SPETTACOLI- Pagina 79

I vincitori di Lovers diretto da Vladimir Luxuria

Il più antico festival sui temi LGBTQI+ d’Europa e terzo nel mondo

 

I FILM PREMIATI | LE MOTIVAZIONI

ALL THE LOVERS/ OTTAVIO MAI AWARD FOR THE BEST FEATURE

Presidente di giuria: Roberta Torre

 

LES TORTUES/TURTLES di David Lambert

Sorretto da una scrittura serrata e da un ritmo incalzante, un film che ci conduce all’interno di una relazione e dei suoi struggenti addii. Un film che da voce a una generazione difficilmente rappresentata nell’immaginario cinematografico e che ancora oggi conserva la preziosa memoria della storia LGBTQI+, ma al contempo allarga la visuale a un sentimento d’amore universale: il matrimonio e il divorzio come diritti che appartengono a tutte e a tutti.

Il racconto della sessualità e i mutamenti del corpo con l’avanzare degli anni ci conducono alla scoperta di nuove dimensioni della vita.

MENZIONE SPECIALE

ÚSVIT /WE HAVE NEVER BEEN MODERN di Matej Chlupacek

La giuria del concorso lungometraggi ha deciso di attribuire una menzione speciale al film ÚSVIT/We Have Never Been Modern. Per la rappresentazione dell’intersessualità messa in scena con una cinematografia formalmente impressionante, che riesce a calare nel lontano 1937 una tematica particolarmente attuale.

 

 

REAL LOVERS / REAL LOVERS AWARD FOR BEST DOCUMENTARY

Presidente di giuria: Alexander Mello

 

M IS FOR MOTHERS di Lívia Perez

Per la sua capacità di partire dal contesto quotidiano di un percorso verso la genitorialità per esplorare tematiche più profonde e sfaccettate; per la sua messa in scena delicata e al tempo stesso viscerale; per la sua forza nell’affermare lo sguardo e l’esperienza femminile nello scenario contemporaneo sia a livello politico che a livello cinematografico. Il premio della giuria Real Lovers 2024 va a M is for Mothers di Lívia Perez.

FUTURE LOVERS / FUTURE LOVERS AWARD FOR BEST SHORT FILM

Presidente di giuria: Luca Bianchini

 

TU TIJERA EN MI OREJA di Carlos Ruano

Per la capacità di giocare con gli stereotipi e di ribaltarli, con una storia avvincente, dai dialoghi serrati, che affronta comicamente il tema della vergogna e della vendetta, vince il concorso Future Lovers 2024, Tu Tijera En Mi Oreja di Carlos Ruano.

 

MENZIONE SPECIALE

UNA NOTTE di Alessio Vasarin

“Ho visto lui che bacia lui, che bacia lei che lo dice a me”, canterebbe Annalisa. In una città un po’ onirica, tra silenzi e strane apparizioni, la verità appare l’unica via d’uscita. Ma la notte non porta consiglio. Menzione Speciale della Giuria Future Lovers 2024 A Una Notte di Alessio Vasarin.

 

GIURIA YOUNG LOVERS – PREMIO MATTHEW SHEPARD

DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada

Raccontare è sempre raccontarsi, per cercare di dare, attraverso la propria esperienza, risposte che diventano universali; un film che racconta la fame di vita, di sperimentazione e di amore dell’adolescenza e il suo ripercuotersi urgente nell’intera esperienza umana; un film onesto, nel più alto significato che questa parola può valere per l’arte.

La giuria Young Lovers assegna il premio Matthew Shepard a DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada.

 

PREMIO GIO’ STAJANO

ÚSVIT/WE HAVE NEVER BEEN MODERN di Matej Chlupacek

Per aver raccontato la rarità e la preziosità di un tema sinora poco affrontato cinematograficamente come quello dell’intersessualità, con grande delicatezza e scientifica incisività negli anni ’30 del novecento. Una fotografia struggente e una storia queer di un mondo che cambia, sempre in tensione tra modernità e tradizione e dove la figura femminile di Helena è uno schiaffo al perbenismo della civiltà odierna, che nel nuovo millennio non ha ancora completamente accettato l’amore tra due uomini o tra due donne o l’identità trans e non binaria.

 

PREMIO TORINO PRIDE

THE JUDGMENT di Marwan Mokbel

The Judgment ci ha completamente devastatə. C’è molta politica, sviluppata sul terreno fertile di una antropologia culturale evidente e tanti temi affrontati, primo tra tutti il costante rapporto tra religione ed omosessualità, sia in negativo (il peccato) che in positivo (l’amore). La rappresentazione delle due visioni sul proprio orientamento sessuale è affidata alle due madri dei due fidanzati; entrambe usano la religione ma in due modi opposti, la prima giudica, la seconda accoglie e propone una visione più personale e intima che aiuta il protagonista ad accettarsi. È bello vedere raffigurate le diverse visioni e le diverse famiglie. C’è amore, tanto amore, così come c’è dolore, un dolore psicologico che lascia segni sul corpo. C’è cura, come sofferenza che porta all’accettazione. Il trauma è stato affrontato e finalmente il protagonista è pronto a meritarsi l’amore.

