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Forse da sempre, fin da quell’ormai lontano 1984 in cui si raggrupparono a compagnia, i Marcido (breviter per Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa) hanno pensato ad una messa in scena da Dostoevskij e adesso che l’autore/regista del gruppo, Marco Isidori, anzi l’Isidori, è stato “acchiappato” dal grande russo, adesso eccole lì, sul palcoscenico del Gobetti, repliche sino a domenica, per la stagione dello Stabile torinese, le “Memorie del sottosuolo”, datate 1864, lo sguardo rivolto totalmente alla prima parte, al lungo monologo del protagonista. Un alternarsi di esaltazione e di disperazione, le confessioni e le parole da sempre taciute, un urlo contro quel positivismo che costruiva sentieri ottimistici e ingannatori, incapace di giungere alla sempre sperata società del benessere, la consapevolezza di una sofferenza che l’uomo va ricercando, di un bel carico di autoumiliazione e di autodistruzione, l’afflizione di una incalzante accidia che lo rende ben lontano da quegli uomini d’azione che sono pronti a prefissarsi e a raggiungere certe precise mete. Un Uomo che si rispecchia in quanto di negativo c’è in lui ma che anche si definisce “evoluto”, un uomo che soffre della propria irrazionalità ma che sembra reclamarla, nella negazione di ogni certezza, semplificata dal prodotto 2 x 2 = 4 contrapposto nel 2 x 2 = 5 e dettato dall’imposizione della volontà individuale. Di fronte all’impianto negativo dell’Uomo, l’Isidori riconosce a “Dosto” – ormai c’è dimestichezza tra i due! – “un merito speciale”: “gli riuscì di calibrare il suo occhio d’artista in modo da penetrare al micron la misura dell’angoscia che ci spacca il petto allorquando comprendiamo che il punto della nostra posizione nel pelago esistenziale ci viene fornito soltanto, unicamente, diabolicamente, dal “male” che siamo in grado di portare in dote ai nostri simili”.
C’è Dostoevskij e c’è l’Isidori, il secondo ad “acchiappare”, anche lui, – rutilante e famelico quanto spudorato autore in cerca di un personaggio, che non esita a farsi complementare nel desiderio e nella necessità di una riscrittura -, la materia scritta che il russo gli offre e adattarla alla filosofia e alla teatralità dei Marcido, stiparla in tutto quel bagaglio di palcoscenico che da sempre il gruppo costruisce e disfa per poi ricostruire, in una lodevolissima sperimentazione, efficace e guerriera, che gli si è sempre riconosciuta, adeguarla al “modo” interpretativo che della compagnia è proprio. Conseguenza (felice) prima, è “un’oralità dispiegata”, pietra angolare è la “voce”, ricerca sempiterna, cui è anche per questa occasione affidato il nucleo primario. “E la ‘voce’ è l’attore” dice l’Isidori: e l’attore diventa voce, affascinante, spasmodica, mai ripiegata su se stessa ma esplosiva in ogni accento, vera palla luccicante su di un tappeto di gomma, aspra e incantatrice, un’auto impazzita che scivola e fa irruzione con ardimentose gimkane tra le parole del monologo. Un “rodeo poetico” cui Paolo Oricco – ripetendo in tecnica e smisurata bravura quell’exploit kafkiano, in cui lo applaudimmo in periodo anti-covid, della “Relazione per l’Accademia” e forse superandolo – si pone alle dipendenze (ma fino a quanto?) del metteur en scène e gioca, incanalandosi in lampi di luce, altresì con il proprio corpo, salti e snodature, strane posture e variopinte clownerie. Detto questo, sarei propenso a pensare che, questa volta, l’attore con tutto il suo lavoro, orale e fisico, la sua negazione a risparmiarsi, il suo saper costruire un personaggio fuori di ogni dimensione, agghindato di ogni libertà interpretativa e arricchito della ricerca, e della riuscita, sulla sua propria voce, superi il testo e il non facile compito del co-autore, dell’Isidori, affascinante, chi mai lo negherebbe?, ma affaticante al tempo stesso, ricco di una scelta finissima di parole che a tratti (una suggestione che potrebbe essere cancellata ad un secondo appuntamento?) finiscono coll’affastellarsi oltre ogni argine, debordanti in quel loro incessante rotolare in platea. Alle spalle di Oricco, la grande pala/sipario realizzata da Daniela Dal Cin, una vera opera pittorica ispirata al “Trionfo della Morte”, affresco quattrocentesco di Palazzo Abatellis a Palermo, grottesco e ossessivo, un livido marasma bruegeliano modernamente inteso, dove l’uccellaccio della preistoria viene a recidere vite con quei falcetti che tiene tra gli artigli. Sala gremitissima alla prima, pubblico attento e al termine osannante: come raramente accade nelle serate teatrali.
Elio Rabbione
Per l’evento esclusivo, Fondazione Cirko Vertigo ha realizzato uno spettacolo unico con i suoi migliori artisti, accompagnati dalla colonna sonora di Max Casacci, fondatore dei Subsonica, che ha creato il brano “ATP finals but the bass”, integralmente realizzato con suoni, rumori e voci del tennis, ad eccezione del basso, unico strumento. Sul brano di Casacci si sono esibiti gli acrobati di Fondazione Cirko Vertigo, in un suggestivo duo aereo. A esibirsi su tessuti e cerchio aerei, danza a terra e mano a mano, filo teso, trampoli e cinghie aeree sono stati: Alexandre Duarte, Elisa Mutto, Rachele Grassi, Sara Frediani, Emmanuel Caro, Edvige Ungaro, Lara Quaglia, Irene Caroni e Amos Massingue, diretti da Paolo Stratta.
Durante la serata tre chef stellati come Davide Scabin, Maurilio Garola e Matteo Baronetto si sono lasciati ispirare dal tennis nel creare piatti e sapori, mentre il vino è arrivato da importanti filari come quelli di Ceretto, Damilano e Tenute Pavesio.
Circolo Dravelli | Moncalieri (To)
CCCP CASA DEL CINEMA CORTO DEL PIEMONTE
Nasce a Moncalieri la Casa del Cinema Corto del Piemonte – CCCP Dravelli, primo esperimento regionale di cineforum interamente dedicato al cinema breve. Il progetto, che aspira a essere un punto di riferimento dell’area metropolitana torinese per tutto ciò che riguarda il mondo del cortometraggio piemontese, trova casa nello storico circolo Mario Dravelli in strada Praciosa 11, dove hanno mosso i primi passi artistici, tra gli altri: Luciana Littizzetto, Marco Carena, Marco Berry e Andrea Zalone. Qui, a partire dal 12 novembre si svolgeranno proiezioni, workshop, laboratori e convegni.
A dare vita alla Casa del Corto l’Associazione Piemonte Moviein collaborazione con Fondazione Dravelli – Casa delle Culture e delle Associazioni, che insieme proporranno un calendario di eventi suddiviso in 3 rassegne: Vicolo Corti, vetrina delle eccellenze cinematografiche piemontesi; Short Way of Life, viaggio attraverso la cinematografia in corto nazionale e internazionale; Community report, incontri civici di approfondimento stimolati dal cinema.
Si punta così a fare del circolo Dravelli un luogo d’eccellenza nella diffusione e promozione dell’arte cinematografica in corto, costruendo una rete nazionale con altre realtà attive nelle regioni italiane nel medesimo ambito artistico, con particolare riferimento al mondo Arci, a cui il Dravelli è affiliato fin dalla sua nascita.
Il primo circolo Arci torinese a entrare nella rete è Il Piccolo Cinema dell’Associazione culturale Antiloco – che vede coinvolti i registi e fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio – attivo all’estrema periferia nord torinese nella promozione di una cultura cinematografica comunitaria, mentre a livello moncalierese è attiva la collaborazione con il Centro Studi Sociali Mario Becchis – CSS Becchis impegnato nella cura, lo studio, e l’approfondimento della storia locale.
«Qualcuno si chiederà perché CCCP. Beh, oltre ad essere l’acronimo di un progetto ambizioso è il richiamo alla memoria dei luoghi. – afferma Alessandro Gaido, presidente dell’Associazione Piemonte Movie – Il circolo Dravelli è stato costruito volontariamente da lavoratori che credevano fermamente che si fosse ad un passo dal realizzare un’utopia. Mi sembra doveroso ricordare quelle radici, che permettono ancora oggi di avere un luogo di socialità e cultura in un quartiere periferico di Torino. Ma, nella tradizione cabarettistica del circolo, non vogliamo neppure prenderci troppo sul serio…quindi non saremo “fedelissimi alla linea”. Infine, faccio un ringraziamento particolare ai gemelli De Serio. È al loro Piccolo Cinema che ci ispiriamo nell’intraprendere questa iniziativa ed è un piacere averli come partner in quest’avventura, che unirà il polo-sud e il polo-nord della periferica area metropolitana torinese».
«La Fondazione Dravelli nasce nel 2005 con lo scopo di preservare e sviluppare le attività del Circolo Dravelli che è sempre stato un punto di riferimento per Moncalieri, e non solo,– ricorda Antonietta Fortunato, presidente Fondazione Dravelli –creando nel tempo un percorso di incontri su varie tematiche sociali e ambientali, anche attraverso cineforum. Con il suo piccolo Teatro Dravelli ha realizzato uno spazio polifunzionale capace di ospitare musica, teatro, cinema, danza, in modo da far maturare nuovi pensieri interdisciplinari. La Fondazione ha aderito con interesse particolare a questo progetto CCCP, ritenendolo un mezzo espressivo che possa portare a conoscenza dei cittadini in maniera più diretta le tematiche trattate nei cortometraggi».
LE RASSEGNE
Vicolo Corti
La programmazione sarà costituita da 7 appuntamenti a cadenza mensile a partire dal 12 novembre fino al 13 maggio 2022. Un venerdì al mese la Casa del Cinema Corto del Piemonte si farà vetrina delle eccellenze cinematografiche piemontesi attraverso la collaborazione con realtà che ben rappresentano la vitalità dell’industria della settima arte sotto la Mole: Glocal Film Festival e Spaesamenti – Atelier Cinematografico di Confine (12 novembre); Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino (10 dicembre); Archivio Superottimisti (14 gennaio); Seeyousound International Music Film Festival (11 febbraio); Il Piccolo Cinema (11 marzo); Fish&Chips International Erotic Film Festival (8 aprile); TOHorror Fantastic Fim Fest (13 maggio). Contributo serata 3€, ingresso riservato ai soci Arci.
«Da quando questa iniziativa era in fase embrionale sono successe molte cose, che hanno addirittura rischiato di compromettere la fattibilità stessa dell’evento. – racconta Dario Cerbone, direttore della programmazione CCCP – Dravelli – Fortunatamente, circa 14 mesi dopo, la Casa del Cinema Corto del Piemonte può finalmente nascere, così come la sua prima stagione, che io, Giorgio Beozzo e Stefano Tropiano, abbiamo deciso di chiamare ‘Vicolo Corti’. Ci piaceva l’idea di una strada che diventasse punto di riferimento per una forma d’espressione troppo spesso sottovalutata. Per far sì che quest’intenzione si potesse realizzare concretamente, abbiamo deciso di puntare tutto sulla ricchezza del territorio. Ipotizzando i vari ospiti ci siamo resi conto, infatti, che il territorio torinese può vantarsi di un prezioso numero di realtà, festivaliere e non, che ne dimostrano la vitalità e la freschezza. Ciò che abbiamo fatto, in definitiva, è stato creare una vetrina che desse modo agli spettatori di acquisire questa stessa nostra consapevolezza».
Short Way of Life
La rassegna prevede 2 appuntamenti mensili che prenderanno il via il 5 febbraio e proseguiranno fino al 23 aprile. Due sabati al mese CCCP Dravelli proporrà un viaggio attraverso la cinematografia in corto nazionale e internazionale, realizzato in collaborazione con Il Piccolo Cinema e la Fondazione Dravelli. Le date in calendario sono: 5 e 19 febbraio, 5 e 26 marzo, 2 e 23 aprile. Contributo serata 10€, ingresso riservato ai soci Arci.
«Siamo onorati e contenti di poter contribuire a questa iniziativa, che fa passi corti per vedere lontano. – spiega Massimiliano De Serio, presidente dell’Associazione culturale Antiloco – Il Piccolo Cinema si è sempre confrontato, fin dalla sua nascita, con il formato breve: quasi ogni mese dei cortometraggi vengono infatti proiettati, realizzati, pensati e sviluppati all’interno del Piccolo Cinema di via Cavagnolo 7, dal 2012. E quasi tutti noi che gravitiamo attorno al Piccolo ci siamo cimentati nei corti e continuiamo a farlo: dai corti presentati alle domeniche di Mutuo soccorso a quelli di animazione fuoriusciti dai laboratori; dai corti deliranti e dark di Cagnasso ai corti in pellicola o dalle installazioni tra documentario e finzione dei De Serio, fino ai corti documentari dei tanti registi che animano e rendono possibile questo posto. Siamo contenti della proposta di Piemonte Movie di sdoppiarsi in questa inedita collaborazione sociale e geografica: nord e sud della città all’insegna del cinema breve, ma a una distanza urbana considerevole. Specchi deformati gli uni degli altri, proveremo a ritrarre il mondo che ci circonda, sotto casa, e quello lontanissimo, convinti come sempre che il cinema breve sia sinonimo di libertà e socialità. Quest’anno proporremo, nel tema, anche il nostro consueto Soltiunes (musica per solisti per cortometraggi), a dicembre, e un inedito concorso di film brevi di taglio socio-antropologico in collaborazione con l’Università di Torino, a partire da febbraio. E ancora tante sorprese “brevi” che rimarranno si spera nella memoria degli spettatori per lungo tempo.
Community report
L’Associazione Piemonte Movie con la Fondazione Dravelli e il Centro Studi Sociali Mario Becchis di Moncalieri allestiranno una stagione d’incontri civici di approfondimento. Si partirà dal cinema per affrontare temi sociali, civili e politici in un’ottica “glocal”: pensando globalmente ma agendo localmente. Ingresso libero riservato ai soci Arci.
«La conservazione dell’identità di una comunità passa dalla sua storia ma non come qualcosa di statico, ma di dinamico e che dia la carica per disegnare il futuro. – dichiara Giancarlo Chiapello, fondatore del Centro Studi Sociali Mario Becchis –. Ecco così il senso del cammino decennale verso l’800esimo dalla data del primo atto che attesta la nascita di Moncalieri. Questo evento risponde ad uno dei compiti del Centro Studi Sociali Mario Becchis, che insieme a realtà diverse e ricorrendo a registri e linguaggi variegati, si muove soprattutto per creare partecipazione in quello che potrà essere un grande evento diffuso nel tempo e nello spazio, parte integrante della grande storia piemontese.
IL DRAVELLI E PIEMONTE MOVIE
Le strade del circolo Arci Mario Dravelli e dell’Associazione Piemonte Movie sono state tracciate per incontrarsi. Fondato e costruito nel 1954 da operai della zona e del circolo Villa Robilant nel quartiere Lingotto di Torino, il Dravelli ha sempre rappresentato un punto di riferimento sociale e culturale per il quartiere borgo San Pietro di Moncalieri, in cui è collocato, e per l’area sud torinese. In particolare è stato un punto di interesse regionale con le attività collegate al teatro, sviluppate tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. La sala del circolo Dravelli è stata in quel periodo una vera e propria fucina di talenti, scoperti e plasmati alla scuola di Michele Di Mauro: Luciana Littizzetto, Marco Carena, Marco Berry, Andrea Zalone, solo per citare i più noti. E dove ci sono gli attori, prima o poi arriva il cinema…ed ecco il ritorno a casa di Piemonte Movie. L’Associazione – che oggi ha sede a Torino e abbraccia tutto il Piemonte con i suoi oltre 40 Presìdi cinematografici locali, organizza il Glocal Film Festival e gestisce il Cinema delle Valli a Villar Perosa (To) – è partita proprio da Moncalieri nel 2000 e qui ora torna per avviare una nuova stimolante avventura: la Casa del Cinema Corto del Piemonte, proseguendo così nel solco della sua missione culturale di promozione e diffusione del cinema realizzato nella nostra regione.
CREDITS
Realizzato da Associazione Piemonte Movie. In collaborazione con Fondazione Dravelli – Casa delle Culture e delle Associazioni. Con la partecipazione di Centro Studi Sociali Mario Becchis e Il Piccolo Cinema.
