STORIA- Pagina 61

Pasqua, 25 Aprile e Primo Maggio alla Fondazione Torino Musei

APERTURE STRAORDINARIE E MOSTRE DA VISITARE

 

Pasqua e Pasquettaorario prolungato di tutti e tre i musei fino alle 19

(con chiusura biglietterie alle 18)

Apertura straordinaria lunedì 24 aprile e lunedì 1 maggio per GAM e MAO

Festa della Liberazione, 25 aprile, ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate + € 1 per le due mostre temporanee

Buddha10al MAO e Viaggio al termine della statuaria alla GAM

 

Durante le festività di Pasqua, del ponte della Festa della Liberazione e della Festa dei Lavoratori la GAM, il MAO e Palazzo Madama saranno sempre aperti: l’occasione giusta per trascorrere le festività immersi nell’arte e nella bellezza e per visitare le mostre e le collezioni permanenti approfittando delle aperture straordinarie e delle tariffe speciali.

ORARI E MOSTRE

 

GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna

Domenica 9 aprile Pasqua orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18

Lunedì 10 aprile Pasquetta orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18

Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18

Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate + € 1 per la mostra temporanea Viaggio al termine della statuaria

Lunedì 1° maggio Festa dei lavoratori 10 – 18

La biglietteria chiude un’ora prima

 

Mostre in corso
VIAGGIO AL TERMINE DELLA STATUARIA. Scultura italiana 1940-1980 dalle Collezioni GAM

OTTOCENTO. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento
MICHAEL SNOW
(In VideotecaGAM)

MAO Museo d’Arte Orientale

Domenica 9 aprile Pasqua orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18

Lunedì 10 aprile Pasquetta orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18

Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18

Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate + € 1 per la mostra temporanea Buddha10

Lunedì 1° maggio Festa dei lavoratori 10 – 18

La biglietteria chiude un’ora prima

Mostre in corso

BUDDHA10

LUSTRO E LUSSO DALLA SPAGNA ISLAMICA

MONOGATARI (t-space X MAO)

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Domenica 9 aprile Pasqua orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18

Lunedì 10 aprile Pasquetta orario prolungato 10 – 19 – ultimo ingresso ore 18

Lunedì 24 aprile aperto 10 – 18

Martedì 25 aprile Festa della Liberazione 10 – 18 – ingresso a tariffa speciale a € 1 per le collezioni permanenti e mostre collegate

Lunedì 1° maggio Festa dei lavoratori 10 – 18

La biglietteria chiude un’ora prima

Mostre in corso

I COLORI DELLA LIBERTÀ

LE CHIAVI DELLA CITTÀNEI CAPOLAVORI DI PALAZZO MADAMA (fino al 10 aprile)

I tulipani dei Crociati

E’ facile arrivarci, si lascia l’auto in paese e si percorrono a piedi poche centinaia di metri, poi si prende un sentiero sterrato che, tra vigneti, noccioli e tanta poesia, sale sulla sommità di una collinetta dove si trova una chiesetta campestre con vista sulla Valle Versa, nell’astigiano.
Qui la sorpresa si spalanca davanti ai nostri occhi, un tappeto di tulipani rossi circonda una parte della cappella, non tulipani normali ma tulipani arrivati dalla Terra Santa, dalla Palestina, che nascono qui spontaneamente forse dai tempi remoti delle Crociate, come si dice da queste parti. Accade nei dintorni di Corsione d’Asti, attorno alla chiesetta della Madonna dell’Aniceto, eretta alla fine del Duecento ma più volte ristrutturata, una sorta di mistero. Eppure anche quest’anno, nonostante la penuria d’acqua, i tulipani sono fioriti ugualmente, più forti della siccità, e ora in paese li chiamano i tulipani dei Crociati. In condizioni climatiche più favorevoli questi fiori creano uno scenario ancora più suggestivo ma quel che vediamo in questi giorni ci appaga lo stesso. Un mistero, si mormora in questo piccolo paese di 200 corsionesi, perché nessuno ha mai seminato quei bulbi che appartengono alla famiglia dei “tulipa agenensis”, tulipani perenni di origine mediorientale. Pare che ci fossero già prima del 1500, forse portati da qualche crociato al ritorno dalla Terra Santa.
Su questo colle, tra infiniti silenzi, si aspetta invano che passi qualche cavaliere venuto dall’Oriente a sciogliere ogni dubbio ma è decisamente più probabile che il mistero continui a vivere per sempre. In paese comunque parlano con orgoglio di questa bella storiella condita di leggenda. E non è l’unica perché il fazzoletto di terra che da Corsione porta a Tonco d’Asti profuma di terre lontane e di vicende che legano questo territorio ai Paesi del Vicino Oriente. A pochi chilometri di distanza, su un’altra collina, si trova il paese di Tonco d’Asti da dove sembra provenisse il nobile cavaliere Gerardo il quale, seguendo gli ideali cavallereschi, partì per la Terra Santa a combattere per il Santo Sepolcro. Gerardo di Tonco, secondo alcuni studiosi, fu il primo Gran Maestro dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni in Gerusalemme, poi di Rodi, divenuto infine Sovrano Ordine Militare di Malta. Vissuto nell’XI secolo Fra Gerardo sarebbe nato proprio a Tonco d’Asti e mille anni fa avrebbe creato il più antico degli Ordini cavallereschi.
Gerardo si trasferì a Gerusalemme per dare una mano ai pellegrini cristiani tornati nella Città Santa liberata dopo la Prima Crociata ma secondo altri storici la verità è un’altra. Il vero nome del fondatore dell’Ordine sarebbe Fra Gerardo Sasso nato ad Amalfi. Da questa città intorno al 1050 partirono i primi mercanti diretti in Terra Santa per costruire una chiesa e un ospedale e Fra Gerardo divenne il responsabile dell’Ospizio per i pellegrini a Gerusalemme. I misteri ora sono due nelle terre del basso Monferrato astigiano.
Infine è importante far sapere che “questi tulipani sono protetti e non si possono raccogliere per evitare i saccheggi che si sono verificati negli scorsi anni”, come sottolinea Marco Rosso, guida Naturalistica Regionale e responsabile dell’Associazione culturale e turistica “Quattro passi a nord ovest”.
                           Filippo  Re
nelle foto
tulipani intorno alla chiesetta campestre
la chiesa della Madonna dell’Aniceto a Corsione d’Asti
Fra Gerardo Sasso, fondatore dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

31 marzo – 6 aprile 2023

VENERDI 31 MARZO

Venerdì 31 marzo ore 17
L’ARTE DEL RICAMO NEL MEDIOEVO

Palazzo Madama – conferenza con Christine Descatoire, Musée de Cluny

Il ricamo è onnipresente nella vita quotidiana degli uomini e delle donne del Medioevo, dai ricchi al popolo. I ricami di seta, oro e argento, facendo parte delle arti preziose, erano tra le produzioni più lussuose e apprezzate. La conferenza illustrerà il panorama delle produzioni e delle tecniche di ricamo usate dal XII all’inizio del XVI secolo in Europa, tra Italia, Germania, Fiandre, Inghilterra, Francia e Spagna. Verranno presentati i ricamatori e i loro legami con la pittura e i pittori.

