La “Gatta” non era quella di Liz Taylor
Al Carignano, repliche sino a domenica 11 maggio
Non piacque affatto a Tennessee Williams il film che Richard Brooks nel ‘58, tre anni dopo il successo teatrale al Morosco di New York, trasse dalla ”Gatta sul tetto che scotta”, con la Taylor dagli occhi viola accovacciata, e mielosamente sexy, sul suo bel letto d’ottone a lanciare languidi sguardi (“This is Maggie the Cat…”, occhieggiava blandamente spudorata in quei tre punti di sospensione la locandina del film) mentre Newman dagli occhi azzurri sgambettava con la sua stampella a mettere in mostra la propria eterosessualità, tutta suggellata dal focoso bacio nel finale alla moglie. Aveva gridato al tradimento (accidenti a quel Codice Hays sempre in agguato!) nei confronti di quella sua provocazione, “la critica della società attraverso la lente d’ingrandimento della famiglia”, e s’era preso la sua vendetta, venti anni dopo esatti, dando alle stampe e ai palcoscenici una rinnovata versione che diceva pane al pane e vino al vino. Noi abbiamo peccato un po’ troppo nel costruirci un’atmosfera sdolcinata e amorosa, tutta “da cinema” anni Cinquanta, che non poteva scalfire neppure di un minimo graffio una figura maschile che nell’immaginario collettivo fatto di rotocalchi e ruoli giusti e interviste splendeva per le proprie doti di maschio (anche se qualche malalingua di Hollywood in vena di pettegolezzi aveva buttato lì che…). Accresciuto altresì l’errore per il fatto che il titolo in pochissime sparute occasioni si sia fatto vedere nelle stagioni teatrali di casa nostra. Quelli erano e dovevano essere Maggie e Brick, quello era il vecchio Papà con la stazza di Burl Ives, quella era la stridula, indimenticabile, Mae di Madeleine Sherwood. Già Paolo Bertinetti, nel terminare non molti anni fa la prefazione all’edizione Einaudi, sottolineava: “In un certo senso, quindi, dimenticare il testo e tornare al vero testo di Williams, al suo significato e ai suoi personaggi tratteggiati da lui sarà per il lettore un’operazione di riscrittura dell’immaginario.”
Rendo grazie quindi a Leonardo Lidi, alla sua teatrale esattezza, per la lettura veritiera che ha dato alla “Gatta”, nella nuova, cruda, a tratti in completo sembiante di ferocia, traduzione di Monica Capuani, penultima produzione (con lo Stabile del Veneto) nella stagione del Teatro Stabile di Torino, regista non sempre nelle mie corde, continuo a credere troppo libero in altre occasioni, troppo ad personam, troppo disponibile a “usare i testi classici come canovacci”, forse di uno sguardo troppo avveniristico, forse troppo colpevole allo sguardo di chi scrive queste note di entrare dentro un testo per (il piacere di) prevaricarlo, di sradicarlo da quell’humus in cui da sempre siamo stati abituati a leggerlo e vederlo, a immaginarlo. È stato così nelle passate stagioni, in gran parte, per l’humus cecoviano, attraverso la sua intera trilogia, forzato, fuorviato, sghembo in certe soluzioni. In un presente che ha fin troppo sottolineato. Un filo rosso con l’autore del “Giardino” che Lidi continua – giustamente – a scorgere e reclamare, la descrizione della famiglia tradizionale, con i suoi rapporti consunti, con Maggie che guarda ai figli della cognata – lei sì con l’approvazione del patriarca grazie ai suoi cinque marmocchi caciarosi che ha sfornato e un sesto in arrivo, mentre Maggie non ha ancora figliato – per definirli “mostriciattoli senza collo”, per il vecchio che festeggia i suoi sessantacinque anni continuando a ripetere alla moglie “io non ti amo” e Mamma a ripetere “non è vero, lui mi ama”, con l’ipocrisia qui a circolare in piena libertà, tutti a salvaguardare i tanti sguardi esterni, come pure il possesso della terra, vero orgoglio del vecchio proprietario terriero del Mississippi, quei ventotto acri qui della terra “più fertile da questa parte del Nilo”, e il figlio maggiore con la moglie a volersene impadronire, con quelle scartoffie da firmare immediatamente, quando Papà viene a conoscenza che quello che lui chiama spasmo al colon è un cancro bell’e buono e che a lui non rimane più molto da vivere.
