SPETTACOLI- Pagina 165

Il fischio d’inizio dei Giochi senza Frontiere

“Attention..Trois, deux,un..”. Chi non ha atteso con trepidazione nelle serate dei mercoledì queste parole pronunciate con inconfondibile accento svizzero dai giudici Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi, seguite dal fischio d’inizio delle gare dei Giochi senza frontiere?

Un evento popolare al quale, nel corso delle trenta  edizioni svoltesi tra il 1965 e il 1999 ( con una breve pausa a metà degli anni ’80),grazie all’Eurovisione, assistettero centinaia di milioni di telespettatori con degli share altissimi (il 32% in Italia e il 48% in Grecia, addirittura il 78% in Ungheria). L’ascolto più alto venne registrato negli anni ’70.Nel ’78, con la telecronaca di Ettore Andenna e Milly Carlucci la media fu di 17,8 milioni di telespettatori a serata mentre l’’anno precedente, con la conduzione di Rosanna Vaudetti e Giulio Marchetti, fu raggiunto il record di 18,5 milioni a puntata, addirittura più delle Olimpiadi di Monaco. A prestare voce a volto alle telecronache italiane, oltre ai già citati conduttori, vi furono tra i tanti anche Enzo Tortora e Claudio Lippi. La finalissima del ’78 incollo davanti ai televisori duecento milioni di telespettatori in Europa (e l’Italia vinse l’edizione con la squadra di Abano Terme). Si narra che la prima edizione dell’evento, a metà degli anni ’60, venne fortemente voluta dal presidente francese Charles de Gaulle, desideroso di far incontrare i giovani d’Europa in una competizione che rappresentasse anche un momento di gioia e divertimento. Parallelamente nacque la trasmissione più longeva nella storia delle coproduzioni che accompagnò almeno due generazioni di telespettatori europei. Dalle iniziali quattro nazioni che si sfidarono nella prima edizione (Italia, Germania, Francia e Belgio) si allargò la platea dei contendenti al punto che furono diciotto i paesi che offrirono le più diverse e originali ambientazioni con circa 2500 città partecipanti, compresa una puntata invernale nella colonia portoghese di Macao, nel 1990. I giochi di ogni puntata erano generalmente legati a un tema collegato alle peculiarità della città che li ospitava. Ogni squadra era composta da otto atleti, quattro uomini e quattro donne che venivano estratti a  sorte per ogni gioco.

Le edizioni più classiche prevedevano nove manches:  la prima e l’ultima impegnavano tutte le squadre, senza possibilità di giocare il Jolly e di raddoppiare il punteggio ottenuto in quel gioco, mentre le restanti sette erano disputate da tutte le squadre meno una, a rotazione. I punti venivano  assegnati a scalare dalla prima all’ultima classificata e la squadra che non disputava il gioco di gruppo doveva cimentarsi nella prova singola su un percorso a tempo: il famoso e temutissimo fil rouge. Tra gli anni ’80 e ’90 si tennero anche venti edizioni invernali dei giochi (14 come Giochi sotto l’albero e le restanti 6 denominate Questa pazza, pazza neve). In Piemonte ai Jeux sans Frontieres parteciparono 14 località (Acqui Terme, Alba, Arona, Biella, Borgosesia, Canelli, Casale Monferrato, Cesana, Chieri, Limone Piemonte, Sestriere, Stupinigi, Torino e Verbania). Cesana San Sicario fu l’unica a partecipare nel 1981 all’edizione invernale di Questa pazza, pazza neve aggiudicandosi la vittoria nella seconda puntata che venne ospitata l’8 febbraio sui Pirenei francesi, a La Mongie. Nelle memorie di generazioni di telespettatori restano quelle immagini disincantate e serene che avvicinavano tutti, attraverso quelle gare dove si mescolavano sport e allegria, all’idea di una Europa unita, comunitaria. Un ricordo che provoca istintivamente un lieve, sano sentimento di nostalgia per quei Giochi Senza Frontiere ai quali vorremmo ancora assistere.

