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“The Dei After” Tre divinità affrontano la crisi del maschio

Stagione 2021 “Battiti – Dentroefuori” Teatro Civico Garybaldi di Settimo Torinese – via Partigiani 4, Settimo T.se Domenica 13 giugno 2021 ore 20.00

di Domenico Ferrari e Rita Pelusio

con Mila Boeri, Cristina Castigliola, Matilde Facheris

scene e costumi Ilaria Ariemme

regia Rita Pelusio

Atir – Teatro Ringhiera

Prima regionale

 

 

 Al Garybaldi di Settimo

Domenica 13 giugno alle 20.00 il Teatro Civico Garybaldi di Settimo Torinese ospiterà “The Dei After” per la stagione “Battiti – Dentroefuori” organizzata da Santibriganti Teatro.

Prodotto dalla Compagnia Atir – Teatro Ringhiera e scritto da Domenico Ferrari e Rita Pelusio, che ne firma anche la regia, “The Dei After” vedrà sul palco Mila Boeri, Cristina Castigliola e Matilde Facheris affrontare il tema dell’uomo, del maschio, alle prese con una crisi di valori, con la perdita del suo ruolo, con la paura della vita. Ad affrontare il problema vengono chiamati tre improbabili dèi: un decrepito Zeus, un Efesto tracagnotto e un ingenuo Ermes. Sono tre figure grottesche che rappresentano la crisi dell’uomo nel quotidiano: insufficienti, inadeguati, perennemente alla ricerca di un riscatto che non arriva. La storia si divincola in un susseguirsi serrato di dialoghi, giochi linguistici, gags e incastri di ragionamento che smonterà miti e certezza del maschile per approdare infine a una domanda decisiva: se il maschio è un tale fallimento perché continuiamo a metterlo al centro di ogni progetto sociale? In tutto questo, i tre dèi sono impersonati da tre attrici che, dopo anni di lavoro all’interno del collettivo King del Teatro Ringhiera, portano in scena, in chiave comica, il maschile che le abita.

Un irriverente gioco nel gioco che non vuole risparmiare niente e nessuno. “Volevamo che fosse un’operazione divertente, capace di far pensare senza alcuna pesantezza. – spiega Serena Sinigaglia, direttrice artistica di Atir – Teatro Ringhiera – Per noi non è solo uno spettacolo, è un atto dovuto di militanza culturale, un piccolo contributo verso la parità di genere e più in generale verso l’emancipazione della società”.

Per consentire il distanziamento tra il pubblico, il numero di posti disponibili a Teatro sarà limitato a 75 posti sui 226 totali. Nonostante il numero ridotto di posti il costo dei biglietti resta invariato rispetto al periodo pre-pandemico, con 13 euro per gli interi e 10 per i ridotti. Anche per questo motivo è caldamente consigliato prenotare il proprio posto o pre-acquistarli online sul sito www.ticket.it.

Anche nel 2021 il Festival di Cannes accoglie in programma 6 film sviluppati dal TorinoFilmLab

Ogni anno il TorinoFilmLab riceve in media 800 candidature di film e serie tv ancora in nuce, e di questi progetti una piccola selezione entra a far parte della TFL community partecipando ai programmi di sviluppo, che sono anche un trampolino di lancio per i principali festival internazionali. Mentre registi, sceneggiatori e produttori di tutto il mondo, scelti per l’annata 2021 del TorinoFilmLab, sono nel pieno delle loro attività, il lab del Museo Nazionale del Cinema continua a raccogliere i frutti delle passate edizioni, non mancando l’appuntamento con Cannes, con ben 6titoli selezionati, di cui 5 promettenti esordi nel lungometraggio.

Un Certain Regard, selezione ufficiale del Festival di Cannes 2021la cui 74a edizione si terrà dal 6 al 17 luglio, vede in programma il film La Civil, scritto e diretto da Teodora Ana Mihai, che ha partecipato al programma per sceneggiature ‘ScriptLab’ nel 2017.

Opera prima della regista belga-romena, La Civil è un drammapsicologico ispirato alle storie delle vittime del cartello della droga e delle loro famiglie, inclusa la tragica vicenda di Miriam Rodriguez,attivista messicana per l’uguaglianza di genere e per i diritti delle donne nel suo paese. Il film è stato girato tra novembre e dicembre 2020 a Durango, in Messico, durante la pandemia di COVID-19. La Civil è prodotto da Menuetto (Belgio) in coproduzione con One For The Road (Belgio), Les Films du Fleuve (Belgio) casa produttrice dei fratelli Dardenne, Mobra Films (Romania) – che ha prodotto i film del pluripremiato regista Cristian Mungiu e Teorema (Messico).

Altri 5 titoli sostenuti dal TorinoFilmLab compaiono tra i film delle sezioni parallele Semaine de la Critique (60a edizione 7-15 luglio) eLa Quinzaine des Réalisateurs (53 a edizione 7-17 luglio) e finalmente sfileranno sulla Croisette.

Tre dei sette lungometraggi in competizione alla 60a Semaine de la Critique – che quest’anno ha l’amore come tema centrale dell’edizione – portano il nome del TorinoFilmLab.

Piccolo corpo (Small Body) di Laura Samani, giovane regista triestina classe 1989 che ha partecipato due anni consecutivamente ai programmi TorinoFilmLab, prima a ScriptLab 2017 e poi a FeatureLab 2018 guadagnandosi anche il premio Production Award di 40.000 €, assegnato da una giuria di professionisti internazionali. L’esordio di Laura Samani prodotto da Nefertiti Film con Rai Cinema, in coproduzione con Tomsa Film (Francia) e Vertigo (Slovenia) – è un viaggio interiore, dalla realtà alla trascendenza, di una madre alla ricerca della degna sepoltura per il proprio figlio nato morto, nel Friuli di inizio ‘800.

Amparo, film scritto e diretto da Simón Mesa Soto, regista colombiano che con questa sua opera prima ha partecipato a ScriptLab 2017 e già vincitore della Palma d’Oro nel 2014 con il cortometraggio Leidi. Il film prende il nome dalla protagonista, un’altra madre che si batte per il proprio figlio, questa volta vittima di rapimento per essere arruolato nell’esercito, nella guerra contro le FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). Prodotta da Ocúltimo (Colombia) conMomento Film (Svezia) e Flare Film (Germania).

Feathers di Omar El Zohairy, sviluppato lungo un percorso di due anni targato TFL grazie ai programmi ScriptLab 2016 e FeatureLab 2017. Il regista egiziano concentra la storia su una madre remissiva che, improvvisamente costretta a farsi carico delle responsabilità familiari, si trasforma in una donna e una madre forte e l’intera famiglia lentamente si libera di un padre autoritario. Prodotto da Still Moving (Francia) in coproduzione con Film Clinic (Egitto), Kepler Film (Paesi Bassi) e Heretic Film (Grecia).

Inoltre, tra i lunghi della Quinzaine des Réalisateurs compaio altre 2opere passate dal laboratorio torinese: Medusa la cui sceneggiatura è stata sviluppata durante ScriptLab 2017, è il secondo film della regista brasiliana Anita Rocha da Silveira e arriva dopo l’acclamato Kill me Please (2015), presentato in anteprima al Festival di Venezia e poi in svariati festival in tutto il mondo. Prodotto da Bananeira Filmes (Brasile) in coproduzione con Mymama (Brasile), il film segue la giovane Mariana che per mantenere l’apparenza di una donna perfettae non cadere in tentazione, controlla tutto e tutti intorno a lei fino all’eccesso.

