SPETTACOLI- Pagina 2

Per il Concerto di Natale, sul podio dell’Orchestra Nazionale della Rai salirà Giulio Cilona

Martedì 23 dicembre, alle ore 20.30, presso l’Auditorium Rai di Torino, ci sarà una data unica e fuori abbonamento per il Concerto di Natale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Sul podio salirà Giulio Cilona, talentuosa bacchetta, non ancora trentenne, che sostituirà Ottavio Dantone, che non potrà esserci a causa di un’indisposizione. Il direttore d’orchestra siederà anche al clavicembalo nei brani che prevedono lo strumento, e torna alla guida dell’OSN per la terza volta in un anno. Cilena è attualmente “capellmeister” alla Deutsch Oper di Berlino, incarico che ricopre fin da giovanissimo. L’appuntamento natalizio è trasmesso in diretta su Radio 3 e in live streaming sul portale di Rai Cultura. La serata si aprirà con cil Concerto in re maggiore per due trombe, archi e basso continuo RV 537 di Antonio Vivaldi, con protagoniste le prime trombe dell’OSN Rai Marco Braito e Roberto Rossi. Si tratta dell’unico Concerto per trombe scritto dal compositore veneziano, che torna sui leggii dell’Orchestra Rai dopo 45 anni. A seguire è proposta La Pastorale dall’Oratorio di Natale BWV 248 di J.S. Bach, uno dei più grandi capolavori dedicati alla nascita di Gesù. Di Mozart verrà eseguito il Mottetto in fa maggiore per soprano e orchestra “Ex sultate et jubilate” , con solista soprano Francesca Aspromonte, che sale per la prima volta sul palco dell’Auditorium Rai. Suddiviso in quattro movimenti, il brano fu composto nel 1773 per il cantante castrato Venanzio Rauzzini. A chiudere il programma la Sinfonia n.6 in fa maggiore op.68, detta Pastorale, di Beethoven, la più eccentrica ed enigmatica tra le sue sinfonie. Un quaderno di appunti conservati al British Museum di Londra, permette di gettare uno sguardo sul lavoro preparatorio alla Sinfonia, che fu elaborata tra il 1807 e il 1808. A margine del primo foglio del fascicolo, Beethoven scrisse “Sinfonia caratteristica”, aggettivo che nel ‘700 richiamava un insieme di aspetti peculiari dello stile e della forma di un brano musicale. Il concetto di “carattere”, in un’epoca influenzata dal Manierismo settecentesco, si riferiva in primo luogo all’espressione di un unico sentimento-affetto nell’arco dell’intera composizione. Nell’opera si usava definire “caratteristica” l’ouverture, legata al clima espressivo della scena. La Pastorale fu ultimata nel 1808 e diretta per la prima volta da Beethoven stesso, nel dicembre dello stesso anno, al Theater Anderwien di Vienna.

Biglietti per il concerto esauriti. Eventuali titoli soggetti a rinunce saranno rimessi in vendita un’ora prima dello spettacolo

biglietteria.osn@rai.it

Mara Martellotta

I concerti dell’Accademia di Sant’Uberto 

Giunge a conclusione il percorso con le Residenze Reali Sabaude, che l’Accademia di Sant’Uberto ha proposto nell’arco di quest’anno, con gli ultimi due appuntamenti nell’ambito della rassegna “Cerimoniale e Divertissement 2025-tempi e luoghi della musica”. Al castello della Mandria, sabato 27 dicembre, e alla Palazzina di Caccia di Stupinigi domenica 28 dicembre. La rassegna, promossa in collaborazione con le Residenze Reali Sabaude, dal 2006 accompagna i concerti che si tengono presso la Reggia di Venaria e le altre Residenze Reali Sabaude. Sabato 27 dicembre, alle ore 14.45, il Salone delle Feste del castello della Mandria ospiterà il concerto “Musica rinascimentale-tra divertimenti e danze”, con i musicisti della Reale Scuderia. Il programma è un viaggio affascinante attraverso il mondo sonoro del Rinascimento. Il concerto è a ingresso libero fino a esaurimento posti. Nell’ambito del concerto al castello della Mandria, si può viaggiare in un’ambientazione  rinascimentale proprio grazie alla musica. I brani scelti provengono dai manoscritti, raccolte e codici dell’Europa rinascimentale, eseguiti con copie fedeli degli strumenti dell’epoca, per restituire il colore, la morbidezza e l’energia di quel tempo. Dalle Paduane solenni alle Gagliarde vivaci, dalle Frottole cortigiane alle danze popolari e internazionali, il concerto offre un mosaico di stili e atmosfere che raccontano la vitalità del Rinascimento europeo.

