SPETTACOLI- Pagina 68

Chitarra e voce con Lodati e Cangini da Rabezzana

Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 15 novembre, ore 21.30

PLOT DUO

Un viaggio sonoro con il duo voce e chitarra formato da Rossella Cangini e Claudio Lodati tra jazz, improvvisazione, elettronica creativa

PLOT è un duo voce e chitarra formato dalla cantante Rossella Cangini e dal chitarrista Claudio Lodati. Con una lunga attività alle spalle, il Plot Duo si cimenta da sempre nella sperimentazione, alternando sonorità eteree e sospese ad atmosfere ritmicamente sferzanti.Entrambi musicisti di ricerca e instancabili sperimentatori,Rossella e Claudio condividono progetti e intenti da circa dieci anni: la loro collaborazione nasce con l’ensemble “Vocal Desires” di Claudio Lodati, dedicato alle potenzialità di un uso non convenzionale della voce. Accomunati dal desiderio di andare oltre alle forme tradizionali, la loro musica è spesso stata definita “d’avanguardia”. Nella carriera artistica di entrambi la musica si mescola in modo naturale ad altre forme espressive: la pittura, il video, il teatro. Il duo arricchisce inoltre le proprie risorse comunicative grazie all’utilizzo imprescindibile di effettistica ed elettronica.

Il nome del duo, Plot, indica l’intenzione di creare una musica narrativa, il“racconto in suoni” di un dialogo profondo e continuo tra i due musicisti: è, infatti, grazie all’affiatamento tra Claudio e Rossella che nasce una musica cangiante e introspettiva, in cui i musicisti sono liberi di esprimersi e di sperimentare senza vincoli. Altro elemento ricorrente per la formazione è quello ludico, la voglia di “non prendersi troppo sul serio” come spiega Rossella Cangini: la musica diventa così il pretesto per sorridere, giocare ed emozionarsi al tempo stesso.

Dopo il primo disco pubblicato nel 2011 dal titolo “Plot”, il duo porta avanti con il secondo lavoro, “Just Go There”, il desiderio di ampliare sempre di più il proprio potenziale espressivo, enfatizzando soprattutto la voglia di scherzare. Anche “Just Go There” è pubblicato dall’etichetta friulana Setola di Maiale, label attenta all’avanguardia musicale. L’album è composto da brani originali con l’aggiunta di canzoni che sono “standard” italiani, Volare di Modugno, 4 Marzo 1943 di Lucio Dalla e Katjusa, celebre melodia partigiana di Fischia il ventoqui proposta con il testo originale in russo. Questi brani sono l’occasione per dilatare la musica, lavorare sul testo e poi restituirne una versione personale. La title track Just Go There, evanescente ed eterea, contrasta con Baba Jaga, un sabba stregonesco dal ritmo vorticoso, così come tante sono le anime musicali che compaiono all’interno di questo lavoro discografico.

ROSSELLA CANGINI

Cantante torinese di ricerca e sperimentazione vocale, diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Torino, si specializza in canto jazz con Ellen Christi e fa della contaminazione tra le arti la sua cifra stilistica, portando la sua voce in diversi contesti (teatro di sperimentazione, tecno/teatro, jazz d’avanguardia, free/style, rap). Numerose e disparate sono le sue collaborazioni: da Billy Cobham a Don Moye (Art Ensemble of Chicago), Bob Moses, Carlo Actis Dato a Marco Messina (99 Posse), oltre a Massimo Barbiero, Claudio Cojaniz, Salvatore Bonafede e molti altri. I suoi progetti più recenti: ”Respiro” in solo e “Ferc”, duo industrial jazz con Fabrizio Elvetico, Nero Diaspora con Fabrizio Elvetico e Gandolfo Pagano.

CLAUDIO LODATI

Nato a Torino nel ’54, all’età di vent’anni fonda l’ormai storico Art Studio insieme a Carlo Actis Dato, Enrico Fazio e Fiorenzo Sordini. Con questo gruppo incide sette dischi e suona in centinaia di concerti in Italia ed Europa. Creatore di gruppi progettuali come “Dac’Corda” basato sull’uso predominante di strumenti a corda e “Vocal Desires” sull’utilizzo della voce, ha lavorato con importanti nomi della scena internazionale, incidendo più di trenta album dal 1977 ad oggi. Ha suonato nei più importanti festival italiani ed europei e negli Stati Uniti, Canada e Senegal. Tra le sue collaborazioni Bobby Zankel, Tristan Honsinger, Louis Sclavis, Don Moye, Bob Moses, Fred Frith, Hans Reichel, Irene Robbins, Giovanni Maier, Antonello Salis, Maria Pia De Vito, Tiziana Ghiglioni e Franco Cerri.