E poi il rapporto, ipocrita, tra Maggie e Brick, quello che spingerà lei a inventare la fasullaggine di un erede per rientrare in uno stretto sistema casa/famiglia, con l’inevitabile equazione madre eguale donna. Si chiude con un secco “da morir dal ridere” da parte di Brick lo spettacolo di Lidi, Brick che nei 100’ s’è caparbiamente – e Fausto Cabra rafforza e pone in lodevole crescita, di attimo in attimo, la sua presenza, rabbia e infelicità di grande spessore, la costruisce prepotentemente, interagendo, nella lunga, legatissima, straziante scena di confronto con una figura paterna sempre negata, con Nicola Pannelli: e ai due attori va indirizzato l’applauso più convinto della serata, nell’autentica verità che imprimono ai propri personaggi – rifugiato nel ricordo di Skipper, compagno di università e di sport, vittima di (autentiche) maldicenze dietro la facciata di una amicizia “pura”, una scommessa a cancellarle finendo a letto con Maggie, a dimostrazione di una virilità che non c’è e non ci sarà mai e che lo porterà al suicidio. Un atto che ha allontanato Brick dalla “gatta”, che gli ha fatto rifiutare ogni rapporto sessuale, che ha svelato appieno il suo lato omoerotico e lo ha portato a bere oltre ogni misura. Ci sono due belle invenzioni di Lidi nella sua trascinante messinscena, nel biancore della scena marmorea inventata con le belle luci da Nicolas Bovey – una tomba dell’amore e della famiglia o un monumento a una passione o una macelleria entro cui scannarsi? -, le bottiglie di liquore che invadono il palcoscenico, parola dopo parola, non detto dopo non detto, spiegazione dopo spiegazione; e la presenza costante di Skipper (Riccardo Micheletti), che nel testo di Williams non compare al contrario mai, qui fantasma e servo di scena a muovere un affatto marginale gioco di specchi, a sfiorarsi e a guardarsi per un solo attimo con Brick ad ogni passaggio, presenza ingombrante ma duratura e inestricabile. È la tematica, la giusta motivazione attorno a cui ruota l’intera vicenda, che Brooks aveva nascosto e che Lidi intelligentemente qui ricompone.
Valentina Picello come Maggie tenta di rimanere ben salda nella sua passione e dentro un meccanismo di potere che la vuole allontanare, Giuliana Vigogna e Giordano Agrusta è la coppia di rapaci da cui guardarsi, Orietta Notari ancora una volta è attrice di rango, che sempre lascia il suo personale segno, agguerrita, incisiva, una Mamma fatta di piccoli quanto assai precisi momenti. Grande successo, repliche al Carignano sino a domenica 11 maggio.
Elio Rabbione
Le immagini di “La gatta sul tetto che scotta” di Tennessee Williams, regia di Leonardo Lidi, sono di Luigi Di Palma.
“Tout blue” è il titolo di uno spettacolo degli allievi del primo anno della FLIC Scuola di Circo diretti da Francesco Sgrò, inserito nel programma del Salone OFF del Salone Internazionale del Libro di Torino, che andrà in scena il 16 e 17 maggio alle ore 19.30 presso lo Spazio FLIC in via Niccolò Paganini 0/200 a Torino.
Caleidoscopio è il titolo della stagione di spettacoli ed eventi 2024-2025 della Flic Scuola di Circo, un ricco cartellone proposto presso lo spazio FLIC Centro Internazionale per le Arti Circensi di Torino. La stagione prosegue con “Tout Blue”, spettacolo con in scena 18 allievi del primo anno di corso, giovani tra i 19 e i 26 anni di età, provenienti da diverse regioni italiane e per il 70% dall’estero, da Brasile, Cile, Estonia, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna, Svizzera e USA.
La FLIC Scuola di Circo di Torino è la prima scuola di Circo contemporaneo in Italia curata dalla Reale Società Ginnastica e sta rinnovando il suo impegno verso la scena circense Internazionale con la stagione Caleidoscopio 2024-2025. Nel corso dei suoi 22 anni, il centro di formazione e promozione circense ha costruito un vasto network di relazioni che l’hanno resa un punto di riferimento a livello internazionale.
