SPETTACOLI- Pagina 2

Gigi Colasanto nella pièce teatrale “Che lingua”

Sabato 20 dicembre, alle ore 21, il Piccolo Teatro Comico presenta Gigi Colasanto in “Che lingua”, per la sua stessa regia. Lo spettacolo ripercorre la nascita e la storia della lingua italiana, partendo dalla sua origine più antica, e ponendo una lente di ingrandimento sulla sua evoluzione attraverso la letteratura. A raccontarne il percorso saranno i grandi autori che l’hanno resa celebre e amata in tutto il mondo. In particolare l’opera si rifà a Dante, Manzoni, Collodi e Pirandello. Ha debuttato in occasione della ventiduesima settimana della lingua italiana nel mondo al Bogen Theatre di Innsbruck, in Austria. Le musiche originali sono di Francesco Bevacqua.

Il Piccolo Teatro Comico viene costituito nel febbraio 2002 ed è la continuazione di un progetto artistico e di una poetica teatrale iniziata nel 1988 con lo staff denominato Canovaccio. L’obiettivo artistico e di programmazione del Piccolo Teatro Comico è la rivalutazione del concetto di teatro partendo dalla commedia e dal classico, partendo dalla sue essenza primordiale, fino a performance di spettacolo eterogeneo, dalla danza al cabaret, fino al teatro multietnico e di genere, creando uno spazio organico e vivo, capace di raggiungere un pubblico vario che viva il teatro proponendo anch’esso spettacoli per ogni fascia d’età e cultura.

Info e prenotazioni: Franco Abba – 339 3010381

Piccolo Teatro Comico: via Mombarcaro 99/b

Mara Martellotta

Le Feste di Uci Cinemas Lingotto e Moncalieri

Uci Cinemas Torino Lingotto e Moncalieri durante le festività propongono alcune iniziative da proporre al pubblico per un’esperienza cinematografica completa. Infatti Uci Cinemas conferma il proprio impegno nel trasformare il cinema in luogo di condivisione e divertimento per tutte le età. Per celebrare l’arrivo del nuovo anno, il 21 dicembre, negli Uci Cinemas Lingotto e Moncalieri, è prevista la tariffa speciale di 6.90 euro per gli spettacoli in programmazione alle ore 21, e ospiterà proiezioni di mezzanotte per vivere il cinema anche negli orari più speciali delle Feste. Il pubblico potrà assistere all’anteprima del nuovo film di Paolo Sorrentino, “La Grazia”.

Sponge Bob è tra i protagonisti dell’attività Uci Cinemas dedicata ai più piccoli nel periodo festivo, in occasione dell’uscita del film “Sponge Bob – un’avventura da pirati”. La mattina del 31 dicembre, gli Uci Cinemas ospiteranno un’anteprima del film, e l’1 gennaio, giorno d’uscita in sala, gli spettatori riceveranno una sorpresa inerente al film. Durante le Feste verranno proposti spettacoli matinée, ideale per famiglie e bambini, e altri in tarda serata. Per conoscere gli orari, va consultato il sito ucicinemas.it

Uci Lingotto – via Nizza 262, Torino

Uci Moncalieri – via Postiglione 2, Moncalieri

Mara Martellotta

“Il Bugiardo” dei Marcido. La bugia è una gran tentazione!

Approcciare i Marcido, da sempre, significa entrare in quella sottile lingua di terra in cui coesistono in armonia l’azione teatrale e quella poetica, la vita e la maschera dell’esistenza. Un territorio, quello del capocomico Marco Isidori, che comunica attraverso suoni e ritmi, dove la musicalità della parola rappresenta il significato di quest’ultima, trasformando il Marcidofilm! in un rifugio della poesia basato sulla Imitatio, il termine latino che designa quel genere, l’Imitazione, alla base della continuità letteraria e della catena che lega il passato al presente, tracciando il futuro.