 

Christine Descatoire, è conservatrice capo delle collezioni di oreficeria e dei tessuti occidentali del Musée de Cluny – Musée National du Moyen Âge. È ricercatrice all’IRHIS – Institut de Recherches Historiques du Septentrion. È stata curatrice di importanti mostre tra cui Trésors de la Peste noire (Parigi 2007 e Londra 2009), Art et nature au Moyen Âge (Québec 2012 e Bratislava 2013, con Béatrice de Chancel-Bardelot), Une renaissance. L’art entre Flandre et Champagne (Paris-Saint-Omer 2013, con Marc Gil) e Les émaux de Limoges à décor profane (Paris 2016).

Ingresso libero

Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00) oppure scrivere a madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

SABATO 1 APRILE

 

Sabato 1 e domenica 2 aprile ore 16.30

I FASTI DEL BAROCCO

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Entrare a Palazzo Madama per essere accompagnati in una visita che garantirà un’ampia descrizione del periodo barocco. Nel Palazzo i fasti dell’epoca sono evidenti, roboanti, splendenti: è un vero e proprio linguaggio di lusso che rappresenta la magnificenza della Torino di Sei e Settecento. Filo rosso del racconto saranno gli artisti di corte, i viaggi, il gusto per il collezionismo e, in generale, la passione e la consapevolezza del potere dell’arte. Sarà possibile, infatti, ammirare capolavori quali le tele di Orazio Gentileschi, Bartolomeo Caravoglia, Sebastiano Conca: alcuni dei nomi di spicco esposti nelle sale auliche del museo. Opere che costituivano i sontuosi sistemi decorativi dei palazzi della nobiltà sabauda e della dinastia regnante convergendo in un racconto iconografico tutto da scoprire in una visita ad hoc.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

DOMENICA 2 APRILE

 

Domenica 2 aprile ore 11

A ME GLI OCCHI!

Palazzo Madama – attività per famiglie

I nostri occhi ridono, piangono, si fanno piccoli quando siamo stanchi e si sgranano quando qualcosa ci sorprende. Partendo dallo sguardo magnetico dipinto da Antonello da Messina esploriamo le capacità comunicative dei nostri occhi attraverso divertenti giochi allo specchio per poi tracciare il proprio ritratto, con incredibili sguardi, utilizzando carta da lucido colorata.

Costo: € 7 a bambino per attività; adulti accompagnatori ingresso ridotto in museo (gratuito con Abbonamento Musei)

Prenotazione obbligatoria: t. 011 4429629; madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Domenica 2 aprile ore 15

STORIE IN SCATOLA

GAM – attività per le famiglie sulla mostra Ottocento

La ricca mostra attualmente in corso propone una selezione di opere, di proprietà del museo, dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli inizi del Novecento: una sorta di viaggio nel tempo alla scoperta di vita, cultura, moda e arte del nostro passato.

In questa domenica dedicata alle famiglie, i genitori saranno accompagnati in un percorso tematico guidato mentre i loro bambini verranno coinvolti nella scoperta dei molti personaggi raffigurati: eroi, sirene, poetesse, fanciulli, dame e popolani; ciascuno con la propria storia, talvolta anche molto attuale, da raccontare. In laboratorio creeranno, poi, degli originali diorami tridimensionali reinventando luoghi, storie e nuove avventure.

Costo visita adulti: euro 6 più biglietto di ingresso al museo ridotto (ingresso gratuito ai possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta)

Costo bambini: euro 7 (ingresso gratuito al museo)

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 2 aprile ore 16

NATURALMENTE IL MAO

MAO – attività per famiglie

Un percorso che invita a esplorare il tema della natura attraverso le collezioni del Museo tra fiori nuvole e sassi, tra sacro e profano. In laboratorio ogni partecipante potrà realizzare su un piatto in eco carta il proprio decoro floreale incollando rametti e foglie raccolti in giardino o ritagliando un fiore di loto.

Per tutte le età

Costo: bambini € 7; adulti ingresso ridotto alle collezioni € 8 (gratuito con Abbonamento Musei).

Prenotazione obbligatoria t. 011.4436927/8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

entro il venerdì precedente.

 

MARTEDI 4 APRILE

 

Da martedì 4 aprile

VIAGGIO AL TERMINE DELLA STATUARIA. Scultura italiana 1940-1980 dalle collezioni GAM

GAM – Nuova mostra  a cura di Riccardo Passoni

4 aprile – 10 settembre 2023

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino prosegue la ricognizione sul proprio patrimonio dedicando un capitolo alla scultura italiana tra il 1940 e il 1980 con una mostra che presenta 50 opere realizzate da 40 artisti attivi nell’arco di questo periodo: quarant’anni contrassegnati da formidabili cambiamenti e da forti scosse stilistiche sia dal punto di vista dei soggetti sia delle tecniche, e che assegnarono un nuovo ruolo alla scultura. La ricca collezione della GAM, oltre che dalle opere di scultura acquisite nel tempo dal museo, ha potuto contare negli anni sul determinante ruolo della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT che hanno contribuito, con importanti acquisizioni, ad accrescere la raccolta.

Info: https://www.gamtorino.it/it/evento/viaggio-al-termine-della-statuaria/

 

 

MERCOLEDI 5 APRILE

 

Mercoledì 5 aprile ore 17

IL TESORO DI DESANA

Palazzo Madama – conferenza con Marco Aimone, storico dell’arte, Senior Advisory Curator della Collezione Wyvern (Regno Unito)

Il tesoro di Desana è fra i più spettacolari del cosiddetto medioevo “barbarico”. Comprende oreficerie e argenterie da mensa: apparteneva a una famiglia mista di Romani e di Ostrogoti vissuta in una villa, nelle campagne vercellesi, tra la fine del V secolo e l’inizio del VI. Le vicende del suo ritrovamento sono state chiarite solo di recente, mentre l’analisi dei singoli oggetti ha permesso di ricostruire la storia dei loro possessori. La bellezza di questi preziosi smentisce nella maniera più chiara il diffuso cliché dei “secoli oscuri”, restituendo la visione di un’arte complessa, che segna il passaggio dal mondo antico a quello medievale.