 

I PREMI DEL PUBBLICO

 

AUDIENCE AWARDS

 

ALL THE LOVERS

DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada

 

REAL LOVERS

CE QUI NOUS LIE / THE BOND BETWEEN US di Sonam Larcin

 

FUTURE LOVERS

IT BURNS di Kate Maveau

 

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Il Lovers Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del MiC,della Regione Piemonte e del Comune di Torino.

I MAGHI DI OZ Musical a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 21 aprile, ore 19

L’ultimo appuntamento della stagione di Lirica e Musical a Corte nella Palazzina di Caccia di Stupinigi racchiude tutta la storia del musical in un’unica storia: quella di Oz. “I Maghi di Oz” segue infatti l’odissea di Dorothy e Bobo catapultati nel mondo di Oz, raccogliendo le canzoni più belle che hanno arricchito la narrazione nel corso degli anni.

Si parte ricordando il musical del 1902 dello stesso autore dei 14 romanzi del ciclo di Oz, Frank Baum; poi si omaggia il film con Judy Garland del 1939 con le canzoni di Harold Arlen, una fra tutte: Over the Rainbow. Ci si scatena con la versione all-black The Wiz, diventato un film del 1977 con Diana Ross e Michael Jackson e con le potenti arie dal famosissimo prequel Wicked di Stephen Schwartz del 2003. Per poi finire con le canzoni aggiunte da Andrew Lloyd Webber a quelle di Arlen per il nuovo The Wizard of Oz, ora in scena a Londra.

PROGRAMMA

Over the rainbow, da The Wizard of Oz (1939)

Wonders of the world, da The Wizard of Oz, di A.l. Webber & t. Rice (2011)

Munchkinland/ Ding-Dong! The witch is dead, da The Wizard of Oz (1939)

The Wizard and I, Dancing through life, Popular, Defiyng gravity, da Wicked (2003)

Follow the yellow brick road, da The Wizard of Oz (1939)

Soon as I get home, da The Wiz (1974)

If I only had a brain, da The Wizard of Oz (1939)  

If I only had a heart/We’re off to see the Wizard, da The Wizard of Oz (1939)

What would I do if I could feel, da The Wiz

If I only had the nerve/We’re off to see the Wizard, da The Wizard of Oz (1939)

(I’m a mean) old lion, Ease on down the Road pt.1, da The Wiz

Red shoes blues, da The Wizard of Oz (2011)

Hail-Hail! He witch is dead!, da The Wizard of Oz (1939)

(Everybody rejoice) brand new day, So you wanted to meet the wizard, Home, da The Wiz

Home is a place in your heart, da The Wizard of Oz (2011)

CREDITI

Voci: Andrea Ascari, Davide Cantore, Iacopo Cristiani, Chiara Gazzin, Francesco Iorio, Vittoria Montanari, Lucia Russo

Pianoforte: Giuseppe Guerrera

Progetto e testi: Andrea Ascari

Direzione amministrativa: Davide Ienco

La rassegna Lirica e Musical a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazionecon STM – Scuola del Teatro Musicale e Fondazione Ordine Mauriziano.

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 21 aprile, ore 19

I maghi di Oz

Biglietto a prezzo unico con posto assegnato: 30 euro, con aperitivo

Info e prenotazioni: 011.6279789biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.it

Al Serenissimo di Cambiano la prima stagione si chiude con “Piccoli crimini condominiali”

Si conclude la prima stagione del teatro Serenissimo di Cambiano sotto la nuova gestione di E20 in Scena, e del direttore artistico Stefano Mascani, con una commedia che sta riscuotendo un notevole successo: “Piccoli crimini condominiali” di Giuseppe della Misericordia, per la regia di Teo Guadalupi. Ussi Alzati e Barbara Bertato sono le due interpreti della commedia. L’improvvisa dipartita di un anziano vicino di casa scatena nelledue cugine il senso di rivalsa che da sempre covano contro lo Stato, contro i vicini e anche contro se stesse. La scelta più giusta per loro sembra quella di far sparire il corpo dell’uomo per continuare a incassare la sua pensione. Le due donne decidono così di prendersi, con cinica leggerezza, quello che pensano di meritare, cercando di costruirsi una vita più felice. Nella loro strategia c’è anche qualche altro vicino da far sparire e altrepensione da incassare…

“In questa commedia viene portato all’esasperazione un sentimento tipicamente italiano, quello di essere ingannati dallo Stato – dichiara l’autore della commedia Giuseppe della Misericordia- Le due protagoniste hanno l’occasione per la prima volta di prendersi una rivincita sullo Stato e ne approfittano in modo grottesco, fino a perdere il controllo o, inevitabilmente, a diventare vittime di se stesse. D’altronde le due donne non sono quasi mai d’accordo tra di loro, e di fronte a ogni decisione tentano comicamente la via del voto, ritrovandosi perennemente con le mani alzate e due voti contrari e inconciliabili”.

Una commedia diretta da Teo Guadalupi, con un ritmo serrato che divertirà moltissimo.

