SPETTACOLI- Pagina 69

Ettore Bassi in “Trappola per topi” al Teatro Concordia

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Giovedì 1 febbraio, ore 21

Ettore Bassi in “Trappola per topi”

 

 

Ettore Bassi in “Trappola per topi” si confronta con un classico della letteratura teatrale di Agatha Christie, senza tempo e dalla straordinaria efficacia scenica, che lascia spazio all’invenzione e alla sorpresa.

 

NOTE DI REGIA

Il 25 novembre 1952 all’Ambassadors Theatre di Londra andava in scena per la prima volta “Trappola per topi” di Agatha Christie. Da allora, per 70 anni ininterrottamente, il sipario si è alzato su questa commedia “gialla” senza tempo e di straordinaria efficacia scenica. Ed ora tocca a noi… Non è consueto per me, spesso regista drammaturgo in proprio, misurarmi con un classico della letteratura teatrale. Certo da interpretare, ma da servire e rispettare. Ma non ho avuto dubbi ad accettare. Perché “Trappola per topi” ha un plot ferreo ed incalzante, è impregnata di suspense ed ironia, ed è abitata da personaggi che non sono mai solo silhouette o stereotipi di genere, ma creature bizzarre ed ambigue il giusto per stimolare e permettere una messa in scena non polverosa o di cliché. In fondo è questo che cerco nel mio lavoro: un mix di rigore ed eccentricità. D’altronde, dice il poeta, il dovere di tramandare non deve censurare il piacere di interpretare. Altra considerazione: nonostante l’ambientazione d’epoca e tipicamente British, il racconto e la trama possono essere vissuti come contemporanei, senza obbligatoriamente appoggiarsi sul già visto, un po’ calligrafico o di maniera, fatto spesso di boiserie, kilt, pipe e tè. Stereotipi della Gran Bretagna non lontani dalla semplicistica visione dell’Italia pizza e mandolino. Credo che i personaggi di Trappola nascano ovviamente nella loro epoca, ma siano vivi e rappresentabili oggi, perché i conflitti, le ferite esistenziali, i segreti che ognuno di loro esplicita o nasconde sono quelli dell’uomo contemporaneo, dell’io diviso, della pazzia inconsapevole. E credo riusciremo a dimostrarlo grazie alla potenza senza tempo di Agatha Christie, ma anche e soprattutto con il talento e l’adesione di una compagnia di artisti che gioca seriamente con un’opera “chiusa” e precisa come una filigrana, che però lascia spazio all’invenzione e alla sorpresa, una promessa di imprevedibilità e insieme di esattezza. E poi c’è la neve, la tormenta, l’incubo dell’isolamento e della bivalenza, il sospetto e la consapevolezza che il confine tra vittima e carnefice può essere superato in qualsiasi momento. Ingredienti succosi ed intriganti che spero intrappoleranno il pubblico.

Giorgio Gallione

 

Note di Classica: Krzysztof Urbanski, Lang Lang, Pietro De Maria le “stelle” di febbraio

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI 

Giovedì 8 alle 20.30 e venerdì 9 alle 20 all’auditorium Toscanini l’Orchestra Rai diretta da Krzysztof Urbanski e con Jan Lisiecki al pianoforte eseguirà musiche di Kilar, Prokofev e Cajkovskij. Sabato 10 alle 20 al teatro Vittoria per l’Unione MusicaleLetizia Gullino violino e Luca Troncarelli pianoforte eseguiranno musiche di Schubert, Falla, Brahms. Martedì 13 alle 20.30 all’auditorium Toscanini l’orchestra Rai diretta da Kristjan Jarvi eseguirà il “Concerto di Carnevale”. Mercoledì 14 alle 20.30 al conservatorio per l’Unione Musicale Pietro De Maria eseguirà l’ottavo concerto delle sonate per pianoforte di Beethoven. Lunedì 19 alle 20 al teatro Vittoria l’Instrumentum Vocale eseguirà musiche di Isaac, Boddecker, Magdeburg, Desprez, Arbeau, de Binchois, Marini, Frescobaldi, Luzzaschi, Monteverdì, Marenzio, Castello, Tromboncino, Cimello, d’India Falconeri. Mercoledì 21 alle 20 al teatro Regio debutto di “Un Ballo in Maschera” di Giuseppe Verdì.