Domenica 28 dicembre, alle ore 17, si terrà il concerto alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. L’ensemble À l’Antica proporrà cinque Triosonate di Bach, e dei suoi quattro figli più noti, offrendo uno sguardo privilegiato sulla vita musicale della famiglia Bach e sull’evoluzione di uno dei generi cameristici più importanti del Settecento. Le opere, scritte nell’arco di circa trent’anni, testimoniano una pratica musicale condivisa, nata in ambito domestico, ma capace di raggiungere anche il pubblico, e mostrano il passaggio dal contrappunto barocco allo stile classico, anticipando Haydn, Mozart e Beethoven.

L’Accademia di Sant’Uberto è nata nel 1996 come associazione Percorsi. Svolge la sua attività di studio e ricerca nell’ambito del Loisir di Corte, in particolare presso la Corte Sabaudia di Ancien Régime. Nel 1996 è stato creato l’equipaggio della Reggia di Venaria da cornice da caccia, per promuovere il recupero della Reggia di Venaria, all’epoca ancora in stato di abbandono, e nel 2002 il Gruppo di Ottoni della Reale Scuderia. Nel 2006 prendeva inizio la vera e propria attività concertistica di musica barocca. Dal 2016 è stato avviato il progetto “Barocco”, in collaborazione con il liceo classico-musicale Cavour di Torino, per la formazione  di giovani musicisti. I concerti vengono tenuti presso la Reggia di Venaria e la Palazzina di Caccia di Stupinigi, e altre Residenze Reali. Nel 2014, le comunità di Italia e Francia hanno annunciato, presso la Palazzina di Stupinigi, la decisione di avviare la candidatura UNESCO dell’arte musicale dei Suonatori di corno da caccia. Il processo di candidatura si è concluso nel dicembre 2020, con l’inserimento della pratica Patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO.

Mara Martellotta

“Make some noise”, torna SeeYouSound

L’anno si chiude con una prima anticipazione sul SEEYOUSOUND International Music Film Festival, un unicum in Italia per la sua line up dedicata al cinema a tematica musicale, che tornerà dal 3 all’8 marzo a Torino, per la sua dodicesima edizione. Nelle sale del Cinema Massimo di Torino, risuonerà di nuovo l’inconfondibile mix di suoni e immagini, quest’anno al grido “make some noise”, un invito a farsi sentire, scuotere se stessi e chi ci è accanto dal torpore in cui la società attuale ci vuole immersi. SEEYOUSOUND incoraggia il pubblico a reagire, richiamando l’importanza del cinema, della musica e della cultura tutta come appigli concreti e resistenti cui aggrapparsi per risollevarsi oggi, domani e sempre. Molti titoli del cartellone si fanno portatori di questo messaggio, su tutti quelli inseriti nella rassegna “Rising Sound – Music is the weapon”, che incarna da sempre l’anima più impegnata del Festival. I temi scelti dalla curatrice Juanita Àpraez Murillo, e dal suo team, si concentrano sul potere trasformativo e identitario della musica nella società contemporanea, una forza capace di cambiare la Storie e le storie, di ispirare il vissuto individuale e di innescare processi di rivolta e trasformazione collettiva. Quest’anno il cartellone porta al festival cinque documentari, tutti in anteprima italiana, che accompagneranno il pubblico di SYS alla scoperta di personaggi, epoche e luoghi diversi Uniti da un filo comune. La musica come pratica di vita, capace di riverbera nel tempo, e di continuare a ispirare e mettere in relazione  individui e comunità. Il primo di questi si intitola “Legacy”, diretto da Manal Masri, è che racconta la storia di alcuni fra i più grandi musicisti jazz afroamericani che, tra gli anno Cinquanta e Settanta, trovarono rifugio e successo in Scandinavia per sfuggire al razzismo dilagante negli Stati Uniti. Il film, realizzato nel 2024, ripercorre i passi di Dexter Gordon, Don Cherry e Quincy Jones, che in Svezia sono stati accolti per il loro talento. Oggi i figli raccontano questo storia di razzismo ed esilio, e il prezzo che i figli a volte pagano per la libertà dei padri. La storia di ciò che resta nelle vite degli altri quando si compie una scelta radicale.
Il secondo documentario, diretto nel 2025 da Fabien Pisani, si intitola “Para Vivir: The Implacable Times of Pablo Milanés”, è un affresco intimo del leggendario musicista cubano Pablo Milanese, cofondatore del movimento della Nueva Trova. Attraverso filmati d’archivio e interviste, il documentario ripercorre la vita dell’artista, fatta di battaglie personali, e il suo complesso rapporto con il panorama politico e culturale a Cuba negli anni Sessanta e Settanta. Restituisce così il bilancio esistenziale di un uomo la cui arte si è intrecciata indissolubilmente con la storia della sua nazione, e che ha vissuto sulla sua pelle un sogno collettivo.