Non fa eccezione “Il Bugiardo”, la pièce in scena al teatro Marcidofilm! fino al 19 dicembre prossimo, commedia goldoniana ambientata a Venezia ed entrata in contatto con l’universo affascinante, e follemente geniale, dei Marcido. Sul palco Paolo Oricco, maestoso nel doppio ruolo di Lelio e di Florindo, grande catalizzatore di comicità e, allo stesso tempo, dell’ansia opprimente mentre prende forma un castello di bugie fragile come il cristallo. Un doppio ruolo che emotivamente scompensa con leggerezza anche lo spettatore, in una commistione di divertimento e inquietudine. Di immensa bravura anche l’altro caposaldo della Compagnia, Maria Luisa Abate, impegnata nei ruoli tutti al maschile del dott. Balanzone e di Pantalone. Maschera carismatica del teatro, Abate sembra essere l’unico tramite di domande e risposte tra gli interpreti e un pubblico che guarda la rappresentazione come fosse un evento da spiare attraverso il buco di una serratura, brillantemente ingannato, e che si lascia ingannare (citando il filosofo Gorgia), dal gioco dei Marcido. Ottavia Della Porta interpreta Rosaura e porta in scena, con sapiente leggerezza, il significato stesso del nome del suo personaggio: la bellezza di una rosa dorata, la purezza, l’ingenuità nei confronti dell’inganno che la porta insistentemente sulla strada del sogno. Valentina Battistone è il volto preciso di Arlecchino e Colombina, personaggi ai quali dona un fascino che pare appartenere in primo luogo alla donna e poi all’interprete. Alessio Arbustini, nei panni di Ottavio e Brighella, sembra scandire il tempo degli eventi contenuti nell’opera, grande incentivatore di risate che, a tratti, sfociano drammaticamente in uno sdegno privo di amarezza. Completano il cast in scena gli allievi attori del laboratorio 2025/2026, fra i quali figurano Carlotta Ravazzotti, che si alterna con Zoè De Benedetti nel ruolo di Beatrice. La scenografia, rappresentata da quattro ventagli che fungono da strumento e nascondiglio spazio-temporale durante tutto lo spettacolo, è frutto del riconosciuto talento di Daniela Dal Cin.

I Marcido riescono nell’intento di traghettare nella modernità l’opera di Goldoni e quelle qualità di vero teatrante che lo contraddistinguono: la genialità degli intrecci, la raffinatezza dei caratteri, l’indiscutibile musicalità dei dialoghi e la piacevolezza del ritmo compositivo, mordente ed eloquente sempre. Il risultato è un’opera vivace, ironica, godibilissima e, nello stesso tempo, rappresentativa dell’opera di Carlo Goldoni, uomo di teatro, costretto dalle contingenti necessità a seguire il gusto del pubblico, cosa che fece comunque con grazia e leggerezza, lasciandoci con le sue commedie un ritratto preciso della società del suo tempo: il “Mondo” e il “Teatro” del diciottesimo secolo.

Gian Giacomo Della Porta

Nelle fotografie: Ottavia Della Porta (Rosaura) e Paolo Oricco (Lelio)

Gualazzi ospite speciale al Premio Gianmaria Testa “Parole e musica”

Raphael Gualazzi sarà l’ospite speciale della serata finale della VI edizione del Premio Gianmaria Testa “Parole e musica”, in programma lunedì 9 marzo alle 20.30, presso le Fonderie Limone, in via Pastrengo 88, Moncalieri. Gualazzi è fra gli artisti più originali, versatili e riconosciuti della scena italiana e internazionale. I biglietti della serata sono in prevendita al prezzo di 15 euro sul sito del Teatro Stabile di Torino. Con la presenza del musicista, il Premio si conferma luogo di incontro tra generazioni artistiche, dove la ricerca musicale e la cura della parola dialogano con la tradizione, e con le nuove forme della canzone contemporanea. Il concerto di Gualazzi offrirà un viaggio unico nella sua dimensione piano e voce, la più intima e autentica, in cui l’artista restituisce alle proprie composizioni una forza narrativa essenziale e luminosa, attraversando colonne sonore, omaggi alla tradizione afroamericana o arie d’opera rivisitate, improvvisazioni jazz e melodie della grande tradizione italiana. Vincitore di Sanremo Giovani nel 2011 con “Follia d’amore”, premiato con quattro riconoscimenti al Festival e secondo classificato all’Eurovision Song Contest dello stesso anno, il musicista e compositore ha costruito un percorso musicale unico, capace di fondere jazz, pop, musica classica, blues, soul ed elettronica. Artista dalle collaborazioni internazionali, ha calcato I grandi palchi di tutto il mondo, pubblicato album di successo pluripremiati e firmato musiche per cinema, televisione e grandi eventi, tra cui l’inno del Giro d’Italia 2024.

La sua presenza al Premio Testa assume un valore significativo: come il cantautore cuneese, Gualazzi è capace di far dialogare linguaggi musicali diversi, unendo profondità, eleganza e poesia. Il suo concerto rappresenterà uno dei momenti più attesi della serata, in cui I brani dei finalisti si alterneranno alla sua musica in un unico e grande racconto dedicato alla forza delle parole e della melodia.

La serata del 9 marzo prossimo rappresenta il culmine del percorso iniziato con il bando della VI edizione del Premio, aperto dal 10 novembre 2025 al 25 gennaio 2026, e rivolto a cantautori under 38 di ogni nazionalità. Una giuria di prestigio, presieduta da Paola Farinetti, selezionerà i cinque artisti che si esibiranno dal vivo interpretando il proprio brano in concorso e una canzone di Gianmaria Testa, costruendo un dialogo tra memoria e contemporaneità.

“Ogni anno il Premio si rinnova, rimanendo fedele allo spirito di Gianmaria – afferma Paola Farinetti – accogliere Raphael Gualazzi significa celebrare l’incontro fra talento, scrittura musicale e libertà creativa, valori che appartengono profondamente all’idea di canzone che Testa ha lasciato in eredità”.

Il Premio è promosso dal Comitato Moncalieri Cultura con Produzioni Fuorivia, con il contributo di Regione Piemonte e Città di Moncalieri.

Mara Martellotta

Sabrina Knaflitz e il figlio Leo Gassman  in “Ubi maior”

Va in scena dal 19 al 21 dicembre la pièce teatrale “Ubi maior” di Franco Bertini, con protagonisti Leo Gassman e Sabrina Knaflitz, per la regia di Enrico Maria Lamanna. Nei panni della mamma Lorena ci sarà la nota attrice Sabrina Knaflitz che, nella realtà, è madre del giovane Gassman.

Tito ha vent’anni ed è molto più di un campione di scherma, è un giovane brillante e carismatico che ha conquistato il gradino più alto del podio olimpico con sacrificio e dedizione. Il successo lo ha reso celebre, gli sponsor lo corteggiano, ma lui non si lascia sedurre dalle lusinghe e dal denaro del mondo dell’intrattenimento. La sua vita è scandita da allenamenti, competizioni, spostamenti continui, tanto da non aver bisogno di una casa tutta sua. Quando decide di farlo, resta comunque vicino alla famiglia. Un giorno, un messaggio di suo padre lo richiama a casa perché un guaio serio e pericoloso è comparso. Un guaio che nessuna vittoria sportiva può risolvere. Il problema più insidioso riguarda una leggerezza da parte della madre Lorena, che si trova ad avere a che fare con un personaggio poco raccomandabile. Tito si trova davanti alla sfida più difficile della sua vita, ma questa volta non potrà combattere sulla pedana, non vi saranno regole di gioco. I suoi genitori, da sempre punti di riferimento, si rivelano sotto una luce inedita, e lui stesso scopre un lato di sé fino a quel momento nascosto. Per proteggere la sua famiglia, Tito dovrà compiere una scelta: restare fedele ai suoi principi morali o infrangerli. In questa partita conterà solo ciò che si è disposti a sacrificare. Ubi maior, minor cessat.

