SPETTACOLI- Pagina 199

In scena la VI Edizione de Il Festival delle Arti Noi per Napoli 

Il  Festival Delle Arti 2021 Noi per Napoli,  dedicato alla città di partenopea, al suo patrimonio storico e culturale, alle sue tradizioni, alla Lirica e al Bel Canto e a tutto ciò che rappresenta la  partenopea nel mondo,giunge quest’anno alla VI Edizione

La Rassegna è organizzata dalla storica Associazione Culturale Noi per Napoli, fondata dalla Dott.ssa Emilia Gallo, Presidente Emerito, ed è guidata dal soprano Olga De Maio e dal tenore Luca Lupoli

”L’obiettivo – dichiarano De Maio e Lupoli, direttori artistici ed organizzatori del Festival– è quello di promuovere le arti e le passioni, di esprimere le forze creative che sono nel cuore e nella mente di ogni essere umano, per abbattere l’isolamento sociale. Il Festival, infatti, è ispirato ai principi e alle finalità della nostra associazione”
Con loro quest’anno in qualità di Presidente della Giuria di Esperti il noto ,poliedrico artista ed attore italiano,autore del bellissimo recente suo libro ” Sulle Ali Dell’Arte”, Vincenzo Bocciarelli che  ha così entusiasticamente accolto e commentato l’invito dei due artisti lirici partenopei :

“L’arte spazza via dall’anima la  polvere della quotidianità” diceva Pablo Picasso… spesso amo citare questa frase del grande Maestro che trovo particolarmente rappresentativa. In questo nobile pensiero l’arte oltre ad avere il potere catartico di elevazione dell’anima, attraverso l’impegno creativo e al poieon (del fare creativo) ci ricorda quanto l’arte permetta all’essere umano di mettere in atto tutte i suoi strumenti espressivi ed intellettivi atti a rafforzarci e a renderci più forti, e soprattutto in questo momento, più “resistenti”. Sono felice ed onorato di essere il Presidente di Giuria di un Concorso che racchiude come un diamante prezioso tutti i riflessi e le luci del meraviglioso mondo dell’arte.
Spesso sono definito dai miei fans l’acrobata dell’anima in effetti mi sento ogni giorno sul filo sospeso nell’aria,  che finalmente stiamo tornando a respirare come un canto libero.”

L’iniziativa è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli,dalla I Municipalità del Comune di Napoli,dalla Presidenza del Consiglio della Regione Campania ed è inserita tra gli eventi del Maggio dei Monumenti 2021.
Tante le categorie previste per la partecipazione: dalla musica al canto,sia pop che lirico,dalla danza classica e moderna, teatro,poesia, letteratura,narrativa pittura, disegno, scultura, fotografia, cinema(Cortometraggi, Videoclip)artigianato artistico(manufatti, ceramica, orafi),arti enogastronomiche,(le Arti della cucina e del vino), Make-up e quest’anno, novità assoluta,una sezione dedicata alle Arti Circensi “Il Circo Immaginato”.
Proposte, esibizioni, testi, immagini, produzioni, secondo le modalità indicate nel bando,saranno oggetto di votazione  da parte del pubblico a partire dal 24 maggio, fino alla al 1 giugno 2021, attraverso la preferenza espressa con i likes  sulle opere pubblicate e visibili sulla paginafb del Gruppo Festival delle Arti Noi per Napoli    www.facebook.com/groups/FestivalArtiSulWebNoiperNapoli e scaricando da Play Store (https://play.google.com/store/apps/details?id=it.denmarketing.FairApp) e da Apple Store https://apps.apple.com/it/app/fairapp-e-la-fiera-continua/id1298087465),Fair App portale web + app, completamente gratuito, che permette di rimanere in contatto con gli Artisti partecipanti del Festival.
Una Giuria  composta da personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo, del giornalismo, della musica,stilerà dopo aver preso visione del materiale in gara pubblicato, a suo insindacabile giudizio, una propria graduatoria ed assegnerà i Premi ai Vincitori per i primi tre classificati di ogni categoria.
Componenti della Giuria sono :
M°° Olga De Maio soprano e Luca Lupoli Direzione Artistica ed organizzazione
M°Vincenzo Bocciarelli, Presidente
M°Paolo Audino, noto cantautore ed autore italiano di Mina, Celentano,Bocelli,Minghi
Dott.ssa Francesca Rossetti, di http://www.geartiscultura.com
Dott.Diego Paura Caporedattore de Il Roma spettacolo
Dott.ssa Giuliana Covella de Il Mattino
Dott.ssa Laura Bufano di ” Dodicimagazine”
M° Christian Deliso  Direttore D’orchestra
Dott. Marco Lombardi ideatore de Il Circo Immaginato
Dott. Giansisto Garavelli Archiatra Circense
Dott. Claudio Silvestri de Il Roma
Dott.ssa Roberta De Maddi di Megapress
Dott.ssa Anna Copertino di Road TV Italia
Dott. Davide Guida Premio Videolirica DGPhotoArt
Dott.ssa Teresa Mori de Il Roma.
Verranno assegnati e dichiarati vincitori i primi tre classificati per ogni categoria.
Premi e menzioni speciali saranno assegnati dalla Direzione Artistica del Festival,come il
PREMIO NOI PER NAPOLI
La Finale e la Premiazione, in cui verranno proclamati e pubblicati i nomi dei vincitori, avverrà il 2 giugno 2021 e sarà realizzata presso il Pan( Palazzo delle Arti) di Napoli, trasmessa dall’emittente televisiva Campaniafelix tv, in collaborazione con la Redazione di Raffaele Carlino,  in streaming e sulle pagine social dell’Associazione Culturale Noi per Napoli e dei Media Partner :
Campania Felix tv; Radio Svago Webeb;Salotto Espago di Eleonora Cassandra Espago con il circuito tv Video Fashion TV,Musica Italiana Channel,Pavia play tv,Nuova Rete Brescia; Well TV con ” Fatti e Storie da raccontare” a cura della giornalista Francesca Ghezzani;  Teatro TV; DG PhotoArt,le testate giornalistiche  Quotidiano Napoli, Quadrifoglio tv, Grande Napoli;ed inoltre hanno collaborato per la realizzazione digitale LCeventi,DN marketing,DN Eventi.
La partecipazione è gratuita, la premiazione avverrà tramite l’assegnazione di Attestati di Partecipazione e Pergamene digitali.
L’Ufficio Stampa dell’Associazione Culturale Noi per Napoli ed i canali pubblicitari offerti dai media partner aderenti dedicheranno ampio spazio ai vincitori con articoli, interviste e tanta visibilità
In merito alla novità introdotta quest’anno,la  categoria dedicata alle Arti Circensi è intitolata il ” Circo immaginato”,un  contenitore artistico scientifico , ideato dal medico napoletano Marco Lombardi,che veicola, attraverso le arti  circensi e le arti in generale messaggi sociali, e valore aggiunto il Patrocinio dell ENCI,( Ente nazionale circhi) ed in  collaborazione con il dott Giansisto Garavelli, medico dell ASST di Pavia e medico circense. Alla sezione Circo nel Festival delle Arti 2021 sarà dedicato anche il Premio “Principessa Stephanie di Monaco” e parte integrante del progetto sarà il Circo Medrano Casartelli, unico Circo italiano ad aver attivato un programma culturale di cui il Dott.Lombardi e’ il responsabile scientifico.
Per info & contatti
Associazione Culturale Noi per Napoli
noipernapoliart@gmail.com
351 5332617 w.app   339 4545044
https://olgademaio.it/
https://lucalupoli.it/
http://www.noipernapoli.it
https://youtube.com/c/LucaLupolitenoreOlgaDeMaiosoprano
https://www.facebook.com/AssociazioneNoiPerNapoli/
https://www.facebook.com/Noi-Per-Napoli-Show-113094520448884/