Melodramma in 3 atti . L’Orchestra del teatro Regio sarà diretta da Riccardo Muti. Repliche fino a domenica 3 marzo. Sempre mercoledì 21 alle 20.30 al conservatorio per l’Unione Musicalel’Orchestra Femminile del Mediterraneo diretta da Antonella De Angelis e con Ettore Pagano al violoncello eseguirà musiche di Martines, Haydn, Bacewicz, Part, Sollima. Giovedì 22 alle 20.30 e venerdì 23 alle 20 all’auditorium Toscanini l’Orchestra Rai diretta da Juraj Valcuha e con Yefim Bronfman al pianoforte eseguirà musiche di Brahms e Schumann. Venerdì 23 alle 20.30 per Lingottomusica all’auditorium Agnelli Lang Lang al pianoforte eseguirà musiche di Schubert, Schumann e Chopin. Sabato 24 alle 18 al teatro Vittoria undicesimo episodio di “Respiro” ( Il fraseggio in musica) con Simone Bottino, Daniel Enriqhe e Ibarra trombe, Cecilia De Novellis corno, Andrea Amoretti Trombone, Ivan Dal Santo tuba, con Antonio Valentino. Domenica 25 alle 16.30 al teatro Vittoria per l’Unione Musicale Marco Pierobon tromba e Federico Nicoletta pianoforte eseguiranno musiche di Enesu, Rota, Verdì, Morricone, Rossini e Gershwin.

 

Mercoledì 28 alle 20.30 al conservatorio per l?unione Musicale Il Nador Quarte con Ferenc Snètberger chitarra eseguirà musiche diBrahms e Snètberger. Giovedì 29 alle 20.30 e venerdì primo marzo alle 20 all’auditorium Toscani l’Orchestra Rai diretta da Krzysztof Urbanski e con Marie-Ange Nguci al pianoforte eseguirà musiche di Connesson, Ravel e Sostakovic.

Pier Luigi Fuggetta

Solenghi e Lopez al teatro Colosseo

Da giovedì 1 a sabato 3 febbraio ore 21
domenica 4 febbraio ore 16
MASSIMO LOPEZ E TULLIO SOLENGHI
Dove eravamo rimasti
poltronissima 39,50 / poltrona 33,50 / galleria A 33,50 / galleria B 29,00 / ridotto under 16 31,00
Il nuovo spettacolo di Massimo Lopez e Tullio Solenghi, reduci dallo “Show” che li ha riportati sui palchi e nel cuore di tutta Italia, proporrà numeri, sketch, brani musicali, contributi picchi di comicità irresistibile come una lectio magistralis di Sgarbi/Lopez, un affettuoso omaggio all’avanspettacolo, l’inedito Renato Zero di Solenghi inseriti nella collaudata dimensione di uno grande spettacolo. Il filo conduttore sarà quello di una chiacchierata tra amici, la famiglia allargata di appassionati spettatori di cui i due si sentono ormai parte, che collegherà i vari momenti di spettacolo. La band del maestro Gabriele Comeglio sarà ancora una volta sul palco, irrinunciabile “spalla” della cornice musicale.

Palcoscenico danza 2023/2024 al teatro Astra

Una ricchezza di appuntamenti che prenderanno avvio il 10 febbraio prossimo

 

Il teatro Astra propone il suo palcoscenico Danza 2023/2024 ricco di appuntamenti che prenderanno avvio il 10 febbraio prossimo con Cultus, dove Zappalà ritorna prepotentemente alla sua danza ricca di contraddizioni creative, dai sapori carnali e delicati, musicali e attuali, poetici e al tempo stesso intimi. A ispirare questa nuova creazione sono brani di musica popolare e le atmosfere di ‘The Little match Girl’, passione di David Lang del 2007. Si tratta di voci che danno vita a un lavoro di grande impatto sonoro con atmosfere sacre che fanno riferimento alla fiaba della piccola fiammiferaia di Hans Christian Andersen e alla Passione secondo Matteo di Bach. Nella performance non si farà alcun cenno alla fiaba di Andersen, ma sarà  la danza la protagonista assoluta. ‘Cultus’ significa danza pura e propone al contempo un viaggio coreografico.

Dopo un prologo dove il verso shakespeariano è utilizzato come pura colonna sonora fonetica, si procede in un fluire coreografico incessante, in transiti in movimento dove i corpi dei danzatori si immergono nei vari stati d’abbandono, dalla tenerezza, all’estasi, dalla gioia alla poesia.

Un secondo spettacolo sempre di palcoscenico Danza sarà l’11 marzo 2024 alle Lavanderie a vapore dal titolo “We are nomads”, dove Anuang’s si interrogherà su chi sia alla ricerca di qualcosa, come i nomadi che vanno alla ricerca di nuovi pascoli. Anche noi uomini siamo nomadi delle nostre vite, nomadi in senso tradizionale e nomadi digitali.

