SPETTACOLI- Pagina 2

MITO per la Città, al Conservatorio una Messa per le vittime della guerra in Kosovo 

Dal 10 al 23 settembre si svolgerà la rassegna parallela a MITO Settembre Musica, che prende il nome di MITO per la Città e che, dal 2009, offre musica a chi non può raggiungerla. Durante quelle settimane, MITO per la Città torna a disegnare un cammino collettivo che attraversa Torino con la forza silenziosa ma potente della musica. Si tratta di un percorso fatto di tappe, itinerari e incontri che attraversano non soltanto i luoghi della cura, ma si espandono a quelli della formazione, della fragilità e della quotidianità. Dalle scuole agli ospedali, dai quartieri piu lontani dal centro ai mercati, dalle case di riposo ai parchi urbani, ogni concerto è un invito a fermarsi, ad ascoltare e a riconoscersi parte di una comunità. Con oltre 100 appuntamenti gratuiti per tutta la città, MITO per la Città dà voce a una Torino che costruisce legami, che valorizza i talenti dei più giovani e riconosce nella musica un bene comune. Si tratta di un cammino d’armonia che significa riconoscersi parte di un tutto, ascoltarsi, accogliere le differenze e farne una ricchezza condivisa.

Alle ore 20, al Conservatorio Giuseppe Verdi, all’interno del percorso ‘Rivoluzioni – Tempi di guerra, tempi di pace’, l’Orchestra del Teatro Regio, il Coro Valdese di Torino e il Coro dell’Istituto musicale Arcangelo Corelli di Pinerolo, eseguiranno, di Kerl Jenkins “The Armed Man – a Mass for Peace”. Composta nel 1999 dal gallese Jenkins, si tratta di una messa dedicata alle vittime della guerra in Kosovo che combina elementi sacri e profani, mescolando stili musicali e testi provenienti da culture religiose diverse. Seguendo il filo conduttore del medievale ‘L’Homme armé’, questa celebrazione rappresenta una delle messe contemporanee più significative per il messaggio di speranza e conciliazione che porta con sé. Il direttore è Nicolò Foron, il maestro del Coro Walter Gatti, soprano Giulia Bolcato, mezzosoprano Annunziata Vestri, tenore Lorenzo Martelli, basso Stefano Marchisio.

Mara Martellotta

“Iniziammo male, ma finimmo pure peggio…”

MUSIC TALES LA RUBRICA MUSICALE

“Iniziammo male, ma finimmo pure peggio
Era lui il nemico, era l’oltraggio, ci prendeva e ci buttava
E lo dicevo sempre: “Guarda che qui, prima o poi, qualcuno muore”
È per colpa del
Sì, è per colpa del
Questa è una canzone, la più triste che ho scritto”
Tiziano Ferro ci ha abituati a racconti d’amore tormentati, a confessioni intime che sanno toccare corde profonde. Ma con Cuore rotto, pubblicata lo scorso 5 settembre, qualcosa cambia. Il dolore non è più sussurrato: è urlato.
È un pugno sul tavolo. È una dichiarazione di guerra interiore.
Questa canzone non è un addio malinconico, né un lamento silenzioso. È rabbia pura, è lo sfogo di chi ha amato fino allo stremo e ora raccoglie i cocci… con le mani insanguinate, forse, ma ancora vive.
“Ti ho dato tutto, anche quando non avevo niente.
E tu hai sputato su ogni gesto.”
Parole che colpiscono. Che fanno male, se ci si è passati.
Se l’avessi scritta io…
Ascoltandola, non ho potuto fare a meno di pensare: se avessi scritto io una canzone così carica di rancore verso mio marito, dopo una rottura del genere, non mi sarei limitata a cantarla. No. Avrei spaccato tutto. Ma nella mia casa vera, in quella pregna dei “nostri” ricordi, non in una metaforica, non  solo in una cornice narrativa, non in una villa messa su ad hoc per il video.
Perché quando il dolore è così reale, così viscerale, si fa fisico. Ti attraversa le ossa, ti morde lo stomaco. Non restano solo parole. Restano piatti rotti, porte sbattute, cuscini che non sanno più come contenere le urla. I nostri cossi non quelli di un set cinematrografico. Te lo devo far vedere come hai distrutto tutto e come io finisco il lavoro. Per intenderci.
Cuore rotto non è solo una canzone, non per me: è un grido che autorizza anche gli altri a sentirsi arrabbiati. A non dover sempre essere eleganti nel dolore. Tiziano, che spesso ha offerto un’immagine composta della sofferenza amorosa, stavolta si concede di “sporcarsi le mani”. E questa è la sua forza.
Chi ascolta, sente. E forse,  finalmente,  si permette di sentire anche ciò che aveva seppellito.
“Un cuore che si spezza fa il rumore di un vaso di cristallo che si schianta su un pavimento.”
Bravo Tiziano, ancora una volta.
CHIARA DE CARLO
scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!
Ecco a voi gli eventi da non perdere
Vi invito a seguire le pagine ed I link  sottostanti per far parte di una comunità che vuole cambiare il mondo radicalmente.
Che vuole più educazione al rispetto per le donne e lo fa con uno spettacolo chiamato “Respect” che, a breve, sarà nelle vostre città italiane.
Uno spettacolo intenso interamente cantato da uomini affinchè sia la voce maschile ad esortare al rispetto per le donne.
Oltre 30 artisti tra cantanti musicisti ballerini e performer, al lavoro per offrire un’esperienza immersiva che trasmette un grande senso di appartenenza e gruppo.
In aiuto ed  un sostegno concreto a chi, dall’inferno della violenza, è già passato ed è riuscito a fuggire.
Vuoi far parte della rivoluzione?
Seguici e prenota il tuo biglietto sarai una goccia importante  in un mare di speranza

