STORIA- Pagina 107

A tu per tu con Leonardo, una mostra svela i disegni del genio da Vinci E c’è anche il celebre Autoritratto

 

Dal 25 settembre al 3 ottobre i Musei Reali di Torino aprono le porte della Biblioteca Reale per ammirare un’esposizione straordinaria del Codice sul volo degli uccelli e dei 13 disegni

 Architetto, anatomista, pittore, visionario: l’incredibile e poliedrico genio di Leonardo da Vinci torna protagonista ai Musei Reali che dal 25 settembre al 3 ottobre 2021 propongono un’esposizione straordinaria del Codice sul volo degli uccelli e dei 13 disegni, tra i quali anche il celebre Autoritratto. Nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio e in occasione dell’inaugurazione del nuovo impianto di illuminazione della volta affrescata della Biblioteca Reale, realizzata grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, la mostra A tu per tu con Leonardo racconta un insieme di opere di eccezionale valore, che documenta l’attività del grande maestro del Rinascimento italiano dagli esordi della sua carriera a Firenze fino agli studi milanesi dedicati alle macchine, all’anatomia, alle proporzioni e alle espressioni del volto umano, per arrivare al sogno del volo.


Tutti i giorni, dalle 9 alle 20, i visitatori saranno condotti da guide esperte a scoprire da vicino il corpus leonardesco: il lavoro dell’artista e la sua infaticabile ricerca della perfezione affiorano dai tratti vergati con la pietra rossa o nera, a penna o a inchiostro, sfumati con rapidi colpi di pennello o resi voluminosi dai tocchi di biacca. Il disegno, grazie alla sua intrinseca versatilità, che lo rende adattabile sia all’analisi approfondita dei dettagli che a una rapida sintesi formale, è uno dei mezzi espressivi preferiti da Leonardo da Vinci che lo usa per tutto il corso della sua vita. L’esposizione è un’occasione unica per osservare, a distanza di secoli, le tracce del processo creativo che, da un fugace guizzo, concretizza e fissa l’idea sulla carta.

L’esperienza sarà preceduta da un’introduzione alla storia della collezione e alle vicende che hanno determinato l’arrivo a Torino dei preziosi disegni e dalla visita al salone aulico della Biblioteca, progettato dall’architetto regio Pelagio Palagi e affrescato dai pittori Angelo Moja e Antonio Trefogli. L’elegante manica ottocentesca, che oggi ospita migliaia di volumi antichi, è stata infatti oggetto di un intervento da parte dei Soci della Consulta che hanno promosso il rinnovamento dei corpi illuminanti, ora più efficienti e dai consumi contenuti, per valorizzare al meglio l’intero ambiente e mettere in risalto le decorazioni della volta.

 

L’evento avvia una rinnovata modalità di esposizione dell’importante nucleo di opere di Leonardo, le cui possibilità di fruizione pubblica sono condizionate dalle particolari caratteristiche delle opere su carta, particolarmente fragili e sensibili alle variazioni di temperatura e umidità e alla luce, che rendono necessari tempi di esposizione brevi, seguiti da adeguati periodi di riposo conservativo. Considerato il grande interesse del pubblico, infatti, i Musei Reali hanno scelto di concedere più frequentemente ai visitatori l’occasione di ammirare questi capolavori. A partire dal prossimo anno la mostra A tu per tu con Leonardo sarà visitabile tutti gli anni nella settimana di Pasqua nelle date 16-24 aprile 2022, 8-16 aprile 2023, 30 marzo-7 aprile 2024 e 19-27 aprile 2025.

 

“A più di 500 anni dalla sua morte, il talento di Leonardo da Vinci continua ad essere una fonte di illimitata ispirazione. Le sue molteplici intuizioni, opere e invenzioni sono capaci ancora oggi di sorprenderci e influenzarci, testimonianze dell’inesauribile curiosità che ha sempre alimentato la ricerca del grande maestro – spiega Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali -. Questa esposizione vuole essere una guida per affacciarsi sul mondo di un sommo artista che ha fatto della conoscenza e della sperimentazione una legge di vita”.

 

La storia sabauda della collezione leonardesca ha origine nel 1840 quando il Re Carlo Alberto acquista da Giovanni Volpato, mercante d’arte di origini piemontesi appena rientrato in Piemonte dopo alcuni anni di attività all’estero, 1585 disegni di grandi maestri italiani e stranieri. Fulcro della fortunata acquisizione è la sezione dei tredici disegni autografi di Leonardo da Vinci, fogli eterogenei per soggetto e cronologia, al culmine dei quali si pone l’opera più famosa della raccolta, e uno dei pezzi più noti della sua intera produzione: il Ritratto di vecchio, ritenuto l’Autoritratto del grande maestro.

 

I tredici disegni ripercorrono l’intera carriera artistica del genio da Vinci, dagli esordi intorno al 1480 fino agli ultimi anni di attività, 1515-17 circa, documentando l’intero panorama dei suoi interessi e delle sue sperimentazioni. Alcuni disegni sono in relazione con opere note e celebrate del maestro, dalla Battaglia d’Anghiari alla Vergine delle Rocce; altri ne testimoniano progetti mai realizzati, dai monumenti Sforza e Trivulzio alla statua di Ercole per Piazza della Signoria.