 

 

 

Se il Giro d’Italia diventa commedia circense

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La FLIC torna a teatro con una commedia circense dedicata al Giro d’Italia 

Sabato 29 maggio 2021 – ore 20:30

Teatro Concordia, Corso Giacomo Puccini, Venaria Reale (TO)
Compagnia Madame Rebiné in “Giro della piazza” nell’ambito della rassegna “Citè 2021”

 

Domenica 30 maggio 2021 – ore 18:30

In streaming su www.youtube.com/user/ScuolaFlic

Spettacolo “Mani in Tasca” con allievi del corso Mise à Niveau diretti da Erika Bettin

 

Dopo la pausa forzata del 2020, la FLIC Scuola di Circo torna dal vivo con la rassegna “Cité” al Teatro Concordia di Venaria Reale e lo fa con una commedia ciclo-comica dedicata al Giro d’Italia, il “Giro della Piazza” dei Madame Rebinè, compagnia che durante questa creazione ha seguito dal vivo il 101° Giro d’Italia e sperimentato il forte rapporto che questo sport ha con le città e con i suoi abitanti.

Proseguono anche le proposte in streaming con lo spettacolo “Mani in Tasca”, in cui vanno in scena gli allievi del corso Mise à Niveau diretti dalla regista e coreografa Erika Bettin

 

www.flicscuolacirco.itwww.teatrodellaconcordia.it

 

 

Dopo la pausa forzata del 2020, riprende finalmente vita la cittadella del circo a Venaria Reale grazie a “Cité 2021”, VIII edizione della rassegna internazionale di circo a teatro ideata e diretta dalla FLIC Scuola di Circo di Torino, in collaborazione con Fondazione Via Maestra e Teatro Concordia, che da sempre propone un circo nuovo che si esprime con un linguaggio multidisciplinare nato da ricerche che relazionano il circo con teatro, danza, musica e altre forme di spettacolo.

 

“Cité” propone due appuntamenti che fondono lo sport con il circo e sabato 29 maggio alle ore 20:30 si inizia con uno spettacolo dedicato al Giro d’Italia (che terminerà il giorno successivo), la commedia ciclo-comica “Giro della Piazza” della compagnia Madame Rebiné.

Data l’attuale situazione legata all’emergenza sanitaria, i posti verranno assegnati dal teatro per rispettare le misure di sicurezza di distanziamento e capienza. Lo spettacolo prevede un biglietto di ingresso unico di € 10;00 ed è possibile prenotare telefonando al numero 0114241124 o inviando una mail a biglietteria@teatrodellaconcordia.it o a booking@flicscuolacirco.it

 

Entrambi gli appuntamenti di “Cité” sono con compagnie composte interamente da ex allievi della scuola di circo, in un percorso di sostegno che da sempre la FLIC offre a molti dei sui “vecchi” studenti e che quest’anno assume un significato e una motivazione ancora più forti, in relazione alla crisi del settore dovuta alla pandemia.

La Compagnia Madame Rebinè compie proprio in questi giorni i suoi primi 10 anni di vita – nata nel 2011 a Toulouse maturando un progetto iniziato nel 2007 dall’incontro di Andrea Brunetto, Max Pederzoli e Alessio Pollutri alla FLIC – e lo spettacolo di Venaria sarà quindi l’occasione per festeggiare e celebrare insieme questo importante traguardo, insieme alla scuola e a docenti che li hanno accompagnati nei primi passi e in altre occasioni della loro carriera segnata da rilevanti collaborazioni con registi e produzioni internazionali.

“Giro della Piazza” è nato dal desiderio di celebrare il ciclismo nei suoi aspetti più rilevanti, quello della resistenza fisica e del coinvolgimento del pubblico. Per studiare l’argomento, durante la creazione dello spettacolo, i tre componenti della compagnia hanno partecipato al 101° Giro d’Italia e sperimentato il rapporto molto ravvicinato che questo sport ha con le città e con i suoi abitanti. Per questa ragione hanno deciso di esaltare le peculiarità del teatro di strada e lavorare su un compromesso neo-classico in cui elementi della tradizione popolare sono al servizio di una drammaturgia più contemporanea. Il risultato è uno spettacolo molto coinvolgente, dal ritmo serrato in cui gli artisti sono chiamati a una prova di resistenza al limite della performance e dove per la prima volta hanno sperimentato dei momenti di interazione con il pubblico.

La sinossi presenta così lo spettacolo al pubblico: Gentili signore e signori buonasera e benvenuti al Giro della piazza. Un percorso ciclistico insidioso che negli anni ha visto lo sbocciare di atleti quali Bartali, Coppi e Pantani e che oggi vedrà in pista le promesse del ciclismo italiano. Chi sarà il vincitore? Andrea Brunello, il ciclista veloce e snello ma soprattutto bello o Tommaso, il ciclista dal grande naso? Per scoprirlo non resta che scendere in piazza e fare il tifo per il vostro preferito.

