andenna, è ormai da tempo cittadino piemontese
di Cristiano Bussola
Era il 1977, nella prospera Lombardia, terra di fabbriche e mobilifici. L’uomo che fece l’impresa si chiamava Renzo Villa. Da sempre appassionato di recitazione e cabaret, impegnato nell’Acli e nelle compagnie teatrali della sua Varese si licenziò da dipendente comunale per dare vita al proprio sogno. Un visionario tanto “folle” quanto lucido.
È a questo punto che nel 1977, Renzo Villa ed Enzo Tortora, ancora una volta insieme (il loro rapporto di amicizia fu intenso e Villa sostenne pubblicamente l’innocenza del presentatore fin dal giorno dell’arresto di Tortora per il noto e vergognoso errore giudiziario) dopo l’esperienza di TeleAltoMilanese pensarono in grande e fondarono Antennatre Lombardia. A loro supporto una grande iniziativa di azionariato popolare che raccolse 50 mila quote da diecimila lire ciascuna.
Per mantenere viva quella irripetibile avventura che fu fenomeno culturale, imprenditoriale e di costume, oggi è preziosissimo il lavoro di Wally Giambelli Villa, la moglie del fondatore, che ha dato vita all’Associazione Amici di Renzo Villa. Siamo andati a trovarla a Legnano, in via per Busto 15, nella sede storica di Antennatre.
Se tutto fu straordinario, ancor più lo fu il ruolo della pubblicità. “Inventammo un nuovo modo di fare televisione commerciale – ci spiega il responsabile del marketing di allora, Angelo Costanza – Ric e Gian piuttosto che Andenna e tutti gli altri personaggi, improvvisavano battute, canzoni e sketch durante le trasmissioni citando lo sponsor che diventava così protagonista. Il boom fu immediato. Gli inserzionisti il giorno dopo la pubblicità vendevano immediatamente i loro prodotti. La “Bustarella” o il “Bingooo” fatturavano, e stiamo parlando della fine degli anni 70, 100 milioni di lire a puntata.”
Prosegue Costanza: “proponevamo spazi accessibili a tutte quelle piccole e medie aziende che non potevano permettersi la TV di Stato, e poi arrivarono anche aziende nazionali. Sono tanti gli aneddoti che potrei raccontare. Ad esempio i responsabili dell’azienda tedesca di elettrodomestici Braun, in visita agli studi di Antennatre mi dissero che avrebbero potuto tracciarmi una mappa precisa del territorio raggiunto dal segnale dell’emittente. Dissi: ma come è possibile? Semplice, mi risposero. Dove vendiamo il Minipimer (un frullatore, ndr) significa che Antennatre lì si vede, dove non lo vendiamo allora vuol dire che là, invece, il segnale non si riceve”.
Nella palazzina di via per Busto 15, che originariamente era una fabbrica metalmeccanica, incontriamo anche l’unica persona che ancora vi lavora. E’ Alessandro Di Milia, amministratore del televideo della nuova Antennatre (che da anni si è trasferita a Milano ma nell’antica sede conserva ancora questa parte di attività). Di Milia è anche il “custode” del patrimonio di migliaia di videocassette conservate nella nastroteca dell’emittente, che poco per volta sta riversando in formato digitale. “Questa nastroteca – ci racconta- è probabilmente seconda solo a quella della Rai. Qui troviamo tutte le stagioni delle più note trasmissioni. Ci sono delle chicche come le parodie storiche del Quartetto Cetra. Una curiosità: le possiede anche la Rai, ma in bianco e nero. Le nostre sono a colori! Era un altro modo di fare televisione.
Poteva capitare che il conduttore facesse una introduzione di 20 minuti, impensabile per i tempi televisivi attuali. Mentre duplico i video mi capita ancora di sorridere di gusto alle battute dei grandi protagonisti di quei programmi, segno che la comicità di allora era già molto moderna. Questa è storia. E per chi volesse ripercorrere le tappe dell’emittente, sul nostro televideo troverà una precisa cronologia dei personaggi e delle trasmissioni che hanno fatto epoca”.
Antennatre ebbe un successo strepitoso per un decennio. Rappresentò, senza dubbio, un fenomeno unico in Italia e non solo, come pure testimoniano le diverse tesi di laurea dedicate alla tv
lombarda. Poi, con l’avvento dei grandi network nazionali e con l’evoluzione dei gusti del pubblico, iniziò una lenta decadenza dell’emittente. Fino al fallimento del 1987, quando Villa si prodigò fino all’ultimo con fondi personali per ripianare il rosso e pagare i dipendenti.
