STORIA- Pagina 123

Il giallo di Santa Lucia

 UN 13 DICEMBRE TRA CROCIATI, DOGI E LADRUNCOLI..
Ancora neve e temperature basse ma a Santa Lucia, domenica 13 dicembre, ci attende, dicono gli esperti meteo, una notte stellata. Quel giorno in Piemonte rivedremo un po’ di sole e il termometro salirà lievemente ma la modesta notizia delle previsioni del tempo per domenica ci permette di fare un po’ di chiarezza sulla vita di questa santa donna le cui spoglie sono al centro nientemeno che di un intrico internazionale che coinvolge siciliani, arabi, bizantini, crociati, dogi e delinquenti comuni del secolo scorso per concludersi a Venezia dove riposano i resti mortali della Santa. Ma non in santa pace, perchè Siracusa, la città natale della martire li reclama da tempo. Infatti Venezia non c’entra nulla con Santa Lucia e quindi, da secoli, Venezia e Siracusa litigano per questa donna. Martire cristiana del IV secolo, Lucia di Siracusa è una delle tantissime vittime della grande persecuzione anti-cristiana voluta dall’imperatore romano Diocleziano. Sta di fatto che oggi le spoglie della Santa si trovano in una chiesa di Venezia, facile da vedere, perchè situata nella parte iniziale dello “stradone” che dalla stazione porta a San Marco. Ma cosa c’entra Venezia con Santa Lucia? Poco o nulla ma si sa che i veneziani erano abilissimi trafugatori di reliquie e corpi di santi, come dimostra la stessa vicenda di San Marco, portato via in modo avventuroso da Alessandria d’Egitto, a volte anche con sistemi poco ortodossi, che finivano poi in qualche chiesa nella città lagunare per rendere Venezia un importante centro di riferimento religioso per tutta la cristianità.
Quando gli arabi occuparono la Sicilia, i siracusani si affrettarono a nascondere le spoglie della donna che nel 1039 furono portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace che riconquistò l’isola. Dopo il sacco della capitale bizantina nel 1204 da parte dei veneziani durante la IV Crociata il doge di Venezia nonché comandante della flotta cristiana Enrico Dandolo le portò nella città galleggiante insieme a tanti altri tesori rubati a Costantinopoli. Ma tornando alla contesa con Siracusa la città siciliana continua a reclamare con voce tuonante le spoglie di Santa Lucia che da secoli si trovano invece nella chiesa veneziana dei Santi Geremia e Lucia nel sestiere di Cannaregio, meta di pellegrinaggi di fedeli che arrivano anche da Siracusa per pregare davanti alla santa venerata dalle Chiese cattolica e ortodossa che, appunto, la celebrano il 13 dicembre. Il luogo di culto principale resta comunque la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa ma senza spoglie. Oggi la Santa porta una maschera d’argento sul volto per proteggerlo da sporcizia e polvere: così volle negli anni Cinquanta il Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. Ma non è tutto perché un piccolo giallo su Santa Lucia è avvenuto anche nel 1981 quando una banda di delinquenti fece irruzione in chiesa e portò via la reliquia chiedendo un riscatto per la restituzione. Fu poi ritrovata dalla polizia un mese dopo, proprio nella notte del 13 dicembre, ma non fu mai pagato alcun riscatto. Oggi la reliquia è protetta da un’urna di cristallo antiproiettile.
Filippo Re

Alla scoperta del Cimitero Monumentale in diretta streaming tra fede e arte

Un evento esclusivo in cui a guidarci, in diretta streaming, saranno alcuni esponenti delle diverse Comunità religiose di Torino.

Il Cimitero Monumentale di Torino racchiude un prestigioso patrimonio storico – artistico e,
come molti altri siti analoghi, rientra tra le mete turistiche degli amanti dell’arte e della storia.
Gli Altri culti è il titolo con cui vogliamo proporvi una serie di appuntamenti online alla scoperta
dei riti acattolici, delle sepolture di interesse artistico e dei personaggi di rilievo presenti.
Un evento esclusivo in cui a guidarci, in diretta streaming, saranno alcuni esponenti delle diverse
Comunità religiose di Torino.

 

Domenica 13 dicembre ore 18.00
Conoscere il Cimitero evangelico del Monumentale di Torino
Il cimitero evangelico, già denominato acattolico, è memoria della storia dolorosa del popolo
valdese e della sua discriminazione in materia di fede cristiana.
Non è però solo questo perché raccoglie anche la presenza di stranieri di religione riformata
trasferiti a Torino o per aprire fabbriche e laboratori, o di militari in servizio presso la corte
Sabauda.
Tra le sepolture che andremo ad illustrare anche la presenza di alcuni militari britannici morti a
Torino per una epidemia.