E, The Sea Ahead progetto ScriptLab del 2017 – esordio del regista libanese Ely Dagher, già vincitore della Palma d’Oro nel 2015 con il cortometraggio Wave ’98. La storia si concentra su Jana, una giovane donna che dopo tanto tempo torna improvvisamente a Beirut e si trova a riconnettersi con l’insolita vita familiare che aveva lasciato. Il film è prodotto da Andolfi (Francia), Abbout Productions (Libano), Wrong Men (Belgio), Beachside Films (USA) and Beaverandbeaver (USA).

Non solo esordi di attesi TFL Film che finalmente arrivano in sala, il Festival di Cannes è anche l’occasione per confermare il talento di molti filmmaker alumni che proseguono una carriera sbocciata con il TorinoFilmLab e che proponendo le loro nuove opere si inseriscono a pieno titolo nel panorama cinematografico internazionale.

È il caso di Julia Ducournau (già a Cannes, a La Semaine de la Critique, nel 2016 con il suo primo film sviluppato dal TFL Raw) in Competizione ufficiale con Titane, così come in concorso anche Juho Kuosmanen con Hytti Nro 6 prodotto da un altro “membro della TFL Community” Jussi Rantamäki, che attualmente sta lavorando al suo nuovo progetto da produttore nell’ambito di FeatureLab 2021. Tra i film selezionati alla Quinzaine anche gli italiani A Chiara di Jonas Carpignano e Pietro Marcello con Futura (codiretto con Francesco Munzi, Alice Rohrwacher), che con i progetti precedenti hanno partecipato al TFL; oltre a Clara Sola, debutto della regista costaricana/svedese Nathalie Álvarez Mesén che quest’anno sta lavorando alla sceneggiatura del suo progetto The Wolf Will Tear Your Immaculate Hands all’interno del programma TFL ScriptLab.

Siamo molto contenti che anche quest’anno i film supportati dal TorinoFilmLab siano presenti a Cannes, uno dei più importanti festival al mondo. Una garanzia del fatto che promuovere gli autori emergenti ripaga con ottimi risultati.afferma Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino, mentre il Direttore del Museo Nazionale del Cinema, Domenico De Gaetano, prosegue “Ci riempie di orgoglio vedere che chi affronta questo percorso possa raccogliere frutti così importanti che testimoniano il valore e la professionalità del nostro TFL e, in fondo, i film di questi giovani talenti da Colombia, Brasile, Belgio/Romania, Egitto, Libano e Italia rappresentano anche la nostra città, oltre che il Museo del Cinema.

Il TorinoFilmLab nasce nel 2008 e già nel 2010 è presente a Cannes con un film, l’italiano Le quattro volte di Michelangelo Frammartino e fino ad oggi sono oltre 20 i titoli TFL che sono passati sullaCroisette. ricorda Mercedes Fernandez Alonso, direttrice del TorinoFilmLab Avere questi nuovi cinque film, oltre a svariati nuovi lavori di registi che in passato hanno accresciuto la propria carriera proprio al TorinoFilmLab, in questa edizione del festival che simbolizza il ritorno del cinema è molto significativo per noi, e conferma la qualità del percorso che si fa al laboratorio del Museo del Cinema.”

Il TorinoFilmLab è promosso dal Museo Nazionale del Cinema con il supporto di MiC – Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Città di Torino e il sottoprogramma Creative Europe – MEDIA dell’Unione Europea.

Torino a Cielo Aperto: come vivere l’estate dopo il lungo lockdown

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Con Torino a Cielo Aperto – Festival d’Estate si avvia il ricco cartellone di eventi culturali estivi diffusi su tutto il territorio che, dopo il lungo lockdown dovuto all’emergenza sanitaria, oltre a sostenere la ripresa delle attività, permetterà ai cittadini di tornare a partecipare dal vivo alle numerose proposte culturali e di spettacolo in modo sicuro e all’aperto.