Teatro Gioiello: via Cristoforo Colombo 31, Torino

Venerdì 19 e sabato 20 dicembre ore 21 – domenica 21 ore 16

Mara Martellotta

Jodie Foster nelle sale in veste di psichiatra

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

No, Rebecca Zlotowski non ha propria la stoffa di Hitchcock

Si chiama Lilian Steiner, di professione psichiatra, trapiantata tra le piazze e les avenue di Parigi, vita solitaria, un matrimonio interrotto alle spalle – ma una cena a due e un paio di bicchieri di buon vino rosso potrebbero lasciarci intravedere una notte di sesso e una conciliazione -, un rapporto parecchio maldestro con il figlio da poco divenuto padre. Ma la “Vita privata” non è soltanto questo, s’allarga a quello studio che ospita lettino e pazienti, alla gran gamma di registrazioni inscatolate a documentare situazioni drammatiche e no, segni e sogni, infanzie e rapporti, ricordi e vita quotidiana che ha necessità di un inquadramento. Magari d’immagini rosseggianti facendo parlare il colore e inondandone lo schermo. Un casellario popoloso e variopinto, a cui Lilian (una sempre eccellente Jodie Foster, dal grugno femminilmente duro) sembra a volte dare poca importanza, ascolta distrattamente, redarguisce se mancano agli appuntamenti e chiede di chiudere il conto. Tutto è una vaga partecipazione o lo svolgimento di un abitudinario lavoro ormai svolto da anni? Tutto è vago, se Lilian poco guarda agli altri mentre dimentica di scavare totalmente in se stessa.

Qualcosa prende ad agitarsi alla notizia del suicidio di una paziente, la bionda Paula, quando l’attività muta del tutto e da psichiatra si passa comodamente a giocare all’investigatore privato, con un’area di ricerca che altalena tra i toni drammatici a quelli (quasi) divertenti, allorché alla zelante Poirot s’affianca quel Watson di marito (di professione oculista, un Daniel Auteuil ancora innamorato e pronto di risate e carezze) trascinato allo svelamento di indizi e prove, essendosi convinta la nostra che di omicidio si tratti e che il colpevole vada ricercato tra le fredde mura domestiche della defunta. Anche il buon vecchio Hitchcock sobbalzava con momenti “divertenti”, inventava gag, incollava sui visi di Stewart o di Grant insuperabili intervalli di leggerezza dopo averli spremuti e terrificati a dovere: e qui, finché percorre i binari della descrizione dei caratteri e degli ambienti, finché inquadra l’avvio e il primo procedere della vicenda la regista Rebecca Zlotowski (franco-polacca, quarantacinquenne, anche sceneggiatrice qui con Anne Berest) non se la cava troppo male. Snella, veloce, essenziale, precisa: anche se l’indagine investigativa vera e propria vanta altri sapori, più profondi, più maturi.

Poi il film, nell’ultima ventina di minuti (ti  accorgi davvero come sulla Montée des marches di Cannes, dove “Vita privata” si è visto nel maggio scorso en première, i francesi posizionino prodotti di casa loro che con difficoltà dovrebbero trovarvi posto, la grandeur non mente), arriva improvviso sullo scivolo e sbanda clamorosamente e rumorosamente, anche per tratti ridicoli e quanto mai banali, con la coppia Poirot/Watson (con un pizzico di Gatto Silvestro) impegnata in appostamenti notturni e a documentare la doppia vita del recente vedovo (un irriconoscibile, spaesato Mathieu Amalric) e mamma Lilian a deporre la freddezza per recuperare un figlio e ricordarsi quanto è bello fare la nonna. Tutto diventa macchietta, assurdamente goffo. In lontananza s’intravedono due attrici francesi che hanno fatto la storia, Marlène Jobert – è passata dai nostri Petri e Risi E monicelli a Ford Coppola e Chabrol e Ozon – e Irène Jacob – un lungo itinerario anche il suo, da Kieślowski a Wenders, da Hugh Hudson a Angelopoulos a Lelouch -, due apparizioni perse nel definitivo pollice verso. Non sto a raccontarvi di un’ipnotista e di quanto riesce a cavare dalla mente polverosa della povera Lilian/Jodie, cioè riscoprirsi in una grande orchestra come violoncellista nella Parigi occupata dove i cattivi hanno le divise dei nazi e il direttore d’orchestra dirige a suon di pistola: musica per musica, volete ricordare per un attimo – tutt’altro panorama, diversissimi realtà e inconscio – dei piatti finali dell’”Uomo che sapeva troppo”, dove i cattivi erano i diabolici coniugi Drayton?