La storia di Antennatre è “solo” la storia della TV commerciale? No, è molto di più. E’ stata una avventura magnifica e leggendaria che va oltre il mezzo televisivo. Anche chi scrive appartiene a quella “generazione Antennatre”, cresciuta guardando trasmissioni e conduttori che parlavano linguaggi nuovi. Le decine di migliaia di spettatori, molti dei quali piemontesi, ospitati negli anni sugli spalti dello Studio uno – così come i milioni e milioni succedutisi davanti al televisore – ricordano ancora con un sorriso e molta nostalgia quei giorni belli e spensierati.
La potenza di una leggenda sta nella sua capacità di tramandarsi e di non morire mai. In particolare quando essa solo leggenda non è ma trae origine da una storia realmente vissuta, anche se ormai conclusa e irripetibile. Una storia fatta di persone e di momenti che hanno lasciato traccia nella società e nel costume.
Quaglieni ricorda Prezzolini
A TORINO AL “CENTRO PANNUNZIO”APPUNTAMENTO LUNEDI 7 NOVEMBRE ALLE ORE 17,30
Presso la sede di Via Maria Vittoria 35h, Pier Franco QUAGLIENI (nella foto) parlerà, con l’ausilio di un filmato, di “GIUSEPPE PREZZOLINI, ANARCHICO CONSERVATORE”. Con Prezzolini (1882-1982) nasce la figura dell’intellettuale moderno, immerso nelle contraddizioni della società di cui è allo stesso tempo testimone e protagonista. Le avanguardie del primo Novecento, l’esperienza della “Voce”, la più importante rivista culturale del secolo, la Grande Guerra, la nascita del fascismo, la Seconda guerra mondiale, il dopoguerra: Prezzolini ha marcato la vita culturale e politica italiana sfuggendo sempre alla tentazione delle ideologie e del conformismo. Amico di Papini e Longanesi, ma anche di Amendola, Croce e Gentile, anarchico ma conservatore, ha fatto della libertà la sua religione e della sua vita un romanzo dove nulla è inventato.
Artigianato di trincea
Il salone comunale di Burolo ospiterà da venerdì 4 a domenica 6 novembre una mostra che affronta un argomento particolare, e in Italia poco conosciuto della Grande Guerra. Protagonista di ‘Soldati artigiani: la memoria della Grande Guerra nell’Artigianato di Trincea’ sarà l’esposizione di oggetti della collezione privata di Alida Caligaris e Stefano Viaggio.
‘Mio marito ed io – dice Alisa Caligaris- abbiamo sviluppato una passione per un aspetto della Prima Guerra Mondiale, quello degli oggetti fabbricati dai soldati nelle trincee, soprattutto sul Fronte Occidentale, che opponeva Francesi a Tedeschi. In questo settore c’è una maggiore sensibilità all’estero che non in Italia, dove tali oggetti sono più rari”.
La mostra verrà inaugurata venerdì 4 novembre, alle ore 21, con la proiezione di un video e sarà visitabile dalle 9.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 18.
Di seguito una interessane relazione di Alida Caligaris sull’argomento di cui si consiglia vivamente la lettura perché introduce su un universo che ai più e sconosciuto
Per Artigianato di Trincea (Artisanat de Tranchée / Trench Art Grabenkunst -Soldatenkunst a seconda delle lingue) si intende l’insieme degli oggetti, in metallo o altri materiali, fabbricati dai soldati nelle trincee di tutti i fronti della Grande Guerra, nelle retrovie, negli ospedali o nei
campi di prigionia : in realtà, per gli specialisti del settore tale definizione si estende anche ai prodotti “industriali” realizzati come souvenir nel dopoguerra e destinati a coloro che si recavano in pellegrinaggio
ai cimiteri e ai campi di battaglia, e ai manufatti realizzati dai soldati nei conflitti successivi del XX secolo.
Gli oggetti esposti in questa mostra provengono per la maggior parte dal Fronte Occidentale franco- tedesco, con alcune eccezioni, rappresentate da manufatti fabbricati su quello italo – austriaco, che sisviluppò nel Nord – Est del nostro Paese.