Da aprile è iniziata “Spazio Flic presenta”, sezione della stagione che prevede dieci appuntamenti con protagonisti gli allievi e le allieve della Scuola che si esibiscono in spettacoli di fine corso e presentazioni di progetti artistici personali. Si tratta di eventi in cui il pubblico può ammirare il risultato di un intenso programma di formazione e di un lavoro sinergico tra docenti, registi e coreografi, realizzato per offrire agli allievi un’esperienza completa, dalle sale all’allestimento del palco.
‘Tout blue’ rappresenta un processo di creazione di due settimane diretto dal regista Francesco Sgrò, professionista di grande esperienza e storico collaboratore della Flic, che darà alla luce uno spettacolo in cui gli allievi e le allieve potranno dimostrare i progressi ottenuti in un anno di lavoro, che si è svolto in circa 1500 ore di lezioni ed esperienze varie.
“Un viaggio poetico in un mondo sospeso tra sogno e realtà – spiega il direttore artistico Francesco Sgrò – dove il blu non è soltanto un colore, ma un sentimento, una vibrazione, una promessa. I giovani artisti in scena daranno vita ad un universo in cui il corpo diventerà parola, l’aria racconterà storie e l’equilibrio sarà una danza infinita tra l’altezza e l’abisso. Con audacia e delicatezza, ‘Tout Blue’ esplorerà anche il legame fra fragilità e forza, trasformando ogni movimento in un atto di estrema importanza. Si tratta di uno spettacolo che invita a guardare oltre le apparenze, a immergersi nel blu e a lasciarsi trasportare dal mistero profondo”.
Lo spettacolo è adatto a un pubblico di tutte le età e rientra nel programma del Salone OFF 2025 del Salone Internazionale del Libro di Torino.
I biglietti sono acquistabili online su www.flicscuolacirco.it oppure presso la biglietteria da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
Per maggiori informazioni tel 011530217, email booking@flicscuolacirco.it
Mara Martellotta
Dal 12 maggio al 31 ottobre 2025, ai Musei Reali di Torino torna Estate Reale, la rassegna culturale che trasforma il patrimonio storico artistico in un palcoscenico d’eccezione. Musica, teatro, poesia e arti performative si intrecciano in oltre venti appuntamenti serali e diurni, ospitati in alcuni dei luoghi più affascinanti del complesso museale: dal Teatro Romano ai Giardini Reali, passando per la Corte d’Onore e il Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale. Natura, stagioni e musica sono i temi chiave dell’edizione 2025, che esplora il dialogo tra le arti e il tempo, tra passato e presente e che festeggia la riapertura al pubblico del Giardino di Levante, celebrata venerdì 11 aprile scorso. “Anche quest’anno sono lieto di inaugurare la rassegna estiva dei Musei Reali, a coronamento dei grandi lavori di recupero e restauro del Giardino di Levante; una stagione nutrita da prestigiose collaborazioni artistiche che confermano il perfetto abbinamento tra la qualità dell’offerta culturale e le diverse anime del museo” – afferma Mario Turetta, Capo Dipartimento per le Attività Culturali del Ministero della Cultura e Direttore delegato dei Musei Reali di Torino.
“L’obiettivo di Estate Reale è quello di avvicinare un pubblico sempre più ampio al patrimonio storico e culturale dei Musei Reali, associando alla visita museale spettacoli e attività sempre nuove e differenti” – aggiunge Elisa Panero, responsabile dell’Area Mediazione e Chief Curator del Museo di Antichità.
Durante ogni appuntamento serale, una sezione sempre diversa dei Musei Reali sarà aperta straordinariamente al pubblico dalle 19.45 alle 23.30 (ultimo ingresso alle ore 22.45), con biglietti speciali a 5 o 10 euro a seconda delle serate, articolate in tre filoni tematici per un’unica e affascinante narrazione culturale che attraversa i secoli.
Torino Crocevia di Sonorità Giunta alla quinta edizione, in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino, questa rassegna musicale esplora il tema delle quattro stagioni, intrecciando jazz, classica, musica da camera e sonorità contemporanee, ogni venerdì dal 27 giugno al 29 agosto.
Notti Reali Otto serate pensate per animare alcune Giornate Internazionali con musica diffusa, laboratori, performance e contaminazioni tra generi artistici. Tra i momenti più attesi: la Festa della Musica, la Notte di San Lorenzo, la Vendemmia Reale e la Giornata del Barocco.