Dopo il successo della scorsa edizione quest’anno Torino a Cielo Aperto diventa un vero e proprio festival. Il progetto – proposto dall’assessorato alla Cultura, realizzato da Fondazione per la Cultura Torino e grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo e Iren – presenta 12 ‘punti estivi/programmazioni culturali’ dislocati in città.

Il protrarsi dell’emergenza Covid ha colpito duramente i lavoratori della cultura e ha privato per lunghi mesi i cittadini di occasioni di svago e socialità – dichiarano la Sindaca Chiara Appendino e l’Assessora alla Cultura Francesca Leon –Anche quest’anno l’Amministrazione ha lavorato nella prospettiva di una ripresa, parallela alla campagna vaccinale, che permettesse una ripartenza stabile e, speriamo, definitiva. E così torna, dopo il successo del 2020, Torino a Cielo Aperto. Il Festival darà ai cittadini l’occasione di trascorrere un’estate all’aperto, in sicurezza, partecipando a spettacoli, proiezioni, concerti raccolti in un variegato cartellone estivo. Ringraziamo coloro che hanno reso possibile questa ripartenza culturale e auguriamo agli operatori buon lavoro e buona estate”

Spettacoli di teatro, musica, cinema, laboratori per bambini e giovani, attività di wellness e a contatto con la natura, talk e seminari animeranno cortili, parchi, giardini in zone differenti della città, un palinsesto diffuso e multiforme rivolto a tutte le fasce d’età e che saprà incuriosire, coinvolgere e soddisfare interessi diversi.

Gli appuntamenti saranno organizzati nel pieno rispetto delle nuove prescrizioni dettate dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per garantire al pubblico di assistere in sicurezza e con assoluta tranquillità a tutte le iniziative.

Scarica il programma in pdf 

Sarà un’estate ricca di appuntamenti imperdibili. Cerca tra gli eventi per categoria:
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Jurij Ferrini come Willy Loman, il disfacimento del sogno americano

Sino a domenica, alle Fonderie Limone, “Morte di un commesso viaggiatore”

Sta al centro della schiera dei vinti il Willy Loman che Arthur Miller “inventò” (ma dove stava poi l’invenzione, se il libro aperto di simili personaggi mostrava esempi a dismisura?) per il palcoscenico, debutto newyorkese nel febbraio del ’49, Elia Kazan regista e Lee j. Cobb interprete, la vittima designata dell’american dream, l’uomo che racchiude in sé gli aspetti più disperati del disfacimento di un sogno di felice prosperità che molti avevano accarezzato e inseguito, dell’annullamento di una personalità (rendersi conto alla fine che si è fatto “spremere per tutta la vita come un limone per poi essere buttato via”), dello sfaldamento di quel castello di carte che avevano preso a costruire, giorno dopo giorno. S’è fatto un altro giro in provincia Loman, ha toccato altre città dove già è conosciuto o altre del tutto nuove, pieno d’orgoglio ha persino stretto la mano al sindaco di una di esse, ha fatto nuove ordinazioni, l’ostentato successo reale o ingigantito è lì a portata di mano. Con l’abito stazzonato, le due vecchie valigie del campionario, la stanchezza che lo segue viaggio dopo viaggio, arriva a casa, la cucina e la camera da letto, quella dei ragazzi al piano di sopra, il piccolo giardino fuori, e lo attende la vita di sempre, i problemi di sempre, le incomprensioni, i bisticci e le urla, i tentativi da parte della moglie Linda d’affrontare nuove rappacificazioni, le mille aspirazioni riversate su Biff, il figlio maggiore che aspira all’indipendenza ma fugge o rovina ogni proposta di lavoro gli venga fatta, e su Happy mai cresciuto, le rate da pagare, il frigo sempre rotto e sempre in riparazione, i fantasmi che tornano tra quelle mura a ricordargli i solidi sogni accarezzati un tempo, il presente che si mescola in un attimo con il passato.