La Prima Guerra Mondiale è stata una “guerra di materiali ” e di artiglieria: proprio i metalli, in genere ottone, rame e alluminio ricavati dai bossoli dei proiettili di tutti i calibri, sono stati riutilizzati e “promossi” a materia d’arte da parte dei soldati, che erano in tutti gli eserciti in maggioranza contadini,
operai e artigiani: capaci dunque di trasformare la corona di forzamento di un obice in oggetti di usoquotidiano o anche in semplici gioielli (braccialetti, anelli e pendenti), utili a mantenere il legame con la
famiglia e ricordare ai destinatari la precarietà e la tragicità della condizione di chi li aveva fabbricati…. anzi, questi oggetti sono rimasti spesso, con qualche lettera, unico ricordo dei moltissimi combattenti
privi di una sepoltura identificata.
Testimonianze di questa diffusa attività dei soldati si trovano in molti scrittori: Silvio D’Amico (“Lavigilia di Caporetto”), Guillaume Apollinaire (“Calligrammi”), Henri Barbusse (“Il fuoco”), BlaiseCendrars (“La mano mozza”), Ernst Junger (“Nelle tempeste d’acciaio”), solo per citarne alcuni.
Moltissimi di questi oggetti all’inizio del conflitto furono realizzati per supplire alle carenze di unequipaggiamento insufficiente o alle difficoltà di un ambiente ostile: esempio classico, gli accendini, fabbricati dai soldati con i materiali più diversi (monete, medaglie commemorative, bulloni, casse di orologio da taschino ecc.) perchè i fiammiferi si inumidivano rapidamente in trincea e diventavano inutilizzabili.
Altri accendini sono in forma di libro, con iniziali o toponimi.
Tabacco e fumo hanno generato altre tipologie di oggetti: vasi portatabacco o tabacchiere,posacenere, portapipe .
Rimanda invece alla scrittura, ai legami con le famiglie e con tutto il mondo di “prima della guerra” la vastissima produzione dei tagliacarte, realizzati generalmente lavorando le corone di forzamento in rame
degli obici, con i bossoli dei fucili o le schegge di granata: i soldati cercavano anche di recuperare talicorone da proiettili inesplosi con conseguenze talvolta fatali…
Sulla lama dei tagliacarte compaiono iniziali, toponimi, nomi di donna, date o motivi floreali: sono gli stessi elementi che decorano le penne (alcune delle quali conservano ancora il mozzicone di matita o il
pennino originale).
Questi oggetti sono da taluni interpretati come una sorta di ex-voto, che ricorderebbe forse, con la menzione di un luogo preciso, uno scampato pericolo.
Se la lama del tagliacarte è a forma di scimitarra o vi compaiono la Mezzaluna e la Stella, il soldato –artigiano è probabilmente mussulmano.
I tagliacarte servivano per aprire le lettere, elemento fondamentale per il combattente in trincea, e ogni soldato esercitava la propria fantasia nel fabbricarne.
La scrittura e le lettere erano del resto il principale canale attraverso cui si mantenevano i legami con le
famiglie lontane, le fidanzate o gli amici o si alleviava la solitudine in trincea (importanti le relazioni epistolari con le “Madrine di guerra”, incoraggiate dgli Stati maggiori e talvolta conclusesi con un
matrimonio) : alla moglie rimasta a casa e impegnata nel lavoro dei campi si davano indicazioni sulla gestione del podere, sui debiti o crediti da pagare o riscuotere, sul prezzo della vendita dei cereali ecc.
Il soldato, che non poteva rivelare la sua posizione, cercava altresì di rassicurare la famiglia sullapropria buona salute … anche per non incorrere nella onnipresente censura…!
Rimandano alla scrittura fermacarte e calamai, anche di elaborata struttura.
I portaritratti e le scatole sono spesso fabbricati nei campi di prigionia e le ossa di animaliprovenienti dalle cucine si trasformano in oggetti finemente scolpiti: utile moneta di scambio per acquistare cibo, vino o tabacco.
I giornali dell’epoca menzionano esposizioni di tali manufatti: il settimanale “Pays de France”organizza nel 1915 a Parigi una mostra e avvia un sistema di ordinazione-fabbricazione-vendita,destinando il ricavato ai soldati-artigiani; nei numeri di aprile-maggio 1918, il giornale di trincea “L’Astico” indice un concorso a premi “Esposizione di lavori di trincea” e vi riserva uno spazio permanente presso la redazione.