FORMAZIONE

Rossella Cangini, voce e loops

Claudio Lodati, chitarra e live electronics

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Debutta al Gobetti per la Stagione del Teatro Stabile “Anna dei Miracoli”

Di William Gibson,  riscosse a Broadway alla fine degli anni Cinquanta un notevole successo

 

Martedì 14 novembre, alle 19.30, debutto al teatro Gobetti dello spettacolo intitolato ‘Anna dei Miracoli’ di William Gibson con Mascia Musy nel ruolo di Anna. Insieme a lei in scena Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi. L’adattamento e la regia sono di Emanuela Giordano. Le luci sono di Angelo Linzalata, i costumi di Emanuela Giordano, le musiche di Carmine Juvone e Tommaso di Giulio.

La produzione è della Pirandelliana in collaborazione con la Lega Filo d’oro e sarà replicata per la Stagione del Teatro Stabile di Torino fino a domenica 19 novembre prossimo.

“Cosa succede – spiega la regista Emanuela Giordano – quando in una famiglia arriva il figlio difettato, quello che pensi nascesse solo in casa d’altri? Cosa succede ad un padre e a una madre che si confrontano quotidianamente con l’esistenza di una creatura che hanno messo al mondo ma con cui non possono comunicare? Helena non vede, non sente e non parla. I genitori non sanno dove sbattere la testa. La pietà e la rabbia si uniscono alla speranza e al senso di sconfitta, l’amore all’odio, ogni sentimento è concesso. Ogni reazione è imprevedibile. E lei Helen che cosa percepisce di quello che ha intorno? In una società dove solo il bello è vincente, solo il sano è tollerato, padre e madre non hanno scampo. Helen va allontanata, messa in un istituto, nascosta, dimenticata. Ma in casa arriva Anna, dura e inflessibile, con una storia di semi cecità alle spalle, una vita trascorsa in mezzo a creature difettate”.

Si tratta di una storia vera che racconta il passaggio epocale alla lingua dei segni, considerata tra le prime dieci grandi scoperte dell’umanità della storia moderna, una rivoluzione linguistica che ha permesso di aprire un dialogo tra chi parla e chi non parla. La lingua dei segni, in questo caso applicata sul palmo delle mani, un alfabeto tattile, che permetterà a Helen di raccontare la sua storia, di apprendere, di esprimere sentimenti e necessità, di crescere e farsi rispettare.

Anna dei Miracoli debuttò a Broadway nel 1959 e riscosse un successo straordinario. Fu replicato ininterrottamente per tre anni e oggi più che mai ci restituisce con forza il valore di chi non vuole rassegnarsi.

Le recite in programma saranno rese accessibili attraverso sopratitolazione in italiano e in italiano semplificato con descrizione dei suoni, fruibili su smrtglasses, audiointroduzione a inizio spettacolo e audiodescrizione. Venerdì 17 novembre è previsto un tour descrittivo e tattile sul palcoscenico, per consentire agli spettatori con disabilità visiva di cogliere gli elementi scenografici, toccare arredi e costumi, condividere l’esperienza con la compagnia.

 

Mara Martellotta

Riapre il cinema Esedra a Cit Turin

Un punto di riferimento socio-culturale restituito ai cittadini.

E’ una bella sfida la riapertura del cinema Esedra nel quartiere Cit Turin della nostra bella citta’, capitale indiscussa del cinema, meta favorita di registi di tutto il mondo per la sua tradizione legata a questa potentissima arte che riesce a produrre sogni e a trasmettere conoscenze.

La sala e’ gestita da Manuela Michetti, fondatrice dell’ associazione Arturo Ambrosio, insieme a Simone Rinolfi; inaugurata il 12 novembre con una importante cerimonia di quartiere e una ricca programmazione: un laboratorio per i bambini sul tema del cartone animato Il Piccolo Principe, a seguire la proiezione del film omonimo e Hugo Cabret di Martin Scorsese. Il cinema, chiuso per ben due volte nel 1993 dopo la tragedia del cinema Statuto e nel 2020 a causa della pandemia, e’ ora in fase di rinascita e di organizzazione di diverse attivita’ dedicate a tutti, con una maggiore attenzione alle famiglie; non sara’ solo un cinema, ma un centro polifunzionale animato da laboratori, cineforum e musica. Una restituzione ai cittadini e alla comunita’ del quartiere, un modello contemporaneo per fare cultura, una evoluzione nella trasmissione dei saperi. E’ indiscutibile che il cinema sia sempre stato un efficiente mezzo di divulgazione della cultura, una “fabbrica di sogni”, una esperienza che agisce nel nostro conscio ma anche nel subconscio ridisegnando la nostra percezione della realta’ attraverso le emozioni, ma anche la riflessione. Le sale di quartiere cosi come quelle parrocchiali, ancora di piu’, oltre a contribuire alla interiorizzazione dei valori della nostra cultura, sono promotori e fautori di aggregazione sociale e nutrimento per la collettivita’’. “Questi luoghi di ritrovo hanno avuto un ruolo fondamentale nella crescita culturale se non addirittura nell’alfabetizzazione del Paese nel dopoguerra. Da questo punto di vista il loro ruolo è stato importantissimo sia nei piccoli centri di campagna come nei quartieri delle grandi città del nord, in special modo quelli ad alta densità migratoria” afferma Fabrizio Luperto, critico cinematografico.