La biglietteria del teatro Serenissimo è aperta sabato 20 aprile dalle ore 15

Info e prenotazioni: E20 in Scena 392 6405385

 

Mara Martellotta

L’attualità delle Supplici di Euripide in scena al TPE

 

 

Sarà in scena dal 19 al 21 aprile prossimo al TPE Teatro Piemonte Europa la tragedia ‘Le Supplici’, una scrittura risalente al 423 a.C., ma che risuona forte e chiara alle orecchie di un cittadino del terzo millennio.

Nella tragedia ‘Le Supplici’, scritta da Euripide e rappresentata per la prima volta tra il 423 e il 421 a.C, un gruppo di donne di Argo, madri dei guerrieri argivi morti nel fallito assalto a Tebe (lo stesso raccontato da Eschilo nei ‘Sette contro Tebe’) si riunisce presso l’altare di Demetra ad Eleusi per supplicare gli ateniesi di dare degna sepoltura ai figli, perché i tebani negano la restituzione dei cadaveri. Il re ateniese Teseo, grazie all’intercessione della madre Etra, decide di aiutarle. Un araldo tebano giunge a intimare a Teseo di non intromettersi negli affari di Tebe, ma Teseo, invano, tenta di indurre l’araldo all’osservanza della propria legge che impone di onorare i morti ingaggiando con lui un dialogo in cui il re difende i valori di democrazia, eguaglianza e libertà di Atene, contrapposti a quelli di Tebe. L’accordo non viene trovato e la guerra tra le due città diventa inevitabile. Il re di Argo, Adrasto, che accompagna le madri, si incarica di celebrare i caduti con un discorso. Entra così in scena il corteo con i corpi dei capi argivi caduti. Adrasto recita l’elogio di ciascuno di essi e si procede quindi al rito funebre. Per volontà di Teseo il rogo di Capaneo è allestito separatamente dagli altri, al fine di onorare l’eroe colpito dal fulmine di Zeus. La moglie di Capaneo, Evadne, non reggendo alla commozione, per riunirsi al marito, si getta sul rogo in fiamme. Mentre i figli dei caduti sfilano con le ceneri dei propri cari, finalmente sepolti, ex machina compare Atena, che fa impegnare Adrasto e Teseo a una solenne alleanza tra Argo e Atene.

A partire dal testo originale di Euripide, la drammaturgia curata da Serena Sinigaglia e Gabriele Scotti ha rielaborato la nuova traduzione realizzata appositamente da Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi.

Tra gli interventi si segnala l’inserimento, in forma mimetica, di brani di altri autori, tra cui Platone, Machiavelli e Emil Cioran. Il risultato è compatto e potentemente significante.

Sette madri sono sette attrici, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Virginia Zini, Sandra Zoccolan e Debora Zuin.

“Queste attrici straordinarie cui mi lega un lungo sodalizio artistico – spiega la regista Serena Sinigaglia – interpreteranno dunque il coro delle Supplici e vestiranno di volta in volta i panni dei diversi personaggi della tragedia, da Teseo all’araldo tebano, da Etra a Adrasto, il messaggero, il coro dei bimbi, Atena.

Un rito funebre che si trasforma in un rito di memoria attiva, un andare a scandagliare le ragioni politiche che hanno portato alla morte i figli e, più in generale, alla distruzione dei valori dell’umanesimo. Che siano le donne a compiere questo viaggio di ricostruzione e conoscenza mi è parso necessario e naturale. La nuova traduzione è stata affidata a Maddalena Giovannelli, grecista con la quale collaboro da tempo. I cori cantati dal vivo sono curati da Francesca della Monica”. La stagione 2023/2024 del TPE Teatro Astra ha per tema la cecità.

“Tutti sono ciechi – afferma la regista Serena Sinigaglia – compresi gli dei. La loro cecità consiste in un principio che Euripide individua ed esprime, in maniera straordinariamente lucida e potente, attraverso la voce di Adrasto, lo sconfitto re di Argo: “La vera vittoria sta nell’arrendersi a se stessi e nell’impossibilità di andare avanti. Chi merita fiducia è colui che impara a perdere. Lo spettacolo si interroga sull’inarrestabilità della violenza nel mondo, sul perché la storia dell’uomo sia un susseguirsi di guerre, una dopo l’altra. Euripide prova a suggerirci ancora oggi di rinunciare al voler vincere e trionfare per trovare una dimensione più umana, non dominata dalla violenza che rende tutti i governi uguali, una sola grande oligarchia che si fonda sulla sopraffazione”.

 

Fondazione Teatro Piemonte Europa

Via Rosolino Pilo 6, Torino

 

Mara Martellotta

Omaggio a Venezia all’Auditorium Giovanni Agnelli 

 

 

Un omaggio a Venezia, naturale crocevia di popoli e culture che, nei secoli, ha corrisposto la vocazione di essere un ponte tra Oriente e Occidente. Si tratta di un paesaggio sonoro immaginario nel segno della contaminazione fra generi, ispirato alle opere barocche di Antonio Vivaldi.