Echi di Antichità Rassegna nata nel 2024 in occasione del Tricentenario del Museo di Antichità, torna con una nuova edizione di spettacoli serali e incontri che rievocano miti, storie e tradizioni del mondo antico.
Il progetto “Estate Reale” “Estate Reale 2025 – Una sera al museo” è un progetto ideato e realizzato interamente dai Musei Reali, prodotto con il contributo del Ministero della Cultura, Dipartimento per le attività culturali – Direzione generale Spettacolo e con il patrocinio della Città di Torino. La progettazione culturale e la stesura del programma artistico sono a cura dell’Area Mediazione dei Musei Reali di Torino, sotto la direzione di Elisa Panero, con il prezioso contributo della Event Manager Eleonora Cappelluti. Il coordinamento dell’accoglienza è affidato a Gaetano Di Marino, mentre il coordinamento dei Servizi Educativi è curato da Giorgia Corso, in collaborazione con Francesca Ferro e Patrizia Petitti. La comunicazione è gestita dall’Area Comunicazione e Promozione, diretta da Barbara Tuzzolino, e la gestione dei social media è seguita da Francesca Ferro. La direzione tecnica è curata dall’Area Architettura, strutture e sicurezza dei Musei Reali, con Stefania Dassi e Sergio Petracci responsabili della gestione tecnica degli eventi.
Programma
12-15 maggio – Echi di Antichità [Evento diurno] Titolo: Festival del Teatro Studentesco
18 maggio – Echi di Antichità [Evento diurno] Titolo: Giornata Internazionale dei Musei
13 giugno – Echi di Antichità [Evento diurno] Titolo: Giornate Europee dell’Archeologia: Il Sogno di Orfeo In collaborazione con: Associazione Culturale Musicale Alchimea.
14-15 giugno – Echi di Antichità [Evento serale] Titolo: Giornate Europee dell’Archeologia: Gilgamesh In collaborazione con: Università degli Studi di Milano e Gruppo Artistico “La Casa dei Santi”
21 giugno – Notti Reali [Evento serale] Titolo: Festa della Musica – Puccini Dance Circus In collaborazione con: Compagnia blucinQue Con il sostegno di: Antica Distilleria Quaglia
27 giugno – 29 agosto (tutti i venerdì tranne il 15 agosto) – Torino Crocevia di Sonorità [Evento serale] Titolo: Torino Crocevia di Sonorità
17 luglio – Notti Reali [Evento serale] Titolo: Gran Ballo d’Estate ai Giardini Reali
9 agosto – Notti Reali [Evento serale] Titolo: Notte di San Lorenzo
4-5 settembre – Notti Reali [Evento serale] Titolo: Teatro nelle corti
6 settembre – Notti Reali [Evento serale] Titolo: Il Giardino dei Poeti
12 settembre – Notti Reali [Evento serale] Titolo: Vendemmia Reale
20 settembre – Echi di Antichità [Evento serale] Titolo: Giornate europee del patrimonio e anticipazione Giornata del Sordo
14 ottobre – Notti Reali [Evento serale] Titolo: Giornata Nazionale del Barocco Italiano
31 ottobre – Echi di Antichità [Evento serale] Titolo: Samonios: La vera storia di Halloween
Informazioni utili Luogo: Musei Reali di Torino Programma e info: https://museireali.beniculturali.it/events/estate-reale-2025-una-sera-al-museo/ Biglietti online: https://www.ticketone.it/eventseries/musei-reali-estate-reale-3886153/
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La sesta edizione sarà dal 30 settembre al 5 ottobre 2025 al Cinema Massimo di Torino. Nasce il Premio Cinematografico Internazionale“Decent Work For All” con ITCILO. Riprende il Laboratorio di scrittura “Dall’idea al soggetto”
Torna il festival cinematografico Job Film Days, in programma al Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema dal 30 settembre al 5 ottobre 2025, sotto la direzione di Annalisa Lantermo. Prosegue il progetto dedicato ai film sul lavoro e sui diritti, con una attenzione particolare alle numerose associazioni e ai diversi enti che, sul territorio, si occupano di questi temi. Il festival, come ormai di consueto, punterà lo sguardo sulle produzioni dell’ultimo anno e mezzo e anche su quelle del passato, per dimostrare come il lavoro abbia da sempre caratterizzato una parte della cinematografia.
