“Musica sommersa”
Dal 3 all’ 8 ottobre
E’ l’unico backstage festival d’Italia. Torna a Torino, con il titolo di “Musica sommersa” (per “dare voce e sostegno, oggi più che mai, al comparto della musica”), da lunedì 3 a sabato 8 ottobre negli spazi del trendy Bistrò “OFF TOPIC” (via Pallavicino, 35), “_resetfestival”, il “Festival dell’Innovazione Musicale” dedicato a talenti emergenti e ai nuovi strumenti e modelli di business in ambito musicale. Alla sua XIV edizione e co-prodotto da “Associazione Culturale Verve” e “The Goodness Factory”, in collaborazione con “Piemonte dal Vivo” e il sostegno della “Fondazione Compagnia di San Paolo” e della “Fondazione CRT”, dal 2009 il Festival è una tappa imprescindibile per coloro che da tutta Italia, ogni anno si ritrovano a Torino per parlare di music business: 6 giorni di workshop e laboratori, di listening session e di incontri con management ed etichette discografiche, 6 giorni e 6 notti di showcase e di musica live. L’idea è quella di dar vita ad un vero e proprio “Campus della musica”, un percorso formativo e una vetrina per connettere progetti artistici e figure professionali per una settimana intera di full-immersion attraverso i diversi format di “_reset”: _reHUB, Music Innovation Hub, Listen e Talk. Anche quest’anno saranno 4 i laboratori nella sezione _reHUB:
reHUB produzione creativa con la cantautrice lombarda Cristna Donà il rapper campano Ghemon, Ditonellapiaga e Bianco mentor dei 4 progetti selezionati, insieme ad Ale Bavo e a Valentina Farinaccio tutor per tutte le produzioni
reHUB management con Roberto Genovese (Sugar), Paolo Pavanello (INRI Metratron) e Lucia Maggi (42 Law Firm)
_reHUB crew, in collaborazione con “DOC Live” e “Tech Academy” con Fenia Galtieri (Assistente di Produzione), Daniele “Ilmafio” Tortora
_reHUB reporter con la collaborazione di “Rockit” e “The Pepegas Team”
Oltre ai laboratori e alla sezione Talk torna, Music Innovation Hub, lo spazio nato nel 2011 e dedicato al percorso artistico come impresa: pitch, team building, music canvas e tantissimi workshop riservati alle giovani e ai giovani selezionati tramite la call di “_reset”, che per tutti i pomeriggi della settimana avranno la possibilità di entrare in contatto diretto con le più importanti figure professionali dell’industria musicale italiana. Venerdì 7 e sabato 8 ottobre al mattino, Listen: i progetti selezionati tramite call saranno protagonisti di session di ascolto e scouting.
“_reset”, infine, è anche contenitore. Martedì 4 e mercoledì 5 ottobre, infatti, nell’ambito della sesta edizione di “Glocal Sound – Giovane musica d’autore in circuito”, si terrà uno showcase di undici progetti musicali provenienti da otto regioni per promuovere la musica originale e inedita in tutte le sue forme, iniziativa ideata da “Piemonte dal Vivo” insieme ad altri circuiti italiani.
Per info e programma completo: “OFF TOPIC”, via Pallavicino 35, Torino; tel 011/0601768 o www.resetfestival.it o www.offtopictorino.it
g.m.
Chiara De Carlo

Questo è il quadro profetico di “Siccità”, ultimo film di Paolo Virzì, catastrofico affresco di questa epoca catastrofica, mosso a dovere dal montaggio di Jacopo Quadri. Scritto a otto mani (con il regista, Francesca Archibugi, Francesco Piccolo e Paolo Giordano – “La solitudine dei numeri primi” – e sarebbe interessante sapere quale degli sceneggiatori abbia seguito questa traccia piuttosto che quella), il regista livornese torna a uno di quei suoi, un tempo totalmente riusciti, film corali (“Ferie d’agosto” in testa, con quei due gruppi familiari su opposte posizioni politiche aveva tutt’altro spessore, “Tutta la vita davanti” altro successo), coglie con la sua macchina da presa gli affetti bruciati e aridi, la disperazione, la miseria, l’incessante “non me ne frega più di niente”, la fatica di vivere dei suoi personaggi: che hanno in sé il pericolo o decisamente il difetto infelicemente presente di essere troppi, irrisolti, sbiaditi, confusi, approssimativi, di riempire di un peso eccessivo per colpa di un bulimico script il lungo percorso della storia. Di storie, alcune con qualche riuscita in più – i ritratti dolorosi del tassista Valerio Mastandrea, strafatto, che guida in straripante sonnolenza il suo mezzo tra le ombre dei genitori o del politico per cui ha un tempo lavorato, che ripete le chiacchiere di sempre, che glorifica un paese che al contrario sta andando allo sfascio -, della dottoressa Claudia Pandolfi, attrice matura e mai come qui incisiva o di Elena Lietti, ottima, che cerca di reinventare la propria esistenza con una nuova avventura -, altre decisamente buttate via, sciupate – penso al commerciante Max Tortora, un impermeabile lercio addosso, buttato sul lastrico, che si trascina di angolo in angolo con il suo pacchetto di fatture non pagate, pronto a denunciare ogni cosa in tivù o alla superficialissima presenza di Monica Bellucci, da cancellare in quattro e quattr’otto, mentre ci chiediamo con che misura qualcuno lo scarso maggio le abbia dato un David di Donatello alla carriera, mah! -: le intenzioni possono apparire eguali a quelle del vecchio Altman di “America oggi” o dell’insuperato “Nashville” o del Cronenberg di “Crash” o del Inarritu di “Babel”, ma in quei titoli c’era tutta la robustezza dello scavo psicologico, lo sguardo profondo e la misura giusta, appropriata, determinante per ogni personaggio, la scrittura esatta che era ben lontana dall’appesantire la vicenda o dal renderla a tratti superficiale, quadri di perfezione difficilmente raggiungibili.