Il nuovo progetto personalissimo proposto dal violoncellista e compositore Giovanni Sollima, martedì 23 aprile alle ore 20.30, si intitola “Al-Bunduqiyya. Il concerto perduto”. Dopo il fortunato esordio dello scorso anno, l’eclettico e virtuoso siciliano torna a Lingotto Musica in compagnia del violino concertatore di Federico Guglielmo, noto studioso di Tartini e della musica strumentale veneziana, e dell’orchestra il Pomo d’Oro, specialista nella prassi esecutiva storica e già protagonista in stagione nel 2023.

Questo concerto – afferma Sollima – riprende nel titolo l’antico nome di Venezia quale luogo di convivenza, comunità e culture diverse provenienti dal Mediterraneo, dalle terre del Nord e dal levante. Si tratta di uno straordinario lavoro di montaggio di frammenti del passato, della musica classica e popolare, con l’obiettivo di aprire le composizioni a possibilità inedite e regalare alla musica una vita nel tempo attuale dell’esecuzione e dell’ascolto”.

Nel corso del concerto verranno eseguiti, di Vivaldi, il concerto per violino e violoncello RV 547, il concerto per violino e violoncello RV 544 e il recitativo dal concerto per violino RV 208. Di Giuseppe Tartini verrà eseguito il “Lieto ti prendo e poi”, aria del Tasso e gondoliera. Di Giovanni Sollima il Concerto Perduto, Moghul e The Family Three.

Il concerto in si bemolle maggiore RV 547 vede in evidenza la partecipazione del violino e del violoncello, dopo una breve introduzione lenta a carattere recitativo, gioiello risalente agli anni Venti del Settecento e scritto per soliste di spicco fra le trovatelle dell’Ospedale della Pietà. Esuberanza di fantasia inventiva e eccezionale sensibilità timbrica sono alla base della musica di Vivaldi, sempre caratterizzata dalla nettezza di disegno melodico, da una vivacità di fraseggio e di contrasti ritmici. La sua scrittura musicale è sempre chiara e trasparente sia nei tempi lenti che in quelli allegri, e certi adagi dei suoi concerti rivelano una sorprendente concentrazione emotiva e una efficace essenzialità espressiva, così da raggiungere una maniera di composizione nuova. Chiude la prima parte un altro brano popolare di impronta esotica, il canto abanese “Moje Bokura”, conosciuto a Venezia dalla fine del Seicento, dopo l’annessione del Peloponneso da parte della Serenissima. Nella seconda parte si ascolteranno anche due brani di Sollima, “Moghul” del 2018, che riecheggia suoni del lontano Oriente, e “The Family Three” del 2007, ispirato a riflessioni sull’ambiente e sul cambiamento climatico. Chiudono la serata due composizione del Prete Rosso, il concerto in fa maggiore “Proteo-ossia il mondo al rovescio” e il Recitativo dal concerto in re maggiore “Grosso Mogul”, che ricorda certe struggenti melodie zingare.

Fondato nel 2012, il Pomo d’Oro ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra i quali l’Opus Classic, il Premio Abbiati, il Diapason d’Or e lo Choc de classica. Giovanni Sollima è il compositore italiano più eseguito nel mondo, collabora con artisti di fama mondiale come Riccardo Muti, Yo –Yo Ma, Patti Smith, Stefano Bollani e Paolo Fresu. Per il cinema, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musiche per Peter Greenway, Bob Wilson, Carlos Saura, Peter Stein e Caroline Carlson.

Il concerto sarà preceduto dalla presentazione del volume “Vivaldi – il buio e la luce” di Orlando Perera, alla presenza, insieme all’autore, di Nicola Gallino, Sala Madrid, ore 18.30

 

Mara Martellotta

 

La solitudine. Parliamone al Circo

In arrivo a Cavallermaggiore, nel Cuneese, il Circo “Madera” con lo spettacolo “Canto Ergo Sum”

Giovedì 18 aprile, ore 20,30

Cavallermaggiore (Cuneo)

Anteprima del Festival di Circo “Istantanea 2024”, organizzato dall’Associazione torinese “Cordata FOR” (in collaborazione con “Piemonte dal Vivo” ed il sostegno del “Ministero della Cultura”) che sbarcherà con le sue due “arene” a Cavallermaggiore, in piazza Baden Powell, da venerdì 3 a domenica 5 maggio, “Canto Ergo Sum” di “Circo Madera” approderà al “Salone Teatro San Giorgio” (via Turcotto, 1) della storica cittadina cuneese, giovedì 18 aprile, alle 20,30.

Sul palco, attrice e regista, Silvia Laniado, cantante comica, attrice e docente di vocalità, oltreché direttrice artistica, con Martina Soragna, del Festival Internazionale “Pagliacce” che, proprio quest’anno, toccherà la sua terza edizione e che, negli ultimi due anni, ha portato a Torino, le migliori artiste internazionali della comicità, di professione clown. Al centro dello spettacolo, un tema di grandissima attualità e su cui, in verità, c’è ben poco da ridere, ma che nelle mani nei gesti e nella voce della Laniado si trasforma mirabilmente in ghiotta occasione per indurre attrice e pubblico alla comicità e alla risata. Come al circo, del resto, si conviene. Quale tema? La “solitudine”! Ohibò… e che ci sarà mai da ridere? Eppure … Provare per credere!

