SPETTACOLI- Pagina 10

“106 garofani rossi”, spettacolo a Chieri

 “Velia e Giacomo, l’Antifascista” con Gianni Masella e Monica Massone

In occasione dell’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, lunedì 28 aprile andrà in scena a Chieri lo spettacolo teatrale “106 GAROFANI ROSSI Velia e Giacomo, l’Antifascista”, dedicato alla figura di Giacomo Matteotti (con Gianni Masella e Monica Massone, drammaturgia di Sergio Angelo Notti, produzione Quizzy Teatro): al mattino all’Auditorium Rosario Livatino (rappresentazione riservata alle scuole medie) e alla sera, alle ore 21.00, all’Auditorium Leo Chiosso (ingresso libero). Il lavoro teatrale scava, nella polvere del tempo, alla ricerca di un Giacomo Matteotti diverso, immerso nella quotidianità famigliare, che traspare dalla fitta corrispondenza tra lui e la moglie Velia, con un racconto temporalmente imperfetto, che ci trasporta oltre la cronaca tragica di quel giugno 1924, alla ricerca di un’umanità scevra da falsi sentimentalismi. Quest’opera vuole essere Teatro di Narrazione Civile, attraverso un linguaggio storicamente vero, con note verosimili.

Arriva a Torino il live show dei Pota Boyz

Arriva a Torino il live show dei Pota Boyz, sei comici “bresciani” uniti dalla passione per la comicità scatenata, fatta di stand up comedy e improvvisazioni esilaranti.

Tiberio Cosmin, Andrea Saleri, Davide Sberna, Giovanni Romano, Davide Omino e Adriano Pariante portano da anni con entusiasmo il loro spettacolo in giro per tutta Italia, facendosi notare sui palchi più prestigiosi dedicati alla comicità – primo fra tutti “Zelig” – e sulle piattaforme social come Tik Tok dove i loro video sono ormai virali tra la gente di tutte le età.

La prima dello spettacolo vede la performance di stand up comedy di ciascuno dei sei comici, seguita da momenti di improvvisazione. Da quel momento la parola d’ordine è l’interattività con il coinvolgimento del pubblico in sala che diventa a tutti gli effetti protagonista al grido di “Non siate timidi!”.

Tiberio Cosmin, fondatore del gruppo Pota Boyz, nonché vincitore nel 2023 del Golden Buzzer di Frank Matano di “Italia’s Got Talent”, in merito allo spettacolo dichiara: “La comicità italiana ha bisogno di libertà e noi ce la prendiamo tutta. In un’epoca dove tutto è politically correct, noi preferiamo essere politicamente scorretti, ma sinceramente divertenti. Il pubblico ci premia perché sa riconoscere quando si ride con il cuore e senza filtri.”

Al teatro Juvarra un viaggio musicale con Loris Gallo e la sua orchestra

 Nel cuore del Piemonte attraverso le canzoni più  belle e toccanti che hanno segnato la cultura popolare regionale

Domenica 27 aprile, alle ore 17, il teatro Juvarra di Torino ospiterà “Loris Gallo incontra Gipo Farassino” , un viaggio musicale nel cuore del Piemonte attraverso le canzoni più belle e toccanti, interpretate nella lingua piemontese da un personaggio molto popolare che, con la sua orchestra, si è esibito in ogni angolo della nostra regione raggiungendo migliaia di persone.

Un concerto voluto per far rivivere la tradizione della musica d’autore piemontese; le canzoni di Mario Piovano, Beppe ëd Mocalè, Roberto Balocco e ovviamente Gipo Farassino saranno il cuore del concerto ospitato al teatro Juvarra e faranno rivivere atmosfere divertenti e, al contempo, romantiche. Loris Gallo è uno dei maggiori rappresentanti della musica popolare piemontese e con la sua grande orchestra farà rivivere un repertorio dedicato alla tradizione  piemontese colmo di emozioni, ricordi e divertimento.

“Esibirmi in un teatro torinese è un sogno che si avvera!… e che Teatro” racconta con un pizzico di emozione Loris Gallo – Sarà un momento di condivisione, emozione e festa, in cui passato e futuro si incontreranno sulle note di un patrimonio musicale che non deve andare perduto. Invito gli anziani a lasciarsi avvolgere dalla nostalgia per rivivere i ricordi di un tempo, cullati dalle melodie che hanno accompagnato la loro giovinezza. E al contempo invito i giovani a scoprire il fascino della lingua e della cultura piemontese, venendo a conoscere attraverso la musica le radici della nostra terra e delle nostre tradizioni”.

L’orchestra di Loris Gallo dal 15 maggio del ’99 si esibisce sui palchi,  piemontesi e non solo, passando dal liscio al melodico, dal revival alla dance. Una parte del repertorio consueto è  dedicato alla tradizione piemontese eseguendo alcune chicche di brani umoristici, allo scopo di far ballare e divertire anche chi ballerino tenace non è.  In questo caso il repertorio sarà composto per omaggiare appositamente Gipo Farassino e i grandi chansonnier piemontesi.

Teatro Juvarra, via Juvarra 13

Info: www.teatrojuvarra.it

Mara Martellotta

Gianfelice Facchetti racconta il suo Grande Torino

/

Nel giorno dell’anniversario della tragedia di Superga, Gianfelice Facchetti, il figlio di Giacinto Facchetti, considerato uno dei più forti giocatori italiani della storia, porta al teatro Superga di Nichelino il suo racconto sul Grande Torino, scritto con il giornalista Marco Bonetto. Sul palco, insieme all’attore, scrittore e regista teatrale, gli Slide Pistons, cioè Raffaele Kohler alla tromba, Luciano Macchia al trombone e Francesco Moglia al banjo.

Dopo “Eravamo quasi in cielo” e “La tribù del calcio”, Gianfelice Facchetti chiude la su trilogia dedicata allo sport più popolare al mondo con un racconto teatrale che arriva dopo un podcast realizzato per Rai Play Sound.

Cosa c’è nella valigia di un calciatore che torna da una lunga trasferta o da una sfida memorabile ? Quali oggetti, quali cose si conservano sul fondo della borsa? Ci saranno scarpe, indumenti da gioco, una tuta, calzettoni, una fascia da capitano; ci sarà una maglia scambiata con un avversario, mappe per visitare la città dove si è stati, souvenir da portare a chi è rimasto a casa ad aspettare, artigianato locale, una bambola, un barattolo di canfora per ungere i muscoli. Nelle valigie recuperate dai rottami del velivolo Fiat G 212, che il 4 maggio 1949 si schiantò su Superga, erano presenti tutte queste cose, ma anche molto di più. C’erano i sogni ritrovati di una generazione e di un Paese intero, il nostro, che a quella squadra si era aggrappato come si fa con qualcosa di salvifico quando tutto si sta deteriorando.

Immaginiamo che quel giorno del 1949 non sia accaduto nulla, nessuna tragedia, spostiamo indietro il calendario e sfogliamo l’album dei ricordi: prima cartolina, seconda, terza, fino a ritrovare le radici e i protagonisti di una pagina storica rimasta incollata agli occhi della memoria. Nomi, cognomi, luoghi, date. Il Grande Torino era una cartolina da un Paese diverso, da un luogo in cui le valigie della gente non contenevano nulla, erano state svuotate dalla guerra, povere e da riempire ancora di tutto, di necessità, di rivalsa, di sogni e di vita.

La favola tragica dei ragazzi in maglia granata parla dei sogni infranti di una generazione che, dopo la seconda guerra mondiale, si era rimboccata le maniche e aveva cercato di riprendersi la vita in mille maniere diverse. Una di queste è stata sicuramente lo sport. Prima il ciclismo, poi il calcio, grazie a quel Torino che tutti amavano, da nord a sud. C’era fame di vita e fiducia in qualcosa da cui cominciare a ricostruire, sete di rivincite, vittorie e orgoglio calpestato da troppo tempo. In un quadro rassegnato, fu lo sport a fornire qualche appiglio al Paese intero. Per questo, quando il cielo inghiottì gli Invincibili granata, venne giù tutto; fu un lutto così potente da cancellare ogni slancio di avvenire per tanti italiani. Ricordarlo vuol dire rinnovare i fili del tempo e restituirci un frammento di ciò che siamo stati e che, in qualche maniera, vorremmo un po’ tornare a essere.

