SPETTACOLI- Pagina 81

“La ragazza sul divano” di Jon Fosse in prima nazionale al teatro Carignano

Per la regia di Valerio Binasco,  dal 5 al 24 marzo 2024

 

Martedì 5 marzo prossimo, alle 19:30, debutterà in prima nazionale al teatro Carignano di Torino, lo spettacolo “La ragazza sul divano” di Jon Fosse, autore norvegese insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 2023. Il 27 febbraio prossimo uscirà, con Giulio Einaudi Editore, “La ragazza sul divano” del noto scrittore. La traduzione del testo è di Graziella Perin, a firmare la regia è Valerio Binasco, direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, che sarà in scena con Pamela Villoresi, Michele Di Mauro, Giordana Faggiano, Fabrizio Contri, Giulia Chiaramonte e Isabella Ferrari. Le scene e le luci sono di Nicolas Bovey, i costumi di Alessio Rosati, il suono di Filippo Conti. “La ragazza sul divano” è una nuova produzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale insieme al Teatro Biondo di Palermo. Lo spettacolo verrà replicato al Carignano per la Stagione in abbonamento dello Stabile di Torino fino a domenica 24 marzo 2024.

Valerio Binasco è riconosciuto come il principale interprete italiano di Jon Fosse. Da sempre affascinato dalla poesia introspettiva che attraversa ogni suo testo, e dalla relazione quasi proustiana che le opere del maestro norvegese tracciano tra passato e presente.

Questa storia ha il suo fulcro narrativo in una donna di mezza età intenta a dipingere il ritratto di una ragazza seduta su un divano. Combatte contro i dubbi sulle proprie capacità artistiche e con l’immagine ricorrente della ragazza da cui si sente perseguitata. Essa non è altro che il ritratto di se stessa da giovane, turbata da mille incertezze.

Binasco è affiancato da un cast di grandi interpreti e affronta la difficoltà di curare e rimarginare le proprie ferite affettive.

“La scelta di allestire un’opera – afferma Valerio Binasco – come scrissi tempo fa a proposito della commedia ‘Sonno’ di Jon Fosse, a volte nasce da minimi segni, come certe pietre sul sentiero danno l’indicazione di un percorso; altre volte è il titolo stesso un indizio ermetico di qualcosa che stiamo cercando, perché si concretizza in un’immagine che si trasforma in un personaggio che viene voglia di guardare, di vedere cosa fa e, alla fine, di trovarsi al suo fianco e nel suo mondo. Altre volte un personaggio ci appare come un volto visto in sogno; al risveglio non si è sicuri di chi sia davvero, ma si sente di amarlo, chiunque esso sia. Amo la percezione fuori fuoco della realtà che trovo nei testi di Fosse. Il tema principale de ‘La ragazza sul divano’ è l’abbandono. In molte opere di Fosse torna, come un sogno ricorrente, la figura di una donna che aspetta il ritorno di un uomo che è partito per mare e non è più tornato. I quadri che la donna dipinge in questa pièce sono il punto di vista di chi guarda una nave partire e svanire verso un orizzonte ostile, simbolo di una minaccia che non riguarda solo il mare. Il dipinto simboleggia il padre che se ne va verso la sua idea di vita (il mare), la figlia rimasta sola, reclusa nella vita d’appartamento, percossa dal mare di un’acerba femminilità, cosiccome da quella tempestosa della madre e da quella autodistruttiva della sorella. Il dipinto incompiuto, se si vuole parlare dell’attesa: chi aspetta resta sospeso come sospesa è la forza purgatoriale dell’eterna attesa di un padre che non ritorna mai. Lo stile ossessivo e minimale di Fosse mi seduce. Credo che la sua qualità principale sia il ritmo. Un ritmo che, nonostante appaia lento o inerte, non è mai in ‘battere’, ma, al contrario, possiede un andamento in ‘levare’, anche e soprattutto quando l’azione sembra procedere con esasperata lentezza. Il suo ritmo è scenico, e ciò che è scenico risulta festoso e pieno di humour. Ecco perché, sebbene i suoi temi siano molto tristi e spesso tragici, la tragedia e la tristezza non sono in primo piano. Vi sono in primo piano le atmosfere sospese e l’umorismo serio, quasi duro, inespressivo di personaggi e interpreti”.