 

 

I lungometraggi Disney per Musical a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 30 maggio, ore 19   DISNEY MUSICAL 

Il primo appuntamento di Musical a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi è dedicato ai lungometraggi animati Disney, creati secondo le buone regole del teatro/cinema musicale fin dal primo grande esperimento Biancaneve e i 7 Nani del 1937.

Walt Disney aveva capito che il successo di un film animato dipendeva dal narrare storie universali con canzoni estremamente emozionanti e condivisibili. La formula funziona anche negli anni ’40, nonostante la guerra mondiale, con Pinocchio e I Racconti dello Zio Tom – che portano ai Disney Studios i primi Premi Oscar per le migliori canzoni e colonne sonore – e si ripete per tutti gli anni ’50 e ’60 con grandi capolavori come CenerentolaPeter Pan, La Bella Addormentata e Mary Poppins che segna l’arrivo degli infallibili fratelli Sherman come autori di canzoni indimenticabili. Con il declino del genere Musical degli anni ’70 e ’80, anche la Disney arranca per un paio di decenni fino all’arrivo del geniale duo Ashman & Menken che, con La Sirenetta del 1989, inaugura il Rinascimento dei Disney Studios che riproporranno i propri musical animati sia in film live-action che a Broadway e nei palcoscenici di tutto il mondo. Di questo periodo aureo, anche in termini d’incassi, saranno interpretati dalla STM – Scuola del Teatro Musicale La Bella e la BestiaAladdinIl Re LeoneIl Gobbo di Notre DamePocahontasHercules, Mulan e Tarzan in medley tematici o dedicati ai singoli titoli, per concludere con i due capitoli di Frozen, i più grandi successi commerciali del cinema d’animazione con due canzoni-manifesto d’immensa popolarità.

Musical a Corte è organizzata da Reverse Agency in collaborazione con STM – Scuola del Teatro Musicale e Fondazione Ordine Mauriziano.

PROGRAMMA

Prologo: A Dream is a Wish Your Heart Makes CENERENTOLA

Medley: LAVORO

Impara a Fischiettar BIANCANEVE, Fa’ una Fischiatina PINOCCHIO

Medley: AMORE

Can You Feel The Love Tonight RE LEONE, I Won’t Say I’m in Love HERCULES, Let’s Get Together COWBOY IN ABITO DA SPOSA, Belle LA BELLA E LA BESTIA, Someday My Prince Will Come BIANCANEVE, Once Upon a Dream LA BELLA ADDORMENTATA

Medley: L’ISOLA CHE NON C’È

Puoi Volar PETER PAN, Questo è l’Amor CENERENTOLA, Il Mondo è Tuo ALADDIN, Seconda Stella a Destra PETER PAN

Medley: LA SIRENETTA

In Fondo al Mar, Parte del Tuo Mondo, Io La Gioia Darò, Baciala

Reflection MULAN

Medley: MAGIA

Bibbidi Bobbidi Bù CENERENTOLA, Supercalifragili…, Cam Cami Nin MARY POPPINS, Zipp-a-Di-Du-Da I RACCONTI DELLO ZIO TOM, Hakuna Matata RE LEONE

Medley: IL GOBBO DI NOTRE DAME

Le Campane a Notre Dame, Santuario, Là Fuori

Medley: BELLA E LA BESTIA

Something There, Tutto è Cambiato in Me, Qui da Noi

Medley: NUOVI MONDI

If I Never Knew You POCAHONTAS, You’ll Be in my Heart TARZAN

Let it Go, Into the Unknown FROZEN I & II

Finale: When You Wish Upon a Star PINOCCHIO

CREDITI

Solisti: Andrea Ascari, Gaia Bellunato, Davide Gasparrini, Elisa Mattioli, Valentina Milan, Davide Torlai

Pianoforte: Giuseppe Guerrera

Progetto e testi: Andrea Ascari

BIGLIETTI

Il costo del biglietto è di 25 euro. Sarà possibile acquistare i biglietti sul circuito Ticketone o presso la biglietteria del teatro aperta dal mercoledì al venerdì dalle 16 alle 18. Info e prenotazioni: biglietteria@teatrosuperga.it

Info

TSN Teatro Superga Nichelino

Via Superga 44, Nichelino

011.6279789 (martedì e venerdì ore 15-17)

www.teatrosuperga.it   biglietteria@teatrosuperga.it

TSN WhatsApp: news e promozioni da quest’anno arrivano direttamente su WhtasApp inviando TEATRO SUPERGA ON al numero 011.6279789

“Io ne esco”, una riflessione sulla contemporaneità

Al Cap 10 100 in scena fino al 5 giugno la produzione teatrale della compagnia Genovese Beltramo

 

Al Cap 10100, in corso Moncalieri 18, alle 19.30 è in scena dal 25 maggio scorso al 5 giugno la produzione teatrale dal titolo “Io ne esco”,  della Compagnia Genovese Beltramo, realizzata in collaborazione con lo stesso Cap 10100.

Lo spettacolo ha preso origine da un’idea nata in tempi pre Covid e sviluppata a partire dall’inizio del 2020, diventando a tutti gli effetti un lavoro teatrale e un’operazione di resistenza culturale, un grido da parte del teatro indipendente, capace di coinvolgere direttamente anche gli spettatori desiderosi di tornare ad assistere ad uno spettacolo dal vivo.

Il progetto è nato dalla volontà di rielaborazione drammaturgica da parte di Viren Beltramo di tre opere di Eugene Ionesco, noto drammaturgo del Novecento, “Il rinoceronte “, “Il pedone nell’aria” e “ Il re muore”.

“Io ne esco” risulta un viaggio personale e, al tempo stesso, una lotta contro la disumanizzazione del presente, un atto di coraggio, un viaggio entro i limiti dell’essere umano che, per restare tale, può fare solo una scelta, quella di non arrendersi. Tale scelta forse non lo salverà dalla morte, ma sicuramente da una vita vissuta di stenti e da un’agonia rappresentata dalla mera sopravvivenza. Combattere la progressiva disumanizzazione cui va incontro la società contemporanea significa scegliere, nonostante tutto, di essere pienamente umani.

La prenotazione  per lo spettacolo è obbligatoria al link https://tinyurl.com/IoNeEsco

Mara Martellotta 

“Plenilunium” apre la stagione di San Pietro in Vincoli con un’articolata serata dedicata alla Luna

SAN PIETRO IN VINCOLI ZONA TEATRO

Inizia la stagione E/STATE IN SVINCOLI! 2021:  venerdì 28 maggio “Plenilunium” apre la stagione con un’articolata serata dedicata alla Luna, nell’ambito della manifestazione Torino a Cielo Aperto.

