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SPETTACOLI- Pagina 91

Creative Jazz Quartet all’Osteria Rabezzana

Via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 21 febbraio, ore 21.30

Il cool jazz californiano

 

Un repertorio che ripercorre il songbook americano, l’interpretazione di melodie intramontabili con una sonorità caratteristica priva di strumento armonico, reminiscenti del cool jazz californiano e rese famose dal quartetto del sassofonista Gerry Mulligan.

Lo swing, lo stile contrappuntistico, gli arrangiamenti originali e l’improvvisazione sono gli ingredienti principali che contraddistinguono l’interpretazione dei più famosi standards della storia del jazz da parte del Creative Jazz Quartet.

L’accurata scelta del repertorio permette di ricordare i musicisti più rinomati, da Louis Armstrong a Stan Getz. Non mancano le esplorazioni della scena “underground” del jazz degli anni ’50 e ’60 con artisti come Gigi Gryce, Sonny Clark e Freddie Red, avvalendosi, per alcuni progetti, della collaborazione artistica del sassofonista newyorkese Chris Byars come arrangiatore e “guest soloist”.

FORMAZIONE

Stefano Bassalti, flicorno e tromba

Francesco Senia, sax baritono

Fabio Mazzola, contrabbasso

Stefano Bonacina, batteria

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Johnny Depp a Torino per il film su Modigliani

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La star a Torino per girare le scene di “Modì“, il biopic su Amedeo Modigliani con protagonista Riccardo Scamarcio. Tra i produttori del film Andrea Iervolino e Monika Bacardi.  “Modì” sarà girato presso la sede dislocata dei Tuscany Film Studios di Andrea Iervolino.

 

Torino, 19 febbraio 2024 – Johnny Depp arriva a Torino per girare alcune scene di “Modì”, biopic su Amedeo Modigliani che lo vede per la seconda volta dietro la macchina da presa. “Modì” sarà girato preso la sede dislocata dei Tuscany Film Studios di Andrea Iervolino.

Sono orgoglioso di portare a Torino una star internazionale del calibro di Johnny Depp, con cui abbiamo spesso collaborato negli scorsi anni, come ad esempio nella serie animata ‘Puffins” e nel film “Waiting for the Barbarians”. Ha commentato Andrea Iervolino, CEO del Gruppo ILBE, di Tatatu e fondatore dei Tuscany Film Studios. “La città di Torino ha il potenziale per affermarsi quale polo cinematografico a livello globale, e la presenza degli studi a Torino, sede dislocata dei Tuscany Film Studios, costituisce un elemento fortemente attrattivo per le produzioni nazionali e internazionali. I Tuscany Film Studios nascono infatti per portare l’arte di fare cinema in tutta Italia, non solo in Toscana“.

Oltre alla regia di Johnny Depp, nel cast sono già stati annunciati Riccardo Scamarcio, che interpreta Modigliani, Al Pacino, nelle vesti di Maurice Gangnat, e Luisa Ranieri, nei panni di Rosalie.

Eleonora Lucchese vince il Talent Vision Speciale Sanremo

Eleonora Lucchese, 12 anni, di Verolengo, in provincia di Torino, ha vinto
la Finalissima del Talent Vision 2024, Speciale Sanremo, del Patron Domenico Trotta
ed è arrivata Prima Sezione Iunior al Premio Battiatto del Patron Daniele Morelli
eventi collaterali al Festival della Canzone Italiana a Sanremo.

Un percorso di crescita innarestabile per la giovane talentuosa piemontese che ormai dimostra di essere sempre più una promessa della moda e della canzone.

Innumerevoli attestati di stima e interviste e
il riconoscimento della sua bravura da parte del grande Maestro Meozzi.

Di Eleonora Luccehese, ne siamo certi, ne sentiremo parlare spesso in futuro.

Rock Jazz e dintorni a Torino. Seeyousound e Mike Dawes

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al Cafè Des Arts suona il quartetto israeliano Sandia.

Martedì. Allo Spazio 211 si esibisce il chitarrista Mike Dawes.