Jurij Ferrini sognava da tempo questo ruolo e superati da poco i cinquanta se lo può permettere. Portandosi a casa un risultato notevole. In veste di attento regista, l’ha messo in scena nella traduzione di Masolino D’Amico alle Fonderie Limone per la stagione dello Stabile torinese (repliche sino a domenica prossima). Dolente, irascibile, logorroico, sognatore, il suo Loman si pone al centro di “Morte di un commesso viaggiatore” con una forza che esprime dolorose verità, autentiche; annota e sviluppa, incide i caratteri, sbalza con amarezza le azioni dello sviluppo narrativo. Magari qualche scena non gli riesce a meraviglia (Biff scopre il padre nell’albergo con la ragazza) ma lo si perdona presto. Costruisce con Jacopo Valsania (di questi anche il bel gioco di luci) un eccellente impianto scenografico, una serie di pannelli pubblicitari a fare da quinte, che si aprono e si chiudono, che si abbassano e si alzano per mostrare o nascondere questo o quell’ambiente, carichi di immagini strappate e ricomposte – uno sguardo all’universo di Mimmo Rotella è d’obbligo – dove campeggiano assoluti quei messaggi dell’avere ad ogni costo che non sono la causa ultima della discesa di Loman e dei tanti come lui. A dirci ancora una volta della mancanza di tempo che circola in “Morte”. La scena si dilata, come sembra ingrandire di un respiro ben maggiore l’intera vicenda. Ha ragione Ferrini quando convintamente afferma che, senza steccati com’è, quella di Miller non è una “storia privata”, bensì il prologo che colpisce parecchie generazioni, dagli anni Cinquanta sino a noi, che tocca noi tutti, che Miller con il suo sguardo acido su quel “sogno” non soltanto a stelle e strisce riuscì a prevedere. Il passato e il futuro fatto di una morte che quasi appare “necessaria” stanno lì, in quel rettangolo di terra che in proscenio il protagonista prima accarezza e che poi diverrà la propria tomba, coperta dalla disperazione della moglie.

Accompagna Ferrini una compagnia che alterna alti e bassi, anche il Biff di Matteo Alì non convince del tutto, salvo poi spalancarsi felicemente nell’esplosione finale. L’eccezione si chiama Orietta Notari, un’attrice troppo spesso rincantucciata in un angolo, senza grossi riflettori a buttarle luce addosso, ma capace di vivere ad ogni occasione di grandiosità e di autorevolezza. Già Linda nell’edizione con Eros Pagni e Marco Sciaccaluga, dimostra ad ogni attimo, ad ogni battuta di aver assorbito il personaggio, gioca di semplicità, trepida e intrepida, dolce e protettiva, rabbiosa contro il vuoto che s’è impossessato dei suoi figli e allo stesso tempo una lupa nel proteggerli e nel difenderli, gioca con le parole e ancora con i silenzi, si muove con la dolcezza ma pure con la caparbietà della mater familiae che spende ogni suo sforzo per riunire insieme le schegge di quella sua casa impazzita, alzandosi sopra ogni altro di una bella spanna. Il finale, come molte altre parti del dramma, è suo, avvolta in quell’abituccio scuro e con quel misero cappellino in testa ci rende tutta la grandezza del personaggio. E la sua resa. Un meritatissimo successo personale.

 

Elio Rabbione

 

Le foto di scena sono di Andrea Macchia

Un quattordicenne torinese reciterà nel film con Eros Pagni e Serena Grandi

Si chiama Gabriele Taurisano, ha quattordici anni, è torinese, e sarà uno dei protagonisti del film Al di là del mare del regista CarloAlberto Biazzi che verrà girato a settembre nella Liguria di Levante.

Dopo parecchi mesi di provini, la scelta della produzione Remor Film è caduta su Gabriele, e ora è ufficiale: il giovane attore affiancherà Eros Pagni e Serena Grandi in un film ambientato nell’immediato dopoguerra.

