SPETTACOLI- Pagina 61

Passeggiata “in noir” nel “paese dipinto” di Bosia

 

Proseguono le “Passeggiate Letterarie nel Bosco dei Pensieri” promosse dalla “Fondazione Mirafiore” di Serralunga d’Alba

Sabato 22 giugno, ore 17

Bosia (Cuneo)

Sarà passeggiata letteraria “in trasferta”, a Bosia, sempre in piena terra cuneese, quella organizzata, per il prossimo sabato 22 giugno, dalla “Fondazione Mirafiore”, nata nel 2010 per volontà di Oscar Farinetti in un edificio storico diventato “teatro dinamico e moderno” (“l’unico teatro al mondo in cui è consigliabile entrare con un bicchiere di vino in mano”) all’interno del “Bosco dei Pensieri”, l’ultimo Bosco sopravvissuto della Bassa Langa, situato nel bel mezzo  del cosiddetto “Villaggio Narrante” in Fontanafredda. Per la precisione, la passeggiata di sabato sarà la sesta, annotata nella ricca agenda degli appuntamenti delle “Passeggiate Letterarie”, rappresentanti una sorta di “rito laico” (iniziato, come sempre, a maggio e che andrà a concludersi venerdì 12 luglio prossimo) che intende mettere insieme “una comunità intorno alla natura e alla letteratura”, con la proposta di letture di libri contemporanei ancora freschi di stampa e letti ad alta voce passeggiando nel bosco insieme agli autori, con i quali, al termine della passeggiata “libro alla mano”, ci si potrà anche confrontare.

Sesta tappa, come detto, in trasferta a Bosia, il “paese dipinto” dell’Alta Langa dove i muri delle case sono stati artisticamente arricchiti nel tempo da grandi murales dedicati ai più celebri personaggi di Langa, da Cesare Pavese (per citarne alcuni) a Beppe Fenoglio a Giacomo Morra (il grande ristoratore cui si deve la notorietà mondiale del tartufo bianco e il primo ad inaugurare nel ’33 l’annuale “Fiera del Tartufo di Alba”), fino a Gina Lagorio e, ultimo in ordine di tempo, al cantautore – ferroviere (il più francese dei cantanti italiani) Gianmaria Testa.

L’appuntamento è alle 16,30 presso lo “sferisterio” di Bosia, in via Rutte, con lo scrittore ligure Orso Tosco che ha ambientato il suo primo romanzo noir proprio sulle colline dell’Alta Langa.

In un percorso a tappe, che si snoderà tra le vie e i sentieri che circondano il caratteristico borgo, l’autore leggerà e racconterà alcuni estratti da “Il pinguino delle Langhe” (Nero Rizzoli, 2024). A fare da guida, il sindaco di Bosia, Ettore Secco.
Al termine della passeggiata sarà offerto a tutti i partecipanti un piccolo aperitivo.
Originario di Ospedaletti, Orso Tosco è scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato racconti, romanzi e poesie. Questo è il suo primo romanzo per “Nero Rizzoli” e il suo primo della “serie gialla”, per il quale si è inventato un personaggio davvero unico: il commissario Gualtiero Bova detto il “Pinguino”, umanissimo nelle sue irresistibili contraddizioni, involontariamente comico (caratteristica propria di quasi tutti i commissari dei “noir” di nuova generazione), dotato di un’intelligenza sopraffina che lo guida dove nessun altro potrebbe arrivare.

Quale la storia di questo “hard boiled” in salsa langarola? Assolutamente vietata anche solo una parola (un indizio) in più. Accontentiamoci dell’“incipit”.

Anche i lunedì speciali, quelli capaci di cambiare il corso di un’intera esistenza, iniziano come un giorno qualsiasi”. E più di tanto …!

Basti sapere che ad impararlo a proprie spese sarà il potente broker svizzero Rufus Blom, quando durante la solita corsa all’alba tra le colline delle Langhe si imbatte nel cadavere di una ragazza. Sulla schiena l’assassino le ha tracciato col sangue una svastica e un cognome, il suo: Blom. Poche tracce lì intorno e tanti problemi per il commissario Bova, pardon per il “Pinguino”, da poco trasferitosi a Mondovì.

 

La partecipazione alla “Passeggiata” è gratuita, ma è tassativamente obbligatoria la prenotazione tramite il sito della “Fondazione”: www.fondazionemirafiore.it

In caso di pioggia la “Passeggiata” non sarà annullata ma si svolgerà nelle cantine storiche di Fontanafredda.

 

Gianni Milani

 

Nelle foto:

–       Orso Tosco

–       Veduta di Bosia

Stagione 2024-2025 TPE Teatro Astra: a confronto con le verità che ci sfuggono

Il TPE porta nella sua terza stagione a teatro, diretta da Andrea De Rosa, i Fantasmi

 

Dopo Buchi Neri, incentrata sul rapporto con la verità scientifica e Cecità, dedicata alle verità che si mostrano davanti ai nostri occhi e che ci rifiutiamo di vedere, la stagione teatrale 2024-25 del TPE si intitola “Fantasmi” e rappresenta un invito a confrontarsi con quelle verità che vogliamo riconoscere e che, invece, ci sfuggono, che si manifestano solo per un breve istante e poi si sottraggono definitivamente alla nostra vista.

“Ho chiesto alle registe e ai registi degli spettacoli in cartellone – spiega il direttore Andrea De Rosa – di dare forma a questi fantasmi. Il racconto teatrale si muove in due direzioni, va fuori dalla realtà dando voce a fantasmi come guerre, migrazioni, crisi climatiche; poi si addentra nel mondo interiore di ciascuno di noi per guardare da vicino gli spettri che ci seguono come la nostra stessa ombra, abbandono e solitudine, amore e morte, tradimento. Talvolta questi fantasmi hanno anche un nome, sono personaggi della storia, della letteratura e del teatro. Altre volte un nome non ce l’hanno e prendono la forma di un sentimento nudo, spogliato dell’iconico lenzuolo bianco. Per essere affermate queste verità hanno bisogno del buio della notte, che tanto somiglia a quello del palcoscenico. I fantasmi immersi nelle tenebre ‘parlano’. Ci sono, ma allo stesso tempo mancano, spesso ci spaventano e l’unico modo per farli sparire è accendere la luce. Se restiamo nel buio spiando i loro contorni fatti di bagliori, di aria, di aloni, di niente, allora riusciremo a sentire il loro sussurro, il mormorio che può indicarci la strada, che ci mostra, in quel tenue chiarore, le verità nascoste dentro di noi”.