Mercoledì. Al Blah Blah sono di scena i Raining Nails. All’Osteria Rabezzana suona il Creative Jazz Quartet.

Giovedì. Al Peocio di Trofarello è di scena David Ellefson. All’Hiroshima Mon Amour suonano i C’mon Tigre. Al Blah Blah si esibisce James Ionathan Clancy.

Venerdì. Inizia Seeyousound al cinema Massimo. L’inaugurazione è affidata al lungometraggio su Cindy Lauper “Let The Canary Sing” preambolo dell’esibizione della cantante Lamante. All’Hiroshima si esibisce il rapper Kaos  accompagnato dal Dj Craim. Allo Ziggy suonano i 99th Floor mentre al Cafè Muller si esibiscono i Desidia. Al Kontiki suonano i Follia Nuda e gli Invernice. Al Blah Blah sono di scena i Bluedaze. Al Magazzino sul Po suonano i Bengala Fire. Al Folk Club suona il bluesman Francesco Piu. Allo Spazio 211 è di scena Edda.

Sabato. Al Bunker serata intitolata “La grande notte del jazz torinese”. Tanti i musicisti da segnalare: Luigi Tessarollo, Alessandro Chiappetta, Claudio Bonadè, Max Gallo e Alfredo Ponissi. Per Seeyousound il documentario sul pioniere del suono elettronico Morton Subotnick preceduto dal trio Solar Pulsers. Al Blah Blah suonano i Burn The ocean. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce la cantante Sheol Dilù Miller. Allo Ziggy sono di scena i Putan Club.

Domenica. Per Seeyousound il documentario “Rèveiller Les Vivents” su Brigitte Fontaine e “Even Hell Has Its  Heroes” sui metallari Earth. All’Imbarchino suona la violinista Catherine Graindorge mentre al Magazzino sul Po si esibisce il percussionista Manu Delago.

Pier Luigi Fuggetta

Prima nazionale al Carignano per l’Otello di Shakespeare in lingua ungherese

Per  la regia di Kriszta Székely,dal 22 al 25 febbraio 2024

 

Andrà in scena al teatro Carignano, il 22 febbraio prossimo in prima nazionale, alle 19:30, l’Otello di William Shakespeare, per la drammaturgia di Ármin Szabó – Székely, diretto dalla regista ungherese Kriszta Székely, artista associata al Teatro Stabile di Torino che, nella passata stagione, ha firmato la regia del Riccardo III con l’interpretazione di Paolo Pierobon. Lo spettacolo, prodotto dal Katona József Színház e dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, resterà in scena per la stagione in abbonamento dello Stabile fino al 25 febbraio 2024. Lo spettacolo è in lingua ungherese con soprattitoli in italiano. Nella regia di Kriszta Székely la chiave del dramma di Shakespeare e Iago, che odia, mente, non è chi dice di essere e, con le sue bugie, distrugge tutto. Proprio come Riccardo III è determinato a essere un cattivo e subordina tutte le sue azioni a questo scopo. Non vacilla, va avanti, non si tira indietro di fronte a nulla, e diventa un uomo di spettacolo e un illusionista. È ferito, il suo capo non lo ha nominato Colonello ed è rimasto Capitano. Questa frustrazione  è l’odio cieco guidano tutto. Otello incarna l’outsider sempre presente che, per qualche meschino motivo, viene stigmatizzato, condannato e emarginato: non può inserirsi nella società ed è il bersaglio perfetto per una comunità che, attraverso lui, sfoga la frustrazione, la rabbia e l’impotenza represse. Alla fine diventa ciò che gli altri vogliono che sia: si libera dell’uniforme militare e scatena l’aggressione che uccide Desdemona.

“Non sono quel che sono” dice Iago, un Capitano che vuole diventare Colonnello, geloso di tutti, mente a tutti. È consapevole della manipolabilità delle persone e del fatto che la realtà non è inequivocabile. Tutto dipende da come viene presentato. Sente le crepe tra amanti, amici e alleati, e con le sue bugie contribuisce a rendere queste crepe degli abissi. Spacca in due il mondo e fonda le sue azioni sull’incertezza, sulla paura e sui pregiudizi, divide e impera. Otello crede alla sincerità di Iago perché il suo sottoposto è bravissimo a recitare la parte dell’uomo onesto. Nel mondo ingenuo del moro, Desdemona è additata come adultera, perché l’apparenza è contro di lei. La bugia rende più grande la parte peggiore delle cose, fa cadere tutto a pezzi in un batter d’occhio.