STAFF
Il comitato di gestione CCCP è composto dal direttivo dell’associazione Piemonte Movie: Alessandro Gaido, Gabriele Diverio, Roberta Pozza, Chiara Pellegrini. Federica Zancato. Il progetto è a cura di Alessandro Gaido, Programmazione e direzione di sala: Dario Cerbone, con la collaborazione di Roberta Pozza, Chiara Pellegrini, Daniele Lince e Elena Beatrice. Ufficio stampa: Mariapaola Gillio. Segreteria: Walter Lanè. Claudia Tura, Giovanni Lauria.
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INFORMAZIONI
www.piemontemovie.com – piemontefactory@piemontemovie.com
Il Consiglio Direttivo, composto da ulteriori cinque membri, vede nominati:
A.C.C.I. rappresenta la distribuzione, la promozione, la produzione, la formazione e le residenze artistiche dell’arte e della cultura del circo contemporaneo, in tutte le espressioni artistiche che esso manifesti. L’Associazione intende esprimere e raffigurare in tutte le sedi, locali, nazionali ed internazionali gli interessi e le istanze del settore, promuovendo e concorrendo alla realizzazione di iniziative tese a dare visibilità e sostegno agli ambiti di riferimento del circo contemporaneo. Sarà compito di A.C.C.I. studiare e affrontare temi artistici, culturali e organizzativi relativi alle attività di pertinenza del settore e rappresentare i soci, nei confronti delle Istituzioni pubbliche e private, favorendone lo sviluppo artistico, tecnico ed economico. Il dialogo costruttivo e la collaborazione tra distribuzione, produzione, formazione e promozione saranno il vero impulso dato a questa arte che ha la necessità di essere valorizzata e potenziata.
A.C.C.I. è ente aderente ad Agis – Federvivo.
Possono aderire ad A.C.C.I., le organizzazioni costituite giuridicamente che sono interessate alla realizzazione delle finalità istituzionali e ne condividono lo spirito e gli ideali.
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“Uno strappo, un rapido movimento, una scossa, un’emozione, uno squarcio su un futuro tutto da ripensare e da re-immaginare”. La spianata di piazza Vittorio in una vecchia immagine (credits Maicol Casale e Davide Oberto), il tram d’un tempo che sferraglia lungo il fiume, macchine da presa microfoni e piccoli set, King Kong sulla cupola della Gran Madre, Anna Magnani che nell’ultimo istante urla dietro la camionetta che le sta portando via Francesco, un omaggio al godardiano Jean Paul Belmondo; ma anche una platea di spettatori, Buster Keaton con il suo cappellino schiacciato e il bicchiere di popcorn in mano, Orson Welles con l’eterno sigaro, il robot di “Metropolis”, forse il coltellaccio di “Psyco”, forse Marylin. È l’immagine che accompagnerà dal 26 novembre al 4 dicembre la 39ma edizione del Torino Film Festival, un panorama quantomai colorato del cinema mondiali, un concorso ufficiale con premiazione di rito, una giuria capitanata dalla regista ungherese Ildikò Enyedi, Caméra d’or a Cannes, Orso d’oro a Berlino e nomination agli Oscar (“per molto tempo ho guardato da lontano e desiderato incontrare questa ‘persona’ intrigante, audace e nobile nelle proprie scelte, orgogliosa dei suoi valori e umile nei confronti dei registi – il Torino Film Festival”), una madrina che ha la simpatia di Emanuela Fanelli (la vedremo a breve in “Siccità”, l’ultimo film di Paolo Virzì), la presenza del giurato Alessandro Gassmann, la masterclass della diva Monica Bellucci insignita quest’anno del Premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica, a riconoscimento “per la sua versatilità artistica, per la disponibilità a promuovere l’opera di autori emergenti permettendo così la realizzazione di progetti poliedrici con contenuti e linguaggi nuovi, per la sua capacità di padroneggiare magnificamente una potenzialità creativa che può arricchire enormemente l’arte cinematografica”. In ultimo, ma non ultimo, un budget provvidenziale di un milione e 750mila euro che non sarà quello della pre-pandemia ma che non è nemmeno da buttar via.
Nello sconquasso generale, nelle incertezze e nelle precauzioni necessariamente prese, appare come una importante novità il ritorno in sala, la normalità delle proiezioni in sale (quest’anno Greenwich Village, Massimo e Lux) dove il pubblico può essere accolto al 100%, dove si torna a chiacchierare e a scambiarci giudizi. Persino le code all’entrata, nel loro sciogliersi a passi lenti, vanno benedette. La riconferma sono le opere prime e seconde di autori che lo sguardo del TFF si spinge a “proteggere e promuovere”, come sottolinea il direttore Stefano Francia di Colle, “fortemente convinti che dare risalto a questo lavoro possa essere un utile contributo all’industria dello spettacolo e alla produzione culturale italiana e internazionale”.