Il 2023 e il 2024 sono stati anni caratterizzati da una forte dedizione di Teatro Piemonte Europa alla trasformazione, grazie all’investimento sull’efficientamento energetico per merito dei contributi ricevuti dal PNRR e grazie a investimenti propri, ottenendo una riduzione dei consumi e un abbassamento dell’impatto ambientale, degli impianti di riscaldamento e raffreddamento della sala del Teatro Astra.

“Il TPE – spiega la sua Presidente Maddalena Bumma – da quando ha avuto inizio il mio mandato da Presidente della Fondazione di strada ne ha fatta tanta. Nel 2015 ha ricevuto il riconoscimento di Teatro di Rilevante Interesse culturale da parte del Ministero della Cultura. Il TPE non si limita alla sola stagione teatrale, ma realizza anche la rassegna Palcoscenico Danza e, dal 2018, si occupa anche dell’organizzazione del Festival delle Colline Torinesi. Diretto con capacità e dedizione da Andrea De Rosa, gode di solidità economica e patrimoniale, e rivolge particolare attenzione allo sviluppo dell’attività culturale e di palcoscenico;un dato recentemente emerso di questo impegno è stato il registrarsi di un incremento del 16% della biglietteria tra la stagione 2022 – 2023 e quella successiva. In particolare, accanto alla preziosa fetta di abbonati, chi sceglie il Teatro Astra fa parte di un pubblico giovane, nelle fasce comprese tra i 20 e i 29 anni e i 30 e 39 anni. Tra i progetti che arricchiscono la proposta del TPE vi è la “Cultura dietro l’angolo”, che porta il teatro in situazioni diversamente attive dal punto di vista culturale e “A porte aperte”, che apre la sala alle attività del territorio e delle famiglie. Il TPE fa parte di una rete di teatri in cui compaiono la Lavanderia a Vapore, la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, il Teatro Stabile di Torino e Torino Danza”.

Sono ventidue gli spettacoli tematici, di cui quattordici produzioni e cinque prime nazionali, senza contare i ricchi programmi della rassegna Palcoscenico Danza e del Festival delle Colline Torinesi. La terza stagione del triennio 2022 – 2024 è dedicata al rapporto che ognuno di noi ha con le verità che crediamo di vedere ma ci sfuggono continuamente, tanto che il titolo scelto dal direttore De Rosa è stato “Fantasmi”. I fantasmi possono essere interiori, come quelli presenti nella pièce “Animali selvatici” di Paola Rota che, a partire da “L’anatra selvatica “ di Ibsen, parla di verità e menzogne in ambito famigliare. Sono fantasmi interiori quelli di “Note a margine” della compagnia I Gordi, che affronta il fantasma più classico di tutti: la perdita e l’elaborazione del lutto. Lo sono l’amore e l’abbandono affrontati da “Pinocchio” messo in scena dal Teatro del Carretto. Personalissima la ricerca della protagonista della “Vegetariana” di Daria Deflorian, tratta dal romanzo di Han Kang, che sceglie di privarsi di tutto, prima del mangiare e poi della parola. Interiore è la follia della protagonista de “La pulce nell’orecchio” di Carmelo Rifici. Barbara Altissimo ha realizzato “Accanto”, il risultato della ricerca del proprio fantasma nelle case dei quartieri di Torino, una riflessione collettiva intorno ad una unica domanda. Tea Dellavalle in “Too Late” di Jon Fosse fa rivivere Nora, la protagonista di “Casa di bambola di Ibsen” indagando sui rapporti oscuri e le fratture della vita di quel memorabile personaggio. I fantasmi possono essere anche quelli che appaiono fuori di noi. Nel mondo globalizzato nel quale viviamo ci ritroviamo sempre di più di fronte a fenomeni che ci spaventano e che continuiamo a fissare con la paura e col timore di non farli sparire del tutto: le guerre, le persecuzioni, la violenza e la crisi climatica. Come per la passata stagione, intitolata Cecità, anche questo cartellone di “Fantasmi” desidera affrontare tematiche attuali per riflettere insieme, riappropriandoci del senso  pubblico del teatro. Emblematico è “Il risveglio” di Pippo Delbono, spettacolo che inaugura la stagione e chiuderà ilFestival delle Colline Torinesi, narrando del risveglio collettivo post Covid e del necessario ritrovamento di uno spirito partecipativo e rivoluzionario. Un triste argomento di dibattito pubblico viene trattato da Ashkan Kahatibi nel suo “Le  mie tre sorelle”, che trae ispirazione dalla vita di un combattente per la libertà iraniana; altrettanto tristi sono le acque del Mediterraneo, scenario dove è ambientata la pièce “ Naufraghi senza volto” di Renato Sarti e “Io sono il colonialismo, l’imperialismo e i genocidi” che tracciano il percorso del “Polittico dell’infamia” di Anagoor.

Nella stagione TPE compaiono anche fantasmi veri, personaggi del teatro e della letteratura, che permangono come spettri nell’immaginario culturale collettivo come Orlando, per la regia di Andrea De Rosa che, a partire dal celebre personaggio del romanzo di Virginia Woolf, è  in grado di superare gli steccati dello spazio e del tempo con la sola forza dell’immaginazione e della letteratura e affronta la fondamentale tematica dell’identità.  È  anche presente la pièce de ‘La signora delle camelie’, protagonista del romanzo di Dumas figlio,  riportata in scena dalla giovane promessa del teatro contemporaneo, Giovanni Ortoleva. C’è  il Faust affrontato da una giovane e consolidata rivelazione della regia, Leonardo Manzan, che si confronta con lo straordinario testo di Goethe, c’è Casanova, che Fabio Condemi riporta in vita attraverso una vera e propria miniera teatrale ricca di spunti  storici.

Fabrizio Gifuni mette in scena due personaggi apparentemente distanti tra loro, quali Pier Paolo Pasolini e Aldo Moro, due personalità della storia italiana protagoniste della pièce  “I fantasmi della nostra storia”, personalità che fanno periodicamente sentire la propria voce, proprio come fanno gli spettri. Ci sono le eroine di Giovanni Testori che Sandro Lombardi fa riemergere dalla morte in Erodiàs e Mater strangosciàs. Al giovanissimo Paolo Costantini, alla sua prima esperienza produttiva, è affidata la regia di Giovanna d’Arco, femminista e rivoluzionaria al tempo stesso, ma figura quanto mai contemporanea.

Infine Barletti /Waas porteranno in scena la pièce  intitolata “L’ultima parola”, un duello tra i grandi maestri del teatro Samuel Beckett e Peter Handke.

Palcoscenico Danza, rassegna del 2025, avrà  come titolo “Il gioco delle ombre”. Diretta da Paolo Mohovich anche quest’anno torna a proporre un programma ricco di eccellenze nel panorama internazionale  affiancate da scommesse di una nuova coreografia.