 

Teatro Carignano, piazza Carignano 6, Torino

dal 5 al 24 marzo 2024, Prima nazionale

Orari: da martedì, giovedì e sabato ore 19:30/ mercoledì e venerdì ore 20:45/ domenica ore 16:00/ lunedì riposo

Mara Martellotta

“Goddam, Nina!”, con Doppeltraum Teatro allo Spazio Kairos

Sabato 17 febbraio alle 21 allo Spazio Kairos

ANTEPRIMA NAZIONALE PER “GODDAM, NINA
In occasione del compleanno, che cade il 21 febbraio, l’omaggio a teatro a Nina Simone

 

Cosa ci racconta oggi Nina Simone? Come possono tre donne, bianche, europee, immedesimarsi nella rabbia e nelle sofferenze di una donna dannatamente dotata? Debutto nazionale sabato 17 febbraio alle 21 allo Spazio Kairos, via Mottalciata 7, per “Goddam, Nina!”, portato in scena da Doppeltraum Teatro per la regia di Thea Dellavalle all’interno della stagione “Riflessi” organizzata da Onda Larsen.

 

Sul palco Chiara Bosco, Luana Doni e Cristina Renda mettono in scena il testo scritto da Elvira Scorza che tratteggia la geografia umana, emotiva e politica di Nina Simone, mappa delle passioni universali. A pochi giorni dal suo compleanno (Nina era nata il 21 febbraio 1933 a Tryon) un ricordo in musica ed emozioni della  cantante che Rolling Stone ha posizionato al 29º posto nella lista dei 100 migliori cantanti di tutti i tempi. Ma Nina Simone, scomparsa nel 2003 a causa di un tumore al seno, è stata anche pianista, scrittrice e attivista per i diritti civili statunitense.

 

Lo spettacolo
Nel 2023 le attrici della compagnia Doppeltraum Teatro hanno eleborato  il progetto pluriennale “Drops” con la volontà di riportare alla luce quelle figure di donne che, in ambito politico, letterario, musicale e artistico, hanno lasciato un segno indelebile nella storia e, come piccole gocce d’acqua, hanno eroso con perseveranza e attraverso la loro arte un panorama di pensiero dominante, cambiando per sempre la storia della cultura di massa.

La prima tappa di Drops è proprio “Goddam, Nina!”, un dialogo artistico e un omaggio poetico a una figura fuori dagli schemi, quasi marginalizzata eppure cardine della cultura popolare: Nina Simone che, tra pochi giorni, il 21 febbraio 2024, avrebbe compiuto 91 anni. Emblema di genio creativo, divismo ed eccezionalità musicale accompagnati da sofferenze e sconfitte personali, ma anche simbolo del black power e delle lotte per i diritti civili in USA, Nina Simone viene ritratta poeticamente dalle attrici che interpretano la sua storia, incarnano il suo passato e immaginano un dialogo tra la Sacerdotessa del Soul e il tempo presente.


LO SPETTACOLO

Regia di Thea Dellavalle
con Chiara Bosco, Luana Doni e Cristina Renda
scritto da Elvira Scorza

Produzione Doppeltraum Teatro


UTILITA’

Spazio Kairos è via Mottalciata 7.
Intero 13 euro. Ridotto (ex allievi Scuderia Onda Larsen, Over 65, studenti universitari) 10 euro.
Ridotto speciale (allievi Scuderia Onda Larsen 23/24, under 18 e disabili) 6 euro.
Biglietti online su: www.ticket.it. Necessaria la tessera Arci. Info: biglietteria@ondalarsen.org

 

“Giovedì Scienza”: Hedy Lamarr, l’attrice che inventò il Wi -Fi

Per “Giovedì Scienza”, il 15 febbraio 2024, al Polo del ‘900, in via del Carmine 14, a Torino, alle ore 17.45, si terrà l’incontro “Da Holliwood al Bluetooth – L’attrice che ci ha portato il Wi -Fi”. Un pomeriggio con l’attrice e scrittrice torinese Sara Damario e con la professoressa Michela Meo del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino alla scoperta dell’attrice austriaca Hedy Lamarr. La diva viennese, per Andy Warhol la “donna più bella del mondo” non fu un’attrice qualsiasi: oltre a diversi film, sei mariti ed il successo internazionale sin dalla prima pellicola in cui si vede un seno nudo – “Extase” del cecoslovacco Gustav Machaty nel 1933 – brevettò un’invenzione a scopo militare, oggi utilizzata per la telefonia mobile, la tecnologia wireless. Lady Bluetooth interpretò quindi un ruolo chiave nella storia dell’innovazione scientifica inventando il moderno metodo di comunicazione senza fili impiegato nelle reti wi -fi e nel Gps. Modernissima.