MITO: “The book of a woman” di Riccardo Nova

Un unico appuntamento di MITO sarà per martedì 9 settembre, alle ore 20, al Conservatorio di Torino, nell’ambito del percorso “Ascoltare con gli occhi”.
Verrà  eseguito di Riccardo Nova “The book of women” strl parvum per cantante carnitina, tre voci femminili ed ensemble.
Lo introducono brani da Cantigas de Santa Maria, Libre Vermeil de Montserrat e Manoscritto  di Cipro per voci femminili.
Per  l’Irini Ensemble si esibiranno i mezzosoprani Eulalia Fantova, Laura Lopes e Clémence Faber, i contralti  Julie Azoulay , Lauriane Le Prev, Fanny Chatelain.

Per l’Ictus Ensemble si esibiranno il violino barocco  Aisha Orazbayeva, la viola d’amore Aurelio Entringer, la viola da gamba Eva Reiter, il sintezzatore Jean Luc Plouvier, per le percussioni Tom de Cock e alla regia del suono Alexandre Fostier.
La direzione artistica è di Lila Hajosi, la coreografia di body percussions  di Tom de Cock e la voce di Varijashree Venugopal.
L’Irini Ensemble ha sede a Marsiglia e, fondato nel 2015 da Lila Hajosi, si è  specializzato nella musica sacra antica dell’Oriente e dell’Occidente, tra Roma e Costantinopoli ed è stato riconosciuto a livello internazionale per i suoi alti standard e le sue proposte uniche, insolite e audaci, lontane dai codici abituali della musica antica.  L’Irini Ensemble mostra un suono distintivo nella musica vocale di oggi; con una formazione polimorfa senza soprano, l’ensemble illumina il repertorio ortodosso e le composizioni rinascimentali di colori nuovi, caldi e profondi.
L’Ictus Ensemble è un gruppo di musica contemporanea con sede a Bruxelles, nato nel 1994 come band dal vivo per la compagnia di danza Rosas. Nato in un’epoca in cui gli ensemble erano considerati delle mini orchestre composte da solisti virtuosi Ictus emerge oggi come un collettivo di musicisti creativi dediti alla musica sperimentale nell’accezione più ampia del termine, di musica scritta, sound art, improvvisazione ed elettronica.
È diventato un partner regolare di numerosi curatori, coreografi e gruppi su larga scala, come la Filarmonica di Bruxelles  e il Collegium Vocale Gent, sviluppando i propri progetti in una varietà di formati. Il suo lavoro è disponibile su un canale You tube, oltre a un ricco archivio web, ictus.be. Ictus Ensemble sta conducendo un master avanzato per giovani musicisti con la School of Arts Gent.
Musicologa  e artista lirica specializzata in musica antica, Lila Hajosi è  grazie all’Ensemble  Irini che intraprenderà la strada di direttore di coro  e direttore d’orchestra nel 2021. Si è formata presso i Conservatori di Aix en Provence e  Marsiglia.

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino: “Jukebox La Notte Delle Hit” e i The Boys

/

Martedì. Al Blah Blah, “Six Organs of Admittance” + Miriam. Progetto neofolk del musicista Ben Chasny, occasione per presentare il nuovo disco”Time is glass”. Il concerto sarà preceduto dall’esibizione sotto i portici di via Po dei Dum &Mohicano con il loro “Rolling Stones Acoustic Show”

Mercoledì. All’ Hiroshima Mon Amour si esibisce Lamante. All’Osteria Rabezzana suona il Softly Jazz Quintet. Al Blah Blah sono di scena i The Boys, gruppo punk londinese formatisi nel 1976.

Giovedì. Al Blah Blah arriva il rapper statunitense Afu-ra.

Venerdì. All’Inalpi Arena per 2 serate consecutive, va in scena “Jukebox La Notte Delle Hit”. Due serate in cui l’Inalpi Arena si trasforma in un grande Jukebox per cantare, ascoltare e ballare quaranta di musica. L’evento sarà presentato da Antonella Clerici affiancata da Clementino. Rai uno lo trasmetterà il 18 e 19 settembre. Tantissimi i nomi nazionali ed internazionali. Da segnalare : Anastasia, Gipsy Kings, Tony Hadley (Spandau Ballet), Michael Sembello con la canzone Maniac colonna sonora del film Flashdance, Earth, Wind & Fire. Non mancano gli italiani : Fausto Leali, Le Vibrazioni, Rettore, Alexia, Marco Ferradini, Nomadi, Righeira e tanti altri. Al Magazzino sul PO suonano gli A/Ipaca. Al Blah Blah si esibiscono i Lucerossa. Al Circolino suonano i Melty Groove.