Il fil rouge di Palcoscenico Danza si inserisce molto bene nella Stagione del Tpe, perché il tema è  l’ombra, impalpabile e inquietante,  che portiamo sempre appresso a noi, come facciamo con i nostri fantasmi che, in Inghilterra, si pensava popolassero  i teatri, anche a sipario chiuso.

MARA MARTELLOTTA 

Grande successo a Chieri per l’orchestra Polledro

Giovedi 20 giugno grande successo di pubblico per l’Orchestra Polledro a Chieri nella chiesa di San Domenico, sotto la direzione del Maestro Federico Bisio. (Foto archivio)

 

Grande successo di pubblico anche quest’anno per l’orchestra da camera Giovanni Battista Polledro, che si è esibita a Chieri nell’ambito della seconda edizione della rassegna “Il respiro della musica” lo scorso giovedì 20 giugno alle 21 nella chiesa di San Domenico. L’orchestra è diretta dal Maestro Federico Bisio, e ha scelto per questo concerto le note di Mozart e Salieri. Gli spettatori potranno ascoltare il concerto per fagotto e orchestra per si bemolle maggiore kv 191 di W.A. Mozart, con la presenza fagotto solista di Nicolò Pallanch, e di Antonio Salieri il concerto in do maggiore per flauto, oboe e orchestra con la presenza al flauto solista di Filippo Del Noce, e all’oboe solista di MateusZurawski. Di Mozart verrà poi eseguita la Sinfonia in re maggiore n.30 kv 202. L’ingresso alla chiesa di San Domenico sarà a offerta libera.

L’orchestra da camera Giovanni Battista Polledro nasce nel 2012 per iniziativa di un gruppo di appassionati torinesi che promuove l’associazione omonima, che si propone di diffondere le arti musicali, la formazione orchestrale e il talento di giovani interpreti. Il repertorio dell’orchestra è molto ampio e si estende dai capolavori del Barocco a quelli del Novecento, con lo scopo di diffondere inedite realtà musicali, comprese le composizioni di Giovanni Battista Polledro, ultimo grande rappresentante della scuola violinistica piemontese a cui è intitolata l’orchestra. Durante la serata si potranno apprezzare i virtuosismi del Maestro Nicolò Pallanch, nato nel 1992 a Trento e diplomatici presso il Conservatorio Bonporti di Trento con lode, nella classe di Alberto Santi. Ha poi proseguito gli studi, divenendo nel giugno 2017 primo fagotto dell’orchestra del Teatro Regio di Torino, e dal 2018ricoprendo lo stesso ruolo nella Filarmonica TRT.

Il Maestro Filippo Del Noce è primo flauto dell’orchestra Sinfonica di Stettino, ha registrato numerosi dichi in Polonia e, dopo essersi diplomato con lode e menzione d’onore al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, ha proseguito gli studi presso la Kunst Universitat di Graz. È vincitore di concorsi internazionali e ha partecipato a diverse masterclass condotte da maestri di fama mondiale.

Sul podio, a dirigere l’orchestra Polledro, il celebre Maestro Federico Bisio.

Chiesa di San Domenico, via San Domenico 1, Chieri

20 giugno alle ore 21

 

Mara Martellotta

“La guerra dei mondi”, il programma di Collisioni

Torino, 18 giugno 2024 – Un festival capace di sintonizzarsi con il pubblico dei giovani e dei giovanissimi, per abbattere le barriere e mettersi in ascolto dei nuovi linguaggi come è sempre stato nello spirito di Collisioni. È questo il senso della 16ª edizione che, da venerdì 5 a sabato 13 luglio, si prepara ad accogliere ad Alba, in piazza Medford, decine di migliaia di spettatori in arrivo da tutta Italia per prendere parte a un grande happening generazionale.


L’edizione 2024 conclude un triennio che il festival ha voluto dedicare al sostegno della socialità e dell’aggregazione giovanile, per capire come il mondo e la musica siano cambiati dopo la pandemia: cosa abbiamo perduto e cosa di nuovo sia arrivato. 

 

Non solo una rassegna di concerti, quindi, ma un vero e proprio laboratorio permanente che a partire dal mese di novembre – grazie al nuovo spazio del Circo di Collisioni nell’area riqualificata del Parco Tanaro di Alba – ha visto protagonisti nell’ambito di riunioni e laboratori a cadenza settimanale, centinaia di ragazzi delle scuole superiori del territorio. Un momento formativo e creativo a cui ‘la vecchia guardia’ di Collisioni si è limitata a fornire supporto, nelle community social e nelle chat di WhatsApp, come nelle riunioni in presenza al Circo, per permettere ai giovani di costruire in piena libertà una line-up di artisti per la maggior parte sconosciuti a chi ha più di 25 anni.

 

Il percorso triennale del festival è stato prima di tutto un’esperienza umana di grande ricchezza, che invita a rifl ettere sul profondo scollamento generazionale a cui si assiste oggi in Italia. Due mondi in collisione, incapaci di dialogare: quello di chi vive di TV, politica e giornali, e l’altro, che comunica con mezzi spesso sconosciuti e sceglie l’invisibilità silenziosa del mondo digitale per sfuggire ai pregiudizi e agli stereotipi che spesso vengono incollati addosso dal mondo degli adulti. Quando i giovani vengono dipinti come esseri fragili, alienati dall’eccesso di tecnologia, e alieni che ascoltano una musica incomprensibile. Eppure l’avversione per la loro musica rivela forse un’incapacità di ascolto e una riluttanza ad andare oltre la superfi cie di rabbia contenuta nel rap e nella trap, per coglierne i messaggi più avanzati, capaci di mettere in crisi gli stereotipi sul colore della pelle, l’orientamento sessuale e il modo di stare insieme. Contenuti che si possono trovare nelle canzoni e che si potranno ascoltare live a Collisioni, cantate da artisti che arrivano dalle periferie o che sono nati in Italia da genitori stranieri, o ancora che interpretano una femminilità lontana dagli stereotipi televisivi. E forse per chi è disposto ad ascoltare, questa musica ha qualcosa da dire, al di là di una sterile guerra tra mondi ancora lontani.

LA LINE-UP DI COLLISIONI 2024 

 

Il primo head-liner estivo dell’edizione 2024, a cui sarà affidata l’apertura venerdì 5 luglio in Piazza Medford ad Alba, sarà il re dell’indie italiana Calcutta per la sua unica data estiva in Piemonte e Liguria. Il cantautore originario di Latina, noto per la sua voce unica e le sue canzoni cariche di emozioni, tornerà a Collisioni per farci ascoltare i brani del suo nuovo disco, “Relax”, uscito il 20 ottobre 2023, oltre ai successi che hanno segnato la sua carriera, per rendere come sempre la nuova edizione del festival memorabile.

 

Sabato 6 luglio a scaldare piazza Medford sarà la musica dei Club Dogo. Dopo i 10 sold-out consecutivi al Forum di Milano e la pubblicazione del nuovo album di inediti “Club Dogo” – in poche settimane doppio disco di platino in vetta alle classifi che Fimi – i Dogo faranno tappa ad Alba per la loro unica data in Piemonte portando sul palco di Collisioni vecchi e nuovi successi.

 

A completare la line-up del primo weekend di Collisioni tornerà domenica 7 luglio la prima Giornata Giovani, un progetto di Collisioni e Banca d’Alba inaugurato nel 2021 che torna per la sua quarta edizione a celebrare la musica e la voglia di stare insieme delle migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno accorrono ad Alba da ogni angolo d’Italia. Il cast sarà come sempre ricchissimo, con un calendario di ospiti che vanno da Nayt, il raffi nato rapper molisano cresciuto a Roma e apprezzato grazie al suo ultimo album anche dal pubblico americano, Silent Bob, il rapper di Pavia, autore di album come Piove Ancora e Habitat Cielo, Mida, l’artista emerso nella nuova edizione di Amici. Per arrivare all’attesissimo head-liner della giornata, Tedua, senza ombra di dubbio l’artista rivelazione di quest’anno.

 

Il festival si concluderà sabato 13 luglio con una seconda Giornata Giovani, dedicata ai giovanissimi: una maratona di oltre 5 ore di concerti non stop, con alcuni degli artisti di riferimento della fascia 15-23 anni. A salire sul palco di Collisioni, il rapper campione di ascolti Capo Plaza per presentare in anteprima al pubblico del festival il suo nuovo attesissimo quarto album, Ferite. Ma anche Anna, regina della Trap italiana. E con lei Artie 5ive, rapper milanese classe 2000 di origini sierraleonesi, con il suo inconfondibile stile infl uenzato dalla scuola Drill di Detroit. Tony Boy, il rapper di Padova classe 1999 segnalato da Rockit come uno dei giovani artisti più interessanti d’Italia, fresco del suo 4° album in studio “Nostalgia” (Export). E Paky, rapper di Secondigliano trasferitosi a Rozzano all’età di dieci anni, arrivato al primo disco di platino con il singolo “Rozzi”.

 

«Si conclude con questa edizione – racconta Filippo Taricco, Direttore artistico di Collisioniun intenso ed emozionante triennio di Collisioni interamente dedicato alla cultura giovanile, nato allo scopo di aprire un dialogo con coloro che fruiranno il festival nei prossimi dieci anni. Un percorso servito in primo luogo a sfatare il mito che dopo la pandemia e la morte del rock, i giovani siano semplici consumatori di spazzatura senza cultura musicale. Ma anche una strada che ci è servita a comprendere meglio la silenziosa guerra dei mondi che si sta consumando tra fi gli e genitori, in un contesto in cui il confl itto generazionale sembra sopito e i genitori appaiono come migliori amici dei fi gli, ma dove in realtà la cultura e la musica dei ragazzi ci terrorizzano e ci destabilizzano nei nostri pregiudizi più profondi, ricordandoci l’importanza di mantenere vivo un dialogo e di non chiuderci nel fortino delle nostre certezze per evitare il confronto. È per questo che oggi in conferenza abbiamo deciso di dare la parola ai ragazzi del Progetto Giovani».

 

«Anche quest’anno Collisioni si conferma un evento di grande livello – sottolinea Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemontecapace di parlare ai giovani, di coinvolgerli e di essere attrattivo per il grande pubblico, senza rinunciare alla sua forte connotazione territoriale di un festival nato per promuovere la musica, ma anche le eccellenze del nostro territorio e della sua unicità. Un evento diventato irrinunciabile nel calendario dell’estate di cui il Piemonte è molto orgoglioso».

 

«Collisioni in questi anni è diventato un punto di riferimento per la programmazione degli eventi albesi e non solo, il Festival AgriRock è da molti anni un’istituzione della musica, della cultura e dell’intrattenimento nelle Langhe. Il parterre di ospiti testimonia il prestigio di Alba e di Collisioni; in qualità di Sindaco neo eletto desidero ringraziare la direzione artistica e la passata amministrazione per il lavoro di programmazione messo in campo. Un grande evento per gli albesi, capace di attrarre persone da tutta Italia. Non vediamo l’ora di goderci i concerti di quest’anno e siamo sicuri che saranno un successo», afferma Alberto Gatto, Sindaco di Alba. 

 

 

I biglietti di Collisioni sono disponibili online su Ticketone e sugli altri circuiti o presso i punti vendita autorizzati.

Foto Giuliana Prestipino

Rock Jazz e dintorni a Torino: Max Pezzali e Antonella Ruggero

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Gli appuntamenti musicali della settimana 

Mercoledì. Allo Stadio Olimpico si esibisce Max Pezzali. Al Blah Blah è di scena Bob Log III.

Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli il duo Ma.Ca.Bro, elabora musiche dalle improvvisazioni coreografiche del Balletto Teatro Torino. Al Blah Blah suona il chitarrista Luca Borgia. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Death Before Dishonor.

Venerdì. A Bruino suona il quintetto del bluesman Mark Dufresne. Ad Ivrea parte “Apolide” con l’esibizione fra gli altri di Motta, i Santi Francesi e Laila Al Habash.

Sabato. All’”Evergreen Fest” alla Tesoriera è di scena Antonella Ruggero. Per “Apolide” si esibisce Cosmo. Al Palaexpo di Moncalieri per il “Rock Burger Fest” suonano i Folkstone, Punkreas e Ufomammut. A Ferrere canta in piazza Alex Britti. Al Blah Blah si esibiscono i Latte+. A El Paso suonano :Lyon Estates, Insulsi e Sacro Cuore.

Domenica. Alla Tesoriera  per “Evergreen Fest” si esibiscono gli Statuto. Chiude “Apolide” con i Tre Allegri Ragazzi Morti, Ex -Otago ed Elasi. Al El Paso suonano i Whoresbation e gli Endorphines Lost. Al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna metal con Fear Factory e Biohazard.

Pier Luigi Fuggetta

On Stage Band School: bimbi e ragazzi a scuola di rock!

Al Cap 10100, in Corso Moncalieri 18 a Torino, una scuola prepara bambini e adolescenti a suonare in una band rock. I ragazzi si esibiranno domenica 16 al Blah Blah di Via Po 21, dalle 18.

Tutti abbiamo avuto un “cattivo maestro”, un insegnante fuori dagli schemi, informale, diretto e spiazzante. Sono gli insegnanti che in qualche modo riescono a sorprenderti, e il più delle volte a farti innamorare della loro materia. Il mio era quello di ora alternativa che spiegava la concezione di anima in filosofia.

Il cattivo maestro di cui parlo in questo articolo, questo il suo nome su Instagram, è in realtà un musicista torinese con pedigree lungo e blasonato. Nino Azzarà è un musicista che si muove nella Torino anni 1990, quella dei Murazzi, quando ancora si può parcheggiare in piazza Vittorio e tu, a notte ormai conclusa “scendi ancora al fiume per un altro round”. La citazione è un brano dei Mambassa, gruppo ormai sopito che ha lasciato più di un segno in città, e non solo. Ricordo Nino proprio nei Mambassa, alla “chitarra che fischia”, cosi lo aveva presentato Stefano Sardo, il cantante. E poi ricordo i Petrol, i Betty Page, sino a ritrovarlo su Instagram con numerosi progetti musicali. E tra questi, anche quello di una scuola per band rock rivolta a bambini e adolescenti.

On Stage Band School, questo il nome ufficiale, si trova al Cap10100 in Corso Moncalieri 18 a Torino. Partendo dal presupposto che “suonare insieme agli altri è molto più divertente che farlo da soli”, come recita il claim del video presentazione, i ragazzi imparano a suonare uno strumento e si esibiscono con concerti in locali cittadini. I corsi si svolgono dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 20. Si può scegliere tra canto, batteria, chitarra, basso e tastiere, anche se si è principianti. Per informazioni e costi si può contattare il 3926946541. Il progetto comprende anche un Summer Camp, sempre al Cap10100, a partire da martedì 25 giugno (info sempre al 3926946541).

Incontro Nino in una saletta del Cap 10100 dove sta per iniziare una lezione. L’ambiente è piccolo e funzionale. L’atmosfera è quella delle sale prova grunge che si vedevano nelle interviste su Videomusic o MTV. Immaginate di tornare adolescenti, di voler mettere su una band, e invece di provare in un garage, avete l’opportunità di iniziare come fanno i veri professionisti. Qui sono strumenti ovunque, casse, microfoni e una finestra che punta dritto sulla Mole e sui Murazzi. I ragazzi non sono ancora arrivati.

Nino, com’è nata l’idea di una scuola per band rock?

Ho iniziato con un progetto chiamato House of Rock con Robbo (Roberto Bovolenta, ex Amici di Roland, El Tres). Eravamo alle Lavanderie Ramone ma il posto era troppo piccolo. Poi mi sono spostato un paio di anni al Blah Blah, e ancora 5 anni in un circolo di Piazza Nizza, ora chiuso. In passato avevo fatto l’animatore in un centro educativo di Mirafiori nord e ho scritto molti progetti incentrati sul protagonismo giovanile secondo le direttive del comune. Quando ho conosciuto Valentina Gallo (direttrice artistica del Cap10100, N.d.A), lei mi ha proposto di tornare qui dove avevo già tenuto corsi nel 2016. Poi c’è stata la pandemia, ed ora rieccoci.

E come funziona la scuola?

L’idea è quella di insegnare ai ragazzi brani semplici da suonare. Robbo ha iniziato a sperimentare questa didattica con pezzi surf rock anni ‘50 e ‘60. Io gioco sul mio terreno d’azione, partendo dai Nirvana. Qui si impara a suonare insieme. E si lavora in modo artigianale.

E fai anche corsi individuali?

Si, quanto basta per inserire i ragazzi in una band. Insegno chitarra ma anche batteria o canto nei limiti della funzionalità per suonare in un gruppo. E negli anni questo progetto è diventato una sorta di salvaguardia di una certa cultura musicale. Si impara a suonare, a stare insieme ma anche a distinguere la musica di qualità dalla musica di massa. Che se ci pensi, è un esercizio per sviluppare lo spirito critico. E passare così a temi più importanti.

Quanti anni hanno i ragazzi?

Dai 6 ai 18, e molte sono ragazze. É come se questo sia diventato terreno di emancipazione.

E come li vedi?

L’inquietudine giovanile, spesso strumentalizzata dai mass media, io la sento nei miei allievi. Faccio parte di quella generazione che ha avuto uno stop alla passione politica e civile dopo i fatti del G8 di Genova. Quello che successe portò molta disillusione verso la necessità di manifestare. Ci siamo risvegliati a metà degli anni 10 che il mondo aveva cambiato verso e oggi questo è percepito come un problema effettivo. Nei ragazzi che animavo nel 2000 non sentivo dire “andiamo alla manifestazione”. Oggi i ragazzi che si prendono l’impegno di venire qui a suonare lo sentono come avere un impegno politico. E le ragazze si rendono voce di tematiche sociali di cui discutono. Anche se per me prima si fa musica.

Chi sono i genitori di questi ragazzi?

Ci sono quelli appassionati rock che vanno ai concerti e portano qui i figli per trasmettere loro la stessa passione o magari riviverla attraverso loro. Ma ci sono anche ragazzi che hanno visto school of Rock di Jack Black e vogliono provare a suonare o ancora quelli che hanno amici qui e vogliono aggregarsi.

I ragazzi arrivano alla spicciolata. Prima Aida, la cantante, poi Carlo, un chitarrista appena entrato nella band che oggi prova per prima. Dopo un po’ arrivano Maria, che suona il basso, il chitarrista Nicola e la batterista Camilla. Formazione classica: due chitarre, un basso, una batteria. I tre ritardatari arrivano concitati, circondano il maestro e lo travolgono con le scuse del ritardo. Confessano senza mezzi giri di parole: “ci siamo fermati per un gelato”. Hanno un concerto domenica 16 a partire dalle 18 al Blah Blah, in Via Po 21, dalle 18 (biglietti a 5 euro). Il più scricciolo è proprio Camilla, la batterista. Sono cuccioli chiassosi per pochi minuti. Il tempo di prendere posto, sistemare strumenti e microfono, e iniziare le prove.

Resto colpita dalla serietà dei ragazzi ma anche dal mood rilassato e dalla loro sicurezza. Sanno perfettamente cosa fare. Si guardano, si controllano, e si ritrovano. I commenti si fanno tra un brano e l’altro. “Se ti viene bene lo stoppato, nel pezzo lo facciamo così” dice il maestro. Parte un altro brano, che però il chitarrista nuovo non conosce. E allora il maestro li ferma e propone “un brano che sappia anche lui”. Si cambia e si ricomincia. Non ci sono divismi qui. Nessun capriccio. Si lavora come fanno i professionisti seri.

Si commenta e si discute tra un brano e l’altro. Camilla alla fine di un pezzo sbotta da vera girl boss: “è orribile questo, non si può fare. Chi ha suonato prima di me, le bambine? Loro fanno un pezzo dei Green Day e si sentono fighe”. Credo sia arrabbiata per la disposizione della batteria, ma non oso disturbare. Le prove proseguono. Un brano, due chiacchiere. Un altro brano. Altre due chiacchiere. Si parla di vacanze, dissing (litigi) tra rapper, della genialità di Tupac e del fatto che forse han trovato uno dei responsabili del suo omicidio. Tupac è un musicista assassinato nel 1996. Questi ragazzi, all’epoca, non erano nemmeno nei progetti più lungimiranti dei loro genitori. Eppure si illuminano a parlare di quella musica, che poi è quella della mia generazione.

Chiedo ai ragazzi com’è il maestro. “È molto paziente”, mi dicono tutti. E Nino sorride, sornione, fiero. Aida, la cantante, mi racconta che sta prendendo lezioni individuali con lui di chitarra, ma siccome non ha lo strumento a casa, si dimentica i pezzi da una volta all’altra e lui ogni volta li rispiega. Lei e Maria, la bassista, sembrano le più timide e silenziose, ma quando provano un pezzo delle Hole, Aida attacca senza indugi ed ecco che la voce esce sicura. Ora capisco perché Nino parla di emancipazione femminile; quello che ho sempre visto come un ambiente prevalentemente maschile, il punk rock da scena live, può essere invece un ring dove far sentire la propria voce. La nostra voce, care ragazze.

In questa scuola, attraverso il rock passa la coscienza politica. Ma anche la voglia di trovarsi. Ci si allena a seguire le regole per suonare tutti insieme, e a infrangerle per arrivare in ritardo con una buona scusa. Qui si impara il senso di responsabilità verso gli altri: se salti le prove, ne fanno le spese anche i tuoi compagni. E forse anche a rompere gli schemi. E infine, chiunque può trovare il proprio posto; anche allievi con disabilità, che, evidentemente, la musica non si permette di fermare.

Ripenso al mio cattivo maestro, al liceo. Era un rocker anche lui, faceva rock progressivo negli anni 70. Aveva i jeans stretti e gli stivali a punta. Mi insegnò ad approfondire un argomento invece che a girarci attorno, a mettere in discussione sempre tutto, lui compreso. Il primo anno da lui eravamo in tre: io, Alberto F e Fabrizio G. Poi si sparse la voce e le sue lezioni divennero sempre più affollate. Filosofia e musica. O meglio: filosofia e rock. Forse dovremmo augurarci tutti di incontrare un cattivo maestro.

A proposito, qualcuno dica a Gene Simmons che il rock non è morto ma risuona in una piccola sala prove a Torino, con vista Mole e Murazzi, dove giovani musicisti non si lasciano fermare facilmente. Beh, se escludiamo i gelati.

Testo: Lori Barozzino

Foto: S.D.

On Stage Band School

c/o Cap 10100

Corso Moncalieri 18, Torino

Info: 392 6946541

La nuova stagione dell’Unione Musicale “sempre più giovane”

Presentata la nuova stagione dell’Unione Musicale 2024- 2025 dal titolo “Classica+ Classica”. Il cartellone prevede tra Conservatorio e Teatro Vittoria 52 concerti con 211 artisti di cui 124 per la prima volta e ben 90 musicisti under 35 dal 16 ottobre al 21 maggio 2025.  La direttrice Cecilia Fonsatti ha sottolineato che dal 2020 al 2023, sono più che triplicati gli spettatori, con un aumento dei giovani del 65%, un ottimo risultato con numeri che sono ritornati in linea pre-pandemia. L’inaugurazione della stagione il 16 ottobre, proporrà il Quartetto Belcea con la violista Tabea Zimmermann con un programma tutto dedicato ai Quintetti di Mozart.

Tanti e prestigiosi i musicisti protagonisti come ad esempio Jordi Savall, Ute Lemper, le violiniste Julia Fisher, Clara -Jumi Kang, Janine Jansen. Numerosi anche i pianisti come Andràs Schiff, Rudol Buchbinder, Andrea Lucchesini, Alexander Lonquich. Tanti anche i Quartetti come il Cremona che festeggerà i 25 anni di carriera o il Jerusalem, il Quiroga e i Doric. Tra le varie sezioni al Vittoria da segnalare “L’altro suono” dedicata ai repertori di musica antica, Discovery per spaziare oltre il repertorio classico come ad esempio il concerto del percussionista Daniele Di Gregorio. La novità più “entusiasmante” sarà “Note tra noi”, ha voluto sottolineare il direttore artistico Antonio Valentino . Concerti pensati per rompere il muro che c’è tra il pubblico e i musicisti. Le persone potranno sedersi sul palco accanto ai musicisti per un esperienza unica ed emozionante. Al termine ci sarà un brindisi con gli interpreti e la possibilità di  chiaccherare con loro in uno scambio interessante.

Pier Luigi Fuggetta

Antenna 3: la recensione di Aldo Grasso e la storica serata del 1977

Sul sito viaperbusto15. it il video restaurato dell’epica trasmissione della serata inaugurale di Antenna 3 del 1977

Sul Corriere della Sera di giovedì 13 giugno scorso Aldo Grasso ha dedicato la sua prestigiosa rubrica “A fil di rete” al libro intitolato “Una fetta di sorriso” scritto da Cristiano Bussola, direttore del “Torinese”, e edito da Paola Caramella editrice, dedicato all’avventurosa storia di Antenna 3 Lombardia che, proprio negli anni Settanta, contribuì a cambiare il modo di fare televisione in Italia.

“È stata una piacevole sorpresa – commenta il nostro direttore Bussola – poter leggere un pezzo dedicato al mio libro scritto dalla penna arguta e celebre di Aldo Grasso, che ha evidenziato gli aspetti più importanti del testo e, quindi, la figura di Renzo Villa che, nel 1977, insieme a Enzo Tortora e attraverso una forma di azionariato popolare, diede vita alla prima televisione commerciale italiana”.

Fu Villa il primo a intuire che proprio gli sponsor, dai mobilieri, ai salumificio, alle case vinicole, ad Aiazzone certamente, dovevano costituire un tutt’uno con lo show”. Bussola nel libro ricorda come si debba, infatti, a Renzo Villa la nascita di programmi come “Il bingooo”, “La bustarella” “Dire, fare, baciare”” Bucce di banana”, “Il pomofiore” e “Non lo sapessi ma lo so”.

“Se da quella televisione di Legnano passarono molti comici destinati a diventare famosi, – scrive Aldo Grasso -come la coppia Massimo Boldi- Teo Teocoli, Walter Chiari, Riccardo & Gian, Giorgio Faletti, oggi di questo mondo ormai scomparso rimane comunque un testimone, Alessandro di Milia, che lavora ancora in un angolo dell’edificio ormai fatiscente e si dedica a un lavoro molto prezioso, riversare in digitale le vecchie cassette dei programmi, dando nuova vita ai nastri che conservano i primi passi di grandi comici e giornalisti come Enzo Tortora”.

MARA MARTELLOTTA

La moglie di Renzo Villa, Wally, ci racconta come è riuscita e recuperare grazie ad Alessandro Di Milia e Manuel Bencini, appassionato ricercatore, il video della serata inaugurale dell’emittente

Da anni, e soprattutto da quando, grazie al prezioso lavoro di Alessandro Di Milia e con il consenso della attuale proprietà dell’Emittente, abbiamo iniziato il salvataggio delle vecchie trasmissioni di Antenna3 Lombardia, il desiderio mio e degli aderenti all’Associazione Amici di Renzo Villa era quello di rivedere le immagini dell’inaugurazione (che si sviluppò per tre sere, 3-4-5-novembre 1977).

Queste serate erano state registrate su un ottimo supporto in uso all’epoca (due pollici) e, purtroppo, oggi sono pochissimi, nel mondo, coloro che sono in possesso di macchinari funzionanti atti a riversare nastri di questo formato. Fortuna ha voluto che qualche mese fa, entrassi in contatto con un vero “Indiana Jones delle registrazioni perdute” , Manuel Bencini, l’appassionato ricercatore, collezionista e restauratore che, oltre ad aver scovato, acquistato, restaurato e consegnata a me l’unica registrazione superstite di tutta la nastroteca di TeleAltoMilanese, ha fornito a Walter Veltroni il nastro del concerto di Lucio Dalla a NYC, su cui Veltroni stesso ha realizzato il suo documentario (il titolo Indiana Jones… gli è stato attribuito proprio da Veltroni).

Bencini ha contatti con una persona (Larry Odham) che sta negli U.S.A. (a Gray, in Tennessee, per la precisione) che è in grado di fare i riversamenti. Da qui parte l’operazione: 8 bobine (pesanti circa 8 Kg. l’una!) vengono spedite in America (alla Quad Tape Transfer) e, nel giro di un mesetto, ricevo un piccolo hard-disk contenente la registrazione integrale della prima serata (più di 4 ore ) e frammenti di mezzora circa sia della seconda che della terza serata.

Sempre Bencini effettua poi l’operazione di “finissaggio e restauro” dei filmati, togliendo disturbi audio e video (peraltro pochissimi, in quanto le bobine, chiuse per 46 anni in custodie a tenuta stagna e antincendio, si erano conservate benissimo!).

La prima delle tre serate di inaugurazione fu arricchita da un evento sportivo che fece molto scalpore, ai tempi. Il pugile Sandro Mazzinghi, a 39 anni, tornò sul ring dopo 7 anni dal suo ultimo incontro di boxe e questo avvenne quella sera, a Legnano, sul ring regolamentare allestito nello studio 1 di Antenna 3 Lombardia.

Enzo Tortora, oltre a tenere un piccolo discorso inaugurale e a brindare con un emozionato Renzo Villa nel breve prologo della serata , intervistò i due pugili prima e dopo l’incontro, intervenne nella telecronaca insieme al commentatore ufficiale e raccolse i commenti di alcuni spettatori-tifosi speciali che erano in sala (Cochi e Renato, Bruno Lauzi, ecc). Invece il compito di intervistare Nino Benvenuti, Sandro Lopopolo, Nereo Rocco e altri fu affidato a un ben documentato Lucio Flauto. Madrina dell’evento Loredana Berté.

La serata proseguì con i festeggiamenti per i 25 anni di Sorrisi e Canzoni (altro evento astutamente abbinato all’inaugurazione) con una sfilata di cantanti famosi introdotti da Ettore Andenna (tra cui Amanda Lear), con vari interventi di Lucio Flauto, l’esibizione di un ventriloquo famoso a livello internazionale, i saluti e gli auguri dei numerosi personaggi in platea e soprattutto con un Felice Musazzi in grande spolvero con l’interpretazione veramente spettacolare di un brano storico della Teresa.

Piace ricordare che queste trasmissioni rappresentano anche un viaggio nella comunicazione del passato e che, a volte, contengono frasi o riferimenti non “politicamente corretti” secondo i canoni attuali. Questo aspetto, che mi è stato fatto ben notare dalla giornalista Marta Cagnola di Radio24, si riferisce anche a modi a volte paternalistici e un po’ maschilisti nei confronti delle donne da parte dei presentatori, nell’uso di termini tipo “negher” (negro) nelle barzellette raccontate dai comici, ecc.

Molti aspetti della comunicazione televisiva di quegli anni verranno analizzati e studiati nel Progetto ATLas (Atlante delle televisioni private- Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale PRIN 2020) che è in corso di realizzazione da parte di quattro Università italiane, coordinate da un team dell’Università di Bologna con a capo il Prof. Luca Barra, Coordinatore del Corso di Laurea in Informazione, cultura e organizzazione dei media, insegnante di Storia della televisione e dei media digitali. In questo lavoro di ricerca ad alto livello, finanziata dal Ministero non poteva mancare Antenna 3 Lombardia e quello che ha rappresentato dalla fine degli anni 70 alla metà degli anni 80, nel campo televisivo.

Tornando al racconto dell’ultima perla aggiunta all’archivio di Antenna 3 Lombardia fin qui salvato, oggi, il frutto di questa ricerca, di questo lavoro di salvataggio di un evento, a modo suo storico, è fruibile sul sito viaperbusto15.it , insieme al documentario sulla storia dei primi nove anni Antenna 3 Lombardia e a molta altra documentazione video e fotografica. Naturalmente, il mio auspicio è che molti vadano a visitare il sito e non si accontentino di vedere i brevi video pubblicati sulla pagina Facebook TI RICORDI QUELLA SERA.

Anche i canali social che ricordano Sandro Mazzinghi e la storia dei Legnanesi hanno richiesto e pubblicheranno presto gli spezzoni che li riguardano.

Un altro piccolo ritrovamento è stato quello dei provini per diventare lettore del telegiornale di Antenna3 Lombardia (che era curato dalla redazione di Milano de Il Giorno). Questi provini furono trasmessi in diretta nei giorni precedenti l’inaugurazione vera e propria. Si può dire, pertanto, che è la più vecchia trasmissione presente nel nostro archivio…

Una curiosità: insieme alle bobine dell’inaugurazione ho fatto riversare la prima puntata di un programma per bambini, presentato da Renzo Villa e collegato all’UNICEF. La trasmissione si chiamava UNA FETTA DI SORRISO e, quella puntata, vide la partecipazione di Giulietta Masina (in qualità di Ambasciatrice UNICEF), oltre ad Enzo Tortora ed ai responsabili nazionali dell’UNICEF stesso.

La curiosità sta nel fatto che proprio a questa straordinaria partecipazione di Tortora fece riferimento, anni dopo, il pittore Margutti, per accusarlo di spaccio negli studi di Antenna3, causando al presentatore un’ulteriore aggravamento della sua posizione di accusato. Tutti ricordiamo che Tortora fu scagionato in pieno da ogni addebito. L’archivio dell’UNITA’ conserva ancora l’articolo di Vito Faenza dell’8 giugno 1985 con la cronaca della deposizione di Margutti e della reazione di Tortora raccolta dal giornalista. Nota a margine, per chi non ricordasse bene l’episodio: Margutti era già stato in precedenza condannato per calunnia.

Anche spezzoni di questa trasmissione e della seconda e terza serata di inaugurazione di Antenna 3 Lombardia verranno pubblicati sul sito www.viaperbusto15.it , che, già attualmente, è ricco di documenti video, di testo e fotografici

Per chi, invece, avesse il piacere di sfogliare delle pagine di carta per leggere l’autobiografia di Renzo Villa e la storia di Antenna 3 Lombardia raccontata direttamente da lui, ricordo i libri TI RICORDI QUELLA SERA? di Renzo e Roberta Villa e UNA FETTA DI SORRISO di Cristiano Bussola.

WALLY VILLA

BTT moves al teatro Astra con il coreografo spagnolo José Reches

Secondo appuntamento con la stagione

 

Venerdì 14 giugno il palcoscenico del teatro Astra ospiterà una serata d’autore dedicata al coreografo spagnolo José Reches.

Tre i titoli firmati da Reches e portati in scena dal Balletto Teatro di Torino insieme alla giovanissima compagnia spagnola Larreal del Real Conservatorio de Danza Mariemma ei Madrid.

Il primo titolo, in programma venerdì 14 giugno alle 21, è quello di Galea per un’idea e la coreografia di José Reches, in collaborazione con il Festival di Acqui Piemonte.

‘Galea è un lavoro di gruppo basato su uno schema di ripetizioni di braccia e gambe, che si complica in termini di ritmo, spazio e movimento. Ispirato ad un’antica condanna, con uomini destinati a remare, una forma di schiavitù che privava la libertà di ogni sorta. Remavano insieme, in modo che la fatica fosse minore. Uno di loro teneva il ritmo con il tamburello o con la voce, monotonia incessante’.

Il secondo balletto, portato in scena dal Balletto Teatro di Torino, sempre per la coreografia di José Reches, si intona “Respira”. Il respiro è la funzione stessa della vita, fluttua con noi a seconda dei nostri stati d’animo, dall’inquietudine e irrequietezza dei respiri brevi, come se vivessimo a metà, a quelli più profondi, dove prendiamo coscienza del nostro corpo e trovano equilibrio le nostre emozioni.

Questo incontro unisce lo stato generale del corpo, la consapevolezza delle possibilità di movimento, il rapporto con l’ambiente, l’ascolto del proprio respiro, quello degli altri e del gruppo. Questi i segni identitari di ‘Respira’.

Sempre sul palcoscenico del teatro Astra la compagnia Larreal metterà in scena il balletto intitolato “Physical colors”, che nasce dall’idea di lavorare con i colori e il loro significato. I colori hanno da sempre un’importante influenza sul nostro stato fisico, mentale e spirituale. Alcuni sono stimolanti, altri conferiscono calma e quiete, talvolta possono esprimere malinconia. Ogni colore che percepiamo attraverso la vista e, in alcuni casi, attraverso la pelle, possiede lunghezze d’onda diverse, vibrazioni che si distinguono dagli altri. Partendo dalla libera scelta del proprio colore, i danzatori/performer esploreranno le diverse personalità, le emozioni che scaturiscono, indagando diverse qualità di movimento.

Bianco e nero, gli eterni opposti di vita e morte, tutto e niente, luce e buio.

Viola la spiritualità intrinseca, blu la pace interiore, la tranquillità, arancione la forza vitale. Come in un caleidoscopio, la ricerca emerge nel contatto reciproco dei corpi e nella consapevolezza del movimento del colore sulla pelle.

È possibile prenotare i biglietti scrivendo alla mail bttmoves@gmail.com o chiamando al numero 0114730189 oppure acquistandoli un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

MARA MARTELLOTTA

‘Musica Regina in Villa’ a villa della Regina

A cura del maestro Francesco Mazzonetto

Da mercoledì 12 giugno per concludersi domenica 23 giugno, con pausa giovedì 20 giugno si terrà la terza edizione dell’International Music Festival, Musica Regina in Villa, a cura del maestro Francesco Mazzonetto, a Villa della Regina

Si tratta di un programma incredibile che spazia tra tempo e stili, con la partecipazione di moltissimi artisti per due settimane di musica da vivere insieme.

Internazionale Music Festival viene ospitato dall’associazione Amici di Villa della Regina negli splendidi ambienti della residenza sabauda che sorge nel verde della collina torinese. Connessioni tra diverse forme di arte, in primis la musica, la recitazione, il cinema, connessioni tra persone. Tra il 12 e il 23 giugno prossimi un totale di 21 artisti internazionali calcherà la scena del Festival, sotto la direzione artistica per il terzo anno consecutivo di Francesco Mazzonetto, ideatore dell’iniziativa che sarà a sua volta parte attiva nel ricco cartellone del Festival.

“Oltre l’importante aspetto performative, il Musica Regina in Villa International Music Festival vuol fare riscoprire, attraverso la grande musica, lo spirito aggregativo e comunitario del recital musicale. Sin dalla prima edizione, il mio obiettivo è quello di favorire la costruzione di connessioni durature tra gli artisti – commenta Mazzonetto – agevolando lo scambio di idee e di visioni sulle diverse espressioni musicali e artistiche, accrescendo così, di anno in anno, il numero di artisti presenti a Villa della Regina, un luogo di estrema meraviglia architettonica e naturale, che è stato decretato patrimonio dell’Unesco. Uno degli obiettivi del Festival è anche quello di diffondere la conoscenza degli eleganti ambienti interni e dei magnifici giardini della Villa”.

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti previo acquisto del biglietto all’ingresso.

Mara Martellotta

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Evento  in collaborazione con: