FERRAGOSTO AL MUSEO
Lunedì 14 agosto apertura straordinaria di GAM e MAO
Martedì 15 agosto i tre musei sono aperti con biglietto speciale
1€ per le collezioni e 1€ per le mostre di GAM, MAO e Palazzo Madama
Per chi trascorre il Ferragosto in città, la Fondazione Torino Musei propone l’apertura straordinaria di Palazzo Madama e l’ingresso speciale a 1€ alle collezioni e, aggiungendo 1€, alle mostre temporanee con biglietteria separata di GAM, MAO e Palazzo Madama: un’ottima occasione per conoscere e godere del patrimonio artistico della Città e trascorrere una giornata diversa dal solito.
ORARI E TARIFFE
Lunedì 14 e martedì 15 agosto GAM, MAO e Palazzo Madama saranno aperti dalle 10 alle 18.
Nella giornata di Ferragosto le collezioni e mostre in corso nei tre musei saranno a tariffa speciale di 1€ ed è previsto un ricco programma di visite guidate.
COSA SI POTRÀ VISITARE
Alla GAM | Oltre alle collezioni permanenti saranno visitabili con il biglietto unico a 1€ le mostre Ottocento. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento, Michele Tocca. Repoussoir in Wunderkammer e Giuseppe Gabellone Km2,6 in VideotecaGAM.
Aggiungendo 1€ si potrà visitare anche la mostra Viaggio al termine della statuaria. Scultura italiana 1940-1980 dalle Collezioni GAM.
Al MAO | Accesso con biglietto unico a 1€ alle gallerie delle collezioni permanenti, alle mostre in corso Metalli sovrani. La festa, la caccia e il firmamento nell’Islam medievale e Impetuosa nel t-space X MAO. Aggiungendo 1€ sarà possibile visitare la mostra Buddha10 Reloaded.
A PALAZZO MADAMA | Con il biglietto a 1€ il pubblico potrà accedere alle collezioni permanenti e all’esposizione In cammino. La porta di Torino: itinerari sindonici sulla via Francigena.
Aggiungendo 1€ si potrà visitare la mostra Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario.
LE VISITE GUIDATE DI FERRAGOSTO:
GAM | ore 10:30 e ore 15:00 – Visita Collezioni del ’900
ore 12:00 e ore 16:30 – Visita Mostra Ottocento
MAO | ore 10:30 – Visita galleria Paesi Islamici + mostra Metalli Sovrani
ore 12:00 – Visita mostra Buddha10 Reloaded
ore 15:00 – Visita collezioni Cina e Giappone
ore 16:30 – Visita collezioni Asia Meridionale, Regione Himalayana, Paesi Islamici dell’Asia
PALAZZO MADAMA | ore 10:30 e ore 15:00 – Da castello a museo (visita alle collezioni permanenti)
ore 12:00 e ore 16:30 – Visita Mostra Bizantini
Costo della visita guidata: 6€ a partecipante (10€ collezioni + mostra). Prenotazione obbligatoria.
Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
La tariffa a 1€ è valida per tutti i visitatori, compresi i possessori di Abbonamento Musei, le cui tessere non potranno essere registrate.
Ingresso gratuito: possessori di Torino Piemonte Card e aventi diritto.
ORARIO DI APERTURA: dalle 10 alle 18.
Le biglietterie chiudono alle 17.
Prenotazione consigliata ma non obbligatoria
al numero 011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com
Ricorre il Centenario della morte dell’Arcivescovo di Torino, dal 1897 al 1923, Agostino Richelmy.
di Benedetto XV e nel 1922 per quella di Pio XI.
Giacomo Maria Martinacci ha indossato durante la partecipata celebrazione il prezioso paramentale donato dal Cardinale.