Sabato. Al Blah Blah sono di scena i Kairoskiller + Animaux. Al Magazzino sul PO suonano i Cotoba.

Pier Luigi Fuggetta

Torino, dove “abitano” gli incubi di Dario Argento. Oggi gli 85 anni del regista

Torino e Dario Argento – che oggi, 7 settembre compie 85 anni – un sodalizio all’insegna della paura e del mistero. Potremmo iniziare così, parlando dello speciale “feeling” che lega il maestro del brivido, il regista che è stato definito “l’Hitchcock italiano” con la “città magica”, fascinosa e austera, chiamata dal grande Le Corbusier “…la città con la più bella posizione naturale del mondo”.

Dario Argento, nella sua autobiografia ( “Paura” – Einaudi,2014) ha confessato che “Torino è il luogo dove i miei incubi stanno meglio”, rendendo esplicito il suo amore per la città all’ombra delle Alpi . “ Ero giovanissimo, un bambino  -racconta – e venni a Torino con mio padre, che doveva andarci per lavoro. Arrivammo di sera, pioveva e subito la trovai una città bellissima. Aveva appena piovuto, le strade riflettevano le luci di questi lampioni, queste luci gialle… le strade luccicavano. Mi piaceva molto, aveva un’aria malinconica e al tempo stesso inquietante. Non pensavo che avrei mai fatto il regista, ma ero sicuro che Torino sarebbe 

