SPETTACOLI- Pagina 15

“The Brutalist”, un lungo percorso per un grande attore

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Làszlò Tòth non è mai esistito, non ha mai fatto parte della Storia. Brady Corbet – una delle voci autoriali del mondo del cinema più tenute d’occhio, un passato d’attore che collabora con registi del calibro di Michael Haneke e Lars von Trier, di Ruben Östlund e Olivier Assayas e Noah Baumbach, e che passa nel 2015 con “L’infanzia del capo” dietro la macchina da presa – ne ha fatto un personaggio inserito nel turbinio delle vicende tragiche, private e pubbliche, e quelle legate all’architettura, del Novecento, una “immagine”, con una sceneggiatura, firmata con la moglie Mona Fastvold, ricavando (anche) momenti e pagine dalla “Fonte meravigliosa” di Ayn Rand – ne trasse il film omonimo King Vidor nel ’49, Gary Cooper protagonista che adombrava Frank Lloyd Wright – e dalle figure degli architetti legati alla corrente del Brutalismo, non ultimo Marcel Breuer, che metteva le radici nel Bauhaus (l’abitazione del regista Erwin Piscator a Berlino), che guardava agli edifici e agli arredamenti d’ambiente, autore in seguito dell’Università del Massachusetts e del Whitney Museum di New York, più volte collaboratore di Gropius: corrente nata in Inghilterra nel ’54 con al centro il “cemento a vista” (“béton brut”) di Le Corbusier, una architettura che, nel far posto, al di là dell’estetica, più spesso alla rudezza dei materiali impiegati, ha la volontà di “stabilire dei rapporti emozionanti”. Ha dato vita a “The Brutalist”, Brady Corbet, già vincitore a Venezia del Leone d’argento-Premio speciale per la regia e per ora opzionato con dieci candidature ai prossimi Oscar.

Làszlò Tòth, ebreo ungherese – in una lunghissima storia di tre ore e 35 minuti, suddivisa in due capitoli e un epilogo -, ha potuto abbandonare le morti e la disperazione di Buchenwald, è stato separato dalla moglie Erzsébet, ha potuto raggiungere Filadelfia (il suo primo sguardo sugli States è una Statua della Libertà capovolta e gli appelli di Ellis Island) e trovare ospitalità nella casa di un cugino che sta costruendo una illuminata fortuna. Riescono entrambi a trovare l’occasione giusta quando inaspettatamente arriva il rampollo Van Buren a esprimere il desiderio che siano loro a dare una nuova veste allo studiolo del padre Harrison, nella casa di famiglia. Il padre è assente, e il ragazzo con la sorella vuole preparare per lui una sorpresa. Non sarà ben accetta, la nuova luce e le librerie a scomparsa al ritorno non avranno il successo sperato, con urla e la negazione del pattuito e la cacciata dall’Eden. Il nuovo approccio con l’american dream s’oscura ancor più con menzogne e avvilimenti quando Audrey, la moglie cattolica del padrone di casa, lo convince d’essere stata insidiata da Tòth.

Ma Harrison ha avuto modo nel giro di pochi anni di rivedere le proprie posizioni, il suo studiolo è stato il punto d’interesse della buona e ricca società e ha conosciuto meglio il passato di un uomo che oggi vive in un dormitorio e spala carbone per sopravvivere. C’è un nuovo e inaspettato incarico per lui, la costruzione sulla collina di un centro che raggruppi differenti ambienti, per quanti vorranno servirsene, dedicato alla memoria della madre scomparsa. Incessante, torrentizia, frammentata di sottostorie, serpeggiante di piccoli personaggi, di contorno che non hanno sviluppo, e momenti e anfratti narrativi che non poche volte la ostacolano, di dialoghi che spesso faticano a cercare un chiaro svolgimento e una foce – tra l’artista e il mentore, soprattutto -, cenni non sempre chiariti, la sceneggiatura si fa faticosa e affaticata, certo all’interno di una grandiosità di pensiero, di costruzione e di realizzazione che non oscura affatto l’impresa possente di Corbet. Credo che la troppa carne al fuoco abbia nuociuto alla concretezza dell’idea e splendore del racconto, innegabili: lo si vede soprattutto nella seconda parte, dal titolo “Il nocciolo duro della bellezza”, con il ritorno di Erzsébet e della nipote rimasta orfana e ammutolita, con le interruzioni del lavoro, con le traversie progettuali dove qualcuno tenta d’inserirsi con brutali correzioni e con quelle di coppia che non calmano gli animi e non li rasserenano, con la piaga della droga di cui Làszlò cade vittima, della ricerca del marmo di Carrara per la monumentalità di un altare, che fa correre in Italia l’artista ormai non più considerato dal mecenate “una compagnia intellettualmente stimolante” ma una vittima ad intermittenza di parole e comportamenti xenofobi (“tu qui sei soltanto tollerato”, aggiungerà il giovane Van Buren), brutalizzata sessualmente tra la notte delle cave.

C’è tutto questo e moltissimo altro ancora nello riempimento forzato della storia, sino alla celebrazione dell’artista malato che è al centro della Biennale del 1980, dove riecheggia ancora quella sua frase secondo la quale “conta la destinazione, non il viaggio”. Grandioso e opulento già in quella decisione di voler girare – il direttore della fotografia è un oscarizzabile Lol Crawley, al suo terzo appuntamento con Corbet – in VistaVision, 70 mm, che non si vedeva più da “I due volti della vendetta” per la regia di Marlon Brando, prova a tratti geniale ma altresì pronta a cadere e ad arenarsi, scivolosa e colpevole d’inciampo, pure vecchio cinema americano che s’inchina al piacere di raccontare, portatrice di lotta tra l’arte e la sottomissione di un “capitale” corrotto. Corbet aggiunge immagini a immagini, riesce a mostrarci in eccesso i palazzi veneziani confrontati con la ruvidità proposta da Tòth (le differenze vanno sottolineate, va bene, ma una guida turistica mi pare eccessiva). Sopra ogni cosa il talento indiscusso di Adrien Brody, già Oscar per “Il pianista” quando non era che ventinovenne, mansueto e rivoltoso, febbricitante ed eroe dei propri spazi, rivoluzionario, indistruttibile, amoroso e caustico, pronto a tenere in mano la sua seconda statuetta, sono pronto a credere con buona pace del pur bravissimo e giovane Chalamet. Senza dimenticare, in un film di simile portata e invenzione, l’apporto più che significativo – vero capolavoro, questo – della sezione scenografica, dovuta al genio di Judy Becker e Patricia Cuccia, appassionate, incredibili collaboratrici.

Ritorna al Teatro Carignano Valerio Binasco con i suoi “Sei Personaggi in cerca d’autore”

 

Al Teatro  Carignano martedì 11 febbraio, alle ore 19.30, tornerà in scena la pièce “Sei personaggi in cerca d’autore”, per la regia e l’interpretazione di Valerio Binasco., insieme a una compagine di valenti attori tra cui Jurij Ferrini.

Lo spettacolo, prodotto dal teatro Stabile  di Torino, Teatro Nazionale, verrà replicato  al teatro Carignano fino al 23 febbraio prossimo e poi rappresentato in tournée fino al 17 aprile 2025.

Il debutto dei “Sei personaggi in cerca d’autore” fu piuttosto travagliato. Avvenne al teatro Valle di Roma il 9 maggio del 1921. La iniziale accoglienza polemica di pubblico e di critica ha lasciato spazio a un successo internazionale ancora oggi immutato  e meritato. Dopo “Il piacere dell’onestà “ Valerio Binasco torna ad affrontare uno dei capolavori di Luigi Pirandello, il testo che meglio di ogni altro ha saputo contrapporre le contraddizioni della scena, del teatro e della vita,  l’incontro-scontro tra parole e regia, interpretazione e vita reale. 

Nella storia di questa famiglia spezzata Binasco ritrova gli elementi che caratterizzano la propria poetica; arte e vita, umanità e maschere si fondono in un nucleo di interrogativi e riflessioni sul valore della rappresentazione e della nostra identità.

Nelle sue regie più recenti Binasco ha evidenziato la dissoluzione della famiglia e le implicazioni che questo fallimento riflette sulla struttura sociale, mettendo in relazione la tradizione nordica dell’ultimo secolo ( Strindberg, Fosse), con la drammaturgia del Premio Nobel siciliano.

Con questa vicenda, apparentemente scontata, di una famiglia dilaniata, Binasco intercetta i fili sottili e fragili che reggono i rapporti umani,  rimandando alla vera sostanza dell’essere umano, e così  a quella dell’attore che, da millenni, cerca di rappresentare la essenza più intima della collettività. 

Arte e vita,  essere umano e attore sono gli elementi al centro di una crisi d’identità che li attanaglia, messi in crisi da una società  e da un’industria culturale sempre più legata al denaro. Quello di Pirandello era un  mondo piccolo borghese, che sposa molte delle ambientazioni registiche di Valerio Binasco, direttore del teatro Stabile di Torino. Siamo di fronte ad un testo che ha segnato in Italia l’inizio del teatro contemporaneo e che continua a mantenere intatto il confitto tra sostanza e ruolo sociale.

Biglietteria, teatro Carignano, piazza Carignano 6.

TTel0115169555 e mail biglietteria@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta 

‘L’uomo più crudele del mondo’ alle Fonderie Teatrali Limone

Andrà in scena dall’11 al 16 febbraio prossimi presso le Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri la pièce “L’uomo più crudele del mondo”, portata in scena da Lino Guanciale e Francesco Montanari.

Lino Guanciale, il cinico medico legale ne “L’allieva”, l’avvocato Guido Corsi nella serie televisiva “Che Dio ci aiuti”, il commissario Ricciardi e, di recente, anche interprete del brigante Luigi Vampa ne ‘Il conte di Montecristo’, è il protagonista de “L’uomo più crudele del mondo”, una produzione scritta e diretta da Davide Sacco. La pièce indaga in profondità le complessità dell’animo umano. A firmare le scene è Luigi Sacco, mentre la produzione coinvolge la Fondazione Teatro dI Napoli- Teatro Bellini e il teatro Manini di Narni.

La storia ha luogo in un capannone abbandonato dove Paolo Veres, interpretato da Lino Guanciale , a capo della maggiore azienda europea di armi, accetta di essere intervistato da un giornalista.

Veres, conosciuto da tutti “come il più crudele al mondo” si rivela una figura enigmatica e complessa. L’intervista si trasforma in un duello verbale serrato, in cui i confini tra vittima e carnefici si fanno via via più sfumati.

Il ritmo narrativo risulta incalzante, l’imprenditore pare voglia mettere a nudo il male che abita nel giornalista. Si giungerà ad una climax, contraddistinto da dialoghi taglienti, in cui solo l’ultima battuta dello spettacolo darà un significato al tutto.

E il tutto è rappresentato da un viaggio emotivo che esplora temi universali come il passato, il potere e il senso di responsabilità.

Date dall’11 al 16 febbraio 2025

Orari da martedì a venerdì ore 20.45

Sabato ore 19.30

Domenica ore 16

Fonderie Teatrali Limone via Pastrengo 88 Moncalieri.

Mara Martellotta

Vitamine Jazz al 445° concerto. Gli appuntamenti

Gli appuntamenti della settimana all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna “Vitamine Jazz” già arrivata al quattrocentoquarantacinquesimo concerto e alla sua ottava, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa.

I concerti avranno inizio dalle ore 10.30 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari.