Secondo incontro dedicato al Museo Civico.

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00) oppure scrivere a madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Ultimo appuntamento

 

29 maggio 2023 ore 17: 160. Alcune pagine di questa storia

con Simone Baiocco, conservatore Arti del Medioevo e del Rinascimento, Palazzo Madama

 

 

GIOVEDI 6 APRILE

 

Giovedì 6 aprile ore 18.30

SALAMANDA. Dub, house lo-fi, rullanti reggaeton, ritmi dembow, ambient e sintesi vocale in un avvolgente bozzolo di toni armoniosi.

MAO – concerto nell’ambito della mostra Buddha10

Le Salamanda sono un duo di dj e produttrici di musica ambient leftfield di Seoul composto da Uman Therma (Sala) e Yetsuby (Manda). Il duo si è fatto conoscere al pubblico internazionale con i primi due album: Allez! (Good Morning Tapes, 2020) e Sphere (Metron Records, 2021) e con i mixtape che realizzano per diverse stazioni radio globali tra cui Seoul Community Radio, NTS e LYL.

Il titolo del nuovo album “ashbalkum” (Human Pitch) deriva da un modo di dire coreano che indica la consapevolezza che la “realtà” altro non è che sogno. Espressione di un ambient ultraterreno, il quarto disco del duo, dischiude un portale verso un universo parallelo, dove verità e fantasia sono la stessa cosa.

Un mondo onirico costruito da paesaggi sonori ambientali e ritmi minimali, un punto di vista affascinante su come interagiamo con il mondo che ci circonda, dove il linguaggio, la natura e il nostro stesso essere sono infinitamente mutevoli.

Costo: 15 € | ridotto studenti 10 €.

I biglietti sono disponibili presso la biglietteria del museo e su Ticketone.

InfoeventiMAO@fondazionetorinomusei.it

 

Giovedì 6 aprile ore 16:30

TEA TIME ART. Natura morta

GAM – workshop

Tea Time Art vuole essere una pausa dalle corse quotidiane, in un ambiente speciale come quello dell’Educational Area della GAM, dove incontrarsi, conoscersi e imparare facendo, per trascorrere un paio di ore in compagnia di persone nuove e arte. Questo ciclo di appuntamenti organizzati alla GAM permette di avvicinare il pubblico adulto al museo, inteso come luogo di scambio, conoscenza e integrazione. L’arte diventa uno strumento di vicinanza, scambio intellettuale e emotivo, trasformando gli spazi museali in luoghi di incontro e condivisione di conoscenze diverse. Le opere scelte per le attività contengono il racconto di esperienze personali degli artisti che rimandano ad altri insegnamenti per un confronto intellettuale, emotivo e fisico. Tutti gli appuntamenti prevedono una presentazione delle opere a cura delle guide di Theatrum Sabaudiae e una fase di attività pratica che permetta l’approfondimento di tecniche artistiche diverse.

Porta il tuo the preferito, noi ci mettiamo la tazza e la creatività, per delle pause d’arte a piccoli sorsi.

Giovedì 6 aprile ore 16:30: Natura morta

La natura morta consiste nella raffigurazione pittorica di oggetti inanimati, come fiori, frutta, ortaggi e oggetti. La visita permetterà di riflettere sull’evoluzione di questo genere artistico nel 900. Durante l’attività di laboratorio si sperimenteranno composizione e pittura dal vero con tecniche miste.

Scopri il calendario completo

Posti limitati, prenotazione obbligatoria

Costo: euro 15 a partecipante (comprensivi di biglietto d’ingresso al museo gratuito, visita guidata, attività pratica, materiali e tazza personalizzata)

Informazioni e prenotazioni: Theatrum Sabaudiae 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

 

“Mario Lattes. Teatri della memoria”, in mostra alla Reggia di Venaria

Una suggestiva mostra per celebrare il centenario della nascita del poliedrico intellettuale ed artista torinese

Fino al 7 maggio

Immagine guida della mostra è il memorabile (per segno grafico e colore) “Autoritratto” del 1990, in cui l’artista si dipinge con forte impronta espressionista all’interno di un teatrino che è vita (sintesi di una visione pittorica ed esistenziale sottilmente giocosa ma non meno inquietante) attorniato da immagini di ambigui e improbabili attori, marionette, uccellacci, presenze visionarie e figure antropomorfe che paiono assorbirne la più intima essenza per farlo partecipe vero, cilindro nero con ingombrante macchia rossa in testa, del racconto.

Non capocomico o burattinaio. Ma parte viva, anch’egli, di quel teatrino che è, per lui (per tutti?) esistenziale, ironica sia pur terrifica quotidianità. “Autoritratto” molto diverso, ma in stretta connessione dialogica, con l’altro “in posizione diagonale” (anch’esso presente in mostra) del 1959: atteggiamento pensoso sulla vacuità del fondo vermiglio, essenziale la scelta cromatica e cifre stilistiche che riflettono illustri ascendenze dai tratti informi ed ombrosi del viennese Schiele, come del russo (naturalizzato francese) Soutine. Editore e artista di frenetica e multiforme operatività – pittore, incisore e scultore – ma anche promotore culturale e intellettuale fra i più prestigiosi del Novecento italiano, Mario Lattes(Torino, 1923 – 2001) è ricordato, fino a domenica 7 maggio, nelle “Sale delle Arti” alla “Reggia di Venaria”, con la retrospettiva dall’emblematico titolo “Teatri della memoria”, comprendente oltre cinquanta opereuna decina mai esposte –  realizzata dalla “Fondazione Bottari Lattes” (nata nel 2009 a Monforte d’Alba e a lui dedicata dalla moglie Caterina Bottari Lattes) in occasione del centenario della nascita dell’artista.

Curata dall’incisore Vincenzo Gatti, la rassegna venariese si propone anche, e ben ci riesce, di indagare passo passo i vari esempi delle sperimentazioni concettuali, linguistiche e tecniche operate assolutamente “in proprio”, in oltre mezzo secolo di attività, da Lattes, che, come scriveva nel 2008 Marco Vallora in occasione di un’ampia retrospettiva a lui dedicata presso l’“Archivio di Stato” subalpino, “è sempre là dove non te lo attendi”. Dagli inizi vagamente astratti e informali (mai sfacciatamente eversivi e contenuti in un decennio che va dagli anni ’50 ai ’60) a una narrazione marcatamente espressionista di visionaria e fantastica figurazione la mostra documenta quanto Lattes sia sempre particolarmente interessato alle “capacità metamorfiche” del materiale, in particolare del supporto cartaceo, “manipolato al limite della sofferenza”, fino all’“incisione”, per lui “frontiera estrema, senza ritorno e senza colore, per celebrare il definitivo elogio dell’ombra”, di quel malinconico pessimismo ed “epico senso dell’inconcludenza umana” propriamente legati alle sue radici, così come alle memorie e alla consapevolezza della propria “frammentata” identità ebraica. Un “dark side”, un “lato oscuro” che pulsa anche nei contesti domestici, apparentemente più consueti.