Info: teatro Superga, via Superga 44, Nichelino

biglietteria@teatrosuperga.it – 011 6279789 – orari: dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19

Gian Giacomo Della Porta

Lovers Film Festival 2025, il bilancio della quarantesima edizione

 

8 giorni, 70 film in programma da 26 Paesi e più di 70 ospiti fra registi e attori nazionali e internazionali – fra i quali Alan Cumming che ha ricevuto il premio Stella della Mole e Karla Sofia Gascon, Palma d’oro a Cannes e prima donna trans ad aver ricevuto tale riconoscimento – personaggi dello spettacolo, cantanti, performer, scrittori e giornalisti. Questi i numeri del Lovers Film Festival – il più longevo festival sui temi LGBTQI+ (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali) d’Europa – che si è svolto a Torino, presso il Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema dal 10 al 17 aprile e che quest’anno ha compiuto 40 anni.

“Siamo soddisfatti del successo del 40° Lovers Film Festival e del forte valore che – in un momento particolarmente difficile – continua con forza a dare la propria testimonianza nella lotta per i diritti civili” sottolineano Enzo Ghigo e Carlo Chatrian, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino.

Alla premiazione è intervenuto anche il sindaco Stefano Lo Russo: “il Lovers Film Festival – ha detto – non è soltanto un festival cinematografico, ma uno spazio di libertà, di ascolto, di visione condivisa. Un evento che parla anche della nostra identità, una Torino che crede nei diritti, nella cultura, nella forza delle differenze”.

Il bilancio per gli organizzatori risulta positivo con un’affluenza complessiva di 6.008 presenze (fra appuntamenti gratuiti e a pagamento). L’anno scorso erano state 4.731. Gli incassi sono aumentati del +6,45 % rispetto alla passata edizione con +22,19 % del numero dei biglietti venduti e sono stati 438 gli accrediti registrati con un + 3,79% rispetto al 2024 e con +37,88 % del numero di passaggi degli accreditati.

Quanto al social engagement, il Lovers, nel 2025, ha raggiunto oltre 3,3 milioni di persone (+2,6M rispetto al 2024) e 4,5 milioni di visualizzazioni. Instagram guida il coinvolgimento con +36% di interazioni medie per post e sostiene soprattutto la crescita delle conversazioni del 124%, segno di un dialogo più rilevante con le community grazie ai nuovi format narrativi.

Il Lovers Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il sostegno del MIC-DG Cinema, della Regione Piemonte, della Città di Torino, di Fondazione CRT e con un contributo straordinario di Fondazione Compagnia di San Paolo.

TORINO CLICK

Debutta in prima nazionale “Festa grande di aprile” di Franco Antonicelli,regia di Giulio Graglia

In programma dal 23 aprile al 4 maggio 2025 al teatro Gobetti

Mercoledì 23 aprile prossimo, alle 20.45, debutta in prima nazionale al teatro Gobetti “Festa grande di aprile” di Franco Antonicelli, con la drammaturgia di Diego Pleuteri, la consulenza storica di Gianni Oliva e la regia di Giulio Graglia. Saranno in scena Francesco Bottin, Hana Daneri, Matteo Federici, Jacopo Ferro, Celeste Guliandolo, Diego Pleuteri, Michele Puleio e lo stesso Gianni Oliva. Le scene sono di Fabio Carpene, i costumi di Giovanna Fiorentini, le luci di Antonio Merola e le musiche originali di Andrea Chenna, la cura dei movimenti scenici di Antonio Bertusi. Lo spettacolo, prodotto dal Teatto Stabile di Torino – Teatro Nazionale, in collaborazione con il Polo del 900, resterà in scena fino a domenica 4 maggio prossimo.

