Spettacolo di Antonio Latella e Federico Bellini, in scena da giovedì 11 a domenica 21 gennaio 2024.
Prosegue la riflessione sulla cecità, intesa come le verità che non vogliamo vedere. Questa storia comincia da un fatto di cronaca, uno stupro di gruppo e da una sentenza, poi ribaltata, che ha rovesciato i ruoli: da vittima è diventata imputata, non è stata creduta perché troppo “mascolina” per essere stuprata. Nel 2015, ad Ancona, una ragazza peruviana è stata vittima di uno stupro di gruppo. Con una sentenza che suscitò molto scalpore nelle giudici della Corte d’Appello, chiamate a emettere una sentenza sul fatto, decisero di assolvere gli imputati con motivazioni quantomeno discutibili. Secondo le giudici, la ragazza risultava troppo mascolina per essere attraente e oggetto di violenza sessuale. La Corte di Cassazione, fortunatamente, ha ribaltato il giudizio condannando i ragazzi autori dello stupro. Eppure rimane nella memoria il precedente indelebile di un giudizio emesso per ragioni che fanno riferimento all’estetica della vittima, in un singolare rovesciamento in cui pare che la vittima stessa diventi l’imputato, colpevole del proprio aspetto. Si tratta di una storia che comunica una verità da rivendicare, una lotta, uno scontro, la vicenda della ragazza, la Wonder Woman contemporanea, che si intreccia a quella dell’ideatore di questa eroina dei fumetti.
Lo spettacolo di Latella e Bellini si muove da questa vicenda ripercorrendo contenuti essenziali e affidando a quattro giovani donne il racconto immaginato e teatralizzato del caso giudiziario. Il soprannome con cui nella realtà era chiamata dai ragazzi la vittima era “Vichingo”; qui diventa invece una Wonder Woman contemporanea in lotta per ristabilire una verità che viene continuamente negata.
La scrittura del testo si muove provando a ricostruire con l’immaginazione non soltanto il fatto in sé quanto i continui ostacoli affrontati dalla ragazza per provare a affermare la propria verità: un flusso di parole, spesso senza punteggiatura, che paiono assecondare il ritmo, il battito cardiaco e il susseguirsi dei pensieri della giovane, sottoposta a interrogatori o richieste che sembrano non tener conto del trauma subito e del dolore provato.
Ella appare come una Wonder Woman che, come nel fumetto di William Marston, sembra essere parte di quelle Amazzoni costrette a combattere contro gli uomini oppressori guidati da Ercole. Una donna guerriera dei nostri tempi che non esita a denunciare i propri assalitori e a farsi carico della fatica e della sofferenza che provoca ogni tentativo di far emergere l’autenticità dei fatti, come ben sapeva Marston, a cui si deve, oltre alla creazione di Wonder Woman, quella della cosiddetta “Macchina della verità”. Il testo diventa quasi un nastro di registrazione, raccogliendo in sé anche le contraddizioni che caratterizzano ogni deposizione, in un contesto sociale dove la ricerca della verità pare scoraggiata o strumentalizzata. In questo modo il testo prova a mettere sul banco degli imputati non soltanto gli autori del crimine citato, ma un’intera comunità, media inclusi, che non riesce a muoversi tra due estremi: l’omertà e la spettacolarizzazione del dolore.
Teatro Astra, da giovedì 11 a domenica 21 gennaio 2024
Mara Martellotta