A metà degli anni cinquanta le sale parrocchiali in Italia erano oltre cinquemila e ufficialmente rappresentate dall’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), la sola diocesi Torino negli anni sessanta possedeva un numero record di 90 sale. “Con il passare degli anni, l’avvento delle tv locali che alla loro nascita saccheggiarono a prezzi irrisori i listini delle case di produzione o l’imporsi del VHS, hanno determinato la chiusura delle sale parrocchiali ad esclusione delle grandi città dove hanno continuato a rappresentare un punto di riferimento per il quartiere, alternando film d’essai, cineforum, rappresentazioni teatrali ” spiega Luperto. Nel nuovo secolo, con la diffusione dei multisala e delle piattaforme televisive, le poche sale superstiti, al pari dei grandi cinema, hanno terminato la loro attivita’. La riapertura dell’Esedra, cinema di zona, rappresenta dunque un ritorno ad una dimensione personale e di prossimita’ sociale in controtendenza con l’ utilizzo oramai dilagante di spazi smisurati e disorientanti.

MARIA LA BARBERA

TFF: il concorso, l’apertura con Pupi Avati e a Oliver Stone la “Stella della Mole”

Nelle sale del Romano, Greenwich e Massimo, dal 24 novembre al 3 dicembre

Dice Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema, che la prossima edizione del TFF “si annuncia speciale fin dalla serata di apertura, prevista nella prestigiosa cornice della Reggia di Venaria che, come lo scorso anno viene trasmessa in diretta su Rai Radio nell’ambito del programma Hollywood Party. Scelta che sottolinea ancora una volta la vocazione pop del festival e lo spirito di ricerca che lo contraddistingue, grazie alla presenza di grandi ospiti del mondo del cinema e dello spettacolo.” Ovvero i tappeti rossi, diversamente dall’un tempo quasi francescano festival, hanno definitivamente avuto il sopravvento. Forse un tantino più cinéphile, gli fa eco Domenico De Gaetano, Direttore del Museo: “Se la scoperta di nuovi talenti è la missione di questo Festival fin dalla sua prima edizione, la riscoperta del cinema del passato rappresenta un doveroso impegno perché è anche sul cinema dei maestri che si fonda lo sguardo delle nuove generazioni.” Con un piglio salomonico, il Direttore artistico Steve Della Casa, giunto alla fine di un mandato biennale evaporato troppo in fretta, un’apparizione quasi banale, raccoglie sagge parole: “Il festival vuole essere un punto di incontro tra il cinema come cultura e il cinema come spettacolo. Il pubblico sta finalmente tornando ad affollare le sale cinematografiche – davvero, mi chiedo io che scrivo, la rondine della Cortellesi questa volta vorrà significare una più che ben ritrovata primavera? – e lo fa scegliendo autori e film di qualità. Ecco, la scelta ponderata dei film e degli ospiti che incontreranno il nostro pubblico è esattamente in questa direzione: è un tratto identificativo di un festival che vuole essere al tempo stesso cultura e spettacolo.”

Sotto lo sguardo pieno di compassione e di speranza di John Wayne, perso negli occhi di una giovanissima Natalie Wood appena sottratta agli indiani, un fotogramma di “Sentieri selvaggi” reinventato dai colori di Ugo Nespolo, si apre il 41mo appuntamento con il Torino Film Festival, benemerito tra le tante cose di regalare a quanti ricominceranno ad affollare code e presentazioni e scambi frettolosi o no di idee e panini buttati giù velocemente tra una proiezione e l’altra un sostanzioso omaggio al duro americano (dal “Grande sentiero” di Walsh al “Fiume rosso” di Hawks, da “Pugni, pupe e pepite” di Hathaway ai “Tre della Croce del sud” e oltre), a rispolverare la faccia del Duke da sempre sinonimo di “reazione, maschilismo, suprematismo bianco”. Il tutto condito di bevute e scazzottature, di soldati a cavallo e di ubriacature, di grandi amicizie virili e di lotte all’ultimo sangue per cancellare il peggior nemico. Amato e odiato: ma del resto persino il buon Godard se ne usciva con un accattivante “come posso io odiare John Wayne e poi amarlo teneramente quando prende improvvisamente in braccio Natalie Wood negli ultimi minuti di Sentieri selvaggi?”. Altra chicca, doverosa di un cinema che è stato, la retrospettiva che guarda a Sergio Citti, nel novantesimo anniversario della nascita, collaboratore fondamentale di Pasolini, una sorta di Virgilio tra le borgate romane e tra gli accattoni e le mamme Roma che le abitavano, capace e inteso a riassorbire quel cinema che il Maestro portava avanti. Si vedranno “Ostia” del 1970 e “Storie scellerate” del ’73, “Casotto” del ’77 (con Jodie Foster e Gigi Proietti, Mariangela Melato e Paolo Stoppa) e “Il minestrone” sino a “Fratella e sorello” del ’98, per assicurarsi di non perdere gli undici episodi di “Sogni e bisogni”. Per l’occasione sarà pubblicato il volume “Sergio Citti – La poesia scellerata del cinema”, a cura di Matteo Pollone e Caterina Taricano, coedizione Centro Sperimentale di cinematografia – Edizioni Sabinae.