Se il recupero dei materiali che giornalmente procuravano la morte (benchè formalmente proibito da tutti gli Stati maggiori) era un fatto normale, lo diventò anche la riproduzione in scala delle armi di distruzione di massa: cannoni (il “75” francese compare spesso su bossoli e accendini) aerei, carri
armati e sommergibili.
Diffusissima è la produzione di bossoli decorati con motivi floreali (ispirati all’Art Nouveau, glioggetti più comuni che molti di noi ricordano nelle case dei nonni) e animali, riconducibili ad una precisa simbologia e alle credenze popolari dell’epoca.
Tutt’altro che trascurabile è la produzione dei bastoni da passeggio: ogni ufficiale, anche quelli dielevato livello, ne aveva uno e il motivo più comune è il serpente chi si avvolge tutto intorno.
La produzione degli orologi da tavolo è da ricondursi alle retrovie e all’industria.
Più rari e fragili sono gli strumenti musicali, realizzati con vari materiali, conservati nei Museieuropei e nelle collezioni private.
L’abilità e la fantasia dei soldati ha dunque prodotto un’infinita varietà di oggetti, talvolta difficilmente ascrivibili ad una categoria precisa: scaldini, candelabri, posate, tazze, bicchieri, lampade, vuotatasche, portafortuna, sigilli, tessuti ricamati e oggetti riconducibili alla devozione, come
Crocifissi o piccole Croci.
Lo studio di questa particolare forma di arte popolare è stato avviato tardivamente in Italia: altri paesi ci hanno preceduto, ma il collezionismo è diffuso anche da noi e anche nei Musei italiani (soprattutto nel
Nord-Est, coinvolto direttamente nel conflitto) sono esposti questi manufatti. Lo scopo è la conservazione della memoria di avvenimenti e persone coinvolte in un conflitto le cui
conseguenze hanno segnato il nostro passato recente.
Imprenditore coraggioso e raffinato mecenate, elegante viveur dal fiuto per gli affari, Riccardo Gualino ha segnato il secolo scorso come pochi altri hanno saputo fare.
Nato sul finire dell’Ottocento da una ricca famiglia biellese, Gualino fu presto protagonista nel mondo delle imprese. Acquisì banche, in società con Giovanni Agnelli fondò la SNIA, diventò azionista di riferimento e vicepresidente della Fiat, lanciò i filati artificiali senza tralasciare gli interessi nella chimica e nel settore alimentare. Nel 1928 venne inserito nella rosa dei cinque uomini più ricchi d’Europa. Conobbe successi e vertiginose ascese e, all’opposto, rovinose cadute senza perdere mai lo spirito d’avventura o rinunciando alle sue idee visionarie. Un personaggio straordinariamente unico al quale è stata dedicata da Giorgio Caponetti un’importante biografia pubblicata da Utet: “Il grande Gualino. Vita e avventure di un uomo del Novecento”. Gualino fu un visionario per l’epoca al punto da puntare sul cinema in tempi non sospetti con la pionieristica Lux che, come si legge nella sua biografia , “nel dopoguerra produsse i film di Visconti e Lattuada avvalendosi anche dei giovani Carlo Ponti e Dino De Laurentiis”. La sua è una vita talmente piena da sembrare quasi inverosimile, tra incontri con personaggi celebri ( da D’Annunzio ai Kennedy, da Curzio Malaparte a Winston Churchill, Liz Taylor e Solomon Guggenheim) e l’amore per le arti che divideva con l’inseparabile moglie Cesarina Gurgo Salice. Fu proprietario del palazzo Lascaris, attuale sede del Consiglio regionale, della bellissima villa che porta il suo nome in collina a Torino e ha lasciato una fantastica raccolta di capolavori che costituisce la “collezione Gualino” alla Galleria Sabauda). La sua ultima dimora è al cimitero monumentale di Oropa, la “piccola Staglieno” delle Alpi) dove riposa nella tomba di famiglia con la moglie.
Marco Travaglini
5-6 novembre 2022 “Le stanze chiuse del re” è il nome della visita guidata straordinaria, in programma sabato 5 e domenica 6 novembre, all’appartamento di Ponente di Carlo Felice con le sue particolari decorazioni a tema marino. Opposto allo speculare appartamento di Levante, l’appartamento in attesa di restauro è l’insieme delle stanze appartenute al Re Carlo Felice e alla duchessa Cristina di Borbone.