stata una città ideale per girarci dei film ; anche se non conta la città in se stessa per rendere più o meno pauroso il film, perché dipende da come la si inquadra, da come la si illumina”. La sua carriera dietro la macchina da presa iniziò nel 1970 con “L’uccello dalle piume di cristallo”, ma è dal secondo film che il regista scelse Torino come “set naturale”  per dare corpo ai suoi incubi. Ne “Il gatto a nove code” gran parte delle scene vennero filmate nel capoluogo piemontese. I luoghi e i “volti” di Torino emersero nel film: da via Vincenzo Vela, 12, dove abitava l’enigmista Franco Arnò (l’attore Karl Malden) con la piccola Lori, al misterioso Istituto di ricerche genetiche Terzi” che, nella realtà, era il retro della GAM, la Galleria di Arte Moderna, per passare dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova, da via Santa Teresa e da piazza Solferino. Altre scene vennero girate ai piedi della collina torinese, a due passi dal Po, in corso Fiume, 2, per finire tra le tombe del cimitero Monumentale in piazzale Carlo Tancredi Falletti di Barolo (già corso Novara). Torino piacque a Dario Argento a tal punto che, nello stesso anno, la scelse anche per il thriller “Quattro mosche di velluto grigio”. Le “location”, anche in questo caso, furono molte: dal giardino Lamarmora, incastonato tra le vie Cernaia, Stampatori, San Dalmazzo e Bertola, all’Auditorium RAI di piazza Rossaro,angolo Via Rossini; dalla galleria Umberto I all’esterno del Conservatorio Giuseppe Verdi, in piazza Bodoni; dalla galleria Subalpina al  Caffè Mulassano,al numero 15 di piazza Castello. Ma Dario Argento raccoglierà a piene mani l’aurea misteriosa di Torino tre anni dopo, nel 1974, girando le scene più importanti del suo capolavoro, l’inquietante “Profondo rosso” dove si scorgono, oltre alle piazze e alle vie più note del centro, il Teatro Carignano,  la Galleria San Federico e piazza CLN,dove si riconoscono le fontane di fronte alle quali Gabriele Lavia e David Hemmings assistono al primo terribile delitto del film, quello della sensitiva Helga Ullman ( l’attrice Macha Méril). David Hemmings (che nel film interpreta il pianista inglese Marc Daly ),sulla collina torinese,incrocia alcune dimore importanti come Villa della Regina (residenza storica dei Savoia), lungo la Strada Comunale Santa Margherita, per poi raggiungere l’obiettivo della sua ricerca : Villa Scott, in Corso Giovanni Lanza, 57. È quella, infatti,  la lugubre “villa del bambino urlante” che si trova in Borgo Po, sulle colline della città: un edificio bellissimo, uno degli esempi più straordinari dell’art decò.  “L’ho scoperta per caso – ha raccontato  il regista –  mentre giravo in auto in cerca di posti interessanti dove girare il film. La villa era in realtà un collegio femminile diretto dalle monache dell’Ordine delle Suore della Redenzione  e, siccome ne avevo bisogno per un mese, offrii alle occupanti una bella vacanza estiva a Rimini, dove si divertirono tantissimo. Con noi restò una monaca-guardiano, che sorvegliò le riprese con austerità”. Una curiosità va ancora segnalata. Quando Marc, nel film,suonò a casa del suo amico Carlo, si trovò di fronte la madre di lui (Clara Calamai), che lo fece entrare in un appartamento ricco di cimeli e foto d’ogni sorta. La casa era davvero quella dell’attrice e, quindi, ciò che si vede è probabilmente in gran parte ciò che davvero c’era in quell’appartamento nel 1974, diventato set per l’ultima prova cinematografica della grande interprete del cinema italiano. Il film, quinta prova dietro la macchina da presa per Dario Argento, uscì nelle sale il 7 marzo 1975 e lo consacrò, grazie al successo, come il vero  “maestro del brivido made in Italy”. Il ritorno di Dario Argento alle atmosfere tipiche del genere thriller, parecchi anni dopo “Profondo Rosso”, coincise ancora con una pellicola girata a  Torino dove il capoluogo piemontese venne sfruttato per ambientare praticamente tutte le location di “Non ho sonno”. Anche la colonna sonora, firmata dai Goblin, è un trade-union con il capolavoro del 1975. E come dimenticare l’inquietante “filastrocca del fattore”, quella iniziava con “è arrivata mezzanotte, con il letto faccio a botte, ora inizia la mia guerra con le bestie della terra”? Alcune scene furono girate presso i teatri di posa Euphon Communications, a Mirafiori Sud, mentre per gli esterni il primo ciak avvenne alla stazione Dora di Torino, capolinea della Torino-Ceres. Le immagini del film accompagnano luoghi facilmente riconoscibili dalla Crocetta a piazza della Gran Madre, da San Salvario a piazza Carignano, da piazza Castello al vecchio deposito della SATTI di Lungo Dora Agrigento, al cimitero Monumentale, alla Casa di Riposo  ex “Poveri Vecchi” di Corso Unione Sovietica. Per non parlare di due locali “storici” come la celebre discoteca “Big Club” di Corso Brescia e il  pub “Barbican’s”di piazza Vittorio Veneto. In “Non ho sonno” le analogie con “Profondo rosso” sono molte, quasi come se Dario Argento volesse “citarlo” più volte. Gabriele Lavia , ad esempio, interpreta, anche in questa pellicola, il presunto colpevole e, in una scena importante ,sbotta in un “È’ tutta colpa tua”, esattamente come nell’altro film, recitando la stessa identica espressione. La scena dell’omicidio della ballerina venne girata al Teatro Carignano, la stessa location dove la sensitiva Helga  tenne la conferenza nelle scene iniziali di “Profondo rosso” e, infine,  anche in ”Non ho sonno”, si scelse di usare un manichino che ha le sembianze dell’assassino. Dopo questo ritorno al thriller classico, Argento girò sempre a Torino un film per la televisione: “Ti piace Hitchcock?”. Ai giornalisti, confessò: “Questa città è uno stupendo teatro di posa, quando penso a un film lo immagino qui”. Nelle sequenze Torino si vede dappertutto, da via Vincenzo Vela (già nota per aver ospitato la casa di Arnò el’Istituto Terzi ne “Il gatto a nove code”) al Politecnico di Corso Duca degli Abruzzi, dalla fontana dei dodici mesi” al parco del Valentino a Corso Francia, per finire nella videoteca – il luogo d’incontro di tutti i protagonisti – immaginata al n. 26 di via Cesare Balbo.“La terza madre “, diretto nel 2007 da Dario Argento, con protagonista sua figlia Asia (che aveva già lavorato con il padre nei film “Trauma”, “La sindrome di Stendhal” e “Il fantasma dell’Opera” ) è stato il capitolo conclusivo della saga delle tre madri di cui fanno parte Suspiria (1977) ed Inferno (1980), vale a dire la storia delle tre streghe sorelle, madri degli inferi: Mater Suspiriorum, Mater Tenebrarum e Mater Lacrimarum. Anche per questo film Torino  “prestò” se stessa per molte scene, dagli interni della libreria “La Bussola” di Via Po alla villa abbandonata nei sotterranei della quale si rifugiano la Strega e i suoi discepoli, collocata in Viale Thovez, dalle Molinette di corso Bramante a piazza Emanuele Filiberto, per finire nel Quadrilatero romano,  in Via Bellezia, all’altezza del noto ristorante “Le tre galline”. Anche i dintorni della capitale sabauda ospitarono il set del film: dall’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso a Buttigliera Alta alla  chiesa dei Batù e al cimitero di Andezeno, da strada Cenasco a Moncalieri all’aeroporto di Caselle. Nel 2009 Dario Argento ambienta a TorinoGiallo”, un thriller dove una hostess statunitense insieme ad un investigatore italiano deve seguire le tracce della sorella scomparsa, vittima di un terribile serial killer. Il cast vede un protagonista d’eccezione come Adrien Brody mentre la sua partner è Emmanuelle Seigner, moglie di Polanski, il regista con cui Brody  vinse un premio Oscar per Il pianista. Dopo vari problemi distributivi, il film venne commercializzato direttamente in home video. Anche in quel caso è un rincorrersi per le vie e i quartieri della città. Da corso Vercelli  a via Pietro Egidi, dalle parti del Duomo; dal Conservatorio Giuseppe Verdi, in Piazza Bodoni, al Mastio della Cittadella, ai Portici di via Cernaia, al Teatro Regio di piazza Castello al Caffè San Carlo nell’omonima piazza. S’intravedono anche il palazzo dell’Elettricità in via Bertola, il mercato del pesce di Porta Palazzo. Una citazione a parte merita la macelleria Curletti, ormai ex” dopo un secolo di onorata attività. E’ lì che, nel film, viene assassinato il macellaio. In corso Moncalieri, sulla riva destra del Po, ai piedi della collina, questa rinomata macelleria venne aperta all’inizio del Novecento da Oreste Curletti che, al mestiere di macellaio di grande qualità, affiancava la passione per la pittura, arricchendo la sua bottega di una notevole galleria di quadri raffiguranti quarti di bue, costate, bovini d’ogni razza commissionate ad artisti del calibro di Soffiantino, Calandri e  Tabusso. L’ultimo film girato in terra piemontese dal maestro del brivido è del 2012 e non venne accolto molto bene dal pubblico e dalla critica. “Dracula 3D” (conosciuto anche come Dracula di Dario Argento) non è certo annoverabile tra le migliori prove del regista, nonostante il cast impegnato sul set  (il tedesco Thomas Kretschmann nei panni del più famoso “succhiasangue” della storia, il grande Rutger Hauer come interprete di Van Helsing, il cacciatore di vampiri, e Asia Argento). Le riprese del film sono state ambientate nella splendida cornice medievale del Ricetto di Candelo, nel biellese, e nel castello di Montaldo Dora, sull’erta del monte Crovero, nell’anfiteatro morenico di Ivrea. In attesa di vedere se Dario Argento vorrà tornare ancora “sul luogo del delitto” con un altro film da ambientare nella città dei quattro fiumi, per gli appassionati – ai primi di settembre – verrà organizzata la sesta edizione del“Tour Locations Argentiano” , promosso dal regista Alessandro Benna e dagli esperti cinefili Stefano Oggiano e Davide Della Nina. Lo scopo è far conoscere e scoprire una Torino inedita, visitando i luoghi utilizzati nei sette film girati qui dal “maestro del brivido” italiano. Un programma “da urlo” che non va perso per nessuna ragione.