La regia di Székely non si limita a trattare il tema degli estranei, ma esamina il cancro del nostro presente, la volontà egoistica distruttiva di potere, il meccanismo socialmente dominante delle fake news, e tratta sentimenti molto umani come la frustrazione, causata dall’abbandono e dalla gelosia, che è una delle forze motrici dietro le azioni di quasi tutti i personaggi. L’aspetto inquietante è il metodo, il fatto che niente e nessuno abbia importanza, che il fine debba essere raggiunto senza tener conto del costo richiesto. Oggi vediamo molti casi, figure e metodi di questo tipo intorno a noi. Forse è per questo che lo spettacolo tocca rapidamente lo spettatore, poiché egli vede ciò che vive ogni giorno. Si tratta di un effetto alimentato da uno stile di messa in scena fresco, dinamico e contemporaneo.

 

Teatro Carignano, piazza Carignano 6, Torino

Dal 22 al 25 febbraio 2024

Orari: giovedì e sabato ore 19:30/venerdì ore 20:45/domenica ore 16:00

Biglietti: intero € 37 – ridotto € 34

 

Mara Martellotta

Scatenato dj set di SKIN alle Gru

In occasione dell’inaugurazione della nuova piazza sud delle Gru ieri sera si è esibita Skin in uno scatenato dj set infiammando il numeroso pubblico accorso al centro commerciale di Grugliasco.

L’artista londinese, dopo il grande successo riscosso a Sanremo duettando con i canavesani Santi Francesi, è stata la punta di diamante di una settimana ricca di festeggiamenti.

 

La sua performance alla consolle nel format WOW Night 2 è stata preceduta dall’opening Act di Mauro Furdone e chiusa da Tapeout. Al termine dell’esibizione Skin ha concesso qualche autografo ai fans adoranti.

GIULIANA PRESTIPINO

Paola Turci in “Mi amerò lo stesso”

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Sabato 17 febbraio, ore 21

 

Il monologo della cantautrice che ripercorre le tappe cruciali della sua vita

 

 

Mi amerò lo stesso  è un monologo che a volte vorrebbe essere un dialogo. Paola Turci si racconta, ma certe volte non è più lei a parlare, ma qualche personaggio che ha incontrato nel corso della sua vita, a cui lei presta solo la voce, a volte mostra il punto di vista di sua mamma, personaggio che torna in ogni momento importante, a volte sono protagonisti di un solo momento.

Un monologo sincero e divertente in cui alla realtà si mischiano i sogni e nei sogni entra la vita. Il racconto della vita di una donna, in cui è facile identificarsi: i suoi desideri e le sue debolezze, i ricordi e le speranze per il futuro.

Il tutto legato da alcune canzoni che hanno fatto da colonna sonora ad ogni fase della sua esistenza. Paola Turci si mette a nudo e lo fa con un monologo che porta sul palco uno dei più grandi insegnamenti che la vita le ha regalato: qualunque cosa accada…mi amerò lo stesso.

 

Sold out per il ritorno della star mondiale del pianoforte Lang Lang all’Auditorium del Lingotto

È sold out all’Auditorium del Lingotto per il ritorno della star mondiale del pianoforte, Lang Lang, che suonerà venerdì 23 febbraio prossimo alle 20.30

Il suo recital pianistico avrà al centro la forma libera, con scelta di brani da Gabriel Fauré a Robert Schumann fino a Frydryk Chopin.

Per il New York Times si tratta “dell ‘artista della classica più in voga sul pianeta”, tanto da essersi esibito nelle più grandi sale da concerto del mondo, per i reali inglesi a Buckingham Palace e per papa Francesco in Vaticano.

Virtuoso celebre per la sua esuberanza pop, ha suonato alla cerimonia inaugurale di apertura delle Olimpiadi di Pechino e ai Grammy Awards con i Metallica.