“Sun Ra do the impossible” approfondisce l’eredità di Sun Ra, visionario musicista jazz, visionario poeta dell’afrofuturismo, e la sua influenza come pensatore e leader del collettivo musicale Arkestra, da lui fondato negli anni Cinquanta. La regista, Christine Turner, che ha presentato il documentario al Tribeca FF di New York lo scorso giugno, ci accompagna in un viaggio illuminante nella vita di questo grande artista, bilanciando con grazia i ricordi dei membri dell’Arkestra, con interviste a studiosi di musi a e indimenticabili filmati di Sun Ra Live. Il risultato è un ritratto stimolante e fedele di un personaggio privo di compromessi artistici, che ha contribuito a plasmare non solo il jazz, ma tutto il panorama culturale del Novecento e oltre.

“The Banyo Boys” è un titolo fresco d’uscita in Gran Bretagna, che segna il debutto nel lungo del regista britannico Johann Naiar, con radici in Guiana, Malesia e India. Il documentario, per la prima volta in Italia grazie a SYS, racconta l’ascesa dei Madalitso Band, un duo di musicisti di strada del Malawi, composto da Yobu Maligva e Yosefe Kalekeni. Il film ripercorre la loro avventura, dall’incontro nel 2002 al tour tra Europa e USA nel 2023, la loro trasformazione in musicisti passati dalle strade Lilongwe fino a divenire star internazionali dop essere stati scoperti da Neil Nayar.

“We want the funk” di Stanley Nelson e Nicole London, che rappresenta un viaggio sincopato nella storia e nell’evoluzione del funk, dalle radici che affondano nella musica africana, nel soul e nel jazz, fino alla sua affermazione nell’immaginario collettivo. Ne segue lo sviluppo attraverso figure chiave come James Brown, la psichedelia di Parliament Funkadelic, l’impatto culturale dell’afrobeat di Fela Kuti e la trasformazione del Girl Group Label, mostrando anche come il funk abbia influenzato poi la new wave e l’hip hop, celebrando come linguaggio universale di libertà, ritmo e resistenza.

Il programma della dodicesima edizione si completerà con le sezioni competitive dedicata a documentari e lungometraggi di finzione, cortometraggi, videoclip e sonorizzazioni, e la rassegna Into the Groove, un mix eclettico di titoli accomunati da u ‘anima pop.

Mara Martellotta

In scena al teatro Astra lo spettacolo Bloomsville

 

Nuova produzione di Tedacà, con la supervisione di Simone Schinocca

Liberamente ispirato a ‘Luci della Città’ di Charlie Chaplin, il 21, 22, 23 e 26 dicembre prossimi, debutterà lo spettacolo Bloomsville, una nuova produzione di Tedacà, diretta da Valentina Renna, con la supervisione di Simone Schinocca. L’opera è inserita nella stagione “Mostri” della Fondazione Teatro Piemonte Europa e andrà in scena al teatro Astra, in via Rosolino Pilo 6.

Bloomsville è il nome di una città come tante, in cui i personaggi del vagabondo e della fioraia si incontrano per cercare insieme quell’umanità semplice  e imperfetta che nella loro società sembra non trovare spazio. Lo spettacolo non utilizza la parola, ma mescola diversi linguaggi quali teatro fisico, danza, musiche e sonorizzazione originali suonate dal vivo da Supershock, Paolo Cipriano, polistrumentista che ha calcato i palchi di Europa, America e Medio Oriente.
Bloomsville,  come tutte le città del mondo, rappresenta un luogo ricco di contraddizioni. Tra le sue vie si muove un Vagabondo dall’animo gentile e pragmatica, che incontra diversi personaggi tra cui un borghese ricco ma infelice, fermato appena prima di un suicidio, e una Fioraia tanto sensibile quanto invisibile al resto della società. Insieme alla Fioraia, il Vagabondo affronta un percorso di dolore e speranza verso quell’umanità semplice e imperfetta che il contesto urbano tende a imbrigliare.
Bloomsville rende omaggio a Charlie Chaplin e a ‘Luci della città’ attraverso l’intreccio di diversi linguaggi “fisici”, di teatro fisico, danza jazz, tip tap e street Dance, ritrovando nella dimensione “non verbale” la cifra universale dei personaggi e della storia da narrare.