Inaugurazione e chiusura sull’onda della musica. La prima è affidata a “Sing 2 – Sempre più forte” diretto da Garth Jennings (uscita natalizia il 23 dicembre), coloratissima commedia musicale d’animazione, sequel del “Sing” di cinque anni fa, storia di successo di un gruppo di animali pronti a organizzare una gara canora per riportare il Moon Theatre al suo vecchio splendore e salvarlo così dalla chiusura. “Mi rendo conto – ha affermato di recente il regista – che le nostre ambizioni per il film sono sempre state allineate con quelle del nostro amato Buster Moon: raggiungere le stelle e dare al pubblico la più meravigliosa, la più strabiliante e più sentita celebrazione del cinema e della musica possibile. Non potremmo essere più orgogliosi del nostro film e siamo tutti felici di portare “Sing 2” al Torino Film Festival”. Anche un’occasione per ascoltare le voci originali di Matthew McConaughey (il koala Buster), Reese Witherspoon (la maialina Rosita), Scarlett Johansson (la porcospina rocker Ash) e Bono (il leone Clay Calloway). La serata finale vedrà sullo schermo Valerie Lemercier, interprete e regista di “Aline”, dedicato alla voce e alla vita di Céline Dion, il pubblico e il privato, l’incontro con il produttore Guy-Claude Kamar e il successo planetario.
181 i film presentati al festival (18 lungometraggi, 68 anteprime mondiali, 14 anteprime internazionali, 4 anteprime europee e 53 anteprime italiane, su un totale di 4500 opere visionate), 12 le proposte nel concorso ufficiale, ospiti tra gli altri Corea del Sud, Canada, Argentina, Svezia, Germania, Cina, Francia, Austria, Germania, Usa. Unico titolo italiano “Il muto di Gallura” di Matteo Fresi, quasi un western ambientato tra i monti e i boschi della Gallura, dove, tra il 1849 e il 1856, si consumò una feroce faida tra le famiglie Mamia, Pileri e Vasa, che causò decine di morti: tra gli artefici c’era Bastiano Tansu, detto il Muto, divenuto protagonista di una leggenda ancora, in parte, avvolta nel mistero. Dalla Turchia (coproduzione Romania/Francia/Spagna) arriva “Between two dawns”, storia del giovane Kadir che conduce felicemente con il resto della famiglia una fabbrica tessile; quando un operaio si ustionerà, per lui le cose cambieranno decisamente. Il tema purtroppo attualissimo della sicurezza sul lavoro, gli incidenti sempre più numerosi e le loro conseguenze, l’annullarsi di ogni certezza nello spirito e nella vita del protagonista. “Clara sola” di Nathalie Alvarez (Svezia/Costa Rica/Belgio/Germania) narra di una ragazza, sofferente per dolori a ossa e muscoli, usata dalla madre superstiziosa come guaritrice in raduni religiosi; di “Feathers” di Omar El Zohairy (Francia/Egitto/Olanda/Grecia) è protagonista una donna, totalmente asservita ai suoi doveri di moglie e madre, decisa ad affrontare un cambiamento radicale dopo che ad una festa un prestigiatore ha trasformato suo marito in un pollo: il gusto della nuova libertà, con conseguenze davvero eclatanti. L’austriaco Sebastian Meise porta “Great freedom”, la storia di Hans, dall’immediato secondo dopoguerra alla fine degli anni Sessanta condannato per omosessualità: anche qui una ricerca continua di libertà, ma altresì anni che trascorrono tra silenzi e sguardi, tra dolore e speranza. Da sottolineare ancora due film di produzione francese: “Une jeune fille qui va bien” di Sandrine Kimberlain, Irène nella Parigi del 1942, giovane ebrea francese con il desiderio di studiare recitazione, un futuro sognato sulle tavole del palcoscenico, la persecuzione che cambierà ogni cosa; e “La traversée” di Florence Miailhe, due fratellini, nella dura realtà dell’Europa dell’Est, allontanati dai genitori e pronti ad affrontare un drammatico viaggio per scappare dalle persecuzioni perpetrate nel loro paese d’origine.
Altri appuntamenti da segnalare, “Jane par Charlotte”, ovvero Jane Birkin vista da Charlotte Gainsbourg, una madre vista dalla figlia, un confronto che serve anche a ristabilire anni fatti di incomprensioni e di deboli riavvicinamenti, un momento per rimettersi in gioco, l’una e l’altra parte; ancora la Gainsbourg in “Suzanna Andler” di Benoît Jacquot dal testo omonimo di Marguerite Duras, un’unica giornata all’insegna di sentimenti, menzogne e tradimenti, l’attesa di un amante, una villa affacciata sul mare della Costa Azzurra. “Bangla – La serie” di Phaim Bhuiyan e Emanuele Scaringi, gli stessi autori del film rivelazione del 2019, la storia del ragazzo di origini bengalesi che vive nel quartiere romano di Torpigrattara, che ha formato con gli amici un gruppo musicale e che ama Asia, una ragazza che è il suo esatto contrario, ribelle e scapestrata; “Cry Macho” di e con Clint Eastwood, un anziano cowboy allevatore di cavalli ed ex star del rodeo, incaricato dal suo capo di riportare in Texas dal Messico il figlio allontanato dalla madre alcolizzata: sarà l’occasione perché s’instauri tra il ragazzo e il vecchio (Eastwood è arrivato ai 91 anni!) un’insolita amicizia; Monica Bellucci rivede tra documentario e finzione il mito di Anita Eckberg in “The girl in the fountain”, quattro storie che s’intrecciano in “La notte più lunga dell’anno”, esordio di cui si dice un gran bene di Simone Aleandri, interpreti tra gli altri Ambra Angiolini, Massimo Popolizio e Alessandro Haber. Un omaggio a Giovanna Marini con “Giovanna, storie di una voce” firmato da Chiara Ronchini, l’immagine di una indimenticata icona della musica folk italiana, una coppia in “Bergman island” di Mia Hansen-Løve che si trasferisce per sei settimane sull’isola di Faro per scrivere ciascuno la sceneggiatura di un nuovo film, immersa nel paesaggio caro al grande regista svedese (il film esce sugli schermi il 7 dicembre).