Ci spostiamo da un punto all’altro, non ci fermiamo, ma vorremmo rimanere, riflettendo sulla nostra vita e usando ciò di cui abbiamo bisogno per il viaggio. Camminiamo come fecero i nostri antenati e ci fermiamo solo quando siamo stanchi e desideriamo placare la nostra sete e riposare i nostri piedi.

Danzatore e coreografo keniota, autodidatta e atipico, rappresenta il suo Paese in ogni evento ufficiale fin dall’inizio della sua carriera nel 1990. Recupera dalla tradizione la fede e la forza che gli sono state necessarie per creare. Vero e proprio gesto iniziatico, la sua gestualità è  amplificata da un movimento ondulatorio. L’energia è  canalizzata dai salti verticali, l’emozione è  potente e primitiva.

Al teatro Astra, il 23 e 24 marzo prossimi, saranno in scena ‘La sagra della primavera’ e ‘Intimate Wonder’, per la coreografia di Roberta Ferrara. Si tratta di una creazione che incarna energie primordiali e sublimazioni pagane attraverso una scrittura coreografica corale, ridisegnata sui corpi dei danzatori dell’Eko Dance project,  che si lascia guidare dal modus operandi del genio di Igor Stravinsky. Il respiro della Sagra della primavera di Roberta Ferrara si apre alla collaborazione  con Pompea Santoro, già danzatrice di Mats Ek e sua assistente. Di Intimate Wonder la coreografia è  di Paolo Mohovic, che ci conduce attraverso le emozioni che costituiscono la meraviglia che riusciamo a produrre e dalla quale costantemente ci alimentiamo.

Il 28 marzo sarà  la volta, al teatro Astra, di “The hidden face of the moon”, una nuova creazione di Giovanni Insaudo Staff, che si concentra sulla preparazione di uno spettacolo,  dove un gruppo di tecnici prepara freneticamente una nuova produzione.

La proposta di Paolo Mohovic Hondo narra il mare, che è molto di più  dell’altra parte del mondo, qualcosa che noi conosciamo ma che è  ancora particolarmente inesplorato.

Sempre al teatro Astra, dall’11 al 14 aprile prossimo, andrà in scena di Aurélien Bory la pièce “Invisibili”.

Il coreografo e regista francese Aurélien Bory, da sempre affascinato dalle contaminazioni linguistiche e culturali,  realizza uno spettacolo che nasce dalla sua infatuazione  per la città  di Palermo. “Invisibili” è  il risultato di diversi sopralluoghi del regista nella città e  di incontri con i cittadini e artisti, di riflessioni sull’arte, la storia e le contraddizioni di Palermo.

Il 23 e 24 aprile, sempre al teatro Astra, si terrà una serata specialedal titolo  “Echoes of life” con una coppia d’eccezione, formata da Silvia Azzoni, tra le più sensibili ballerine del panorama internazionale,  vincitrice del premio Benois e prima ballerina dell’Hamburg Ballet, insieme a un fuoriclasse di fama mondiale, Oleksandr Ryabko, impegnati in un percorso di chiari di luna e sonate eseguite dal vivo dal virtuoso Michael Bialk.

Il 10 e 12 maggio sarà  la volta dell’appuntamento “Made4you+Interplay link”, progetto diretto da Pompea Santoro, che apre una porta verso il mondo coreografico riunendo tre giovani coreografi, ex studenti dell’Eco dance alta Formazione. Coreografo Simone Repele, fondatore della compagnia Riva & Repele in tandem con Sasha Riva, Edoardo Cino danzatore professionista  nella compagnia Saarlaendisches Staatballet e Tiziano Piloni. Padrino della serata sarà Fernando Suels Mendoza.

Il 24 marzo , dalle 11.30 alle 13.30, si terranno delle masterclasscon Roberta Ferrara, dove la presenza, la consapevolezza e l’energia muovono la pratica pedagogica condotta da questa insegnante. Nella masterclass viene condiviso il training abituale  della compagnia Equilibrio Dinamico, in cui volontà e disponibilità  si mettono al servizio di corpo, mente e spirito. Si esplora il concetto di alternanza , di gioco perpetuo dello yin e yang, attraverso corpi sempre più consapevoli, flessibili e presenti.

Un’altra masterclass sarà  il 12 maggio dalle 11.30 alle 13.30 con Fernando Suels Mendoza.

 

Mara Martellotta

Il Museo Nazionale del Cinema e il Lovers film Festival ricordano Sandra Milo

 

 

Il Museo Nazionale del Cinema  e il Lovers film Festival hanno appreso con sgomento la scomparsa dell’attrice Sandra Milo, che nel 2023 aveva compiuto novanta anni.

