Edizione numero sette per Todays. La kermesse di rock alternativo si svolgerà dal 26 al 28 agosto. Oltre 40 artisti per una tre giorni musicale nel cortile dello Spazio 211 (il palco centrale) e l’ex fabbrica Incet alla periferia nord di Torino. Il programma pomeridiano di ToLab nell’ex fabbrica Incet, prevede 40 realtà di artisti e associazioni locali. Unica data italiana per i Primal Scream (domenica 28), con un tour celebrativo per i trent’anni di “Screamadelica”, album innovativo capace di condensare rock e d elettronica dei primi anni novanta. Un programma ben variegato e assemblato dal direttore artistico Gianluca Gozzi, pieno zeppo di contaminazioni come i progetti di Danza Tribale , Tamburi Neri, e Mystic Jungle, o gruppi poliedrici come gli Squid o i Black Country.
Pier Luigi Fuggetta

“Cuori selvaggi” è stato il tema e il titolo dell’ultima edizione (XXXIV) del “Salone Internazionale del Libro” tenutasi a Torino, nel maggio scorso. E a “Cuori selvaggi” nello sport è dedicato anche il nono episodio dei podcast “Fuoriclasse”, con cui il “Salone” intende aprirsi alla narrazione sportiva: una serie di episodi, rilasciati una volta al mese, dedicati ciascuno a storie di personaggi sportivi “fuoriclasse” (perché fuori dal comune, irregolari, precursori che hanno scritto pagine di storia), oppure a momenti storici differenti, che si intrecciano, raccontati attraverso due voci, quelle di Marco Pautasso, vicedirettore del “Salone del Libro” e di Federico Vergari, giornalista, scrittore e consulente del “Salone”. Disponibile dallo scorso giovedì 7 luglio su SalTo+ e sulle principali piattaforme di streaming gratuite, “Cuori selvaggi” presenta una decina di storie, una decina di persone che nello sport e nella vita ci hanno sorpreso con il loro coraggio, la loro forza, la loro determinazione e la loro capacità di “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, per confrontarsi con i propri limiti, e che “con la loro attitudine e i loro valori – sottolineano Pautasso e Vergari – ci hanno insegnato che vale sempre la pena seguire le proprie passioni, ma anche sapersi ritirare, quando è il momento, nel rispetto di se stessi e degli altri”. Protagoniste e protagonisti nella vita e nello sport. Un unicum per tutti. Dall’americana Roberta (Bobbi) Gibb, che nel 1966, sfidando le regole che impedivano alle donne di gareggiare in una maratona, si presentò a quella di Boston, camuffandosi da uomo, e la portò a termine a Kathrine Switzer, che l’anno successivo corse anche lei a Boston, spianando così la strada alle generazioni future di donne appassionate del running. Per proseguire con il nostro DDR – Daniele De Rossi, il calciatore romano di nascita e romanista di maglia (oggi assistente del ct Mancini in nazionale azzurra), che ha dedicato alla squadra della sua città una carriera intera, senza mai cedere alle tentazioni, o con Stelvio Della Casa, che dopo la Seconda guerra mondiale giocò in Serie A con il Novara, ma che disputò la sua partita di calcio più importante nell’inverno del ‘45, tra le fila del Casale contro i fascisti delle Brigate Nere. Altri “cuori selvaggi”, il ciclista Michele Scarponi, che nel maggio 2016, in fuga sul Colle dell’Agnellosa, sa farsi da parte per lasciare vincere il Giro d’Italia al capitano Nibali, via via fino a Maria Moroni, prima donna a competere nel pugilato, in un Paese in cui la box femminile esiste solo da una ventina di anni, seguita dalle campionesse Stefania Bianchini, Simona Galassi e Irma Testa. E poi, ancora, Assunta Legnante, pesista e discobola napoletana, che non si arrese alla perdita improvvisa della vista e continuò nella sua determinazione, riuscendo a ottenere diversi ori e un argento gareggiando a livello paralimpico; il velocista Manlio Gelsomini, che, catturato dai fascisti, subì torture, ma non tradì i suoi compagni, e che il 24 marzo 1944 fu ucciso con un colpo alla testa alle Fosse Ardeatine; la ginnasta americana Simon Biles, atleta del 2021 per il Times, record mondiale con il maggior numero di medaglie conquistate, che ha avuto il coraggio di raccontare al mondo il suo “disagio” e si è rifiutata di soccombere alle aspettative esterne, ritirandosi; Amèlie Mauresmo, campionessa francese di tennis che ha saputo convivere con le proprie fragilità e ha sfidato i benpensanti, rivelando pubblicamente la sua omosessualità contro tutte le insinuazioni su di lei e il quarterback americano Colin Kaepernick, che il 26 agosto 2016 nel match tra “San Francisco 49ers” e “Green Bay Packers” non si alzò durante l’inno nazionale statunitense ( rendendo il gesto di inginocchiarsi un atto dal forte significato civile e politico diffuso in tutto il mondo ) che gli costò però la fine della carriera. Spiegano ancora Marco Pautasso e Federico Vergari: “Nell’epoca dello ‘storytelling’ applicato a qualsiasi cosa, politica compresa, non si può pensare a un evento sportivo senza un adeguato racconto. Che avvenga per radio, in video, su un sito, con un libro o su un quotidiano è ormai un dato di fatto che la qualità della narrazione influirà sensibilmente sulla costruzione di un preciso ricordo sportivo. L’epica sportiva non manca ultimamente. Ci sono trasmissioni TV, case editrici e riviste che fanno dello sport una questione prima letteraria e poi sportiva. Parlare di sport significa prima di tutto parlare di uomini e donne. Ogni uomo e ogni donna si portano dietro una loro storia. Ognuno con la sua storia, ognuno con la voglia di spostare i limiti un po’ più in là”.

