SPETTACOLI- Pagina 29

Debutta al Teatro Stabile la trasposizione teatrale del film di Paolo Genovese “Perfetti sconosciuti”

In scena al teatro Carignano, dal 26 dicembre al 7 gennaio

 

Dopo il successo della versione cinematografica uscita nel 2016, Paolo Genovese firma la sua prima regia teatrale portando in scena l’adattamento di “Perfetti sconosciuti”, la commedia campione d’incassi, vincitrice di numerosi premi, tra cui due David di Donatello e tre Nastri d’argento. Tra gli attori figurano Dino Abbrescia, Alice Bertini, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Lorenza Indovina e Valeria Solarino. Lo spettacolo vede impegnati la Compagnia “Nuovo Teatro” e la Fondazione Teatro della Toscana.

Amicizia, amore, tradimenti, accade tutto e il contrario di tutto in questo brillante spettacolo di Paolo Genovese che ci pone di fronte alla nostra incapacità di comunicare in modo sincero con i nostri simili. Secondo il regista ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata, una segreta. Un tempo, quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria. Oggi è nelle nostre sim. Cosa succederebbe se quella schedina si mettesse a parlare? Come nel film, un gruppo di amici, durante una cena, decide di fare un gioco della verità mettendo i propri cellulari sul tavolo per condividere pubblicamente messaggi e telefonate. Un’apparentemente innocuo gioco di scambi si trasforma in un disastro a catena che svela senza alcun pudore, in uno slalom spietato tra situazioni esilaranti e colpi di scena, segreti inconfessabili, misteri e ambiguità.

 

Teatro Carignano, “Perfetti sconosciuti”, Piazza Carignano 6, Torino

Orario spettacoli: martedì, giovedì, sabato ore 19:30/mercoledì, venerdì ore 20:45/domenica ore 16:00

Martedì 26 dicembre ore 20:45

Lunedì primo gennaio ore 16:00

Martedì 2 gennaio riposo

La recita del 31 dicembre è fuori abbonamento e si tiene alle 20:30

 

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino. Lo Stato Sociale e Antonella Ruggero

Gli appuntamenti musicali della settimana 

Lunedì. Allo Spazio 211 suonano Il Complesso gli Illuminati.

Mercoledì. Al Blah Blah si esibiscono gli Skinny Peachfuzz.

Giovedì. Al Magazzino sul Po è di scena il Jazz RapSody  Collective. Al Blah Blah si esibisce Daniele Pelizzari. Al Bunker suonano Scudetto, Sorriso Tigre e Pan Dan.

Venerdì. Al Circolo Corso Parigi si esibiscono i Derby Mates. All’Off Topic è di scena la cantautrice Irene Buselli. Al Blah Blah suonano i Leda.

Sabato. Al Jazz Club si esibisce il trio del pianista Francesco Greco.

Domenica. Al Sociale di Pinerolo arriva Antonella Ruggero. Principale appuntamento di Capodanno in piazza Castello con Lo Stato Sociale e  con il Dj set di Mace. Al Circolo Corso Parigi suonano gli Svoboda mentre all’Imbarchino sono di scena i Nocrac.  All’Hotel Hilton suona il quartetto della vocalist Valentina Nicolotti mentre al Cafè Muller Federico Sirianni rende un tributo a De Andrè.

Buon Natale e Buon Anno a tutti!

Pier Luigi Fuggetta

Marionette a Natale con “Schiaccianoci e Re dei topi”

SCHIACCIANOCI E RE DEI TOPI
Dal 16 dicembre al 7 gennaio
(il racconto di Drosselmeier)
È la storia di una giovane, Marie, e il suo sogno di un mondo magico, dove i giocattoli prendono vita, e il suo Schiaccianoci diventa un Principe per combattere il Re Topo e salvarle la vita.
Drosselmeier a distanza di anni rivive quel Natale… quando regalò a sua nipote MARIE il giovane Schiaccianoci. Lo rivive giocando e animando i suoi oggetti, giocattoli e marionette. Lo rivive insieme ai bambini che ogni Natale lo vanno a trovare. Lo rivive ascoltando la musica e le voci della sua memoria.
Lo rivive nella sua stanza semi buia, davanti al suo tavolo e al suo teatro per marionette (luogo magico per raccontare storie).
regia di Augusto Grilli
voce fuori campo: Mario Brusa