Gli spazi vennero ampliati sotto la direzione di Benedetto Alfieri nel XVIII secolo per accogliere le stanze di Vittorio Emanuele, duca d’Aosta e figlio di re Vittorio Amedeo III. L’appartamento si apre all’ingresso con un atrio contraddistinto da due statue in marmo dei fratelli Collino rappresentanti rispettivamente Meleagro e Atalanta. Le due anticamere successive sono contraddistinte da una decorazione della seconda metà del XVIII secolo ascrivibili alla scuola del Cignaroli con scene di caccia e di vita agreste. Tutte le sovraporte degli ambienti raffiguranti Marine, datate 1755, sono riconducibili alla maniera di Francesco Antoniani. Nelle camere da letto i lampadari in vetro di Murano con bracci a cornucopie, risalgono alla fine del XVIII secolo così come i letti intagliati e laccati. I camini di tutto l’appartamento sono in marmo di Valdieri, il pavimento in seminato alla veneziana.
La visita rientra nel programma di Passepartout, le visite guidate straordinarie alla (ri)scoperta degli spazi segreti, normalmente chiusi al pubblico, della Palazzina di Caccia di Stupinigi. L’appartamento di Ponente, gli ambienti della servitù e la cupola juvarriana sono gli spazi della corte, in alcuni casi aperti per la prima volta ai visitatori, che raccontano la storia della Palazzina nelle sue diverse fasi abitative e il progetto architettonico alla base della sua costruzione.
INFO
Palazzina di Caccia di Stupinigi
piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)
Le stanze chiuse del re – Visita all’appartamento di Ponente
Sabato 5 novembre, ore 10.30, 12, 14.30 e 16
Domenica 6 novembre, ore 10.30, 12, 14.30 e 16
Durata: un’ora circa.
Prossimi appuntamenti: 12 novembre
Costo del biglietto: 17 euro.
Per partecipare alle visite guidate è obbligatoria la prenotazione.
Prenotazione obbligatoria al numero: 011 6200633, dal martedì al venerdì 10-17,30, entro il venerdì precedente la visita.
MINIATURE RIVELATE
Palazzo Madama e le Biblioteche civiche torinesi propongono, dal 24 ottobre al 14 dicembre, un ciclo di conferenze gratuite, dedicate ad approfondire l’arte del libro tra Medioevo e Rinascimento attraverso le collezioni di arte antica del Museo Civico di Torino.
Una serie di incontri per approfondire i materiali e le tecniche di realizzazione dei manoscritti, per scoprire come erano organizzate le biblioteche e chi vi accedeva e per cogliere, infine, quel passaggio cruciale dal libro scritto a mano al libro stampato che oggi conosciamo e amiamo. L’iniziativa, legata al territorio, si svolge a Palazzo Madama e in tre biblioteche civiche della città: Villa Amoretti (Santa Rita), Cesare Pavese (Mirafiori Sud) e don Lorenzo Milani (Falchera).
Il ciclo di conferenze intende portare il museo fuori dalle sue mura per promuovere la conoscenza di un patrimonio significativo e sostanzialmente ignoto, non solo al pubblico di Palazzo Madama, ma anche ai cittadini torinesi che frequentano più abitualmente le biblioteche e che con l’oggetto “libro” hanno un rapporto privilegiato. Gli appuntamenti sono un invito a conoscere attraverso le collezioni del museo non solo il contenuto intellettuale di creatività, ma anche i materiali e le tecniche di realizzazione – a mano prima e a stampa poi – e ad approfondire il tema della diffusione della lettura nel mondo antico.
Le Biblioteche civiche, da sempre attente alla storia del libro attraverso specifiche attività di mediazione, proporranno nello stesso periodo laboratori per famiglie e scuole del territorio. Nel corso dell’iniziativa i partecipanti agli incontri riceveranno un voucher che permetterà loro di visitare gratuitamente Palazzo Madama e la mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia, allestita nella Sala del Senato dal 13 ottobre 2022 al 30 gennaio 2023. Per gli insegnanti gli incontri in biblioteca costituiscono occasione di formazione, per i quali è possibile richiedere certificato di partecipazione.
Il ciclo di incontri si concluderà poco prima delle festività natalizie, nella settimana tra il 12 e il 16 dicembre, con un appuntamento finale a cura dei lettori che selezioneranno il proprio libro “in salsa” medievale da presentare al gruppo attraverso brevi stralci di lettura ad alta voce. In questa occasione la comunità cittadina potrà usufruire di materiali di approfondimento creati in sinergia dalle biblioteche e dal museo con schede bibliografiche, consigli di lettura e focus sulle collezioni di Palazzo Madama.