Così la casa automobilistica elaborò un piano di espansione che prevedeva la costruzione di un nuovo grande complesso industriale sui resti dell’antico podere appartenente ai nobili Robilant, prendendo il nome di 










Sabato 5 agosto, alle ore 21, la piazza Jervis di Villar Pellice (TO) in occasione della serata in memoria di Willy Jervis, ingegnere olivettiano e antifascista, alpinista e partigiano di Giustizia e Libertà, fucilato dai nazisti nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1944, ospiterà la pièce di Assemblea Teatro dal titolo Dov’è finito papa?. Uno spettacolo per chi resta. La rappresentazione nasce da un percorso civile di Renzo Sicco con Arturo Gerace, Elena Cavallo e Tiziana Catalano. La regia è dello stesso Sicco con musiche di Ryuichi Sakamoto e Peter Gabriel. L’evento è promosso anche dalla municipalità di Villar Pellice. “Sebbene, in queste ultime ore, con la conclusione della vicenda di oppressione, ingiusta accusa e carcerazione in Egitto, la vicenda di Patrick Zaki si sia felicemente conclusa, con gioia di tutti noi – dicono ad Assemblea Teatro – sono ancora troppi, nel mondo, i giovani come Patrick, che hanno sofferto, e come Giulio Regeni, Mahsa Amini, Mohsen Shekari che, per la libertà e la democrazia, hanno perduto la loro vita. A tutti loro ed ai troppi giovani scomparsi in Egitto, Iran, e nei conflitti di Siria, Ucraina, Africa, alle loro madri, ai padri e ai parenti tutti, è offerta la nostra memoria e il nostro impegno”. È così che è stato creato Dov’è finito papà?, un vero “spettacolo per chi resta”, la storia del piccolo Giulio (un nome non a caso..) al centro del racconto. È un bambino normale con una vita normale di una famiglia benestante, ma basta un istante perché la sua vita e quella della sua famiglia precipitino nel caos. Mentre sta giocando in camera nella sua casa, una pattuglia sequestra il padre che scomparirà nel nulla per sempre. Oltre al terrore si innestano diverse altre dinamiche che sfaldano decisamente l’intera famiglia. Il dolore, la confusione, lo sgomento, a volte uniscono, il più delle volte dividono le comunità. La paura è costruita apposta, per recidere tutti i legami sociali e così anche i vincoli affettuosi più forti cedono di fronte alla necessità di ognuno di trovare la propria soluzione al dramma. Resta la domanda “dov’è finito papà?” perché, anche dopo, quando è ormai certa la sua morte, scomparso il corpo, non esiste lutto, non esiste una elaborazione della giustizia. Non bisogna andare troppo lontano per trovare Paesi dove la perdita di ogni diritto umano e il potere di sopraffazione sui corpi provocano uragani di questo tipo. La storia simbolica di giovani eroi laici, in una sera in cui si fa memoria di un altro eroe del passato democratico e repubblicano italiano: William Jervis, più noto come Guglielmo o come Willy. I legami della famiglia Jervis con la Val Pellice sono stretti. Il nonno di Willy, un importante geologo britannico che come lui si chiamava William Paget Jervis, aveva
sposato una donna valdese di Torre Pellice, Susanna Laura Monastier. Anche Thomas Jervis, il padre di Willy, pur vivendo abitualmente a Milano, era frequentemente in visita alle valli valdesi”. Guglielmo Jervis studiò a Torino, Firenze e al Politecnico di Milano dove si laureò in ingegneria nel 1925. Attivo nel movimento giovanile valdese, Jervis collaborò alla redazione della rivista Gioventù Cristiana e nel 1932 sposò una ragazza fiorentina conosciuta a Torre Pellice, anch’essa valdese, Lucilla Rochat. Nel 1934 il giovane ingegnere passò alle dipendenze della Olivetti. Dopo un breve incarico come direttore della filiale di Bologna, Adriano Olivetti lo chiamò nella sede di Ivrea, affidandogli il compito di pianificare e coordinare la formazione professionale degli operai meccanici della prestigiosa fabbrica di macchine per scrivere. Intelligente, schivo, riservato e, al tempo stesso, estremamente concreto e dinamico, l’ingegner Jervis nutriva una grande passione per l’alpinismo. Amava le montagne, le ascensioni in roccia e fece parte del Club Alpino Accademico Italiano, la sezione d’eccellenza del sodalizio, il fiore all’occhiello del CAI, formato da alpinisti che si erano distinti per le loro imprese sportive. Deciso oppositore del fascismo dopo l’armistizio dell’8 settembre fu tra i primi a organizzare la resistenza armata nella zona di Ivrea. Mettendo a frutto la sua abilità alpinistica e la conoscenza delle lingue, accompagnò più volte gruppi di profughi ebrei e di sbandati in Svizzera, dove entrò in contatto con esponenti dell’esercito e dei servizi segreti militari inglesi dell’OSS che gli affidarono importanti missioni di collegamento con i partigiani italiani. Ricercato da fascisti e nazisti, Jervis raggiunse Torre Pellice e le valli valdesi dove proseguì l’attività partigiana assumendo il nome di battaglia di “Willy” diventando Commissario politico delle formazioni piemontesi di “Giustizia e Libertà”. Dopo essere stato catturato e torturato venne portato a Villar Pellice e fucilato sulla piazza che oggi, in memoria del suo sacrificio, ne porta il nome. Il corpo di Willy Jervis, a spregio e monito, fu poi impiccato a un albero. Il giorno dopo, sul luogo dell’esecuzione, fu ritrovata la Bibbia tascabile che portava sempre con sé sulla quale aveva inciso con uno spillo l’ultimo suo pensiero: “Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un’idea”. Dopo la sua morte, considerando il suo ingegnere un “caduto sul lavoro”, Adriano Olivetti si offrì di mantenere la famiglia di Jervis, chiedendo alla vedova “l’onore di provvedere” a lei e ai figli. Nel 1950 Jervis venne decorato alla memoria con la medaglia d’oro al valor militare. Ecco dunque il valore della scelta di Assemblea Teatro di onorare la memoria di Willy e di tutti i giovani che, nel mondo, cercano di diradare le cupezze (guerre, carestie, crisi climatiche, economiche e democratiche) che il futuro, per ora, sembra continuare a riservarci.