Per gli appassionati, una felicissimo improvvisata del festival, la sezione “Tracce di teatro/Il respiro della scena”, immagini e tavole del palcoscenico dove si allineano il pucciniano “Gianni Schicchi” con la regia di Damiano Michieletto, “Strehler, com’è la notte?” di Alessandro Turci, suggestioni e riflessioni da non perdere, Gabriele Lavia con il pirandelliano “Uomo dal fiore in bocca” e i due titoli di Eduardo, di prossima programmazione televisiva, “Non ti pago” e “Sabato, domenica e lunedì”, interprete Sergio Castellitto e Edoardo De Angelis regista. Un programma nutritissimo, dentro cui, per molti, per i tanti appassionati, spiccheranno “Le stanze di Rol” (media partner Rai 4), ovvero una sezione “magica” nella certezza che “un mondo parallelo e un altrove al cinema tradizionale esistano”, una sezione che “vuole costruire ponti, non barriere protettive; cerca il dialogo tra realtà diverse, non il conflitto”.
Elio Rabbione
Nelle immagini: il manifesto del 39mo TFF; scene da “Il muto di Gallura”, unico film italiano, e “Une jeune fille qui va bien” di Sandrine Kimberlain (Francia); Clint Eastwood in una scena di “Cry Macho” e Monica Bellucci in “The girl in the fountain”
Dopo il successo di critica e di pubblico ottenuto con il concerto di apertura a Torino il 19 Ottobre
scorso presso la Chiesa Parrocchiale della Gran Madre di Dio, che ha visto protagonista il Duo
Violoncello e Pianoforte – Christiana Coppola e Ludovica De Bernardo – (allieve del Conservatorio G.
Cantelli di Novara) prosegue il tour “I CONSERVATORI IN PIEMONTE” con la seconda tappa di
Saluzzo, presso il prestigioso Monastero della Stella, Domenica 28 Novembre alle ore 17:00.
L’iniziativa, ideata e gestita in toto dall’associazione TORET ARTIST Tre Sei Zero – appendice senza
scopo di lucro della prestigiosa Agenzia TORET ARTIST Management di Torino – ha lo scopo di
traghettare i giovani talenti emergenti della musica – allievi dei quattro Conservatori Piemontesi –
dalla scuola al pubblico, attraverso una rete di concerti distribuiti in tutta la Regione, in
collaborazione con i Comuni e le Associazioni Culturali del Territorio.
L’appuntamento vedrà protagonista il Quintetto pianoforte e fiati (Matteo Cotti pianoforte –
Niccolò Capone flauto – Valeria Lupi clarinetto – Francesca Cristina Chiesa corno – Luca Vacchetti
fagotto) che eseguirà il Quintetto in do minore, Op. 52 di L. Spohr e il Quintetto in si bemolle
maggiore, Op. postuma di N. A. R. Korsakov.
L’evento è organizzato in collaborazione con il Conservatorio G. Verdi di Torino; la raffinata
Associazione Amici del Teatro e della Musica “Magda Olivero” di Saluzzo e grazie al prezioso
sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo.
Questo concerto darà il via a una rassegna saluzzese di altri quattro eventi tra Gennaio e Febbraio
2022 con la medesima struttura e filologia.
LAVAZZA EXPERIENCE
Dal 14 al 21 novembre, La Centrale della Nuvola Lavazza ospiterà un palinsesto di eventi organizzato da To Be in occasione delle Nitto ATP Finals di Tennis. Tra degustazioni, colazioni, pranzi, cene e spettacoli, il pubblico potrà assistere ai match interagendo con giornalisti sportivi, produttori enogastronomici, bartender e grandi chef.
Torino 10 novembre 2021 – Un fitto programma di eventi in una delle location più suggestive e rappresentative di Torino, dove la cultura del buono e del bello è da sempre protagonista: questa la proposta di To Be, che in collaborazione con la Centrale di Nuvola Lavazza permetterà al pubblico di vivere la settimana delle Nitto ATP Finals a 360°. Il format prevede entertainment tematico con appuntamenti distribuiti nell’arco della giornata per l’intera settimana, e Finals Experience, eventi serali esperienziali, concepiti attorno all’enogastronomia d’eccellenza e alle sue declinazioni.
«Il palinsesto di eventi che abbiamo studiato per la settimana delle Nitto ATP Finals 2021 – dice Edoardo Gatti, owner di To Be – è un’occasione unica per valorizzare Torino e fare sistema. Il settore degli eventi è stato uno tra i più colpiti dallo stato di emergenza, quindi poter organizzare 8 appuntamenti, usando le precauzioni necessarie a garantire la massima sicurezza, è un segnale di speranza per tutti coloro che lavorano nel settore. Tra chef, ristoratori, produttori, fotografi, videomaker, tecnici audio e luci, camerieri, sommelier, hostess e steward, i professionisti coinvolti saranno più di 200 in appena 8 giorni. Torino riparte.»
Si parte al mattino con La Colazione dei Campioni & Live Show, un servizio di prima “colazione italiana” nel rispetto di tutti i riti, accompagnati da una serie di workshop curati dal Training Center Lavazza con una rosa di ospiti.
Un rito quella della colazione italiana, che assume notoriamente connotati locali, espressi in questa sede da abbinamenti regionali e raccontati dalle specialità proposte e dai personaggi che si alterneranno sul palco. A chiudere il programma settimanale, sabato 20 in occasione della semifinale, l’appuntamento è con Massimiliano Prete, lo chef napoletano di Sesto Gusto e guru dei lievitati, che da qui rivisita le abitudini della prima colazione; domenica 21, la colazione della finale invece, si ispira alla gastronomia francese con Gian Piero Vivalda, chef dell’Antica Corona Reale.