Con la sua sesta edizione, Job Film Days annuncia la nascita di un nuovo premio, costruito insieme a ITCILO per il suo 60° anniversario. Il Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Training Centre of the ILO), con sede a Torino, insieme al festival indice il Premio Cinematografico Internazionale “Decent Work For All – 2025”, riservato a cortometraggi sui temi del lavoro realizzati da giovani registi dei Paesi a basso e medio reddito, secondo la classificazione OCSE/DAC 2024-2025. La call è già aperta.
La prossima edizione di Job Film Days proporrà al pubblico le sezioni competitive e non competitive, con eventi speciali e un programma di eventi off accanto a incontri, convegni e masterclass.
Il premio “Decent Work For All”
Grazie alla consolidata collaborazione con ITCILO che prosegue da alcuni anni – nell’ambito dell’Agenda del lavoro dignitoso promossa dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro per sostenere la giustizia sociale in una globalizzazione equa, ridurre la povertà e favorire una pace duratura – è nata l’idea di aprire il festival ai Paesi a basso e medio reddito, dando così un’opportunità ai giovani registi di molti Paesi del mondo.
È stata indetta la call per il nuovo concorso “Decent Work For All – 2025” JFD – ITCILO, riservato a registi di età inferiore ai 40 e provenienti da circa 140 Paesi, come da classificazione OCSE/DAC 2024-2025. Potranno partecipare con cortometraggi che evidenziano storie positive di promozione e rispetto dei diritti del lavoro, ma anche di denuncia sulle condizioni del lavoro e la mancanza di quei diritti fondamentali che, in una società civile, dovrebbero essere garantiti a tutti.
Saranno ammessi i cortometraggi realizzati dopo il 30 giugno 2023, della durata di massimo 30 minuti. Le opere potranno essere iscritte al concorso entro il 30 giugno 2025, tramite la piattaforma Film Freeway (per informazioni: concorso@jobfilmdays.org).
I premi, in denaro, saranno assegnati da una Giuria composta da esperti del settore cinematografico e da esperti sulle tematiche del lavoro di ITCILO.
Il Laboratorio di scrittura “Dall’idea al soggetto”
Job Film Days, con l’Associazione Videocommunity, ripropone anche nel 2025 il Laboratorio di scrittura “Dall’idea al soggetto”, che si svolgerà a Torino nelle giornate del 31 maggio, del 14 e del 28 giugno. C’è tempo fino al 20 maggio per iscriversi via email (concorso@jobfilmdays.org), inviando i documenti necessari, il cui elenco è disponibile sul sito web ufficiale del festival. Il tema di quest’anno è: Il lavoro (ci) cambia.
La partecipazione è gratuita e aperta a videomaker, creative/i, autrici e autori under 35 che vogliano sviluppare un’idea di cortometraggio, documentario o fiction al fine di raccontare il mondo del lavoro.
Durante le giornate del festival, a ottobre, saranno assegnati i Premi ai migliori soggetti, grazie al sostegno offerto dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino e da Aurora Penne – Officina della scrittura.
Dopo aver ricevuto il Premio Hystrio Nuove Scritture in Scena nel 2017 e aver conquistato le platee italiane, Stabat Mater torna sul palcoscenico martedì 6 maggio prossimo alle ore 19.30 al teatro Gobetti di Torino, rappresentato fino all’11 maggio, per la regia di Liv Ferracchiati, che ne è anche interprete insieme a Francesca Gatto, Chiara Leoncini e Livia Rossi.
Stabat Mater torna sul palco con un nuovo cast e un allestimento completamente rinnovato per far rivivere un progetto che tratta tematiche politicamente e socialmente centrali come l’autodeterminazione e la libertà di espressione identitaria.
La storia che viene narrata è quella di uno scrittore, Andrea, incapace di prendere in mano la propria vita dal punto di vista personale e professionale. È un giovane alle prese con il diventare adulto e con il trovare una propria collocazione nel mondo, collocazione che viene cercata nella relazione con l’altro e nell’emancipazione dalla madre, figura fagocitante e per lui simbiontica.
Il lavoro è un invito a pensare noi stessi come “autori della nostra forma”, concependo i tasselli identitari che ci compongono non come una gabbia, ma come strumenti per comunicare con il prossimo.
La giuria del Premio Hystrio aveva motivato il premio medesimo assegnato a Stabat Mater spiegando che si trattava di “un raro esempio di riuscita commedia italiana dal sapore anglosassone”, percorso da dialoghi incalzanti e da una sottile ironia.