Ma non solo: San Pietro in Vincoli ha fatto il percorso promesso lo scorso ottobre, grazie al bando di Fondazione Compagnia di San Paolo per il rilancio dell’ex cimitero e, a partire da questa  sera e per tutta l’estate, si potrà ammirare la nuova illuminazione di San Pietro in Vincoli e il lavoro sull’identità visiva.
 
Programma di venerdì 28 maggio, dalle 17,30 al coprifuoco
LA LUNA E LA SCIENZA
Spettacolo teatrale La favola di un’altra giovinezza con Eliana Cantone (Il Mutamento)
Concerto Live Elisa Fighera, viola ed Elisa Bosio, violino
Proiezioni La luna a San Pietro Omar Bovenzi
Canti a cappella Moon Night Tale LabPerm
Conferenza del prof. Attilio Ferrari Presidente di
Infini.To – Planetario di Torino

Proiezione del film Moon di Duncan Jones (2009, 97′) versione originale sottotitolata

Da Rossini ai Beatles

A Racconigi, “Progetto Cantoregi” riparte con un concerto alla Soms

Domenica 30 maggio, ore 17,30

Racconigi (Cuneo)

E’ una lunga e indubbiamente coraggiosa galoppata musicale, con brani che vanno dall’Ottocento ai giorni nostri, quella pensata dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi”, per riprendere le attività (eccezion fatta per quelle possibili mai interrotte), dopo la chiusura forzata a causa dell’emergenza sanitaria. L’appuntamento è per domenica 30 maggio, a partire dalle 17,30, negli spazi della “Soms”  (ex Società Operaia di Mutuo Soccorso e oggi sede dell’Associazione), con il concerto ad ingresso gratuito “Da Rossini ai Beatles”, fra le note della musica classica, del blues, del jazz e del rock . Impresa non da poco. Un’avventura che si preannuncia però di grande interesse e suggestione, se si pensa ai nomi diprimissimo piano dei protagonisti: le statunitensi, ma ormai piemontesi di adozione, Sherri Anne Grieve e Fe Avouglan (soprano) Chiara Leto (clarinetto), Emilio Marcucci (baritono) e Gioacchino Scomegna(pianoforte).

“La chiusura forzata – ricorda Marco Pautasso, presidente di Cantoregici ha consentito anche di proseguire nei lavori di miglioramento della Soms e di implementazione della sua dotazione tecnica, ben testimoniato dal successo del crowdfunding per l’acquisto di un videoproiettore e un telo meccanizzato da proiezione. E se gli schermi – dei personal computer, dei tablet o degli smartphone – nostro malgrado, sono diventati in questi mesi le principali interfacce visuali della nostra comunicazione quotidiana, non potevamo non misurarci anche noi con questi strumenti digitali, cercando di adattarli alla nostra poetica”. Una rivoluzione copernicana, se vogliamo, per chi ha fatto del teatro di e per il popolo il proprio vessillo artistico. “O forse solo, giocoforza, un adeguarsi – prosegue Pautasso – e adattarsi ai tempi, senza snaturare i principi fondanti del proprio credo scenico. Sono nate così iniziative come l’allestimento Come rane d’inverno, pensato per il Giorno della memoria, l’intervista allo storico Eric Gobetti per il Giorno del ricordo, Zona rosa. Discorsi semiseri attorno al mondo delle donne’, organizzato in collaborazione con Concentrica per la Festa della donna, e Voci di libertà’, il nostro oratorio laico dedicato alla resistenza al femminile per il Giorno della Liberazione. Nuove modalità espressive, iscritte però nel solco di una tradizione di impegno nella celebrazione del calendario civile che, anche in questo annus horribilis, non abbiamo voluto mancare. Nell’attesa di poterci nuovamente abbracciare. Non solo simbolicamente.

Per info: “Progetto Cantoregi”, Soms, via Carlo Costa 23, Racconigi (Cuneo), tel. 349/2459042 o www.progettocantoregi.itinfo@progettocantoregi.it

Prenotazione obbligatoria.

g. m.

Nelle foto:
– Fe Avouglan
– Sherri Anne Grieve
– Emilio Marcucci

 

Antonello Venditti in concerto a Stupinigi

DA LUGLIO LIVE CON UNPLUGGED SPECIAL 2021

Da luglio ANTONELLO VENDITTI tornerà ad esibirsi dal vivo in tutta Italia con “UNPLUGGED SPECIAL 2021”.

Antonello Venditti, nella sua incredibile carriera, ha emozionato intere generazioni mettendo in musica i suoi sentimenti e l’amore, tematiche sociali e culturali.
In questi speciali concerti il cantautore ripercorrerà in una versione unplugged le sue più importanti canzoni, ripercorrendo il suo straordinario repertorio.

Queste la date ad oggi confermate:

02 luglio NICHELINO (TO) – STUPINIGI SONIC PARK

06 luglio CERVERE (CN) – ANFITEATRO DELL’ANIMA

08 luglio VILLAFRANCA (VR) – CASTELLO SCALIGERO

10 luglio TREVISO – ARENA DELLA MARCA

13 luglio FERRARA – PIAZZA TRENTO TRIESTE

19 luglio GARDONE RIVIERA (BS) – ANFITEATRO IL VITTORIALE

23 luglio MAJANO (UD) – FESTIVAL DI MAJANO

25 luglio VIGEVANO (PV) – CASTELLO SFORZESCO

29 luglio TAORMINA (ME) – TEATRO ANTICO

01 agosto ENNA – CASTELLO DI LOMBARDIA

10 agosto LECCE – PIAZZA LIBERTINI

16 agosto CATTOLICA (RN) – ARENA DELLA REGINA

04 settembre PRATO – PIAZZA DUOMO

08 settembre VICENZA – PIAZZA DEI SIGNORI

I biglietti per UNPLUGGED SPECIAL 2021sarannodisponibili in prevendita a partire dalle ore 18.00 di oggi, venerdì 21 maggio.
Per info: www.friendsandpartners.it

www.antonellovenditti.it

 www.instagram.com/antonellovenditti.offiacial

www.facebook.com/AntonelloVendittiUfficiale

I personaggi di Kureishi, se la scappatella rompe la rispettabilità

“The spank” in prima mondiale, per la stagione dello Stabile

 

Lo spunto per “The spank”, scritto da Hanif Kureishi – di padre pakistano e madre inglese, romanziere (“Il Budda delle periferie”), drammaturgo e sceneggiatore (gli si devono principalmente i successi di “My beautiful laundrette” con nomination all’Oscar e “Sammie e Rosie vanno a letto”) – e prodotto e rappresentato in prima mondiale dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, è autobiografico.