 

Nel 1893 la collezione leonardesca si arricchisce di un altro fondamentale documento, il Codice sul volo degli uccelli, donato ad Umberto I dal collezionista e studioso russo Teodoro Sabachnikoff. Il piccolo quaderno di appunti sul volo, scritto tra il 1505 e il 1506, era stato più volte trafugato e smembrato in seguito alla dispersione dei manoscritti di Leonardo seguita alla morte del loro primo erede e custode, Francesco Melzi, giungendo a Torino a fine Ottocento ancora mutilo di quattro carte. I fogli mancanti sono stati ritrovati sul mercato antiquario nel 1920 dal ginevrino Enrico Fatio, il quale, dopo averli acquistati, li ha donati al Re Vittorio Emanuele III, permettendo così la ricomposizione del prezioso codice. Il manoscritto, oltre a indagare il tema del volo degli uccelli, reca le riflessioni di Leonardo sulla macchina per il volo, sui problemi di meccanica, di idraulica, di architettura, di anatomia, di disegno di figura, intrecciandosi e intersecando questioni cruciali dei suoi studi.

 

Dal 25 settembre, presso il bookshop dei Musei Reali, sarà inoltre disponibile la guida breve alla collezione dei disegni di Leonardo da Vinci, realizzata con il sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino come strumento di approfondimento delle opere del grande maestro e di supporto alla visita del corpus della Biblioteca Reale.

MUSEI REALI TORINO

www.museireali.beniculturali.it

 

Orari

Da sabato 25 settembre a domenica 3 ottobre 2021, dalle 9 alle 20.

La biglietteria è aperta dalle 9 alle 18.

 

Biglietti

Intero: 20 euro

Ridotto per gruppi con guida privata: 18 euro + prenotazione (non acquistabile on line)

Ridotto per tutti i possessori di Abbonamento Musei, Torino e Piemonte Card, Royal Card: 13 euro

 

I biglietti possono essere acquistati in biglietteria oppure online su www.museireali.beniculturali.it e www.coopculture.it. Per informazioni: info.torino@coopculture.it.

 

L’ingresso alla mostra è in piazza Castello 191, previo ritiro del biglietto e controllo Green Pass presso la biglietteria in piazzetta Reale 1.

 

Accesso con Certificazione verde Covid-19

In ottemperanza alle disposizioni governative previste per tutti i luoghi di cultura italiani (D.L. 23 luglio 2021 n. 105), dal 6 agosto 2021 è richiesta la Certificazione Verde (Green Pass) per accedere al complesso dei Musei Reali, corredata da un documento di identità valido. Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con una certificazione medica specifica. In mancanza di Green Pass e di un documento valido non sarà possibile accedere ai Musei e il biglietto acquistato non sarà rimborsato. Per maggiori informazioni sulla Certificazione verde COVID-19 – EU digital COVID consultare il sito www.dgc.gov.it.

Il Green pass non è necessario per l’ingresso ai Giardini Reali e alla Corte d’Onore, salvo che in occasione di eventi in cui siano previsti accredito e prenotazione obbligatoria (concerti, serate musicali).

Rimangono in vigore le prescrizioni di sicurezza anti-Covid: è obbligatorio indossare la mascherina; lungo il percorso sono disponibili dispenser di gel igienizzante, mentre le sale hanno una capienza contingentata nel rispetto della distanza fisica prevista per la sicurezza dei visitatori.

Alla scoperta della chiesa di Sant’Agostino

Domenica 26 settembre 2021

Ore 10-12,30 e 15-18 – Chiesa di Sant’Agostino (ritrovo presso il parcheggio del Polo Sanitario, in via S. Agostino), Avigliana (TO)

AMICI DI AVIGLIANA

Visita guidata alla Chiesa di Sant’Agostino, del secolo XV ed il bosco del monte Piocchetto limitrofo. Tutto inizia con il Padre Agostino de Anna di Carignano che, essendosi recato ad Avigliana per fare il quaresimale nella chiesa di S. Giovanni Battista ufficiata dai Canonici regolari di S. Bernardo di Menton l’anno 1465, vi predica con tanta efficacia che il Comune e il Beato Amedeo IX di Savoia lo invitano ad erigervi un convento accanto alla Chiesa della Misericordia sul ciglio del monte Piocchetto, fuori Avigliana.

Info: tel. 333.3138398 associazioneamicidiavigliana@gmail.com

“VeryFastPeople” sostiene il Bene FAI scelto dagli Amministratori di Condominio

Arte e ambiente da proteggere: appello agli amministratori di condominio in Piemonte

VeryFastPeoplesostiene il Bene FAI scelto dagli Amministratori di Condominio e destina quindicimila euro per la sua tutela, cura e salvaguardia

Fino al 31 ottobre si può selezionare il Castello e Parco di Masino a Caravino (TO), tra i 6 gioielli storico-artistici e paesaggistici protetti e curati dal Fondo per l’Ambiente Italiano in competizione