Vitamine Jazz n° 445

martedì 11 febbraio

Massimo di Pierro – chitarra
GiIson Silveira – percussioni

“Duo Ritmo e Armonia” è un progetto musicale che unisce la chitarra jazz alle percussioni, creando un dialogo ricco di emozioni e ritmo. Ispirati dalla tradizione jazz e dalla world music, i brani originali del duo spaziano da atmosfere intimiste a ritmi travolgenti, con improvvisazioni che catturano l’essenza del momento. la chitarra, elegante e melodica, si intreccia con le percussioni, vivaci e pulsanti, regalando un sound unico e coinvolgente. Ideale per appassionati di jazz e non solo, il duo trasforma ogni performance in un viaggio sonoro indimenticabile

Vitamine Jazz n° 446

giovedì 13 febbraio

Ponzano Jazz Trio

è formato da Federico Ponzano, sax tenore, Andrea Calvo, contrabbasso e Roberto Reverso, chitarra. Il trio si propone con un jazz accessibile, variegato e di classe.

Monteu da Po, Sold out per  “Na Surpreisa Dòp L’Àutra”

Una grande serata da tutto esaurito al Teatro Comunale di via San Giovanni per il terzo spettacolo della stagione teatrale del Comune di Monteu da Po, con “Na Surpreisa Dòp L’Àutra”, una brillante commedia dialettale di Luigi Oddoero. Una storia spassosa, piena di colpi di scena e situazioni irresistibilmente comiche con La Compagnia Teatrale “Incontri”.

Il Teatro ha accolto numerosissimi spettatori che, sin dai primi minuti, sono stati travolti dalla comicità e dalle situazioni imprevedibili proposte dalla compagnia, che ha portato un’atmosfera di vivacità e risate per tutta la serata, sapendo intrattenere con intelligenza e freschezza.

L’organizzazione è stata a cura di “Officina Culturale” e Associazione “Lewis&Clark” con il patrocinio del Comune, in collaborazione con il Distretto del Commercio “Collina Monferrato Torinese”.

Dal Municipio il primo cittadino Elisa Ghion con la sua Giunta, il vicesindaco Graziella Giacomini e l’assessore Giuseppe Deluca, commentano positivamente: “Tutta la stagione di “Sipari su Monteu” sta ottenendo un grande successo. Le prime tre serate sono andate sold out, testimoniando l’amore e l’interesse del pubblico per il teatro. La risposta straordinaria degli spettatori è un segnale chiaro di come Monteu da Po sia un punto di riferimento sempre più importante per gli appassionati di arte e cultura. Le prime performance, ricche di emozioni e risate, hanno conquistato il cuore di un pubblico variegato, dimostrando che il desiderio di esperienze condivise continua a essere forte. Il Teatro di Monteu da Po si conferma come un luogo dinamico e vitale, capace di raccogliere un pubblico affezionato e di accogliere anche nuove generazioni di spettatori”.

Nel programma della stagione teatrale montuese è prevista una variazione. Infatti lo spettacolo in calendario “Questioni di cuore”, una commedia di Ivan Fabio Perna, previsto per il 28 febbraio si svolgerà sabato 1 marzo alle ore 21. Poi domenica 2 marzo alle ore 16,30 si terrà “C’era una volta…forse!”, spettacolo per bambini e famiglie.

Gli spettacoli si svolgono al Teatro Comunale di Monteu da Po in via San Giovanni 5. Per informazioni www.comune.monteudapo.to.it/bjYlI oppure officinaculturale.chivasso@gmail.com e anagrafe@comune.monteudapo.to.it.

Per prenotazioni è possibile inviare SMS o Whatsapp al 333 424 9498.

 

Rock Jazz e dintorni a Torino. I Rockets e David Ford

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al teatro Alfieri arrivano i Rockets per festeggiare i 50 anni di carriera con il tour “The Final Frontier”, che è anche il titolo dell’album pubblicato lo scorso ottobre.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano i Wormsand.

Giovedì. Al Cafè Neruda si esibisce il trio CLB.

Venerdì. Al Blah Blah suonano gli Avvolte. Al Capolinea 8 sono di scena Pietro Ballestrero & Achille Succi. Alla Divina Commedia  si esibiscono gli Yourmother. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Mobb Deep. Al Folk Club suona David Ford.