Sold out in anticipo per “Il piccolo principe” con i Germana Erba’s Talents

Il 26 dicembre al teatro Erba

 

Già tutto esaurito per Santo Stefano a teatro in compagnia de “Il piccolo principe”, con G.E.T Germana Erba’s Talents, che saranno presenti al teatro Erba martedì 26 dicembre, alle ore 16:00, in data unica. Questa volta il sold out anticipato nel salotto delle arti integrate è per il Santo Stefano a teatro, con tutta la famiglia. L’incasso sarà a favore delle borse di studio di Germana Erba’s Talents.

Dopo il successo riscosso in questi giorni a Piasco e per il pubblico delle scuole, torna a grande richiesta l’edizione de “Il piccolo principe” curata da Andrea Dosio e Gian Mesturino, per la regia di Andrea Dosio, impegnato anche come attore. Il testo è interpretato dai G.E.T, tratto dal romanzo di Antoine Saint-Exupéry.

“Il piccolo principe” è in scena in data unica (ma si possono chiedere nuove date a partire da gennaio, scrivendo a info@torinospettacoli.it). Le musiche sono di Bruno Coli, la preparazione vocale è affidata a Simone Gulli e le coreografie sono firmate da Gianni Mancini.

“Il piccolo principe” è il testo francese per l’infanzia più letto dalla sua pubblicazione. A cosa deve la sua fortuna? Sicuramente perché, pur trattandosi di un’opera per bambini, arriva a toccare il cuore di tutti, a qualsiasi età lo si scopra. Si tratta del racconto fantastico dell’incontro tra un aviatore, caduto col suo aereo nel deserto, e uno strano ragazzino caduto dalle stelle. Questo incontro permette all’aviatore, e a coloro che lo accompagnano nella sua sosta forzata nel deserto, di ritrovare il bambino nascosto nel proprio cuore, ma anche a tutti i bambini che, attraverso il piccolo principe, si rivolgono al mondo degli adulti per non dimenticare, nel loro percorso di crescita, di essere stati bambini.

“È partendo dalla forma del ‘ricordo’ – afferma il regista Andrea Dosio – coniugata attraverso l’arte teatrale fatta non solo di parole e racconti ma anche di musiche originali, luci e coreografie, che abbiamo la possibilità di recuperare le emozioni e la poesia del piccolo principe”.

In scena al teatro Erba martedì 26 dicembre ore 16:00, corso Moncalieri 241

Biglietteria: 011 6615447

 

Mara Martellotta

Teenage Dream Party, “festa anni 2000” al Teatro Concordia

Al teatro Erba di Torino Gian Mesturino vestirà i panni di Gelindo

 Attorniato dalla Compagnia di Torino Spettacoli

 

Al teatro Erba di Torino, in data unica, sabato 23 dicembre prossimo, si rinnova la favola di Natale in piemontese e a interpretare il personaggio di Gelindo è Gian Mesturino, in un’edizione storicissima della compagnia Torino Spettacoli con i Germana Erba’s Talents e l’incasso sarà destinato alle borse di studio, con la partecipazione di Elia Tedesco e Rosario Farò.

Sabato 23 dicembre in data unica al teatro Erba di Torino il ritorno di un must delle feste di Natale. Tra i pastori del presepe c’è quello che arriva alla capanna portando una pecora sulle spalle. È Gelindo, uno dei protagonisti più amati della Natività e del teatro, un piemontese popolare burbero dal cuore d’oro, che incarna i sentimenti più autentici dell’umanità. Per obbedire al censimento dell’imperatore Gelindo lascia la sua casa sulle colline del Monferrato, attraversa un bosco e, come per magia, si trova dalle parti di Betlemme.

Colpo di scena a dieci giorni dal debutto. A vestire i panni di Gelindo sarà Gian Mesturino, scenografo, autore teatrale, architetto, che ha fatto nascere e ha ristrutturato un bel numero di teatri nella città, preside del Liceo Germana Erba e cultore e storico interprete.