Una grande teca, nell’ultima sezione della mostra, ospita la collezione di marionette storiche di Lattes, mentre all’interno della stessa sala il pubblico troverà un manichino a grandezza naturale, nonché la presenza in molte opere pittoriche di bambole e fantocci, perturbanti testimoni di un sentimento che respinge e seduce nel contempo. Come in un teatro privato, qui l’artista mette inscena quelli che sono i suoi stati d’animo: nel “Teatrino” (1990), per esempio, il teatro è il luogo materiale e trasfigurato di tante fantasie di Lattes. In questo palcoscenico agiscono le sue marionette, “ma può anche essere metafora del luogo dove si consumano i drammi o le commedie del gran teatro della memoria”. L’esposizione si inserisce all’interno di un percorso che interesserà tutto il 2023, dedicato alle celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Mario Lattes. Per la ricorrenza, è stato anche pubblicato un volume monografico  edito da “Silvana Editoriale”, a cura di Vincenzo Gatti e di Alice Pierobon (introdotto da un saggio critico di Claudio Strinati), che offre una retrospettiva sull’intera produzione artistica di Lattes.

Nel 2023 si celebrano anche i 130 anni della “Casa editrice Lattes”, realtà storica torinese che dalla fondazione, da parte del nonno Simone Lattes, nel 1893 a oggi ha accompagnato e formato con i propri testi scolastici intere generazioni di studenti italiani.

Gianni Milani

“Mario Lattes. Teatri della memoria”

“Reggia di Venaria”, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino); tel. 011/4992300 o www.lavenaria.it

Fino al 7 maggio

Orari: dal mart. al ven. 9,39/17; sab. dom. e festivi 9,30/18,30

 

Nelle foto:

–       “Autoritratto”, olio su tela, 1990

–       “Autoritratto”, olio su tela, 1959

–       “Fiori”, china, 1966

–       “Teatrino”, olio su tela, 1990

–       Cover Monografia “Mario Lattes”, Silvana Editoriale

“Non ci è lecito mollare”, Rosselli e Salvemini al Polo del ‘900

La presentazione del carteggio inedito fra Amelia Pincherle Rosselli e Gaetano Salvemini

Giovedì 30 marzo, ore 18

Il titolo “Non ci è lecito mollare” riprende il monito che aveva dato il nome al primo giornale clandestino dell’Italia antifascista, “Non Mollare”, fondato a Firenze nel 1925 (dopo aver firmato il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” di Croce) da Gaetano Salvemini e dai suoi giovani discepoli, fra cui i due fratelli Rosselli. Curato da Carla Ceresa e Valeria Mosca, con prefazione di Simone Visciola, il volume raccoglie il carteggio inedito tra Gaetano Salvemini (Molfetta, 1873 – Sorrento, 1957; scrittore, politico e antifascista italiano, fra i fondatori nel 1929, in esilio a Parigi, del movimento “Giustizia e Libertà – GL”) e Amelia Pincherle Rosselli (Venezia, 1870 – Firenze, 1954; scrittrice, anche lei fervente antifascista e madre di Carlo e Nello Rosselli, al cui fianco visse sempre nei luoghi del loro confino ed esilio) e copre l’intero arco di tempo compreso tra il 1915 e il 1954. Libro di profondo valore storico, etico e culturale, “Non ci è lecito mollare” verrà presentato giovedì 30 marzo, alle 18, al “Polo del ‘900” di via del Carmine 14, a Torino. L’iniziativa, promossa da “Polo del ‘900”, “Istoreto – Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società Contemporanea”, “Fondazione Luigi Einaudi onlus” di Torino ed “Edizioni effigi”, inaugura ufficialmente l’avvio delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Gaetano Salvemini, di cui l’“Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini” di Torino è primo patrocinatore.

Nella loro densa corrispondenza, che copre prevalentemente il periodo intercorso tra il 1937, poco dopo l’assassinio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli ( uccisi nel loro lungo esilio parigino, il 9 giugno 1937, a Bagnoles-de-l’Orne, da formazioni locali di estrema destra probabilmente su ordine proveniente dagli stessi vertici del regime fascista italiano) e la prima metà degli anni Cinquanta, le voci di Amelia Rosselli e di Gaetano Salvemini sono unite da un imperativo comune, Non ci è lecito mollare.

Sorretti da profonda amicizia, Amelia e Gaetano portano avanti per diciassette anni un complesso “percorso di lavoro” volto a vivificare l’eredità culturale e civile dei due fratelli Rosselli, a fare chiarezza sui responsabili della loro morte (per mano delle milizie fasciste dei “cagoulards”, presumibilmente con la tacita approvazione dello stesso Mussolini e del ministro degli Esteri italiano Galeazzo Ciano), ad organizzare la raccolta, la cura e la divulgazione dei loro scritti: “un’operazione umana e intellettuale – spiegano i curatori – di altissimo profilo che si avvale, fra Italia, Europa e Stati Uniti, della fitta rete di rapporti dei Rosselli oltre che del ‘network’salveminiano”“Il confronto tra Amelia e Gaetano tocca, inoltre, il processo di edificazione dell’Italia repubblicana. Un’esperienza che, nelle sue fasi più critiche, i due amici vissero e condivisero con passione, inquietudine e speranza, fissando riflessioni che si rivelano illuminanti per (ri)leggere, oggi, quella transizione cruciale della Storia dell’Italia contemporanea”.

L’incontro al “Polo del ‘900” sarà introdotto e moderato da Federico Trocini (“Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini”); a discutere del libro con le curatrici saranno gli storici Massimo L. Salvadori, Paolo Soddu e Giovanni De Luna. Con letture di Federica Tabbò, coordinatrice e responsabile dell’area educativa del “Polo del ‘900” e del “Museo Diffuso della Resistenza” di Torino.

Per info: “Polo del ‘900”, via del Carmine 14, Torino; tel. 011/0883200 o www.polodel900.it

g.m.