Marco Travaglini

Casa Fools ripartono le Domeniche Spettacolari

Le giornate dedicate alla famiglia con spettacoli di teatro per l’infanzia.
In programma domenica 23 gennaio Elisir d’amore – Favola in musica” con Luigi Orfeo, attore e regista lirico.
Con l’aiuto di simpatici pupazzi, Luigi racconterà in forma giocosa e coinvolgente le rocambolesche avventure di tutti i personaggi, dando nuova vita a un capolavoro adatto a tutte le età. Il melodramma di Donizzetti diventa così una favola in musica pensata per i più piccoli, ma che lascia a bocca aperta anche gli adulti.
L’appuntamento è alle ore 10 per la replica mattutina e alle 16 per quella pomeridiana. Prima dello spettacolo il pubblico potrà gustare la ricchissima merenda dolce e salata con tanti prodotti genuini.

Due tensostrutture per Eurovision

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Saranno due le tensostrutture che la Città di Torino allestirà per quindici giorni vicino al PalaOlimpico in occasione dell’Eurovision song contest in programma il prossimo mese di maggio.

 

Una ampia tremila mq collocata a fianco dell’impianto sarà sede delle delegazioni e degli artisti dei vari Paesi, dei camerini e dell’area degli sponsor; la seconda – ampia cinquemila mq – sarà installata nell’area dei giardini di piazza d’Armi per ospitare la sala stampa e i circa millecinquecento giornalisti attesi in Città in occasione della manifestazione.

La delibera è stata illustrata in via preventiva durante la seduta della Commissione Ambiente di ieri pomeriggio che ha espresso parere positivo alla deroga al Regolamento al Verde Pubblico previsto per questa tipologia di occupazioni. L’obbligo di ripristino dell’area verde al termine della manifestazione è garantito dalla Città stessa.

L’atto sarà esaminato da parte della Giunta comunale per l’approvazione.

Sanremo, anticipazioni sulle canzoni in gara

Mancano pochi giorni all’avvio della manifestazione canora più seguita in Italia che, da oltre settant’anni, tiene inchiodati gli amanti delle canzonette davanti al televisore. Massimo segreto sulle canzoni in gara, pena l’espulsione dalla gara; ma noi siamo riusciti a carpire i segreti dei concorrenti e ve li proponiamo per prepararvi bene all’evento…

AKA7EVEN
Ma dove l’ha trovato il nome, in un cruciverba? Canta PERTETTA COSI’, forse pensando a Belen RFodriguez…

MICHELE BRAVI
Schizzato fuori dalle pagine dei Promessi Sposi si esibisce con L’INVERNO DEL FUORI, prima canzone dedicata all’elogio degli iscritti all’associazione che raggruppa i “diversamente sessuati”.

DARGEN D’AMICO
Sfigatissimo nome, destinato a svolgere il ruolo di eterno secondo, con medaglia d’argen anziché d’or; canta DOVE SI SBALLA, scritta in una discoteca dove la Coca gira più della Pepsi…

DITONELLAPIAGA CON RETTORE
Chissà se riuscirà ad esibirsi dopo la denuncia dei rettori universitari che non vogliono essere considerati un dito nella piaga? Peccato per la sua CIMICE, originale inno ai pidocchi.

ELISA
La bisbisnipote di Mona Lisa si esibisce con O FORSE SEI TUC, un bel ritornello ispirato al noto cracker belga.

EMMA
La ragazza, elettricista mancata (il padre, grossista di lampadine, avrebbe voluto che si laureasse in elettrodinamica, ma lei ha preferito cantare) partecipa con il toccante OGNI VOLT E’ COSI’, ispirato agli studi prematuramente abbandonati.

GIUSI FERRERI
L’ex commessa, oggi star della musica italiana, punta alla vittoria con MELE, una smaccata pubblicità dei prodotti della Val di Non di proprietà di suo zio.

HIGHSNOB & HU
Non si sa da dove vengano, chi siano, dove vadano… Cantano un piacevole refrain dedicato al rito inglese delle cinque del pomeriggio, ABBI CURA DEL THE

IRAMA
Originario dell’Indostan arrivato in Italia insieme al fratello Diorama, ingegnere specializzato nella creazione di modellini. Ossessionato dalla moglie Sarah, ha scritto OVUNQUE SARAH.

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA
Fuggita dal seggio elettorale di Cantù dopo l’annullamento delle elezioni comunali, la ragazza ha composto MIAO MIAO, prendendo spunto dai versi del suo amato micio cinese, Miao Tse Tung.

ACHILLE LAURO
Erede del grande armatore napoletano canta DOMENTICA, canzone dedicata ai malati di Alzheimer

LE VIBRAZIONI
Un trio che ha dovuto cambiare la denominazione originaria di I VIBRATORI, considerata troppo osé. Il loro brano s’intitola DANTISSIMO e celebra i 700 anni dalla morte dell’Alighieri.