Igino Macagno 

Bob Marley one Love, sugli schermi dal 22 febbraio

Bob Marley one Love, sugli schermi dal 22 febbraio la vita ,la storia, la musica del re del reggae. Le lotte in Giamaica, il successo ,le tournée, il ritorno in patria in un concerto che ha riunificato l’ isola Caraibica. La vita di un bambino come tanti cresciuti con i suoi fantasmi, una grande fede che le ha permesso di vivere e fare della sua
musica un mezzo di  lotta contro l’oppressione politica e razziale e all’invito all’unificazione dei popoli di colore come unico modo per raggiungere la libertà e l’uguaglianza. L’aspetto politico della sua vita è stato più importante di quello artistico. Un film bello che esalta la breve ed intensa vita del famoso musicista Giamaicano.

GD

Un ballo in maschera, il Maestro Riccardo Muti torna al Teatro Regio per il capolavoro verdiano

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Atteso ritorno al teatro Regio di Torino di Riccardo Muti  per dirigere l’Orchestra e il Coro del teatro Regio e un cast di interpreti di eccezione in ‘Un ballo in maschera’ di Giuseppe Verdi.

Il nuovo allestimento andrà in scena per sei recite da mercoledì 21 febbraio prossimo fino a domenica 3 marzo ed è firmato da Andrea De Rosa, direttore del TPE teatro Astra di Torino

Saranno protagonisti del capolavoro verdiano Piero Pretti nei panni di Riccardo, Luca Micheletti, protagonista dell’ultimo don Giovanni, nel ruolo di Renato, e Lidia Fridman in quello di Amelia.

“Siamo emozionati e orgogliosi di accogliere nuovamente al teatro Regio il maestro Riccardo Muti – dichiara Mathieu Jouvin – insieme al direttore artistico Cristiano Sandri abbiamo programmato la stagione 2023/2024 intitolata ‘Amour toujours’intorno a due punti centrali, Giacomo Puccini, nell’anno delle celebrazioni del Centenario, e la presenza straordinaria del maestro Muti con una nuova produzione del capolavoro verdiano”.

Regista teatrale di prosa e opera lirica, Andrea De Rosa è statodirettore del Teatro Stabile di Napoli e ora è  alla direzione del TPE teatro Astra di Torino. Poche opere verdiane ebbero tanti problemi con la censura come “Un ballo in maschera “. Nel 1859, anno della sua prima messinscena, era scandalosa unadrammaturgia che prevedesse un regicidio, una scena di magia e un amore extraconiugale. Per Verdi fu una sfida irrinunciabile.

“La corte di Riccardo, governatore di Boston – afferma Andrea DeRosa  descrivendo un ‘Ballo in maschera’ – sarà costantemente immersa in un clima di festa. Sin dalla prima scena tratteggerò un’atmosfera di spossatezza, stanchezza, ubriacatura, come sefossimo alla fine di uno dei tanti balli in maschera che si svolgono in questa casa. Ho immaginato un Riccardo Giovine che, prima di essere governatore, è un uomo che sprigiona un’energia vitale simile, per certi versi, a  quella di don Giovanni. Per un uomo così l’amore impossibile per Amelia, la moglie del suo migliore amico, diventa il limite invalicabile che egli è tentato di scavalcare. Il lato oscuro di questo amore, che trascina i malcapitati verso la rovina e la morte, avrà il volto di Ulrica, maga e veggente che, come le streghe in Macbeth, darà la spinta definitiva a quello che stava già precipitando.

La maschera sarà il tema centrale di tutta l’opera, non soltanto nel Ballo finale, ma nella messa in scena di tutto lo spettacolo.