Marco Travaglini

“La postura del consenso”, torna il festival femminista del CAP10100

/

Dal 20 al 21 settembre e dal 26 al 28 settembre 

Ingresso con tessera ARCI

SCOPRI IL PROGRAMMA

Torino, 4 settembre – “Tutte le direzioni” è il claim della sesta edizione de La Postura del Consenso, il festival femminista ideato e promosso dall’Associazione Teatrale Orfeo – CAP10100 che intreccia musica, arti performative, ricerca e attivismo e che quest’anno si terrà dal 26 al 28 settembre,anticipato da un weekend inaugurale il 20 e 21 settembre.

Tutte le direzioni è un attraversamento collettivo delle frontiere del genere, della classe, della norma. Un intreccio di lotte che si muovono insieme, divergono, si contaminano, si immischiano. Non una via unica, ma spazi aperti in cui ogni corpo possa librarsi.

Ad aprire il festival, il live di Coca Puma – sabato 20 settembre – a cui segue il giorno dopo il Gran Galà della Cricca delle Drag Queen. Ma tra i nomi della nuova musica italiana che suoneranno al festival c’è anche quello di BLUEM, in concerto sabato 27 settembre.

Il programma del festival ospita inoltre diversi spettacoli e performance come “TEKKEN DRAMA” di Francesca Becchetti o la performance itinerante “DRAPES” a cura de Le Scapigliate.

Grandi ospiti dell’edizione 2025, Sarah Malnerich e Francesca Fiore meglio conosciute come “Mamma di merda” e Le Eterobasiche, per la prima volta sul palco del CAP10100.

Non mancheranno poi momenti di attivismo laboratoriale come il workshop di ceramica “La Ciotola Transfemminista” a cura di Pottery Lab o il laboratorio teatrale sul consenso a cura di Francesca Becchetti.

Moltissimi sono i temi che la sesta edizione intende sollevare senza limiti e tabù: medicina e prospettiva di genere; porno e consenso; materie Stem; social network e tanto altro.

Il festival si chiude domenica 28 settembre con una Merenda Sinoira Sociale a cui sono tuttə invitatə a partecipare!

In occasione della VI edizione, la location delfestival si allarga a una nuova sede – Spazio Baôm, presso il Cortile del Maglio – che insieme al CAP10100  – ospiterà talk, laboratori e performance come l’intrvento su porno e consenso a cura di Coppiabollente7o il talk sulle generazioni Stem.

Tra le novità di quest’anno, nell’edizione 2025 La Postura del Consenso si riconosce come esperienza associativa ARCI: un luogo comune e condiviso, in cui l’accesso agli eventi sarà tramite tesseramento.

La Postura del Consenso – Tutte le direzioni vuole essere uno spazio di resistenza, cura e immaginazione femminista. Un luogo dove l’arte incontra la ricerca scientifica e sociale, aprendo riflessioni sulla salute, i corpi e la rappresentazione delle soggettività nei media e nella vita quotidiana.