MAHMOOD E BLANCO
Accoppiata tra un allevatore di mammuth ed un coltivatore di Prosecco che hanno scritto BRIVIDI sotto l’effetto del COVID 19

ANA MENA
Discendente di Ana Coreta, eremita siriano del II secolo, canta DUECENTOMILA ORE, la versione “giga” di Ventiquattromila baci di Mina. Ma non c’è confronto!

GIANNI MORANDI
Il sempreverde arriva con APRI TUTTE LE MORTE, un testo horror ispirato ad un medico legale che da 30 anni fa autopsie su cadaveri di donne all’istituto di medicina legale di Bologna.

FABRIZIO MORO
Il suo più illustre antenato era Ludovico Moro, che si rivolta nella tomba pensando ad un discendente così. Si esibisce con SEI TUC, con l’obiettivo di fare concorrenza a ELISA (vedi sopra).

NOEMI
Storpèiatura del cognome del nonno, Feliciangelo Poemi, grande scrittore autore di numerosi canti eroici. Più modestamente lei ha composto TI AMO NON LO SO LIRE, uno struggente testo in cui si rimpiange la vecchia moneta italiana.

MASSIMO RANIERI
Altro sempreverde che presenta LETTERA DAL MARE, ispirata ad una storia vera, un a lettera spedita da un focoso siciliano di Alcamo all’amata abitante a Bressanone e pervenuta alla giovine tanto desiderata solo 50 dopo, per i solito disguido delle poste. La ragazza nel frattempo si era sposata con uno shutzen tirolese…

RKOMI
Altro impronunciabile… Ma è giustificato, proviene da una famiglia di sherpa nepalesi. La sua canzone IN SU PER ABILE descrive gli sforzi di un alpinista che vuole aprire una nuova via sul Kanchenjunga.

MATTEO ROMANO
Con un nome così, non potrà mai vincere, troppo banale di questi tempi, non poteva scegliere Kikazzé o Brumbrum? Nessuna speranza per la sua VIRALE, motivetto che trae spunto dalla pandemia.

SANGIOVANNI
Dopo il Battista e l’Evangelista ecco il Sanremista, arrivato al Festival per cantare FAR FALLI un allegro motivetto che coindanna i calciatori più fallosi del campionato di calcio italiano.

TANANAI
Canta CESSO OCCASIONALE, ritornello ispirato agli effetti del confetto Falqui, su testo del Generale Cambronne; insomma, una cagata…

GIOVANNI TRUPPI
Cantautore noto negli ambienti militari che presenta un testo dedicato alla famiglia TUO PADRE; TUA MADRE, TUA ZIA.

YUMAN
Fuggito dallo Yemen canta ORA È QUI, primo pezzo di una trilogia che comprenderà nelle prossime edizioni ORA E’ QUA e poi ORA E’ QUO, dedicata ai nipotini di Paperino.

IVA ZANICCHI
Più che sempreverde, l’ideatrice dell’Imposta sul Valore Aggiunto passa dal fisco all’agricoltura con la delicata VOGLIO ARARTI dedicata ad un giovane coltivatore di mais del Salento. Pare che fra loro ci sia del tenero (grano tenero, ovviamente…).

Gianluigi De Marchi

Il nuovo sentimento per il giovane arabo: riparte la stagione dei Marcido

Da stasera, nello spazio di Marcidofilm di corso Brescia 4bis

Si riparte. Si prova a ripartire. A elencare un calendario teatrale che, pandemia permettendo, possa reggersi in piedi, al di là di interruzioni o chiusure, con ogni sua forza. C’è la passione, c’è la raffinata bravura, c’è la caparbietà di un gruppo ma a volte ogni cosa è insufficiente. I teatri si chiudono, i teatri vanno (?) chiusi, con il rischio assurdo di mettere un tappo alla cultura e soffocarla. Dopo una settimana di applauditissime repliche al Gobetti con “Memorie dal sottosuolo”, merito soprattutto della prova di Paolo Orrico, per cui il termine perfezione non è sprecato, dopo una trasferta milanese, i Marcido (Marcidorjs e Famosa Mimosa: ma da sempre e per tutti, i Marcido) tornano alla loro tana, al luogo d’elezione, alla casa madre di corso Brescia 4bis, al loro Marcidofilm, al loro minuscolo quanto agguerrito teatro in formato bonsai, pronti a riaprire i battenti per una nuova avventura.