Si inaugura venerdì 24 novembre alla Reggia di Venaria, madrina Catrinel Marlon, attrice ed ex modella, che nei giorni successivi, in coincidenza con la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, presenterà la sua opera prima “I girasoli” (le signore attrici hanno vinto ormai un posto dovuto dietro la macchina da presa), interprete Monica Guerritore. L’inaugurazione sarà anche l’occasione per un omaggio a Pupi Avati, “il cuore incantatore” del cinema italiano, circondato da taluni degli attori da lui diretti, Micaela Ramazzotti, Neri Marcorè e Lodo Guenzi (assurto in un battito d’ala dallo “Stato sociale” agli altari del cinema e dei palcoscenici teatrali) tra gli altri. Poi, la presenza certo importante nella propria ricchezza di 128 lungometraggi, 13 mediometraggi, 40 cortometraggi, 59 anteprime mondiali, 10 anteprime internazionali, 3 anteprime europee e 68 anteprime italiane, il risultato finale delle oltre 4000 opere visionate.

Perfettamente equilibrati, sette registe e sette registi si batteranno per i premi finali, provenienti dal Canada alla Corea del Sud, dall’Argentina e dalla Groenlandia, dalla Russia e dalla Danimarca, dall’Arabia Saudita e dall’Ucraina e dall’Italia (“Non riattaccare”, “come l’incontro tra “Locke” e “La voce umana”, una donna alla guida di un’auto e la voce di un uomo al telefono”, crediamo un’altra grande prova di Barbara Rochi, vincitrice quest’anno meritatamente di David di Donatello e di Nastro d’argento quale migliore attrice protagonista per due differenti titoli). Tematiche della nostra quotidianità, sguardi dolorosi o leggeri, gravidanze che spezzano l’equilibrio di una coppia e parabole ecologiche, i ghiacci del nord che nascondono traumi scioccanti, le tragicomiche avventure notturne di un fattorino che vogliono essere metafora di una società in cambiamento, la narrazione in una sorta di giallo dei modi in cui la storia ufficiale viene costruita, un dramma di sparizioni e di uccisioni di nativi nei territori canadesi che riportano allo Scorsese del recente “Killers of the Flower Moon”.

Curiosando qua e là attraverso gli otto giorni di festival (chiusura il 2 dicembre, domenica 3 per riassaporarsi i film vincitori), “Back to life” è la sezione che ripropone film tornati a nuova vita, attraverso accurate operazioni di restauro, ma anche occasione per vedere o rivedere pellicole di cui da anni si è persa traccia: dal monumentale “Amour fou” di Jacques Rivette all’esperimento per la tivù di John Boorman “Two Nudes Bathing”, inedito da noi e ispirato al dipinto “Gabrielle d’Estrées et una des ses soeurs”, dal Davide Ferrario di “Dopo mezzanotte”, incantevole film del 2004 girato all’interno della Mole a “Vorrei che volo” di Ettore Scola, inchiesta sul fenomeno dell’immigrazione quasi dieci anni dopo “Trevico Torino”, sino a “Roma nuda” di Giuseppe Ferrara, vera scoperta di quest’anno, dove il pubblico potrà ritrovare Tomas Milian nella sua ultima e inedita interpretazione. Curiosando, le Masterclass: da Pupi Avati a Fabrizio Gifuni che racconterà il suo cinema e il suo teatro, i suoi maestri sullo schermo e sul palcoscenico, da Caterina Caselli che introdurrà “Paolo Conte alla Scala”, il film da lei prodotto sul concerto del Maestro, a Kyle Eastwood, figlio del grande regista, un padre da raccontare e una carriera divisa tra cinema e colonne sonore, dal controverso Oliver Stone (a cui verrà consegnata la “Stella della Mole”), scomodo ma accanito sostenitore delle cause di cui si fa paladino all’ironia a tutto tondo di Drusilla Foer, pronta ad analizzare con il pubblico come il cinema abbia influenzato le sue scelte e il suo percorso artistico, prima che scorrano le immagini di “La donna che riapriva i teatri” di Francesco Ranieri Martinotti, di cui è protagonista.