“Questa storia di un’amicizia è nata da qualcosa di assolutamente naturale, un’abitudine che ho da anni: vedere un amico una o due volte alla settimana in un caffè di quartiere. Stranamente, ci mettiamo seduti uno di fianco all’altro, in parte perché i mi devo sistemare vicino all’orecchio che gli funziona… io e il mio amico beviamo un po’, talvolta mangiamo, ci lamentiamo molto, parliamo del più e del meno, e vediamo come va. Analizziamo la commedia dell’esistenza, le nostre famiglie, gli altri amici, parliamo di sport, di politica e del nostro lavoro… l’amicizia è una forma di ozio volontario, il rapporto si basa sulla parità, non sul potere”. Questo racconta Kureishi. Quel caffè (un rifugio, un antro della conoscenza, un pub senza pretese, divenuto nella scena di Laura Benzi una succosa chiccheria), quella coppia, sono ancora uno sguardo aperto sulla Londra di oggi, uno sguardo amplificato, con l’umanità proveniente dal resto del mondo. Perché Sonny è di professione dentista, Vargas farmacista, lavorano nella stessa strada londinese, a pochi metri di distanza, i genitori di entrambi sono immigrati che per i figli hanno costruito con sicuri sacrifici un’esistenza solida e di successo. Un rapporto che li lega da anni, piccole e grandi confidenze, le parole che ti sconvolgono o le banalità di ogni giorno. I loro figli si conoscono, le mogli si frequentano e se un giorno Vargas, così, per parlare, chiede a Sonny di rendergli conto, per vecchia amicizia, chi sia quella bionda con cui l’ha visto giocare a tennis qualche giorno prima, mentre la cingeva anche con un braccio attorno alla vita, ecco che il perbenismo, la rispettabilità tutta quanta su cui è costruita una vita, ecco che quell’antica amicizia si sfaldano, scricchiolano con rumori sempre più sinistri, con relativo quanto successivo resoconto da moglie a moglie. Sì, una relazione c’è, da un anno e mezzo. Che fa Sonny, si discolpa? In un torrentizio dialogo – reso dalla traduzione di Monica Capuani brillantemente – che avrebbe tutti i presupposti per stare su un ring, feroce e struggente, pacato e urlato, inseguito e distorto, Sonny incassa quella buriana che gli è piovuta sulla testa, in pacata croce di fronte ad un Vargas che sbandiera la giusta bontà del proprio operato e la certezza della forza che al contrario tiene unita la sua famiglia.

In un alternarsi di umorismo e di malinconia, che Kureishi maneggia con grande intelligenza e che è forse l’aspetto più vero e vitale della commedia, ben altro succede nei 100’ di svolgimento, tra il tecnologico e il moderatamente porno, tutto quanto giocato in salsa decisamente attuale. Come ci appare moderno e intrigante quel coro di personaggi invisibili che ruotano intorno ai due uomini e che intessono altri rapporti, man mano in via anch’essi di disfacimento a causa dell’allegra quanto sbadata scappatella. Tra sbandierate sicurezze e fughe in alberghetti di quart’ordine nel tentativo di ritrovare un minimo di pace, tutto vacilla, non soltanto i rapporti ma la vita stessa. Dov’è finita la normalità, cosa è successo, ci si chiede: di fronte al disfacimento delle verità o della verità, che, a voler aggiustare in qualche modo ogni sconquasso, qualche limite dovrebbe pur averlo. Filippo Dini, nella sua veste di regista, chiudendo l’azione tra tuoni e scrosci di pioggia e velari che seppelliranno ogni cosa, espone e non giudica, racconta in piccoli tocchi le tragedie di questi piccoli uomini ridicoli. In stacchi indovinati di luci e di ombre, di parole e suggestioni, di rabbie e ricordi. In un inseguirsi di moti dell’animo che fanno di “The spank” (la sculacciata, “Spankies” è l’insegna che campeggia luminosa sopra il bancone) un piccolo capolavoro di analisi dei rapporti umani. Certo il successo dello spettacolo non si ferma al solo testo: basta vedere il crepitìo di umori che le interpretazioni di Dini (che è Vargas) e di Valerio Binasco (che è Sonny) sanno far nascere per comprendere quanto i due attori abbiano assimilato i loro personaggi e ce li restituiscano con impareggiabile bravura.

Elio Rabbione

 

Foto Luigi De Palma

“Io ne esco”, torna il teatro

 CINQUE ATTORI, UNO SPETTACOLO, DIECI REPLICE. DRAMMATURGIA DIVIREN BELTRAMO

Di Alessia Savoini

Io ne esco, primo spettacolo teatrale post pandemia con cui debutta il Cap10100, un’esperienza visiva in replica per dieci giorni, dal 27 maggio al 5 giugno 2021, con la prestigiosa regia di Viren Beltramo, attrice, formatrice e organizzatrice teatrale, presidente dell’associazione culturale Compagnia GenoveseBeltramo.

Sul palco di uno spazio culturale che non si è lasciato indebolire dagli effetti della pandemia, ma che anzi ha stravolto questa nuova normalità con innovazione e inclinazione all’arte e all’incontro, cinque attori coinvolti nella drammaturgia e nell’intreccio di tre opere del grande Eugenio Ionesco – Il rinoceronte, il pedone dell’aria, il muore -, porteranno in scena la rivisitazione originale di queste piéces teatrali, attraverso lo sguardo di VirenBeltramo, che ci guiderà in un’esperienza nuova e toccante.

In questo tipo di teatro e nella rappresentazione che ne hai costruito, esiste ancora un’identificazione tra la narrazione e il pubblico (che è un nuovo pubblico), o i dettami di questo momento storico hanno stravolto i canoni di fare teatro? Le persone che verranno a vedere lo spettacolo sono sature di un lungo periodo di silenzio, isolate dal palco.