6-11 maggio 2025
Teatro Gobetti, Via Rossini 8, Torino
Mara Martellotta
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Lunedì. Al teatro Colosseo si esibisce Samuele Bersani. Al teatro Concordia è di scena Olly.
Martedì. Alle OGR suona il quartetto di Lauren Henderson.
Mercoledì. All’ Osteria Rabezzana si esibisce Billi Spuma ei Gassati. Al Capodoglio suonano i Korishianti.
Al Folk Club è di scena il batterista e percussionista Trilok Gurtu con il violinista Carlo Cantini.
Giovedì. Al Blah Blah suonano i The Blue Lies are a stoner + Gli Strangolatori del Gange. All’Hiroshima Mon Amour arriva Piero Pelù. Al teatro Q77 suona la JCT Big Band con ospite Emanuela Florio.
Venerdì. Al Blah Blah sono di scena i Genus Ordinis Dei preceduti dai No More Extasy. All’Off Topic si esibisce Alessandro Ragazzo. Al Folk Club suonano i Las Lloronas. Alla Divina Commedia sono di scena gli Yourmother. Alla Piazza dei Mestieri suona Giorgio Diaferia Ensemble. All’Hiroshima si esibiscono i Parbleu. Al Peocio di Trofarello suonano i Dicks Fall. Al Vinile è di scena Charlie & Dodo.
Sabato. Al teatro Colosseo si esibisce Fiorella Mannoia. Al Blah Blah si esibiscono i One Day in Fukushima +God Does. Al Peocio di Trofarello suonano i Corky Laing’s Mountain. Alla Divina Commedia sono di scena i Dogma. Al Magazzino sul Po si esibisce Fonzie 6 La Massa Critica.
Domenica. Al teatro Colosseo arriva Rita Pavone. Alla Divina Commedia suonano i The Fabulous Contromano. Al Blah Blah è di scena Elias Ronnenfelt cantante degli Iceage.
Pier Luigi Fuggetta
Debutterà al Teatro Regio di Torino “Hamlet” di Ambroise Thomas martedì 13 maggio, alle 19.30, per il pubblico under 30. Da martedì 29 aprile, alle ore 11, la vendita dei biglietti per l’anteprima giovani del nuovo, visionario allestimento di Jacopo Spirei, che sarà un’esplorazione nella mente di Amleto e dell’animo umano.
Per la prima volta al mondo, l’opera, di matrice romantica e dal fascino immortale, che va in scena in una nuova produzione del Teatro Regio, viene rappresentata in forma scenica nella sua versione originale, con il ruolo del protagonista affidato alla voce del tenore. Thomas aveva concepito la parte del principe di Danimarca per la voce del tenore, salvo poi doverla adattare per il primo interprete Jean Baptiste Faure, e tale fu mantenuta fino ai giorni nostri. Tuttavia il recupero della versione originale, curata dall’editore Bären Reiter, restituisce al ruolo del principe di Danimarca il registro vocale tenorile. Sarà John Osborn a dare voce al tormentato principe di Danimarca, che è stato anche il primo a eseguire in forma di concerto questa versione; accanto a lui, nel ruolo di Ophélie, la straordinaria Sara Blanche, impegnata nella virtuosistica aria della Follia. Sul podio graditissimo ritorno di Jérémie Rhorer, alla guida di Orchestra e Coro del Regio, istruito da Ulisse Trabacchin. La regia è firmata da Jacopo Spirei, che debutta al Regio con un’intensa lettura psicologica della tragedia shakespeariana. Fantasmi, amore, follia e vendetta animano “Hamlet” di Thomas.
“Essere o non essere, la più grande domanda della nostra vita – spiega il regista Jacopo Spirei, descrivendo la sua lettura di forte impatto emotivo e drammaturgico – Cosa dobbiamo fare quando un compito più grande di noi cade sulle nostre spalle ? Dobbiamo diventare i nostri genitori ? Il loro spirito di rivalsa ? Hamlet è pieno di domande senza risposta, responsabilità troppo grandi, una realtà traumatica che genera incubi di ogni specie. Questo Hamlet è un viaggio all’interno di noi stessi, attraverso l’introspezione, la domanda e la ricerca”.
L’ingresso per l’anteprima giovani è riservato agli under 30, e i minori di 14 anni dovranno essere accompagnati da un un maggiorenne under 30.