“Lo spettacolo si concentra sulla profonda dicotomia tra due mondi contrapposti – spiega la regista e ideatrice Valentina Renna – il mondo del sogno, dell’amore, della semplicità e autenticità, rappresentato dalla Fioraia, e il mondo Urbano, inteso nella sua accezione più brutale, caratterizzato da frenesia, ostentazione, ricchezza apparente e una disperazione di fondo. Il Vagabondo è costretto a barcamenarsi costantemente tra queste due realtà. A differenza del film originale la Fioraia non è cieca a livello sensoriale, ma viene resa cieca emotivamente, simboleggiando la sua incapacità iniziale di interagire con la vita in città.
La stessa città diventa in alcuni casi personaggio e viene ad essere personificata da due performer che agiscono come Parche e semplici antagonisti.
A livello visivo Bloomsville, per rendere l’idea del disagio, della chiusura e della fatica emotiva dei personaggi, utilizza la metafora dei fili. La Fioraia ne sarà inizialmente avvolta, il Vagabondo li avrà come parte dei suoi costumi, mentre il ricco li avrà perennemente visibili senza accorgersene. Due gli interni speculari presenti all’interno dell’impianto scenografico, la casa della Fioraia e del Ricco, rappresentative della dicotomia tra sogno e contesto urbano entro cui si muove il Vagabondo.
“La scenografia è costruita in prospettiva, a trapezio, per rendere omaggio alle prospettive tipiche del cinema – afferma Valentina Renna – mentre la dimensione razionale e indifferente della città  viene rappresentata dalla presenza di oggetti cubici e da costumi con una palette di colori neutri”.
La colonna sonora originale di Bloomsville è stata interamente creata da Paolo Cipriano,  in arte Supershock. Musiche e suoni vengono eseguiti dal vivo, richiamando sonorità rock, progressive e psichedeliche.
“Questa contemporaneità musicale ha l’obiettivo di togliere il velo di passato che potrebbe evocare il film a cui ci siamo ispirati, per rendere i temi che affrontiamo universali e metropolitani, perché Bloomsville è appunto una città come tante al mondo, non ha una collocazione spazio temporale” afferma Valentina Renna.
In alcune parti dello spettacolo, accanto ai cinque performer Francesca Bovolenta, Simone Fava, Diva Franceschini, Michela Paleologo, Andrea Semestrali, e al musicista Paolo Cipriano, sarà in scena un ensemble di sei danzatori e danzatrici under 25 di Tedacà.
“Sono gli allievi più talentuosi dei nostri laboratori di danza, ci piace l’idea di vederli sul palco nelle scen3 in cui si materializza il lato più popolato della città,  una dimensione abitata  dal talento delle giovani generazioni,  quindi un buon auspicio per una qualsiasi città “.

Orari spettacoli

Domenica 21 dicembre e venerdì 26 dicembre ore 17

Lunedì 22 dicembre ore 19

Martedì 23 dicembre ore 21
Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6, Torino

Mara Martellotta

Anima Festival: il 10 luglio 2026, a Cervere, il concerto di Emma

Dopo l’annuncio di due grandi concerti negli ippodromi di Roma e Milano, oggi Emma ha svelato che il suo live tour 2026 farà tappa all’Anima Festival di Cervere il 10 luglio prossimo, unica tappa piemontese.

“Per la prima volta – spiegato Ivan Chiarlo, patron del Festival insieme alla sorella Natasha – l’anfiteatro dell’Anima ospiterà un concerto nella modalità ‘tutti in piedi’, come richiesto dall’artista per una migliore fruizione dello spettacolo. Siamo molto contenti di rendere omaggio a un’artista speciale, che porterà sul palco tutta la sua grinta, la potemza del suo repertorio e i brani che hanno segnato la sua carriera musicale, da quelli che hanno fatto ballare generazioni di appassionati fino ai brani più recenti”.