A quindici anni dalla sua ultima esibizione a fianco di Daniel Harding e della Royal Concertgebouw Orchestra, il grande pianista fa ritorno all’Auditorium del Lingotto con un repertorio totalmente romantico, quale seconda tappa del tour che il 19 febbraio lo vedrà impegnato all’Accademia di Santa Cecilia a Roma.

Per il suo programma torinese Lang Lang intreccia la cantabilità suadente della Pavane in fa diesis minore op. 50 che più ha contribuito alla fortuna di Gabriel Fauré dalla sua creazione, avvenuta nel 1888 con l’aggiunta di un coro ai Concerts Lamoureux; le otto folgoranti fantasie di Kreisleriana op. 16 del 1838 di Robert Schumann e dedicate a Chopin; una scelta di brillanti Mazurche di Fryderyk Chopin, che si iscrivono nel comune repertorio della Salonmusik coltivato ininterrottamente dal compositore fin dai precoci esordi nei salotti dell’aristocrazia di Varsavia; la Polacca in fa diesis minore op. 44 del 1841, una pagina chopiniana dal tono eroico fortemente sperimentale a livello formale, che fu lo stesso autore a definire “una specie di Fantasia in forma di Polacca”. Detta anche Polonaise, la Polacca in fa diesis minore risulta un’opera sperimentale che nasce nel 1841, anno in cui Chopin andava ricercando per le sue composizioni nuove soluzioni formali che raggiungeranno la loro espressione più alta nella Fantasia in fa minore op.49. Pubblicata nel 1841 questa Polacca, anzi Fantasia in forma di polacca, sollevò gli entusiasmi di Huneker, Liszt e molti altri. Si tratta di una pagina arditamente concepita e realizzata. Il tema della Polacca sgorga da un gruppo di suoni inesistenti affermandosi con un tono drammatico, che rivela subito la personalità di Chopin.

 

Mara Martellotta

È in arrivo SEEYOUSOUND International Music Film Festival

 

A Torino dal 23 febbraio al 3 marzo 2024

 

Inizia il conto alla rovescia per la X edizione di SEEYOUSOUND International Music Film Festival: Per dieci giorni, dal 23 febbraio al 3 marzo prossimi, questo festival, in cui suoni e immagini si fondono, riempirà le sale del cinema Massimo di Torino, e altre location cittadine pronte ad ospitare dj set, mostre e talk che completeranno il calendario delle proiezioni. L’apertura di venerdì 23 febbraio mostrerà le varie sfaccettature di Cyndi Lauper che, da giovane punk a star del pop, ha saputo restare un’artista femminista, coerente e impegnata, grazie all’anteprima italiana di “Let the Canary Sing”, un film che sarà introdotto dalla regista Alison Ellwood. Generi e decenni si susseguiranno a SEEYOUSOUND X attraverso 90 titoli, di cui 30 in anteprima italiana, che hanno per protagonisti i The Birthday Party di Nick Cave o band come Gogol Bordello, il gruppo anarco-punk dei Crass e il doom metal degli Earth. Verranno scoperte anche tre figure cardine della musica elettronica come Morton Subotnick, padre della techno e pioniere del synth, che a novant’anni ha performative live alla Biennale Musica di Venezia; Siracusa Norman Cook, per il mondo Fat Boy Slim, e Nicky Siano, primo dj resident dello Studio 54 e capostipite della dance newyorkese anni Settanta, che al Festival si esibirà in un dj set esclusivo. New York farà da scenario anche al doc prodotto da Shaggy, che farà rivivere la dancehall giamaicana e che prese piede a Brooklyn negli anni Novanta, mentre il poliedrico Anton Corbijn firma il lavoro su Hipgnosis, studio di design che ha realizzato alcune delle cover più iconiche degli anni Sessanta/Settanta, come “The dark side of the moon”, celebre album dei Pink Floyd e “Housesof the Holy” dei Led Zeppelin. Si andrà oltre al biopic e il film-concerto grazie a un ritratto molto intimo della cantante folk e attivista Joan Baez, scoprendo l’anima rivoluzionaria e queer del The Architect of Rock’n Roll Little Richard, e al ritmo di bossanova si entrerà nell’intenso rapporto artistico del duo Tom Jobim e Elis Regina.