Info e biglietti: 011 8815241
Orari di apertura: da lunedì a sabato 11-19 / domenica 10.30-15.30 / un’ora prima degli spettacoli
Mara Martellotta
Sul palcoscenico del Gioiello, repliche sino a domani 4 maggio
Una giornata particolare, una piovosa mattina di novembre, come per Ionesco il re muore. Non un re delle favole, al contrario un re della realtà, in carne e ossa, un re della vecchia Inghilterra schiattato durante i festeggiamenti per l’inaugurazione di un grande albergo. All’improvviso. Tutti stanno parlando di infarto, il medico di corte è impedito d’arrivare per il feroce temporale e le strade disastrate a stilare uno straccio d’autopsia: ma il caso, quel caso che sempre ti ritrovi tra i piedi, vuole che in quello stesso albergo circoli un veterinario, un tale Alfred Scott, specializzato a occuparsi di maiali e che debba essere lui a mettere quella firma. Ma a lui quella morte non sa di infarto, il suo parere è che il sovrano, come un antico sovrano shakespeariano, sia stato assassinato. Un complotto quindi, contro un re da eliminare, “umanissimo nella sua disumanità”, cinico e arrogante, per mettere al suo posto un fantoccio per adesso affidabile e per un giorno assai prossimo eliminabile pure lui. Al momento dell’arrivo del principe ereditario, un ragazzo stupido e inetto, cocainomane, immaturo, che per la morte del padre non prova nessun sentimento, reduce da una notte balorda di liquori e di baldorie e di travestimenti con un costume che mette ben in vista una croce uncinata – il principe Harry ha in passato insegnato -, “il medico dei maiali” rimane solo con lui, pronto a esporre per intero la sua filosofia politica, fatta di una rivoluzione che spazzerà via l’assurda idea di democrazia, instillando nella testa del principe un mare di dubbi – “se fosse…” – attraverso i quali sarebbe possibile arrivare a una (loro) certezza. “Stupido è chi lo stupido fa”, avrebbe sentenziato un tempo Forrest Gump: per cui l’erede si rivela per quella bestia sanguinaria che in realtà – “quando si è capito il gioco”, avrebbe altrettanto sentenziato Pirandello – è, e calcolatrice, capacissima di far tornare quella pretesa rivoluzione del tutto a proprio vantaggio. Perché sappiamo bene che il potere non muore mai.
Secondo appuntamento sui palcoscenici torinesi nella stagione, dopo “L’uomo più crudele del mondo” visto per il calendario dello Stabile, “Il medico dei maiali” – favola nera, grottesca, acida, forse troppo facilmente definibile assurda – ti lascia scoprire e sottolinea la crescita di Davide Sacco (di Torre del Greco, classe 1990), in primo luogo come autore italiano delle ultime leve, drammaturgicamente robusto, come regista in seguito, capace di abitare il suo testo in maniera serrata e in forte quanto salutare crescendo, pieno di chiaroscuri (a cui contribuiscono con alta tecnica le luci messe in campo da Luigi della Monica, la scena semplice e funzionale è di Luigi Sacco) e di passaggi sfumati, di giochi sottili (a tratti percepibili con difficoltà) tra vittima e carnefice, pronti a scambiarsi il ruolo. In una scrittura profonda e veloce, fredda e pungente e sottilmente ragionatrice, “loica”, di quelle che raramente si sentono a teatro. E che in una serata apprezzabile si continua a ricercare. Scrivevo, poco più di un paio di mesi fa, a proposito dell’”Uomo più crudele”: “Tutta in crescendo, una scrittura crudele la sua, spinosa, degradata e fuor di ogni dubbio aspra nell’esporre la crudeltà di un genere umano che non distingue facce e confini, dove gli aguzzini mostrano alla fine un’indole sino a quel momento nascosta. Una scrittura di dolore, di incredibile durezza, di dialoghi immediati e destabilizzanti, che catturano lo spettatore e come in un thriller di tutto rispetto lo tengono in lenta cottura, al massimo dell’attenzione; dove coabitano l’istinto e la ragione, lo sberleffo e la disperazione”, frasi che “Il medico” potrebbe benissimo conservare dentro di sé. Per aggiungere ancora: “Dove per Sacco sembrano aver più peso i pugni nello stomaco, platealmente dati, in spasmodica frequenza, che non certo maggiori, delicati approfondimenti, certe sfumature di caratteri e di parole di cui si vorrebbe più intriso il suo testo che comunque esce dalla penna convincente vincitore”: ecco, per questa nuova occasione, il giudizio positivo cresce, a farla da padrone non è più l’imprevedibilità della storia, i pugni nello stomaco arrivano ma dati con sequenza assai più calibrata, esistono e ben chiari e vanno in perfetta direzione gli approfondimenti, lo studio e le azzeccate costruzioni dei caratteri, i passaggi centellinati e le stazioni del percorso e le parole che come un bisturi sezionano a fondo questo o quel personaggio.