L’attrice, nel 2021, era stata madrina del Lovers Film Festival diretto da Vladimir Luxuria.

“Una notizia drammatica che mi ha colto di sorpresa – ha affermato Vladimir Luxuria – Sandra Milo è  stata una delle persone più  buone che io abbia conosciuto nel mondo dello spettacolo.  Sempre  a disposizione e sempre energica. Non si tratta soltanto della perdita di una grande attrice,  ma anche di un punto di riferimento per il cinema mondiale. Non è per me soltanto la perdita della madrina 2021 del festival che dirigo, ma soprattutto la perdita di un’amica dolce come la sua voce”.

“Sandra Milo è stata per generazioni di italiani un’icona di talento e di bellezza, inesauribile nella sua ironia e nel suo entusiasmo per la vita “ ricordano Enzo Ghigo  e Domenico De Gaetano,rispettivamente presidente e direttore del Museo nazionale del cinema.  Averla avuta come madrina del Lovers Film Festival è stato un onore e un piacere. Il suo spirito frizzante e irrefrenabile è  riuscito a coinvolgere tutti. Ci mancherà quell’intelligente leggerezza che solo lei aveva”.

Sandra Milo è  stata una paladina dei diritti civili, combattendo la violenza contro le donne,  lottando contro l’omofobia, la discriminazione e i figli avuti al di fuori del matrimonio. Le battaglie più  ardenti le ha combattute per i suoi figli, per Debora, nata dal legame con il produttore greco Moris Ergas quando non aveva ancora ottenuto l’annullamento dal primo marito, che sul certificato di nascita risultò  di ‘madre ch3 non vuole essere nominata”. Dopo la fine del matrimonio con il produttore, non si è fermata davanti a nulla, neanche ai 44 processi per riavere la figlia Debora. Quindi i due altri figli, Ciro, 56 anni, e Azzurra, 54, nati dal terzo marito Ottavio de Lollis.

 

Mara Martellotta

Quando si dice “Stand Up Comedy”

 

Per una settimana a Torino si ride con il teatro “che permette ancora di ironizzare su argomenti ormai intoccabili”

Da mercoledì 31 gennaio a domenica 4 febbraio

“Sono una donna adulta, matura e sento finalmente di aver raggiunto una certa stabilità. Negli ultimi anni ho investito molto su di me e ho fatto un lungo percorso che comprende tutto quello che potete immaginare tra la psicoterapia e la costruzione del tamburo sciamanico, nuda nel bosco, dopo aver mangiato strane bacche a forma di merde di animali selvatici. Adesso lo posso proprio dire: io sto bene. E in questo spettacolo le sparo più grosse del solito”. Dalla presentazione che l’attrice comica Giorgia Goldini fa del suo spettacolo “Sto bene di brutto” (Produzione “Teatro della Caduta”, 2022) già si può ben capire cosa ci aspetta con la settimana teatrale dedicata alla “Stand Up Comedy” (cinque spettacoli), in programma da mercoledì 31 gennaio a domenica 4 febbraio, allo “Spazio Kairos”, il teatro aperto dalla Compagnia “Onda Larsen”, in via Mottalciata 7, a Torino, in una ex – fabbrica di colla, al confine fra Barriera di Milano, Regio Parco ed Aurora. Genere decisamente di stretta attualità, che va oggi più che mai alla grande, la “Stand Up Comedy”, spiega Riccardo Di Leo, vicepresidente di “Onda Larsen”, é “uno strumento di satira forte sulla società  che permette ancora di ironizzare su argomenti ormai intoccabili, è una trasgressione del buon costume e del ‘politically correct’.

E su questo filone, per cinque giorni, allo “Spazio Kairos” verranno proposti cinque spettacoli diversi: tra i titoli, anche un “debutto nazionale”.