Quello di Silvia Laniado è un personaggio bizzarro, irriverente e disordinato. Stanco di una quotidianità in cui non si sente compreso, chiude i contatti con la Terra e parte per un viaggio solitario in esplorazione dell’universo. E allora, a bordo della sua navicella, ci trasporta nel suo mondo interiore con una comicità che diverte ed emoziona, facendo ragionare, attraverso la risata.

Vera protagonista di questa storia è la “voce”.

Voce capace di farsi “virtuosismo, strumento musicale, narrazione”. Musiche, rumori e suoni sono realizzati unicamente dall’interprete. Che si tuffa, con eccelsa abilità, in citazioni di brani classici e contemporanei dando vita ad una storia “raccAntata”, in cui l’attrice sfrutta la “loop station” per registrare dal vivo diversi suoni e sovrapporli l’uno all’altro fino a creare una sorta di “orchestra vocale”.

“Canto Ergo Sum”, nel segno dello spirito del Festival di Circo “Istantanea” è adatto a tutti, a un pubblico dagli otto anni in su e sa ben parlare tanto ai bambini quanto agli adulti.

Per info e prenotazioni: tel. 351/5488100 o istantanea@cordatafor.com

g. m.

Nelle foto: Silvia Laniado in due momenti di “Canto Ergo Sum”

“A tarda notte mentre dormi, Poison Ivy arriva strisciante in giro”

Music Tales, la rubrica musicale

“Avrai bisogno di un oceano,

Di lozione alla calamina.

Ti gratterai come un cane,

Nel momento in cui inizi a fare casino!

Poison Ivy,

Poison Ivy,

A tarda notte mentre dormi,

Poison Ivy arriva strisciante in giro.”

Poison Ivy è una canzone Doo-wop del 1959 del gruppo musicale statunitense dei The Coasters.

Successivamente la canzone è stata reinterpretata in diverse chiavi musicali da gruppi come The Rolling Stones, Manfred Mann, The Hollies, The Lambrettas e Giuliano Palma & the Bluebeaters.

Per coloro che non ne sono a conoscenza il doo-wop, scritto anche doowop o doo wop, è un genere di musica del rhythm and blues che ha avuto origine nelle comunità afroamericane durante gli anni ’40, principalmente nelle grandi città degli Stati Uniti, tra cui New York, Filadelfia, Pittsburgh, Chicago, Baltimora, Newark, Detroit, Washington DC e Los Angeles.

Fondati nel 1955 dalle ceneri dei Robins, che avevano firmato per la Spark Records l’anno precedente, i The Coasters collaboravano con il duo di produttori Leiber e Stoller, i quali decisero di lasciare l’etichetta per entrare nel roster dell’Atlantic Records.

Quando questi ultimi proposero alla band di recidere il contratto con la loro casa discografica ed entrare nelle file dell’Atlantic, solo Carl Gardner e Bobby Nunn accettarono. Poco più tardi, alla formazione si aggiunsero Leon Hughes e Billy Guy. Tra le hit più importanti dei Coasters vi sono Charlie Brown, Along Came Jones, Little Egypt, Yakety Yak, Young Blood e Searchin’. Nel 1999 vennero inseriti nella Vocal Group Hall of Fame.

Ho scelto questo brano perchè sono una amante del doo wop e mi fa stare leggera.

Coverizzata inverosimilmente questa canzone è un tributo umoristico, si può dire.

La canzone parla di una ragazza conosciuta come “Poison Ivy”. Viene paragonata al morbillo, alla parotite, alla varicella, al comune raffreddore e alla pertosse, ma è considerata peggiore, perché “l’edera velenosa, Signore, ti farà prudere”.

Secondo il paroliere Jerry Leiber, “Pura e semplice, ‘Poison Ivy’ è una metafora di una malattia sessualmente trasmissibile”. La canzone fa anche riferimento ad altri fiori come una rosa e una margherita.

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

 

 

 

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=lbrtRlAtNys

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Al via la 39° edizione di Lovers

Il più antico festival sui temi LGBTQI+ d’Europa e terzo nel mondo diretto da Vladimir Luxuria

(Torino, dal 16 al 21 aprile, Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema)

 

6 giorni, 53 film in programma, 4 anteprime mondiali, 6 internazionali,

3 europee e 28 italiane

 

Madrina della serata di apertura in Mole: Maria Grazia Cucinotta

(ore 18.30)

Natascia Maesi e Tekemaya al Cinema Massimo

(ore 20.30)

 

 

A Torino, dal 16 al 21 aprile – presso il Cinema Massimo, la multisala del Museo Nazionale del Cinema – va in scena la 39° edizione del Lovers Film Festival, il più antico festival italiano sui temi LGBTQI+ (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali) diretto da Vladimir Luxuria e fondato da Giovanni Minerba e Ottavio Mai che prosegue il percorso triennale che lo porterà a festeggiare, l’anno prossimo, il suo quarantesimo anniversario.

53 film in programma, 4 anteprime mondiali, 6 internazionali, 3 europee e 28 italiane (cfr. programma allegato). Sarà in cartellone sabato 20 alle 18, l’unica proiezione italiana del documentario di Carlos López Estrada e Zac Manuel Lil Nas X: Long Live Montero(Usa, 2023, 95 min.) sulla vita del celebre rapper afroamericano originario di Atlanta.

