Torna l’appuntamento con l’Arte Musicale dei Suonatori di Corno da Caccia dell’Accademia di Sant’Uberto
Palazzina di Caccia di Stupinigi: 12 aprile, dalle 15.15 alle 17.30
Concerto gratuito con biglietto d’ingresso
Piazza e Corte d’Onore di Palazzo Carignano: 13 aprile, dalle 10.15 alle 12.30
Concerto gratuito
L’arte musicale del corno da caccia torna protagonista con le Giornate Internazionali del Corno da Caccia 2025, in programma il 12 e 13 aprile. Un doppio appuntamento all’insegna della musica e della tradizione, che si svolgerà prima nella splendida cornice della Palazzina di Caccia di Stupinigi e poi nel prestigioso Palazzo Carignano.
L’evento è organizzato dall’Accademia di Sant’Uberto come parte della rassegna musicale Cerimoniale e Divertissement 2025, alla sua seconda edizione, che celebra il connubio tra il patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO (grazie alla convenzione del 2023) dell’arte del corno da caccia e un altro importante patrimonio UNESCO del Piemonte, le Residenze Reali Sabaude (convenzione del 1972).
Questa tradizione musicale, nata nelle corti europee della seconda metà del Seicento, vede oggi la partecipazione di ensemble provenienti da tutta Europa: LesTrompes de Bonne dall’Alta Savoia (Francia), i gruppi con Parforcehorn in Mib dell’Alto Adige e della Repubblica Ceca, e con la partecipazione dei corni delle Alpi con il gruppo “I Corni del Generus” di Bellinzona (Svizzera) e LesBriançonneurs (Francia). Si esibiranno in un programma che coinvolge circa 60 suonatori, rendendo omaggio ad uno strumento naturale, senza fori, valvole o pistoni, nato per comunicare tra foreste e montagne e trasportato nei secoli nella musica d’arte da compositori come Vivaldi, Haendel e Alessandro Scarlatti.
Il programma dei concerti
Le Giornate Internazionali del Corno da Caccia 2025 prevedono due appuntamenti:
- Sabato 12 aprile – Palazzina di Caccia di Stupinigi, Nichelino: Concerto all’aperto con esibizioni dei gruppi internazionali di corno da caccia e dei corni delle Alpi. L’ingresso è gratuito ma con il biglietto d’ingresso alla Palazzina.
- Domenica 13 aprile – Palazzo Carignano, Torino: Concerto conclusivo in cui si alterneranno i diversi gruppi, con esecuzioni sia collettive che singole, mettendo in risalto le differenti tecniche e strumenti legati a questa affascinante tradizione musicale. Il concerto è gratuito.
Le iniziative sono possibili grazie al supporto del Ministero della Cultura ai patrimoni Culturali Immateriali dell’Umanità UNESCO (Legge 77/2006) e della Fondazione CRT.
Per maggiori informazioni e aggiornamenti, è possibile consultare il sito ufficiale delle Residenze Reali Sabaude (www.residenzerealisabaude.com) e quello dell’Accademia di Sant’Uberto (www.accademiadisantuberto.org), dove trovare anche il link al canale YouTube degli eventi musicali.
Per informazioni: info@accademiadisantuberto.it
L’arte musicale del corno da caccia e il riconoscimento UNESCO: un po’ di storia
Il corno da caccia è stato inserito nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO nel 2020, grazie a una candidatura internazionale che ha coinvolto Francia, Italia, Belgio e Lussemburgo. Per l’Italia, i partner ufficiali sono: Regione Piemonte, Città di Venaria Reale, Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Città di Nichelino, Palazzina di Caccia di Stupinigi/Fondazione Ordine Mauriziano e Liceo Classico Musicale Cavour di Torino.
La promozione e il recupero di questa antica arte in Italia è opera dell’Accademia di Sant’Uberto – ETS, fondata nel 1996 da un gruppo di persone con diverse competenze, già attivo ai primi anni ’90 per il recupero e la promozione della Reggia di Venaria, all’epoca ancora in stato di degrado. Nell’ipotesi di un recupero, l’obiettivo era quello di salvaguardare l’identità storica della residenza, legata al loisir di corte, al tema ludico, per mettere a fuoco la civiltà delle corti d’Europa sotto diverse prospettive: musica, esercizi del corpo, feste, cerimonie. In questo quadro il corno da caccia era l’elemento rappresentativo del loisir di corte all’epoca più importante, la Venatio Regia – la caccia Reale, e certamente non come semplice svago o divertimento, ma per l’educazione del principe alla difesa del suo territorio, insieme ai giovani aristocratici che ne avrebbero seguito le sorti, in pace e in guerra, e per comunicare la magnificenza attraverso il complesso cerimoniale venatorio. Il corno da caccia divenne quindi per L’Accademia di Sant’Uberto emblematico del valore del tema ludico di corte in tutti suoi diversi aspetti. Da allora il tema è stato sviluppato in diversi modi: musica del corno da caccia e barocca, studi, ricerche, pubblicazioni e mostre sul tema ludico.