L’iniziativa intende disseminare le conoscenze e i risultati del progetto “Miniature rivelate”, avviato nell’ottobre 2020 da Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica in partnership con l’Università di Torino e l’Università del Piemonte Orientale (Dipartimento di Studi Storici e Dipartimenti di Chimica), grazie a un cofinanziamento di Fondazione CRT e UNITO. La ricerca è nata dalla volontà di approfondire la conoscenza della collezione di manoscritti e miniature ritagliate del Museo Civico di Torino: un patrimonio costituito da 19 codici miniati, un fondo di 81 fogli e miniature ritagliate e una preziosa raccolta di 50 pergamene dal XIII al XVI secolo.
La prima fase del progetto si è svolta dall’ottobre 2020 alla primavera 2022. Durante questi mesi è stato condotto il censimento sistematico, con la campagna fotografica e la pre-catalogazione, che ha comportato anche la ricerca bibliografica e lo studio liturgico per individuare l’area di provenienza dei testi sacri.
La seconda fase, a partire dall’autunno 2022, prevede i restauri di due codici, le analisi scientifiche non invasive e l’analisi storico artistica; in calendario saranno programmate attività per il pubblico, laboratori didattici per le scuole e per gli adulti.
La terza fase si concluderà nell’autunno 2024 con una mostra dossier a Palazzo Madama, che presenterà al pubblico un percorso visivo attraverso l’esposizione di una selezione delle opere del museo.
Il programma
NELLE BIBLIOTECHE
7 – 11 novembre 2022
Cos’è un codice miniato
Cos’è un codice miniato
Con Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama
Quali sono le operazioni che portano alla realizzazione di un codice manoscritto nel Medioevo? Quali gli strumenti di lavoro dello scriba e del miniatore? Com’era organizzato uno scriptorium? Nel corso della conferenza scopriremo le operazioni necessarie a produrre un codice, dalla preparazione della pergamena alla rigatura, dalla scrittura ai pigmenti e alla decorazione con iniziali figurate e istoriate o intere scene a pittura, senza dimenticare la doratura e la legatura.
lunedì 7 novembre ore 17.30: Biblioteca civica Cesare Pavese – via Candiolo 79
mercoledì 9 novembre ore 17.30: Biblioteca civica Villa Amoretti – corso Orbassano 200
venerdì 11 novembre ore 10.30: Biblioteca civica Don Milani – via dei Pioppi, 43
Le biblioteche medievali
Con Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama
Dove si trovavano e come erano organizzate internamente. Quale il loro contenuto. Chi poteva accedere, chi leggeva e studiava nel Medioevo. Biblioteche monastiche, ecclesiastiche, signorili; libri dei mercanti e Statuti dei Comuni.
lunedì 21 novembre ore 17.30 Biblioteca civica Cesare Pavese – via Candiolo 79
mercoledì 23 novembre ore 15.00 Biblioteca civica Don Lorenzo Milani – Via dei Pioppi, 43
mercoledì 23 novembre ore 17.30 Biblioteca civica Villa Amoretti – corso Orbassano 200
28 -30 novembre 2022
La nascita del libro a stampa decorato da xilografie (XV secolo)
Con Alessia Marzo, Università degli Studi di Torino
Oltre a codici miniati, le collezioni del museo civico possiedono alcuni incunaboli, libri a stampa realizzati a partire dalla seconda metà del Quattrocento e illustrati da xilografie con scene sacre e margini decorativi che venivano dipinti per assomigliare quanto più possibile ai codici miniati in pergamena.
lunedì 28 novembre ore 17.30 Biblioteca civica Cesare Pavese – via Candiolo 79
mercoledì 30 novembre ore 15.00 Biblioteca civica Don Lorenzo Milani – Via dei Pioppi, 43
mercoledì 30 novembre ore 17.30 Biblioteca civica Villa Amoretti – corso Orbassano 200
12-14 dicembre 2022
Il mio Medioevo. Il nostro Medioevo
Incontro finale nelle biblioteche a cura dei lettori delle Biblioteche civiche
Il Medioevo fa da sfondo a diversi romanzi della letteratura occidentale: da Il nome della rosa di Umberto Eco, I pilastri della Terra di Ken Follett, Notre-Dame de Paris di Victor Hugo o il più recente La Cattedrale del mare di Ildefonso Falcones. Ogni partecipante potrà proporre al gruppo il proprio libro del cuore, selezionando e leggendo ad alta voce la pagina o i passaggi che maggiormente ha amato.