“Siamo lieti che sia Vladimir Luxuria a condurre il Lovers Film Festival in questa sua ultima edizione prima del quarantennale – sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema – È lei che con il suo entusiasmo e la sua sensibilità sta portando il festival verso un traguardo che lo conferma evento fondamentale per una rappresentazione autentica, paritaria e sensibile alle istanze della comunità LGBTQI+. Anche quest’anno la selezione si configura internazionale, abbracciando appieno la storica vocazione del festival a dare voce a prodotti cinematografici provenienti da tutto il mondo.

Due le produzioni nazionali in selezione e confidiamo che col tempo questo numero aumenti per rispecchiare la pluralità di sguardi e prospettive artistiche che declinano il tema nel cinema italiano e farne veicolo di diritti inalienabili”.

 

Vladimir Luxuria

Per il quinto anno, e sino al compimento del quarantesimo compleanno del festival, Lovers sarà diretto da Vladimir Luxuria, attivista, scrittrice, personaggio televisivo, attrice, cantante e drammaturga, celebre anche per la sua attività politica. La direttrice sarà affiancata da Angelo Acerbi,assistente alla direzione e responsabile della selezione e dai selezionatori Elisa Cuter e Alessandro Uccelli.

“Quest’anno, in un clima di odio e di guerra, abbiamo deciso di rispondere con l’amore che, infatti, è anche il tema della nostra immagine guida, firmata da Valenti Stecchi. Un bacio al cinema, il gesto simbolo dell’amore. Un bacio fra due uomini che fa commuovere un uomo e una donna che stanno vedendo il film. La dimostrazione che quando l’amore viene narrato bene smuove i sentimenti di tutte e tutti Non potevamo, poi, che dedicare il festival di quest’anno a Sandra Milo che ci guarderà da una nuvoletta attorniata da angeli pensando ‘non fate così, non soffrite, io sto bene’ – dichiara Vladimir Luxuria – lei è stata una delle persone più buone che io abbia conosciuto nel mondo dello spettacolo. Sempre a disposizione. Sempre energica. Non è solo la perdita di una grande attrice ma di un punto di riferimento per il mondo del cinema mondiale”.

La serata di apertura

A inaugurare il festival, martedì sera, alle 18,30 in Mole Antonelliana, la madrina 2024 Maria Grazia Cucinotta,protagonista di un talk con Vladimir Luxuria. Entrambe, sempre nel giorno di debutto del Festival ma al Cinema Massimo, saranno protagoniste della serata prima del film di apertura (ore 20,30 al Cinema Massimo in Sala Cabiria). Interverrà anche la presidente di Arcigay nazionale Natascia Maesi.

La Drag Queen Tekemaya – cantante e vocalist per Muccassassina, Mammamia, Gorgeus, e molti altri locali, che ha rappresentato l’Italia a Bruxelles, a Cantando per l’Europa, tra il 1999 e il 2001 – sarà ospite, sia in Mole Antonelliana sia al Cinema Massimo, così come in tutte le serate seguenti.

La pellicola di apertura sarà Duino di Juan Pablo Di Pace (Usa/Argentina/Italia, 2024, 108 min.) C’è una sacralità nell’innamorarsi per la prima volta: un evento spesso totalizzante che non possiamo più rivivere una volta terminato. Matias, regista argentino quarantenne, è alle prese con un film incompiuto ispirato al suo primo amore: l’oggetto è Alexander, un amico svedese conosciuto in una scuola internazionale in Istria negli anni Novanta.  Quando Alexander viene improvvisamente espulso, Matias deve districarsi tra emozioni non dichiarate al mondo e a sé stesso. Un racconto di formazione metacinematografico, basato su una storia vera. Sarà presente il regista in sala.

Dantone sul podio dell’Auditorium Rai. Solista il giovanissimo violinista Vikram Francesco Sedona

Giovedì 18 e venerdì 19 aprile

 

Torna per la seconda settimana consecutiva, sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Ottavio Dantone, uno degli interpreti più apprezzati di musica antica. Il concerto è in programma giovedì 18 aprile all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, ed è trasmesso in live streaming su raicultura.it e registrato da Radio 3, che lo proporrà in differita. Replica venerdì 19 aprile, alle ore 20.

Nato musicalmente come clavicembalista, è poi salito sui podi più prestigiosi del mondo, dalla Scala al Festival di Salisburgo, passando per il Proms di Londra. Dantone propone in apertura di serata l’Ouverture della Vestale, la tegédie lyrique di Gaspare Spontini, rappresentata per la prima volta a Parigi il 15 dicembre 1807 con grande successo all’Académie Impériale de Musique, con François Lays. Fu dedicata all’Imperatrice Giuseppina. Il suo successo fu tale da fare del suo autore l’interprete ufficiale del grandeur napoleonico imperiale.