L’esposizione mette in risalto l’altissimo livello della produzione del costumista piemontese, di certo il più grande della sua generazione. Una quarantina i costumi esposti, provenienti dalla torinese collezione “Devalle”, mentre i magnifici e dettagliatissimi bozzetti arrivano dalla collezione della “Sartoria Teatrale Pipi” di Palermo. Tra i pezzi iconici del lavoro della “Casa d’Arte Caramba”, fondata dal Sapelli nel 1909 a Milano (dopo promettenti esordi come caricaturista e illustratore in campo giornalistico) troviamo esposti preziosi esemplari per il dramma dannunziano “Parisina” e per la prima della “Turandot” del 1926 con la direzione di Arturo Toscanini alla Scala di Milano, accanto ai costumi rinascimentali (di luce e colore) realizzati con i preziosi velluti di Mariano Fortuny e quelli per Elisa Cegani e Luisa Ferida, nel film del 1941 “La corona di ferro” di Alessandro Blasetti. In mostra si trovano anche diversi tessuti della “Manifattura Mariano Fortuny”, a sottolineare la collaborazione tra i due artisti iniziata all’indomani della creazione della “Casa d’Arte Caramba”, vera e propria “fucina” del saper fare, che riuniva diverse professionalità, dai sarti, alle ricamatrici, ai calzolai, ai fabbri, in grado di dar vita a costumi di eccezionale valore artistico. Particolarmente interessanti anche le “scoperte” fatte in fase di preparazione della rassegna. Due in particolare. La definitiva assegnazione dello splendido manto “piumato”, che fino ad oggi non si sapeva per quale opera fosse stato realizzato, alla “Parisina” di Pietro Mascagni con libretto di Gabriele D’Annunzio, indossato nel 1913 dalla soprano Tina Poli Randaccio e poi esposto nel 1987 a Venezia per la mostra “Fortuny e Caramba”. E ancora, l’individuazione del manto usato da Elisa Cegani nel film “La corona di ferro” come quello indossato in seguito da Maria Callas per il “Nabucco” al “San Carlo” di Napoli il 20 dicembre del 1949. Erano passati tredici anni dalla morte del Maestro e ancora ci si rivolgeva ai laboratori della sua “Casa d’Arte” a Roma. A lui il grande merito di aver saputo “rimodernare” la concezione del costume per lo spettacolo, “creando – annota Silvia Mira –capolavori che prendevano vita da uno studio attento e filologico del tempo, del contesto e del personaggio che dovevano rappresentare”. Fondamentale per Sapelli nel 1897, l’incontro a Torino con il direttore d’orchestra Arturo Toscanini e il produttore napoletano di operette Ciro Scognamiglio.
Con il primo, la collaborazione cominciò solo nel 1922, quando “Caramba” fu chiamato alla “Scala” come direttore degli allestimenti scenici. Da allora un successo dietro l’altro. Dall’“Opera” di Parigi al “Metropolitan Opera House” di New York, “Caramba” fu adorato da tutte le grandi dive del tempo, da Lydia Borelli alle sorelle Gramatica, da Virginia Reiter fino alla mitica Eleonora Duse che per la creazione dei propri abiti poteva permettersi cifre da capogiro. Gli anni trascorsi alla Scala furono quelli della sua piena maturità artistica coronata da innumerevoli chicche, come la rappresentazione postuma della prima della “Turandot” di Giacomo Puccini, con la direzione di Toscanini e il suo allestimento scenico. Due giorni dopo la sua scomparsa (10 novembre 1936), alla sosta del suo feretro davanti alla “Scala”, dal balcone del teatro, le allieve del corpo di ballo lo salutarono con una triste pioggia di petali floreali.