lunedì 12 dicembre ore 17.30 Biblioteca civica Cesare Pavese – via Candiolo 79
mercoledì 14 dicembre ore 15.00 Biblioteca civica Don Lorenzo Milani – Via dei Pioppi, 43
mercoledì 14 dicembre ore 17.30 Biblioteca civica Villa Amoretti – corso Orbassano 200
Ingresso libero fino a esaurimento posti
A palazzo Madama, nella sala del Senato, sino al 30 gennaio
Ricordate, dai banchi della scuola? “Onde venisti? quali a noi secoli / Sì mite e bella ti tramandarono? / Fra i canti de’ sacri poeti / Dove un giorno o regina, ti vidi?” Carducci, mangiapreti e tritura monarchi, la vide passare per le vie di Bologna e ne rimase folgorato, cancellando in un attimo il suo passato repubblicano e beccandosi ogni tipo di critica dai compagni di un tempo: caduto anche lui sulla strada di Damasco, il giorno dopo era al cospetto dei sovrani, avviando con lei un’amicizia (il gossip dell’epoca ci andò a nozze e i rumors sulle visite alle regali stanze invadevano salotti e mercati), una fitta corrispondenza e la sana abitudine delle camminate estive tra i sentieri della Val d’Aosta. Fino al 30 gennaio, nella Sala del Senato di Palazzo Madama, l’antico foglio originale, ripensato e corretto, de “Alla regina d’Italia”, è uno dei tanti oggetti che trovano spazio, nell’elegante quanto arioso allestimento dell’architetto Loredana Iacopino e per la cura di Maria Paola Ruffino, all’interno della mostra “Margherita di Savoia. Regina d’Italia”. Oltre settanta opere d’arte, tra ritratti, dipinti, sculture, abiti e gioielli, strumenti musicali e manoscritti, tappezzerie e mobili, un racconto prezioso attraverso i settantacinque anni di vita della sovrana (nacque a Torino, a palazzo Chiablese, nella notte del 20 novembre 1851 e morì a Bordighera all’inizio del 1926) raccolto dal Musée d’Orsay di Parigi, dalle Gallerie degli Uffizi – Palazzo Pitti, dal Palazzo del Quirinale e dal Museo di Palazzo Boncompagni-Ludovisi di Roma, dal Palazzo Reale di Napoli e dalla Reggia di Caserta, dai Musei Civici di Venezia, dai Musei Reali e dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, dal Polo Museale del Piemonte.
Il padre era Ferdinando di Savoia-Genova, fratello di Vittorio Emanuele II, e la madre Elisabetta di Sassonia, al suo battesimo parteciparono Massimo d’Azeglio, allora Presidente del Consiglio, Cavour con le differenti cariche di ministro della Marina e dell’Agricoltura e Commercio, Alfonso La Mormora. Rimasta orfana di padre a soli quattro anni, appena tredicenne fu adocchiata come futura sposa dell’erede Umberto, ma i tempi non erano ancora maturi. Maturarono in maniera definitiva il giorno del matrimonio, il 22 aprile 1868: matrimonio che risultò essere, anche questo, “troppo affollato”, dal momento che già da quattro anni circolava e aveva preso il cuore del futuro re una innamoratissima Camilla, questa davvero bella, la duchessa Eugenia Attendolo Bolognini Litta, di sette anni maggiore di lui, della miglior nobiltà milanese, un amore eterno e un figlio adulterino da crescere. Margherita all’inizio mal sopportò quel triangolo di cui tutti erano a conoscenza; ma poi seppe creare intorno a sé e all’immagine della coppia reale una perfetta cornice di finzione, di felicità e di salda unione che ebbe il proprio primo sfolgorante traguardo nei festeggiamenti delle nozze d’argento nell’aprile del 1893.