C’è anche il Piemonte nel viaggio in sei tappe nella bellezza italiana, da nord a sud, per scoprire alcunitesori del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano e contribuire a proteggere arte e ambiente. Un modo concreto per pensare al futuro è quello scelto da VeryFastPeople, società di consulenza di Varese che da 15 anni offre supporto agli amministratori di condominio in tutta Italia e ha messo in campo iniziative concrete per rendere il mondo un posto migliore, come la collaborazione con il FAI, che mira a sostenere i Beni salvati e protetti dalla Fondazione. Così oltre a essere Corporate Golden Donor, a organizzare convegni all’interno dei Beni del Fondo per l’Ambiente Italiano e a regalare ai propri clienti i biglietti per visitare il patrimonio FAI su tutto ilterritorio nazionale, da quest’anno VeryFastPeopleha deciso di coinvolgere attivamente gli amministratori di condominio in tutta Italia, invitandoli entro il 31 ottobre 2021 a esprimere la propria preferenza peruno dei Beni tutelati dal FAI selezionati per questa iniziativa. Al Bene che al termine della campagna avrà ricevuto più preferenze sarà destinata una donazione di quindicimila euro. “In competizione” da nord a sud dell’Italia ci sono sei gioielli storico-artistici e naturalistici, come il Castello e Parco di Masino a Caravino (TO), che concorre per il Piemonte.

Gli altri sono Villa e Collezione Panza a Varese, il Bosco di San Francesco ad Assisi (PG); Parco Villa Gregoriana a Tivoli (Roma), l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce e il Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi di Agrigento.

A quale Bene andrà la donazione? Saranno gli amministratori di condominio di tutta Italia a deciderlo, collegandosi al sito https://www.veryfastpeople.it/fai.php ed effettuandouna sola scelta tra i Beni in elenco. Appello, dunque, agli amministratori del Piemonte a sostenere il Castello di Masino a Caravino (To), che immerso in un parco monumentale con terrazze panoramichedomina la vasta piana del Canavese da un’altura antistante la suggestiva Serra di Ivrea e regala un paesaggio intatto e infinito. Per questa posizione strategica il maniero fu oggetto di frequenti contese, ma il nobile casato dei Valperga ne mantenne il possesso fin dalle origini, documentate già nel 1070.Durante i secoli la famiglia convertì il Castello in residenza aristocratica e poi in elegante dimora di villeggiatura. Tra saloni affrescati e arredi sfarzosi, salotti, camere per gli ambasciatori e appartamenti privati rivivono mille anni di storia di una delle più illustri casate piemontesi, che secondo la leggenda discende dal primo re d’Italia Arduino, con una biblioteca che conserva più di 25mila volumi antichi. È circondato da un monumentale parco romantico con uno dei più grandi labirinti d’Italia, un maestoso viale alberato, ampie radure e angoli scenografici, che a primavera si inondano di bellissime fioriture. Nel 1988

il FAI lo ha acquisito da Luigi Valperga di Masinograzie alla donazione FIAT, Cassa di Risparmio di Torino e Maglificio Calzificio Torinese. Oggi il Castello si può visitare secondo formule diverse: si può trascorrere una giornata all’aperto nel Parco o partecipare agli eventi organizzati nel corso dell’anno, godendo della caffetteria panoramica. Perfetto anche per le famiglie con bambini, che si divertono con la caccia al tesoro o a visitare il Museo delle Carrozze, la Torre dei Venti e tanti altri ambienti.

Una vicinanza, quella di VeryFastPeople, molto importante per il FAI perché contribuisce a offrire un reale sostegno alla Fondazione e a promuovere i luoghi di cui si prende cura quotidianamente, soprattutto in un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo. Da 15 anni vogliamo essere un riferimento per chi amministra immobili in Italia sostiene Francesco Paini, uno dei tre soci di VeryFastPeople Ci piace andare oltre la semplice fornitura di servizi, generando valore in iniziative non prettamente commerciali. Vogliamo dare un contributo a progetti che proteggano il bello in tutte le sue forme. Per questo la scelta di sostenere chi ogni giorno si occupa di preservare i patrimoni immobiliari più belli d’Italia, ci è sembrata una normale e giusta conseguenza.”

Dio lo volle? La Roma d’Oriente cadde nel 1204

Che bisogno c’era di distruggere Costantinopoli e di massacrare i suoi abitanti otto secoli fa? Dio volle davvero la caduta della Roma d’Oriente nelle mani dei cristiani d’Occidente?