Il programma è il lavoro di una direzione artistica allargata, in gran parte under 30. Ognunə ha messo a disposizione il proprio vissuto e la propria sensibilità, intrecciandoli in un programma che ha come bussola il desiderio di far risuonare, forte e chiara, la lotta femminista.

Valentina Gallo, direttrice artistica del CAP10100: “Quest’anno La Postura del Consenso cresce e si radica in due luoghi diversi della città, grazie al sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo che ha reso il festival sempre più partecipativo. Vogliamo affermare il ruolo delle persone al di là delle gabbie di genere, come soggetti pensanti e agenti di trasformazione. Dalle STEM all’arte, dalla politica alla musica, costruiamo spazi di pensiero critico e di produzione culturale condivisa. Il nostro obiettivo è chiaro: contrastare sessismo, patriarcato e oggettivazione dei corpi, generando comunità inclusive e libere”

__

La Postura del Consenso è ideato e prodotto da Associazione Teatrale Orfeo – CAP10100, con il sostengo di Fondazione Compagnia di San Paolo. Il festival è realizzato nell’ambito del bando “Torino che Cultura” e inserito nella programmazione sostenuta dal Fondo unico per lo spettacolo del Ministero della cultura.

“La Bottega dei giovani artisti/ Spazio Baôm” è un progetto della Città di Torino – Torino Creativa, nell’ambito del bando Anci per l’assegnazione di spazi/immobili pubblici a giovani under 35 per la realizzazione di progetti innovativi, con il contributo del Dipartimento Anci per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, a valere sul “fondo politiche giovanili – anno 2022.

Torinodanza, tre balletti in scena con MM Contemporary Dance Company

Per il Festival  il 10 settembre all’Auditorium Grattacielo Intesa Sanpaolo

Per il festival Torinodanza il 10 settembre prossimo, alle 19.30, presso l’Auditorium Grattacielo Intesa Sanpaolo, avrà luogo lo spettacolo “Short Stories- Skrik -Weirdo” con coreografie di Michele Merola, Adriano Bolognino e Enrico Morelli.

Il primo balletto, dal titolo “Short Stories”, vede in scena la MM Contemporary Dance Company in una coproduzione con il Teatro Comunale di Ferrara.  La musica è composta ed eseguita dal vivo da Natalia Abbascià. “Short Stories” coinvolge i corpi danzanti in un disegno continuo, costruito su ripetizioni e differenze, momenti di assoli, duetti, partiture corali e un susseguirsi di brevi storie e quadri generati dal sound della musica live. Natalia Abbascià, che suonerà dal vivo, ha creato un tappeto sonoro che unisce suggestive parti liriche per violino e voce solista. I danzatori faranno perdere il senso del confine che separa il pubblico dallo spazio scenico e i brani che compongono il lavoro si articoleranno come un paesaggio espressivo che lascerà alla soggettività del pubblico la lettura intima di quei sentimenti che danza e musica suggeriscono.
Michele Merola è direttore artistico della MM Contemporary Dance Company,  compagnia di danza contemporanea da lui fondata a Reggio Emilia nel 1999.

‘Shrik’  è il lavoro di Adriano Bolognino, su musica di Max Richter, creato per la MM Contemporary Dance Company  e si ispira al dipinto “L’urlo” di Edvard Munch, opera che ha portato il coreografo a indagare il tema della tragedia,  dell’angoscia e della piccolezza dell’uomo in confronto all’immensità dell’universo.
“Il grido sordo del quadro, di cui ho deciso di conservare il titolo norvegese ‘Shrik’, che fonicamente riporta ad un suono sgradevole, un urto, una scossa- spiega il coreografo Adriano Bolognino – sembra deformare il paesaggio donandoci instabilità e paura, pur conservando la sua immensa bellezza. Aggrappandomi a questo dualismo che sento vicino, ho voluto creare un momento danzante che possa essere un accumulo senza fiato di tutto il malumore di questi ultimi anni, ma anche arrivare agli occhi del pubblico come una cascata rigenerativa.

Ultimo balletto creato per la MM Contemporary Dance Company, su coreografia di Enrico Morelli, è  “Weirdo”, su musica di Moses Sumney e Giuseppe Villarosa. Il senso di inadeguatezza è l’unico vero ostacolo in qualunque forma di rapporto, compreso quello con se stessi. Si tratta di quella particolare sensazione di sentirsi fuori posto, diverso, a volte sbagliato, giudicato e spesso incompreso. Ci si può sentire come immersi nella nebbia, o come ci fosse un velo o una parete di vetro tra sé e il mondo circostante. Spesso questo stato deriva dalla voglia di soddisfare le aspettative degli altri, sentendo tutto l’enorme peso del rischio, della paura di fallire, del giudizio, del vedersi come un incapace, un impostore,  una fonte di delusione.
Partendo da queste sensazioni il danzatore e coreografo Enrico Morelli presenta un nuovo lavoro che vuole portare sulla scena questo stato di alienazione, prendendo ispirazione non soltanto dal suo vissuto personale, ma anche da quello degli interpreti, a cui ha rivolto la medesima domanda: “Quando avete la sensazione di essere inadeguati e fuori posto, come vi sentite?”.
Mara Martellotta