Da gennaio a maggio, le novità e la riprogrammazione degli spettacoli che non sono potuti andare in scena nelle scorse stagioni, a causa della chiusure dei teatri per l’emergenza sanitaria. Il debutto è affidato stasera (repliche sino al 30 gennaio) a Maria Luisa Abate, per l’adattamento drammaturgico e la regia di Marco Isidori, con “L’importante è che ci sia qualcuno: Vaduccia”, tratto da “L’amante” dello scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua cui la compagnia ha lavorato durante il lockdown. La vicenda – ambientata in una Haifa attraversata dalla guerra del 1973, tra i sogni e i desideri dei tanti protagonisti, le loro personali aspettative – narra di una novantasettenne ebrea che, come risvegliatasi da una malattia colpevole d’averla privata di ogni “consapevolezza vitale” e resa un minerale, “una pietra” come afferma lei stessa, si ritrova a condividere il vivere quotidiano con un ragazzo arabo. Gli inizi sono costruiti sul reciproco sospetto, il presente di divisioni non s’addice alle relazioni, ma con il passare del tempo, specialmente da parte della donna, si giungerà persino alla gioiosa scoperta della costruzione di un sentimento amoroso. Una vicenda odierna che, anche complice la lingua che ne tesse i caratteri e le azioni, dice Isidori, “ci ha portato verso la realizzazione di uno spettacolo dove la performance dell’attrice (una straordinaria Maria Luisa Abate) s’avvita con fatale inesorabilità, in un parossismo non solo interpretativo, ma anche “fonico”, andando verso quella “compiutezza” teatrale, che è stata, e che ancora vogliamo continui ad essere, uno dei cardini della ricerca scenica dei Marcido”.

La stagione vedrà ancora “Vecchio oceano” da “I canti di Maldoror” di Lautréamont e “Specchio a due facce: Eschilo e Petrolini in un’unica invocazione; il riallestimento dello storico “Happy days in Marcido’s field”, una nuova edizione di “Giorni felici” di Beckett, ad aprile “una serata con il poeta Roberto Mussapi”. La stagione si chiuderà con una nuova edizione de “L’avaro” di Molière, anche banco di prova per due giovani attori formatisi nel Laboratorio dei Marcido.

e.rb.

Il femminile e il maschile in Luigi Pirandello

 

Moncalieri, ore 17-18,30

Biblioteca civica Arduino, via Cavour 31

Diretta sulla pagina facebook @bibliomonc

L’universo pirandelliano è costituito da una miriade di ritratti femminili e maschili che con le loro peculiarità hanno influenzato in maniera significativa il ‘900 italiano. E che ancora oggi sono di un’attualità sconcertante. Se ne occupa una mini-rassegna curata dall’associazione culturale Linguadoc e patrocinata dall’Assessorato alla Cultura di Moncalieri: due incontri da non perdere uno si è svolto lunedì 10 e il prossimo lunedì 17 gennaio (il primo focalizzato sul femminile, il secondo dedicato ai ritratti di uomini) alla biblioteca civica Arduino di Moncalieri.

Pirandello attinge alla propria esperienza famigliare e di vita (i genitori, i professori, la moglie, l’allieva/attrice e musa ispiratrice) per tracciare minuziosi frammenti che definiscono i personaggi – sintetizzano i curatori – senza mai trascendere nella volgarità o nella critica tout court. Emergono così i caratteri di donne e uomini che affascinano per la varietà che rappresentano”. Nei due appuntamenti previsti, dalle 17 alle 18,30 la scrittrice e giornalista Sabrina Gonzatto e il regista Giulio Graglia intrattengono il pubblico insieme all’attrice Carlotta Micol De Palma, la voce narrante. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti e diretta facebook.

Sarà anche una stimolante occasione per tornare a sfogliare le pagine di uno dei classici della letteratura nazionale, premio Nobel nel 1934 – commenta soddisfatta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Verranno proposti diversi testi tratti dalla vasta produzione pirandelliana: tra gli altri Enrico IV, Non si sa come, Il mio viaggio, Trovarsi, La rosa. Con un taglio originale per cogliere lo sguardo penetrante di Pirandello su un tema di grande attualità come la dialettica tra maschile e femminile”.