L’idea di questo spettacolo nasce prima del tempo della pandemia, anche se l’allestimento ha preso forma nei postumi del lockdown. È nato da un amore per il teatro e per la scrittura di Ionesco, mi sono sempre trovata nelle sue parole e, riletto alla luce di quello che ci sta succedendo, così come lo è stato alla luce di quanto mi stava succedendo due anni fa,  va a costituire una sorta di ancora, uno stimolo, che si snoda attraverso un’opera di innamoramento della parola. Ionesco parla di virus, di vaccini, della paura di ammalarsi, della diversità, della disumanizzazione, sono tutte tematiche che questa pandemia ha fatto esplodere e quindi credo che le persone si possano riconoscere quanto noi, quanto me. Sono parole, le sue, di cui mi sono presa una libertà, con la scusa di amarlo l’ho un po’ stravolto, l’ho decostruito e ricostruito per costruire una nuova storia, perché io avevo bisogno di una storia.

Il nuovo pubblico. Io ne esco suggerisce l’invito a un’azione, quasi liberatoria. Non vi è epicità nella presa di posizione, quanto un ricollocamento della coscienza, individuale e quindi collettiva, della dimensione dell’uomo nella sua normalità. Qual è la spinta e quale la responsabilità che vuoi trasmettere in e con questo spettacolo, qual è la sua potenzialità trasformativa?

Io ne esco vuole essere uno specchio, come spesso il teatro si trova a essere. Vedere persone dal vivo che vivono delle esperienze che automaticamente ti contagiano nell’esperienza, fa sì che tu ne esca trasformato. Credo che chi si lascerà attraversare dallo spettacolo ne potrà uscire meno solo, perché questo è il viaggio di un essere umano che si torva più volte a fare una scelta e a decidere da che parte stare e che poi sceglie fondamentalmente la vita, sceglie di non accontentarsi. Credo sia un messaggiotrasversale a tutte le generazioni più che per il nuovo pubblico, perché ne ha bisogno il giovane come il meno giovane, sia nella sensazione di sciogliersi dalla solitudine sia nella volontà di essere contagiato da questa voglia di prendere coraggio. In questo momento soprattutto in cui ci sentiamo così isolati. Spero che alla fine le persone si sentiranno parte di qualcosa. E questo è proprio il potere del teatro dal vivo.

Quale posizione occupa il teatro in una società sempre più localizzata in una dimensione virtuale? Molti lavori hanno adottato la forma di smart working, il contatto umano e la soglia di separazione tra lo spazio personale e il mondo esterno si sono molto assottigliati e spesso nullificati. Nel mondo dell’arte del corpo, della vibrazione e del contatto visivo e sonoro, quali evoluzioni possibili e di valore vedi concrete in questo nuovo modo di viversi normali?

Finché si poteva abbiamo lavorato dal vivo, con l’uso della mascherina. Non abbiamo fatto laboratori online, solo un unico spettacolo in streaming lo scorso mese, ma perché ci è stato chiesto da amici, abbiamo evitato il più possibile di fare teatro virtuale, per me la parola teatro-in-streaming non ha senso, ma questo non vuol dire che chi l’ha fatto non abbia realizzato qualcosa di vero, è che per me non è teatro, poi noi facciamo cinema, il video lo amiamo e lo affrontiamo, ma è un altro strumento di comunicazione. Abbiamo percorso anche la realtà virtuale in questa pandemia, è una cosa ancora più distante, all’ennesima potenza del digitale, ma non è teatro. Il teatro è solo dal vivo. Tutto il resto sono altre cose, sono ibridi, sono sperimentazioni, sono tentativi, dignitosi di sopravvivenza. Ma il teatro non è morto e ha resistito per ora, vive da ben prima di noi e ci supererà tutti.

Eugenio Ionesco ha vissuto un tempo di transizione, il passaggio dalla Romania a Parigi, portando nelle sue rappresentazioni il limite della lingua che aveva sentito proprio. Delle tre opere che hai scelto, qual è la linea che le lega in una narrazione unica e in che modo la tua rielaborazione ha toccato l’ordinario? Quale aspetto hai toccato, smascherato, per ri-rappresentarlo?

Sono tre opere collegate per appartenenza, fanno parte di quello che viene definito ciclo Bérenger, nome del personaggio che incarna l’alter ego dell’autore. Nel mio caso, la storia del rinoceronte è il collante generale, al cui interno sono inseriti il pedone, che per me è il viaggio che più si avvicina alla spiritualità, quell’esperienza grazie alla quale si cominciano a vedere le cose in modo nuovo, e il muore, che nel nostro caso serve per accedere agli inferi, alle paure, all’incubo, all’ultima manifestazione di paura prima di fare la scelta finale. Poi non voglio rivelare troppo, ho rappresentato delle scelte che vorrei scoprisse il pubblico mentre guarda lo spettacolo.

Per quanto riguarda la rielaborazione, ho messo in relazione quello che per me è il teatro, rispettando Ionesco e omaggiandolo, creando due dimensioni: la dimensione dove è il pubblico (poi capirete perché) e la dimensione del palco, che hanno due linguaggi diversi, due modi di gestire il caos diversi, di gestire la paura, di manifestarla. Sicuramente il mio focus è molto incentrato sulla paura, sulla relazione con la paura e sulla scelta. Decidere da che parte stare. Credo sia un momento storico in cui uno questo sforzo lo si debba fare.

La dimensione del pubblico dovrà fronteggiarsi con una nuova modalità di essere spettatore: guardare uno spettacolo con la mascherina, distanziato nel suo insieme, già questo è una forma di isolamento, chi assiste è questa volta ancora più incanalato dentro sé. Si crea una separazione più sentita. Forse il teatro intraprenderà nuovi sviluppi, come compagniaavete pensato a nuove formule e forme nel vostro modo di fare teatro?

Io credo che le persone siano sature di sentir parlare di virus e mascherine, per cui l’ultima cosa di cui vogliono sentire qualcosa è la pandemia, io non tradurrei per ora questa realtà che ci appartiene, soprattutto in questo momento, lascerei passare del tempo prima di raccontarla, perché ancora la stiamo vivendo, ancora stiamo cercando di capire cosa ci sta succedendo, quindi anzi, proteggerei tutto quello che è stato fatto. Noi siamo una generazione di mezzo, proteggere quello che abbiamo è un obbligo morale per le generazioni a venire. Chi è stato prima di noi ci sta lasciando un’eredità e ne ho sempre avvertito molto forte la responsabilità, ora più che mai, perché sono tantissime le persone ad avere perso ciò che non era basato su fondamenta sufficientemente forti dal punto di vista economico, politico, e per me questa è una responsabilità, prima che di artista, di essere umano. Sono così contenta di accogliere un pubblico dal vero, che anche se sono separati da un metro cercheremo di colmare questa distanza con tutta la nostra energia. Mi auguro che il desiderio per questa stanca arte sia forte e sufficiente a mantenerci in vita.