“Festa grande di aprile” è quella della Liberazione, un anniversario che anno dopo anno si allontana da quel 25 aprile 1945 che ha sancito l’inizio di una nuova vita per il nostro Paese. Si tratta di un testo teatrale con cui Franco Antonicelli, singolare figura di scrittore, poeta, giornalista, Presidente del CLN Piemonte, politico, ripercorre le vicende italiane dal 1924 al 1945, dai giorni del delitto Matteotti alla Resistenza e alla Liberazione. “Festa grande di aprile” venne pubblicato da Einaudi nel 1964 nella collezione di teatro diretta da Paolo Grassi e Gerardo Guerrieri, e nel medesimo anno ottenne il Premio Tricolore come testo drammatico sulla Resistenza. Attraverso una sequenza di numerosi e rapidi quadri, come una carrellata cinematografica di immagini e fotogrammi, l’autore porta sul palcoscenico una tragedia perfetta: da un delitto, attraverso l’acne di una crisi morale di coscienza, si giunge alla catarsi. Lo spettacolo “Festa grande di aprile” è un accorato invito a partecipare in modo consapevole e collettivo a questa rappresentazione popolare della nostra storia, fatta di uomini e donne, ma anche di canti e musica del periodo eseguiti dal vivo. Nell’ultima scena, figure evanescenti di condannati a morte ci chiamano a un’assunzione di responsabilità; un ricordo che, pur nel giorno della Liberazione finale, vuole essere intriso di rispetto e riflessione, il desiderio di rileggere la nostra storia oggi. Un teatro civile che ci conduca a sensibilizzare le coscienze di tutti e, in particolare, quelle dei giovani.

Info: teatro Gobetti, via Rossini 8, Torino

Orari spettacoli: martedì, giovedì e sabato alle 19.30 – mercoledì e venerdì ore 20.45 – domenica ore 16 – lunedì riposo

Biglietteria: teatro Carignano, piazza Carignano 6, Torino

Tel: 011 5169555

Email: biglietteria@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

Lee come William Borroughs, una discesa all’inferno

Sugli schermi, “Queer” di Luca Guadagnino

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

 

Nelle traduzioni che si sono susseguite da noi in una quindicina d’anni, “Queer” – il romanzo che William S. Borroughs scrisse tra il 1951 e il ’53 e che Luca Guadagnino ha portato sullo schermo, con il viatico della vetrina internazionale di Venezia – è stato etichettato come”Diverso” o più crudemente “Checca”, è tornato a possedere il proprio titolo originale nell’edizione di Adelphi del 2013 e il regista di “Chiamami col tuo nome” identicamente ce lo propone. Un romanzo che il regista lesse a diciassette anni e che è riuscito a realizzare a cinquantatré, “il suo film più desiderato”. Una discesa all’inferno, consapevole e continuata, il racconto dei bar malfamati ed estremi di Città del Messico visitati da parte del protagonista Lee – chiaramente, autobiograficamente negli abiti bianchi e venati di sporcizia di Borroughs, anche le unghie alonate di nero denunciano estrema trasandatezza – alla ricerca di birre e di bicchieri di tequila, di quantità non indifferenti di varie droghe da assumere e soprattutto di bei ragazzi da trascinarsi in casa, con tanto di pistola nella fondina, in mezzo a incontri occasionali e a relazioni che guardano soltanto al denaro lasciato sul tavolino accanto al letto come ad altre che farebbero sperare in qualcosa di più duraturo e coinvolgente. Come quando Lee fa gli occhi dolci (ma anche il compiacente giullare) al giovane Gene Allerton, ben pettinato ed elegantino, un passato di spia e di battaglie, un danno di guerra in quella costola rotta immediatamente denunciata, sfuggente e incontrollabile come i rapporti che mantiene con una donna, oggetto d’amore per un susseguirsi di pedinamenti attraverso le strade della città – ricostruite a Cinecittà nelle scenografie assai belle di Stefano Baisi e fotografate da un eccellente Sayomphu Mukdiphrom, capace di ricreare atmosfere e deliri con entusiasmante esattezza ma anche con una tristezza che non si dimentica mai di aleggiare attorno al protagonista -, in un alternarsi di ricerca del desiderio e del corpo e del sesso esplicito soddisfatta come di ribellioni calate all’improvviso tra loro da parte della “vittima”.