“Arlecchino Furioso” e “Peter Pan” per un week-end di puro  divertimento 

Al  “Superga” di Nichelino “Commedia dell’Arte” e “Teatro Ragazzi”  Sabato 15 e domenica 16 gennaio

Prosegue la stagione 2021-2022 al Teatro “Superga” di Nichelino. Con appuntamenti che si mantengono sempre su una linea di proposte aperte al pubblico più ampio e con un occhio attento in particolare a quello famigliare. A chiudere la settimana due piéces di larga notorietà e di funambolici “giochi” teatrali, fra le movenze di una rivisitata ma sempre attuale “Commedia dell’Arte” e le trame avventurose di un “Fantaspettacolo”  d’eccezione. Si inizia sabato 15 gennaio (ore 21) con la messa  in scena dell’“Arlecchino Furioso”, una produzione di “Stivalaccio Teatro/Teatro Stabile del Veneto” e canovaccio a cura di Giorgio Sangati, Sara Allevi, Anna De Franceschi, Michele Mori e Marco Zoppello. Sul palco, maschere, travestimenti, duelli, canti e musiche e pantomime e una gran varietà di dialetti: tutto quanto, insomma, fa “Commedia dell’Arte”. Interpreti: Sara AlleviAnna De FranceschiMichele Mori e Marco Zoppello, curatore anche della regia. Musiche eseguite dal vivo, alla fisarmonica, Veronica Canale e Pierdomenico Simone. Lo spettacolo si preannuncia spumeggiante, all’inseguimento della “maschera” simbolo del teatro italiano, di origine bergamasca, dal caratteristico abito a lasanghe multicolori e creata a metà Cinquecento dall’attore Alberto Naselli o Alberto Gavazzi (Bergamo 1540-1584) noto come Zan Ganassa. Tra il serio e il faceto, l’Amore, quello con la “A” maiuscola, diventa il motore di un originale canovaccio costruito secondo i canoni classici della “Commedia dell’Arte”. Una coppia di innamorati, Isabella e Leandro, costretti dalla sorte a dividersi, si ritrovano dieci anni dopo a Venezia, pronti a cercarsi e a innamorarsi nuovamente. Allo stesso tempo il geloso Arlecchino corteggia la servetta Romanella, pronto a infuriarsi al primo sospetto di infedeltà. Divertimento assicurato fra inganni, imprese, tradimenti, duelli e pentimenti, lazzi e acrobazie: ingredienti essenziali ed  eterni e magici della migliore “Commedia dell’Arte”.

Il secondo appuntamento messo in agenda dal Teatro “Superga” è per domenica 16 gennaio, questa volta alle ore 17. Fra duelli e gag comiche, musiche e canzoni originali “Fantateatro”, una delle realtà più innovative a livello nazionale per quanto riguarda il “Teatro Ragazzi”, porta in scena, per la regia di Sandra Bertuzzi (scene di Federico Zuntini e musiche originali di Piero Monterisi) il celeberrimo “Peter Pan”, facendone una versione tutta mozzafiato che mescola fantasia, azione e avventura con canzoni cantate dal vivo che ne fanno uno spettacolo davvero unico. Peter Pan ha nuovi bambini sperduti da incontrare, gioca e scherza con loro ignaro del fatto che sull’“Isola Che Non C’è” sia tornato il terribile Capitan Uncino. Il capitano, accompagnato dal fedele Spugna e dal simpatico Flick, è deciso a sconfiggere Peter Pan e con lui il regno della fantasia. Lo spettacolo è ispirato ai romanzi “Peter Pan nei Giardini di Kensington” e “Peter Pan e Wendy” di Sir James Matthew Barrie, origini scozzesi (Kirriemuir, 1860 – Londra, 1937) e creatore del “personaggio che non voleva crescere”, tanto amato da generazioni e generazioni di adolescenti. E non.

La stagione 2021-2022 del Teatro “Superga” è promossa dalla Città di Nichelino e “Sistema Cultura”, con il sostegno di “Fondazione CRT” e Regione Piemonte, firmata dalla direzione artistica di Alessio e Fabio Boasi e Claudia Spoto, in collaborazione con “Piemonte dal Vivo”. Produzione esecutiva “Reverse Agency”.

Per info: Teatro “Superga”, via Superga 44, Nichelino (Torino); tel. 011. 6279789 o www.teatrosuperga.it

g.m.