Visite nelle case museo dei personaggi illustri piemontesi il 1° e 2 aprile

Porte aperte per casa Alfieri, Cavassa, Pellico, Don Bosco, Galimberti, Mallé e Castello di Miradolo

L’iniziativa è promossa dell’Associazione Nazionale Case della Memoria

con il patrocinio del Ministero della Cultura e di Icom Italia

 

 Anche sette realtà piemontesi prendono parte alla seconda edizione delle Giornate nazionali delle Case dei personaggi illustri, promosse in tutta Italia nel fine settimana del 1° e 2 aprile dall’Associazione Nazionale Case della Memoria.

Quest’anno, a simbolica chiusura dell’anno del centenario della nascita di Ugo Tognazzi (1922-1990) l’iniziativa vede come ambasciatore d’eccezione Gianmarco Tognazzi che coordina la Casa della Memoria dedicata al grande attore, Casa Vecchia a Velletri. Inoltre, l’iniziativa ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Cultura, oltre che di Icom Italia.

Obbiettivo dell’associazione, che mette in rete 95 case museo in 14 regioni italiane, è ancora una volta celebrare questi luoghi e valorizzare la memoria del passato a tutto tondo. Per questo l’invito è stato esteso a tutte le case dei personaggi illustri italiani, non solo quelle facenti parte delle Case della Memoria. In Italia sono oltre 100 le case museo italiane che apriranno le porte: tra queste, in Piemonte, anche il Museo Alfieriano/Casa natale di Vittorio Alfieri di Asti, il Museo Casa Don Bosco a Valdocco (TO), Casa Cavassa e Casa Pellico a Saluzzo (CN), il Museo Casa Galimberti a Cuneo, la Fondazione Cosso con il Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo (TO) e il Museo Civico Luigi Mallé di Dronero (CN).

Il Museo Alfieriano, Casa natale di Vittorio Alfieri di Asti, nel fine settimana del 1° e 2 aprile, propone ingresso ridotto e, alle ore 16, una visita guidata con la direttrice del Centro di Studi Alfieriani, dr.ssa Carla Forno, e del responsabile della rete museale di Fondazione Asti Musei, dr. Andrea Rocco. A Saluzzo (CN) sono aperte a ingresso ridotto Casa Cavassa (sabato 10-13 e 14-18; domenica 10-13 e 14-19), uno degli edifici-simbolo del Rinascirnento saluzzese, e Casa Pellico (solo domenica 2 aprile dalle 14 alle 19) che alle 15.30 di domenica 2 aprile mette in calendario la visita guidata “Silvio Pellico da Saluzzo”, alla scoperta della casa in cui nacque lo scrittore e patriota. Il percorso museale, che raccoglie cimeli e opere dello scrittore donati nel 1858 al Comune di Saluzzo dalla sorella Giuseppina, permette di indagare l’opera letteraria di Silvio Pellico e le vicissitudini che lo portarono da Saluzzo a Milano e poi al carcere dello Spielberg, fino al suo arrivo a Torino, ospite a Palazzo Barolo. La visita si concluderà alla Biblioteca Storica di Saluzzo, in prossimità di Casa Pellico, percorrendo un itinerario sulla vita dello scrittore a 360 gradi. Al termine dell’itinerario, alle ore 17, si terrà la presentazione della nuova acquisizione della collezione pellichiana. Orario: ore 15.30, partenza dalla biglietteria di Casa Pellico. Costo: 5 euro a persona (gratuito under 10).

Aperto sabato 1 e domenica 2 anche il Museo Casa Don Bosco di Valdocco (TO), che racconta la storia di una grande avventura educativa, a partire dai quei primi ragazzi a cui Don Giovanni Bosco ha offerto una casa, una scuola, una educazione, un futuro. Quell’anima profonda è custodita e resa viva nel racconto di quella storia e nella proposta di percorsi disponibili ai nostri visitatori. La visita in autonomia o guidata (prenotata a info@museocasadonbosco.it) è gratuita. Un’offerta è sempre gradita. Orari: 9.30-12.30 e 14.30-17.30.

Al Museo Casa Galimberti di Cuneo, nei due giorni, ecco invece visite guidate gratuite incentrate sulla figura dell’eroe Nazionale della Resistenza Antifascista, Duccio Galimberti, e sulla sua famiglia che hanno contribuito, in modo indelebile, allo sviluppo della Città di Cuneo, nel senso della libertà di scelta e di espressione. Due ingressi alle ore 15.30 e 17. Prenotazione obbligatoria. Ingresso gratuito.

Sabato 1 aprile (ore 11), al Castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo (TO), sede della Fondazione Cosso si terrà invece la passeggiata guidata “Il castello di Sofia“: un itinerario guidato a cura della Fondazione nel parco storico del Castello, alla scoperta della storia dell’antica dimora appartenuta ai conti Sofia ed Emanuele Cacherano di Bricherasio, ultimi eredi della nobile casata. Le loro storie si intrecciano con quelle di Federico Caprilli e della Cavalleria, di Lorenzo Delleani e del cenacolo culturale attivo a Miradolo in quegli anni, della fondazione dell’industria automobilistica piemontese. Ingresso e attività gratuita riservata esclusivamente a chi prenota nell’ambito delle Giornate nazionali delle Case dei personaggi illustri. Posti limitati. Visitabile a ingresso gratuito (dalle 15 alle 19) anche il Museo Civico Luigi Mallé di Dronero (CN) che ospita una collezione permanente, ubicata al primo piano di Casa Mallé, e una mostra temporanea allestita al secondo piano. Visite guidate con tablet e video-animazioni.

È possibile prenotare le visite fino al 30 marzo collegandosi al sito www.casedellamemoria.it, dove è presente l’elenco aggiornato delle case partecipanti corredato dalle indicazioni per prenotare.

La vita della marchesa Gozzani di San Giorgio

La vita della marchesa Gozzani di San Giorgio Monferrato attraversata da Napoleone, individuata dalle genealogie di Francesco Guasco e documentata da Idro Grignolio.

Armano Luigi Gozzano ricostruisce le vicende di Sofia nata a Torino il 28-12-1759 nel palazzo di famiglia detto ” della Palma”, sesta dei dieci figli di Alessandro Eleazaro di Ciriè e di Maria Cristina Damiano di Priocca. Battezzata nella chiesa di S.Eusebio,ebbe come padrini due poveri tra i più miserabili del quartiere scelti dai suoi genitori e ricevette come anche i suoi fratelli un nome di origine greco orientale.Sua madre morì nella cittadella di Torino,governata dal marito fin dal 1781.Il casato dei D’Oria titolare di Oneglia,nel 1576 con Giovanni Gerolamo lo scambiò con Ciriè con interesse specifico diretto di Emanuele Filiberto di Savoia,che così ottenne un secondo sbocco al mare oltre a Nizza.All’occasione il D’Oria ricevette la nomina di ciambellano di corte.
Nel 1700   i D’Oria possedevano il patrimonio del marchesato di Cavaglià,la contea di Casalmaggiore,il contado di Faule,due palazzi a Torino e il palazzo di Ciriè che venne utilizzato per la villeggiatura come già per i Savoia.Sofia nel 1782 sposò a Casale il marchese di San Giorgio Carlo Antonio Gozzani (1756-1791), luogotenente del reggimento provinciale.La dote di Sofia fu di
45000 lire comprese altre 5000 lire per il corredo matrimoniale.Nel 1784 Carlo Antonio era stato nominato gentiluomo di bocca del re e si era trasferito con la moglie a Torino nel palazzo San Giorgio in via Bogino 31, edificato dal padre Giovanni Battista dove ospitò l’imperatore Giuseppe II
nel 1769.Il palazzo fu poi rifatto dal barone Ignazio Alliaudi di Tavigliano allievo dello Juvarra,dove morì il conte Bogino nel 1837.
Dopo la vittoria di Marengo e mediante l’armistizio di Alessandria il Piemonte diventò territorio francese, inquadrato nella
27° divisione.Intanto Casale si stava trasformando,cambiavano i nomi delle strade e porte principali, venivano eliminati i conventi,i tesori delle chiese erano venduti all’asta e la città impoverita ridotta ad un villaggio.Il ministro dell’interno Champagny scelse come soggiorno di Napoleone e Giuseppina il palazzo Gozzani San Giorgio, proprietà di Sofia.Per questo motivo Sofia si trasferì nel proprio castello di San Giorgio,sollecitata dal sindaco Rivetta e dal proprio cognato Evasio Gozzani definito il pazzo marchese,entrato nelle segreterie di Roma come ministro del principe Camillo Borghese e della moglie Paolina Bonaparte.
Forse agí per orgoglio ma non figurò nella lista degli invitati a palazzo da Napoleone, avvertita anche dalla zia Maria Enrichetta monaca di Pinerolo che lo aveva definito un diavolo.Napoleone giunse a Casale il 6-7-1805 e soggiornò brevemente nella sala gialla del palazzo Gozzani per poi ripartire per la strada di Morano verso Torino. Sofia non partecipò neppure nel 1708 durante la visita a Casale del principe Borghese governatore del Piemonte.Carlo Giovanni Gozzani (1788-1843),unico figlio di Sofia,vide
incrementarsi il già notevole patrimonio con il palazzo di Torino e le tenute di Lucedio e
Castelmerlino.Capitano del reggimento cavalleria e guardia del corpo del re Carlo Felice,molto eccentrico e libertino, lasciò l’enorme patrimonio di 7000000 di lire al cugino austriaco Felice Carlo,in disaccordo con il cugino Giuseppe Gozzani figlio di Evasio per aver sposato una nobile tedesca di Dresda.In mancanza dei primogeniti austriaci la famiglia D’Oria e il manicomio di Torino impugnarono il testamento senza riuscirvi.Carlo Giovanni fu socio fondatore nel 1837 della Società Italiana del Gas per l’illuminazione di Torino.Non regalando una buona nuora e un nipote da accudire non riuscì a rendere felice la madre ,ormai vedova da 42 anni,morta il 24-1-1833 nel suo castello di San Giorgio.Il figlio morì a Torino nel 1843 e le cronache raccontano del ritrovamento delle tre tombe nella parte inferiore della chiesa di San Giorgio,sepolte in posizione verticale con ai piedi i nomi incisi su targhe in metallo.
Altro legame tra Ciriè e Casale é rappresentato dal matrimonio della marchesa Antonia Maria Emilia Deodata D’Oria (1826-1906),figlia dell’ultimo marchese di Ciriè Emanuele Filippo,con l’avvocato casalese Silvio Braccio.L’avvocato Luigi,figlio di Silvio, ritrovò nella biblioteca di Ciriè le lettere di Sofia scritte in francese al padre all’età di 10 anni e i documenti per poter ricostruire la genealogia della mamma Antonia,che riposa accanto al marito nel sepolcreto di famiglia di Casale.Il ritratto giovanile di Sofia nella quadreria D’Oria di Ciriè é firmato dal pittore Giovanni Panealbo (1742-1815) ritrattista di casa Savoia.I ritratti di Sofia e del marito nel palazzo Gozzani San Giorgio di Casale sono attribuiti a Vittorio Amedeo Grassi di Agliè  (1724-1800) pittore ufficiale di corte a Torino.
Un quadro del Grassi, l’angelo custode, spicca nel museo parrocchiale di Moncalvo.Nel palazzo Gozzani Treville di Casale potrebbe esistere un ritratto di Sofia di autore sconosciuto.Altri ritratti della famiglia Gozzani esistevano nel palazzo di Torino e nel castello di San Giorgio,ma sono andati perduti nei cambiamenti di proprietà.Nel 2010 a Villa Borghese venne allestita una visita virtuale con due guide d’eccezione, Paolina Bonaparte ed Evasio Gozzani, all’epoca curatore delle mostre nella galleria Borghese di Roma.
Giuliana Romano Bussola

Villa Cimena, una bellezza nascosta

È un classico gioiello del nostro patrimonio artistico, poco conosciuto e inaccessibile, ma grazie ai volontari del Fai, il Fondo per l’ambiente italiano, ha aperto le sue porte al pubblico per la prima volta con le tradizionali giornate Fai di primavera.
È Villa Cimena, perla del Seicento nascosta tra alberi secolari e nobili aiuole sulla collina di Castagneto Po, a pochi chilometri da Torino. Solenne si presenta la facciata della dimora con un doppio portico che fa pensare alle ville palladiane con il particolare che le colonne hanno il capitello ionico in basso e quello corinzio nella parte superiore. Da là si gode uno splendido panorama sulle colline, sulle Alpi e sulla pianura segnata dal Po tra Gassino e Chivasso. Un’occasione speciale per conoscerla e visitarla. Circondata da un grande parco e dal bosco, la Villa, anticamente chiamata il “Palazzo”, fu edificata nel 1663 dai marchesi Turinetti di Priero come residenza di campagna e conobbe il suo massimo splendore alla metà dell’Ottocento quando venne completamente ristrutturata dai marchesi Thaon di Revel che la trasformarono in una villa neoclassica, così come la vediamo oggi. I lavori per la progettazione furono affidati alle mani sapienti di Carlo Sada di Bellagio, l’architetto di spicco del tempo e fedelissimo di re Carlo Alberto. Allievo di Pelagio Palagi, Sada lavorò a Racconigi e a Pollenzo realizzando in particolare opere neoclassiche in Piemonte. Il magnifico parco con i giardini all’inglese fu disegnato nel 1847 dal torinese Marcellino Roda, geniale architetto del paesaggio italiano. Le sale della villa padronale sono distribuite su tre piani e ospitano manufatti di ebanisti piemontesi e opere di importanti pittori quali Francesco Beaumont e Vittorio Amedeo Cignaroli, bronzetti di Pierre Philippe Thomire e arredi dello scultore ed ebanista astigiano Giuseppe Maria Bonzanigo.
La Villa e il suo parco sono talmente incantevoli da essere utilizzati sovente come set cinematografico. Più volte si sono visti nelle scene di diversi film e serie televisive come “La donna della domenica”, Cento Vetrine e La Traviata. I marchesi Thaon di Revel vissero nella tenuta fino al 1969 quando fu venduta a un industriale che restaurò e arricchì gli interni con preziose opere. Nel 2015 Villa Cimena fu ceduta ad una società commerciale che l’affitta per matrimoni e ricevimenti, una classica location. É quindi aperta al pubblico soltanto in particolari occasioni o su prenotazione.
Filippo Re

La storia di Torino ghigliottinata

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Anatema! avrebbe detto Mario Soldati, leggendo le proposte dei censori della storia che vorrebbero eliminare i nomi di numerose vie cittadine di Torino.
Innanzi tutto anatema per chi vuole provocare un grave disagio a molti cittadini ed attività per il cambio di indirizzo su tutti i documenti che un cambio di via comporta. Con un’anagrafe non in grado di rilasciare in tempi accettabili la carta d’identità  appare una proposta volta ad evidenziare una arretratezza che ci rende una città da terzo mondo. Ma al di là della boutade, che senso ha eliminare via Tripoli o piazza Bengasi o piazza Massaua  che i torinesi pronunciano con l’accento sbagliato da sempre?  Significa voler mettere sotto il  tappeto la storia senza misurarsi con essa.
Sarebbe la stessa cosa pensare di cancellare corso Unione Sovietica, anche se  l’URSS non c’è più e Tripoli e Bengasi , Massaua ci sono . Il col. Gheddafi si sarebbe sentito ancora più antiitaliano ad apprendere che la capitale della Libia era stata cancellata dalla toponomastica torinese. Si sono dimenticati di cassare dalla toponomastica la Somalia che è stata anch’essa colonia italiana. Qui il colonialismo o il fascismo non c’entrano nulla . Già dopo il 25 aprile 1945  e il 2 giugno i nomi delle vie e dei corsi torinesi cambiarono a furor di popolo e molti Savoia e Gabriele D’Annunzio ne fecero le spese . Benedetto Croce in visita a Torino dopo la guerra protesto ‘ contro lo snaturamento della storia della Città in una lettera al direttore de “La Stampa “ Filippo Burzio che i censori non conoscono e che dovrebbero leggersi per capire che il giacobinismo applicato alla toponomastica è del tutto fuori luogo.
Potrebbero anche pensare di eliminare corso Lepanto, ad esempio, che evoca una battaglia vinta dai cristiani contro l’Islam. Magari ,andando a spulciare , potrebbero trovare nomi di vie che non corrispondono ai gusti dei censori odierni che io  non voglio neppure nominare. Le motivazioni addotte rivelano una totale assenza di quello che Omodeo definiva “il senso della storia“.
Addirittura vogliono eliminare le vie intitolate a due Medaglie d’oro al Valor Militare. Magari dovrebbero anche chiedere la revoca del conferimento della massima  decorazione  militare e  anche la degradazione  postuma di quei due ufficiali caduti al fronte  , uno dei quali , Giuseppe Galliano, venne selvaggiamente ucciso ad Adua nel 1896 ,suscitando l’esecrazione degli Italiani. Il col. Galliano era un militare che obbediva agli ordini e non può essere considerato colonialista e razzista da gente che non  sa nulla della vita militare da cui sarebbero stati dispensati.
Per non parlare dell’ ammiraglio Umberto Cagni noto soprattutto come esploratore per la spedizione al Polo Nord con il Duca degli Abruzzi, che per essere vissuto molti anni in Somalia dove scelse di farsi seppellire, dovrebbe essere il primo dei censurati. Al Duca è anche intitolato il Museo della Montagna a cui dovrebbero cambiare il nome , seguendo la furia iconoclasta dei nuovi crociati della cancel culture subalpina. Anche il Duca Amedeo d’Aosta viceré di Etiopia morto in prigionia a  Nairobi, dovrebbe subire la stessa sorte. E forse, andando a spulciare nel mio libro dedicato alle lapidi e alle vie di Torino edito dal Comune di Torino si potrebbero trovare altri nomi da mettere sotto la ghigliottina. Il buonsenso e la cultura della Presidente del Consiglio Comunale Maria Grazia Grippo e della Commissione Toponomastica sono certo che impediranno di far cadere nel ridicolo Torino.

La meridiana che non segna l’ora

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Torino, bellezza, magia e mistero / Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume?

Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.

Articolo 1: Torino geograficamente magica
Articolo 2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo  3: I segreti della Gran Madre
Articolo 4: La meridiana che non segna lora
Articolo 5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo 6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo 7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo 8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo 9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo 10: Torino dei miracoli