È questo inizio, decadente e intriso di ogni calura, la parte più bella e convincente – sarebbero sufficienti le immagini iniziali, sui titoli di testa, il silenzio e il letto sfatto zeppo di occhiali, pistole, cartine geografiche, emblematiche – che Guadagnino ricostruisce con le immagini allo spiegamento del romanzo, fatto di sguardi e di gesti, di passi che si susseguono, l’uno appresso all’altro, di sole e di ombre, del chiuso della camera e dell’insegna dell’hotel che si riflette nella finestra, dei commenti al veleno che gli appartenenti gay della comunità americana ospite scambia con Lee, delle particolarità dell’avventure vissute.

Tre capitoli e un epilogo (la sceneggiatura è firmata da Justin Kuritzkes, già collaboratore di Guadagnino per il penultimo “Challengers”), che hanno una parte centrale capace si sprofondare nel viaggio che la coppia compie nella giungla, in un profondo sudamerica, alla ricerca della radice yagé, allucinogena, che porterebbe alla conquista maggiore della telepatia chiunque l’assuma, per arrivare all’unione di anime e di corpi soprattutto, di mani che vagano sotto la pelle, dove tutto pare una coreografia, di luci che abbagliano e di serpenti che fuggono davanti all’uomo terrorizzati, dietro lo sguardo di una fattucchiera locale: procedimenti sconosciuti a chi scrive, libero pure della lettura del romanzo, ma che paiono prendere forma, in una sorta di movie B degli anni Cinquanta con una scenografia, questa sì, falsificata e falsa, con un qualcosa anche di ridicolo, di cenni psichedelici non facilmente controllabili, di momenti che sfuggono al regista mentre cerca di concretizzarli. Un vero punto morto della trasposizione. Se non imbarazzante. Con il ritorno a casa, in solitaria, si torna ai livelli alti quando la storia di Lee/Borroughs si conclude, sulla china della più completa autodistruzione, al termine della scrittura e dei romanzi, degli articoli giornalistici, della droga che ha corrotto ogni cosa, di un’esistenza che ha anche visto lo scrittore nelle vesti di rapinatore e spacciatore, barista e operaio, di padre e madre che per una vita intera hanno sovvenzionato il figlio fuori da ogni regola, dell’incidente alla moglie Joan a cui lui, in vena d’imitazione di Guglielmo Tell, dopo averle posato un bicchiere colmo di cognac sulla testa, sparò un colpo di pistola, gesto per il quale fu condannato a soli due anni per omicidio colposo, mai scontati, giudizio su cui pesarono quattrini familiari e avvocati con un bel paio di baffi, gesto che Guadagnino ha la “bellezza” narrativa e cinematografica di riprendere qui sotto altra veste, come uccisione dell’oggetto desiderato, come fine di una passione che porta nelle scene finali alla morte. Sottolineò all’epoca lo scrittore: “Guardando “Queer” a metà, sentivo un blocco, mi sentivo impossibilitato a leggerlo, figuriamoci a scriverlo… il passato era un fiume velenoso, mi sentivo ‘fortunato’ a esserne uscito, quella forza che mi bloccava era ciò che aveva generato il libro stesso, un evento che non viene mai citato, né nominato, ed evitato con cura: l’incidente che uccise Jean nel 1951.” Momenti di difficile interpretazione, semmai, magari da memorizzare soltanto, che magari ci spingono a entrare e a guardare ancora una volta, con occhio curioso o riflessivo, allo scrittore del secolo scorso.

Film scandaloso se ci si fermasse alla “pelle” sbandierata e non ci si accorgesse di quella tristezza di cui sopra. Affatto, quindi. Con la bravura di Drew Starkey, silenzi ammiccamenti desideri di fuga e di passioni, grande interpretazione di un Daniel Craig tutto da scoprire, lasciate in un angolo della memoria il macho di 007 o l’ironico detective di “Cena con delitto” e guardatevi l’attore pronto a prendersi maledettamente sul serio, a rimettersi completamente in gioco, questo uomo stazzonato e sfatto, intristito e arrapato, solo e fragile, alla ricerca di una droga e di una passione che dovrebbero aiutarlo a vivere.