Il melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Antonio Somma tratto dal dramma di Eugène Scribe, “Gustave III, out le bal masqué” debuttò al teatro Apollo a Roma il 17 febbraio 1859 e non a Napoli come previsto, dopo un’estenuante disputa con la censura borbonica che impose a Verdi di mascherare i messaggi potenzialmente antimonarchici al centro della vicenda. Riccardo, conte di Warwick e governatore di Boston, Renato, suo segretario, Amelia, moglie di Renato, questi i personaggi principali. Il conte ha organizzato un gran ballo in cui potrà rivedere Amelia, la donna di cui è innamorato segretamente, ma che è sposata con Renato. Questi lo avverte di una congiura ordita dai suoi nemici Samuel e Tom, mentre l’indovina Ulrica predice che la morte di Riccardo avverrà per mano di Renato,  profezia che nessuno ascolta. La scoperta dell’amore tra Riccardo e Amelia convince Renato a collaborare per uccidere il conte. Tutto accade durante la celeberrima scena del ballo in maschera quando Riccardo viene colpito a morte da Renato, accecato dalla gelosia.

Nell’opera, tratta da una storia vera, convivono in equilibrio magistrale il comico e il tragico, la frivolezza del paggio Oscar,  unico personaggio en travesti del teatro verdiano, e la passionalità del duetto d’amore del II atto e della grande aria di Renato “Eri tu che macchiavi quell’anima”.

La nuova produzione si avvale delle scene estremamente elegantie raffinate di Nicolas Bovey, premio Ubu 2021 per la miglior scenografia de “La casa di Bernarda alba” e “Le sedie”, premio Ubu 2022 per il miglior disegno e luci de “La signorina giulia” e “I due gemelli veneziani”.

I costumi sono firmati da Ilaria Ariemme, torinese, ma che vive e lavora a Milano. I movimenti coreografici sono di Alessio Maria Romani, le luci di Pasquale Mari. Il coro del teatro Regio è istruito  dal maestro Ulisse Trabacchin.

Muti sarà nuovamente sul podio del Teatro Regio dopo esservi stato in “Così fan tutte” di Wolfgang Amadeus Mozart, presentato in streaming nel marzo 2021, e dopo Don Giovanni, sempre di Mozart, nel novembre 2022.

L’Anteprima Giovani, riservata agli under 30, è in programma lunedì 19 febbraio alle 20.

MARA MARTELLOTTA

Emma Stone è Belle, un lungo percorso verso la conoscenza e la libertà

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Yorgos Lanthimos, ateniese d’origine e classe 1973, fa cinema ormai da più di vent’anni, ventitrè per l’esattezza, lasciando presto le sponde dell’Egeo per essere chiamato a Hollywood e trovarvi successi e candidature agli Oscar e opere controverse. Film che non possono esimere nessun critico o spettatore dalla discussione, anche la più accesa, film che sconquassano, che non ti lasciano certo indifferente. Capolavori, come qualcuno li definisce senza alcun freno? Interessanti, controversi, barocchi, discontinui, assurdi, violenti, eccessivi, insopportabili, ammirevoli. Si ammirano e/o si detestano. Esci e avverti che qualcosa ti hanno lasciato, altro ti hanno immesso a forza. Capolavori io definirei “Il sacrificio del cervo sacro” e “La favorita” per la loro interiore quanto diversa “bellezza”, su altri titoli dubito.

Oggi, dopo il Leone d’oro veneziano, dopo gli osanna arrivati dalla stragrande parte della critica, arriva sugli schermi “Povere creature!” – con tanto di punto esclamativo ben in vista rispetto all’originale “Poor Thinghs” – che il regista ha affidato in primo luogo alla sceneggiatura di Tony McNamara, scivolato a sua volta nelle pagine dell’omonimo romanzo dello scozzese Alasdair Grey, scomparso nel 2019. E ci ritroviamo nuovamente a decidere quanto e se l’ultima fatica possa godere del termine “capolavoro”. Due Globe alle spalle e undici candidature agli Oscar di marzo, e qui pare che abbia già parecchie certezze sui podi definitivi e più alti: pieni convincimenti? leggi del cinema d’oltreoceano? la finale quanto inevitabile lotta con il superfavorito (assai più robusto) “Oppenheimer” per cui qualcuno non dormirà la notte e che dal giorno dopo la premiazione farà versare gli antichi fiumi d’inchiostro?