Fare produzione è stata la nostra scelta, in questo periodo ci siamo resi conto di cosa era in nostro potere, abbiamo potuto creare reti, aprirci, metterci in contatto con tutte le altre realtà che vogliono collaborare, per creare insieme e farci trovare pronti quando il pubblico avrebbe potuto goderne di nuovo. Questo è quello che abbiamo fatto in pandemia e che stiamo continuando a fare.

Siamo in un momento di ri-apertura. Apertura e chiusura sono gli estremi necessari alla creazione, il presupposto è il vuoto come condizione indispensabile all’artista per la produzione dell’espressione. Il vuoto a cui segue il rifiuto del vuoto stesso. E in mezzo a questa concatenazione, vi è il momento creativo. Il tuo spettacolo, come hai dichiarato all’inizio, nasce da un’idea precedente alla chiusura, mentre la sua realizzazione è avvenuta nella fase di riapertura. C’è stato, in questo intramezzo, un’evoluzione, un cambiamento, un’infiltrazione che ha cambiato il modo di produrre e di vedere questo spettacolo?

ed è stato il tempo. Non abbiamo mai avuto il tempo di dedicare così tanto tempo. Concretamente, questo periodo difficile ci ha portato quel che nell’ordinarietà in cui eravamo immersi prima era spesso solo un ritaglio, e abbiamo cercato di valorizzarlo il più possibile. Tutti siamo stati coinvolti in un processo di approfondimento, abbiamo avuto il tempo di interrogarci, perché meno presi dal vortice. Abbiamo perso tutto,ma nel perdere tutto abbiamo guadagnato questa cosa preziosa chiamata tempo e abbiamo cercato di farlo fruttare.

Questo periodo storico si è declinato in una plurima dimensione del conflitto. Mentre Ionesco lo ha affrontato dal punto di vista linguistico, da una lingua a un’altra lingua, noi ne abbiamo vissuto uno tra corpo e corpo. Chi recita porta una realtà del suo ordinario e, per quanto il tuo spettacolo vuole essere un omaggio alla scrittura e al teatro di Ionesco, c’è qualcosa di imprescindibilmente tuo e del tuo tempo. Qual è stato il tuo conflitto?

Io mi sono focalizzata più sui parallelismi che sul conflitto, ho fatto un altro tipo di percorso, ho cercato tutto ciò che in luirisuonava come punto in comune con la nostra realtà, seppur lui scrisse dopo una guerra, figlio di una delle cose più truci che ha vissuto la nostra umanità. Forse il conflitto è talmente quotidiano, quello che viviamo, che per me questo spettacolo è statoun’ancora, un’esigenza, l’ho creato e ci ho dato energia perché in un momento di tensione costante della vita quotidiana di ciascuno, nel fare qualsiasi cosa, non avevo questa necessità di esplorare un travaglio. È un viaggio sulle domande che uno si fa, per cui il conflitto è intrinseco all’opera stessa, ma non ho dato energia a questa dimensione. Per me il conflitto fa parte della vitalità, è un motore, io adoro la possibilità, il privilegio che si ha all’esterno di vedere due piani che vivono in parallelo, nello spettacolo succede spesso, puoi vederlo come un conflitto o puoi vederne la tessitura comune, ci sono entrambe le cose. Io tendo più all’armonia e forse lo spettacolo questa cosa la rispecchia.

Ionesco dice che <<il teatro è al rivelazione di qualcosa che era nascosto>>. Si porta sempre in scena l’uomo, quando ci si espone si mostra una parte che era stata nascosta. È una scelta tra ciò che riveli e ciò che decidi di tenere nascosto.

A me spaventa sempre dover spiegare, soprattutto Ionesco, perché spiegando si incorre nel pericolo di porre dei limiti. Sono moltovisiva, ho creato immagini. Figlia di un pittore, sono cresciuta con l’arte visiva, alla domanda che ponevo innanzi all’arte astratta di mio padre “cos’è?” lui rispondeva “quello che vedi”. Se ti dico cosa vedo io, tu che stavi vedendo qualcos’altro cadi nella preclusione della possibilità di vederlo.

Io ne esco. Critica sociale o dramma interiore?

Abbiamo tentato di fare quello che non siamo soliti fare. Non vuole essere una presa di posizione politica, ma una necessità di uscire dall’angoscia, da questo stato che questo periodo ci ha fagocitato.

Il rinoceronte di Ionesco andò in scena per la prima volta in Francia nel 1960. La sua era una denuncia alle ideologie totalitarie, che producono massificazioni e conformismo. Gli abitanti de Il rinoceronte si abbandonano passivamente alla metamorfosi da uomo ad animale. Qual è il rischio della nostra perdita? Quale soglia implica questa deriva?

Il pericolo è la disumanizzazione, che è intrinseca all’opera del rinoceronte. Abbiamo una costante necessità di identificare cosa sono le emozioni positive e cosa sono quelle negative, volendo a tutti i costi escludere quelle negative, manifestando sempre quelle positive e dichiarandole sui social, pensiamo che questo ci salvi, ci protegga e ci elevi, ma in realtà non è così, perché l’essere umano si unisce e cresce attraverso il dolore. Nel nostro caso credo che il pericolo sia una ricerca di sicurezza, abbiamo bisogno di essere rassicurati perché siamo spaventati, abbiamo mille motivi per esserlo.

Credo che il male, la violenza, sia una condizione naturale e il bene, il positivo, sia una chiave di lettura, una tendenza che si va a ricercare. Attribuendo quindi alla violenza un connotato naturale, è come se il teatro assumesse questa forza violenta, ha il potere di travolgere, finito lo spettacolo si torna a casa con una domanda o con una risposta e se è così è perché qualcosa si è smosso. E affinché qualcosa venga mossa, il teatro agisce una piccola violenza sul suo pubblico. Io ne escopuò reputarsi un atto violento?

Io spero che sia l’atto violento più efficace. Perché in questo momento l’atto violento con più risonanza è la delicatezza, siamo anestetizzati dalla violenza. Quello che vediamo non ci tocca più, non abbiamo bisogno di schiaffi, di parole pesanti… Nello spettacolo sono presenti queste componenti, ma sono impotenti in questo momento. Una persona che ti vuole parlare davvero, che ti vuole sfiorare davvero, questa è forse la cosa più violenta in questo momento.