I vincitori del Lovers Film Festival 2025

Il più longevo festival sui temi LGBTQI+ d’Europa e terzo nel mondo diretto da Vladimir Luxuria

 

I FILM PREMIATI | LE MOTIVAZIONI

ALL THE LOVERS/ OTTAVIO MAI AWARD FOR THE BEST FEATURE

Presidente di giuria: Giovanni Minerba

 

Queerpanorama di Jun Li

La poetica di ogni film ci ha portato ad accostarci a un’opera dalla forte importanza cinematografica e politica, un lavoro che usa la corporeità come strumento per infondere il desiderio di un’utopia.  Per noi è stato un discorso sull’identità che ha la forma di un sogno ad occhi aperti.

 

REAL LOVERS / REAL LOVERS AWARD FOR BEST DOCUMENTARY

Presidente di giuria: Vera Gemma

 

Topli Film di Dragan Jovićević

Per l’impegno nella ricerca di materiale di repertorio e la capacità di creare una struttura narrativa coinvolgente, in grado di ibridare performance e realtà. In particolar modo per la capacità di mettere in discussione dei preconcetti radicati coinvolgendo registi e attori in un dialogo vivo e autentico.

 

MENZIONE SPECIALE

 

Eros di Rachel Daisy Ellis

Un quadro eterogeneo composto da corpi autentici che si autorappresentano mettendosi a nudo e aprendo attraverso lo schermo spazi intimi quali sono le stanze dei motel brasiliani.

FUTURE LOVERS / FUTURE LOVERS AWARD FOR BEST SHORT FILM

Presidente di giuria: Raffaele Cataldo

 

Next Door di Lukas März

Per il linguaggio – a metà tra il grottesco e l’horror – capace di travalicare i confini del genere, la giuria ha scelto di premiare un cortometraggio che intercetta e mette in scena paure e angosce che credevamo di esserci lasciati alle spalle, ma che invece continuano a vivere accanto a noi.

MENZIONE SPECIALE

 

Solo Kim di Javier Prieto De Paula e Diego Herrero

Un cortometraggio che, unendo a doppio filo vita personale e posizione sociale, racconta una storia di marginalizzazione su più piani in grado di arrivare dritta al cuore.

 

PREMIO TORINO PRIDE

Outerlands di Elena Oxman

In questi giorni abbiamo avuto il piacere di vedere film e documentari di vario tipo che hanno messo in luce la pluralità dei temi che affrontiamo quotidianamente all’ interno delle nostre associazioni. Ogni lungometraggio ci ha aiutato a capire quanto la lotta sia ancora lunga e complessa, soprattutto in un momento storico in cui lo spazio dei diritti sociali e civili sta diminuendo. Il film che abbiamo scelto di premiare sottolinea la complessità delle nostre vite, della cura, delle famiglie allargate e della capacità di saper riconoscere il proprio passato per poter abbracciare il proprio futuro.

 

MENZIONE SPECIALE

 

The Secret of Me di Grace Hughes-Hallett

Per la capacità di trasmettere l’elaborazione della propria esperienza personale connettendola ad altre, per definire percorsi di una soggettività ancora relativamente riconosciuta come quello dell’intersessualità.

PREMIO GIO’ STAJANO

Quir di Nicola Bellucci

Per aver raccontato con magica umanità e una struggente fotografia una delle comunità Queer più sorprendenti d’Italia, che vive nel cuore pulsante di Palermo, dove Massimo e Gino accolgono e raccolgono da più di quarant’anni nella loro grande famiglia, persone la cui bellezza umana va ben oltre al personaggio. Un film vero, bello e utile, di grande qualità che racconta storie queer e non, in una Sicilia dove le testimonianze di giovani trans e gay danno la dimensione che tanto è stato fatto ma tanto rimane ancora da fare. O si è felici o si è complici: questo è il grande insegnamento di Massimo e Gino.

 

GIURIA YOUNG LOVERS – PREMIO MATTHEW SHEPARD

Lesbian Space Princess di Emma Hough Hobbs e Leela Varghese

Per aver utilizzato un linguaggio visivo e referenziale che guarda in modo diretto, ironico e non scontato all’attualità e alla contemporanea generazione teen, attraverso simboli, sintesi e significati importanti e urgenti, creando un film per tutti e per ciascuno.

 

RIFLESSI NEL BUIO

I Have to Run di Oleg Hristolübskiy

Perché il buio che vedevamo fuori dai nostri confini si sta diffondendo in modo sempre più allarmante intorno a noi, perché l’attenzione su chi nega i diritti della comunità LGBTQIA+ fuori e dentro dall’Europa sia alta e nulla sia dato come definitivamente acquisito.