I biglietti per il concerto sono disponibili su Ticketone a partire dalle ore 14 di venerdì 19 dicembre. Il 2025 di Emma si conclude con risultati straordinari: il suo ultimo singolo “Brutta storia” è stato accolto con grande entusiasmo da pubblico e critica, raggiungendo il vertice delle classifiche radiofoniche generali. Nell’ultimo mese, inoltre, a distanza di più di 12 anni dalla sua pubblicazione, il brano “L’amore non mi basta” è tornato a dominare le classifiche streaming italiane, conquistando il primo posto della Top 50 di Spotify Italia, risultato che ha reso Emma la terza artista italiana solista, nel corso dell’ultimo decennio, a raggiungere questo traguardo. Il brano ha totalizzato oltre 120 milioni di stream rtd, e più di 75 mila creazioni su Tik Tok, diventando fenomeno virale.

Quanto all’anfiteatro dell’Anima, rimane invariata la composizione dei posti a sedere numerati per i concerti di Riccardo Cocciante, nel settembre 2026, e Claudio Baglioni, del 5 settembre 2026 e sempre nell’ambito dell’Anima Festival.

Mara Martellotta

I nuovi traguardi del Teatro Stabile di Torino

Si conferma il posizionamento in vetta alle classifiche ministeriali e aumentano attività, riconoscimenti, spettatori

Nel suo 70° anno di attività, il Teatro Stabile di Torino ha nuovamente registrato alcuni importanti traguardi, sia sul fronte dei riconoscimenti istituzionali e dei premi della critica, sia per la capacità produttiva e la partecipazione del pubblico: una progressione significativa, che consolida e incrementa i risultati record già ottenuti nei due anni precedenti.
Nel 2025, infatti, il TST si è confermato primo fra i Teatri Nazionali per il nuovo triennio ministeriale, sia per contributo assegnato a valere sul Fondo Nazionale Spettacolo dal Vivo, sia per punteggio artistico (32/35), sia infine per punteggio totale, che è stato il massimo della sua storia (91,94/100). Anche Torinodanza festival ha ottenuto il punteggio più alto riguardo alla qualità artistica (35/35), e il contributo più elevato tra i festival di danza italiani.

«Sono tanti gli obiettivi raggiunti nel 2025 dal Teatro Stabile di Torino – dichiara il Presidente Alessandro Bianchi, in sintonia con il pensiero del Direttore generale Filippo Fonsatti e del Direttore artistico Valerio Binasco. Oltre alla riconferma del primato ministeriale, che ci posiziona al vertice dei Teatri Nazionali, quest’anno ha visto la pubblicazione, a luglio, del primo Report di sostenibilità, redatto secondo principi ESRS (European Sustainability Reporting Standards) a testimonianza del nostro impegno nel promuovere pratiche responsabili e sostenibili nel mondo dello spettacolo. Mi piace sottolineare l’attenzione rivolta alle nuove generazioni, da sempre una nostra priorità, che quest’anno si è concretizzata ancora su più fronti, favorendo il ricambio generazionale sia dal punto di vista della programmazione artistica, con la creazione di un nuovo spazio per le compagnie emergenti indipendenti con la rassegna Energie Nove, sia sul fronte istituzionale».

Lo scorso ottobre, infatti, lo Stabile ha aggiornato il proprio organigramma dirigenziale, affiancando al Direttore artistico Valerio Binasco e al Direttore generale Filippo Fonsatti, il Direttore artistico junior Diego Pleuteri – classe 1998, autore e già drammaturgo residente del TST. Pleuteri nei prossimi anni affiancherà Binasco nello sviluppo della programmazione dedicata alla ricerca di nuovi artisti nazionali e internazionali, con una particolare attenzione ai talenti emergenti e ai nuovi linguaggi delle arti performative.
«Accogliere l’incarico di Direttore artistico junior del Teatro Stabile di Torino – dichiara Pleuteri – in un momento di fiducia e crescita, significa prima di tutto accettare la responsabilità che questo ruolo comporta. Il mio obiettivo è alimentare questa energia con uno sguardo attento alle nuove tendenze della scena contemporanea e alle generazioni che stanno trovando adesso la propria voce, creando le condizioni perché il loro talento possa misurarsi con spazi e contesti adeguati. Vorrei lavorare alla costruzione di ponti capaci di intercettare pubblici nuovi: tra discipline, tra teatro e città, tra generazioni di artisti, spettatori e nuovi cittadini. Perché lo Stabile, già oggi in una fase fertile, si confermi come bene pubblico e come casa della città: un luogo necessario per chi lo ama, e per chi deve ancora varcarne la soglia».