In una Londra vittoriana spruzzata qua e là da tracce di una fantasiosa modernità (scenografie di Shona Heath e James Price, oscarizzabilissimi, come i costumi della collega Holly Waddington), una donna, elegante nel suo abito blu, si suicida gettandosi da un ponte. In una fotografia (di Robbie Ryan, altra candidatura altra statuetta?) in bianco e nero, che si aprirà poi a sinfonie di colori, chiuso al riparo del suo gabinetto scientifico, cultore del più freddo positivismo, con il solo aiuto di un dolcissimo quanto in seguito innamoratissimo assistente, agisce il professor Godwin Baxter (Willem Defoe) – un viso distrutto e vistosamente ricucito, larghe orribili fessure che lo attraversano, una sorta di Frankestein uscito dalla mente di Mary Shelley, lo si udrà chiamare semplicemente God, radice divina, come il Godot beckettiano – che riporta alla vita la povera donna innestandole il cervello del feto che aveva in grembo. Ha inizio una storia d’amore e di protezione, una storia che s’immerge nell’horror, un percorso di ribellione e di emancipazione, un attraversamento di gironi danteschi a far assaporare tutto il male della terra, un urlo contro la sopraffazione dell’uomo nei confronti dell’essere femminile? Bella, questo il nome della nuova creatura, poco a poco impara ad assumere la posizione eretta, a leggere e a scrivere, a mangiare senza sputare nel piatto o addosso a chi è a tavola con lei; impara e predilige alla scoperta il piacere sessuale, quotidiano, mai trattenibile, fuori di ogni norma e misura.

Per soddisfarlo maggiormente, seguirà un avvocato (l’istrionico, famelico Mark Ruffalo), un bellimbusto che le farà gustare piaceri e viaggi attraverso varie città europee e non solo, sino all’ultima tappa parigina, in cui l’amante è messo di fronte ad una brusca ribellione e abbandona l’impresa, mentre Bella può anche saggiare i peccati del bordello e la varietà di esseri che ci bazzicano in cerca di compagnia. Nel ritorno a casa, sarà Bella a uscire netta vincitrice al traguardo di quel lungo, estenuante, eroticissimo (intriso di filosofia nelle chiacchierate di una coppia con cui si ritrova ad attraversare il mare) cammino: annientando in ultimo anche un preteso consorte, avendo appreso appieno quella scienza che un tempo vedeva operare dal suo forse folle professor Godwin.

Surreale, felicemente fanciullesco (come non sorridere davanti a quegli pseudo animali usciti fuori da una favola e dagli esperimenti di God?), sghembo, furbo (figuriamoci se il cinema si lasciava scappare il soggetto di Grey), liberissimo e trasgressivo come forse di rado si è visto sullo schermo, ardito per quanto riguarda il corpo (spesso nudo) e la interpretazione della protagonista, nonché coproduttrice, Emma Stone (è da incubo vedere come Lanthimos sappia rigirarsela tra le mani qui, dopo i già alti livelli della “Favorita”, e guardare soprattutto nella parte iniziale – la più convincente – i movimenti, le giravolte, gli squilibri, i gorgoglii, i gesti inaspettati con cui l’attrice riempie la sua Belle), probabilmente prossima migliore attrice anche se (e direi che il doppiaggio italiano insiste su questo versante) con lo svilupparsi del personaggio nelle varie stazioni di quella che potremmo intendere come la sua “crescita” tenda ad appiattirsi, s’egualizzi in una fissità (forse imposta?) che sottrae qualcosa a Belle. Anche se “Povere creature!” esula dal cinema che sta nelle preferenze e negli amori di chi scrive queste note, è innegabile la visionarietà, la costruzione di perenni fuochi d’artificio, la folle e strampalata immaginazione, il desiderio di stupire, il talento, il piacere nello sbrigliare il cervello e la pancia, da parte del regista, in un susseguirsi senza freni, smodato, ineguagliabile, di invenzioni e di aridità di (umani?) sentimenti, di sensazioni venute su allo stato brado. Viene il desiderio di andarsi a leggere subito subito “Poor Things” per vedere, conoscendo come a volte siano più stretti i confini del cinema, quanto della pagina scritta sia stato trasportato con fedeltà – tutta? in parte? – sullo schermo, quanto le pulsioni, gli smodati appetiti, la sfrontatezza, i desideri irrefrenabili, le novità di prospettiva, la lotta forse non del tutto chiarita della protagonista nemmeno a se stessa siano state rese da Lanthimos.