Nelle foto:

Immagini da “Arlecchino Furioso” e da “Peter Pan”

Amori e disamori, Binasco mette in scena il “Sogno” di Shakespeare

Sino al 16 gennaio al Carignano, per la stagione dello Stabile torinese

 

Credo che abbia avuto davvero ragione Valerio Binasco a varare, nel cuore di un gelido inverno, il suo personalissimo  “Midsummer Night’s Dream” shakespeariano, per la stagione dello Stabile di Torino – Teatro Nazionale (in scena al Carignano sino al 16 gennaio). Un “Sogno di mezza estate” per tutte le stagioni. Perché questo “Sogno” è il giusto desiderio di un teatrante di tornare alla normalità e di recuperare gli spazi e il proprio pubblico con un bel sorriso stampato in faccia, di agire con l’invenzione e con l’intelligenza e con il cuore, con un testo che porta in sé tutto il divertimento possibile, con uno spettacolo pieno di colore che gioca con una scenografia a due piani capace di stupire e di catturare, con una compagnia numerosa che diverte e si diverte. Non soltanto una pretesa normalità, non soltanto una gran festa: questa festa facciamola subito, in fretta, visti i chiari di luna che ci attendono e che preannunciano nulla di buono, con un incubo che “è sempre dietro l’angolo”. È un ritorno al Bello, alla finzione come rifugio protettivo, al piacere di entrare tra i velluti rossi di una sala teatrale, di accomodarsi in poltrona e di assaporare un gusto da troppo tempo dimenticato, un meccanismo che gira a meraviglia e non delude mai. Cioè, ce ne fossero di serate come questa in una intera stagione.

Scriveva un critico del secolo scorso: “Il ‘Sogno’ è una grande poetica sbornia piena delle dissonanze, degli stridori, del veder doppio, dei contrattempi e malintesi che sono propri delle grandi sbornie e delle grandi farse”. Non resta che buttarcisi dentro, via alla commedia degli equivoci. Preparare la reggia, dalle bianche sale, il luogo dell’ordine e della freddezza, dove Egeo impone irremovibile alla figlia Ermia di sposare Demetrio anche se la ragazza gli preferisce Lisandro, antico innamorato di Elena: quando Ermia e Lisandro fuggiranno per unirsi lontano in matrimonio, ecco che Elena rivelerà ogni loro progetto a Demetrio, nella speranza che ritorni a lei. Preparare il bosco incantato, il luogo della fantasia e della libertà non soltanto creativa, affondare nell’Eros, che attraversa l’intera commedia, l’Eros dei sentimenti e quello altresì fisico, pervaso dalla più sfacciata sensualità e dalle gelosie più acute e distruttrici, nel suggestivo cambiamento escogitato da Nicolas Bovey (cui si devono anche i raffinati giochi di luci), una landa selvaggia e azzurrina tutta anfratti e luoghi petrosi, entro cui convogliare i sovrani Oberon e Titania, le magie e gli scherzi di Puck, le illusioni e le disillusioni, i falsi risvegli, gli inseguimenti e le baruffe di innamorati, coppie che si formano per poi esplodere all’improvviso, lo zigzagare di innamoramenti e di disinnamoramenti pronti a tramutarsi ancora una volta in innamoramenti, con i matrimoni che ne seguono, per quel mal d’amore che tutti cattura, umani e creature fiabesche. Sino alla recita finale, il dramma di Piramo e Tisbe, allo spettacolo nello spettacolo che mette tutto e tutti d’accordo: i comici e le maschere, un isolotto tutto arancio di pace, sul fondo e di lato, una farsa che tira i remi in barca, un angolo conclusivo di teatro, di atmosfere, di colori, di magico che può riportare alla memoria certi attimi delle messinscene strehleriane.