Poco si sa sulla trama del film, se non che è la storia di un nonno che racconta al nipote alcune rocambolesche storie per fargli conoscere il mondo che non ha mai potuto vedere.

Gabriele non è nuovo nell’ambiente del cinema. Infatti, ha già partecipato ad alcune fiction targate Rai.

Nel cast, oltre a Pagni e Grandi, anche Marco Iannone, Rossella Pugliese e Claudia Scaravonati.

La sceneggiatura del film è stata scritta dal regista insieme a Sergio Pierattini, mentre la fotografia sarà affidata al maestro Luciano Tovoli, grande direttore della fotografia internazionale.

Orti Generali di Torino, ecco il Festival Incanti 

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Domenica 6 giugno a partire dalle 18.30 a Orti Generali di Torino, il Festival Incanti (storica kermesse internazionale dedicata al Teatro di Figura, in programma dall’1 al 7 ottobre a Torino) organizza il primo di una serie di  incontri con aperitivo aperto al pubblico e contemporaneamente in diretta streaming sulla pagina facebook Incanti Torino

Durante la serata sarà presentato il Festival e la campagna di crowfunding per supportare “Incontra Incanti”, il ciclo di iniziative che favoriscono l’incontro diretto tra pubblico e artisti, pensato in quest’occasione in un contesto nuovo e immerso nel verde di Orti Generali: il progetto di rigenerazione urbana e inclusione sociale attraverso l’orticoltura urbana con 160 orti e una fattoria, estesi all’interno del parco cittadino Parco Piemonte.

La campagna di crowfunding è attiva fino al 21 giugno su Eppela ed è tra i progetti selezionati dal bando +Risorse di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT rivolto alle realtà no profit di Piemonte e Valle d’Aosta con progettualità innovative nel campo della cultura e del welfare e prevede il cofinanziamento delle donazioni raccolte secondo il meccanismo del matching grant: al raggiungimento del 50% dell’obiettivo prefissato, le donazioni saranno raddoppiate da Fondazione Sviluppo e Crescita CRT.
Dopo il primo incontro del 6 giugno saranno organizzati nuovi appuntamenti ONlive (laboratori di co-progettazione, aperitivi, performance tra i prati) con l’obiettivo di dare maggiore forza al dialogo con pubblico e artisti e offrire alla community di Incanti l’opportunità di progettare insieme alcune delle attività del Festival.