Un cinquantenne Bonifacio, marchese del Monferrato, comandava le galee che nel 1204 andarono alla conquista di Costantinopoli bizantina deviando improvvisamente la rotta e stravolgendo l’itinerario della spedizione militare e il corso della storia. Non più verso la riconquista di Gerusalemme che nel 1187 era tornata in mano ai musulmani, come stabilito inizialmente, ma verso la Roma sulle rive del Bosforo, greca e cristiana. Il nuovo obiettivo era quello di strappare con la forza la “Nuova Roma” ai bizantini. Sì, perché la prima caduta di Costantinopoli non avvenne nel 1453 per opera degli ottomani ma nel 1204 ad opera dei latini, veneziani e uomini d’armi provenienti in gran parte dai territori francesi. Cattolici contro cristiani ortodossi: un assalto premeditato con un saccheggio bestiale e massacri indicibili. una grande capitale imperiale schiacciata, umiliata e parzialmente distrutta. Questa fu la Quarta Crociata voluta da Papa Innocenzo III che in seguito scomunicò tutti, crociati e veneziani. Sulla vicenda gli storici forniscono opinioni differenti. I bizantinisti ritengono la cattura della Città di Costantino un atto deliberato contro Bisanzio mentre gli storici medievisti considerano l’evento come il risultato di una concatenazione di fatti e incidenti casuali che alla fine hanno condotto al sacco della capitale. Chi ha ragione? La storica del Medioevo Marina Montesano indaga sugli eventi del 1204 su cui si discute da oltre 800 anni con esiti assai differenti. Lo fa nel libro “Dio lo volle? 1204, la vera caduta di Costantinopoli”, Salerno editrice. La Montesano, che nel titolo del volume fa riferimento allo storico motto della Crociata “Dio lo vuole, a Gerusalemme!”, non ha dubbi. Dopo aver analizzato innumerevoli fonti e documenti identifica nel sacco della capitale bizantina ad opera dei Latini la vera caduta di Costantinopoli, dovuta non alla spada dell’islam ma alle armi dei cruce signati. Non un evento casuale quindi ma un fatto voluto e preparato da tempo. “Gli attacchi contro Bisanzio, scrive l’autrice, erano nei piani degli occidentali già da tempo. A cavallo tra 1201 e 1202, ancora prima della partenza, l’idea di arrivare sul Bosforo era presente e quanto alla posizione del Papa, la corrispondenza mostra bene non il ruolo di spettatore impotente, bensì il tentativo di cavalcare l’onda dell’esercito crociato”. Si spinge oltre Marina Montesano che vede un filo rosso che lega le due “cadute” di Costantinopoli, quella del 1204 e quella del 1453 per mano degli ottomani. Troppa notorietà è stata data alla seconda e molto meno alla prima. La data principale è certamente il 29 maggio 1453 che segna la conquista della capitale dell’impero romano d’oriente da parte dell’esercito ottomano di Maometto II, un evento cruciale che pose fine a mille anni di dominio bizantino in Medio Oriente ma Costantinopoli in realtà era già crollata due secoli e mezzo prima per mano latina. L’impero d’Oriente aveva infatti subito un durissimo colpo dagli occidentali e da allora non si era mai ripreso. Non solo ma per alcuni la grandezza imperiale finì in quel momento a tal punto da far concludere il Medioevo addirittura nel 1204. Fu una vicenda complessa e molto travagliata che inasprì i rapporti con i bizantini nel Duecento e oltre facendo crescere sempre di più la tensione tra latini e greci. Non si sopportavano per vari motivi cattolici e greci: in particolare, sottolinea la Montesano, “il clero greco-ortodosso, i monaci e il basso popolo odiavano latini e franchi, orgogliosi ed eretici, di un odio vecchio di generazioni e rinfocolato dallo scisma religioso del 1054”. Fu una crociata deviata di proposito per mettere le mani sulla città e per fondare un effimero “impero latino d’Oriente”. Contrasti e dissidi tra cristiani orientali e occidentali si protrassero a lungo e nemmeno l’avanzata ottomana nei territori bizantini servì a cambiare la situazione. Sono due i fattori principali che, secondo la Montesano, provocarono la caduta della Città a metà Quattrocento: da una parte il debole e insufficiente aiuto dell’Occidente e dall’altra i sentimenti dei greci, contrari al primato latino e favorevoli più “al turbante turco che alla tiara”. E fu in questo clima che nel 1453 il sultano entrò trionfante a Costantinopoli. “Negli ultimi decenni, sottolinea la studiosa, si è impiantata l’idea di leggere l’intero movimento crociato come una reazione rispetto alla minaccia del mondo musulmano” riservando poco spazio al contesto storico che segnò l’inizio del XIII secolo. “L’anomalia della della IV Crociata, conclude la Montesano, rischia invece di mostrare molto bene come vi fossero in Occidente forze guidate da una forte carica di aggressività e da una volontà di conquista rivolta verso l’esterno e l’interno del mondo cristiano”.
Filippo Re

La Biblioteca Nazionale celebra Dante

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Con un Convegno e una mostra la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino celebra il Sommo Poeta a Settecento anni dalla sua morte.

Martedì 21 settembre a partire dalle 10,30 verrà inaugurata la manifestazione “ Viver tra coloro che questo tempo chiameranno antico “. Dante nella contemporaneità,fra poesia e arti grafiche, organizzata con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino nell’ambito del fitto programma delle Celebrazioni per il settecentesimo anniversario della morte di Dante e patrocinata da numerosi partner nazionali e internazionali. Il primo dei due eventi di cui l’iniziativa si compone è il Convegno internazionale di studi “ Dante nella poesia del Novecento e dei primi anni del nuovo millennio”. Il secondo è la mostra “ Tre artisti per Dante “. Sarà un’occasione per riflettere sulla fortuna, mai interrotta, di Dante nella letteratura e nelle arti. Il Convegno, che si svolgerà dal 21 al 25 settembre in modalità mista e che vedrà la partecipazione di oltre quaranta studiosi italiani e stranieri, si propone di indagare i molteplici riusi poetici novecenteschi e dell’inizio del nuovo millennio, della Commedia., soffermandosi su quegli autori che sono stati anche esegeti e hanno ribadito, attraverso questa doppia modalità di lettura, che il capolavoro dantesco si pone come un paradigma irrinunciabile per la comprensione della complessa tragicità del Novecento.
La mostra, che sarà inaugurata il 21 settembre e sarà gratuitamente visitabile fino al 10 ottobre 2021, propone un percorso tra le opere di tre artisti contemporanei che hanno tratto ispirazione da Dante : Monica Beisner, che in 100 miniature illustra integralmente la Commedia, Domenico Ferrari, con le sue 34 acqueforti dedicate all’Inferno e Cesare Pianciola, che nei suoi 16 acquarelli riprende in chiave moderna l’incanto dei primi codici miniati del capolavoro dantesco.