Simpaticissima la galleria dei numerosi personaggi, tra i quali la moglie Alina, la figlia Aurelia, innamorata di Medoro.

Il testo, dalla notte dei tempi ispirato alla tradizione, è di Gian Mesturino per la regia di Girolamo Angione. Coreografie di Gianni Mancini. L’originale stesura monferrina vede protagonisti i Germana Erba’s Talent. Completano il cast due incursioni del cantante Rosario Farò e del comico Elia Tedesco.

Teatro Erba, corso Moncalieri 241.

Unica data sabato 23 dicembre ore 21

 

Mara Martellotta

“Anna Karenina”, una donna tra una passione e le convenzioni sociali

Repliche sino a sabato 23 dicembre al Carignano

Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”: è l’incipit, conosciuto, che immette il lettore (e oggi lo spettatore) all’interno dell’universo di “Anna Karenina”, romanzo tolstoiano avversato alla sua uscita (1877) a puntate su un periodico russo, in seguito magnificamente rivalutato da Dostoevskij (“come opera d’arte è la perfezione, niente della letteratura europea della nostra epoca può esserle paragonato”), e più vicino a noi da Nabokov, che lo definì “il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo”. Ricavata da un fatto di cronaca di cui Tolstoi venne a conoscenza, la vicenda della donna di San Pietroburgo che, divenuta appassionata amante dell’ufficiale Vronskij, rompeva gli argini della sua vuota vita e dell’ipocrisia della buona società della città, coinvolgendo la famiglia, la propria fedeltà, la fisicità e l’erotismo, l’istituzione del matrimonio, la fede e la passione, i tanti compromessi, sino alla finale dannazione, rispecchiando il proprio sfacelo con la felicità di altre coppie, si allinea alla Emma di Flaubert (romanzo pubblicato vent’anni prima) e compie un passo ben più ardito e doloroso nel frantumare ogni schema rispetto alla Nora ibseniana.

Una vicenda di cui s’impadronì il cinema, in anni diversi e in varie latitudini, come la televisione e il teatro (se ne vide una quindicina di anni fa una acclamata edizione firmata da Eimuntas Nekrošius). Oggi, lo Stabile di Catania e il Biondo di Palermo portano al Carignano sino a sabato 23 dicembre, per la stagione dello Stabile torinese, l’edizione firmata da Luca De Fusco, che nella riduzione (due ore e 30’ con intervallo, necessaria all’attenzione del pubblico) per il palcoscenico del po(n)deroso romanzo si è avvalso della collaborazione di Gianni Garrera. Un’edizione pronta a “sdoppiarsi”, in un doppio drammaturgico e letterario, riprendendo la lezione ronconiana del “Pasticciaccio”, ovvero offrire agli interpreti non soltanto le battute di Anna, del tradito Karenin, di Vronskij, del fratello Stepàn, di Dolly e di Kitty, dell’impacciato Lèvin ma pure i piccoli, brevissimi, brani del romanzo (memorizzate, di tanto in tanto libro alla mano), una sorta di coro antico, interiorizzando, spingendo gli attori a parlare a se stessi o a parlare fuori del dramma con chi sta in quel momento di fronte, con i pensieri e con le suggestioni, con i commenti e con i racconti, con i tentativi di rimette ogni cosa in sesto, con i sentimenti e i turbamenti che nascono dallo svolgersi delle azioni. È una felice evidenza che coinvolge lo spettatore più di quanto non faccia già la meraviglia del palcoscenico – immerso, uno dei suoi maggiori punti di forza, nella scenografia (e nei costumi, scuri per gli uomini, un caldo rosso magenta per le donne) di Marta Crisolini Malatesta, il salotto buono per gli incontri e le chiacchiere e le confessioni, la stazione con l’orologio a segnare il tempo che scorre (ben più sottolineato da Nekrošius), il treno della scena finale che avanza a ghermire e schiacciare Anna -, un’evidenza cresciuta dalla luci di Gigi Saccomandi, sparate dall’alto dentro il buio della scena, aprendo ritagliati spicchi luminosi che danno vita alle presenze di questo o di quell’attore.

Un coinvolgimento che De Fusco, in una regia in cui traspare appieno la tragicità della vicenda, attenta ai particolari, non certamente soltanto legata alla pura narrazione, accresce grazie alle proiezioni a colori e in bianco e nero che scorrono sul velario che è concreta e impalpabile al tempo stesso quarta parete tra scena e platea. La scena del ballo, con il trascinante suono delle mazurche, la passione e l’eros che travolgono Anna e Vronskij, i tanti primi piani con cui specialmente Anna si offre allo sguardo dello spettatore: momento di un cinema che è ben lontano da quello della Garbo e di Clarence Brown ma che accarezza da vicino, assai più modernamente, quello di Keira Knightley e di Joe Wright, vivo e toccante. Appare in quel viso tutta la grandezza dell’interpretazione di Galatea Ranzi (è un grande momento, tutto da godere, il monologo finale), imperiosa in ogni tratto sulla scena, frivola e sofferente, fanciullesca e donna forte, desiderosa di cancellare i legami dettati da quella società in cui vive, coraggiosa e folle, imprigionata nell’affetto che nutre per il figlio. Un grande ritratto, un personaggio sfaccettato in maniera esemplare, una dizione (come quella dei suoi compagni) che mettono da parte certi farfugliamenti o imprecisate offerte del teatro odierno. Un angolo di esatta ironia, di allegria più o meno frenata, arriva da Stefano Santospago, il fratello Stepàn, una citazione per il Karenin di Paolo Serra e per il Lèvin di Francesco Biscione, mentre appare sfocato il Vronskij di Giacinto Palmarini, non scavato, insoddisfacente. Spettacolo lungamente in una delle repliche a cui ho assistito, lungamente.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Antonio Parrinello

Ecco il programma natalizio di OFF TOPIC

Saranno ancora tantissimi gli eventi nel segno dell’aggregazione dell’hub culturale della Città di Torino nello spirito di OFF TOPIC, in programma per questo fine anno 2023.

Non è Natale a OFF TOPIC senza il Christmas Concert della Sweet Life Society Orchestra. Si tratta di una tradizione iniziata in via Pallavicino dodici anni fa, che ha reso lo Swing Circus natalizio di Torino il più magico di tutto l’anno, nonché uno degli eventi musicali natalizi più popolari in città.

Sabato 23 dicembre, sotto l’albero di Swing Circus, si potranno trovare e svelare tante sorprese per rendere ancora più magico il momento della pre vigilia, attraverso un viaggio unico lungo il tempo dove passato e presente si fondono in un irresistibile mix di musica elettronica, balli lindy hop e spettacoli circensi. Si tratta di un’esperienza che abbraccia gli amanti del vintage e i nottambuli del nightclubbing, creando un’atmosfera variegata, immortalata negli anni dagli scatti dell’iconico photo set.

Nato a Torino nel 2009 da un’idea di due producer sabaudi, The Sweet Life Society Swing Circus ha viaggiato attraverso Torino, Genova, Milano, Roma, Parma e Reggio Emilia, approdando fino a Madrid. In oltre dieci stagioni, il Circo ha accolto artisti e dj internazionali, affermandosi come un pilastro nel panorama del nightclubbing italiano.

“Bio Sweet Life” è il nome di un progetto che nasce nel 2008 dall’incontro di due produttori, Gabriele Concas e Matteo Marini. Dopo le prime sperimentazioni sonore ed esibizioni, ha trovato il suo naturale sfogo trasformandosi in una band con il coinvolgimento di nove musicisti sul palco, dando vita alla Sweet Life Orchestra, che può vantare oltre dieci anni di tournée internazionale nei più prestigiosi festival di Glastonbury, Eurosonic, Love Box, Wilderness, Latitude, Boom Town, Fusion, Love Lands, Paradiso Amsterdam. I due produttori uniscono nel loro stile unico il groove, melodie vintage, sonorità caraibiche con i beat del puro hip hop made in USA e la più poderosa bass music britannica, in un mix raffinato, elegante e sorprendente in cui la ricca sessione di fiati e la chitarra si fondono alla perfezione sulle basi costruite live con drum machine e sampler, il tutto accompagnato dalla voce esplosiva di Giulietta Passera e Moreno Turi aka Emenél.

OFF TOPIC è un hub culturale riconosciuto dal Comune di Torino come centro di protagonismo giovanile, che ha tra i suoi principi quelli di ideare, valorizzare, diffondere e connettere. Il Torino Youth Center, che ha progettato OFF TOPIC, è un’associazione di secondo livello che, attraverso una progettualità di rete, coordina il funzionamento delle attività e gli spazi di via Pallavicino 35, promuovendo corsi, workshop e conferenze, coworking, residenze artistiche, teatro, proiezioni, reading e eventi Off di rassegne cittadine e attività sociali e di promozione del territorio.

MARA MARTELLOTTA

Lo Schiaccianoci al “Concordia”. Con il Balletto del Teatro dell’Opera della Romania

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Giovedì 21 dicembre, ore 21

 

 

 

Uno dei balletti più affascinanti della storia della danza classica “Lo Schiaccianoci” con il corpo di ballo del Teatro dell’Opera Nazionale della Romania. Per le sue caratteristiche di favola a lieto fine e per la vicenda pervasa da un’atmosfera fatata di festa, “Lo Schiaccianoci” è diventato un balletto che ammalia i bambini e incanta gli adulti.

La conclusione è segnata dal Valzer dei Fiori, dopo il quale Clara si ritroverà nella sua poltrona con il suo schiaccianoci in grembo, felice di questo sogno di Natale.

 

TRAMA

 

ATTO I

Durante la vigilia di Natale, agli inizi del XIX secolo, il sindaco indice una festa per i suoi amici e per i loro piccoli figli. Questi, in attesa dei regali e pieni di entusiasmo, stanno danzando quando arriva il signor Drosselmeyer, un amico di famiglia, che porta regali a tutti i bambini, intrattenendoli con giochi di prestigio, nonostante all’inizio incuta paura ai bambini. Egli ordina di far portare a casa alcuni giocattoli meccanici. Ad un gesto della sua bacchetta, tre pupazzi appaiono – uno Schiaccianoci, un Arlecchino, una bambola e un re dei topi. Alla sua prediletta, Clara, regala uno schiaccianoci a forma di soldatino che Fritz, il fratello della bambina, rompe per dispetto. Arrivano, così, alla festa anche i parenti, che si uniscono alla festa danzando. Clara, stanca per le danze della serata, dopo che gli invitati si ritirano, si addormenta sul letto e inizia a sognare. È mezzanotte, e tutto intorno a lei inizia a crescere: la sala, l’albero di Natale, i giocattoli… e soprattutto una miriade di topi che cercano di rubarle lo schiaccianoci. Clara tenta di cacciarli, quando lo Schiaccianoci si anima e partecipa alla battaglia con i soldatini di Fritz: alla fine, rimangono lui e il Re Topo, che lo mette in difficoltà. Clara, per salvare il suo Schiaccianoci, prende la sua ciabatta e la lancia addosso al Re Topo, distraendolo; Lo Schiaccianoci lo colpisce uccidendolo. Ed ecco che lo Schiaccianoci si trasforma in un Principe, e Clara lo segue, entrando in una foresta innevata. L’Atto si chiude con uno splendido Valzer dei Fiocchi di Neve.

 

ATTO II

I due giovani entrano nel Regno dei Dolci, dove al Palazzo li riceve la Fata Confetto, che si fa raccontare dallo Schiaccianoci tutte le sue avventure, e di come ha vinto la battaglia col Re Topo. Subito dopo, tutto il Palazzo si esibisce in una serie di danze che compongono il Divertissement più famoso e conosciuto delle musiche di Čajkovskij e che rendono famoso il balletto, culminando nel conosciutissimo Valzer dei Fiori. Dopo, il Principe e la Fata Confetto si esibiscono in un Pas de deux, dove nelle variazioni si può riconoscere il suono della celesta, strumento usato da Čajkovskij per la variazione della Fata Confetto. Il balletto si conclude con un ultimo Valzer, e il sogno finisce: una volta svegliata, Clara ripensa al suo magico sogno abbracciando il suo Schiaccianoci.

 

Giovedì 21 dicembre, ore 21

Lo Schiaccianoci

Musiche di P.I. Tchaikovsky

Coreografie: M. Petipa

Corpo di ballo: Balletto del Teatro dell’Opera Nazionale Rumena

Biglietti: intero da 38 a 48 euro, ridotto bambini e gruppi da 30 a 42 euro, visibilità ridotta 20 euro

Tutto esaurito per il Concerto di Natale dell’Orchestra RAI diretto da Fabio Luisi

In  programma venerdì 22 dicembre

 

Tutto esaurito per il Concerto di Natale dell’Orchestra RAI diretto da Fabio Luisi, venerdì 22 dicembre alle 20.30 all’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino, con diretta su Radio 3 e in live streaming sul portale di RAI Cultura.

Sul podio il direttore emerito dell’Orchestra RAI Fabio Luisi, che ricopre importanti incarichi anche presso la Dallas Symphony Orchestra e la NHK Symphony Orchestra di Tokyo.

Per il Concerto di Natale che ha fatto registrare il tutto esaurito, Luisi ha proposto la scelta delle più celebri pagine del balletto, dal “Valzer dei fiocchi di neve” alla “Danza della Fata Confetto”, passando per il divertissement come le danze spagnola, araba, cinese e russa. L’idea per Lo Schiaccianoci rappresentato trionfalmente al teatro Mariinskij di San Pietroburgo con le coreografie di Marius Petipa e Lev Ivanov, fu suggerita a Čajkovskij da un racconto di Alexandre Dumas padre, intitolato “Histoire d’un casse-noisette”(Storia di uno schiaccianoci), che a sua volta riprende una fiaba di Hoffmann dal titolo “Nussknacker und Mausekönig”(Schiaccianoci e il Re dei Topi) pubblicata nel 1816. Il balletto conserva la medesima opposizione tra la sfera onirica e quella del reale che caratterizzava la favola. Si sa che Lo Schiaccianoci, insieme agli altri due titoli basati sulla musica di Čajkovskij, “La Bella addormentata “ e “Il lago dei cigni”, è uno dei punti d’arrivo del balletto romantico, che pochi anni dopo entrò in una crisi profonda. Perché questo passaggio avvenne proprio in Russia? Il balletto romantico, nato dalle culture francese e italiana a metà dell’Ottocento, aveva trovato in Parigi e Milano i suoi centri più vivi e produttivi; ma fu in Francia, più che in Italia, che si sviluppò quella tecnica aerea che ancora oggi regge la danza classica. L’Italia era divisa, impoverita, mentre a San Pietroburgo c’erano mille possibilità e i migliori coreografi parigini e le migliori ballerine italiane trovarono ospitalità al Mariinskij e nelle altre scene russe, compreso il Bols’oj di Mosca. Marius Petipa, marsigliese, divenne nella seconda metà dell’Ottocento il re del balletto in Russia, dove non esisteva praticamente nulla di originale. Grazie a lui si formarono le prime scuole e nacque l’amore per la danza che poi produsse i maggiori interpreti del Novecento.

Lo Schiaccianoci fu in primo luogo un balletto borghese, e non è da sottovalutare questa qualità perché sarà proprio questo tipo di racconto ad aprire spazi alle prime avanguardie moderate: se è vero che nell’anima di Clara-Maria c’è un sogno romantico con il consueto bel principe nel regno dei piaceri infantili, è altrettanto vero che Clara non ha alcuna chance di diventare regina o principessa. Resterà, finito il sogno, una brava ragazza della borghesia tedesca. Durante la vigilia di Natale, in casa del Stahlbaum, arriva un amico, il signor Drosselmeyer, carico di doni. Alla piccola Clara viene regalato uno schiaccianoci a forma di soldatino. Nei sogni della bambina sarà il principe azzurro, ma prima che scocchi l’ora del lieto fine ci saranno molte avventure da affrontare.

Due grandi valzer, quello dei Fiocchi di neve alla fine del primo atto e quello dei Fiori nel finale, racchiudono in modo ammirevole un classico del balletto il cui fascino intramontabile non ha mai smesso di far sognare grandi e piccini.

 

 

Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, Piazza Rossaro, Torino

0118104996

 

Mara Martellotta