Era l’Italia di quel lungo periodo un paese che, nella propria diseguaglianza, guardava ai grandi sviluppi, all’espandersi a piccoli o grandi passi delle ferrovie, dell’industria, dell’istruzione, si poneva di fronte alle prime organizzazioni dei lavoratori, passava dalla carrozza all’automobile, dalla storia risorgimentale a quella coloniale: al centro, per lunghi decenni, Margherita, nella Storia – come nella mostra di Palazzo Madama – aureolata, posta al centro nelle vesti di icona di stile, di “eterno femminino regale”, di madre – quante volte sarà stata accanto alla culla del piccolo Vittorio Emanuele, disegnata da Domenico Morelli, uno dei pezzi più belli della mostra? -, di benefattrice, di musa, di illuminata sovrana, di colei che promuove la diffusione dell’istruzione e della formazione professionale, che accresce il consenso attorno a Casa Savoia, che crea salotti portando cultura e arte e li allieta con la sua voce e con il suono del pianoforte (era innamoratissima di Beethoven), che guarda alla modernità con occhio sempre attento e con cuore aperto al popolo (“La regina Margherita mangia il pollo con le dita”) e forgia frasi come “A che servirebbe essere principi se non si potesse fare il bene che si vuole?” o “Tutto quel che viene dal popolo deve ritornare al popolo”. Diremmo grandiosa. Ma è anche la sovrana che appoggiava l’operato di Bava Beccaris, nel maggio 1898, in occasione dei moti di Milano, che guardava con fiducia al fascismo e a Mussolini, unico argine ai disordini del biennio rosso, che forse non era di parere poi molto lontano da quello di Marco Minghetti, suo amato maestro di latino, che nel 1864 portò la capitale a Firenze e fu il responsabile dell’eccidio di piazza San Carlo, a Torino, che causò la morte di 47 persone, tra militari e civili.
Margherita si circondò del bello, molto dell’arredamento di palazzo Reale trovò posto nelle sale del Quirinale, i mobili intarsiati del Piffetti e la ricchezza barocca di Valentino Besarel, bellunese, occuparono i grandi saloni come gli ambienti di Monza e le abitazioni private della sovrana, i servizi di Meissen e di Sèvres, oggi in mostra, ornarono le tavole dei grandi pranzi, gli abiti alla moda – quella moda che la regina seguiva, con gli abiti parigini di Worth, o per molte occasioni dettava – rivestirono le dame della aristocrazia in occasione di balli e feste a corte. Margherita è la sovrana che si mostra al popolo ed elargisce sussidi a congregazioni religiose e istituzione laiche, asili d’infanzia, scuole, associazioni caritative; promuove la moda del pizzo nelle toilette femminili, aiutando nello stesso tempo la scuola di merletto di Murano e le tante donne che con le loro famiglia da quel lavoro dipendono. Come riporta in auge la moda del corallo (le lavorazioni sono ambientate in una delle sale più belle della mostra), amante dei libri crea biblioteche, nel ’93 tiene a battesimo la Biennale di Venezia. Il regicidio a Monza, ad opera di Gaetano Bresci, decreterà la fine di un epoca forse dorata e la sovrana, lasciando il Quirinale al figlio e ad Elena di Montenegro andrà ad abitare il palazzo romano che da lei prenderà il nome, dedicandosi ancor più ai viaggi e al mondo dell’arte. L’ultima sala accoglie immagini dei Lumière, i viali torinesi con i tramvai, le piazze e le folle, gli antichi panorami, le precedenti e le teche che abbiamo attraversato ci hanno mostrato la sovrana nei tanti ritratti, uno per tutti quello di Pietro Paolo Michetti, le porcellane preziose e le tante componenti dell’arredamento, i mandolini e le chitarre, il ritratto di un giovane Vittorio Emanuele III ad opera di Giacomo Grosso, la pace di Gressoney La Trinité rappresentata da Demetrio Cosola e un altro capolavoro dell’arte di Andrea Tavernier, “Finita la messa”, due diversissime opere di Giacomo Balla, “Le risaiuole” di Angelo Morbelli, un abito nero con manto a striscio, in velluto di seta, ricamato con paillettes e jais e merletto lavorato a macchina, datato 1905-1915, appartenuto alla sovrana. In una teca, una piccola etichetta con il numero 239/B legata con un filo rosso, la Rivoltella Harrington & Richardson, modello “Massachusetts”, con cui in un nero 29 luglio, in tarda serata, venne assassinato il sovrano Umberto I. Tre coli l’avevano colpito al volto e alla gola, uno era andato a vuoto.
Elio Rabbione
Immagini dell’allestimento della mostra a Palazzo Madama (ph. Perottino)