All’interno della Espresso «Living» Room, nel pomeriggio, gli ospiti potranno assistere alla diretta delle gare gustando una originale food experience ispirata alla ‘merenda sinoira’ torinese.
A questo programma fisso settimanale si aggiunge Finals Experience, costituito da appuntamenti esperienziali attorno al cibo, al territorio e alle sue eccellenze.
«To Be – dice Pier Luigi Rosito, founder – nasce nel 2009 – e da allora si è specializzata nella creazione di format gastronomici di successo, che grazie al coinvolgimento di grandi chef e grandi produttori accendono i riflettori sulle eccellenze del nostro territorio. L’opportunità di poterli presentare alla Nuvola Lavazza in occasione delle Nitto ATP Finals 2021 è una sfida che abbiamo raccolto con entusiasmo e che pensiamo potrà arricchire ulteriormente una settimana che proietterà Torino sul palcoscenico del grande sport internazionale.»
Domenica 14 si parte con la cena di gala “Menu a Dieci Mani”, durante la quale verranno serviti cinque piatti, ciascuno preparato da uno chef stellato e ciascuno abbinato a un grande vino del territorio. La brigata di stelle scelta per quest’occasione sarà formata da MATIAS PERDOMO, Contraste Milano, che preparerà “Donuts alla bolognese”; MAURILIO GAROLA, La Ciau del Tornavento, che preparerà Tartare di ricciola e avocado; CHRISTIAN & MANUEL COSTARDI, Costardi Bros, che prepareranno Carnaroli, Grana Padano, polvere dì Kafa e riduzione di birra; MARCELLO TRENTINI, Magorabin, che preparerà Guancia, Ras el Hanut e nocciole; infine, FABRIZIO TESSE, Carignano, che preparerà Trota marinata, seirass al bergamotto, nocciola IGP Piemonte. A chiudere, il dolce del Pastry Chef FABRIZIO RACCA.
Lunedì 15 va in scena il meglio della miscelazione con “Mix Contest”, nella sua unica e spettacolare tappa 2021: la battle vedrà sfidarsi i più importanti protagonisti della mixology torinese, che verranno giudicati sia dal pubblico votante, sia da una giuria di professionisti del settore. Ogni bartender sarà affiancato da un guest proveniente dal mondo della miscelazione nazionale e selezionato dalle più importante industries di beverage mondiale: MARTINI, VELIER, ONESTIGROUP, RINALDI 1957, COCCHI, GANCIA, RUSSIAN SPIRITS, COMPAGNIA DEI CARAIBI, STOCK, THE FAMOUS GROUSE, TEQUILA CORRALEJO, MOLINARI. I cocktail bar che parteciperanno alla battle sono: AFFINI, BARZ8, CIVICO1, DASH, INSIDE, D.ONE, EDIT, LA DROGHERIA, OTIUM, POUT POURRI, PIANO35 e PORT ROYALE.
Dal meglio della miscelazione al meglio del cibo da strada: “FUUD”, previsto martedì 16, raccoglierà dieci tra i migliori street-food della città, per una grande festa tutta da mangiare. Il pubblico potrà passeggiare tra gli stand dai quali verranno servite specialità tipiche da ogni parte del mondo, accompagnate da vini e cocktail che creeranno un connubio perfetto con il cibo.
Per non deludere gli amanti delle cene musicali, mercoledì 17 andrà in scena uno dei format più famosi di “Cipollini&Friends”, una cena placée in cui l’enogastronomia si unirà alla musica per un’esperienza sensoriale completa.
Street-Food e Alta Cucina diventeranno sinonimi durante “Degustando”, l’evento di giovedì 18 novembre. Il format coinvolgerà dieci Chef – tra cui diversi stellati Michelin – che per una sera cucineranno e serviranno al pubblico i loro piatti in formato tapas. L’evento sarà un vero e proprio itinerario del gusto, che si svolgerà tra piatti degli chef, eccellenze gastronomiche di produttori del territorio, grandi vini e cocktail.
Gli chef che parteciperanno all’edizione speciale di Degustando per la Lavazza Experience saranno: CLAUDIO VICINA, Casa Vicina (1 Stella Michelin); EMIN HAZIRI, Cannavacciuolo Bistrot (1 Stella Michelin); FRANCESCO OBERTO, Da Francesco (1 Stella Michelin); STEFANO SFORZA, Opera; CARMELO DAMIANO, Giudice; LORENZO CAREGGIO, EraGoffi; CHRISTIAN MANDURA, Unforgettable; LUCA ANDRÈ, The Soul Kitchen; FABIO MONTANA, Osteria Bacalhau; GABRIELE TORRETTO & MAJCOL LAPI, La Valle.
E, a proposito di grandi vini, immancabile la serata di degustazione, durante la quale i migliori produttori vitivinicoli del territorio si riuniranno per permettere al pubblico di degustare i propri prodotti. In questo caso, il format è “Nebbiolo è Barolo”, e a partecipare saranno i migliori produttori di Nebbiolo del territorio, che proporranno le diverse declinazioni del vitigno più famoso del Piemonte.
Degustazioni guidate, approfondimenti e accompagnamento gastronomico saranno protagonisti della serata. Tra i produttori che parteciperanno: MARCHESI DI BAROLO; DIEGO PRESSENDA; MARCO CAPRA; CHIONETTI; JOSETTA SAFFIRIO; CUVAGE; RICOSSA.