La disgregazione della famiglia tratta da “Festen” di Thomas Vinterberg

Sul palcoscenico del teatro Astra, repliche sino a domani

Thomas Vinterberg – recente premio Oscar per “Un altro giro” con il suo attore feticcio
Mads Mikkelsen – fu con Lars von Trier il creatore di Dogma 95, un movimento
cinematografico firmato a Copenhagen pressoché a fine secolo per ricercare la
purezza del cinema (fu coniata anche l’etichetta significativa di “Voto di castità”),
poggiante sui valori della recitazione e del tema e libero dall’uso sempre più invadente
degli effetti speciali o delle tecnologie elaborate – scrisse con Mogens Rukov e Bo Hr.
Hansen e diresse “Festen”, presentato a Cannes nel ’98 e premiato con il Premio
Speciale della Giuria, coniando il primo film della corrente. “Per Dogma 95 il cinema
non è illusione” fu scritto tra i punti del decalogo e “Festen”, con la imposizione delle
location, con il risparmio di scenografie e di oggetti di scena, con la macchina a mano
pronta a tallonare l’attore, incollandosi alla sua faccia e ai suoi gesti, fu materia
verissima, sanguinolenta, sfacciatamente vissuta e riproposta. Insomma, un modo
nuovo e inatteso di fare cinema.
Perché il teatro, affine per molti versi alla materia, non avrebbe dovuto impadronirsi di
certe regole e trasportare sullo spoglio palcoscenico quel titolo apripista? Ci pensarono
i londinesi pochi anni dopo, ci ha pensato oggi, nello spazio dell’Astra, primo
adattamento italiano in una coproduzione TPE – Teatro Piemonte Europa in
collaborazione tra gli altri con Il Mulino di Amleto e il Teatro Stabile del Friuli Venezia
Giulia, il regista Marco Lorenzi con Lorenzo De Iacovo coadattatore (visual concept e
video Eleonora Diana, sound designer Giorgio Tedesco). Laddove ogni cosa potrebbe
essere raccontata come una favola dei fratelli Grimm, tra una casetta sul limitare del
bosco e il verde degli alberi su cui cinguettano gli uccelli, felicità e ogni cosa rosa
pastello, si respira al contrario truce aria di tragedia greca o la rivolta del castello di
Elsinore. Tra bicchieri di vino e grandi sorrisi, tra l’arrivo dei giovani figli Christian, il
primogenito, e Helene e lo scapestrato Michael, l’ultimo della nidiata, e dei vari ospiti,
si festeggiano i sessant’anni dell’agiato Kligenfeld. Mentre a poco a poco prende una
dolorosa presenza Linda, la sorella scomparsa, suicida. Anche il momento gioioso dei
brindisi si rivolta come un pugno allo stomaco, sferrato da Christian, i sorrisi di
circostanza e i segreti, il soffocamento delle ipocrisie e lo svelamento di un passato da
sempre se non dimenticato certo sepolto, un gioco al massacro che mette a nudo
l’esistenza di tutti, un equilibrio delicato che si sfalda, certi tabù da urlare in faccia a
tutti perché tutti sappiano. Rabbiosamente, quasi si festeggia la disgregazione della
famiglia, per alleggerire poi in uno sghembo giravolta il disastro sulle note di
“Amapola” o “Bambina innamorata” con la voce di Gigli. Sì, perché Christian accusa
papà della violenza esercitata su di lui e sulla povera sorella (una sua lettera verrà
ritrovata a confermare ogni cosa). Lorenzi ha reimpiegato in piena formula teatrale la
camera posta su un appoggio a tre piedi, spostato dagli attori a turno, ha filtrato
parole dette e in musica come tanti coltelli messi lì in scena a scarnificare, ha rigettato
ogni segno di ambientazione, ha colto la vicenda in un giusto susseguirsi di risate e di
accuse, ponendo tra pubblico e palcoscenico un velario su cui le immagini vengono
ampiamente riversate, starà a chi guarda il fascino e il coinvolgimento veritiero dello
spettacolo scegliere il miglior punto d’attenzione. Ha avuto a disposizione una
compagnia tutta da sentire e guardare, esempio di verità tutto da applaudire: citeremo
in primo luogo le prove di Danilo Negrelli (il padre), di Elio D’Alessandro (il rivoltoso
Christian) e di Barbara Mazzi (Helene), ma tutti sono da ricordare, da Irene Ivaldi a
Roberta Calia a Yuri D’Agostino, da Roberta La Nave a Raffaele Musella a Angelo
Tronca. Stasera e domani ultime repliche, che andrà in tournée a Trieste, Parma e
Milano.
Elio Rabbione
Le foto dello spettacolo sono di Giuseppe Distefano

L’Ultima Partita: teatro e sport a sostegno di Aisla

Si rinnova sul campo da baseball di Avigliana la partnership fra AISLA, l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, e la Federazione Italiana Baseball Softball, con lo spettacolo sulla vita del grande campione degli Yankees di cui oggi si celebra il primo Memorial Day.