Nel teatro di Ionesco è predominante l’aspetto del surreale. Nel tuo spettacolo, come hai affrontato questa soglia?

Il rapporto con il surreale nella nostra compagnia è sempre stato presente, spesso le nostre opere sono originali del tutto. Ionesco è una figura a cui noi ci siamo ispirati spesso e questa volta abbiamo provato a usare le sue di parole, in un linguaggio che anche se è nuovo, perché la regia spetta a me, quindi rivisitato sotto la mia visione, è in linea con il nostro modo di fare teatro. Ho lavorato sull’incastro di queste tre opere, poi ho scelto le persone, con un lungo lavoro di selezione, cercavo attori che mi piacessero. Vedere ad esempio Lidia Ferrari, una nostra ex allieva che si è staccata da noi e ha fatto altre esperienze, lavorando anche in Francia, superare tutti i livelli di selezione, è stato molto bello e gratificante. L’obiettivo è stato anche quelli di trovare persone che condividessero lo stesso desiderio e che fossero in grado di tradurre la mia visione, che è fatta di un aspetto fisico, sono tutti attori che hanno un grandissimo rapporto con il loro corpo, con la propria voce e che non sono attori marionette: quando abbiamo iniziato a lavorare, oltre a esplorarci reciprocamente, una volta che ho dato loro il testo e un reticolato, avevo davanti a me attori attivi, capaci di spazio sulla scena. Mi piace che le persone che abitano le immagini siano vere e vive e per esserlo devono essere attori molto percettivi, che sappiano sostenere questa verità e sono molto fiera di loro.

Regista donna. In questi tempi di rivoluzione e rivendicazione, la tua posizione potrà produrre una risonanza. Ma specificare che la regia è femminile può essere sia un atto di rivendicazione sia un sottolineare che tutt’oggi si debba ancora specificare che una donna può farlo.

Conosco uomini, a cui tra l’altro voglio anche bene, che dicono “a me piace la mia donna perché sa stare al suo posto. Quando ho sentito questa frase, mi sono detta “adesso credo che cambierò posto. Continuamente.

Per prenotare il tuo biglietto, cliccare il seguente link -> https://tinyurl.com/IoNeEsco

Dal 27 maggio al 5 giugno, presso il Cap10100, corso Moncalieri, 18, Torino

Per informazioni relative all’evento -> https://www.facebook.com/events/855651021696427?acontext=%7B%22event_action_history%22%3A[%7B%22mechanism%22%3A%22your_upcoming_events_unit%22%2C%22surface%22%3A%22bookmark%22%7D]%2C%22ref_notif_type%22%3Anull%7D

Coreografie: Valentina Gallo

Aiuto regia: Fabio Regis

Visione musicale: Leonardo Aloi

Scenografie: Massimo Voghera

Supervisione costumi: Giovanna Fiorentini

Supervisione illuminotecnica: Liliana Iadeluca

Realizzati dagli studenti dell’Accademia Albertina di belle arti di Torino:

Niccolò Bianchi – Giulia Bussetti – Veronica Cicirello – Maria Teresa Desario – Agnese FalcarinAsja Lanzetti – Sara Marenco– Cristina Sabato – Valeria Sapiere – Chiara TommasiniMengran Zhang

Grande musica per il ritorno del TJF

Si svolgerà dal 19 al 27 giugno il Torino Jazz Festival. Nove giorni con 150 musicisti. Le sedi previste sono le OGR , Conservatorio e Teatro Vittoria. La kermesse è stata presentata nella sede di Camera dai due direttori artistici Diego Borotti e Giorgio Li Calzi, con la presenza della sindaca Appendino, l’assessore alla cultura Leon e il segretario della Fondazione cultura Isaia.

Si comincia sabato 19 con un doppio concerto (17.30 e 21.00) al Conservatorio con Gianluca Petrella Cosmic Renaissance. Domenica 20 alle 15 al Conservatorio si esibisce Erios Junior Jazz Orchestra Feat. Joan Chamorro mentre alle 21nella stessa sede concerto del Luigi Martinale Quartet guest Stefano Cocco Cantini+ Classwing Ensemble+ Pino Ninfa.Lunedi 21 alle21 OGR Gianluigi Trovesi/Filarmonica TRT/ Fabrizio Bosso “Berg Heim: Una Piccola Montagna Magica”. Martedì 22 alle OGR alle 21 si esibisce il musicista elettronico Robert Henke con il progetto “CBM 8032 AV”. Mercoledì 23 alle 17.30 al Conservatorio Uri Caine/ Furio Di Castri/ Andy Sheppard con “Five Vision”. Alle 21 alle OGR Emanuele Cisi / Quartet  con la cantante Roberta Gamberini. Giovedì 24 alle OGR doppio concerto (17.30 e 21.00) con Birèli Lagrène & Charlier/ Sourisse multiquarium Big Band con il progetto “Remember Jaco Pastorius”. Venerdì 25 alle OGR doppio concerto (17.30 e 21.00) con Donny Mccaslin Quartet guest Gail Ann Dorsey in “Bowie’s  Blackstar”. Sabato 26 al Teatro Vittoria doppio concerto (11.30 e 15.00)  Nate Wood con “Four”.  Alle OGR alle 17.30 si esibisce l’Arto Lindsay And Band . Alle 21 sempre alle OGR Zig Zag Power Trio FT. Vernon Reid, Will Calhoun, & Melvin Gibbs.

Domenica 27 chiusura del Festival con  al Teatro vittoria doppio concerto (11.30 e 16.00) con Roberto Dani in “Solo”. Alle OGR doppio concerto . Con inizio alle 17.30 si esibisce il Korabeat mentre alle 21Salif Keita presenta “ Un Autre Blanc”. Prezzi popolari a 5 e 10 euro con capienze delle vari sedi ridotte. OGR 500 persone, 230 al Conservatorio e 91 al Teatro Vittoria. Tra i vari appuntamenti da segnalare la conversazione del fotografo Guido Harari con Stefano Salis mentre il musicologo Stefano Zenni racconterà la figura di Charlie Parker. Inoltre durante il Festival si possono vedere a Camera gli scatti di Lisette Model  a Dizzie Gillespie ., Count Basie, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Bud Powell,Percy Heath, Chico Hamilton. La biglietteria apre il 26 maggio all’Urban Lab  in piazza Palazzo di Città dalle 10.30 alle 18.30 (tel. 011-01124777), oppure su internet : www.torinojazzfestival.it -www.vivaticket.it .

 

Pier Luigi Fuggetta