Il via proprio con Giorgia Goldini in “Sto bene di brutto” (mercoledì 31 gennaio, ore 21) la cui, già di per sé divertente, presentazione abbiamo citato a inizio articolo, seguita (giovedì 1 febbraio, ore 21) dalla torinese Giulia Cerruti con “Monologo di donna con pecorino”, da “Teatrosequenza” (venerdì 2 febbraio, ore 21) con “Harold” e dal mattatore Dario Benedetto interprete di “Plastica fantastica” (sabato 3 febbraio, ore 21) al debutto nazionale. “Se il futuro – dice Debenedetto – sarà di plastica, perlomeno che sia fantastica”. A chiudere la cinque giorni (domenica 4 febbraio, ore 19) i comici Francesco Giorda e Stefano Gordo del “Teatro della Caduta” in “Imp(r)ostori”, coinvolgeranno gli spettatori e le loro storie, dando vita ad una drammaturgia che nasce qui e ora, direttamente in scenaI due comici -alfieri navigati nell’arte della stand-up comedy e dell’improvvisazione– con rigore quasi socratico, fedeli assertori dell’arte della maieutica, con il rigore di due novelli ostetrici, attingono alle esperienze e alle storie del loro pubblico, tirandone fuori il meglio. E il peggio. Qui accade la magia. O l’imbroglio? Gli spettatori lasceranno la sala con la ferma sensazione di aver dato alla luce, partorito, uno straordinario spettacolo”.

Da ricordare che “Onda Larsen” organizza nei suoi spazi, in via Mottalciata 7, fra i numerosi corsi di teatro, anche un percorso aperto a tutti di “Stand Up Comedy”, tenuto proprio da Dario Benedetto.

Per info: “Onda Larsen”, tel. 339/3881949 o www.ondalarsen.org

g. m.

Nelle foto:

–       Giorgia Goldini

–       Dario Benedetto

–       Francesco Giorda e Stefano Gordo

 

“E ti parlerò di lei tanto che la scorderai Te la strapperò dall’anima e tu mi vorrai”

Music tales la rubrica musicale

“E ti parlerò di lei tanto che la scorderai

Te la strapperò dall’anima e tu mi vorrai”

Corre l’anno 1982, la canzone è “pieno d’amore” la voce quella inconfondibile di Loretta Goggi; si proprio lei, “quella” di Maledetta prinmavera.

 Classe 1950. Loretta è una cantante, attrice, imitatrice, conduttrice radiotelevisiva, doppiatrice e scrittrice italiana.

È uno dei volti più conosciuti della TV italiana, della quale è divenuta protagonista sin dagli anni sessanta detenendo alcuni primati, come quello di essere stata la prima donna a condurre il Festival di Sanremo nel 1986 e la prima a condurre un quiz, il Loretta Goggi in quiz.

È stata inoltre il primo personaggio Rai a lasciare l’azienda pubblica per passare a Canale 5; ha infatti condotto nel 1981 il primo varietà della rete, Hello Goggi, e il primo varietà della Rete 4 mondadoriana, Gran varietà, nel 1983. È considerata inoltre la prima imitatrice donna della TV italiana, tra le prime a introdurre elementi di satira al di là della semplice parodia.[1] Dal 2012, in qualità di storica imitatrice televisiva, è giurata di Tale e quale show. Tra le altre sue trasmissioni di maggior successo si ricordano Canzonissima 1972, Formula due, Il ribaltone, Fantastico, Il bello della diretta, Canzonissime, Ieri, Goggi e domani, Viva Napoli.

Ma oltre tutto questo curriculum di tutto rispetto, la Loretta nazionale è una cantante interprete di numerosi brani rivelatisi grandi successi, anche internazionali, nonché interprete live di numerose cover di altri artisti.

Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui cinque dischi d’oro, cinque di platino e quattro Telegatti in quattro diverse categorie.

Loretta Goggi è considerata un’icona gay, grazie al suo costante supporto alla comunità LGBT nel corso degli anni e alla sua natura artistica “camaleontica”.

Non tutti sanno di lei che suo padre avrebbe proprio sognato di avere una figlia musicista e cantante.

Nel 1979, la rivista Playboy le ha dedicato una copertina, con annesso servizio fotografico.

Ha avuto un unico grande amore, conosciuto sul set dello show Fantastico: si tratta di Gianni Brezza (Primo ballerino, coreografo e regista n.d.r.).

 Loretta Goggi ha trascorso con lui tutta la sua vita da quando i due si sono conosciuti e innamorati. Lui si è separato dalla moglie e con Loretta ha ritrovato quella felicità che oramai sembrava perduta.

Così, sono diventati compagni di lavoro e di vita, e nel 2008 hanno deciso, dopo 29 anni di convivenza, di celebrare il loro matrimonio. Purtroppo, però, nel 2011 Gianni è stato portato via da un tumore, un lutto che è stato davvero difficile da superare per Loretta. “Sono stata malissimo, sei mesi in casa, senza uscire“, ha raccontato a Gente. “Non riuscivo a camminare né a mangiare. Ma anziché dimagrire, ingrassavo: il dolore mi aveva bloccato la tiroide, aveva smesso di funzionare”.