Al via il Festival Giacosa, un’edizione dedicata alla Tosca

Tutto pronto nel Comune di Collaretto Giacosa per celebrare, dal 5 al 7 settembre prossimi, con la settima edizione del Festival Giacosa, il suo illustre concittadino, librettista di opere pucciniane. L’evento rende omaggio in particolare alla Tosca di Giacomo Puccini, di cui Giuseppe Giacosa fu librettista insieme a Luigi Illica.
L’anno 2025 segna il 125esimo anniversario del suo debutto al teatro Costanzi di Roma.
Il festival ha ottenuto un contributo da parte della Città Metropolitana di Torino  attraverso il bando della promozione territoriale,  si apre venerdì 5 settembre alle ore 21 presso il Salone multiuso Piero Venesia, con lo spettacolo musicale “Bellissime” di Davide Motta Frè, che vuole essere un tributo alla figura femminile attraverso musica e parole, tratte da opere del Novecento.  Nello spettacolo si esibiranno Martina Tosatto e Motta Frè, accompagnati al pianoforte da Giulio Laguzzi.

Sabato 6 settembre, alle 21, l’Auditorium del Bioindustry Park Silvano Fumero ospiterà uno spettacolo scritto da Oreste Valente, dal titolo “Al caro Pin che è  nostro – Sentire l’arte prima di capirla”, in collaborazione con il laboratorio teatrale del liceo di Ivrea “ La bottega del Botta”. La pièce farà rivivere l’atmosfera del salotto di casa Giacosa e racconterà la figura di Giacosa, che non fu solo drammaturgo, ma anche scrittore e poeta.

Domenica 7 settembre a Collaretto Giacosa sarà una giornata ricca di eventi: dopo la Messa nella chiesa parrocchiale, si terrà  la visita ai luoghi del poeta, inclusa la tomba e il monumento a lui dedicato. Dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17 si potrà partecipare alla visita guidata alla “Grande Arca”. Alle 17.30, nel parco di Casa Giacosa, andrà in scena la prima nazionale del dramma in parole  e musica di Oreste Valente “Tosca- il canto e il sangue- morire d’amore, uccidere per amore”, ispirato all’opera lirica di Puccini.
Lo spettacolo vedrà  la partecipazione del soprano Mimma Briganti, del tenore Dario Prola, di Paola dal Verme al pianoforte e dello stesso Valente nel ruolo di Giuseppe Giacosa.
Il festival avrà la sua conclusione domenica 28 settembre prossimo con un evento organizzato in collaborazione con la casa editrice Atene del Canavese, che presenterà il libro dal titolo “Bohème, mi chiamano Mimì”, illustrato da Cristina Genisio e con testo di Monica Ramazzana.

Mara  Martellotta

Al Carignano prende il via Torinodanza Festival con l’anteprima mondiale “Delay the Sadness”

Dal 5 settembre al 5 ottobre prossimi si terrà l’edizione 2025 di Torinodanza Festival, diretta da Anna Cremonini e realizzata dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. Sarà inaugurata dallo spettacolo “Delay the Sadness”, nuova creazione della coreografa Sharon Eyal, che debutterà a Torino in  anteprima mondiale il 5 settembre prossimo  alle ore 20.45 al Teatro Carignano e sarà poi replicato il 6 e il 7 settembre. L’esibizione, creata in collaborazione con Gai Behar, si avvarrà delle musiche originali di Josef Laimon, produttore musicale e cantante che aveva già collaborato con successo con Sharon Eyal in occasione di una coreografia realizzata per  la  Göteborgs Operans Danskompani (Svezia).
Tra i danzatori, figurano Darren Devaney, Juan Gil, Alice Godfrey, Johnny McMillan, Keren Lurie Pardes, Nitzan Ressler, Héloïse Jocquevile, Gregory Lau.
Lo spettacolo di apertura di Torinodanza  2025 è frutto di un progetto articolato: dopo una residenza presso Orsolina28 Art Foundation a Moncalvo (Asti), la compagnia concluderà l’allestimento di questa nuova creazione al Teatro Carignano  e, dopo l’anteprima torinese, “Delay the Sadness” verrà presentato in prima mondiale il 12 settembre prossimo alla Ruhrtriennale, prestigioso festival tedesco partner di coproduzione. Un esempio di cooperazione produttiva che nasce da un’ampia rete di collaborazioni locali e internazionali.
Delay  the Sadness  è un  lavoro creato per S-E-D Sharon Eyal Dance, la compagnia fondata da Eyal insieme a Gai Behar che da tre anni ha sede in Francia e che è sostenuta dalla Fondation BNP Paribas e dal Ministero della Cultura Francese Direction régionale des affaires culturelles d’Île-de-France.
Si tratta di un invito all’introspezione e alla connessione, un’esplorazione del  delicato  equilibrio tra  forza  e vulnerabilità, una riflessione sui tanti modi in cui le persone  navigano nel proprio mondo interiore ed esteriore. Attraverso la danza, Eyal intende creare uno spazio in cui ciascuno possa trovare una risonanza con le proprie esperienze. Il titolo stesso, che potremmo tradurre con “ritardare la tristezza”, evoca il delicato equilibrio delle emozioni modi in cui le viviamo.