Nel 2025 le produzioni, gli artisti e il Direttore generale del Teatro Stabile sono stati insigniti dei principali premi del nostro settore: Premio Hystrio alla Regia al nostro regista residente Leonardo Lidi; Premio Le Maschere del Teatro italiano come miglior attrice a Giuliana De Sio per la sua interpretazione in Cose che so essere vere di Andrew Bovell, regia di Valerio Binasco; Premio Internazionale Flaiano a Sara Bertelà come miglior interprete femminile in Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello diretto da Valerio Binasco; Premio “Ivo Chiesa. Una vita per il teatro” al Direttore generale Filippo Fonsatti per la sua attività manageriale «nutrita dallo studio, dalla ricerca, dal dialogo con gli artisti»; Premio della Critica ANCT e Premio UBU come migliore attrice a Valentina Picello, protagonista de La gatta sul tetto che scotta, regia Leonardo Lidi; Premio della Critica ANCT a Monica Capuani, traduttrice di testi teatrali e letterari, che collabora con lo Stabile torinese da molto tempo; Premio UBU per la categoria Nuovo testo straniero o scrittura drammaturgica a Cose che so essere vere (Things I Know to Be True) dell’australiano Andrew Bovell, portato in scena da Valerio Binasco.

Passando, invece, agli indicatori di prestazione, lo Stabile nel 2025 mette a registro i risultati migliori per alzate di sipario, recite prodotte e coprodotte, presenze complessive, eguagliando gli incassi da botteghino dello scorso anno.

Produzione e programmazione. Nel 2025 le alzate di sipario in sede e in tournée, tra spettacoli di prosa e danza, prodotti e ospitati, sono state n. 866, un record storico, ancora in aumento rispetto al 2024. Le sole recite di produzione sono state n. 602 – anche in questo caso un dato mai raggiunto prima – con un notevole impatto sull’occupazione degli artisti e delle maestranze. Le recite in sede sono state n. 758, di cui n. 727 di prosa e n. 31 di danza, mentre in tournée il sipario si è alzato n. 108 volte.

Ricavi da botteghino, spettatori e abbonati. Al botteghino si attendono per la seconda volta consecutiva ricavi lordi superiori ai 3 milioni di euro, con un incremento degli spettatori, che tra sede e tournée saranno complessivamente oltre n. 250.000. In dettaglio, a due settimane dalla chiusura dell’anno, gli spettatori in sede sono n. 181.450 e quelli in tournée n. 68.577, mentre gli abbonamenti alla stagione 2025/26 superano quota 17.450. Da rilevare, ancora una volta, che il 40% degli abbonati è under 35. Dalla lettura di questi dati emerge un leggero abbassamento dell’incasso medio per spettatore rispetto al 2024, che denota una maggiore accessibilità economica e una progressiva fidelizzazione delle fasce più giovani della popolazione.

Nelle immagini, il teatro Carignano gremito di pubblico; nella foto di Luigi De Palma gli applausi agli attori di “Amleto” che, per la regia di Leonardo Lidi e l’interpretazione di Mario Pirrello, ha inaugurato la stagione 2025/2026 del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.

indicatori
anno 2019
anno 2022
anno 2023
anno 2024
anno 2025
n° totale recite
(produzione + ospitalità)
737
805
835
853
866
di cui produzione e coproduzione
(sede + tournée)
449
524
587
591
602
di cui ospitalità
(prosa + danza)
288
281
248
262
264
n° totale presenze
(sede + tournée)
242.427
205.634
247.411
249.188
250.027
di cui alle recite
in stagione in sede
159.346
121.835
167.452
180.121
181.450
di cui alle recite
in tournée
69.263
76.016
76.348
69.067
68.577
ricavi al botteghino
2.569.220 €
2.031.685 €
2.897.189 €
3.031.658 €
3.033.540 €

Nel futuro del Museo del Cinema di Torino anche una mostra interattiva su Orson Welles