Per te, che puoi fare a meno di me

Mostra-evento effimera dedicata alle Storie d’Amore interrotte, allo spazio Antro

Antro, 14/02/24, Torino, Largo Saluzzo 34/e – In occasione della festa degli innamorati, che quest’anno coincide con il Mercoledì delle ceneri, dopo l’ultimo giorno di Carnevale, Antro accoglierà una mostra-evento effimera dedicata alle storie d’amore interrotte. Questo evento trae ispirazione dal progetto Brokenships e dal Museum of Broken Relationships di Zagabria, promuovendo una riflessione sulla natura mutevole e spesso dolorosa dell’amore.
La giornata del 14 febbraio sarà un’opportunità alternativa per esplorare e riscoprire il significato dell’amore attraverso una varietà di esperienze artistiche e interattive. La mostra-evento si propone di celebrare il gioco delle forme che l’amore assume nelle vite di ciascuno di noi, offrendo uno spazio sicuro per la condivisione e la riflessione sulle esperienze passate.
Gli oggetti esposti rappresenteranno testimonianze tangibili di storie d’amore finite, invitando i visitatori a esplorare la complessità delle relazioni umane e a riconsiderare il significato dei simboli materiali o virtuali che hanno segnato il proprio percorso sentimentale.
La mostra-evento, aperta al pubblico dalle 16 fino alle 23, offrirà un’occasione unica per partecipare ad un’azione di risignificazione personale e collettiva. Antro e le sue stanze si trasformeranno in uno spazio di introspezione e meditazione, dove ognuno sarà invitato a esplorare la propria connessione con l’amore e la sua presenza nella vita quotidiana attraverso le emozioni che accompagnano una rottura d’amore. Sul tema, l’evento ospiterà anche un concerto, una performance e una stand-up comedy.

L’ingresso è gratuito per tesserati Antro, la prenotazione è consigliata al fine di garantire un’esperienza migliore. Di seguito il link: https://bit.ly/42G9ndm

Per ulteriori informazioni e dettagli sull’evento:
Pagina Instagram di Antro: @antro_torino Mail: info@antropo.it
Numero di telefono: +39 3667304077

All’Auditorium Rai il celebre Concerto di carnevale

 

 

In programma martedì 13 febbraio alle 20:30, all’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino il tradizionale concerto di Carnevale, trasmesso in live streaming sul portale di RAI Cultura e in diretta su Radio 3.

Sul podio il direttore d’orchestra americano, e di origini estoni, Kristjan Järvi, frequente ospite dell’OSN RAI. Anche produttore, compositore e arrangiatore, ha all’attivo più di 60 album e ha calcato i più rinomati palcoscenici internazionali, dirigendo il grande repertorio da Wagner a Čajkovskij, passando per la musica contemporanea di Steve Reich fino al rock alternativo dei Radiohead. Il programma prevede l’apertura affidata al Can Can tratto da “Orfeo all’inferno” di Jacques Offenbach, fino all’Ouverture de “Il pipistrello” di Johann Strauss Junior, passando per una serie di pagine danzanti come il valzer “Gold und Silber” op. 79 di Franz Lehár o la Danza spagnola tratta da “La vida breve” e la danza finale da “El sombrero de tres picos” di Manuel de Falla. Il programma è completato dalla Toccata “Little train of Caipira” dalla Bachianas brasileiras n. 2, dalla “Fête polonaise” da ‘Le roi malgré lui’ di Emmanuel Chabrier e da “Errinerung an Ernst, oder ‘Der Karneval in Venedig’”di Johann Strauss padre, in pieno spirito carnevalesco. Non mancano celebri pagine operistiche come la sinfonia da “L’italiana in Algeri” di Gioacchino Rossini e la sognante “Barcarolle” dai Racconti di Hoffmann di Offenbach.

Biglietti in vendita sul sito dell’OSN RAI e presso la biglietteria dell’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino

Biglietteria.osn@rai.it

Info: 011 8104653

 

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino. Jethro Tull e Paola Turci

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. All’Hiroshima Mon Amour serata in ricordo di Roberto “Freak” Antoni.