Sabato. Alla Divina Commedia si esibiscono i The Fabulous Contromano. Al Magazzino sul Po suona Michel Banabila + Carne Tremula. Al Blah Blah sono di scena gli Sludge. Allo Ziggy suonano i Tenebra+Supasonic Fuzz. Al Folk Club si esibisce il trio di Enzo Zirilli. Al Blah Blah è di scena Alessandra Novaga.

Domenica. Alla Divina Commedia suonano i Risonanza Magnetica. Al Magazzino sul Po si esibisce  Nervi + Khamilla.

Pier Luigi Fuggetta

Massimo Ranieri all’anfiteatro dell’Anima di Cervere 

 

 

Riprede il viaggio di Massimo Ranieri insieme al suo pubblico con il suo spettacolo “Tutti i sogni ancora in volo”, e una tappa sarà a Cervere all’Anima Festival il 30 luglio prossimo alle 21.30.

Pochi dubbi sul fatto che Ranieri rimarrà incantato da quel magico anfiteatro, perfetto per ospitare la sua straordinaria voce e le sue incredibili voci da performer tra canto, recitazione, brani celebri, sketch divertenti e racconti inediti. Questa volta ci sarà un Massimo che al 100% offrirà al suo pubblico tutto il meglio del suo repertorio più amato e prestigioso. Non mancheranno gli inediti scritti per Ranieri da alcuni grandi cantautori italiani, tra cui Pino Donaggio, Ivano Fossati, Bruno Lauzi, Giuliano Sangiorgi e molti altri, canzoni che fanno parte del suo nuovo album, co lo stesso titolo dello spettacolo, uscito il 18 novembre scorso e che porta la firma della produzione musicale di Gino Vannelli. Tra le tante canzoni vi sarà anche il vincitore del Premio della Critica a Sanremo 2022, “Lettera di là dal mare”.

Lo spettacolo indossa una nuova veste scenografica, l’organizzazione generale della produzione è di Marco De Antonis, le luci di Maurizio Fabretti e una band di musicisti inedita tra cui troviamo Sebi Burgio al pianoforte, Giovanna Perna alla voce e alla tastiera, Pier Paolo Ranieri al basso, Luca Troll alla batteria, Arnaldo Vacca alle percussioni, Andrea Pistilli e Tony Puia alle chitarre, Valentina Pinto alla voce e al violino e Max Filosi al Sax, oltre alla voce e al sax Cristiana Polegri.

 

Mara Martellotta

Conto alla rovescia per il Torino Jazz Festival

/

La tredicesima edizione del Torino Jazz Festival (la cui presentazione stampa avverrà lunedì 10 marzo 2025, ore 11.00, in Sala delle Colonne a Palazzo Civico) si svolgerà dal 23 al 30 aprile 2025, con un’anteprima diffusa nei jazz club della città a partire dal 15 aprile.

 

Il Torino Jazz Festival 2025, diretto da Stefano Zenni, nel corso degli anni ha riscosso grande successo e dedicherà per la sua tredicesima edizione sempre più spazio alle produzioni originali create appositamente per la rassegna, accanto alle esclusive delle star del jazz nazionali e internazionali.

 

Ad aprire il TJF 2025mercoledì 23 aprile alle ore 21 al Teatro ColosseoEnrico Rava con il suo quintetto, fresco del premio ‘Top Jazz’ assegnato dalla rivista Musica Jazz, con il quale si è aggiudicato i titoli per il miglior disco e formazione del 2024. Nel corso della serata, la Città di Torino consegnerà al trombettista la targa Torri Palatine con la dicitura “A Enrico Rava che ha portato il jazz di Torino nel mondo“.

 

Gran finale all’Auditorium Giovanni Agnelli Lingottomercoledì 30 aprile in occasione della Giornata Internazionale Unesco del Jazz, in esclusiva europea, con una star internazionale: Jason Moran, il suo trio e la TJF All Stars, un ampio gruppo di grandi interpreti del jazz italiano, nella produzione multimediale “Il Big Bang del Jazz. L’eroica storia di James Reese Europe”.