Al Museo Nazionale del Cinema di Torino approderà nel 2026, dal 31 marzo al 5 ottobre, la mostra su Orson Welles, grande attore, regista e produttore del cinema del Novecento. La mostra sarà integrata dai materiali provenienti dal Fondo Orson Welles del Museo, rispetto a quella in corso alla Cinématheque Française, e vanterà una significativa componente interattiva e didattica, con un focus sui rapporti con il cinema italiano. Questa mostra sarà integrata anche con un fondo spagnolo di proprietà del Museo del Cinema, e sarà in programma al Cinema Massimo una rassegna dei suoi film d’attore, spaziando tra i suoi film e le sue esperienze artistiche da illusionista. Ad annunciarlo sono stati il presidente Enzo Ghigo e il direttore Carlo Chatrian, che hanno illustrato le iniziative previste per l’anno 2026, soprattutto l’avvio del progetto esecutivo del giardino e l’apertura, da febbraio, del Museum Store. Entro sei mesi dovrebbe essere pronto il progetto, se ne capiranno i costi, circa 8 milioni previsti, e i lavori potrebbero partire nel 2027. Per far fronte ai costi della struttura, dall’1 gennaio i prezzi del biglietto del Museo aumenterà di 2 euro, salendo a 18 euro. Questo anno si chiuderà con 750 mila visitatori, in calo rispetto all’anno record 2024, quando le presenze erano state stimolate dalla mostra su Tim Burton, e anche dalla prolungata chiusura estiva per manutenzione dell’ascensore della Mole. Il primo progetto che ha avuto il via libera dalla Sovrintendenza riguarda il giardino accanto alla Mole, dove una struttura coperta ospiterà le biglietterie. Il progetto è dell’architetto Gianfranco Gritella, che si era già occupato della ristrutturazione a fine anni Novanta e che conosce bene quegli spazi. Dal giardino ci saranno due accessi separati: uno per il sotterraneo, con una superficie di 400 mq, che sarà adibita a spazio espositivo dedicato alla realtà immersiva, l’altro al Museo. Al piano Zero, dove oggi sorgono biglietteria e caffetteria, ci sarà un’area per mostre temporanee e installazioni multimediali. Da febbraio il bookshop verrà trasformato e rinnovato, diventando un Museum Store con tanto di merchandising. Sarà allestita anche una sala conferenze con una acustica migliore di quella attuale, e aumenterà la capienza complessiva del Museo, che sarà di 600 visitatori, più 300 per i nuovi spazi. È in programma, nella tarda primavera, una mostra con Eni sulla storia dei distributori di benzina attraverso il cinema, nata da un’idea di Sergio Toffetti, ed è presente una retrospettiva su Mario Martone dal 9 gennaio prossimo.

Mara Martellotta

Gigi Colasanto nella pièce teatrale “Che lingua”

Sabato 20 dicembre, alle ore 21, il Piccolo Teatro Comico presenta Gigi Colasanto in “Che lingua”, per la sua stessa regia. Lo spettacolo ripercorre la nascita e la storia della lingua italiana, partendo dalla sua origine più antica, e ponendo una lente di ingrandimento sulla sua evoluzione attraverso la letteratura. A raccontarne il percorso saranno i grandi autori che l’hanno resa celebre e amata in tutto il mondo. In particolare l’opera si rifà a Dante, Manzoni, Collodi e Pirandello. Ha debuttato in occasione della ventiduesima settimana della lingua italiana nel mondo al Bogen Theatre di Innsbruck, in Austria. Le musiche originali sono di Francesco Bevacqua.

Il Piccolo Teatro Comico viene costituito nel febbraio 2002 ed è la continuazione di un progetto artistico e di una poetica teatrale iniziata nel 1988 con lo staff denominato Canovaccio. L’obiettivo artistico e di programmazione del Piccolo Teatro Comico è la rivalutazione del concetto di teatro partendo dalla commedia e dal classico, partendo dalla sue essenza primordiale, fino a performance di spettacolo eterogeneo, dalla danza al cabaret, fino al teatro multietnico e di genere, creando uno spazio organico e vivo, capace di raggiungere un pubblico vario che viva il teatro proponendo anch’esso spettacoli per ogni fascia d’età e cultura.

Info e prenotazioni: Franco Abba – 339 3010381

Piccolo Teatro Comico: via Mombarcaro 99/b

Mara Martellotta

Le Feste di Uci Cinemas Lingotto e Moncalieri

Uci Cinemas Torino Lingotto e Moncalieri durante le festività propongono alcune iniziative da proporre al pubblico per un’esperienza cinematografica completa. Infatti Uci Cinemas conferma il proprio impegno nel trasformare il cinema in luogo di condivisione e divertimento per tutte le età. Per celebrare l’arrivo del nuovo anno, il 21 dicembre, negli Uci Cinemas Lingotto e Moncalieri, è prevista la tariffa speciale di 6.90 euro per gli spettacoli in programmazione alle ore 21, e ospiterà proiezioni di mezzanotte per vivere il cinema anche negli orari più speciali delle Feste. Il pubblico potrà assistere all’anteprima del nuovo film di Paolo Sorrentino, “La Grazia”.