Mauro Reverberi

In visita alla villa romana di Almese

Sabato 25 settembre 2021

Ore 15-18 – Villa romana di Almese (TO)

Ar.c.A – ARTE, ARCHEOLOGIA E CULTURA AD ALMESE

Visita guidata alla Villa romana di ALMESE, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio Archeologico.

La villa è un vasto complesso di circa 3000 mq, articolato su più livelli, sfruttando il naturale declivio del terreno. Sul terrazzo superiore si sviluppavano gli ambienti residenziali-padronali, mentre al piano inferiore si articolavano gli ambienti di servizio. La datazione si colloca tra gli inizi del I e il IV sec. d.C. La posizione dominante su un pendio ben esposto ne fanno un importante esempio di villa padronale, con vaste proprietà agricolo-pastorali e legata forse alla gestione dei dazi doganali della Quadragesima Galliarum, nella vicina località di Malano di Avigliana.

Info: arca.almese@gmail.comwww.arcalmese.it

La Villa romana di Almese sarà anche sfondo del progetto TeatrArte, Arte Romana e storia del costume en plein air, un laboratorio artistico per bambini e ragazzi organizzato dall‘Associazione Culturale Maestro Giuseppe Gilli che partecipa al Festival del Disegno All Around 2021 a cura di Fabriano. I giovani ospiti avranno così l’opportunità di disegnare su carta donata dalle Cartiere Fabriano e di riprodurre soggetti della storia e della cultura romana, immersi in questa cornice preziosa, dal carattere unico.

Prenotazione al laboratorio artistico: Ass. Culturale Maestro G. Gilli tel 338 8076222 oppure 331 1205382

“La storiografia di Renzo De Felice”, convegno del “Pannunzio”

Lunedì 20 settembre alle ore 15, nella sala convegni del Collegio S. Giuseppe di Torino (via Andrea Doria 18), il Centro “Pannunzio” organizza un Convegno nazionale su “La storiografia di Renzo De Felice  a 25 anni dalla sua scomparsa”.

Relatori: Dino Cofrancesco, Università di Genova; Gianni Oliva, storico e saggista; Luciano Boccalatte, ISTORETO;  Stefano Bruno Galli, Università di Milano; Gerardo Nicolosi, Università di Siena.Prenotazioni al 348 81 348 47.

150 anni di Frejus al Museo del Risorgimento

A Torino, presso il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano fino all’1 novembre 2021

“DI PIETRA E FERRO: 150 ANNI DEL TRAFORO DEL FREJUS”

Una mostra promossa da TELT in collaborazione con il Museo racconta lo scavo del primo traforo transalpino, a un secolo e mezzo dalla sua inaugurazione: storia, personaggi e innovazioni di una grande opera italo-francese ed europea.

 Il 17 settembre di 150 anni fa si inaugurava a Bardonecchia e Modane la prima galleria ferroviaria al mondo attraverso una catena montuosa; tre giorni di festeggiamenti celebrarono questo passaggio storico nei collegamenti europei.

TELT, promotore pubblico della Torino-Lione, e Museo Nazionale del Risorgimento Italiano propongono un viaggio in quella storia: a Palazzo Carignano di Torino, sede del Museo e del Parlamento Subalpino che nel 1857 decretò l’opera, si apre la mostra “Di pietra e ferro: 150 anni del Traforo del Fréjus”. Il percorso espositivo sarà inaugurato questa sera alle 18:00 dal presidente e dal Direttore del Museo, Mauro Caliendo  e Ferruccio Martinotti, e dal direttore generale di TELT, Mario Virano.

Il Traforo del Frejus – spiega Caliendovide la luce grazie all’insistenza tenace di Camillo Cavour, il primo ministro di Vittorio Emanuele II, nonostante critiche e contrarietà. Le sue parole io nutro ferma fiducia che voi coronerete la vostra opera con la più grande delle imprese moderne deliberando il perforamento del Moncenisio furono pronunciate in un appassionato discorso proprio qui a Palazzo Carignano nella Camera del Parlamento Subalpino, che è il cuore del Museo Nazionale del Risorgimento. La mostra DI PIETRA E FERRO racconta dunque una storia che ci appartiene, una storia che porterà alla realizzazione di un’opera importantissima per lo sviluppo dell’Italia tra Ottocento e Novecento perché permise il collegamento con le grandi capitali d’Europa, il progresso nelle infrastrutture, nelle tecnologie e nei commerci. Una mostra che su questi temi saprà certamente suscitare riflessioni anche oggi”.