Uno dei titoli quest’ultimo che attraversano la sezione fuori concorso “Ritratti e paesaggi”: in buona compagnia di “Adesso vinco anch’io”, 90’ per tracciare un ritratto di Marcello Lippi, “innovatore del calcio”, di “Gianni Versace, l’imperatore dei sogni” di Mimmo Calopresti, il grande stilista impegnato sin da bambino a coltivare un sogno che lo porterà a frequentare le passerelle più importanti del mondo, di “Luci dell’avanspettacolo”, da un’idea di Steve della Casa realizzata da Francesco Frangipane, il genere più popolare del dopoguerra raccontato attraverso le testimonianze di Vittorio Cecchi Gori, Gino e Michele, Lillo e Greg, Giampiero Ingrassia e David Riondino, Marco Risi ed Enrico Vanzina, di Margherita Fumero pronta ancora una volta con tutta la sua simpatia a riportare ben vivi i fasti insuperati della Wandissima e di Erminio Macario.

Elio Rabbione

Nelle foto: l’opera di Ugo Nespolo, immagine del festival, “Paolo Conte alla Scala” prodotto da Caterina Caselli, e Oliver Stone regista di “Nuclear Now”.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Edoardo Bennato e Giorgio Li Calzi

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Gli appuntamenti musicali della settimana

Lunedì. All’auditorium del Lingotto si esibisce Edoardo Bennato. Al Concordia di Venaria è di scena Willie Peyote.

Martedì. Allo Spazio 211 suonano i Protomartyr.

Mercoledì. Al Blah Blah è di scena Pierpaolo Capovilla con il violinista Nicola Manzan.

Giovedì. Al Circolo Sud si esibiscono i Pretty In Pink. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Dub Fx. Al Concordia suonano gli Ex-Otago. Allo Ziggy si esibisce Marky Ramone. Al campus Einaudi il trombettista Giorgio Li Calzi sonorizza il documentario “La neuropatologia”. Al Cap 10100 suonano Millais Flowe Honey, Eden4all,Spore e zYp. Al Magazzino sul Po suonano gli Indianizer e Azmari. Al Comala rilettura della canzoni di Leonard Cohen eseguite da Cristina Meschia e Federico Sirianni. Al Folk Club tango argentino con Ezequiel Acosta ed Elbi Olalla.

Venerdì. Al Circolo Sud Matteo Castellani rende un tributo a Jannacci. Al Circolo della Musica di Rivoli è di scena Ermanno Giovanardi dei La Crus affiancato da Cecilia all’arpa. Al Folk Club si esibisce Cristiano Godano. Al Blah Blah è di scena Dalila Kayros. All’Hiroshima si esibisce il rapper Mecna. Allo Ziggy suona la violoncellista Jo Quail con Paul Beauchamp.

Sabato. Allo Ziggy suonano Stato d’Assedio e Fil di Ferro. Al Capodoglio suona il pianista Fabio Giachino con il trombettista Aki Himanen. Allo Spazio 211 sono di scena gli Okkervil River. Alò Folk Club flamenco con Jose Valencia voce e Juan Requena alla chitarra. Al Magazzino sul Po si esibisce Marta Del Grandi. Allo Juvarra è di scena l’Hot Swing Sextet per un gala “lindy hop”.

Pier Luigi Fuggetta

Santi Francesi a “Sanremo Giovani”

Subito dopo aver partecipato quest’oggi alla cerimonia di apertura degli Apt Torino 2023 in piazza d’Armi, dove hanno regalato una breve performance a tutti i fan dopo i saluti istituzionali, piemontesissimi Santi Francesi, hanno appreso dall’annuncio ufficiale del direttore artistico Amadeus, della loro partecipazione a “Sanremo Giovani”. Il duo musicale di Ivrea composto da Alessandro De Santis (voce e chitarra) e Mario Francese (tastiere e producer), già vincitore di X Factor nel 2022, è tra gli 8 finalisti che prenderanno parte alla serata di Sanremo Giovani 2023, in onda dal Teatro del Casinò di Sanremo, martedì 19 dicembre, in prima serata su Rai1, Radio2 e in streaming su Raiplay. Gli altri artisti che hanno superato le audizioni, svoltesi nei giorni scorsi, dal vivo, nella storica sede della Radiofonia di via Asiago in Roma e che si aggiungeranno ai 4 cantanti provenienti da Area Sanremo sono: Bnkr 44, Clara, Grenbaud, Lor3n, Jacopo Sol, Tancredi e Vale LP. Il 19 dicembre in 12 si contenderanno tre posti tra i Big in gara al Festival di Sanremo che si svolgerà dal 6 al 10 febbraio 2024. Il titolo del brano in gara dei giovanissimi Santi Francesi, anno di nascita 1997, è: “Occhi tristi”.                           Igino Macagno

Come sarà “Romeo & Giulietta”, se l’ascoltiamo da seduti sul palco e bendati?