Un dolore che sfociò in malattia, e che Loretta dovette combattere con tutte le sue forze, ma che alla fine è riuscita a sconfiggere.

Per quanto riguarda i figli, Loretta Goggi non ne ha mai avuti.

“Mi sono ritirata tre volte, quando sentivo che mi mancava qualcosa: nel 1973 per recuperare la vita di una ragazza normale; nel 1981 per non sottrarre tempo prezioso a Gianni [Brezza, il marito]; nel 1991 perché avevo capito che la televisione era cambiata, con i giochi, i fagioli… non c’era più spazio per una come me. Mi sono data al teatro.”

Vi invito all’ascolto di questo remake che mi è arrivato in faccia pochi giorni fa:

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

Il duetto di Loretta Goggi e Giorgia – Benedetta Primavera 24/03/2023 (youtube.com)

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Lluis Pasqual dirige Lina Sastri in ‘Nozze di sangue’ di Federico García Lorca

Debutterà  martedì 30 gennaio al teatro Carignano di Torino, alle 19.30, ‘Nozze di sangue’ di Federico Garcia Lorca, per l’adattamento e la regia di Lluis Pasqual. In scena, accanto a una straordinaria Lina Sastri, Giacinto Palmarini, Giovanni Arezzo, Alessandra Costanzo, Ludovico Caldarera, Roberta Amato, Floriana Patti, Gaia lo vecchio, Alessandro Pizzuto, Sonny Rizzo, Elvio la Pira e insieme ai musicisti Riccardo Garcia Rubi (chitarra) Carmine  Nobile  (chitarra), Gabriele Gagliarini(percussioni). La coreografia è  di Nuria Castejon, le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Franco Squarciapino, le luci di Pascal Merat.

Lo spettacolo è coprodotto dal teatro Stabile di Catania, teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale,  Teatro di Napoli, Teatro nazionale e Teatro Biondo di Palermo e resterà in scena per la stagione del teatro Stabile in abbonamento fino a domenica 11 febbraio prossimo.

Nel dramma di Garcìa Lorca solo uno dei personaggi ha un nome, gli altri sono ruoli, funzioni sociali, archetipi di una società chiusa e violenta, in cui le passioni sono soffocate nel sangue. Limitazioni alla libertà personale, sessismo, clima opprimente e repressivo non  erano estranei al poeta e drammaturgo spagnolo, destinato a una tragica fine tre anni dopo il debutto dell’opera. Essa risulta ispirata a un  vero fatto di cronaca, e questa storia datata 1943 è  diventata un urlo contro qualsiasi convenzion  nel campo dell’amore, un  grido di libertà nel seguire le proprie passioni che bruciano due cuori  e due corpi in una stessa fiamma.Lluis Pasqual, massimo esperto vivente di Lorca, realizza una contaminazione tra prosa, danza e canto, basandosi sulle eccentriche capacità di Lina Sastri.

“Nozze di sangue – spiega Lluis Pasqual – rappresenta uni dei titoli più folgoranti della storia del teatro del Novecento europeo e altro non è  che un fatto di cronaca di vita raccontato da un poeta. A pochi chilometri da Granada, in una campagna secca, la sposa fugge con un lontano parente. Lo sposo, tradito, li insegue con un gruppo dei suoi e il tutto finisce a coltellate e morti. La notizia appare sui giornali  e nella mente del poeta questa storia vera compie un viaggio profondo e scuro. Il ‘suo’ racconto dei fatti diventa un urlo contro qualsiasi convenzione nel campo dell’amore e un grido di libertà nel seguire la passione che brucia due corpi e due cuori nella stessa fiamma. Nel corso del racconto Garcia Lorca crea due personaggi enormi, due vittime, due donne, la fidanzata e la madre. Quelle  che restano e che dovranno trascinarsi a vita il dolore e le ferite causate da questo cainismospagnolo, fratello contro fratello divisi fino alla morte.

La frase materna “Qui adesso ci sono due bande, tu con i tuoi, io con i miei” non faceva altro che annunciare la disumana guerra civile che di lì  a poco sarebbe scoppiata in Spagna. Poi il poeta è  morto, la guerra è passata, sono trascorsi tanti anni e, in una piccola parte del mondo occidentale,  la donna ha conquistato quella libertà  per la quale il poeta si era battuto.  La metafora sulla passione e sull’amore, che Garcìa Lorca ha fatto diventare immortale in questo testo bruciante, è  ancora molto viva e attuale in tante civiltà  che non appartengono alla nostra cultura europea.  Ed è,  senza dubbio, anche dentro le nostre frontiere piene di intolleranza e di odio. E queste parole le scrivo mentre in Europa viviamo la più irrazionale guerra della storia dell’uomo. Quanti volti si spose e di madri abbiamo visto in televisione? Come quelli che ha sognato Lorca. Non è  un caso che abbia scelto, come in tante sue opere, la donna, la vittima per mostrare la violenza degli uomini. Il poeta, ancora una volta, guarderà dalla parte dellevittime, la sposa, la madre.