Mercoledì. Al Peocio di Trofarello si esibisce il batterista Aquiles Priester. Al Museo d’Arte Orientale suona il trio Sirom. Allo Ziggy si esibiscono le Asagraum. Al Blah Blah sono di scena i Constant Smiles con il duo Clementine Valentine. Al Circolo Mossetto si esibisce Federico Sirianni e il duo Merakee.

Giovedì. Al Cafè Des Arts suona il trio del chitarrista Christian Coccia. Al teatro Colosseo arrivano i “mitici” Jethro Tull di Jan Anderson. Al Blah Blah si esibiscono i Fvzz Popvli mentre al Magazzino sul Po è di scena il cantautore Lepre. Al Cap 10100 suonano i Tropea.

Venerdì. Al Circolo della Musica di Rivoli si esibiscono Enzo Avitabile e Peppe Servillo. All’Hiroshima è di scena Dente. Al Magazzino di Gilgamesh per la rassegna blues si esibisce il cantante LeBron  Johnson. Al Folk Club suona il leggendario sassofonista dei Blues Brothers Lou Marini. All’Off Topic si esibisce Ibisco mentre all’Imbarchino suonano i Big Cream. Al Blah Blah sono di scena i Fratelli Lambretta  Ska Jazz. Allo Spazio 211 si esibiscono i Vintage Violence.

Sabato. Al Concordia di Venaria canta Paola Turci. Al Cap 10100 hip hop con Sa-Roc. Alla Suoneria di Settimo si esibisce Lucio Corsi. Allo Spazio 211 è di scena Any Other. Allo Ziggy suona il duo Selofan.

Domenica. Al Blah Blah Punk rock con gli Hi Fi Spitfires.

Pier Luigi Fuggetta

”Danza nel tempo” è il nuovo album di inediti del fisarmonicista Luca Zanetti

Sarà ospite il 17 febbraio del Caramella Choco Bistrot

 

È uscito un nuovo album di inediti del fisarmonicista piemonteseLuca Zanetti in duo con Paola Torsi al violoncello, intitolato “Danza nel tempo”. In questo album Zanetti compone musica descrittiva.  Sono sette brani come sette visioni dedicate a personaggi comuni  che, con le loro storie ordinarie, fanno riemergere pulsioni, ricordi, sentimenti,  anche con forza.

Si tratta di racconti musicali precisi, dettagliati, interiorizzato e restituiti, che parlano direttamente alla parte più  profonda dell’ascoltatore. Sono voci narranti di cui si avverte intera l’emozione e tutta l’intensità espressiva.

Fondamentale è  anche la sensibilità,  oltre che i colori musicali, che Paola Torsi riesce a donare all’opera. Il violoncello, infatti,  dialoga con il mantice della fisarmonica in modo colto, elegante, tanto da sembrare un’ulteriore voce narrante. Basti ascoltare il ‘tema di Shari’ per vedere, attraverso la musica, una bambina che cammina tra le macerie  di una guerra che non le appartiene. Le corde del collo diventano i battiti del suo cuore, mentre i tasti della fisarmonica disegnano una melodia infantile e struggente. O in “Deportati” il suono contemporaneo  dei due strumenti assume le sembianze dei treni della morte che giungevano nei campi di concentramento, evocando  a tratti lo stridere acuto delle ruote contro i binari.

La ragazza ritratta sulla copertina rappresenta l’ottava visione, figura odierna che non nasconde le sue difficoltà,  anzi mostra il braccio artificiale senza pudori, vagheggiando dolcemente a occhi chiusi la sua personale “danza nel tempo” verso il futuro.

Scritto, arrangiato e registrato in presa diretta, in questo lavoroZanetti e Torsi raggiungono un’intesa che riesce sapientemente a valorizzare le potenzialità timbriche di fisarmonica e violoncello. In esso c’è tutto il suono e il tocco di Zanetti, la sua maturità artistica e la sua volontà di sperimentare e di stupire.

Sabato 17 febbraio Zanetti si esibirà  al Caramella Choco  Bistrot, lo spazio accogliente e quasi fiabesco che ha aperto la casa editrice guidata da Paola Caramella nel quartiere Cit Turin, in corso Francia 34.

MARA MARTELLOTTA