STORIA- Pagina 126

Cinque mostre, oltre 141 mila visitatori e profili social in crescita: il 2020 dei Musei Reali

Crescono la partecipazione digitale e il desiderio di riscoprire, anche da casa, le bellezze culturali del nostro territorio. Al termine di un anno difficile, segnato dalla sospensione temporanea degli accessi agli spazi museali a causa dell’emergenza Covid-19 e da un inevitabile calo della presenza fisica, i Musei Reali di Torino chiudono il 2020 con uno sguardo di speranza verso i prossimi 12 mesi.

 

Ingressi

In 194 giorni di apertura gli ingressi sono stati 141.943, concentrati nei primi due mesi dell’anno e nel periodo estivo, fino alla nuova interruzione imposta del DPCM del 3 novembre. Torinesi e turisti sono tornati ad ammirare e vivere uno dei luoghi simbolo della città, arricchito da un’ampia offerta di esposizioni temporanee, visite guidate e attività all’aperto nel rinnovato Giardino Ducale, restituito al pubblico a fine giugno alla conclusione dei lavori di recupero e rifunzionalizzazione. Tra suggestioni mediorientali e street art, capolavori rinascimentali e fotografie glamour, sono cinque le mostre inaugurate tra settembre e ottobreIncensum. Nella terra dell’Oman al Museo di Antichità, Capa in color nelle Sale Chiablese e, in Galleria Sabauda, TOward2030. What are you doing?, Beyond Walls. Oltre i muri e Sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude. Ottima accoglienza per l’esposizione monografica dedicata alle immagini a colori realizzate dal grande fotoreporter Robert Capa tra gli Anni ‘40 e ‘50, che ha richiamato, in soli 35 giorni di apertura 13.882 visitatori. Per riavvicinare il pubblico, sempre nel rispetto delle norme per evitare la diffusione del contagio, i Musei Reali hanno inoltre creato e promosso percorsi e attività speciali come lezioni di yoga e disegno, sviluppate insieme a Coopculture, oltre a iniziative serali come in occasione della Notte di San Lorenzo e della riapertura dei Giardini Reali, registrando 5.408 ingressi.

 

Canali digitali

Lo spostamento sui canali digitali di parte delle attività ha rafforzato la condivisione con la community online: tutti i profili hanno registrato un notevole incremento – +55,6% su Instagram, +21,3% su Twitter e +16% su Facebook – sulla scia dell’introduzione di nuove rubriche, appuntamenti speciali e webinar dedicati ad appassionati, famiglie, studenti e ricercatori. Tra le iniziative più apprezzate, #MRTfriends, ogni giovedì, che ha permesso di sviluppare la rete con i musei del territorio piemontese (Pinacoteca Albertina di Torino, Castello di Masino, Castello di Rivoli, Fondazione Torino Musei, Archivio di Stato di Torino e Direzione Regionale Musei Piemonte del MiBACT), e #MRTkids, ogni venerdì, con giochi per bimbi e genitori da svolgere a casa, pubblicati sulla pagina dei Servizi Educativi dei Musei Reali e sul sito del MiBACT. Dagli scatti dei grandi maestri al reportage fotografico su temi d’attualità, Autunno della fotografia. Torino 2020 è stata poi l’occasione per confrontarsi e fare rete con altre importanti realtà come CAMERA, Fondazione Torino Musei, Museo Ettore Fico e La Venaria Reale. Buona partecipazione anche ai webinar proposti dai curatori dei Musei Reali, con i quali si è parlato dei Sustainable Development Goals fissati dall’ONU nell’Agenda 2030 in relazione alle collezioni, del mestiere dell’archeologo, di reperti di origine animale, della storia dell’incenso e del Natale attraverso opere d’arte e tradizioni.

Durante il primo lockdown l’esperienza di visita è stata ampliata su Youtube e Instagram con il lancio della serie Closed in. I Musei visti da dentro, e con il lancio della piattaforma èreale, realizzata in collaborazione con MyBossWas e fruibile dal sito web dei Musei Reali, un inedito palinsesto di approfondimenti tematici che accompagnano i visitatori, da casa, alla scoperta delle stanze del Palazzo Reale e all’interno della Cappella della Sindone, tra i disegni di Leonardo in Biblioteca Reale e i dipinti custoditi in Galleria Sabauda, svelando i retroscena dei restauri, degli allestimenti museali e della cura del patrimonio, attività che non si sono mai fermate – così come i cantieri – durante i periodi di confinamento e chiusura al pubblico.

Per fruire del percorso museale dei Musei Reali e di approfondimenti sulle collezioni, anche a distanza, è stata realizzata l’App ufficiale multilingua MRT in collaborazione con CoopCulture per accompagnare il visitatore prima, durante e dopo la visita. A marzo è stato pubblicato sul sito dei Musei Reali il catalogo online, con oltre 15.000 immagini a colori e in bianco e nero, in continuo aggiornamento per rendere disponibili elenchi bibliografici e contenuti digitalizzati.

Nel mese di novembre, durante il secondo lockdown, la sentita partecipazione di oltre 330 donatori alla raccolta fondi digitale Il Grande Assente, coordinata dai Musei Reali con i giovani Talenti per il fundraising della Fondazione CRT e il Rotary Club Torino Palazzo Reale, ha permesso di centrare un obiettivo ambizioso: grazie al sostegno di cittadini affezionati e di Borsa Italiana, in meno di un mese sono stati raccolti oltre 15.000 Euro per restaurare il grande dipinto di Tommaso Gazzarrini, Amedeo VI presenta a Urbano V il patriarca di Costantinopoli (1848) e completare così la serie di tele a soggetto storico commissionate dal re Carlo Alberto per essere esposte nella Galleria della Sindone.

 

“La sfida che ci attende per il 2021 è rendere accessibili, anche virtualmente, nuovi contenuti capaci di moltiplicare le opportunità di conoscenza e di esperienza – dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali di Torino -. L’emergenza che abbiamo vissuto negli ultimi 12 mesi ha evidenziato la necessità di offrire al pubblico proposte culturali inedite, misurate sulle attuali esigenze di fruizione e di sostenibilità, e sviluppate anche in collaborazione con altre realtà del territorio e nazionali, perché uniti saremo più resilienti”.

Foto Daniele Bottallo

Ritrovato lo storico concerto della Resistenza

E’ stato ritrovato nell’archivio del Circolo Arturo Toscanini, ora custodito da Arci Torino
SU SPOTIFY IL CONCERTO DELLA RESISTENZA ANDATO IN SCENA AL GOBETTI IL 14 OTTOBRE 1964
Tre grandi della musica, Giorgio Ferrari, Guido Ferraresi e Carlo Mosso, composero le opere musicali su testi poetici celebri

Una chicca venuta fuori da un archivio. Un pezzo di storia di Torino e della musica che ora sarà disponibile su Spotify. Il Comitato Arci Torino chiude simbolicamente un anno ricco di iniziative sociali e culturali pubblicando su Spotify il “Concerto per la Resistenza”, andato in scena al Teatro Gobetti di Torino il 14 ottobre 1964.
Il nastro del concerto, organizzato e commissionato dal Circolo Arturo Toscanini e dall’Arci di Torino e diretto da Mario Rossi, è stato scoperto a seguito del progetto di riordino e valorizzazione dell’archivio del Circolo Arturo Toscanini da parte dell’Istituto Fondazione Piemontese Antonio Gramsci, realizzato con il contributo della Regione Piemonte.

Il Circolo

Il Circolo Toscanini rappresenta una delle più grandi esperienze culturali della città di Torino nel dopoguerra. Fu fondatore dell’Arci stessa nel 1957 ed era composto da musicisti, amanti della musica, persone di cultura, ex partigiani, giornalisti, lavoratori e lavoratrici, tutti accomunati dalla matrice antifascista, alcuni protagonisti diretti della lotta di Liberazione e ispirati da sempre dai principi della Resistenza.

L’archivio del Circolo, divenuto di proprietà dell’Arci di Torino dopo la chiusura dell’associazione, è stato dichiarato di “interesse storico particolarmente importante” dalla Sovrintendenza archivistica e bibliografica della regione Piemonte e Valle d’Aosta. La Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci ha riportato alla luce tanti dei tesori che questo fondo nascondeva, tra i quali questo nastro che oggi, rimasterizzato e distribuito digitalmente, è alla portata delle orecchie di tutti.

 Quel concerto che entrò nella storia
In quel lontano 1964 il Circolo Toscanini invitava tre grandi della musica – Giorgio Ferrari, Guido Ferraresi e Carlo Mosso – a comporre opere musicali sulla Resistenza su testi poetici dei grandissimi della poesia: Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Corrado Govoni, Bini (nome da partigiano di Giovanni Serbandini), Alfonso Gatto, Tito Balestra. Questa registrazione è la prima esecuzione assoluta delle opere musicali di questi autori in quel lontano 14 ottobre 1964, esecuzione diretta da Mario Rossi.

 «Un regalo di un’Arci lontana che diventa un regalo dell’Arci di adesso, perché c’è un grande filo rosso che lega la nostra nascita alle avanguardie, alla musica emergente, all’antifascismo, alla cultura popolare. Un filo che attraversa tutta la nostra storia, dall’Associazione Toscanini, circolo da cui è nata l’Arci a Torino, all’esperienza del recentissimo festival Jazz Is Dead – dice Andrea Polacchi, presidente del Comitato Arci Torino – Siamo quindi felici di aver restituito alla città un pezzo dell’incredibile esperienza del Circolo Toscanini, il primo circolo musicale d’Italia e fondatore dell’Arci a Torino».

 «Con il riordino e la digitalizzazione delle carte del Circolo Arturo Toscanini, grazie alla collaborazione tra l’Istituto Gramsci di Torino e l’ARCI, restituiamo alla cittadinanza, agli studiosi e ai musicisti, una straordinaria esperienza di politica culturale al servizio delle classi meno abbienti. Oggi è ormai entrato a far parte del linguaggio comune il concetto di welfare associato alla cultura e sempre più si lavora a progetti che attraverso la cultura, favoriscano la partecipazione attiva dei cittadini, l’inclusione e l’abbattimento delle barriere sociali. Il Circolo Arturo Toscanini lo faceva già oltre sessant’anni fa» spiega Matteo D’Ambrosio, direttore della Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci.

 «E’ un connubio artistico straordinario di parole e musica ed è una “commissione” incredibile da parte dell’Arci di allora che volle unire le avanguardie musicali a quelle letterarie per rivolgersi ad un pubblico popolare, ai soci di un circolo, ai lavoratori e alle lavoratrici a cui quella musica non era destinata perché costosa e riservata alle classi più abbienti. E’ un concerto che rievoca la Resistenza non solo nei suoi contenuti ma nella sua essenza stessa perché vuole essere resistenza nei confronti di un modello culturale dominante e ingiusto» dichiara Massimiliano Borella, componente della presidenza dell’Arci di Torino.

 L’intero fondo sarà consultabile sull’HUB 9centRo, la piattaforma archivistica del Polo del’ 900, di cui l’Istituto Gramsci è ente partner. https://archivi.polodel900.it/

Playlist su spotify  https://open.spotify.com/album/48t7DPVDZ18b3VLQ5gsC1Y?

Spazio web del progetto https://www.arcitorino.it/p/304/archivio-del-circolo-musicale-arturo-toscanini-valorizzazione-e-riordino.html

Track list CD

CONCERTO PER LA RESISTENZA – TORINO 1964

DIRETTO DA MARIO ROSSI


Carlo Mosso
Epigrafi per i Caduti della Resistenza
(testi di Giovanni Serbandini detto “Bini”, Simonide, Giuseppe Ungaretti)

01) Ares selvaggio / Per papà Cervi (Simonide / Bini)

02) Antica epigrafe greca / Per una staffetta      (Sconosciuto / Bini)
03) Ares selvaggio / Per un caduto della rivoluzione   (Simonide / G. Ungaretti)

Guido Ferraresi
La Resistenza
(testi di Alfonso Gatto, Tito Balestra, Corrado Govoni)
04) 25 Aprile                                (A. Gatto)
05) Miscia                          (T. Balestra)
06) Morte del partigiano         (C. Govoni)

Giorgio Ferrari
07) Cantata “Ai Fratelli Cervi, alla loro Italia”
(testo di Salvatore Quasimodo)

Giorgio Federico Ghedini
Concerto funebre in memoria di Duccio Galimberti

08)    I

09)     II

10)     III

11)     IV

Il Natale di sangue a Fiume

di Pier Franco Quaglieni

Con Natale di sangue del 1920 si intendono gli scontri tra militari italiani e legionari dannunziani che difendevano Fiume italiana dopo che a Versailles la diplomazia italiana aveva fallito nei confronti della politica velleitaria di Wilson,  un pistolero americano che creò solo disastri in Europa con il suo pacifismo antistorico

 

Un Trump al contrario che non capiva nulla. Certo la Grande Guerra aveva fatto milioni di morti ed era finita da poco. C’era ansia di pace, ma anche di giustizia . Gabriele D’Annunzio chiamo’ a Fiume combattenti,  artisti ed intellettuali per difendere la storia della città italiana che era stato porto ungherese.

Anche oggi, malgrado i tentativi di cancellarne la sua memoria,urla la sua italianità. La Reggenza italiana del Carnaro scrisse anche una costituzione molto avanzata che piacque a Lenin e riconosceva il divorzio , per citare un esempio. L’ultimo governo Giolitti , non volendo ripetere gli insuccessi di Francesco Saverio Nitti, chiamato con disprezzo da D’Annunzio “Cagoja “, mando’ il generale Caviglia, l’eroe di Vitttorio Veneto, a scontrarsi con altri italiani che avevano dimostrato di amare e di aver combattuto per l’Italia .Il Natale di sangue.

Grigioverde contro grigioverde e una condotta poco chiara da parte della Corona che non poteva essere insensibile a dei combattenti. Io se fossi vissuto cent’anni fa, sarei stato di famiglia giolittiana anche se i nonni e gli zii erano andati volontari in guerra ed alcuni erano caduti già nel 1915. Certo c’era la fedeltà al dovere dell’obbedienza che le stellette imponeva ad un ufficiale,  ma credo che l’amore per l’ Italia avrebbe prevalso. Scontrandomi con la mia famiglia, probabilmente sarei corso a Fiume , come tanti.

Non è vero che Fiume rappresento’ il ribellismo fascista che precederà la Marcia su Roma. I fascisti fiumani erano pochi e Mussolini fu sleale con d’Annunzio. Gli sottrasse persino la sottoscrizione di soldi fatta dal “Popolo d’ Italia“ per sostenere l’impresa di Fiume. Era un Mussolini avventuriero e alle prime armi , pronto a qualsiasi compromesso.

Fiume fu un ritrovo anche di avventurieri,  sbandati, omosessuali, drogati.  Luogo di guerra e di Libero amore.  Il Natale di sangue si ridusse ad un fatterello militare di scarso significato, ma indicò  al mondo che c’era un poeta soldato – un grande poeta noto a livello internazionale- e migliaia di suoi seguaci pronti a battersi per un‘ ideale di Patria. Se penso che poi Fiume divenne titina e che gli italiani non infoibati furono costretti a fuggire in Italia, provo una grande indignazione  L’Italia aveva diritto a Fiume per i suoi 650 mila morti nella Grande Guerra.

Poi a Fiume c’erano anche esaltati, opportunisti e massoni che certo non guardavano alla Patria, ma ai loro affari. Ma cent’anni fa c’erano italiani capaci di correre a Fiume per un grande ideale. Oggi cerchiamo di sopravvivere con una mascherina indosso, sperando che serva a salvare la pelle. I poeti non ci sono più da tempo. Una categoria estinta in un’Italietta di fronte a cui un generale ribelle libico può alzare la voce e tenere in carcere per oltre 100 giorni dei pescatori italiani.

Tra natività e adorazione. Un incontro con le opere di Palazzo Madama

Sabato 26 dicembre ore 11.00 – 18.00 – 21.00 | Domenica 27 dicembre ore 18.00 | Martedì 29 dicembre ore 21.00 | Sabato 2 gennaio ore 18.00 | Domenica 3 gennaio ore 18.00 | Martedì 5 gennaio ore 21.00

Tra natività e adorazione

Un incontro con le opere di Palazzo Madama selezionate per l’occasione permette di proporvi un itinerario natalizio, legato alla rappresentazione artistica della nascita e adorazione di Gesù.

Opere di vario genere, dipinti su tavola e tela, sculture in legno, saranno illustrate dalla guida, andando a scoprire parte di quel ricco patrimonio artistico delle collezioni del museo.

L’esclusivo archivio digitale consente ai partecipanti di soffermarsi sui dettagli delle opere, evidenziando gli elementi più preziosi e il virtuosismo degli artisti che hanno operato in epoche diverse.

Costo: 8.00 € – 7.00 € per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte

Il costo comprende la visita guidata a cura di una guida del museo e assistenza tecnica.

È possibile prenotare e acquistare la visita guidata on-line: prenotazione al 011.5211788, oppure scrivendo a info@arteintorino.com; a seguito della prenotazione saranno inviati dettagli ed estremi bancari per effettuare il pagamento via bonifico oppure sarà possibile effettuare l’acquisto on-line.

Le visite saranno attivate a raggiungimento di un numero minimo di partecipanti.

Buon Natale dagli angeli di santa Sofia

Risplendono i cherubini a sei ali sui pennacchi della cupola, sopra la testa dei fedeli musulmani in preghiera dopo il ritorno del tempio al culto islamico. Sono i quattro angeli serafini di Santa Sofia a Istanbul che da mille anni vegliano sul Corno d’Oro, gli angeli biblici più vicini a Dio, secondo la tradizione cristiana, i guardiani del Paradiso, coloro che mantengono acceso il fuoco divino e risiedono nel Cielo supremo.

Sfidando gli anatemi del sultano neo-ottomano e attenti a non mettersi troppo in mostra, quattro mosaici di figure angeliche dalle sei ali escono allo scoperto sperando di non venir nascosti da inconcepibili tendoni. Hanno ancora la forza di ribellarsi e di urlare la loro rabbia nei confronti di un potere sempre più autoritario che cancella tutto ciò che ricorda il cristianesimo. Sembra quasi fatto apposta, sembra uno sgarbo nei confronti delle autorità turche che l’estate scorsa hanno deciso di riconvertire in moschea l’ex basilica cristiana nella città sul Bosforo e coprire con tende e teloni le immagini sacre. Ma i nostri angeli non ci stanno, sono più forti del sultano, si sono scrollati di dosso la calce che li ricopriva e sono venuti alla luce per sbalordire il mondo intero.
“Noi ci siamo e resistiamo, “caro” presidente”! Insomma, la Divina Sapienza continua a stupire. Nascosto dai tempi del sultano ottomano Abdulmecid I è emerso di recente nell’ex chiesa un altro angelo serafino per testimoniare il glorioso passato della chiesa più affascinante del mondo. Durante i lavori di restauro dell’edificio religioso i decoratori hanno rinvenuto un angelo con sei ali, grandi come “vele di bastimento”, scrive il De Amicis. Nella cattedrale di Giustiniano, diventata in seguito moschea e poi museo, i primi serafini erano riapparsi dieci anni fa al termine di un lungo intervento di restauro che riscoprì i colori delle ali e i volti degli angeli. Erano nascosti sotto cinque strati di calce. Mancava il viso di un serafino, quello riapparso di recente, rimasto coperto per 160 anni. Furono i fratelli Fossati, due architetti ticinesi, gli ultimi a vederlo.
A metà Ottocento avevano restaurato l’ex basilica bizantina, come richiesto dal sultano, ma poco dopo quel volto fu subito ricoperto perchè le immagini sacre cristiane dovevano essere nascoste per non urtare la sensibilità dei musulmani. Fortunatamente non scomparvero del tutto. I Fossati fecero il miracolo riproducendo in tempo gli angeli con disegni e acquerelli che rimasero per decenni negli archivi imperiali insieme ai bozzetti di tutti gli altri mosaici. Dalla sommità della cupola i quattro serafini vigilano da sempre su milioni di turisti che ogni anno visitano Santa Sofia. I turisti oggi sono scomparsi per vari motivi ma gli angeli sono tornati, forse per fare un dispiacere a Erdogan. Dalla moschea di Aya Sofya, il San Pietro della Roma d’Oriente, i serafini, pronti a spiccare il volo, augurano un sereno Natale.
Filippo Re

Cento anni fa nasceva il generale Amoretti: scopri’ la scala di Pietro Micca

18 dicembre 2020 Centenario di nascita del Gen. Guido Amoretti

Caro direttore, il 18 dicembre 1920, cento anni fa, un secolo, nasceva Guido Amoretti. Era appena finita la Prima Guerra Mondiale, alla quale il papà Oreste aveva partecipato come “autiere” dello straordinario autocarro Fiat 18 BL. In poco più di due anni tra la mamma Maria a Torino e il papà al fronte si scambiarono 500 cartoline, quasi una al giorno. Papà e mamma innamorati e straordinari che trasmisero al figlio Guido il fuoco della curiosità e la passione per la ricerca. Di suo ci aggiunse, tra le tante virtù, una straordinaria determinazione. Un anno di guerra in Grecia da giovane ufficiale di fanteria e due in vari lager tra Polonia e Germania ne temprarono un carattere indomito. Quando nel 1956, capitano, dalla finestra dell’ex-Scuola di Guerra che si affacciava su via Guicciardini vide spuntare le mura sbrecciate delle gallerie di contromina della Cittadella, scoperchiate e in procinto di essere ingoiate dalle fondamenta del palazzo delle Entrate, rientrò in guerra…la sua guerra personale per salvare e valorizzare la storia e l’inestimabile patrimonio sotterraneo di Torino. Sapeva che ci voleva qualcosa di speciale per fermare le ruspe, autorizzate a distruggere senza guardare il passato. Con instancabile e lucida ricerca, mise a segno la scoperta del secolo e della sua vita: la vera scala di Pietro Micca, rimasta nascosta per 252 anni, era proprio lì, nel luogo degli scavi. Quell’1° ottobre 1958 la città scoprì la sua storia e accettò che venisse salvaguardata.

Due anni e mezzo dopo, 14 maggio 1961, con l’aiuto dei minatori dell’esercito, l’allora capitano Guido Amoretti offriva alla Città e all’Italia del primo centenario dell’Unità il museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706.

Sono passati quasi sessanta anni e il museo, che il Generale Amoretti ha realizzato con passione e competenza ad ha servito con energia e lungimiranza per quasi cinquanta anni, è il suo monumento ai posteri:patrimonio storico, architettonico, culturale, valoriale e identitario conosciuto e visitato da migliaia di studenti e di curiosi è in corso di allargarsi ad altri siti sotterranei della storica Cittadella (il Pastiss, il Cisternone, il Rivellino degli Invalidi) che lentamente si manifesta sempre più e di cui in gran parte è stato scopritore e strenuo difensore.

E della nostra Storia è stato un insostituibile, competente e appassionato ricercatore e divulgatore. Un’opera che le raccoglie tutte è “Il Ducato di Savoia dal 1559 al 1713” pubblicato negli anni 1984-87 e ristampato nel 2008 negli originali 4 tomi corredati da un dettagliato indice dei nomi e dei luoghi.

Lo hanno affiancato e stanno continuando in questo meritorio impegno i tanti e appassionati Volontari dell’Associazione Amici del museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706, con il Gruppo ricerche e scavi, il Gruppo Guide e il Gruppo Storico Pietro Micca della Città di Torino, da oltre cinquant’anni animatori dei vari settori del museo. Ne hanno conservato e implementato l’eredità i suoi successori, generale Sebastiano Ponso dal 2008 al 2017 e attualmente il generale Franco Cravarezza.

Ne ha recuperato e raccolto il grande patrimonio di vita e documentario in tutti i campi del suo vasto impegno storico la figlia Carla nel ODV “Archivio Guido Amoretti” da lei fondato e che ora è in corso di fusione nella disponibilità del museo.

Altre sfide attendono il museo, come la preparazione del suo 60° anniversario nel 2021 con ulteriori progetti tra i quali la “sfida per l’accessibilità e inclusione culturale nel museo Pietro Micca” che comporterà lavori infrastrutturali, nuove attrezzature tecnico-informatiche e performanti allestimenti, per i quali il museo, tramite l’Associazione, ha già riscosso il sostegno della Banca d’Italia e attende quello di altri importanti enti del territorio.

Per solennizzare l’anniversario di venerdì 18 dicembre il museo dedica al Generale Amoretti tre eventi: la messa in Duomo alle ore 18 per i coniugi Maria e Guido Amoretti, entrambi nel centesimo anniversario di nascita, e due iniziative virtuali online sul sito www.museopietromicca.ite sulla pagina www.facebook.com/museo.pietromicca:

alle 09 il Pietro Micca Tour nr. 35Perché ti ricordi sempre del mio amore. Tuo Guido per tutta la vita
alle ore 16 la videoconferenza dal museo Pietro Micca dal titolo Un amore di museo. Guido Amoretti scopritore e conservatore a cura dello storico Piergiuseppe Menietti, l’architetto Fabrizio Zannoni e la figlia Carla, coordinati dal gen. Franco Cravarezza.

La straordinaria eredità del generale Guido Amoretti è patrimonio di tutti e merita di essere conosciuta, valorizzata e goduta.

Per tutti, Comune di Torino in primis, un impegno da mantenere.

                                                                                                    Gen. Franco Cravarezza

Direttore del museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706

Il Museo Nazionale del Risorgimento si racconta on line

“Dialoghi alla scoperta dei tesori del Museo” attraverso i protagonisti della cultura e del mondo socio-economico torinese

Tutti i martedì (ore 14,30) fino al 26 gennaio 2021

La proposta è inedita ed originale. Pensata con intelligenza e sicuramente benvenuta in questi tempi di chiusura dei Musei. Protagonista, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano con alcuni dei suoi più prestigiosi tesori, raccontati da ben selezionati protagonisti del mondo della cultura, del sociale e dell’impresa torinese, per una nuova narrazione della loro importanza e inestimabile ricchezza. Nascono così i “Dialoghi alla scoperta dei tesori del Museo”, presentati sui canali social, Facebook, Instagram e Youtube del Museo di Palazzo Carignano.

A dialogare con gli illustri ospiti sarà lo stesso direttore, Ferruccio Martinotti. Che spiega: “In linea con i più dinamici musei che hanno intrapreso la strada del digitale offriremo al pubblico una serie di filmati che presentano alcuni oggetti appartenenti alle nostre collezioni svelati da una prospettiva completamente nuova. Un’operazione tanto più significativa in un momento come questo che vede i musei chiusi al pubblico. Vogliamo così non solo mantenere il legame con i cittadini, con i visitatori, gli appassionati di storia e di arte e l’immenso patrimonio del nostro Museo, ma dare allo stesso nuova linfa”. Partito martedì scorso, 8 dicembre, con il direttore artistico del Teatro Regio, Sebastian Schwarz, invitato per illustrare il significato che l’Opera lirica aveva per l’Ottocento (a partire da alcune antiche edizioni di libretti de “I Lombardi alla Prima Crociata” e del “Nabucco” di Giuseppe Verdi), il progetto proseguirà per altri sette martedì, sempre a partire dalle 14,30.

Per gli appuntamenti successivi sarà la volta di Tarcisio Mazzeo, direttore del TGR Rai Piemonte che, partendo dal “torchio tipografico” austriaco del 1848 dialogherà sul tema, sempre di grande attualità, della “libertà di stampa”. A seguire, lo “Statuto Albertino” e la sua modernità saranno al centro dell’incontro con la costituzionalista Anna Maria Poggi docente dell’Ateneo torinese, mentre Marco Boglione, presidente della “Basic Net”, svelerà i segreti del linguaggio pubblicitario e la sua influenza sul costume a partire dai manifesti di Dalsani, al secolo Giorgio Ansaldi, designer e caricaturista di Mondovì, realizzati a inizio Novecento in piena Belle Epoque. Il professor Walter Barberis, presidente della “Giulio Einaudi Editore”, spiegherà quale legame esiste tra il Risorgimento e l’“Encyclopédie” di Diderot e D’Alembert, di cui il Museo conserva l’intera edizione di Livorno stampata tra il 1770 e il 1778. Il tema della “diplomazia”, che ebbe uno dei suoi massimi interpreti in Camillo Benso di Cavour, sarà affrontato nell’incontro con il professor Edoardo Greppi, ordinario di Diritto Internazionale presso l’Università degli Studi di Torino.

Il giornalista Domenico Quirico racconterà invece l’avventura dei reportage di guerra illustrando le fotografie realizzate da uno dei primi fotografi di guerra, l’inglese James Robertson, sui campi di battaglia durante la guerra di Crimea tra il 1855 e il 1856. Infine, l’avvocato Alberto de Sanctis, presidente della “Camera Penale Vittorio Chiusano” del Piemonte Occidentale e della Valle d’Aosta commenterà l’opera “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria.

Tutte le info su www.museorisorgimentotorino.it

g. m.

 

 

Nelle foto

– Il Museo Nazionale del Risorgimento
– Lo Statuto Albertino
– Ferruccio Martinotti con Marco Boglione
– L'”Encyclopedie”
– Ferruccio Martinotti con Walter Barberis

Il giallo di Santa Lucia

 UN 13 DICEMBRE TRA CROCIATI, DOGI E LADRUNCOLI..
Ancora neve e temperature basse ma a Santa Lucia, domenica 13 dicembre, ci attende, dicono gli esperti meteo, una notte stellata. Quel giorno in Piemonte rivedremo un po’ di sole e il termometro salirà lievemente ma la modesta notizia delle previsioni del tempo per domenica ci permette di fare un po’ di chiarezza sulla vita di questa santa donna le cui spoglie sono al centro nientemeno che di un intrico internazionale che coinvolge siciliani, arabi, bizantini, crociati, dogi e delinquenti comuni del secolo scorso per concludersi a Venezia dove riposano i resti mortali della Santa. Ma non in santa pace, perchè Siracusa, la città natale della martire li reclama da tempo. Infatti Venezia non c’entra nulla con Santa Lucia e quindi, da secoli, Venezia e Siracusa litigano per questa donna. Martire cristiana del IV secolo, Lucia di Siracusa è una delle tantissime vittime della grande persecuzione anti-cristiana voluta dall’imperatore romano Diocleziano. Sta di fatto che oggi le spoglie della Santa si trovano in una chiesa di Venezia, facile da vedere, perchè situata nella parte iniziale dello “stradone” che dalla stazione porta a San Marco. Ma cosa c’entra Venezia con Santa Lucia? Poco o nulla ma si sa che i veneziani erano abilissimi trafugatori di reliquie e corpi di santi, come dimostra la stessa vicenda di San Marco, portato via in modo avventuroso da Alessandria d’Egitto, a volte anche con sistemi poco ortodossi, che finivano poi in qualche chiesa nella città lagunare per rendere Venezia un importante centro di riferimento religioso per tutta la cristianità.
Quando gli arabi occuparono la Sicilia, i siracusani si affrettarono a nascondere le spoglie della donna che nel 1039 furono portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace che riconquistò l’isola. Dopo il sacco della capitale bizantina nel 1204 da parte dei veneziani durante la IV Crociata il doge di Venezia nonché comandante della flotta cristiana Enrico Dandolo le portò nella città galleggiante insieme a tanti altri tesori rubati a Costantinopoli. Ma tornando alla contesa con Siracusa la città siciliana continua a reclamare con voce tuonante le spoglie di Santa Lucia che da secoli si trovano invece nella chiesa veneziana dei Santi Geremia e Lucia nel sestiere di Cannaregio, meta di pellegrinaggi di fedeli che arrivano anche da Siracusa per pregare davanti alla santa venerata dalle Chiese cattolica e ortodossa che, appunto, la celebrano il 13 dicembre. Il luogo di culto principale resta comunque la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa ma senza spoglie. Oggi la Santa porta una maschera d’argento sul volto per proteggerlo da sporcizia e polvere: così volle negli anni Cinquanta il Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. Ma non è tutto perché un piccolo giallo su Santa Lucia è avvenuto anche nel 1981 quando una banda di delinquenti fece irruzione in chiesa e portò via la reliquia chiedendo un riscatto per la restituzione. Fu poi ritrovata dalla polizia un mese dopo, proprio nella notte del 13 dicembre, ma non fu mai pagato alcun riscatto. Oggi la reliquia è protetta da un’urna di cristallo antiproiettile.
Filippo Re

Alla scoperta del Cimitero Monumentale in diretta streaming tra fede e arte

Un evento esclusivo in cui a guidarci, in diretta streaming, saranno alcuni esponenti delle diverse Comunità religiose di Torino.

Il Cimitero Monumentale di Torino racchiude un prestigioso patrimonio storico – artistico e,
come molti altri siti analoghi, rientra tra le mete turistiche degli amanti dell’arte e della storia.
Gli Altri culti è il titolo con cui vogliamo proporvi una serie di appuntamenti online alla scoperta
dei riti acattolici, delle sepolture di interesse artistico e dei personaggi di rilievo presenti.
Un evento esclusivo in cui a guidarci, in diretta streaming, saranno alcuni esponenti delle diverse
Comunità religiose di Torino.

 

Domenica 13 dicembre ore 18.00
Conoscere il Cimitero evangelico del Monumentale di Torino
Il cimitero evangelico, già denominato acattolico, è memoria della storia dolorosa del popolo
valdese e della sua discriminazione in materia di fede cristiana.
Non è però solo questo perché raccoglie anche la presenza di stranieri di religione riformata
trasferiti a Torino o per aprire fabbriche e laboratori, o di militari in servizio presso la corte
Sabauda.
Tra le sepolture che andremo ad illustrare anche la presenza di alcuni militari britannici morti a
Torino per una epidemia.

Prenotazione obbligatoria al 011.5211788 – info@arteintorino.com
Costo: 5€ a partecipante; 8€ per l’acquisto di due appuntamenti.

Pagamento anticipato obbligatorio tramite Paypal o bonifico bancario
Coloro che parteciperanno alle visite guidate online potranno usufruire di uno sconto per le nostre
visite in presenza svolte al Cimitero Monumentale.

L’appuntamento sarà annullato in caso di mancato raggiungimento del numero minimo.
Diretta streaming attraverso piattaforma Gotomeeting.

Progetto a cura di Theatrum Sabaudiae Torino
Con il supporto di AFC Torino SpA – Ufficio Eventi e Valorizzazione cimiteri Torino
Introduzione a cura di Emanuela Moroni Guida e Accompagnatrice turistica.
https://www.arteintorino.com/2-visite-guidate-torino/162-connessioni-d-arte.html

Videointervista a Nuto Revelli

L’Istituto storico della Resistenza di Alessandria, in collaborazione e con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale – presieduto dal presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia e dal vicepresidente delegato Mauro Salizzoni –  ha realizzato un cofanetto che contiene una chiavetta Usb con una video intervista realizzata a Nuto Revelli nell’aprile 2001, una delle ultime rilasciate prima della sua scomparsa.

Il documento storico, intitolato “La guerra di Nuto…E Nuto racconta”, nei prossimi giorni sarà recapitato alle scuole e alle biblioteche della provincia di Alessandria (e a quelle che ne faranno richiesta) e potrà essere utilizzato nelle iniziative culturali e didattiche che si svolgeranno sul territorio.

La registrazione della video testimonianza fu effettuata da alcuni ragazzi allora ospiti della Comunità di San Benedetto al Porto di don Andrea Gallo (alla Cascina Rangone di Frascaro, piccolo comune tra Alessandria e Acqui Terme) e seppure denotando alcuni limiti dal punto di vista tecnico, testimonia l’intensità del confronto tra generazioni che si realizzò in quella occasione. Il supporto informatico, oltre alla video intervista (della durata di circa un’ora e sottotitolata per sopperire alla qualità non sempre buona dell’audio) che attraversa più di cinquant’anni di storia, raccoglie un apparato documentario che illustra il progetto legato alla memoria di una delle personalità più significative della storia e della letteratura del ‘900. “Con il contributo di diversi soggetti, abbiamo finalmente costruito e messo a disposizione del pubblico una risorsa importante per la conservazione della memoria– affermano all’Isral –, un tassello nella costruzione della storia del nostro Paese. L’obiettivo è quello di offrire sempre nuovi stimoli e emozioni a chi studia, lavora e vive in questa congiuntura storica così complicata per tutti”. L’intera vita di Nuto Revelli è stata segnata dalla passione civile per libertà, giustizia, verità storica. Fece parte di quella generazione di scrittori (come Primo Levi e Mario Rigoni Stern) che si cimentarono con la parola scritta non per sola vocazione interiore ma quasi trascinati dal dovere civile e morale di testimoniare, di dare una voce a chi non ne aveva, di “far sapere” cos’erano stati gli orrori della guerra, della deportazione, delle tumultuose e drammatiche vicende di una società in trasformazione come quella cuneese del dopoguerra, con l’abbandono della montagna e della civiltà contadina.

mtravaglini