INFO BIGLIETTERIA
Biglietteria: Teatro Carignano, piazza Carignano, 6 – Torino
Tel: 011 5169555
biglietteria@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

“Attraverso Festival” #dieci si avvia al gran finale

La decima edizione del Progetto dell’Associazione Culturale “Hiroshima Mon Amour ETS” e “Produzioni Fuorivia”

Da lunedì 8 a mercoledì 10 settembre

Canelli (Asti)

Gli ultimi giorni dell’estate 2025 accompagnano anche, con un seguito di meritati successi, al fotofinish della decima edizione di “Attraverso Festival”: alle spalle due mesi intensi di spettacoli, musica, teatro, letteratura e incontri che hanno portato il pubblico ad attraversare con ironia, intelligenza, bellezza e profondità il Piemonte meridionale, la  “creatura” – dieci anni compiuti – di “Hiroshima Mon Amour ETS” entra ormai in “zona Cesarini”, dopo aver toccato una ventina di Comuni di Langhe, Monferrato, Roero ed Appennino piemontese, che hanno fatto da straordinaria cornice paesaggistica ad un cartellone ricco di oltre quaranta eventi.

Alla “volata” finale sono ancora quattro gli appuntamenti attesi fra Canelli, Alba ed Ovada.

Al via, per l’ultimo giro di valzer, lunedì 8 settembre, sul palco del Teatro “Balbo” nell’astigiana Canelli (ore 21), sarà protagonista la brava Lella Costa, impegnata in “Giovanna. La fanciulla, la pulzella, l’allodola”, spettacolo scritto con Gabriele Scotti che ripercorre la vicenda di Giovanna d’Arco, accompagnato dalle musiche sublimi di Giuseppe Verdi trascritte per pianoforte a quattro mani dal “Faccini Piano Duo” composto dai giovani talentuosi Betsabea ed Elia Faccini. Della “Pulzella d’Orléans” (eroina, santa e figura simbolo del patriottismo francese, che liberò la città di Orléans dall’assedio inglese durante la “Guerra dei Cent’anni”), Lella Costa e Gabriele Scotti tracciano un “ritratto dinamico, curioso e al tempo stesso rigoroso” teso a dare piena luce e verità ad una figura come quella di “Jeanette” (come Giovanna amava essere chiamata) che, nonostante fosse giovanissima ed analfabeta riuscì ad influenzare il corso della “Grande Storia”, diventando un simbolo senza tempo.

Secondo appuntamento del Festival, lunedì 9 settembre, con un doppio appuntamento. Ad Alba (Cuneo), al “Teatro Sociale G. Busca” (“Sala Marianna Torta Morolin”, ore 21), Isabella Ragonese, fra le attrici più raffinate della scena italiana, e Rodrigo D’Erasmo portano in scena “Gli amori difficili” di Italo Calvino: un omaggio al grande scrittore a quarant’anni dalla scomparsa, con musiche originali del violinista e produttore degli “Afterhours” e ricerche sui testi a cura della stessa attrice palermitana, grande estimatrice dell’opera di Calvino, di cui già nel 2001 ebbe a portare in scena “Le città invisibili” e nel 2021 il reading musicato “Cosmicomiche” al “Museo Egizio” di Torino.

In contemporanea, ore 21, al Teatro “Dino Crocco” di Ovada (Alessandria), torna la pungente stand up di Arianna Porcelli Safonov, che con “Alimentire” mette alla berlina l’ossessione contemporanea per la cucina gourmet e i suoi eccessi. Sul palco la brillante e irriverente attrice e scrittrice romana “accompagna il pubblico in un viaggio tra le contraddizioni della cultura gastronomica odierna, un’esperienza che invita il pubblico a ridere (e a riflettere) sulle stravaganze del cibo elevato a fenomeno sociale”. Come scrittrice, Arianna pubblica il suo primo libro per “Fazi Editore” nel 2014. Titolo “Fottuta campagna”, il volume è frutto di una singolare esperienza vissuta “in solitaria” sugli Appennini fra Lombardia e Liguria. Del 2017 è invece “Storie di Matti”, edito sempre da “Fazi Editore”. Dal 2015, è in tour con diversi progetti di satira e critica umoristica al costume sociale italiano: da “Piaghe” al “Riding Tristocomico” a “Diritto civile e altre parolacce” e a “Cibo, vino e altri castighi sociali”.

Mercoledì 10 settembre la chiusura ufficiale della decima edizione è affidata al Teatro “Dino Crocco” di Ovada (ore 21) con “Le Troiane” (da Euripide, 415 a. C.) spettacolo curato dal “Laboratorio Teatrale” del “Liceo Amaldi” di Novi Ligure“un segnale forte di continuità e di apertura verso le nuove generazioni, chiamate a misurarsi con i grandi classici e a portare nuova linfa creativa nel segno del futuro”.

g.m.

Nelle foto: Lella Costa, Isabella Ragonese, Arianna Porcelli Safonov