Lo scavo del Frejus – aggiunge Viranoè una storia di visione europea, di innovazioni scientifico-tecnologiche pionieristiche, di lavoro che ha cambiato i destini dei territori interessati, proiettandoli in Europa già a fine Ottocento, lasciando importanti ricadute visibili ancora ai giorni nostri. Per questo, a 150 anni dalla sua realizzazione, e nell’Anno Europeo delle Ferrovie, abbiamo voluto condividere il racconto di quell’epopea. Sentiamo la responsabilità di tramandare l’archeologia del sotterraneo, raccogliendone le testimonianze e mettendole a disposizione di appassionati, studiosi e grande pubblico. La mostra è un mix di messaggi e testimonianze del passato, miniera di informazioni d’interesse storico-ingegneristico di livello internazionale, fortemente attuali e proiettati nel futuro. Abbiamo voluto porre l’accento su alcuni elementi di questa storia come uno sguardo alle nostre radici per guardare avanti, convinti che le grandi sfide portino a grandi risultati. L’epopea del Frejus lo dimostra”.

Attraverso documenti originali dell’epoca, voci, immagini, ricostruzioni e personaggi, due percorsi paralleli  nel Corridoio della Camera Italiana raccontano quei 14 anni di lavori: da un lato l’infrastruttura, dalla proposta alla realizzazione, fino alle celebrazioni, inquadrata anche in un contesto di eventi internazionali; dall’altro, i protagonisti che furono “motori” dell’opera con le idee (i politici Cavour e Menabrea), le innovazioni scientifico-tecnologiche (gli ingegneri Sommeiller, Grandis, Grattoni), il lavoro (le società operaie, i lavoratori locali e immigrati).

L’esposizione riunisce documenti, tavole, foto e litografie provenienti dalla collezione storica di TELT e testimonianze originali provenienti dagli archivi del Museo: tutti questi materiali ricostruiscono i principali passaggi di quella che nel 1871 fu, insieme al taglio dell’istmo di Suez, una delle due grandi opere dell’Ottocento, il primo grande cantiere binazionale. Si alternano progetti e relative reazioni istituzionali, disegni della prima perforatrice meccanica usata per lo scavo, xilografie pubblicate sui media dell’epoca che raccontano l’avanzamento dei lavori, vedute dei paesaggi alpini di fine Ottocento, cronache delle feste per l’inaugurazione del 1871, fino al “Genio alato”, testimonianza voluta dalle società operaie di tutta Italia nel 1879 per celebrare il lavoro sul tunnel Bardonecchia-Modane.

La mostra vuole dare evidenza ad alcuni elementi sul Fréjus, realizzato negli stessi anni in cui si “costruiva” l’Italia: è l’opera che ha dato inizio alla storia delle grandi gallerie alpine ed è la prima grande strada per l’Europa; rappresentò una sfida enorme dal punto di vista ingegneristico (13 km completati in 14 anni) e finanziario; si iniziò scavando a mano i fori per le mine, si terminò con l’utilizzo delle perforatrici meccaniche.

Punto di partenza è una lapide commemorativa dei caduti sul lavoro durante lo scavo promossa da TELT, Genio Civile, Rete Ferroviaria Italiana e Collegio degli Ingegneri Ferroviari Italiani per i 150 anni del traforo, svelata il 5 settembre alla presenza delle istituzioni europee in occasione del passaggio a Torino del Connecting Europe express.

La mostra “Di pietra e ferro: 150 anni del Traforo del Frejus”, in doppia lingua, italiano e francese, come il cantiere che racconta, è visitabile fino al 1° novembre 2021, con il biglietto di ingresso al Museo ed è gratuita per i possessori delle tessere Abbonamento Musei Piemonte e Torino Piemonte Card.

Media partner dell’iniziativa è Torino Storia.

 

Informazioni generali sulla mostra

Titolo: Di pietra e ferro: 150 anni del Traforo del Frejus
Sede: Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, piazza Carlo Alberto 8 
Periodo18 settembre – 1 novembre 2021, mar-dom ore 10-18 (ultimo ingresso ore 17.30), lunedì chiuso
Ingresso: biglietto unico mostra + museo 10 euro (previste le consuete riduzioni), gratis per i possessori delle tessere Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card

Tutte le informazioni su www.museorisorgimentotorino.it e www.telt-sas.com

Nohant-Vic dove aleggia lo spirito ribelle di George Sand

Nohant-Vic, minuscolo borgo nel cuore del Berry, ha conservato intatto il fascino dei tempi passati: lunghi viottoli che serpeggiano tra i boschi, fiancheggiati da fossati, specchi d’acqua stagnanti, campi infiniti, case di pietra e la sensazione di avere imboccato una di quelle strade destinate a portarci indietro nel tempo, in un mondo pagano e magico, popolato da streghe, fate e folletti, in grado di rievocare suggestioni letterarie di un’infanzia che credevamo ormai perduta e della quale riusciamo, invece, a riappropriarci perché le immagini hanno la stessa forza dei profumi e dei sapori e tutti i sensi ci consentono di ritrovare quel tempo perduto e di riviverlo.

E’ in questi luoghi che vissero, soffrirono e trovarono gioia e lieto fine la piccola Fadette, François le Champi, i gemelli Barbeau, ma soprattutto è a Nohant – Vic che fu bambina prima, moglie, madre e soprattutto scrittrice la loro creatrice Amandine Aurore Lucile Dupin, meglio conosciuta con lo pseudonimo di George Sand. “Presi subito, senza tante ricerche, il nome di George… che cos’è un nome nel nostro mondo rivoluzionato e rivoluzionario? Un numero per coloro che non fanno niente, un’insegna o una divisa per coloro che lavorano e combattono. Io me lo sono fatta da sola, con la mia fatica”. George Sand spiega così la scelta di utilizzare un nome maschile, anche per difendere la propria attività letteraria da quella diffidenza che il pubblico medio dell’epoca provava nei confronti di una donna che era, a torto, ritenuta artista di qualità inferiore. Penna fertile, scrittrice brillante e arguta, donna indipendente che riuscì a mantenersi grazie al proprio talento, George Sand rappresenta, tuttavia, ancora oggi, una personalità complessa e affascinante caratterizzata da grandi passioni e da straordinarie utopie che contraddistinguono le sue opere, la sua vita amorosa e le sue posizioni politiche.

Tutto in lei parla di libertà e di indipendenza: è una donna che mantiene se stessa attraverso il proprio lavoro, che sceglie di separarsi dal marito, che si lega a grandi artisti come De Musset e Chopin, che, figlia della nobiltà terriera e con un padre bonapartista, appoggia la rivoluzione parigina del febbraio 1848 che rappresenta, a suo parere, una rigenerazione di massa, arrivando a scrivere: “Sono comunista così come si era cristiani nell’anno 50 della nostra era. Il comunismo è per me l’ideale delle società in progresso, la religione che vivrà tra qualche secolo. Non posso dunque aggrapparmi a nessuna delle formule di comunismo attuali, perché esse sono tutte piuttosto dittatoriali e credono di potersi affermare senza il concorso dei costumi, delle abitudini, delle convinzioni. Nessuna religione si stabilisce con la forza”. Questa donna non comune decide di trascorrere molti anni dalla sua vita nel “buen ritiro” del castello avito di Nohant-Vic, oggi diventata una delle numerose Maisons des Illustres, luoghi densi di ricordi, di testimonianze e di emozioni. E’ qui che la raggiungono i suoi amici, creando in questo angolo sperduto della campagna francese un circolo artistico in grado di competere con quello della Ville Lumiere: Chopin, Balzac, Delacroix, Flaubert, Listz vivono, lavorano, creano in queste stanze ombrose, passeggiano nel grande giardino, lasciano qui l’impronta di quell’arte che sopravvive alla morte e all’oblio degli uomini.

La stessa Sand realizza in questo luogo una parte consistente della propria immensa produzione letteraria, non smettendo mai di scrivere nemmeno negli ultimi anni di vita quando sostituisce all’ispirazione la tecnica e l’esperienza. La sua carriera letteraria che copre un vasto arco di tempo che va dal 1830 al 1876 è caratterizzata da una vasta e differenziata produzione letteraria: 143 romanzi e racconti, 49 scritti vari e 24 commedie. Un’opera affascinante e spesso coraggiosa in grado di affrontare temi delicati come l’incesto, il riscatto sociale, il ruolo della donna nella società, la forza di un amore libero dalle convenzioni sociali, ma che recupera e valorizza anche gli elementi e i valori della cultura popolare, del mondo contadino, delle radici del passato come punto di partenza per costruire il futuro e un mondo nuovo. E’ a Nohant-Vic, infine, che la scrittrice si spegne l’8 giugno 1976, disponendo di esservi sepolta. In un angolo tranquillo che confina con il giardino della sua proprietà sorge il minuscolo cimitero che ospita la tomba di questa scrittrice straordinaria. Sulla sua lapide sono scritti entrambi i nomi: quello della donna e quello dell’artista, come se nemmeno la morte potesse separare due identità tanto forti. Nel corso degli anni si è parlato con frequenza di trasferire le spoglie della scrittrice al Pantheon affinché lì riposasse accanto a Emile Zola, Victor Hugo e Alexandre Dumas, ma entusiasmi, dubbi e polemiche si sono susseguiti e spenti, lasciando spazio soltanto al silenzio. Tuttavia tanti sono stati gli omaggi letterari, teatrali e cinematografici resi a questa donna che ha segnato profondamente il panorama letterario francese e non a caso nella “Recherche” sono i suoi libri, in particolare François le Champi, qui definito “straordinario”, a calmare i dolori del piccolo Proust.

“La mamma si sedette accanto al mio letto; aveva preso François le Champi, cui la copertina rossastra e il titolo conferivano ai miei occhi una personalità spiccata e un fascino misterioso. Avevo sentito dire che George Sand era l’archetipo del romanziere”. La mamma di Marcel rievoca, attraverso il suono della propria voce, un altro organo di senso capace di superare le barriere del tempo e di consentirci di riappropriarci del passato, la storia, per il giovanissimo Proust misteriosa e ancora incomprensibile, di tutte le sfumature dell’amore del trovatello François e della mugnaia Madeleine, imprimendo i propri accenti alle parole vergate dalla signora di Nohant-Vic in una notte lontana, nel piccolo boudoir del suo castello del Berry, e trasformandole in un altro frammento di tempo congelato per essere ritrovato, recuperato e rivissuto attraverso il ricordo.