Sabato 20, spazio allo spettacolo con una Gala Dinner curata da Prince Experience, che porterà in tavola piatti gourmet preparati da grandi chef con l’accompagnamento di cantanti e artisti che coinvolgeranno il pubblico tra sapori e spettacolo.
La kermesse di eventi Lavazza Experience si chiude domenica 21 con una cena con spettacoli musicali e artistici, organizzata da Movement Culture.
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Lunedì 15 novembre prossimo, alle 20.30, all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, appuntamento con il Regio Metropolitano e il maestro Gianandrea Noseda, sul podio dell’Orchestra e Coro del teatro Regio per un ricco programma che prevede le Nanie di Johannes Brahms, il poema sinfonico Riccardo III di Bedrich Smetana, il “Canto delle parche” di Brahms e la Sinfonia n. 7 di Antonin Dvorak.
Il coro è istruito da Andrea Secchi; Gianandrea Noseda è stato recentemente nominato Direttore musicale generale del Teatro dell’Opera di Zurigo, oltre ad essere Direttore musicale della National Symphony Orchestra di Washington, Direttore ospite principale della London Symphony Orchestra e della Israel Philarmonic Orchestra.
La Naenia di Brahms per coro e orchestra, su testo di Friedrich Schiller, fu composta fra il 1880 e l’estate del 1881 in memoria del pittore Anselm Fuerbach e ebbe la sua prima esecuzione a Zurigo il 6 dicembre di quell’anno. Nei versi di Schiller, cui Brahms si ispirò, è presente il riferimento ai miti di Orfeo, Adone e Achille,e viene espresso il concetto che le cose belle e perfette sono destinate a perire ma, a differenze di ciò che è brutto, la loro morte è accompagnata da canti di rimpianto. La Naenia presenta una forma tripartita.
Qualche anno prima, nel 1856, Smetana, allora trentaduenne, soggiornò per ragioni di salute a Saro, nella parte meridionale della penisola svedese di Goteborg, a quei tempi molto alla moda come meta di vacanze estive. Fu questa la cornice che vide nascere il suo poema sinfonica intitolato “Riccardo III”, liberamente ispirato all’omonimo dramma shakespeariano. Al centro la figura tragica e al tempo stesso crudele del monarca assetato di sangue e di dominio. Smetana prende spunto dalla figura shakespeariana per tracciare il profilo musicale del personaggio, descriverne l’ascesa al potere, i tormenti causati dai suoi omicidi e la sua successiva caduta.
Nel 1882 Brahms scrisse per coro e orchestra un inserto derivato dalla fine del penultimo atto dell’Ifigenia in Tauride di Goethe, in cui la protagonista, in un momento di disperazione, ripete un canto antico, originariamente intonato dalle Parche. Il coro fu suddiviso in sei voci, tre femminili e tre maschili , che spesso contrappongono duramente e drammaticamente le loro sonorità. La potenza del Canto delle Parche op. 89 risulta inarrivabile; aperto dall’orchestra con un vero e proprio schianto, il brano va poi a scivolare verso tristezze abissali. Le asprezze poi si mitiganoin un’apparente apertura alla speranza, lasciata al dominio delle voci femminili. Si tratta di un presagio di scioglimento positivo che chiude la tragedia, anche se poi le note ritornano al colore terreno dell’inizio e sembrano inabissarsi tra i vapori dell’Ade.
La settima sinfonia di Dvorak rappresentò il momento di svolta nella carriera del compositore;in essa egli seppe fondere con inventiva sicura le ambizioni formali del genere sinfonico e quelle della musica popolare. In tutta la sinfonia si coglie, infatti, la sua capacità di saper intrecciare la vocazione monumentale propria di questo genere con inserti cameristici che ne attenuano la retorica. L’inizio mormorato e misterioso ha carattere introduttivo, tipico del recitativo strumentale e drammatico, capace di creare un clima che viene stemperato dal richiamo affettuoso dei fiati e dalla sonorità dei corni, che fanno pensare a boschi e elfi. Il Poco Adagio, fin dal cantabile iniziale del clarinetto, delinea un clima introspettivo venato di sarcasmo, ma orientato già alle suggestioni folcloristiche che prendono il sopravvento nel successivo Scherzo, vero e proprio ballabile campestre. Il Finale conclusivo affianca passi di marcia a bizzarrie alla zingara, a inserti ottimistici dei fiati, trascinando tutto l’insieme verso l’epilogo di una marcia compatta.
Nonostante la buona accoglienza della sua prima esecuzione, avvenuta alla St. James Hall a Londra, diretta dallo stesso compositore nel 1885, Dvorak ebbe dei ripensamenti e ne rielaboro’ alcuni passi.
Regio Metropolitano è realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Socio Fondatore del Teatro Regio, e con il patrocinio della Città di Torino.
Sabato 20 novembre il Regio Metropolitano si sposterà al teatro Colosseo dove l’Orchestra del Teatro Regio sarà diretta da Diego Fasolis. Venerdì 26 e domenica 28 novembre, all’Auditorium Giovanni Agnelli al Lingotto, verrà presentata in forma di concerto l’opera lirica verdiana Aida. Coro e orchestra del Teatro Regio saranno diretti dal maestro Pinchas Steinberg e Aida sarà interpretata da una protagonista di rilievo internazionale, quale Angela Meade.
I biglietti e le card per i concerti e gli spettacoli sono in vendita presso la Biglietteria del teatro Regio , con orario da lunedì a sabato con orario 13-18.30; domenica 10-14. È possibile anche l’acquisto presso i punti vendita Vivaticket.
Mara Martellotta