Articolo 4: La meridiana che non segna lora


Passeggiare per Torino è così, non sai mai che mistero puoi incontrare una volta girato langolo. Se siete per caso nei pressi di Palazzo Reale e svoltate verso sinistra vi ritroverete vicino al Duomo, il principale centro di culto cattolico della città, ma anche lennesimo edificio in cui si nasconde una leggenda da raccontare. Il fabbricato si trova nella zona storica di Torino, quasi adiacente al teatro romano dellantica Julia Augusta Taurinorum. Inizialmente nellarea si ergevano tre chiese paleocristiane, forse edificate sulla base di templi pagani preesistenti, e dedicate a San Salvatore, Santa Maria in Campo e San Giovanni Battista. Le tre chiese vennero demolite tra il 1490 e il 1492, al contrario della torre campanaria che, terminata nel 1469,  non venne minimamente toccata, e resta ancor oggi ben visibile a fianco del Duomo. Il 22 luglio 1491 Bianca di Monferrato, reggente di Casa Savoia, posò la prima pietra delledificio religioso, dedicato a San Giovanni, patrono della nostra città. La costruzione venne affidata ad Amedeo de Francisco da Settignano, il quale vi si dedicò fino alla morte, avvenuta nel 1501. Il Duomo fu completato nel 1505 e nello stesso anno, il 21 settembre, fu consacrato. Durante il Seicento venne portato avanti un progetto di ampliamento della struttura, in modo da creare un ambiente degno per la conservazione della Santa Sindone. Si iniziò con un progetto di Bernardino Quadri, basato su alcune correzioni che egli stesso aveva apportato agli studi precedenti di Carlo di Castellamonte. Tuttavia nel 1667 il compito di concludere ilavori venne affidato a Guarino Guarini, già attivo in molti altri cantieri piemontesi, tra cui la non lontana Chiesa di San Lorenzo. Ledificio si presentava allesterno maestoso ed imponente, allinterno, invece, sbalordiva i visitatori con i preziosi giochi cromatici dei marmi che da neri andavano via via schiarendosi verso lalto. Carlo Alberto I volle impreziosire ulteriormente la costruzione e ordinò a Luigi Cagna di eseguire una copia dellUltima Cena, da porre sulla controfacciata della chiesa, unico punto in cui era possibile ancorare unopera da 900 Kg. Anche il campanile, in forme romaniche, venne in seguito modificato, questa volta per volere di Vittorio Amedeo II, ad opera di Juvarra, che lo sopraelevò di ben 12 m, portando la torre campanaria ad unaltezza complessiva di 60 metri, nel 1720. Il Duomo oggi si mostra come una struttura rinascimentale inconfondibile nel panorama cittadino. Allesterno il bianco marmoreo della facciata principale risplende ai raggi del sole, e il gioco di luci e ombre che si crea rende ancora più visibili gli altri elementi architettonici lì presenti, quali i tre portoni, il timpano che sovrasta  lingresso mediano e le due volute laterali. Linterno, severo, è costruito su pianta a croce latina e diviso in tre navate, lunghe 40 metri, le due laterali di 5,80 m., quella centrale di 9,50 m.

Decorata ai lati da numerose cappelle, a cui lavorarono artisti di pregio, la cattedrale ospita nel transetto destro il grande organo a trasmissione meccanica costruito nel 1874, strumento che ne sostituisce un altro del 1741. Lelemento più discusso del complesso è la Cupola del Guarini, definita da costoloni che si intrecciano frantumando la superficie del soffitto e precisata dalla luce diffusa per mezzo di numerose finestre che emergono curiosamente all’esterno della struttura, dove il tamburo è recinto da una linea sinuosa che racchiude i finestroni. La mirabile opera venne pesantemente danneggiata dallincendio dell11 aprile 1997, ed è stata oggetto di un restauro ricostruttivo di particolare difficoltà; la riapertura al  pubblico risale al 27 settembre 2018. La maestosità delledificio del Duomo nasconde un dettaglio singolare: sulla parete destra -arrivando dalla Piazzetta Reale- appare una meridiana dallaspetto non comune. Si tratta di una meridiana zodiacale, meglio qualificata come planetaria. Essa appartiene alla piùantica concezione di meridiane, utilizzate già tempo addietro dai Babilonesi, dagli Ebrei e dagli Egizi. Questa tipologia di oggetti presenta al posto dei numeri i dodici segni astrologici, poiché la tradizione vuole che ad ognuna delle dodici ore corrisponda linfluenza di un pianeta. Anche laspetto della meridiana è piuttosto insolito, con il quadrante costituito da una croce: lasta verticale è una freccia che punta verso il basso, Capricorno-Cancro; lasta orizzontale congiunge Ariete e Bilancia. I segni ai vertici coincidono con linizio delle stagioni e ne determinano il ciclo: 21 marzo – Ariete; 21 giugno- Cancro; 23 settembre – Bilancia; 22 dicembre – Capricorno. Lasta centrale congiunge il Capricorno, segno di Gesù, con il suo ascendente, il Cancro. Lincrocio delle due assi rappresenta il Cristo, centro dellUniverso.

Tale meridiana zodiacale può anche essere intesa, in chiave esoterico-cristiana, come una sorta di talismano, formato dai quattro elementi da cui è nato tutto luniverso: la terra è il lino in cui è avvolto Gesù; laria è il tempo da lui impiegato per giungere fino a noi; lacqua sono i viaggi che egli ha dovuto compiere; il fuoco è la fiamma energetica della Resurrezione. Le due interpretazioni si sovrappongono e conferiscono una doppia energia alloggetto. Il talismano ha dunque sia forza intrinseca che estrinseca, infatti esso viene caricato dalla fede dei fedeli che venerano la Sindone, e si crea così uno scambio energetico in più direzioni, dallinterno verso lesterno e viceversa, ossia dalla Sindone verso Torino e dalla Sindone verso ciascun fedele. Tuttavia il discorso sui segni zodiacali non termina qui. Larchitetto Enrico Castiglioni (1914-2000), uno dei membri fondatori del CIDA, (Centro Italiano Discipline Astrologiche), intraprese uno studio secondo il quale ad ogni zona torinese sarebbe associato  un elemento zodiacale. Egli divise la mappa della città in una raggiera a dodici quadranti, con centro in piazza Castello, allo scopo di evidenziare il nesso tra la porzione di città selezionata nei vari spicchi, le attività che lì si svolgono e le persone che vi abitano, con le caratteristiche del segno zodiacale corrispondente. Ad esempio allAriete, che è il segno piùmaschile, collegato allelemento fuoco, che a sua volta rimanda a Marte, dio greco della guerra, corrisponde la zona di Madonna di Campagna, territorio caratterizzato dalla presenza di molte industrie metallurgiche. Ed ecco come continua lelenco: al Toro, segno di elevazione dellanima, è affine lasse di Corso Regina Margherita (dove c’è una moltitudine di chiese); ai Gemelli si accorda la zona che va da Corso Francia a Borgata Parella, area propizia per intellettuali, commercianti e occultisti; al Cancro fa riscontro il territorio di Borgo San Paolo; al Leone, segno di comando, spetta la Crocetta, dove sta la crème de la crème della città; la Vergine è in simmetria con  il settore di Porta Nuova, Corso Massimo fino agli ospedali; alla Bilancia soddisfa piazza Maria Teresa, verso Valsalice, luogo in cui è larte a farla da padrone; allo Scorpione, segno magico per eccellenza, aderiscono piazza Castello, via Po e la Gran Madre; al Sagittario compete la Mole Antonelliana; al Capricorno, segno che governa lAldilà, ben si adatta la zona dei cimiteri; all Acquario tocca  la Barriera di Milano: il segno è collegato alla speranza, e nel territorio le molte autostrade possono essere intese come frecce che puntano verso il destino; affine ai  Pesci è la  Falchera, là dove vivono assembramenti di persone semplici ma autentiche. Davanti allo zodiaco ci comportiamo tutti allo stesso modo, come di fronte alloroscopo, nessuno ci crede ma tutti lo leggiamo.

Alessia Cagnotto