 

Allo “Spazio Kairòs”, si recita William Shakespeare in “versione sensoriale”

Sabato 11 novembre, ore 18 e 21

Chissà? Mi viene da chiedere, fra me e me: se Lui, il più importante scrittore inglese e massimo drammaturgo, nei secoli, della cultura occidentale (il “Bardo” o “Cigno dell’Avon”, cui è stato dedicato perfino un asteroide, il 2985 Shakespeare, ma della cui vita si conosce poco o nulla) venisse mai a sapere dell’iniziativa, si inquieterebbe che metà basta o ne sarebbe anche Lui incuriosito?Personalmente propenderei, data la sua straordinaria “genialità” (dote che non può mai prescindere da una forte curiosità) per la seconda ipotesi. E’ quello che probabilmente devono aver pensato anche le attrici e gli attori della “Commedia Community” e del “Teatro della Yuta” di Alessandria portando in scena ( con il sostegno di “Fondazione SociAL” e “Abilitando Onlus” ) i “Teatri Della Mente – Romeo & Giulietta”, tratto dalla celeberrima tragedia scritta da William Shakespeare fra il 1594 e il 1596, allo “Spazio Kairòs” di via Mottalciata 7, a Torino. Un’interpretazione dell’opera shakespeariana di cui tutto si può dire tranne che non venga proposta in una versione davvero inedita: una “performance sensoriale” dove gli spettatori vengono bendati e seduti al centro dello spazio scenico, mentre attrici e attori recitano in mezzo a loro. Per assistere allo spettacolo, inserito nella stagione “Riflessi” organizzata dalla Compagnia “Onda Larsen”, l’appuntamento è per sabato 11 novembre, alle 18 e, in replica, alle 21. Possono infatti partecipare solo 50 persone per replica.

“Gli spettatori – dicono i responsabili – sono privati di un senso fondamentale a teatro e condotti in un’esperienza immersiva grazie astimoli uditivi, olfattivi e tattili in cui le scenografie, i costumi e gli stessi attori sono percepiti con gli altri sensi per l’intera durata dello spettacolo”.

Il pubblico, una volta fatto sedere sul palco, viene trasportato nell’azione scenica dalla voce degli attori che descrivono le scene e le ambientazioni, dagli odori, dai paesaggi sonori e dalla musica che ne completano la drammaturgia. La regia è di Luca Zilovich, le musiche di Raffaello Basiglio mentre paesaggi sonori e luci sono stati creati da Enzo Ventriglia. Sul palco, a raccontare “Romeo e Giulietta” e a far rivivere gli echi della tragedia di Shakespeare, saranno gli attori Giacomo Bisceglie, Enrica Fieno, Lorenzo Fracchia, Michela Gatto, Giulia Maino e Linda Morando.

“Il pubblico è spesso considerato più come un consumatore che come un artista, dimenticandosi che un’opera d’arte, non solo teatrale, ha bisogno di un gruppo di spettatori che si emozioni per essere considerata tale”, spiegano da “Commedia Community/Teatro della Juta”

Per questo, nasce “I Teatri della Mente”, un modo per far sì che gli spettatori, rispettando il loro ruolo, partecipino allo spettacolo in maniera creativa, diventandone l’artista finale, immaginando i costumi, la scenografia e persino l’aspetto degli attori. “Uno stimolo sonoro, un profumo, una battuta sussurrata all’orecchio, un rumore che si avvicina, ognuna di queste cose farà sì che ogni spettatore percepisca lo spettacolo in modo diverso da un altro spettatore seduto in una diversa zona dello spazio scenico”. A questo punto, non ci resta che tentare l’avventura.

Per info: www.ondalarsen.org

g.m.

 

Nelle foto: immagini dello spettacolo

Al Mastio della Cittadella le opere di Mirò in mostra dialogano con la musica

Il  10 novembre  nella serata intitolata “Musica e memoria”

 

Il 2023 segna il quarantesimo anniversario della morte del grande artista catalano Joan Mirò (1893- 1983). Tra i principali esponenti della corrente surrealista, insieme a Salvador Dalí e Pablo Picasso. Al pittore, ceramista e scultore è dedicata la mostra antologica prodotta da Navigare Srl, in collaborazione con AICS Torino, dal titolo “Mirò a Torino”, apertasi il 28 ottobre scorso e visitabile fino al 14 gennaio 2024 negli spazi del museo storico nazionale d’artiglieria al Mastio della Cittadella. L’esposizione è curata da Achille Bonito Oliva con la collaborazione di Maitè Vallés Bled e di Vincenzo Sanfo, realizzata col patrocinio della Città di Torino e della regione Piemonte. Le opere surrealiste di Mirò hanno sempre mostrato un forte richiamo alla natura con simboli che sono presenti nei suoi quadri e ceramiche. L’artista vive la simbiosi poetico musicale che rappresenta la chiave segreta delle sue opere. Joan Punyet Mirò, nipote del grande artista, che ha una conoscenza importante dell’arte di suo nonno, ha raccontato nel saggio “Mirò e la musica” come Mirò lavorasse con i libri di poesia aperti sul tavolo mentre ascoltava musica. Così i concerti che adesso vengono proposti mostrano un richiamo alla musica del periodo storico di Mirò e alla sua poesia.

L’esposizione torinese dedicata all’artista prevede un programma di eventi collaterali con concerti di musica classica e jazz, letture, aperitivi musicali e visite guidate alla mostra che avranno il via da venerdì 10 novembre 2023 alle 19:30 con il duo Emanuele Sartoris al pianoforte e Martin Mayes al corno, in un programma di musica ispirata al grande artista catalano, a cui seguirà la visita guidata alla mostra. All’appuntamento del 10 novembre seguiranno gli altri concerti di “La musica intorno a Mirò”, una proposta culturale che al venerdì sera, per i mesi di novembre, dicembre e gennaio offrirà un’opportunità speciale per chi desidera passare un fine settimana a Torino in uno spazio suggestivo come quello del Mastio della Cittadella, dove arte e musica si incontrano in un unico connubio. Il programma è organizzato dall’Associazione Italiana Cultura Sport Comitato Provinciale di Torino Aps e dall’Associazione Erremusica Aps. Il 24 novembre prossimo il programma prevede Anastasia Stov Vyr, che eseguirà musiche di Beethoven Sylvestrov, Vyshynskyi. Molto ricco il programma che verrà proposto nel concerto del 10 novembre 2023, alle ore 19:30, intitolato “Musica e memoria”, con Martin Mayes al corno, al corno delle Alpi e alla conchiglia; Emanuele Sartoris al pianoforte.

Emanuele Sartoris si è diplomato in musica jazz sotto la guida di Dado Moroni, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, dove ha conseguito anche la laurea in Composizione e Orchestrazione Jazz con il massimo dei voti, sotto la guida di Furio Di Castri e Giampaolo Casati.

Martin Mayes è nato in Scozia e ha studiato musica all’Università di York in Inghilterra e la sua carriera è iniziata con performance e teatro di strada nell’ambiente sperimentale degli Anni ’70 a Londra. Il City of London Festival l’ha descritto come un “architetto dell’immaginazione musicale”, vive a Torino dal 1982.

Il programma del concerto si propone molto variegato, comprendendo di Mayes il brano “In a Drop of Water”, di Satie il brano “Je te veux”, di Sartoris “Il tempo”, di Debussy “La rêverie”, di John Cage “Suite for Toy Piano”, di Carmichael “Stardust”, di Mayes, ancora, il brano “Son’ Nata! Dance”. Di Ayer verrà invece eseguito il brano “If you were the only girl in the world”.

L’associazione Erremusica è nata nel 1996 nel quartiere della Circoscrizione 3 per opera di docenti e amanti della musica, e le loro attività hanno sempre privilegiato bambini e ragazzi, veicolando progetti anche nelle scuole. Oggi, con le quote associative, hanno finanziato alcuni progetti musicali nelle periferie, laddove il desiderio di fare musica è assai sentito. In collaborazione con AICS, infatti, dal novembre 2021, Erremusica ha portato nelle periferie alcuni progetti musicali e artistici di inclusione e integrazione per bambini e ragazzi delle scuole di Barriera e per le fasce più deboli, coinvolgendo anche le biblioteche civiche, che hanno ospitato tali eventi musicali.

 

Mara Martellotta

“Testimone d’accusa” per la prima volta a teatro al Superga

TSN – Teatro Superga Nichelino (TO)

Sabato 11 novembre, ore 21 

Il migliore dramma giudiziario della maestra del brivido Agatha Christie per la prima volta in Italia a teatro

 

La nuova stagione del TSN – Teatro Superga Nichelino apre sabato 11 novembre con “Testimone d’accusa”: dalla maestra del brivido Agatha Christie, uno dei migliori drammi giudiziari mai messo in scena in Italia. Sul palco Paolo Triestino, Vanessa Gravina, Giulio Corso e altri 9 attori, oltre a uno stenografo che scrive tutti i verbali del processo su una macchina stenografica autentica del 1848 e 6 giurati scelti tra il pubblico e chiamati ad emettere il verdetto. La regia è di Geppy Gleijeses, dopo i grandi successi di Sorelle Materassi, Arsenico e vecchi merletti, Così parlo Bellavista.

Esiste la “commedia perfetta”? Forse sì. Secondo alcuni critici è “Il matrimonio di Figaro” di Beaumarchais, secondo altri è “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde. Sul più bel dramma giudiziario però non ci sono dubbi: “Testimone d’accusa” di Agatha Christie. Il gioco non verte tanto sulla psicologia dei personaggi (ci aggiriamo tra simulatori occulti, assassini, grandi avvocati) quanto sulla PERFEZIONE del meccanismo. È infernale questo meccanismo, con un colpo di scena dopo l’altro, in un crescendo raveliano, una battuta dopo l’altra. E la costruzione “giudiziaria”? Impressionante per precisione e verità, come se l’avesse scritta il più grande giudice inglese del secolo scorso. Lo spunto, come spesso accade nelle opere della Christie, parte dalla storia di una donna tradita dal marito più giovane; ed è uno spunto autobiografico. L’autrice fu tradita dal primo marito (di cui però portò sempre il cognome) e sposò poi un uomo molto più giovane di lei. Ma bastasse questo… Il film capolavoro che ne trasse Billy Wilder era assai liberamente tratto -la Christie lo considerava il miglior adattamento cinematografico della sua opera-. Il testo teatrale è assai più asciutto, non concede tregua alla tensione, affonda come una lama di coltello affilatissima (letteralmente) nella schiena di chi osserva. Considerare la “maestra del brivido” un’autrice di consumo è come valutare Hitchcock un cineasta di serie B. Agatha è un genio e tale per sempre resterà. E qui, più che in Trappola per topi, più che in Dieci piccoli indiani questo diamante luccica in tutto il suo splendore. Naturalmente metterlo in scena richiede un cast di livello superiore e un realismo (non certo naturalismo) rigidissimi. E una dovizia di mezzi scenografici e recitativi. Io l’ho messo in scena con Giorgio Ferrara, un grande e carismatico attore in genere prestato alle grandi direzioni di Festival e teatri, con Vanessa Gravina, bella, bravissima e impossibile, Giulio Corso, uno dei migliori dell’ultima generazione, e altri 9 attori, tutti perfettamente aderenti ai ruoli. Per chiudere (ed essere più chiaro) vi anticiperò due particolari: in scena avremo lo stenografo che scriverà -con il particolare ticchettio- tutti i verbali del processo su una macchina stenografica autentica del 1948 (la commedia è del ‘53), i sei giurati saranno scelti tra il pubblico sera per sera, e chiamati a giurare e ad emettere il verdetto.

                                                                Geppy Gleijeses

 

Sabato 11 novembre, ore 21  

Testimone d’accusa

Di Agata Christie

Regia di Geppi Gleijeses

Traduzione Edoardo Erba

Con Vanessa Gravina, Giulio Corso

Con la partecipazione di Paolo Triestino

E con Michele Demaria, Antonio Tallura, Sergio Mancinelli, Bruno Crucitti, Paola Sambo, Francesco Laruffa, Erika Puddu, Lorenzo Vanità

Scene Roberto Crea

Costumi Chiara Donato

Artigiano della luce Luigi Ascione

Musiche Matteo D’Amico

Aiuto Regia Norma Martelli

Biglietti: 17 euro galleria, 23 euro platea

La stagione 2023-2024 del Teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino e Sistema Cultura, con il sostegno di Fondazione CRT e Regione Piemonte, firmata dalla direzione artistica di Alessio Boasi, Fabio Boasi e Claudia Spoto, in collaborazione con Piemonte dal Vivo. Produzione esecutiva Fondazione Reverse. Creative mind: Noir Studio.

Info

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

011 6279789

www.teatrosuperga.itbiglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Orari biglietteria: mar, gio, ven e sab 16-19; mer 10-13 e 14-19

I biglietti si possono acquistare presso la biglietteria del Teatro Superga, sul luogo dell’evento nei giorni di spettacolo dalle ore 18

Il Tff apre alla Reggia di Venaria con Pupi Avati. Omaggio a John Wayne, a Oliver Stone la Stella della Mole

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OGGI SI E’ TENUTA LA PRESENTAZIONE A ROMA

La 41esima edizione del Torino Film Festival si terrà  dal 24 novembre al 2 dicembre a cura  del Museo Nazionale del Cinema  presieduto da Enzo Ghigo e diretto da Domenico De Gaetano, direzione artistica di Steve Della Casa.

L’immagine guida è dell’artista torinese  Ugo Nespolo, ispirata ad uno dei più  celebri fotogrammi di Sentieri selvaggi di John Ford:  John Wayne ha  tra le braccia Natalie Wood.

Quest’anno il TFF dedicherà un omaggio al famoso attore americano. L’inaugurazione della 41esima edizione si svolge alla Reggia di Venaria.

Sarà ospite d’eccezione della serata – in diretta su Hollywood Party, Rai Radio3 – il regista Pupi Avati, madrina della cerimonia d’apertura Catrinel Marlon.

Tra gli ospiti,  Oliver Stone (che riceverà  il Premio Stella della Mole)  Fabrizio Gifuni, Christian Petzold, Caterina Caselli e Paolo Conte.

E ancora Kyle Eastwood a Drusilla Foer, Mario Martone  Barbara Ronchi, Baloji,  Thomas Cailley,  Roberto Faenza e Laura Morante. Protagonista il  ritorno della commedia, popolare e d’autore.