In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, la Compagnia Teatrale Elefthería porta in scena l’intenso dramma 27 vagoni di cotone di Tennessee Williams. Appuntamento il 25 novembre 2025 alle 20.45 al Teatro San Barnaba, con la regia di Claudio Destino e Federica Tucci.
Nel cuore del Deep South, tra campi di cotone e un’aria che sa ancora di piantagioni, prende forma la vicenda di Flora, giovane donna inchiodata a un matrimonio che la annienta. Il marito, Mr. Meighan, cotoniere in declino, è un uomo burbero, violento, frustrato: la svalutazione costante che riserva alla moglie si traduce in una quotidianità asfissiante, dove lei sopravvive aggrappandosi a brandelli di attenzioni tanto fugaci quanto ambigui.
L’equilibrio, già precario, si spezza quando Jake Meighan medita di rovinare il vicino Vicarro, affarista duro e cinico, incendiandogli la sgranatrice pur di accaparrarsi il lavoro sui suoi ventisette vagoni di cotone. Nel baratto perverso che ne consegue, a essere messa sul piatto è la stessa Flora: offerta come moneta di scambio in un duello di potere tra uomini.
Williams attraversa questo triangolo soffocante con la sua consueta lucidità. Flora è una donna ridotta all’infanzia, privata di voce e autonomia; Jake è il padrone che esercita controllo per sopravvivere alla propria insignificanza; Vicarro utilizza il potere economico come un’arma. Il corpo di Flora diventa il terreno di scontro tra mascolinità ferite, specchio di una cultura che non concede alla donna lo status di soggetto, ma la relega a spazio da occupare.
Il testo, articolato in tre quadri, racchiude molti dei nuclei drammaturgici tipici di Williams: solitudine, frustrazione, desideri soffocati, personaggi che si consumano dentro un’esistenza che non riescono a modificare. Il mondo che ne esce è quello di anime arrendevoli, intrappolate in una rassegnazione che suona più tragica della violenza stessa.
Sul palco, a dare corpo a questo intreccio teso e crudele, saranno Maryam Ainane, Giorgio Cavalieri e Claudio Destino. Musiche e luci sono curate da Marcello Coco, chiamato a delineare l’atmosfera sensoriale del Sud profondo, tra buio, calore e oppressione.
Info e prenotazioni
12 € intero – 10 € ridotto (under 26, over 65)
eleftheria.teatro@gmail.com
WhatsApp/SMS: +39 340 789 6306
Lori Barozzino







Quel che proprio non fa Marianne Métivier, regista di origini canadesi-filippine, con il suo “Ailleurs la nuit”, suo primo lungometraggio: ovvero trovare qualcuno che ti mette una macchina da presa in mano e ti dice “gira!” e tu cominci a girare ma a vuoto, andando a riprendere pianure e campagne e vacche da mungere, sentieri e camminate e corse in auto da filmare con tempi e lungaggini incredibili, a considerare una torrida notte d’estate in cui Marie che è un’artista del suono – e va in giro a raccogliere i fruscii delle foglie e lo scorrere delle acque mentre il suo partner ci dovrebbe interessare con i suoi studi delle processionarie – mette in discussione la sua vita di coppia, in cui Noée arrivata dalla grande città da non troppo tempo la disorienta, in cui la giovanissima studentessa Jeanne perennemente in crisi guarda il mondo da un oblò e distribuisce viveri alle porte degli alloggi di Montréal, in cui Eva, appena arrivata dalle Filippine con al seguito una madre che non sai se comprensiva o imbronciata, viaggia nella città notturna insicura dell’intero suo avvenire. Non ci si sente coinvolti da alcuna porzione del film, che al contrario vorrebbe avere un sapore universale, vorrebbe parlare di rapporti e di giovinezza, di esistenze e di equilibri ad ogni istante in cerca di punti fermi: anche i silenzi restano tali e non trasmettono che il nulla.