Il titolo “In the name of Peace” inquadra subito il contenuto e gli obiettivi dell’evento (per appassionati cinefili, ma non solo) promosso dall’“Associazione Museo Nazionale del Cinema” (AMNC) e dal “Centro Studi Sereno Regis”: due intense consecutive serate di cinema, lunedì 11 e martedì 12 luglio, a Torino, presso “Cascina Roccafranca” e “Arena Monterosa”, per presentare i film e i giovani autori /autrici under 35 che hanno partecipato alla nona edizione del concorso cinematografico nazionale “Lavori in corto – gli occhiali di Gandhi”, dedicato a opere incentrate sulle tematiche della pace e della nonviolenza, selezionate da una giuria di esperti per concorrere alla vincita dei tre premi in palio. La maratona di proiezioni inizia dunque lunedì 11 luglio alle 21.30 nell’ampio cortile della casa di quartiere “Cascina Roccafranca” (Via Rubino 45) con la prima serata di proiezioni dei film in concorso e si conclude martedì 12 luglio alle 21.30 presso il “CineTeatro Monterosa” (Via Brandizzo 65) con il secondo slot di film in concorso e la premiazione finale. Tutte le proiezioni sono a ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili. Il programma delle due serate prevede la proiezione di undici film di cui tre in anteprima nazionale e quattro in anteprima regionale. Sinteticamente, si tratta di pellicole estremamente variegate (pur correndo sempre sul fil rouge prestabilito) che ci ricordano, ad esempio, il potere della fantasia nell’opera di Gianni Rodari (“Sbagliando s’inventa”) o le questioni legate alla tutela dell’ambiente (“Fili di memorie”), così come l’urgenza che sta vivendo il popolo ucraino in seguito all’aggressione russa (“The Border Line”). O ancora, le diverse prospettive di genere (“Con i miei occhi” e “Cromosoma X”), un tenero omaggio alla terza età (“Ofelia”), lo sport come contesto nel quale le differenze sociali possono essere superate attraverso un confronto leale (“L’Avversario”), così come il mondo della scuola (“Forze”). A chiudere la selezione, come sempre un’ampia proposta dedicata ai temi dell’immigrazione che ci restituiscono l’immagine di un paese dove stanno crescendo ragazzi di seconda generazione tra conflitti e molteplici forme di accoglienza (“Nurradin”, “Il custode e il fantasma” e “Inchei”).
Tre i premio in palio, assegnati dalla Giuria nella serata di martedì 12 luglio: si va dall’assegnazione di mille Euro, offerti dal “Centro Studi Sereno Regis”, per il “Primo Premio Armando Ceste”, ai 600 Euro da parte dell’“Associazione Museo Nazionale del Cinema” per il “Gran Premio della Giuria” dedicato a Vittorio Arrigoni (attivista pacifista, reporter e scrittore italiano ucciso a Gaza nel 2011; suo il celebre adagio “Restiamo Umani – Stay Human” con cui terminava ogni suo articolo) e ai 600 Euro assegnati dalla “Fondazione Montessori Italia” per il miglior film dedicato ai temi dell’infanzia. Una giuria composta dai redattori del quotidiano indipendente online “eHabitat” assegnerà, inoltre, una menzione speciale al miglior film che tratta di tematiche ambientali.
Sabato 9 luglio, alle ore 21,15, nell’antico Teatro Romano, posto all’interno del suggestivo sito archeologico di Bene Vagienna, prende il via il 17° Festival Teatrale “Ferie di Augusto”, un ormai collaudato e applauditissimo appuntamento di valore artistico e culturale che attinge al mondo antico per venire incontro alle emozioni, al divertimento e al gusto del pubblico di oggi. Un ciclo di spettacoli capace, soprattutto, di valorizzare una città d’arte, ricca di spazi storici e artistici tra i più belli del Piemonte e di una storia che affonda le proprie radici, vagamente riscontrabili oggi nei reperti visibili, nel lontano primo secolo av Cr.
mettersi in gioco, che ha scritto e dirige, da “Pro Archia poeta” di Cicerone, “Processo a un cittadino”, dove è dibattuto il concetto di cittadinanza e la sua acquisizione, i risvolti politici e sociali, nel racconto della difesa assunta da Cicerone dell’imputato Archia, poeta e filosofo, correva l’anno 62 av. Cr., accusato, lui straniero, di essere privo della cittadinanza con il rischio di essere espulso da Roma, in seguito all’approvazione della Lex Papia. Con Nuti in scena Elia Tedesco.
seduzione. “Il ritorno di Trimalcione” è il titolo in scena il 23 luglio, ancora al Teatro Romano, che Filippo Bessone ha tratto dalle pagine del “Satyricon” di Petronio volgendolo a spettacolo comico-musicale, creando uno spaccato grottesco della società dell’epoca, che senza fatica alcuna esplora nella realtà dell’odierno e delle emozioni che non conoscono tempi precisi. Tutto questo grazie allo strumento del teatro-canzone. Ebbe a dire un giorno il mai dimenticato Gianmaria Testa: “Mi lega a Filippo Bessone una lunga e fraterna amicizia. Questo tuttavia non mi trattiene dal provare una certa invidia per le sue qualità di osservatore e di raccontatore divertente e divertito di un’umanità e di un quotidiano che tutti abbiamo a tiro di sguardo, ma che troppo spesso ci limitiamo a guardare senza veramente vedere”.