Binasco – qui, oltre che regista, anche adattatore e traduttore con la collaborazione di Antonio Calenda e tra gli interpreti, nel doppio ruolo di Teseo e di Oberon: un factotum che sa che cosa è un palcoscenico – padroneggia a meraviglia, senza facili soluzioni e con gran divertimento, la materia non facile da sistemare, considerando le tante sottotrame che vi circolano, la scrittura tutta giravolte, lo scomporsi continuo delle situazioni. Lo fa con occhio moderno, a cominciare dal guardaroba degli attori (i costumi sono di Alessio Rosati), risparmiandoci trascrizioni e riletture forzate o assurde quali ormai infestano i nostri palcoscenici, rendendoci pacificamente il plot in un susseguirsi amabilissimo di fuochi d’artificio. Che il pubblico sottolinea in un susseguirsi (in una delle repliche cui ho assistito, ma nulla ha potuto negare il grande successo nelle serate successive: se ancora non s’è capito, uno spettacolo da vedere) di chiamate e applausi. Della compagnia in scena, tutti giocano a costruire il proprio personaggio, nella piena consapevolezza che ognuno per un piccolo istante diventa protagonista, dal Quincey di Nicola Pannelli all’imperdibile Puck di Francesco Russo al Bottom di Michele Di Mauro che, nella voce e nei gesti, dopo l’exploit delle “Sedie”, si guadagna un bello spazio all’interno del nostro Stabile; certamente, le due coppie di innamorati, Giordana Faggiano e Fabrizio Costella come Ermia e Lisandro e Lorenzo Frediani e Dalila Reas nelle vesti di Demetrio ed Elena (forse i giovanotti più a proprio agio, le attrici un po’ troppo vocianti: ma sarebbe voler cercare il pelo nell’uovo), e ancora Olivia Maniscalchi e Franco Ravera.

 

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma

Prospettive: arte e musica dialogano tra loro

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PROSPETTIVE

Dal 15 gennaio al 4 giugno 2022

Anche quest’anno, per il quarto anno consecutivo, Fondazione Torino Musei, OFT – Orchestra Filarmonica di Torino e Abbonamento Musei propongono il progetto di collaborazione che avvicina il pubblico dell’arte a quello della musica e viceversa.

 

Per chi ama esplorare l’arte nelle sue mille sfumature, i tre grandi musei della Città di Torino – GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica –  ogni sabato precedente il concerto propongono una visita guidata, a rotazione, al proprio patrimonio museale, traendo ispirazione dalla stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino.

 

L’iniziativa è a cura dei Dipartimenti Educazione della Fondazione Torino Musei e di Abbonamento Musei.
Le visite sono condotte da Theatrum Sabaudiae.

 

Visite guidate a pagamento. Costo: 6 euro per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com • è possibile effettuare l’acquisto on-line

Maggiori info su

www.oft.it www.fondazionetorinomusei.it www.abbonamentomusei.it https://www.arteintorino.com/

Steve Della Casa direttore artistico del Tff

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Stefano Della Casa è il nuovo direttore artistico della 40° edizione “straordinaria” del Torino Film Festival. Succede a Stefano Francia di Celle che, al termine del suo mandato, ha scelto di non prorogare il suo contratto decidendo di tornare in Rai dopo due anni di aspettativa.

 

Il Presidente Enzo Ghigo, il direttore Domenico De Gaetano e il Comitato di Gestione del Museo Nazionale del Cinema ringraziano Stefano Francia di Celle per l’ottimo lavoro svolto, per l’impegno e la passione che ha dedicato al TFF in questi anni non facili e gli fanno i migliori auguri per il ritorno in Rai in un momento di grande trasformazione per l’azienda.

 

Steve Della Casa è tra i fondatori del Festival Cinema Giovani – poi Torino Film Festival – di cui è stato direttore dal 1998 al 2002. Della Casa si appresta a dirigere l’edizione che celebrerà i 40 anni del Torino Film Festival, un anniversario importante che oltre a ribadire la sua identità, ancora attuale a distanza di anni, dovrà anche segnare un momento di passaggio, nel solco della tradizione e innovazione che da sempre caratterizzano il TFF. A lui e alla sua squadra i migliori auguri di buon lavoro.

 

Nato a Torino il 25 maggio 1953. Laureato in storia del cinema con il prof. Rondolino con una tesi sul western americano. Nel 1974 è tra i fondatori del Movie Club di Torino, uno dei più importanti club cinema italiani. Nel 1982 è tra i fondatori del Festival Cinema Giovani, poi Torino Film Festival, di cui sarà direttore dal 1998 al 2002. È presidente della Film Commission Torino Piemonte tra il 2006 e il 2013 e direttore del Roma Fiction Fest fino al 2014. Dal 1994 è autore e conduttore del programma Hollywood Party su Radio Rai3. È dicente di storia del cinema all’Accademia d’Arte Drammatica. Ha pubblicato saggi sul cinema in Italia e all’estero (Centre Pompidou, Museum of Modern Arts di New York, George Lincoln Center). Ha diretto documentari presentati ai festival di Venezia, di Roma, di Locarno, vincendo nel 2016 un Nastro d’Argento. È tifoso del Toro.