 

Il Torino Jazz Festival 2025 è un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino con il sostegno di Fondazione CRT, Main Partner Intesa Sanpaolo e Iren.

PH Credit ©️ Enrico Rava by Giorgio Luzi

Musica Regina in Villa International Music Festival

Dal 28 giugno al 5 luglio 2025 si terrà la quarta edizione consecutiva del festival Musica Regina in Villa International Music Festival, sotto la direzione di Francesco Mazzonetto, a Villa della Regina 

Per il quarto anno consecutivo Musica Regina in Villa International Music Festival verrà ospitato nella residenza sabauda di Villa della Regina, patrimonio UNESCO, dal 28 giugno al 5 luglio prossimo. Una location d’eccellenza per un appuntamento che, nel tempo, ha acquisito sempre maggior peso all’interno del cartellone culturale estivo del capoluogo piemontese, arrivando a contare un pubblico di oltre 3 mila spettatori.

Per il quarto anno consecutivo la direzione artistica è affidata al pianista concertista Francesco Mazzonetto che, dell’evento, è anche l’ideatore.

Il festival è organizzato dall’associazione Apeiron in collaborazione con l’associazione Amici di Villa della Regina  e, come le precedenti edizioni, si fonda sul tema delle Connessioni, che si instaurano tra i venti artisti presenti sul palco nelle diverse serate, ma anche tra generi musicali e tra generazioni.

“Oltre all’importante aspetto performativo, il Musica Regina in Villa International Music Festival vuole riscoprire, attraverso la grande musica, lo spirito creativo e comunitario del recital musicale. Sin dalla sua prima edizione il mio obiettivo è  stato quello di favorire la costruzione di Connessioni durature tra le persone  – commenta Mazzonetto – agevolando lo scambio di idee e di visioni sulle diverse espressioni musicali e artistiche, accrescendo di anno in anno il numero degli artisti presenti al festival a Villa della Regina, un luogo  di estrema meraviglia architettonica e naturale, patrimonio dell’UNESCO. Uno degli obiettivi del Festival è proprio quello di diffondere la conoscenza degli ambienti interni e dei magnifici giardini della villa”.

L’associazione Amici di Villa della Regina, che dal 2022 ospita il festival, nasce con l’intento di salvaguardare e valorizzare il meraviglioso complesso della villa lavorando per sostenere i progetti culturali e artistici che la riguardano. Tra i tanti obiettivi, il festival si pone anche quello di aumentare il pubblico fruitore di questo museo, nel suo genere unico in Italia, per il suo valore architettonico, per la propria storia, nonché per la bellezza paesaggistica, dei giardini e dei giochi d’acqua. 

Mara Martellotta

L’arte sul ghiaccio torna a Torino con “Van Gogh On Ice” al Palatazzoli

 

Torna  a Torino l’annuale e  atteso appuntamento sul ghiaccio con il format Show on ice , che fonde sport, arte  e musica in un unico grande spettacolo. Si tiene al Palatazzoli il 7 e l’8 febbraio , dalle 21 alle 23.

Dopo il successo degli anni scorsi dedicati a Klimt e Monet, questa volta protagonista del videomapping sul ghiaccio sarà van Gogh. La pista si animerà  dei colori intensi dei suoi celebri dipinti, dal giallo de “I girasoli”, all’azzurro delicato  di “Ramo di mandorlo fiorito”, fino al drammatico “Campo di grano con volo di corvi” e alle stelle  di “Notte stellata”.

Sopra le opere pattineranno talenti internazionali come Javier Fernandez Lopez, medaglia di bronzo olimpico e due volte campione del mondo, sette volte campione europeo, e Matteo Rizzo, campione nazionale e primo italiano a conquistare l’oro al Grand Prix Isu joniores. E poi ancora Iannick Boheur, Raffaele Francesco Zich, Jeremie Ebba, Irma Caldara e Riccardo Maglio, ambasciatrice dei FISU World University GamesTorino 2025.

Palatazzoli , via Sanremo 67

Mara  Martellotta