Nel corso dell’iter di candidatura UNESCO del corno da caccia la presa di coscienza del valore del patrimonio immateriale ha sviluppato un diverso modo di collaborare con i siti UNESCO, con le Residenze, beni “materiali”. Non può essere UNESCO un patrimonio immateriale che non sia vivente, ossia legato ad una comunità di praticanti che nel corso del tempo, spesso di secoli, ha creato la sua arte, l’ha modificata e sviluppata fino ai nostri giorni, diversa, ma sempre viva e aperta al futuro, con i giovani. Questo aspetto ha incoraggiato una proposta di valorizzazione del patrimonio in generale, rispettosa del passato, ma attenta alla pratica di oggi. Il patrimonio immateriale, vivente, ben si presta a rivitalizzare siti UNESCO, a mettere in luce pratiche esercitate da chi ci viveva, creando un ponte tra passato e presente, mantenendo vivo l’interesse e la curiosità di conoscere. Le antiche fanfare di caccia della corte di Luigi XV oggi si suonano sempre con un corno naturale, ma con tecniche diverse; l’antico gioco della pallacorda, gioco educativo per destrezza, tuttora praticato, è diverso dal suo erede, il tennis di oggi, ma la visione viva e d’insieme di una attività contribuisce a superare le barriere del tempo e a ritrovare l’emozione di un nuovo percorso di visita.
Questo impegno culturale e di comunicazione ha portato alla recente pubblicazione del volume Il corno da caccia. Musica a corte tra Piemonte ed Europa (Secc. XVI – XIX), a cura di Renato Meucci (edito da Olschki), che raccoglie i contributi di 15 esperti da 8 Paesi diversi. È stato peraltro ritrovato un prezioso corno da caccia sabaudo della seconda metà 700, che certamente avrà suonato a Stupinigi, e due copie sono state eseguite, anche per impiego nei concerti barocchi e formazione di giovani musicisti nei corsi tenuti dall’Accademia alla Reggia di Venaria. In Italia sono conservati solo 13 corni realizzati tra il Seicento e il Settecento, dopo le fusioni avvenute nel secondo conflitto mondiale.



Intriso di leggende e storia il mistero templare sopravvive a pochi passi da Torino, attorno e dentro il castello medioevale della Rotta a Moncalieri. Una residenza frequentata nel Medioevo, e anche successivamente, da vari Ordini cavallereschi. Leggende sui fantasmi di cavalieri morti in battaglia e giovani donne suicide che si lanciano dalla torre della rocca circolano numerose ancora oggi.
nella prima metà del dodicesimo secolo. Con la torre di vedetta, un grande cortile interno, l’ospizio per i pellegrini, la cappella, le stalle, il pozzo, magazzini e sotterranei, il castello presentava le caratteristiche di una “domus” templare e, secondo la studiosa Bianca Capone Ferrari, la Rotta assumeva le sembianze di una casa-forte templare dipendente dalla domus templare di Sant’Egidio di Testona vicino al ponte sul torrente Banna. La Capone scrive che il nome del castello deriverebbe dalla rotta, dalla sconfitta subita dal duca Tommaso di Savoia nella guerra contro i francesi nel 1639 ma già nel Quattrocento veniva indicato come Grancia Rupta dai gerosolimitami di Moncalieri. O forse ancora il nome deriverebbe da una rotta militare antica oppure da rotha (roggia) per la presenza di molti corsi d’acqua che scorrono nella zona. Non si sa quando i templari lasciarono la fortezza ma un documento conservato nell’archivio della città attesta che, verso la fine del Duecento, alla Rotta erano già presenti i Gerosolimitani. Negli anni Ottanta il fortilizio fu restaurato e riportato all’antico splendore. Come detto, le leggende sul castello sono talmente numerose che hanno suscitato l’interesse di curiosi ed esperti secondo i quali il momento più propizio per “osservare” i fantasmi sarebbe la notte tra il 12 e il 13 giugno.