Camminando nei saloni che hanno ospitato sovrani e regine il pensiero vola alla grandezza degli Asburgo, alla grandeur di Napoleone e alla maestosità dei Savoia che la vollero come residenza estiva. Decorazioni in stucco, pavimenti in marmo, boiseries, arazzi, tappeti giganti, gli arredi storici degli appartamenti privati di Umberto I e di Margherita di Savoia. La Villa Reale di Monza, tra i fasti degli Imperi asburgico e napoleonico, è una delle dimore reali più belle d’Europa con un parco più grande di quello di Versailles. Con 700 stanze e con la sua facciata imperiale è un gioiello ricco di storia e anche di tragedie. Qui, a 200 metri dall’ingresso della Villa, fu assassinato Re Umberto I. Era il 29 luglio 1900, 123 anni fa. I colpi e le urla di quanto stava accadendo furono sentite anche nella stanze della villa dalla regina Margherita che sulla terrazza stava sfogliando un album e dai domestici che pensarono ai fuochi d’artificio. Il Re, seduto in carrozza, fu colpito al volto e alla gola, i cavalli si imbizzarrirono, il sovrano fu portato velocemente a Villa Reale ma vi giunse privo di vita. Umberto I era già sopravvissuto ad altri due attentati nel 1878 e nel 1897. La reggia fu fatta costruire dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria nella seconda metà del Settecento come residenza estiva degli Asburgo e tale rimase fino all’arrivo delle truppe napoleoniche nel 1796. Quando diventò la residenza di villeggiatura dei Savoia, Re Umberto I la fece restaurare secondo lo stile dell’epoca modificandola in molte delle sue parti. Dopo la tragica morte di Umberto I, Vittorio Emanuele III abbandonò Villa Reale trasferendo al Quirinale quasi tutti gli arredi. Nel 1919 fu donata al Demanio dello Stato. Ma torniamo al regicidio di Umberto I, il 29 luglio di 123 anni fa. Quella sera il Re si era recato a vedere una manifestazione sportiva e dopo aver assistito alla premiazione dei giovani atleti salì in carrozza alle 22.30 per tornare a Villa Reale. E a quel punto che l’anarchico Gaetano Bresci, approfittando della confusione generale e del fatto che la carrozza è aperta per il caldo, si avvicina al sovrano e lo colpisce con tre colpi di revolver. Umberto I fu portato
in Villa pochi minuti dopo l’attentato ormai morto. Bresci fu subito catturato dai carabinieri. Il giorno successivo, il 30 luglio, si precipitarono a Monza reali, principi e principesse. Vittorio Emanuele III interruppe la crociera nel Mediterraneo e raggiunse Monza per rendere omaggio alla salma del padre sepolto nel Pantheon a Roma. L’anarchico Bresci verrà condannato all’ergastolo e qualche mese dopo lo troveranno impiccato nella sua cella, suicidio o forse un’esecuzione. Le stanze della Villa sono centinaia ma il percorso di visita ne comprende 28 tra sale e appartamenti. La visita dura poco più di un’ora, inizia dall’atrio di ingresso che porta alle sale di rappresentanza del primo piano nobile, prosegue al secondo piano con il famoso appartamento del Principe di Napoli, poi si andrà in biblioteca e si vedranno gli alloggi del Re e della Regina per concludere la visita nel salone centrale con la splendida vista sui giardini reali e sull’immenso parco secolare. Villa Reale a Monza è aperta al pubblico mercoledì, giovedì e venerdì dalle 14,30 alle 19,30, sabato e domenica dalle 10,30 alle 18,30. Filippo Re