Più che una semplice opera di propaganda, la Vestale si impone, grazie alla partitura di Spontini, come uno dei traits d’union che collegano la tragedia lirica dell’ ancien régime al genere della Grand Opera. La disposizione dei grandi numeri e il trattamento movimentato delle scene, attestano un addensamento dell’azione scenica che è propria degli eredi di Gluck all’Opera di Parigi. Molto incentrata sul personaggio di Giulia, l’opera richiede che sia un soprano d’eccezione a interpretarla. Fu Caroline Branchu (la tragedia lirica impersonificata, secondo Berlioz), che rimase a lungo nella memoria dei suoi contemporanei quale prima interprete dì questo ruolo, prima di Maria Callas.

A seguire sarà il Concerto n.22 in la minore per violino e orchestra di Giambattista Viotti, forse il più popolare dei 29 concerti per violino del compositore vissuto tra il 1700 e il 1800, e considerato uno dei più alti virtuosi dello strumento ad arco. A interpretarlo è chiamato Vikram Francesco Sedona, giovanissimo violinista pluripremiato nei più prestigiosi concorsi internazionali. Nato a Treviso, Sedona ha suonato in importanti festival internazionali come quello della Radio France Occitanie Montpellier e il festival “George Enescu” di Bucarest, al NOSPR di Katowiche, al Corum di Montpellier e alle Sale Apollinee del Grande Teatro La Fenice. Nel 2022 ha suonato al teatro Vittorio Emanuele II di Messina con l’orchestra del teatro della Scala, alla presenza del Presidente Sergio Mattarella.

Conclude la serata la Sinfonia n.8 in fa maggiore op.93 di Beethoven, composta tra il 1811 e il 1812 ed eseguita per la prima volta pubblicamente nella Sala del Ridotto del Burg Theater di Vienna il 27 febbraio del 1814, sotto la direzione dello stesso Beethoven. Fu tenuta privatamente nell’aprile 1813, nella residenza dell’Arciduca Rodolfo. Beethoven cominciò a lavorare all’ottava sinfonia nel 1811, ma tra ripensamenti e ritocchi vari la completò nel 1812, durante i soggiorni nelle stazioni termali di Tepliz, in cui avvenne il celebre incontro con Goethe, tanto ammirato dal musicista. L’ottava sinfonia, all’inizio, non fu apprezzata adeguatamente, come riferì Czerny, e dovette aspettare diversi anni prima di essere compresa nel suo elegante e misurato classicismo. Il ritorno inaspettato del musicista ai modi haydniani e mozartiani, mise in serio imbarazzo i primi commentatori dell’opera beethoveniana, che non sapevano spiegare per quale motivo l’autore, in questa sinfonia, dopo tante imprese innovatrici, avesse fatto dei passi indietro con il ripristino del minuetto nella forma classica. A parte certi richiami formali al passato, e la restrizione architettonica della durata, in tutto 26 minuti, non si può negare che l’ottava sia un’opera della maturità del compositore, per la preziosità della fattura strumentalmente e per la novità di alcuni sviluppi seducenti del gioco armonico. La sua leggerezza scherzosa e il suo gusto ritmato e molto misurato piacquero tanto a Stravinskij, e convinsero il musicologo Paul Bekker a sentire nella sinfonia la liberazione da ogni peso terrestre, l’assoluto superamento della materia verso una forma di saggezza speculativa.

Biglietteria presso l’Auditorium Rai e online sul sito dell’OSN.

Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, piazza Rossaro, Torino

Tel: 011 8104996

 

Mara Martellotta

 

Medea assassina ovvero una grande storia d’amore

Alle Fonderie Limone, sino al 21 aprile, per la regia di Leonardo Lidi

Superati da poco i trentacinque, Leonardo Lidi, oggi artista associato dello Stabile torinese – Teatro Nazionale, nell’attesa di concludere la prossima estate a Spoleto con “Il giardino” il proprio percorso cecoviano, comincia a guardarsi indietro, a ripensare ad una certa strada percorsa. Ha tracciato, confessa nelle sue note di regia, una mappa, “scarabocchiata, usurata, spiegazzata”, il risultato degli ultimi anni di attività, gli ultimi tre, un memento da portare sempre con sé. “Ho segnato delle tappe imprescindibili, ho annotato dei luoghi/contenuti da visitare e inserito di tanto in tanto dei punti interrogativi per domandarmi quale fosse la strada più bella – e non la più veloce – da percorrere.” In periodo postpandemico, quando gli è stato chiesto di presentare un proprio progetto, ha individuato nell’amore il punto centrale di quel futuro percorso, percorribilissimo, un saggio quanto autentico espediente per riavvicinarsi al pubblico, per “scacciare la paura delle emozioni”, per individuare le scelte dei nostri cuori. Ne sono nati “Il misantropo” e “Come nei giorni migliori”, erano gli anni 2022 e ’23, un percorso d’amore in cui mancava ancora un ultimo tratto (o forse un percorso non ancora del tutto concluso, “un archetipo che possa aiutarci a mettere un punto e virgola in questo viaggio della fantasia”), in qualche modo il più faticoso da percorrere: forse inspiegabilmente al primo sguardo, certo inaspettatamente ne è nata l’euripidea “Medea”, oggi nella traduzione di Umberto Albini sul palcoscenico spoglio delle Fonderie Limone di Moncalieri, in scena sino al 21 aprile.