Isabel Garcia Lorca, la sorella di Federico, mi ha raccontato che nel momento in cui Lorca scriveva ‘Nozze di Sangue’ erano a Granada, a la Huerta  de san Vicente, la bella casa dove trascorrevano l’estate. A Federico era arrivato un disco di una cantata di Bach che faceva suonare al grammofono e che ascoltava ossessivamente per ore tutti i giorni finché un giorno glielo hanno nascosto.

In ‘Nozze di sangue’ c’è tanta musica scritta anche da lui, che è  stato un grandissimo musicista. Una musica che non è  Bach, ma ha una sua geometria. Proviene piuttosto dal “cante jondo” che vuol dire canto scuro e profondo, che è  una variante del flamenco. Questa musica, presente nel testo, scorre come un fiume scuro e bisogna farla sentire perché  riempie il suo corpo, la sua anima, il suo orecchio in una terra secca circondata dal mare. Nel Meridione della cosiddetta civiltà.  In Andalusia come in Sicilia non vi è  grande differenza.

 

Nozze di sangue di Federico Garcia Lorca

Teatro Carignano piazza Carignano 6, Torino

30 gennaio-11 febbraio 2024

 

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino: Uri Caine e i Lou Dalfin

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Lunedì. Al Cafè Des Arts suona il Latin Trio di Simona Palumbo.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana si esibiscono gli Aires del Sur. Al Magazzino sul Po sono di scena i Leatherette. Al Mad Dog suona il sassofonista Toti Canzoneri.

Giovedì. Al Blah Blah sono di scena Andy MacFarlane e Nicolò Fiori. All’Osteria Rabezzana suona il quartetto del trombettista Jim Rotondi. Allo Ziggy sono di scena i Piqued Jacks. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Daykoda.

Venerdì. Al Folk Club suona il pianista Remo Anzovino. All’Hiroshima Mon Amour sono di scena i Lou Dalfin con Madaski. All’ Imbarchino suonano i Mont Baud. Al Magazzino di Gilgamesh blues con il trio di Alberto Marsico e Dany Franchi. Al Magazzino sul Po è di scena Kuzu. Allo Ziggy si esibiscono gli Uguaglianza con gli Short Fuse. Al Più Spazio 4 il trombettista Giorgio Li Calzi sonorizza il documentario “La neuropatologia”.

Sabato. Al Blah Blah suonano gli Ananda Mida. Al Conservatorio piano solo per Uri Caine. Al Magazzino sul Po si esibisce il duo Brucherò nei Pascoli. Al Folk Club suonano i Birkin Tree con Becky Nì E’allaithe.

Domenica. Allo Ziggy sono di scena Federico Sirianni , L’Orage e Davide Di Rosolini. Al Diavolo Rosso di Asti suona il quartetto We Are Waves.

Pier Luigi Fuggetta

Lavia per Goldoni: una storia “verissima”, gli amori e il vecchio gabbato

Successo per “Un curioso accidente” al Carignano, sino a domenica 28 gennaio

Tutto (piacevolmente) sopra le righe, la rilettura di un testo che di prima apparenza dovrebbe scorrere via in modo tranquillo, entrate e uscite come da copione, merletti e parrucche come da tradizione. Invece Gabriele Lavia – con tutta la vitalità dei suoi ottantuno compiuti, andate a cercarvi e godervi qualche stralcio in rete che riproponga la fatica e l’immedesimazione delle prove: una scuola per chiunque e un vero divertimento – questo “Curioso accidente”, che Carlo Goldoni scrisse nel 1760, te lo sconquassa, te lo fa esplodere di gran dinamismo, di corse dal palcoscenico alla sala, di urla e di inseguimenti, di equivoci e di bisticci e di lotte di sfrenata fisicità. Tutto diventa “altra cosa”, diventa una festa del teatro. A cominciare da quel palcoscenico (la scena è firmata da Alessandro Camera), una scena sghemba, un affollato dietro le quinte semmai ben visibile, uno spazio che parrebbe pronto per l’apparizione fulminea di una Madama Pace, un palcoscenico che non soltanto ospita una dozzina di spettatori, accomodati sul fondo, nelle loro brave poltrone rosse, ma pure riempito di due pianoforti largamente adoperati con le musiche di Andrea Nicolini (su uno di essi, il fantoccio di un Arlecchino, una gamba penzoloni tra tastiera e spartito: in riposo, addormentato? certo morto no), un rosso sipario che scende sino in platea, le casse e i capaci bauli ad accogliere le palandrane, i “roboni”, e le uniformi degli attori, tappeti e scivolo a far da ponte tra chi recita e chi assiste, sedie, le grandi luci in bella vista, il camerino del primo attore a far da confessionale e casa, lo specchio con le sacrosante lampadine fulminate.