 

I PREMI DEL PUBBLICO – AUDIENCE AWARDS

 

ALL THE LOVERS

A Night Like This di Liam Calvert

 

REAL LOVERS

Topli Film di Dragan Jovićević

 

FUTURE LOVERS

Next Door di Lukas März

 

 

______________________________

 

Il Lovers Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il sostegno del MIC-DG Cinema, della Regione Piemonte, della Città di Torino, di Fondazione CRTe con un contributo straordinario di Fondazione Compagnia di San Paolo.

Lunathica presenta la prima edizione di Fili Sottili

È stato presentato il nuovo progetto di Lunathica, la prima edizione di Fili Sottili, festival di arte, salute e inclusione che avrà luogo dall’8 al 10 maggio 2025 nei comuni di Cirié e Lanzo Torinese. Il festival offrirà spettacoli, convegni e dibattiti, workshop teatrali e laboratori creativi, tutti a ingresso libero. Si tratta di un progetto innovativo volto a raccontare e condividere le esperienze artistiche e teatrali in ambito sociale, ma anche un’occasione per riflettere e confrontarsi sui temi della malattia psichiatrica e della disabilità, e su quali attività e azioni possono rendere la nostra società più inclusiva. Si tratta di temi a cui Lunathica, che coordina i diversi appuntamenti che compongono il ricco cartellone di eventi, ha sempre prestato attenzione all’interno della sua programmazione.

“Questo festival rappresenta un naturale sviluppo di ciò che negli anni abbiamo creato a Lunathica con dedizione e entusiasmo – afferma Cristiano Falcomer, coordinatore del festival – Lunathica è sempre stata anche comunità e partecipazione, un’opportunità per costruire insieme qualcosa che abbia un valore e una rilevanza per la collettività. Ci fa piacere che questo senso di comunità (testimoniato non solo dalla grande partecipazione di pubblico, ma anche dal coinvolgimento spontaneo di un gruppo spontaneo di volontari), si è esteso anche al di fuori del festival e si manifesta anche al di fuori di questa nuova iniziativa, e questo senso di inclusione, questa capacità è volontà di stare davvero insieme che segna tutte le iniziative proposte da Lunathica e dona loro un significato”.

“per il Dipartimento di Salute Mentale ASL TO 4, il festival Fili Sottili rappresenta un’occasione per promuovere il benessere psichico, abbattere lo stigma e favorire l’integrazione sociale – sottolinea Silvana Lerda, direttrice di Dipartimento – attraverso workshop, conferenze e performance, il festival sarà un momento di riflessione e sensibilizzazione, volto alla depatologizzazione delle diversità. Una comunità inclusiva e solidale che valorizzare la disabilità è la base per generare salute mentale e favorire crescita e arricchimento per tutti”.

“la ragione per il quale il CIS di Cirié ha contribuito alla realizzazione di Fili Sottili – spiega Lorenzo Gregori, che ne è il direttore – scaturisce dal fatto che fin dalla loro nascita i centri diurni per persone con disabilità hanno avuto e hanno l’ambizione di essere una risorsa e un centro di attivazione di risorse, finalizzato a individuare contesti e luoghi per migliorare il benessere, il livello di autonomia e favorire l’inclusione sociale delle persone che lo frequentano. Da questo punto di vista, Fili Sottili rappresenta l’esempio concreto di un’iniziativa messa a disposizione dal territorio, generata anche dai luoghi, i centri diurni che, oltre ad attingere da quanto già presente sul territorio, si propongono come risorsa utile alla comunità”.

Con il patrocinio della Città di Cirié, della Città di Lanzo Torinese e della Città Metropolitana di Torino, con il sostegno di Iveco – Orecchia Spa, in collaborazione con il presidio ospedaliero Fatebenefratelli, la cooperativa sociale Ippogrifo, Associazione Volare alto e società cooperativa sociale La forma dell’acqua.

Il programma si può consultare sul sito www.lunathica.it

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero.

Mara Martellotta

Inviato dall’app Tiscali Mail.