Hiroshima Mon Amour: una settimana di concerti e party

Tra folk metal, suoni mediterranei e anni ’80

Settimana ad alta intensità all’Hiroshima Mon Amour di Torino, che da mercoledì 17 a sabato 20 dicembre propone un calendario ricco di concerti e appuntamenti capaci di parlare a pubblici diversi, mantenendo lo spirito libero e musicale che da sempre contraddistingue lo storico club di via Bossoli.

Mercoledì 17 dicembre si parte con il ritorno dal vivo dei Folkstone, band simbolo del folk metal italiano, che approda per la prima volta sul palco dell’Hiroshima con il “Delirium Winter Tour – Special Edition”. Un’occasione speciale per ascoltare dal vivo i brani del doppio album Natura Morta, pubblicato lo scorso marzo, in uno show che promette di essere non solo un concerto, ma un vero momento di condivisione con il pubblico che da anni segue la band con passione.
Ore 20.30 – Ingresso 18 euro.

Giovedì 18 dicembre è la volta di Lello Analfino & T-Orkestar con il “Sicilia Express Tour”, un viaggio musicale che attraversa l’Italia portando sul palco tutta l’energia, i colori e i suoni della Sicilia. Tradizione e contaminazioni si mescolano in un live ad alto tasso di adrenalina, capace di far dialogare radici popolari e attitudine contemporanea.
Ore 20.30 – Ingresso 15 euro.

Venerdì 19 dicembre torna uno degli appuntamenti più attesi: il NON FARCELA PARTY, la festa solo per donne ideata da Francesca Fiore e Sarah Malnerich, fondatrici del progetto Mammadimerda. Una serata irriverente e liberatoria dedicata a chi ogni giorno si divide tra lavoro, famiglia, aspettative e realtà. Un party pensato come spazio sicuro, inclusivo e tutto al femminile, dove ballare, ridere, sfogarsi e celebrare senza filtri imperfezione, normalità e vita vera.
Ore 20.30 – Ingresso 15 euro.

Sabato 20 dicembre si chiude in pista con LET’S DANCE! Party Anni 80, un tuffo nostalgico nei “dieci anni più felici” tra Like a Virgin di Madonna, Bad di Michael Jackson, Drive In e spot della Morositas. Un viaggio musicale e culturale tra paninari e metallari, piumini Moncler e hit senza tempo, per ballare fino a notte fonda.
Dalle ore 22.00 – Ingresso 10 euro.

Valeria Rombolà

Baglioni e Cocciante all’anima Festival di Cervere 

Dopo Claudio Baglioni, anche Riccardo Cocciante ha scelto l’anfiteatro dell’anima di Cervere come location di prestigio per il suo nuovo tour che nel 2026 lo porterà ad esibirsi in dieci tra le location all’aperto più suggestive d’Italia.
L’appuntamento sull’altopiano di Cervere è per giovedì 3 settembre 2026, ma i biglietti sono già in prevendita su ticketone.it a partire dalle ore 11 di lunedì 15 dicembre.  Due giorni  più tardi, sabato 5 settembre 2026, sullo stesso palco salirà Claudio Baglioni, per il quale le prenotazioni sono già prossime al sold out.
Cocciante non si esibisce dal vivo in Piemonte da oltre trent’anni  e il suo concerto all’Anfiteatro dell’Anima sarà l’unica tappa del tour nel Nord Ovest, tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Per il patron di Anima Festival, Ivan Chiarlo, insieme alla sorella  Natascia, si tratta di un colpo straordinario quello rappresentato dal tandem Cocciante Baglioni, che viene a coronare nel migliore dei modi il decennale della manifestazione, cresciuta anno dopo anno con solidità e costanza, fino a raggiungere i massimi livelli in Piemonte.
“Anima Festival  – spiega Ivan Chiarlo – è il risultato del fantastico percorso compiuto insieme al pubblico e agli sponsor, grazie ai quali è stato possibile portare all’attenzione nazionale  un luogo di eccezionale suggestione, ospitando artisti di primo piano a livello nazionale e internazionale.  Il 3 settembre 2015 rappresenta la data di inaugurazione dell’Anfiteatro dell’Anima e siamo davvero onorati di celebrare questa ricorrenza con il concerto di Riccardo Cocciante, celebrando inoltre i cinquanta anni di uno dei suoi album più conosciuti, “Anima”.
Il concerto di Cervere si inserisce nel tour “Io… Riccardo Cocciante nel 2026″ e segnerà il ritorno live del maestro nell’anno in cui festeggerà i suoi ottanta anni.
Un’occasione speciale per ripercorrere dal vivo i brani che hanno contrassegnato la storia della musica italiana e internazionale,  firmati da uno degli artisti e compositori più celebri al mondo.
Il tour non sarà soltanto un ritorno sul palco, ma anche una celebrazione di canzoni che non  hanno età, capaci di rinnovarsi e continuare a vivere nel presente.

La tournée prenderà il via il 20 giugno 2026 al Parco San Valentino di Pordenone, per poi proseguire in piazza San Marco a Venezia, al teatro Greco di Siracusa, all’Anfiteatro degli Scavi di Pompei,  a Villa Este a Cernobbio, al castello Carrarese di Este, al Parco Archeologico di Egnazia a Fasano, all’Anfiteatro dell’Anima di Cervere e al castello Visconteo Sforzesco di Vigevano, per concludersi il 12 settembre allo Sferisterio di Macerata.

Mara Martellotta

Il più grande palcoscenico d’Italia: Piemonte dal Vivo al primo posto

Per il triennio 2025–2027, il Ministero della Cultura ha promosso la Fondazione Piemonte dal Vivo al primo posto nella graduatoria dei Circuiti multidisciplinari del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo. È la prima volta che la Fondazione ottiene questo primato, con un punteggio di 80,92.

All’inizio di questa nuova triennalità, la Commissione Prosa del Ministero della Cultura ha riconosciuto un’eccellenza nel Circuito Regionale del Piemonte – dichiara Alessandro Voglino, Presidente della Commissione Prosa – per qualità, efficacia, diffusione e per effettività delle sue azioni in Italia. Noi lo consideriamo un modello perché i circuiti sono, secondo la nostra visione, uno degli strumenti principali per allungare le stagioni, per dare più vita agli spettacoli, per avere più luoghi di rappresentazione, che è la grande sfida del presente e del futuro del teatro italiano.

 

Sono diventata Presidente in un momento di grande crescita per Piemonte dal Vivo, un circuito che si è fatto interprete delle sfide della contemporaneità, cogliendo e facendo propri i molteplici segnali di innovazione – dichiara Manuela Lamberti, Presidente di Piemonte dal Vivo. Oltre all’attività tradizionale, infatti, il Circuito ha saputo sperimentare e integrare nuove traiettorie di sviluppo, nuovi linguaggi. L’innovazione tecnologica ci porta oggi a riflettere sulla transdisciplinarietà, elemento centrale del nostro tempo. Nel mio percorso intendo porre grande attenzione a questi mutamenti, tenendo la barra sulla centralità dell’uomo, ma accogliendo le grandi sfide che quest’epoca ci pone di fronte.

I dati confermano come in questi anni la Fondazione si sia fatta interprete del Programma Triennale della Cultura regionale, mettendo in pratica — nel quotidiano dei teatri, dei comuni, delle comunità — la visione strategica della Regione sullo spettacolo dal vivo e, più in generale, sul ruolo della cultura per lo sviluppo sostenibile, l’inclusione e il benessere dei territori.

Piemonte dal Vivo non è soltanto un Circuito, ma una vera infrastruttura culturale che cresce insieme ai suoi territori. È la voce dei teatri dei piccoli comuni, è lo sguardo dei ragazzi che si accende davanti a uno spettacolo, è l’emozione condivisa che unisce generazioni diverse – dichiara l’Assessore alla cultura della Regione Piemonte Marina Chiarelli Portare teatro, musica, danza e nuove forme d’arte in oltre 70 comuni significa offrire a ogni cittadino la possibilità di sentirsi parte di una comunità più ampia, viva e inclusiva. I risultati presentati oggi confermano questo valore: raccontano un Piemonte che investe con convinzione nella bellezza, nella partecipazione, nell’incontro e in un’idea di cultura accessibile e diffusa. Come Regione continueremo a sostenere questa energia, perché quando il Piemonte investe nella cultura investe nel futuro dei suoi territori, nella coesione delle comunità e nelle opportunità delle persone.

 

Tre modi di dire “Circuito”

Per il triennio 2025-2027 Piemonte dal Vivo sviluppa la propria azione intessendo fra loro tre assi fondamentali, a partire dalle 30 stagioni comunali in corso costruite con impronta multidisciplinare in sinergia con gli enti locali per portare sul territorio i vari linguaggi della messinscena, dal grande repertorio agli allestimenti più sperimentali, garantendo una proposta di alto profilo artistico per un totale in questa stagione di circa 300 repliche.

A questo primo asse, se ne intreccia un altro, il progetto Corto Circuito, che sostiene spazi rigenerati e nuove comunità culturali, favorendo lo sviluppo culturale attraverso pratiche contemporanee e processi partecipativi, con un totale di circa 180 repliche a stagione. Per il triennio 2025-2027 sono 20 le realtà di promozione teatrale coinvolte, attive in 26 comuni di cui 14 piccoli borghi. Corto Circuito alimenta luoghi presso cui le compagnie possano sperimentare in modo continuativo, generando innovazione artistica e coesione sociale: l’arte performativa diventa così motore di rinascita.

La terza direttrice è rivolta alle Nuove Generazioni, uno degli ambiti strategici della Fondazione. L’azione integra spettacoli, formazione e percorsi partecipativi, in dialogo con scuole e famiglie. Accanto alla programmazione per l’infanzia, cresce l’attenzione per il pubblico adolescente, con produzioni serali dedicate e attività di approfondimento, come il progetto Playtime. Esercizi per un futuro possibile per le scuole secondarie. I primi risultati di questo lavoro confluiranno nel volume Educare alla Bellezza, in uscita per Franco Angeli.

Nel corso del 2025, secondo i primi dati, la Fondazione Piemonte dal Vivo ha programmato circa 900 recite tra prosa, danza, musica e circo contemporaneo, raggiungendo 73 comuni in 8 province, attivando una rete composta da 156 spazi, tra teatri, luoghi non convenzionali e siti culturali. Una parte significativa di questa programmazione ha interessato le aree interne e i piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti: un’azione che conferma la vocazione del Circuito al riequilibrio territoriale e al contrasto della marginalità culturale.

Lella Costa al Concordia: Otello, di precise parole si vive

Teatro Concordia

Giovedì 18 dicembre, ore 21

 

Otello, di precise parole si vive è il ritorno in scena, dopo 24 anni, dell’Otello di Lella Costa e Gabriele Vacis che preserva intatta la sostanza narrativa dell’immortale testo di Shakespeare ma mette in luce in modo unico e contemporaneo il dramma e la morte di Desdemona aggiornando le parti che contenevano allusioni non più comprensibili al pubblico contemporaneo. La storia di Otello, con temi come lavoratori stranieri, matrimoni misti, manipolazione e femminicidio, risulta incredibilmente attuale, rendendo ancora più impellente la necessità di continuare a raccontarla.

 

Succede con i grandi autori, forse soprattutto con Shakespeare: i loro testi, le loro storie, i loro personaggi sono, letteralmente, immortali. Continuano a parlarci, a stupirci, a incantarci; a volte ci aiutano perfino a capire chi siamo, cosa ci sta succedendo adesso. E quando incontri una di queste storie perfette in genere te ne innamori, e soprattutto ti rendi conto che non avrebbe alcun senso provare a inventarne un’altra per dire le stesse cose, ma che è lecito, forse perfino doveroso, continuare a raccontare quella. Precisamente quella. È quello che è successo a Gabriele Vacis e a me, e non una volta sola. È quello che ci ha entusiasmati a tal punto da pensare di riportare in scena, dopo 24 anni, il nostro Otello, preservando intatta la sostanza narrativa (Shakespeare) ma intervenendo e modificando quelle parti in cui l’attualità, o meglio la contemporaneità, richiedevano un aggiornamento. Quelle parti in cui lo stesso Bardo si divertiva a inserire allusioni e citazioni per noi incomprensibili (chi mai sarà quel “Signor Angelo” che condiziona perfino il Doge?), ma che sicuramente per gli spettatori dell’epoca erano chiarissime, e probabilmente molto divertenti. Se poi ci aggiungiamo una trama folgorante, il cui riassunto potrebbe sembrare una notizia di cronaca di oggi (un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole), allora ci rendiamo conto di quanto bisogno abbiamo di continuare a raccontare e ascoltare questa storia. Precisamente questa.