Sponge Bob è tra i protagonisti dell’attività Uci Cinemas dedicata ai più piccoli nel periodo festivo, in occasione dell’uscita del film “Sponge Bob – un’avventura da pirati”. La mattina del 31 dicembre, gli Uci Cinemas ospiteranno un’anteprima del film, e l’1 gennaio, giorno d’uscita in sala, gli spettatori riceveranno una sorpresa inerente al film. Durante le Feste verranno proposti spettacoli matinée, ideale per famiglie e bambini, e altri in tarda serata. Per conoscere gli orari, va consultato il sito ucicinemas.it

Uci Lingotto – via Nizza 262, Torino

Uci Moncalieri – via Postiglione 2, Moncalieri

Mara Martellotta

“Il Bugiardo” dei Marcido. La bugia è una gran tentazione!

Approcciare i Marcido, da sempre, significa entrare in quella sottile lingua di terra in cui coesistono in armonia l’azione teatrale e quella poetica, la vita e la maschera dell’esistenza. Un territorio, quello del capocomico Marco Isidori, che comunica attraverso suoni e ritmi, dove la musicalità della parola rappresenta il significato di quest’ultima, trasformando il Marcidofilm! in un rifugio della poesia basato sulla Imitatio, il termine latino che designa quel genere, l’Imitazione, alla base della continuità letteraria e della catena che lega il passato al presente, tracciando il futuro.

Non fa eccezione “Il Bugiardo”, la pièce in scena al teatro Marcidofilm! fino al 19 dicembre prossimo, commedia goldoniana ambientata a Venezia ed entrata in contatto con l’universo affascinante, e follemente geniale, dei Marcido. Sul palco Paolo Oricco, maestoso nel doppio ruolo di Lelio e di Florindo, grande catalizzatore di comicità e, allo stesso tempo, dell’ansia opprimente mentre prende forma un castello di bugie fragile come il cristallo. Un doppio ruolo che emotivamente scompensa con leggerezza anche lo spettatore, in una commistione di divertimento e inquietudine. Di immensa bravura anche l’altro caposaldo della Compagnia, Maria Luisa Abate, impegnata nei ruoli tutti al maschile del dott. Balanzone e di Pantalone. Maschera carismatica del teatro, Abate sembra essere l’unico tramite di domande e risposte tra gli interpreti e un pubblico che guarda la rappresentazione come fosse un evento da spiare attraverso il buco di una serratura, brillantemente ingannato, e che si lascia ingannare (citando il filosofo Gorgia), dal gioco dei Marcido. Ottavia Della Porta interpreta Rosaura e porta in scena, con sapiente leggerezza, il significato stesso del nome del suo personaggio: la bellezza di una rosa dorata, la purezza, l’ingenuità nei confronti dell’inganno che la porta insistentemente sulla strada del sogno. Valentina Battistone è il volto preciso di Arlecchino e Colombina, personaggi ai quali dona un fascino che pare appartenere in primo luogo alla donna e poi all’interprete. Alessio Arbustini, nei panni di Ottavio e Brighella, sembra scandire il tempo degli eventi contenuti nell’opera, grande incentivatore di risate che, a tratti, sfociano drammaticamente in uno sdegno privo di amarezza. Completano il cast in scena gli allievi attori del laboratorio 2025/2026, fra i quali figurano Carlotta Ravazzotti, che si alterna con Zoè De Benedetti nel ruolo di Beatrice. La scenografia, rappresentata da quattro ventagli che fungono da strumento e nascondiglio spazio-temporale durante tutto lo spettacolo, è frutto del riconosciuto talento di Daniela Dal Cin.

I Marcido riescono nell’intento di traghettare nella modernità l’opera di Goldoni e quelle qualità di vero teatrante che lo contraddistinguono: la genialità degli intrecci, la raffinatezza dei caratteri, l’indiscutibile musicalità dei dialoghi e la piacevolezza del ritmo compositivo, mordente ed eloquente sempre. Il risultato è un’opera vivace, ironica, godibilissima e, nello stesso tempo, rappresentativa dell’opera di Carlo Goldoni, uomo di teatro, costretto dalle contingenti necessità a seguire il gusto del pubblico, cosa che fece comunque con grazia e leggerezza, lasciandoci con le sue commedie un ritratto preciso della società del suo tempo: il “Mondo” e il “Teatro” del diciottesimo secolo.

Gian Giacomo Della Porta

Nelle fotografie: Ottavia Della Porta (Rosaura) e Paolo Oricco (Lelio)