Peccato per il veloce passaggio sul palcoscenico del Gioiello (repliche sino a domani domenica 4 maggio) di un testo ricco di vitalismo e di intelligente coinvolgimento, ulteriore produzione di quel Teatro Manini di Narni di cui Sacco e Francesco Montanari sono direttori artistici. Il quale ultimo è un erede al trono che apertamente quanto sfacciatamente (Eddy, per un attimo d’amicizia), con rigorosi ragionamenti, sfodererà il successo e la scalata al potere, insinuandosi a poco a poco, con sicurezza, con crescente padronanza, da marionetta a tiranno, debellando i lacchè e cospiratori che hanno l’ottima presenza di David Sebasti e Mauro Marino; “il medico dei maiali” del titolo, rivoluzionario abbattuto, ha il piglio concreto ed estremamente sicuro di Luca Bizzarri, sottilmente ironico – i duetti con il collega Kessisoglu me lo hanno da sempre fatto presagire, non conoscevo l’eccellente quota drammatica -, credibilissimo come i suoi compagni di scena, divertente anche nell’arco della tragedia, affabulatore geniale di parabole, apostolo di una leggenda destinata a ricadere tristemente nel nulla.
Elio Rabbione
Le immagini dello spettacolo sono di Salvatore Pastore.
Domenica 4 alle 16.30 al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, Francesco Nicolosi pianoforte e Stefano Valanzuolo voce narrante e testo,eseguiranno musiche di Thalberg, Liszt. Sempre al teatro Vittoria martedì 6 alle 20 (preceduto alle 19.30 dall’aperitivo), Simone Campa & Orchestra Terra Madre eseguiranno musiche di Campa, Mendoza y Cortès, Perez, Blanco, Mario-Nicolardi, Matamoros.
Sempre mercoledì 7 alle 20.30 al conservatorio, per l’Unione Musicale, il Quartetto Doric e il Quartetto Quiroga, eseguirà musiche di Haydn, Brahms, Mendelssohn. Giovedì 8 alle 20.30 e venerdì 9 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Andrès Orozco-Estrada, eseguirà musiche di Debussy, Respighi, Stravinskij. Sabato 10 alle 18 al teatro Vittoria, Iuki Serino violino, Martin Nobauer pianoforte (con invito all’ascolto di Antonio Valentino), eseguiranno musiche di Mozart, Schumann, Faurè. Mercoledì 14 alle 20.30 al conservatorio per l’Unione Musicale, Clara-Jumi Kang al violino, eseguirà musiche di Bach, Weinberg e Ysaye. Giovedì 15 alle 20.30 e venerdì 16 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Andrès Orozco-Estrada e con Laura Verrecchia mezzosoprano, Dave Monaco tenore e Pablo Ruiz basso, eseguirà musiche di Stravinskij e Ravel. Sempre giovedì 15 alle 19.30 al teatro Regio, debutto di “Hamlet” di Ambroise Thomas . Opera in 5 atti. L’Orchestra del Regio sarà diretta da Jèrèmie Rhorer. Repliche fino a martedì 27. Martedì 20 alle 20.30 all’auditorium del Lingotto per Lingotto Musica, Les Musiciens du Louvre diretti da Marc Minkowski, eseguiranno musiche di Mozart. Mercoledì 21 alle 20.30 al conservatorio per l’Unione Musicale, Nicolas Altstaedt violoncello e Alexander Lonquich pianoforte, eseguiranno musiche di Barber, Boulanger, Debussy, Faurè, Britten. Giovedì 29 alle 20.30 e venerdì 30 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Marta Gardolinska e con Marc Bouchkov violino, eseguirà musiche di Berio, Sibelius, Korsakov.
Pier Luigi Fuggetta