Lella Costa

 

 

Ho sempre pensato che Otello fosse la tragedia dell’uccidere per amore. Se il Moro soffocasse Desdemona perché la odia non ci sarebbe dramma. Invece, che Otello ammazza la sua donna perché la ama, continuiamo a raccontarcelo dopo quattro secoli. È così, no? La tragedia si annida nel contrasto, nella contraddizione inconciliabile. Bene: ho appena espresso una stupidaggine. Sì, perché oggi sappiamo che quello non è amore. Non c’è mai amore quando c’è violenza e sopraffazione. E questo ce l’hanno insegnato le donne. Le più giovani in modo molto risoluto. Quello che ho enunciato, che Otello uccide Desdemona per amore, è un principio patriarcale. Proprio patriarcale, attenzione, non maschilista. Il maschilismo è un modo di comportarsi: quando mi accorgo, o mi costringono a prendere atto che è sbagliato, la smetto. È come fumare, lo so che fa male, però quando comincia a prendermi una qualche cardiopatia, smetto. Certo ci sono i recidivi, però anche loro lo sanno che stanno facendo una cosa sbagliata, anche se magari lo negano o lo giustificano con qualche ostentazione di libertà o pretesa di scorrettezza politica. Il patriarcato no. Non è che possiamo scegliere se essere o non essere patriarcali. Il patriarcato ce l’abbiamo dentro, in profondità, perché comincia da Zeus che si prende tutte le donne che gli piacciono, volenti o nolenti. Perché tutta la cultura occidentale, lo stesso continente in cui viviamo prende il nome da una ragazza, Europa, rapita dal patriarca per eccellenza, Zeus, appunto. E poi ci sono i patriarchi della Bibbia, l’altra colonna della nostra cultura, che non è che trattino le donne con grandi riguardi. Dev’essere per questo che tanti maschi sono disposti a riconoscersi maschilisti, perché da quello si può guarire, ma appena pronunci la parola patriarcato partono con infinite ed eruditissime contestazioni antropologiche, storiche, sociali il e chi più ne ha più ne metta. Raccontare l’Otello con Lella Costa significa provare a capire cosa possiamo fare, noi maschi, per emanciparci dall’umiliante condizione di oppressori a cui siamo condannati dalla storia. Me li vedo già, anche certi amici miei a pensare: ecco il solito maschio pentito che vuole autoflagellarsi e vai col tango… queste, ormai, sono le parole dell’arroganza maschile, sono le parole di chi insulta il padre di Giulia Cecchettin mentre cerca le parole per liberarci dalla prigione del patriarcato. Perché prima di tutto si tratta di trovare le parole, precise parole che ci aprano alla comprensione di tutti gli Otelli vittime di sé stessi prima ancora che dei tanti Iago che ci ammorbano, ma soprattutto precise parole che ci aiutino a comprendere la tragedia vera di Desdemona, che si annida nel profondo delle anime.

Gabriele Vacis

 

Lella Costa è attrice, autrice e scrittrice. Tra gli spettacoli più recenti: Le nostre anime di notte (2022), con Elia Schilton e regia di Serena Sinigaglia; Intelletto d’amore. Dante e le donne (2021) regia di Gabriele Vacis; La vedova Socrate (2020) di Franca Valeri, regia di Stefania Bonfadelli; Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione (2020) regia di Serena Sinigaglia e La parola giusta (2019) regia di Gabriele Vacis. Ha pubblicato con Feltrinelli, Piemme e Solferino.

 

Gabriele Vacis, regista ed autore. I suoi spettacoli sono rappresentati in Italia e nel mondo. Ha promosso e diretto grandi eventi, festival e teatri. Il suo film Uno scampolo di paradiso ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Annecy. È socio della Giovane compagnia PoEM.