SEEYOUSOUND assegnerà per la prima volta un premio alla carriera e il prescelto sarà Julien Temple che, ospite sabato 2 marzo prossimo, porterà in sala quattro perle del suo archivio, percorrendo opere dei The Clash, Sex Pistols e Keith Richards.

Al cinema Massimo si esibiranno il pianista e compositore Christophe Chassol, Cristina Donà, la crew 19’40”, Alberto Bianco accompagnato da Margherita Vicario, il trombettista Giorgio Licalzi, con uno speciale live, e Lamante.

Biglietteria presso il cinema Massimo, via G. verdi 18, Torino

 

Mara Martellotta

Il “grottesco” dei due amanti nascosto dietro la Storia

Repliche sino a domenica 18 febbraio, al Carignano

Un fascio di luce a colpire il sipario ancora chiuso e un gagliardo soldato a dirci, con evidenza di ammiccamenti sessuali, quanto il suo generale “che nelle mischie di grandi battaglie ha fatto scoppiare le fibbie della corazza sul suo petto rinnega ogni moderazione ed è diventato il mantice ed il ventaglio per raffrescare la lussuria di una zingara”. È l’inizio dell’”Antonio e Cleopatra”, opera poco rappresentata da noi, che Shakespeare trasse dalle “Vite parallele” di Plutarco, è l’inizio di uno spettacolo importante, tra quelli della stagione, cui hanno posto mano Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano e LAC Lugano Arte e Cultura. È l’occasione per Valter Malosti – oggi direttore dell’ERT – di affrontare con una nuova traduzione, dovuta a lui e a Nadia Fusini (ed è da consigliare a ogni amante di teatro l’intervento di quest’ultima nel programma di sala, “il ragazzo Cleopatra”, quanto mai approfondito ed esplicativo e piacevole alla lettura), la love story tra il triumviro, deciso a sconquassare il potere di Roma e a costruire sulle sponde del Nilo un impensato punto di ripartenza, e la regina, questa “dark lady” di rare pulsioni, che tra amori e passioni e abbandoni ne ha fatto il suo buffone, “un tragico buffone”, accresce Malosti, il suo giocattolo.

 

Occidente e Oriente, lo sguardo su due mondi opposti che mai s’incontrano, la lotta eterna. Drasticamente setacciando i circa quaranta personaggi dell’originale (si ipotizza la stesura del Bardo intorno al 1607) a dodici presenze soltanto – per tutti: spariscono Pompeo e il suo giro come gli amici di Cesare, e ufficiali e luogotenenti, si unificano le ancelle della regina -, Malosti sceglie di chiamare in primo piano i due amanti, ce li propone sin dall’inizio immersi in quella scena-tomba, sghemba e imponente, approntata da Margherita Palli su orme metafisiche che potrebbero ricordare volentieri i vasti spazi cari a De Chirico, spazi che in seguito verranno occupati dai due troni, dall’incedere di un cavallo su cui avanza Cleopatra, di ronconiana memoria. Un antro al centro, un grande buco nero, una sorta di oltretomba che tutto inghiotte, entro cui sparire, entro cui annientarsi, forse nascondersi alla Storia.

Un luogo di Eros rappacificato e di Thanatos realissimo, che apre ad un lungo flashback, alla vivisezione di questi “straripanti” protagonisti, a questo generale che ha perso la ragione e la saldezza di un tempo, la propria forza e l’ordine che lo reggeva per scivolare nel disordine, nella passione sfrenata che impedisce il ragionamento, nelle tirate bellissime ma assurde; e a questa regina, la “Cleopatràs lussusiosa” dantesca, una regina instabile ormai, divisa tra amore e libertà, ambigua, quasi clownesca, impudente, fatta di risate e sberleffi (il divertimento che mette nello scimmiottare la Fulvia che il suo amante ha abbandonato a Roma) ma pure di lacrime e disperazione, moderna nella sua volontà di reggere le sorti del proprio paese -, e, ancora tra le pagine della Fusini, ci ritroviamo a fare i conti con le verità di Jan Kott, da quell’ormai lontanissimo 1964 quando ci mostrò quanto Shakespeare sia “nostro contemporaneo” -, pronta ad affrontare, pur di non consegnarsi al vincitore e vedersi chiusa dentro una gabbia nel suo trionfo lungo le strade di Roma, il proprio suicidio, dove il mezzo, qui, non è un’aspide consegnatale da un contadino dentro un cesto di fichi ma una più moderna rivoltella: la fine di una storia, un monologo davanti ad un grande specchio, come quello che le grandi attrici hanno in camerino, per prepararsi alla grande prova o per struccarsi, al termine, mentre il suo compagno di recita, Antonio, compare a offrirle un grande mazzo di rose rosse. Uno sparo, il buio, sipario.

Il tutto inteso scavando in quel tono grottesco che non ti aspetteresti, in quell’eccentrico e in quel deformato che si può tranquillamente scorgere negli anni Trenta del secolo passato. Schegge, e non soltanto, come è Ottavia che se ne arriva con il suo abitino bianco e la valigia grandi viaggi in un ambiente troppo lontano da lei; come sono tutti quei toni alti, tutti falsati e falsi, che smaniano in vaporosi movimenti e in continui cambi d’abito (i costumi sono di Carlo Poggioli, il rosso prevale per la corte d’Egitto, il bianco con corazze rivisitate per i soldati di Roma, lunghe palandrane senza tempo per tutti) della protagonista.

Perché è qui la suggestiva, matura, convincente impostazione dello spettacolo da parte di Malosti – c’è semmai da rammaricarsi che non abbia voluto pigiare maggiormente su questo pedale, relegando soprattutto nella parte iniziale il proprio disegno e non spingendolo più oltre. Voglio dire che, in quel percorso di sacro e profano, di alto e basso, di finzione e di reale, di maschere che la coppia si mette sulla faccia, quella veste attoriale di cui ha rivestito i suoi protagonisti, con tanto di sfacciato gioco di teatro nel teatro, di “play” che si mostra senza paura e sempre oltre misura, nella sembianza alta di porgere la battuta, nella tragicità ma anche nella ridicolaggine delle espressioni e dei movimenti, andrebbe spinta sino in fondo. Compresi gli applausi che sentiamo alle loro spalle e i commenti e le risate alle frasi ironiche e divertenti della sovrana, compresi quella chitarra elettrica di Andrea Cauduro o l’arpa celtica di Dario Guidi, in scena anche convincente Eros, pronto a non sopravvivere al suo signore, compreso e magari ampliato il progetto sonoro di GUP Alcaro. Uno sguardo al privato (la passione degli amanti) come pure al pubblico, che non è soltanto politico, ma coinvolge l’idea della recita e il coinvolgimento della sala (Malosti/Antonio non sfuggirà alla “necessità” di scendere in platea, rivolgendo quel “tu” non più, in quel momento, ad un suo compagno di scena e di lavoro, ma ad ognuno di noi, rendendoci testimoni, autentici e attuali).

Tutta quella carrettata di grottesco se la gioca brillantemente Anna Della Rosa (lei che già ebbe a che fare, applauditissima, con la Cleopatra di Testori), in una varietà di sensazioni, di sentimenti, di affermazioni del corpo e della voce tutte quante agguantate con estrema sicurezza, un ventaglio di momenti tutti da apprezzare. L’abbiamo preferita all’attore/regista, parrucca bianca a riccioli da monarca settecentesco, che depone presto le armi di fronte a quell’ironia che per un po’ gli è calzata a pennello. Dario Battaglia è un solido Ottaviano, Massimo Verdastro un indovino giustamente incantato, Danilo Negrelli un Enobarbo che convince nell’amicizia e nel tradimento all’antico compagno d’armi. Con gli altri compagni, hanno costruito una serata di autentico successo, e il pubblico del Carignano (le repliche proseguono sino a domenica 18) ha applaudito con rara convinzione.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Tommaso Le Pera