Barbara Castellaro

Chieri e il gualdo

Convegno, esposizione di manufatti storici e contemporanei e visita all’Orto Botanico del chierese Museo del Tessile

Sabato, 18 settembre, ore 15

Chieri (Torino)

Prim’attore, il “gualdo”. Nome scientifico: “Isatis tinctoria”. Pianta officinale e tintoria, da secoli ampiamente usata nel chierese per colorare filati e tessuti in tonalità blu mediante un processo piuttosto elaborato che un tempo prevedeva anche l’impiego di macine in pietra per frantumare le foglie, del “gualdo” si parlerà il prossimo sabato 18 settembrea partire dalle 15, alla “Porta del Tessile – Museo del Tessile”, in via Santa Chiara 5, a Chieri. Il cosiddetto “oro blu” è un elemento identitario di Chieri, così come il fustagno (antesignano del jeans o denim), la cui tessitura e tintura nella variante azzurra sono documentate sin dal XV secolo. Non a caso, fra i toponimi di Chieri spiccano proprio “Via del Gualdo” e “Via della Gualderia”, mentre il centro commerciale “Il Gialdo” sorge in un’area extraurbana dove si coltivava la pianta da cui prende il nome. Pianta visibile, fra l’altro, sia nell’esposizione permanente, sia nell’“Orto botanico” dello stesso Museo. E di tal valore per il chierese da dedicarle un convegno (inserito nel ciclo di conferenze “ARS ET INDUSTRIA”), che verrà aperto dai saluti delle Autorità locali, cui  seguirà l’intervento di Marco Nicola, conservatore e titolare del laboratorio di diagnostica “Adamantio” di Torino, che si focalizzerà su “Il blu nella storia e il gualdo nella Collezione Nicola di Aramengo”. Alla sala “Porta del Tessile” saranno esposti per l’occasione alcuni manufatti tessili storici, che testimoniano l’impiego del “gualdo” nelle tele usate non solo per l’abbigliamento, ma anche in pittura, prestati al Museo da Gianluigi Nicola, già docente di restauro all’“Accademia” di Torino e titolare del prestigioso laboratorio di restauro ad Aramengo (Asti). Sarà inoltre esposta una camiciola in tela con motivo striato, tessuta con filato bianco e azzurro (gualdo), rinvenuta in una buca pontaia, ricoperta da intonaco datato 1606, in una dimora storica di Aramengo d’Asti. Si tratta di un indumento seicentesco appartenuto a un bambino del popolo, dunque di un reperto assai raro. Saranno anche esposte due toppe in tela -una tinta d’azzurro col gualdo, l’altra a quadri in filo naturale tinto d’azzurro col gualdo- rinvenute su dipinti a olio di anonimo del XVII secolo e rimosse durante il restauro delle opere. Come si evince da un frammento in mostra, lo stesso tipo di tela a quadri bianco-azzurra, fu impiegata da Guglielmo Caccia, detto “il Moncalvo” (Montabone, 9 maggio1568–Moncalvo, 13 novembre 1625) per la pala d’altare della chiesa di Bosco Marengo (Alessandria). “Alla luce di questi reperti – dicono gli organizzatori – si può guardare al gualdo come trait d’union fra tessitura e pittura, non solo in virtù del suo uso nel supporto pittorico ma, presumibilmente, anche nelle tavolozze del primo Barocco”. Dal Seicento lo sguardo si volgerà, nel corso dell’incontro, ai giorni nostri, con l’intervento di Giulia Perin, antropologa e artigiana in residenza stabile al “Museo del Tessile”, dove cura l’“Orto Botanico”, che parlerà di “Gualdo e batik d’artista nel contemporaneo” ed esporrà alcuni suoi manufatti tinti con coloranti naturali. A seguire, Antonello Brunetti, storico e naturalista, ripercorrerà “Le vie del gualdo: tra Castelnuovo Scrivia e Chieri”, insieme allo storico dell’arte Giovanni Donato. Concluderà Laura Vaschetti, vice-presidente della “Fondazione per il Tessile”, che darà anche alcune anticipazioni sui progetti in fieri al “Museo del Tessile” per la ricerca e la divulgazione orientata a riscoprire e valorizzare i landmark identitari del territorio di riferimento e a stringere collaborazioni per ampliare orizzonti di conoscenza e creatività. Al termine degli interventi, sarà possibile visitare l’“Orto del Tessile” con introduzione di Giulia Perin e ammirare i manufatti storici e contemporanei in mostra per l’occasione nella sala della “Porta del Tessile”.

Costo del biglietto d’ingresso: 3 Euro. La prenotazione é obbligatoria a prenotazioni@fmtessilchieri.org  I visitatori devono essere in possesso di “green pass”, da esibire all’ingresso e indossare la mascherina in ottemperanza delle norme di sicurezza in vigore.

g.m.

 

Nelle foto

–         Il “gualdo”, colorante naturale

–         Camiciola di bimbo del Seicento