Sono stati gli arbitri, in occasione della Umpire Convention 2016, ad annunciare il primo accordo ufficiale di collaborazione fra il mondo FIBS e AISLA, che lotta quotidianamente al fianco dei malati di questa terribile malattia e delle loro famiglie.
Collaborazione che si è presto allargata all’intera Federazione, con la firma della prima convenzione da parte dei Presidenti Andrea Marcon e Massimo Mauro, avvenuta in occasione del lancio della prima stagione sportiva della presidenza Marcon, a inizio 2017.
Percorsi e iniziative comuni sul territorio ne sono stati realizzati tanti, nel corso dell’ultimo quadriennio, ed è giunto oggi il momento di rinnovare il connubio, con diverse novità e sulla base di tante certezze.
AISLA ha rinnovato i suoi vertici a metà maggio e a siglare il documento sarà la nuova Presidente, Fulvia Massimelli, prima massima dirigente donna nella storia quasi quarantennale dell’associazione e l’occasione è una di quelle che testimoniano appieno la completa sinergia fra il baseball e l’impegno contro la SLA: la Major League Baseball, infatti, ha istituito, a partire da quest’anno, il Lou Gehrig Day, che ogni 2 giugno (data della morte del campione, nel 1941) coinvolgerà atleti e sostenitori nell’opera di sensibilizzazione globale nei confronti di quello che è anche conosciuto come il ‘morbo di Gehrig’.
Il ‘cavallo di ferro’ degli Yankees vinci-tutto degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso è infatti ricordato come il primo personaggio di fama mondiale ad avere attirato l’attenzione sulla SLA, a cominciare dal discorso che tenne annunciando il suo ritiro in uno Yankee Stadium gremito, il 4 luglio 1939, con quel “Mi considero l’uomo più fortunato sulla faccia della terra” che tutt’oggi milioni di persone riconoscono immediatamente.
AISLA e FIBS hanno così deciso d’incontrarsi e rinnovare l’impegno in un’occasione che vede al centro la figura di Lou Gehrig: sabato 5 giugno, infatti, sul diamante dell’impianto Giovanni Paolo II di Avigliana, s’inaugura il programma Road to Piemonte 2021, serie di eventi dedicati alla divulgazione della cultura e della pratica degli sport del diamante e a promuovere la manifestazione continentale di settembre, con una replica de ‘L’Ultima Partita’ piéce scritta, diretta e interpretata da Mario Mascitelli, ex-giocatore e tecnico di baseball parmigiano, di professione autore, attore e direttore artistico del Teatro del Cerchio nella sua città, che racconta la vicenda umana e sportiva proprio di Lou Gehrig.
“Ho cercato di raccontare” spiega Mascitelli “la signorilità con la quale Gehrig ha affrontato la malattia, cercando di non farla pesare alla sua famiglia, alla sua squadra e ai suoi tifosi, ma cercando di sottolineare il bel sogno vissuto fino a quel momento.”
Il recital nasce nel 2016 con il patrocinio di AISLA e FIBS ed è già stato prezioso veicolo di comunicazione in molte occasioni, compresa la presenza nel cartellone principale del Festival dell’Amicizia fra i Popoli di Rimini nel 2018.
Ad Avigliana, a causa delle restrizioni per il contenimento della pandemia da Covid-19, l’ingresso gratuito, regolamentato attraverso la piattaforma web Eventbrite sarà obbligatoriamente ridotto, ma il messaggio sarà comunque forte e chiaro: una ripartenza che non dimentica l’impegno nei confronti delle persone.

LINK PER ORDINARE I BIGLIETTI A COSTO GRATUITO

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-lultima-partita-a-sostegno-di-aisla-157485825343

 

Kevin Spacey “turista” a Torino per un nuovo film

Il due volte premio Oscar Kevin Spacey, il cinico Francis Underwood di House of cards,  è in questi giorni a Torino per le riprese del film “L’uomo che disegnò Dio”, diretto da Franco Nero, prodotto da Louis Nero per L’AltroFilm. Nero interpreta un anziano non vedente, insegnante di ritrattistica a carboncino in una scuola serale. Nella foto di Facebook, Spacey al ristorante Brick’s. L’attore americano ha visitato il Museo del Cinema e  ha preso un aperitivo al Caffe Torino.