Prenotazione obbligatoria al 011.5211788 – info@arteintorino.com
Costo: 5€ a partecipante; 8€ per l’acquisto di due appuntamenti.

Pagamento anticipato obbligatorio tramite Paypal o bonifico bancario
Coloro che parteciperanno alle visite guidate online potranno usufruire di uno sconto per le nostre
visite in presenza svolte al Cimitero Monumentale.

L’appuntamento sarà annullato in caso di mancato raggiungimento del numero minimo.
Diretta streaming attraverso piattaforma Gotomeeting.

Progetto a cura di Theatrum Sabaudiae Torino
Con il supporto di AFC Torino SpA – Ufficio Eventi e Valorizzazione cimiteri Torino
Introduzione a cura di Emanuela Moroni Guida e Accompagnatrice turistica.
https://www.arteintorino.com/2-visite-guidate-torino/162-connessioni-d-arte.html

Videointervista a Nuto Revelli

L’Istituto storico della Resistenza di Alessandria, in collaborazione e con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale – presieduto dal presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia e dal vicepresidente delegato Mauro Salizzoni –  ha realizzato un cofanetto che contiene una chiavetta Usb con una video intervista realizzata a Nuto Revelli nell’aprile 2001, una delle ultime rilasciate prima della sua scomparsa.

Il documento storico, intitolato “La guerra di Nuto…E Nuto racconta”, nei prossimi giorni sarà recapitato alle scuole e alle biblioteche della provincia di Alessandria (e a quelle che ne faranno richiesta) e potrà essere utilizzato nelle iniziative culturali e didattiche che si svolgeranno sul territorio.

La registrazione della video testimonianza fu effettuata da alcuni ragazzi allora ospiti della Comunità di San Benedetto al Porto di don Andrea Gallo (alla Cascina Rangone di Frascaro, piccolo comune tra Alessandria e Acqui Terme) e seppure denotando alcuni limiti dal punto di vista tecnico, testimonia l’intensità del confronto tra generazioni che si realizzò in quella occasione. Il supporto informatico, oltre alla video intervista (della durata di circa un’ora e sottotitolata per sopperire alla qualità non sempre buona dell’audio) che attraversa più di cinquant’anni di storia, raccoglie un apparato documentario che illustra il progetto legato alla memoria di una delle personalità più significative della storia e della letteratura del ‘900. “Con il contributo di diversi soggetti, abbiamo finalmente costruito e messo a disposizione del pubblico una risorsa importante per la conservazione della memoria– affermano all’Isral –, un tassello nella costruzione della storia del nostro Paese. L’obiettivo è quello di offrire sempre nuovi stimoli e emozioni a chi studia, lavora e vive in questa congiuntura storica così complicata per tutti”. L’intera vita di Nuto Revelli è stata segnata dalla passione civile per libertà, giustizia, verità storica. Fece parte di quella generazione di scrittori (come Primo Levi e Mario Rigoni Stern) che si cimentarono con la parola scritta non per sola vocazione interiore ma quasi trascinati dal dovere civile e morale di testimoniare, di dare una voce a chi non ne aveva, di “far sapere” cos’erano stati gli orrori della guerra, della deportazione, delle tumultuose e drammatiche vicende di una società in trasformazione come quella cuneese del dopoguerra, con l’abbandono della montagna e della civiltà contadina.

mtravaglini

La meglio gioventù torinese e la solidarietà all’Irpinia terremotata

Torino fu immediatamente solidale con i terremotati irpini. Al mattino Dino Sanlorenzo ci butto’ giù dal letto

Figiciotti convocati dal vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte nonché assessore al lavoro: 8, 30 nei suoi uffici in Via Alfieri, Palazzo Lascaris.
Dopo mezz’ora eravamo operativi. Dino è famoso per essere uno che non si perde in chiacchiere. Ero presidente della Consulta giovanile del comune di Torino. M’ incarico’ di convocare una riunione tra tutte le organizzazioni giovanili torinesi. Obbiettivo la costituzione di un comitato per gli aiuti.
Marica Bartolotto braccio destro di Dino San Lorenzo ci accompagno’ in una saletta al fondo del corridoio. Tempo un altra mezz’ora eravamo operativi. Arredata in tempi record con telefoni funzionanti. Indubbiamente altri tempi.

Marica aveva lo stile di Dino. Il suo braccio destro. Anzi che dico? Il suo braccio destro e sinistro e se avesse avuto 20 braccia lei sarebbe stata le 20 braccia. Comitato aperto fino alle 22. Tanti ricordi e non tutti positivi. Ma andiamo con ordine. Primo punto nominare un esecutivo. Se ricordo bene ne fecero parte oltre che il sottoscritto Giancarlo Gonnella segretario regionale Fgci, Donatella Genesio con incarichi nei giovani democristiani. Nicola Bizzardo dell Agesci. ( boy scout ) . Conobbi Umberto Tresso funzionario della Coldiretti che lì per li’ mise su un Banco alimentare per gli aiuti. Ciellini mobilitati da Giampiero Leo e da Battuello.
Le sezioni del PCI e le parrocchie  come punto di raccolta degli aiuti. Decisamente altri tempi. E noi figiciotti eravamo davvero organizzati. Umberto D’Ottavio responsabile degli studenti medi. Organizzo’ mille iniziative nelle scuole della provincia. Dalla raccolta dei soldi ai materiali ai volontari per portare materialmente gli aiuti. Naif ma tanto efficienti. Umberto poi diventato Sindaco di Collegno e deputato del PD. Sergio Contini responsabile dell’organizzazione operativa sul territorio. Ora grande capo del Sunia di Torino. Due giorni dopo arrivo’ in  via Alfieri Manuele Braghero responsabile di Borgo Vittoria. Uno di noi doveva andare fisicamente  in Irpinia.  Ci vado io.  Un altro compagno che non si tirava mai indietro. Ora è un alto funzionario della Regione Toscana alla Sanità. Direi da 40 anni in prima linea.

 

Alcuni di noi cambiarono radicalmente vita.
Come Fabrizio Ortisei operaio altamente qualificato della Savigliano, immigrato giovanissimo dalla Sardegna. Viveva da solo.
Delegato e dirigente Sindacale si trasferi’ sposandosi. Due figlie e fino alla pensione segretario della camera del lavoro. Esperienza esaltante con tante luci ed alcune ombre. Furono raccolti soldi. Tende da campo e dall’ Amiat ( raccolta rifiuti ) in regalo migliaia di tute antipioggia. C’era anche da pensare ai morti. La coop Astra ( pompe funebri) provvide a 50 casse da morto. Dopo gli opportuni permessi vennero portate giù.
Ero di turno al comitato. Ricevetti la telefonata dal responsabile del convoglio.
“Patrizio sono arrivate a mezzanotte. Il sindaco (non mi ricordo il paesino) mi ha accolto con la pistola in mano intimandomi di andarmene via. Che faccio?”Chiesi perché. “È il proprietario della locale impresa di pompe funebri. Non ho tanti gettoni. Che faccio?”. Non ebbi dubbi: vieni via.

I presagi di quello che sarebbe successo dopo per la ricostruzione c’erano tutti. Torino fu molto solidale anche perché era la seconda capitale meridionale d’Italia. Torino che doveva tanto del suo sviluppo economico all’immigrazione dal Sud. A Torino era iniziato il declino, inesorabile declino direi , dopo 40 anni era evidente a tutti. Una nobil donna decaduta ma pur sempre nobile. La sua nobiltà nella solidarietà verso un pezzo di popolo. Non c’erano telefonini o computer. Era appena nata la protezione civile di Zamberletti. La maggioranza dei problemi si dovevano affrontare in loco. Sicuramente ci furono dei limiti. Noi giovani imparammo facendo. Anche per questo penso e credo di appartenere ad una generazione che si pregia del titolo della  meglio Gioventù.

Patrizio Tosetto

Maratona di donazioni per “Il Grande Assente”

La campagna di raccolta fondi digitale lanciata dai Musei Reali e Talenti per il Fundraising

 

L’iniziativa, promossa dai giovani partecipanti del corso di alta formazione della Fondazione CRT sulla piattaforma Rete del Dono, finanzierà il restauro dell’opera “Amedeo VI presenta a Urbano V il patriarca di Costantinopoli”, danneggiata nell’incendio della Cappella della Sindone del 1997

 

Neanche il lockdown ha fermato il desiderio dei torinesi di sostenere e riscoprire il grande patrimonio culturale che ha fatto la storia della nostra città. Un segnale di ottimismo che arriva dalla collaborazione tra i Musei Reali e dieci giovani partecipanti del corso di alta formazione Talenti per il Fundraising 2020 di Fondazione CRT, che hanno avviato, con il sostegno del Rotary Club Torino Palazzo Reale, una campagna di donazioni a supporto del complesso museale. In occasione della restituzione alla cittadinanza del Giardino Ducale avvenuta lo scorso 28 giugno, era stata ideata una giornata di festa per trasformare il primo evento di raccolta fondi in un momento di incontro e di promozione delle iniziative di fundraising e dei Giardini Reali. Con la chiusura dei musei l’azione dei giovani si è trasferita in rete.

 

Il Grande Assente

Durante il periodo autunnale è stata lanciata la campagna di raccolta fondi digitale Il Grande Assente, nata dal desiderio di restituire alla Galleria della Sindone e alla fruizione del pubblico un quadro di grandi dimensioni in deposito da molti anni. L’opera raffigura Amedeo VI che presenta a Urbano V il patriarca di Costantinopoli (1848) e fu realizzata per Carlo Alberto dall’artista livornese Tommaso Gazzarrini. Danneggiata nel 1997 durante l’incendio della Cappella della Sindone, necessita di un impegnativo restauro.

È possibile sostenere la raccolta partecipando alla campagna Il Grande Assente, pubblicata sulla piattaforma Rete del Dono. Nell’arco di due settimane, il primo obiettivo di 3.000 Euro e i successivi rilanci a 5.000 Euro e 7.500 Euro sono stati rapidamente superati grazie al contributo di oltre 250 donatori, permettendo di fissare un nuovo obiettivo di 10.000 Euro. La campagna si concluderà il 28 novembre 2020. Per scoprire di più: www.retedeldono.it/it/progetti/rctpr/il-grande-assente

 

Un’altra iniziativa, parte del progetto e rivolta alle famiglie, è dedicata alla scoperta della figura di Amedeo VI di Savoia, soprannominato il Conte Verde. Si può partecipare leggendo una storia e realizzando disegni ispirati alla vita avventurosa del celebre conte di Savoia, nato nel 1334. Per maggiori dettagli è possibile consultare i canali social e il sito dei Musei Reali: www.museireali.beniculturali.it/events/mrtkids-il-grande-assente/

 

Riscopriamo il Grande Assente è l’evento conclusivo organizzato dai giovani corsisti che si terrà il 28 novembre sui canali social dei Musei Reali e sul sito www.donorday.it/museireali/. Durante la giornata sarà possibile partecipare a una tavola rotonda che vedrà come ospite speciale, tra gli altri, la direttrice Enrica Pagella, ma anche prendere parte a sfide virtuali e approfondimenti per conoscere meglio il dipinto grazie all’intervento di esperti dei Musei Reali. Ad accogliere i partecipanti sarà il team di Talenti per il Fundraising, disponibile a dare informazioni sull’iniziativa Il Grande Assente e sulle attività di raccolta fondi.

 

Cercare ancora il Santo Graal?

Calice dell’Ultima Cena, Catino magico, Arca dell’Alleanza e si potrebbe continuare. Forse una coppa, un piatto, una pietra, una reliquia cristiana, in ogni caso un oggetto leggendario dotato di un potere magico e straordinario. Dov’è nascosto il Calice di Gesù e dove cercarlo ancora?

Dalle chiese torinesi alle abbazie scozzesi, dai castelli normanni alle cattedrali spagnole, dalle fortezze sveve in Puglia alle terre mediorientali, lo cercano ovunque ancora oggi.
Da sempre il mito del Santo Graal affascina e seduce il mondo cristiano. Ma cos’è il Graal? Per Franco Cardini, storico del Medioevo e delle Crociate, “si tratta della versione celto-germano medievale di un tema che si trova in tutti i sistemi mitico-religiosi del mondo e cioè l’oggetto che dà potere, conferisce ricchezza, una sorta di calderone delle meraviglie. Nella nostra civiltà cristiana la fonte di questa credenza è in un romanzo del XII secolo. Da quel momento il Graal, da mito antropologico si trasformò in leggenda”. Con il 2020 si chiudono le celebrazioni per ricordare la nascita, 900 anni fa, dell’Ordine del Tempio, fondato a Gerusalemme tra il 1118 e il 1120 ma la ricerca sui templari non si è mai chiusa, anzi pare eterna come il mistero che avvolge da millenni alcune sacre reliquie della Passione di Gesu’ di cui i Templari ne sono ritenuti da sempre i custodi. Secondo la leggenda, infatti, i Cavalieri del Tempio sarebbero stati i protettori del Sacro Graal, la coppa in cui Gesù Cristo nell’Ultima Cena avrebbe benedetto il vino e che sarebbe poi servita a Giuseppe d’Arimatea per raccogliere le gocce del sangue di Gesù durante la crocifissione.
Non solo, ma i Templari sarebbero stati anche i custodi della Sindone, il sudario che secondo la tradizione cristiana, avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla Croce, attualmente conservato nel Duomo di Torino. Il cavaliere medioevale Wolfram von Eschenbach, uno dei maggiori poeti tedeschi del Duecento, attribuì ai Templari la custodia del Graal nella sua versione del poema cavalleresco Parzival. Barbara Frale, esperta del fenomeno templare e autrice di libri sul tema, ha indagato a fondo i documenti del processo al Tempio scovati nell’Archivio Segreto del Vaticano: “sicuramente le nuove piste di ricerca, afferma la studiosa, confermano che tale convinzione può nascondere un fondo di verità. Tuttavia il cammino della conoscenza in questo senso è ancora lungo e potrà raggiungere risultati importanti solo se si manterrà ben distinto da tutta la letteratura di fantasia che ha dato all’Ordine del Tempio un volto esoterico troppo artefatto”.
Ma dove cercare il calice di Gesù che, secondo la leggenda, naviga attraverso i secoli da Gerusalemme all’Europa, passando poi da una mano all’altra? C’è chi ritiene che il Santo Graal sia stato rintracciato dai Crociati e portato nel vecchio continente e si trovano testimonianze della sua presenza un po’ ovunque, in Francia, Scozia, Inghilterra, Galles, Spagna, Italia e anche in Medio Oriente. Nella cattedrale di Valencia c’è il Santo Caliz, forse la vera autentica Coppa dell’Ultima Cena, usata anche da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI per celebrare la messa nella città spagnola mentre nella Cappella di Rosslyn in Scozia si troverebbe il Calice portato dai Templari negli anni della soppressione dell’Ordine (1307-1312). Una delle colonne della splendida e misteriosa Cappella scozzese conterrebbe infatti uno scrigno di piombo con la Coppa nascosta al suo interno. Ipotesi quest’ultima ripresa dallo scrittore Dan Brown nel suo romanzo “Il Codice da Vinci”. I Templari erano anche in buoni rapporti con la “Setta degli Assassini” un’organizzazione esoterica sciita radicale che adorava “Bafometto”, una misteriosa divinità che per alcuni non era altro che il Graal. Prima di essere definitivamente sbaragliati gli Assassini affidarono il Graal ai Templari che lo nascosero insieme al resto del Tesoro nei sotterranei del castello templare di Gisors in Normandia. Da Torino a Castel del Monte e al duomo di Genova, anche in Italia viene segnalata la presenza del Graal portato forse dai pellegrini in giro per il continente o dai Savoia insieme alla Sindone. Nel Tempio della Gran Madre di Dio una delle sue statue ai lati del sagrato rappresenta una donna, forse la Madonna, che con la mano sinistra leva in alto un calice per indicare la presenza del prezioso Graal in chiesa.
Oppure a Castel del Monte dove i mistici Sufi islamici avrebbero affidato il Graal all’Imperatore Federico II di Svevia affinchè lo proteggesse dalle violenze delle Crociate e dunque il sacro oggetto si troverebbe nel misterioso palazzo a forma di coppa ottagonale. O ancora il Graal sarebbe il calice di Antiochia o il Sacro Catino di vetro verde brillante, di manifattura islamica, conservato nel Duomo di San Lorenzo a Genova, qui portato dopo la prima Crociata. C’è chi sostiene invece che il Santo Graal sia sepolto a Glastonbury nell’Inghilterra del sud o a Notre-Dame de Lille presso Lione, insomma, come si vede, i luoghi sono innumerevoli e l’indagine continua. “Ci sono tanti giovani ricercatori al lavoro, veri professionisti, osserva Barbara Frale, che indagano con pazienza e competenza i molti punti ancora ignoti della breve ma intensa storia dell’Ordine del Tempio”. Forse la ricerca del Santo Graal è la ricerca perenne di Dio, dei suoi segreti, misteriosi e impenetrabili ed è sicuro che anche nei prossimi anni e nei prossimi decenni i Cavalieri del Tempio continueranno a spingere folle di appassionati, di studiosi e di ricercatori a cavalcare per l’Europa in lungo e in largo, dall’Italia alla Scozia, dal sud al nord del vecchio continente. Anche perchè la leggenda narra che chi tra i mortali riuscirà a trovare il famoso Calice conquisterà la felicità in terra e in cielo…
Filippo Re

Il principe racconta la storia di Valmacca

La vita e i ricordi di un comune rivierasco del Monferrato che attraversano l’arco temporale dagli anni Venti sino agli anni Quaranta del secolo scorso, narrati da un ‘Principe’: questo, in sintesi, il contenuto di ‘Acsì l’ha parlà  ‘l Princip’ – ‘Così ha parlato il Principe”.

A scriverlo è stato Felice Augusto Rossi, nato a Valmacca ottantadue anni orsono, laureato in pedagogia e filosofia, oggi docente a riposo dopo aver insegnato molti anni alle scuole elementari come maestro e alle scuole medie come professore di italiano. Rossi, che vive a Valenza, dove è diacono delle parrocchie del Duomo e del Sacro Cuore, ha però mantenuto molto saldi i legami e l’abitazione con il paese di Valmacca a metà tra la città di Sant’Evasio, Casale Monferrato, e la città di San Massimo, Valenza, “A Valmacca sono nato e vivevo – racconta, rievocando una tradizione dei tempi passati – nel Rione Napoli, perché era a Sud della strada principale che allora divideva il paese. Era una divisione fittizia, naturalmente, ma si diceva, a seconda che si fosse di qua o di la della strada, che si era del Nord e del Sud”. Nel suo libro, scritto in italiano, ma con forti accenni al vernacolo valmacchese di cui si dirà poc’anzi, ha una prima parte letteraria, dove il periodo in questione viene visto e raccontato, con gli occhi del Principe. Questi non era, però, un nobile, ma una persona che visse veramente tra il 1887 ed il 1964 in una baracca vicino al Po, ed ebbe una vita tutt’altro che facile, fatta di povertà a stenti. Il suo nome era Carlo Guazzora, figlio di Giacomo e di Rosa Zanetti. “Nella sua povertà – dice ancora l’autore – il Principe, è stato un maestro di vita. Attraverso la finzione letteraria gli faccio dire quello che ho trovato negli archivi storici, racconto episodi realmente avvenuti in un periodo – quello del fascismo – nel quale Valmacca era rifiorita, e lo dico pur di fede antifascista, ma quel che è giusto è giusto. Il Principe racconta quello che hanno vissuto i valmacchesi durante la guerra, all’8 settembre, ciò che hanno provato il 25 aprile. E si chiude con la scomparsa del Principe”. Una seconda parte, un vero e proprio libro nel libro, sono le note: ogni personaggio maschile e femminile citato nel libro viene indicato insieme alla sua famiglia. E vengono raccontati anche alcuni episodi che hanno segnato la vita di Valmacca: l’arrivo della prima 500, come si vedeva Lascia o Raddoppia, la guerra, “perché ciò che è in nota serve per capire quello che il Principe ha descritto”. Un altro ambito sul quale l’autore ha  lavorato sono le fotografie del tempo che fu, vero patrimonio visivo di recupero della memoria. Una quarta sezione, infine, contiene la mappa, strada per strada, rione per rione, casa per casa, indicando chi ci ha abitato, un lavoro davvero certosino. Dopo la bibliografia, piuttosto scarna, c’è la seconda parte nella quale Rossi effettua un’operazione di recupero della memoria, andando a riprendere tre delle moltissime storie fantastiche che il Principe raccontava in dialetto valmacchese. “Erano molte di più – dice ancora – ma sono riuscito a ricordare, a distanza di tanti anni, queste”. In questa parte le storie sono scritte in vernacolo valmacchese: “Il dialetto è la lingua madre, perché è la lingua che ti ha insegnato la mamma”, spiega ancora. E proprio al valmacchese, Rossi ha dedicato qualche anno fa una pubblicazione che ne detta alcune regole per l’uso scritto.

Massimo Iaretti

Quaglieni spiega “Cosa è la storia”

Giovedì 19 novembre alle ore 21,30 lo storico Pier Franco Quaglieni , già direttore e docente emerito dell’istituto superiore di alti studi storici verrà intervistato dalla dottoressa Adriana Rizzo sulla piattaforma di Facebook del centro Pannunzio sul tema “Cosa è la storia ? La storia può essere soggettiva e imparziale?“

“La forza dei luoghi”, corso in videoconferenza promosso dall’ISRAT

La forza dei luoghi al tempo del Covid 19. Storie,territori,patrimoni culturali”. S’intitola così il corso in videoconferenza promosso dall’Istituto Storico della Resistenza di Asti e dalla Casa Memoria di Vinchio insieme al Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale. Il corso di aggiornamento, gratuito e rivolto ai docenti di scuole e istituti di ogni ordine e grado, prevede sette incontri di due ore ciascuno e undici ore di attività di autoformazione per un totale di venticinque ore tra novembre e dicembre.

Il progetto è partito l’11 novembre con l’intervento della storica Nicoletta Fasano sul tema  “La forza dei luoghi. Il luogo come fonte per la storia tra memorie, silenzi, invenzioni della tradizione”. La pandemia del Covid 19 ha costretto a periodi di isolamento forzato, a cambiare significativamente le abitudini sociali e il modo di comunicare.

Può quindi sembrare fuori luogo organizzare momenti di riflessione sul tema del territorio e del paesaggio”, affermano all’Israt. “In realtà mai come in questo momento si avverte l’urgenza di offrire strumenti di riflessione e di analisi su questi temi perché il web consente di viaggiare oltre i confini materiali e temporali senza limiti, offrendo utilissimi spunti per una didattica diversa, anche a distanza. In attesa di poter visitare nuovamente i luoghi della memoria e della storia”.

Gli incontri di questo corso di formazione saranno strutturati in due parti: una narrativa, che ricostruisca la genesi e la struttura del luogo, e l’altra metodologica, di approccio didattico al luogo stesso. Dai siti della prima guerra mondiale (non solo italiani) si giungerà a quelli della contemporaneità e dell’attualità, offrendo strumenti critici di analisi per utilizzare al meglio i documenti della storia e soprattutto i loro silenzi, le dimenticanze, le memorie divise, il loro uso pubblico. Dal paesaggio di Verdun al museo di Ustica, passando per la Casa della Memoria di Vinchio e il Piccolo Museo del Diario di Pieve di Santo Stefano (Ar),  verrà utilizzato questo patrimonio per fare formazione, didattica della storia e della geostoria, per la costruzione di una cittadinanza attiva e consapevole.

Tutti gli incontri si terranno dalle 17,00 alle 19,00 secondo questo calendario:

18 novembre 2020I luoghi della prima guerra mondiale e del fascismo. Redipuglia, Verdun, Predappio…solo per fare alcuni esempi. Intervento di Nicoletta Fasano. Laboratorioscegliere un luogo di memoria riguardante la Grande Guerra o il fascismo sul proprio territorio e ipotizzarne l’utilizzo o la sua “trasformazione” in un luogo di didattica della storia.

25 novembre 2020: I luoghi della Resistenza: la rete nazionale di Paesaggi della memoria. Interventi di Maria Cleofe Filippi (Presidente di Paesaggi della memoria; Camilla Brunelli (Museo e centro di documentazione della deportazione e Resistenza di Prato); Mirco Carrattieri (Istituto Nazionale Ferruccio Parri); Elena Monicelli (Scuola di Pace di Monte Sole, Marzabotto); Marzia Luppi (Fondazione Fossoli).
Laboratoriodal sito web di Paesaggi della memoria scegliere un luogo tra quelli citati e provare a progettare un percorso didattico. Provare anche a trovare elementi comuni, magari al proprio territorio, e attraverso questi approfondire un tema preciso.

2 dicembre 2020I luoghi della Resistenza in Piemonte. Interventi di: Daniele Borioli (Associazione Memoria della Benedicta); Pierluigi Garelli (Isr Cuneo – Memoriale della deportazione di Borgo San Dalmazzo); Mario Renosio e Nicoletta Fasano (Casa della Memoria di Vinchio e Museo Excelsior di Vesime); Beatrice Verri (Fondazione “Nuto Revelli” – Rifugio Paralup). Laboratorioutilizzando il sito www.casamemoriavinchio.it scegliere i materiali (documenti, fotografie, interviste, ecc) a disposizione e provare ad ipotizzare un percorso didattico.

9 dicembre 2020I luoghi della Resistenza. I luoghi delle memorie divise, un luogo virtuale: L’Atlante delle stragi. Interventi di Gianluca Fulvetti (Università di Pisa) e Isabella Insolvibile (Rai Storia). Laboratorioutilizzando l’Atlante delle stragi provare ad individuare un percorso didattico che parta dal proprio territorio e ricostruisca le dinamiche dell’occupazione nazifascista e del movimento partigiano. Cercare di trovare delle figure che sono state significative in questa realtà territoriale: ci sono notizie sul web? Si può ricostruire la storia della persona?

16 dicembre 2020Alla scoperta di luoghi altriInterventi di René Capovin (Fondazione Micheletti di Brescia): Il patrimonio controverso del XX secolo: un panorama museale europeo; Giacomo Benedetti, Memorie al museo: Il Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano; Nicoletta Fasano e Mario Renosio (Israt).
Laboratorioprogettare un percorso didattico che abbia come obiettivo l’individuazione di un tema, di un evento, di una o più parole-chiave intorno ai quali “costruire” con la propria classe un luogo di storia e di memoria (anche virtuale). Ipotizzare la costruzione di una pagina web per condividere il vostro luogo della memoria.

23 dicembre 2020: discussione sui momenti di laboratorio, valutazioni e considerazioni sul percorso affrontato. Considerazioni e questionario finale.

Sant’Agostino luogo del cuore

La Chiesa di Sant’Agostino di Carmagnola è tra “I luoghi del cuore” del FAI e può essere votata online entro il 15 dicembre per portare a termine il suo progetto di recupero e di riapertura al pubblico

 

Scheda informativa e voto online a questo indirizzo sino al 15 dicembre:

www.fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-sant-agostino-e-complesso-monastico?ldc

 

Sito internet del Comune: www.comune.carmagnola.to.it

Pagina facebook: https://www.facebook.com/riapriamoinsiemesantagostino

 

Rimane poco più di un mese di tempo per votare la Chiesa di Sant’Agostino di Carmagnola a “I luoghi del cuore”, campagna nazionale di sensibilizzazione sui luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Votandola online sino al 15 dicembre 2020, il Comune di Carmagnola potrebbe ottenere un importante sostegno per il progetto di recupero e riapertura al pubblico di questo monumento nazionale, importante patrimonio della città piemontese e del nostro Paese attualmente inaccessibile per motivi di sicurezza.

 

 

L’amministrazione comunale di Carmagnola, città di circa 29000 abitanti situata 30 chilometri a sud di Torino, nel mese di gennaio 2020 ha avviato la campagna di civic crowdfunding “Riapriamo insieme Sant’Agostino” per sostenere il progetto di recupero della bellissima chiesa, monumento nazionale inaccessibile dal 2014 per motivi di sicurezza.

In seguito all’emergenza epidemiologica da Covid-19, le energie sono state totalmente impegnate in attività che potessero aiutare la cittadinanza e la campagna di crowdfunding è stata abbandonata.

 

Terminata la proima fase di grande emergenza, il Comune ha deciso di portare avanti il suo progetto iscrivendo la Chiesa di Sant’Agostino a “I luoghi del cuore”, campagna nazionale per i luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

È il più importante progetto di sensibilizzazione sul valore del patrimonio del nostro Paese che permette ai cittadini di segnalare al FAI, attraverso un censimento biennale, i luoghi da non dimenticare. Dopo il censimento il FAI sostiene una selezione di progetti promossi dai territori a favore dei luoghi che hanno raggiunto una soglia minima di voti.

 

Andando direttamente all’indirizzo www.fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-sant-agostino-e-complesso-monastico?ldc si trova la scheda informativa ed è possibile esprimere il proprio voto sino al 15 dicembre 2020.

In alternativa, ci si può recare online all’indirizzo www.iluoghidelcuore.it, digitare “Chiesa di Sant’Agostino” in cerca un luogo, scegliere la chiesa di Carmagnola e cliccare clicca su “vota con 1 clik”.
È necessario registrarsi al sito in maniera molto semplice, utilizzando direttamente il proprio profilo facebook o inserendo il proprio nome e il proprio indirizzo di posta elettronica.

 

Votare la Chiesa di Sant’Agostino è un modo concreto di aiutare il Comune di Carmagnola ad ottenere un importante sostegno per il suo progetto di recupero e riapertura al pubblico di questo monumento nazionale, importante patrimonio della città piemontese e del nostro Paese.

 

L’edificio storico si affaccia sull’omonima piazza e insieme al convento è il complesso monumentale più rappresentativo della Città, fulcro della vita sociale della comunità sotto ogni aspetto, religioso, artistico e storico, luogo in cui vennero emessi i voti alla Vergine dell’Immacolata Concezione in seguito alle epidemie di peste del 1522 e del 1630 e nel quale si sono svolti innumerevoli importanti fatti storici.


La chiesa e il suo campanile sono stati dichiarati Monumento Nazionale attraverso il vincolo monumentale attribuito con nota Ministeriale del 6 aprile 1910.
Edificata tra il 1406 ed il 1437 con abside, lato est e campanile di marcata connotazione gotica, presenta all’interno sovrapposizioni barocche, affreschi del ‘400 e del ‘500, iscrizioni, stemmi nobiliari, un organo del ‘500 con registri a funzione timbrica, un’elegante bifora a sesto acuto, un coro ligneo del 1457 rimaneggiato nel XVI e XVII secolo, una stele funeraria romana del I secolo d.C. e una lastra tombale del ‘400 scolpita da Amedeo di Francesco da Settignano, detto anche Meo del Caprino.

Il convento venne popolato dagli agostiniani sino al 1858, anno in cui l’intero complesso venne acquistato dall’amministrazione comunale che lo chiuse al culto per ricavarne uno spazio espositivo nel totale rispetto della sua integrità e del suo valore artistico.

 

Il progetto di recupero non prevede che la Chiesa venga adibita al culto, non vuole limitarsi al recupero di un patrimonio artistico e storico, ma vuole recuperare uno spazio da vivere, nel rispetto della memoria storica della città. Sono cominciati nel mese di luglio 2020 i lavori per il restauro della facciata e i prossimi passi prevedono la messa in sicurezza degli interni e il restauro del tetto, con opere che hanno ottenuto il parere favorevole della Soprintendenza per i Beni culturali.

 

 

La pagina facebook:

In https://www.facebook.com/riapriamoinsiemesantagostino si trova la pagina facebook che era stata creata per il lancio della campagna di crowdfunding e che viene ora utilizzata per promuovere la campagna “I luoghi del cuore”

 

 

Video della Chiesa

Su YouTube all’indirizzo https://youtu.be/G__9QYeBz9Y è possibile vedere un bellissimo video che descrive la Chiesa nel suo stato attuale.