L’argomento di questa Commedia non è che un fatto vero, verissimo, accaduto non ha molto tempo in una Città di Olanda. Mi fu raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, nella piazza San Marco”, avverte l’autore “a chi legge”, narrandoci poi che il periodo storico è quello della Guerra dei sette anni – con l’Inghilterra (e alleati) a combattere contro la Francia (e alleati), con la disfatta di questa e la perdita di territori in giro per il mondo -, dell’ospitalità da parte del ricco Filiberto, mercante della non belligerante Olanda e, peggio per lui, di una saggezza soltanto apparente, dello squattrinato Monsieur de la Cotterie e del suo attendente, dell’innamoramento per Giannina, la figlia del padrone di casa, dabbene oltremodo ma prontissima a guidare l’intero gioco, maliziosa e trasgressiva quanto conviene, buona rappresentante di uno schietto quanto fermo femminismo. Di come questa, pur ricambiandolo, tema i sospetti del genitore e il suo parere avverso a quella unione e pensi bene quindi di imbastire un nuovo innamoramento per il bel tenente, inconsapevole vittima Madamigella Costanza, figlia di un acerrimo nemico del mercante. Immancabile nasce una rete di imbarazzanti equivoci che non possono non coinvolgere ogni personaggio, che ignora e che è messo al corrente, che stupisce dinanzi ai nuovi comportamenti del ricco padrone, che qui non raccontiamo, che allinea altresì la servetta di turno che, in quell’atmosfera di amori caldeggiati e delusi, pretende giustamente il suo.

Lavia, per l’occasione divenuto pure paroliere con certe strofe che attraversano l’azione, immergendosi in un Goldoni che poco compare sulle scene, si ritrova tra le mani una gran bella materia, prima di tutto una divertente commedia degli equivoci che con approfondito ribaltamento si tramuta in un tratto amaro o certo amarognolo, campeggiandovi la quasi distruzione della figura paterna, la presa in giro di una sfacciata mascolinità, il tutto come decadente e sgangherato ma portato ad alti gradi di poesia. Lavia, se da un lato tra le risate alleggerisce con massime pseudo filosofiche e lui stesso esterrefatto cita grandi pensatori del passato, allo stesso tempo maneggia con sempre grande sicurezza la Storia che s’immette nella vita quotidiana e quell’aria di catastrofe (“Il mondo è finito!”) che minaccia da più parti, verso la caduta del secolo dei lumi e la Rivoluzione pronta di lì a non molto a dare i suoi primi tremendi scossoni. È uno spettacolo godibilissimo questo “Curioso accidente”, prodotto da Effimera, dal Teatro di Roma e dal Teatro della Toscana e presentato al Carignano sino a domenica 28 gennaio nel cartellone dello Stabile torinese. Godibilissimo (anche se il “gioco” verso il termine si scopre, non ha davvero importanza) perché a guidarlo, con il primo attore tutto sicurezza e dabbenaggine e sconfitta, una vera allegria vederlo “recitare”, è una compagnia che non bada a spese nel buttarsi a capofitto nella storia e in ciascun personaggio, de la Cotterie di Simone Toni ha i giusti slanci vitalistici e amorosi, Federica De Martino sottile innocenza e una bella grinta a gettare in prima linea la sua Giannina, Giorgia Solari e Beatrice Ceccherini giocano a divertire e a languire con loro e altrui divertimento. Con loro ancora Leonardo Nicolini, Lorenzo Terenzi, Andrea Nicolini divenuto attore con bella foga e l’Arlecchino “batocio” di Lorenzo Volpe: tutti negli abiti di Andrea Viotti, sporcati dei colori intensi del blu, del giallo, del verde. Serata divertita, risate senza risparmio, applauditissima: costretti a ricevere gli applausi anche gli spettatori in palcoscenico, schierati e mescolati in bella fila, se ci volesse ancora la prova del ponte che Lavia sa creare con il suo pubblico.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Tommaso Le Pera