Un convegno al Polo del ‘900 di Torino lunedì 8 novembre
Nel 1976, quarantacinque anni fa, l’allora presidente del Consiglio regionale piemontese Dino Sanlorenzo (scomparso nel dicembre scorso a 89 anni) ebbe l’idea di dotare l’istituzione di un organismo che offrisse un ancoraggio di solida riflessione sul presente (l’Italia era entrata nel cono d’ombra della Strategia della Tensione e del terrorismo neo fascista e rosso) in un connubio con il passato che riaffermasse i principi fondativi della nostra Carta costituzionale. Vide così la luce il “Comitato Resistenza e Costituzione”, che divenne operativo con un’apposita legge regionale nel 1976 intitolata “Attività della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana”. In proposito, con un taglio prettamente rievocativo storico, l’Associazione La Porta di Vetro, con il sostegno del Consiglio regionale del Piemonte e del Comitato Resistenza e Costituzione (di cui la stessa Associazione fa parte con il suo presidente Michele Ruggiero), ha organizzato un doppio momento di ricordo degli eventi che portarono alla nascita del Comitato e della figura di Dino Sanlorenzo. Il primo appuntamento avrà luogo a Torino l’8 novembre al Polo del Novecento ( Sala ‘900 di via del Carmine, ore 9,30 – 17,30) ed è stato realizzato in collaborazione e condivisione della Fondazione Gramsci. Nel pomeriggio del 23 novembre, la memoria storica si trasferirà anche idealmente a Novara, dove Dino Sanlorenzo ha cominciato la sua attività politica. In questo caso, partner dell’iniziativa, che gode sempre del sostegno del Consiglio regionale del Piemonte e del Comitato Resistenza e Costituzione, è l’Istituto storico della Resistenza di Novara “Piero Fornara”.
M.Tr.
Il 16 novembre 1840 Balzac annunciava a Madame Hanska: “A partire dal momento in cui riceverete questa lettera, scrivetemi al seguente indirizzo: M. de Breugnol, rue Basse n.19, Passy, vicino a Parigi. Sono là, nascosto per qualche tempo (…) Ho dovuto spostarmi molto rapidamente e devo restare là”. Per la sua casa di rue de Batailles, a Chaillot, dove aveva vissuto tra il 1835 e il 1838, aveva utilizzato uno pseudonimo femminile, “Veuve Durande”, “Vedova Durande”, mentre per Passy è diventato Monsieur de Breugnol.
“La mia opera ha la sua geografia come ha la sua genealogia e le sue famiglie, i suoi luoghi e le sue cose, i suoi personaggi e i suoi fatti; come ha il suo stemma, i suoi nobili e i suoi borghesi, i suoi artigiani e i suoi popolani, i suoi politici e i suoi dandys, i suoi eserciti e infine tutto il suo mondo” scrive Balzac. La morte prematura, avvenuta a soli 51 anni, ha impedito a Balzac di unificare l’opera e, probabilmente, di effettuare altre revisioni, altre correzioni.
Le singole vite si trasformano nelle vite degli altri, nelle vite di tutti, nelle nostre vite ed è facile per il lettore ritrovare un po’ di sé nei personaggi e nella complessità delle loro relazioni esattamente come in tutti loro è fortissima l’influenza dell’autore. Scriveva, infatti, Charles Baudelaire: “Insomma in Balzac ciascuno, anche le portinaie, ha del genio. Tutte le anime sono piene fino al collo di volontà…”.
pronuncia al cimitière du Père Lachaise.

Si trascurava l’Alto Medioevo forse per non perdere troppo tempo con dei barbari sanguinari che uccidevano solo e si comportavano in modo selvaggio, per esempio strappando con le mani la carne da mangiare, divorando il cibo come animali, un po’ come si vede nei film. Ebbene, oggi sappiamo qualcosa di più. Teodorico e la sua corte gota erano tutt’altro che barbari e già 1500 anni fa mangiavano a tavola con forchette, cucchiai e coltelli. Usavano le posate, perbacco, come noi.
appartenessero a un personaggio così importante.
sparisce e tra le rovine gli studiosi trovano anche sette delicatissimi cucchiai insieme a un piccolo piatto. Inizialmente si parla di “tesoretto bizantino” ma ulteriori più dettagliati studi datano quel prezioso materiale all’epoca di re Teodorico che sigla il manico di un cucchiaio. Una firma reale tutta speciale con una croce e sei lettere.