Ma come, “Medea” una storia d’amore? Ma come, lei, la protagonista, la figlia del Sole, la donna che da sempre abbiamo imparato, attraverso le parole nei secoli di più autori, a maledire per aver fatto scempio dei propri figli (una tragedia che a ragione la rende maggiormente vicino a noi, solo a scorrere le pagine dei quotidiani), oggi dovremmo considerarla l’eroina di un amore sconfinato? Ecco Lidi abbandonare il mondo della magia e della violenza, l’assassina proveniente dalla barbara Colchide, lo sguardo su chi antepone l’istinto di vendetta all’amore per i piccoli, a chiedersi le radici di quella tragedia, di quell’annientamento finale, di quel padre, Giasone, immiserito e anche ridicolizzato, che s’aggira per le stanze del palazzo a ricercare i propri figli; eccolo a chiedersi quanto può essere successo prima, il prima dove tutto era iniziato con la cattura del Vello d’oro, con i dubbi se seguire uno straniero o restare nella propria terra, la scelta e l’uccisione del fratellino minore, il destino di moglie fedele e la nascita dei due figli, i miti che ci riportano altre pozioni di veleno e altri assassini. Ogni cosa prima è stata dettata dal sentimento autentico, e poi l’abbandono: due tratti, due isole, du parti che in maniera ben distinta sezionano la tragedia. E la messa in scena.

Lidi è un regista che analizza, che ricerca, che scende a fondo nelle viscere dei testi che mette in scena, svelando strati che da sempre – forse: lasciando ancora qualche spazio per le altre letture del mito – hanno sbilanciato la nostra attenzione. È un regista che, come qualsiasi altro pronto per dovere o per passione ad attraversare la scena, tira dritto per la propria strada, inesorabilmente e umanamente, anche a costo d’inciampare. Voglio dire che è un gioiello di messa in scena questa prima parte della sua “Medea”, i personaggi annientati e imprigionati in quelle due pareti trasparenti a formare una sorta d’acquario (la scena è firmata da Nicolas Bovey) dove si urla, si ricorda, si corre da una parte all’altra convulsamente, si intonano canzoni su una chitarra elettrica, si ama e si tenta per un breve attimo di ritornare all’antico amore, un lungo momento – la prima parte! – in cui motivazioni ed effetti, sentimenti positivi e violenti, personaggi, tutto trova il proprio giusto spazio. Stretta, compatta, serrata. Dove Orietta Notari – un’attrice, mi ripeterò ma lo penso da sempre, con grande affetto, che chi organizza teatro dovrebbe tenere maggiormente presente, dandole tutto lo spazio che le spetta – è una protagonista eccezionale, nel suo correre e nello stare rannicchiata a terra, nell’andare avanti e indietro come una bestia in gabbia, colpita e pronta a rimettersi in piedi, spavalda e animale ferito, innamorata e vendicatrice, l’attaccamento alla nutrice presa a testimone, veri capolavori di spaventosa isteria, sempre autentica nel raggiungere le varie pieghe del personaggio che Lidi le ha vestito addosso, nel rantolo e nell’urlo, nel pianto e nel riso, nello sberleffo e nel dolore (“Soffro, lo capite che soffro?”) e nella commiserazione verso la donna più giovane che da domani prenderà il posto suo a fianco di Giasone. Credo la vera colonna portante dello spettacolo, che su di lei in gran parte trova la sua ragion d’essere.

Poi Lidi sembra arrendersi, non ben sicuro dove andare a parare, tocca ancora un punto alto con l’uccisione dei figli, un lampo di malvagità grandiosa nella sua brevità, una calza nera sulla testa e i figli sono morti: ma poi cincischia, sbrodola, obbliga Giasone&Co a uno stonato assaggio di danza moderna, un frastuono da locale del sabato sera, sino a portare in scena Glauce, in bianco abito da sposa con strascico, microfono in mano, a intonare “Eternità” (per chi avesse ricordi sfocati, di Bigazzi e Cavallaro, Sanremo ’70 arrivando quarta, Camaleonti e Ornella Vanoni…). E anche lo sventurato Giasone di Nicola Pannelli passato dall’arroganza, dalla vigliaccheria, dalle ragioni di un fatto senza importanza a una disperazione che, seppur ottimamente resa con ricchezza di toni, pecca e scivola in quella povera mise di uomo soltanto in canottiera e slip, mi pare un tantino eccessivo, pur restando nell’ambito di una sfacciata demascolinizzazione. Altri interpreti Valentina Picello, che è una convincente nutrice, Lorenzo Bartoli, Marta Malvestiti e Alfonso De Vreese. In ultimo, non ci aspettavamo una Medea di Lidi con i costumi della Medea pasoliniana: anche perché la voce “costumi” sembra sempre più zittirsi sui nostri palcoscenici, il minimal e il quotidiano sono imperanti (questi sono di Aurora Damanti), qui siamo a livello della più spudorata trasandatezza. Applausi nella replica a cui ho assistito soprattutto agli attori, qualche dissenso sull’operato di Lidi attorno a me. Condivisibilissimo, appunto.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma