NEGLI OCCHI DI MIA MADRE (IL MAMMONE)
commedia feroce di François-Xavier FRANTZ con Sara D’AMARIO – Giulia CEARINI – Elia DE NITTIS
29 gennaio, ore 21.00, Teatro Civico Matteotti di Moncalieri
Quella matassa ingarbugliata che si chiama «famiglia» è al centro de Negli occhi di mia madre (Il Mammone), la nuova rappresentazione teatrale di François-Xavier Frantz, che andrà in scena sabato 29 gennaio alle 21.00 al Teatro Civico Matteotti di Moncalieri.
La «commedia feroce» sarà interpretata da Sara D’Amario, Giulia Cearini ed Elia De Nittis ed è prodotta da Associazione Ancora in collaborazione con Constellation Factory e con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e alle Pari Opportunità del Comune di Moncalieri.
La sinossi
«Laura sta facendo i bagagli per andarsene da casa “per sempre”. Fausto va nel panico perché aspetta una persona, forse “una cliente”, che potrebbe arrivare da un momento all’altro».Comincia così Il mammone, che si affida ai personaggi di una Mamma, una Moglie (madre anche lei) e un figlio (che è anche marito e padre): 6 “ruoli” per 3 personaggi.
La pièce è un fuoco di artificio che si sviluppa in un “giocoso carnage famigliare” in cui nervosismo e mal sopiti rancori deflagreranno in una parossistica esplosione di verità comichequasi scandalose, perché inconfessabili. Così, in una corsa folle dietro le apparenze, si sveleranno segreti di famiglia, giochi perversi ed esilaranti e altre complicità inaspettate, fino a non capire più chi sia il più dipendente dall’altro, al di là di ogni evidenza.
La lettura
Quanto la nostra famiglia d’origine condiziona i nostri futuri rapporti affettivi? Quanto conta l’educazione che riceviamo da piccoli nella nostra formazione? Quanto è importante capire fin da piccoli che le differenze esistono e vanno assunte come un valore?E, infine, da genitori, quanto si è responsabili dei modelli proposti ai figli che a loro volta assorbono e imparano da essi? Con Il mammone, pièce «spietata» tra Yasmina Reza e Feydeau, tra il Boulevard, la Commedia dell’arte e il teatro «di parola», l’autore si propone di indagare sull’incapacità di accettare la fine di una storia d’amore, sul conseguente sentimento del «rifiuto» e sul perché i rapporti familiari possano sfociare in tragedia.
È in questo modo che una commedia con 3 personaggi si propone di osservare il fenomeno della «mammite»: con divertita ironia e sfiorando la tragicommedia, con la certezza che il miglior modo per riflettere sia concedersi una risata folle e liberatoria e abbandonarsi alla commozione.
Le dichiarazioni di François-Xavier Frantz e Sara D’Amario
«Negli occhi di mia madre (Il Mammone) nascedall’osservazione dell’evoluzione contemporanea dei rapporti tradonne e uomini, tra cui sembra radicarsi un sentimento di crescente incomprensione. La commedia mette anche a fuoco le difficoltà di tanti giovani a diventare autonomi a livello emozionale: spesso perdono la testa fino a diventare violenti,perché non trovano una ragazza brava, attenta, «ossessionata» da loro, almeno quanto lo sia la loro mamma.
La pièce traccia con ironia la genesi dei «mammoni»,analizzandone ogni stadio, fino ad arrivare a una conclusione tanto sorprendente e comica quanto inevitabile e crudele».
François-Xavier Frantz e Sara D’Amario
Informazioni e prenotazioni
29 gennaio 2022
Teatro Civico Matteotti, via Giacomo Matteotti 1, Moncalieri
h. 21.00
prezzo 10 €
studenti liceali e universitari prezzo 5 €
per prenotazioni: prolocomoncalieri@gmail.com
tel. 011/6407428
richiesto Green Pass rafforzato e mascherina FFP2
In caso di chiusura dei teatri a causa dell’emergenza sanitaria, è prevista una versione video con diffusione in streaming dello spettacolo.
Un evento popolare al quale, nel corso delle trenta edizioni svoltesi tra il 1965 e il 1999 ( con una breve pausa a metà degli anni ’80),grazie all’Eurovisione, assistettero centinaia di milioni di telespettatori con degli share altissimi (il 32% in Italia e il 48% in Grecia, addirittura il 78% in Ungheria). L’ascolto più alto venne registrato negli anni ’70.Nel ’78, con la telecronaca di Ettore Andenna e Milly Carlucci la media fu di 17,8 milioni di telespettatori a serata mentre l’’anno precedente, con la conduzione di Rosanna Vaudetti e Giulio Marchetti, fu raggiunto il record di 18,5 milioni a puntata, addirittura più delle Olimpiadi di Monaco. A prestare voce a volto alle telecronache italiane, oltre ai già citati conduttori, vi furono tra i tanti anche Enzo Tortora e Claudio Lippi. La finalissima del ’78 incollo davanti ai televisori duecento milioni di telespettatori in Europa (e l’Italia vinse l’edizione con la squadra di Abano Terme). Si narra che la prima edizione dell’evento, a metà degli anni ’60, venne fortemente voluta dal presidente francese Charles de Gaulle, desideroso di far incontrare i giovani d’Europa in una competizione che rappresentasse anche un momento di gioia e divertimento. Parallelamente nacque la trasmissione più longeva nella storia delle coproduzioni che accompagnò almeno due generazioni di telespettatori europei. Dalle iniziali quattro nazioni che si sfidarono nella prima edizione (Italia, Germania, Francia e Belgio) si allargò la platea dei contendenti al punto che furono diciotto i paesi che offrirono le più diverse e originali ambientazioni con circa 2500 città partecipanti, compresa una puntata invernale nella colonia portoghese di Macao, nel 1990. I giochi di ogni puntata erano generalmente legati a un tema collegato alle peculiarità della città che li ospitava. Ogni squadra era composta da otto atleti, quattro uomini e quattro donne che venivano estratti a sorte per ogni gioco.
Si riparte. Si prova a ripartire. A elencare un calendario teatrale che, pandemia permettendo, possa reggersi in piedi, al di là di interruzioni o chiusure, con ogni sua forza. C’è la passione, c’è la raffinata bravura, c’è la caparbietà di un gruppo ma a volte ogni cosa è insufficiente. I teatri si chiudono, i teatri vanno (?) chiusi, con il rischio assurdo di mettere un tappo alla cultura e soffocarla. Dopo una settimana di applauditissime repliche al Gobetti con “Memorie dal sottosuolo”, merito soprattutto della prova di Paolo Orrico, per cui il termine perfezione non è sprecato, dopo una trasferta milanese, i Marcido (Marcidorjs e Famosa Mimosa: ma da sempre e per tutti, i Marcido) tornano alla loro tana, al luogo d’elezione, alla casa madre di corso Brescia 4bis, al loro Marcidofilm, al loro minuscolo quanto agguerrito teatro in formato bonsai, pronti a riaprire i battenti per una nuova avventura.
Prosegue la stagione 2021-2022 al Teatro “Superga” di Nichelino. Con appuntamenti che si mantengono sempre su una linea di proposte aperte al pubblico più ampio e con un occhio attento in particolare a quello famigliare. A chiudere la settimana due piéces di larga notorietà e di funambolici “giochi” teatrali, fra le movenze di una rivisitata ma sempre attuale “Commedia dell’Arte” e le trame avventurose di un “Fantaspettacolo” d’eccezione. Si inizia sabato 15 gennaio (ore 21) con la messa in scena dell’“Arlecchino Furioso”, una produzione di “Stivalaccio Teatro/Teatro Stabile del Veneto” e canovaccio a cura di Giorgio Sangati, Sara Allevi, Anna De Franceschi, Michele Mori e Marco Zoppello. Sul palco, maschere, travestimenti, duelli, canti e musiche e pantomime e una gran varietà di dialetti: tutto quanto, insomma, fa “Commedia dell’Arte”. Interpreti: Sara Allevi, Anna De Franceschi, Michele Mori e Marco Zoppello, curatore anche della regia. Musiche eseguite dal vivo, alla fisarmonica, Veronica Canale e Pierdomenico Simone. Lo spettacolo si preannuncia spumeggiante, all’inseguimento della “maschera” simbolo del teatro italiano, di origine bergamasca, dal caratteristico abito a lasanghe multicolori e creata a metà Cinquecento dall’attore Alberto Naselli o Alberto Gavazzi (Bergamo 1540-1584) noto come Zan Ganassa. Tra il serio e il faceto, l’Amore, quello con la “A” maiuscola, diventa il motore di un originale canovaccio costruito secondo i canoni classici della “Commedia dell’Arte”. Una coppia di innamorati, Isabella e Leandro, costretti dalla sorte a dividersi, si ritrovano dieci anni dopo a Venezia, pronti a cercarsi e a innamorarsi nuovamente. Allo stesso tempo il geloso Arlecchino corteggia la servetta Romanella, pronto a infuriarsi al primo sospetto di infedeltà. Divertimento assicurato fra inganni, imprese, tradimenti, duelli e pentimenti, lazzi e acrobazie: ingredienti essenziali ed eterni e magici della migliore “Commedia dell’Arte”.
Il secondo appuntamento messo in agenda dal Teatro “Superga” è per domenica 16 gennaio, questa volta alle ore 17. Fra duelli e gag comiche, musiche e canzoni originali “Fantateatro”, una delle realtà più innovative a livello nazionale per quanto riguarda il “Teatro Ragazzi”, porta in scena, per la regia di Sandra Bertuzzi (scene di Federico Zuntini e musiche originali di Piero Monterisi) il celeberrimo “Peter Pan”, facendone una versione tutta mozzafiato che mescola fantasia, azione e avventura con canzoni cantate dal vivo che ne fanno uno spettacolo davvero unico. Peter Pan ha nuovi bambini sperduti da incontrare, gioca e scherza con loro ignaro del fatto che sull’“Isola Che Non C’è” sia tornato il terribile Capitan Uncino. Il capitano, accompagnato dal fedele Spugna e dal simpatico Flick, è deciso a sconfiggere Peter Pan e con lui il regno della fantasia. Lo spettacolo è ispirato ai romanzi “Peter Pan nei Giardini di Kensington” e “Peter Pan e Wendy” di Sir James Matthew Barrie, origini scozzesi (Kirriemuir, 1860 – Londra, 1937) e creatore del “personaggio che non voleva crescere”, tanto amato da generazioni e generazioni di adolescenti. E non.
Credo che abbia avuto davvero ragione Valerio Binasco a varare, nel cuore di un gelido inverno, il suo personalissimo “Midsummer Night’s Dream” shakespeariano, per la stagione dello Stabile di Torino – Teatro Nazionale (in scena al Carignano sino al 16 gennaio). Un “Sogno di mezza estate” per tutte le stagioni. Perché questo “Sogno” è il giusto desiderio di un teatrante di tornare alla normalità e di recuperare gli spazi e il proprio pubblico con un bel sorriso stampato in faccia, di agire con l’invenzione e con l’intelligenza e con il cuore, con un testo che porta in sé tutto il divertimento possibile, con uno spettacolo pieno di colore che gioca con una scenografia a due piani capace di stupire e di catturare, con una compagnia numerosa che diverte e si diverte. Non soltanto una pretesa normalità, non soltanto una gran festa: questa festa facciamola subito, in fretta, visti i chiari di luna che ci attendono e che preannunciano nulla di buono, con un incubo che “è sempre dietro l’angolo”. È un ritorno al Bello, alla finzione come rifugio protettivo, al piacere di entrare tra i velluti rossi di una sala teatrale, di accomodarsi in poltrona e di assaporare un gusto da troppo tempo dimenticato, un meccanismo che gira a meraviglia e non delude mai. Cioè, ce ne fossero di serate come questa in una intera stagione.
remi in barca, un angolo conclusivo di teatro, di atmosfere, di colori, di magico che può riportare alla memoria certi attimi delle messinscene strehleriane.