SPETTACOLI- Pagina 10

“Casa Fools”, al Teatro Vanchiglia alla scoperta della musica classica “nascosta” nelle canzoni pop

“Classica Pop”

Venerdì 22 e Sabato 23 novembre, ore 21

Ma pensate un po’! La bellissima e celebre “All by myself” (brano scritto e registrato nel 1975 dal cantante americano Eric Carmen, fra gli altri grandi interpreti Céline Dion e il gruppo musicale di “crossover” classico “Il Divo”) è una canzone di Sergej Vasil’evič Rachmaninov e precisamente l’“Adagio sostenuto” del “Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in do minore, op. 18”. E ancora. Le note de “La danza delle streghe” (2003) del torinese, disc jockey e conduttore radiofonico Gabri Ponte danzano sulle note di “Lacrymosa” della “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi. Così come “Babe il maialino coraggioso”  (film del 1995 diretto da Chris Noonan) canta una melodia del grande compositore francese Charles Camille Saint-Saens.

In una girandola tra il serio e il faceto, le succitate tesi si sostengono in “Classica Pop”, curioso spettacolo teatrale alla scoperta della “musica classica” nascosta nella “musica pop” (chissà quanta!) tra aneddoti curiosi, rivelazioni stupefacenti e scoperte inaspettate.

Lo spettacolo fa parte del progetto “Consonanze”, un dialogo tra il patrimonio classico e le espressioni artistiche contemporanee, inserito nella stagione teatrale 20024 – 2025 di “Casa Fools”, Compagnia Teatrale, associata Arci, nata a Roma nel 2005 e nel 2013 trasferitasi a Torino per trovare “Casa con dentro un Teatro” in via Bava 39, sede per l’appunto del loro ormai noto spazio scenico, il “Teatro Vanchiglia”.

E proprio sul palco del “Vanchiglia”, Luigi Orfeo, attore e regista di teatro e di lirica, racconterà, venerdì 22 e sabato 23 prossimi, alle 21, come alcune delle “melodie pop” più celebri siano in realtà pezzi di “musica classica”, come l’“opera lirica” imperversa nel rock e il jazz si fonda niente meno che su Johann Sebastian Bach, l’inarrivabile. Insieme a lui, il compositore, pianista e direttore d’orchestra di Big Mama ed Emma al “Festival di Sanremo 2024”, Alberto Cipolla, che “sarà la chiave” per entrare nel magico mondo delle contaminazioni tra la “classica” e la musica “pop”.

Spiega Luigi Orfeo, codirettore, insieme a Roberto Calia e a Stefano Sartore di “Casa Fools”: “Quante categorie di musica ci sono? Classica, blues, pop, jazz, rock… etichette che imprigionano idee. In ‘Classica Pop’ vogliamo spezzare queste barriere e lasciare che la musica vaghi libera. Al mio fianco il maestro Alberto Cipolla, già direttore d’orchestra del ‘Festival di Sanremo’, esperto di pop contemporaneo, arrangiatore di Elisa, Big Mama e Lazza, porta in scena la sua esperienza. Insieme, raccontiamo la musica classica nascosta nel pop, tra aneddoti, storie, confronti e video, invitando il pubblico a un ‘karaoke’ gigante che culmina in un finale inaspettato”. Tutto, ma proprio tutto, da scoprire.

 

Per info: “Casa Fools/Teatro Vanchiglia”, via Bava 39, Torino; tel. 392/3406259 o www.casafools.it

 g.m.

 

Nelle foto:

–       Luigi Orfeo

–       Alberto Cipolla 

Zoe Saldaña sarà l’ospite speciale del Museo Nazionale del Cinema

 

L’attrice incontra il pubblico alla Mole Antonelliana e al Cinema Massimo dove introdurrà la premiere del film di Jacques Audiard EMILIA PÉREZ

 

2 DICEMBRE 2024

Considerata una delle personalità più rispettate della sua generazione, con una carriera straordinaria di oltre 20 anni come attrice e produttrice, Zoe Saldaña sarà l’ospite speciale del Museo Nazionale del Cinema di Torino il 2 dicembre 2024. In una conversazione con il direttore del Museo Carlo Chatrian, Saldaña ripercorrerà le tappe più importanti della sua carriera, affrontando temi a lei cari come il ruolo della donna e la violenza nella società, ma anche la sua attenzione per l’ambiente e i cambiamenti climatici.

Attrice versatile e di talento, Saldaña è nota per la sua capacità di immergersi completamente nei personaggi che interpreta, spesso con una forte fisicità e un’intensa emotività. Grazie al suo background di ballerina, Saldaña usa il suo corpo in modo espressivo per trasmettere emozioni che trascendono il linguaggio verbale. Che si tratti di Gamora nel franchise degli Avengers o di Neytiri nei film AVATAR di James Cameron, Saldaña rende i suoi personaggi credibili e umani, capaci di combinare forza fisica, dolcezza e determinazione. La sua ultima interpretazione di Rita in EMILIA PÉREZ di Jacques Audiard, per la quale ha ricevuto il prestigioso premio come miglior attrice al Festival di Cannes insieme all’ensemble femminile composto da Karla Sofia Gascon, Selena Gomez e Adriana Paz, mostra una nuova dimensione della sua abilità artistica.

“Siamo molto felici di poter accogliere una delle attrici che meglio incarna quella varietà di proposte che il Museo Nazionale del Cinema ospita nelle sue sale espositive – sottolinea Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Splendido contrappunto alla mostra ‘Movie Icons’, Zoe Saldaña è icona cinematografica cara all’immaginario giovanile ma anche figura a tutto tondo carica di una profonda umanità. Nei panni delle “guerriere” Neytiri e Gamora ma anche in quelli dell’avvocato Rita Mora Castro, Saldaña ha dato corpo ad un’idea di femminilità capace di conciliare fragilità e fermezza”.

La sua carriera è iniziata con un ruolo di primo piano nel film del 2000 CENTER STAGE ed è salita alle stelle con la sua interpretazione di Nyota Uhura in STAR TREK (2009). Nello stesso anno ha interpretato Neytiri in AVATAR di James Cameron, ruolo che ha ripreso nel sequel AVATAR: LA VIA DELL’ACQUA (2022), a cui seguiranno altri tre episodi. Nel Marvel Cinematic Universe è nota per il ruolo di Gamora nei film GUARDIANI DELLA GALASSIA e AVENGERS. Tra le altre sue interpretazioni figurano OUT OF THE FURNACE, THE ADAM PROJECT, CROSSROADS, DRUMLINE, PIRATES OF THE CARIBBEAN, THE LOSERS, TAKERS, COLOMBIANA e altri ancora.

All’inizio di quest’anno, Saldaña ha diretto e prodotto il film indipendente THE ABSENCE OF EDEN e attualmente è protagonista, oltre che produttore esecutivo, della seconda stagione della serie drammatica LIONESS di Taylor Sheridan per Paramount+, dove guida un cast fantastico che include Nicole Kidman e Morgan Freeman.

Durante la sua permanenza a Torino, Zoe Saldaña riceverà il Premio Stella della Mole, incontrerà il pubblico e, con il marito, l’artista Marco Perego,presenterà il cortometraggio Dovecote, girato da Perego.Dovecote, candidato alla categoria cortometraggi degli Academy Awards, è stato presentato alla Biennale di Venezia 2024 nel Padiglione del Vaticano.

Zoe Saldaña introdurrà anche il musical EMILIA PÉREZ. Diretto da Jacques Audiard e candidato francese per la categoria Lungometraggi Internazionali agli Academy Awards 2025, il film ha ricevuto il prestigioso Premio della Giuria al Festival di Cannes e 4 candidature agli EFA, tra cui quella per il Miglior Film.

EMILIA PÉREZ uscirà in Italia il 9 gennaio 2025 distribuito da Lucky Red.

“Safe from the Sleep” animerà la Notte Bianca del Museo Egizio

Questa sera

Sono la prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, Antonella Albano, e il coreografo, danzatore e accademico olimpico Marco Pelle a esibirsi la sera del 20 novembre, nella notte bianca organizzata dal Museo Egizio per i festeggiamenti dei suoi duecento anni. Nella nuova galleria dei Re, che ospita statue di dei e faraoni. I due artisti danzeranno  una versione inedita di “Safe from Sleep”, creazione di Marco Pelle entrata nel repertorio di tanti danzatori internazionali come assolo, e che ora si trasforma in un incontro tra due ballerini, con l’interpretazione, per la prima volta, di una donna: la meravigliosa ballerina scaligera Antonella Albano. “Safe from Sleep” è la storia di un volo infinito, raccontato attraverso la perdita del viaggio che ne nasce. Il lavoro di Marco Pelle, primo membro tersicoreo dell’Accademia Olimpica di Vicenza, racconta la grandezza di un amore passato ma mai spento, l’incontro tra due anime separate da un tempo infinito, ma che da un tempo infinito si cercano e si attraggono. È  come quando ci si sveglia da un sogno e ci si rende conto che si è compiuto un viaggio meraviglioso e, come in un miracolo, siamo stati al sicuro e protetti. 

Mara Martellotta

Dini ancora una volta indaga la donna e la famiglia

I parenti terribili” di Cocteau sino a domenica 24 al Carignano

Filippo Dini, passando dal ruolo di regista residente, ricoperto sino alla scorsa stagione all’interno dello Stabile di Torino – Teatro Nazionale, a quello di direttore artistico del Teatro Stabile Veneto – Teatro Nazionale, s’è portato dietro un personale progetto già ripensato qualche anno fa, proprio nel capoluogo piemontese, e ha messo in scena “I parenti terribili” di Jean Cocteau, nella traduzione di Monica Capuani, testo concepito all’indomani della fresca unione con Jean Marais (1938) e rappresentato quattro anni dopo, in pieno conflitto, agli Ambassadeurs parigini con la regia di Alice Cocéa. Stimolante tappa, per Dini, la commedia, considerata “la più perfetta opera teatrale” dell’autore – con cui questi “rompe, almeno formalmente, col teatro di raffinata e astratta acrobazia intellettuale, che sino allora aveva avuto in lui uno dei più fertili campioni, per accostarsi ad un tipo di teatro molto più tradizionale” -, stimolante dal momento che, dopo gli appuntamenti con “Casa di bambola” e “Agosto a Otage County”, entra a formare una intrigante (per il regista e per il pubblico) trilogia, offerta a personale dimostrazione dei segni di logoramento del nucleo familiare dei giorni nostri nonché un più variegato specchio nei confronti della figura femminile. Nel primo titolo, Dini si trovava a voler ridipingere la figura donna-moglie mentre in quello successivo era di fronte alla donna-figlia, annientata come il resto degli altri congiunti dalla dominante Violet; la commedia di Cocteau, accusata a suo tempo di immoralità per quei frammenti incestuosi che vi circolano, gli permette di scoprire il ruolo della donna-madre: forse non arrestandosi neppure qui nella ricerca di ampliare il proprio quadro d’esplorazione.

In questo spaccato di famiglia borghese, avvelenato sino al midollo e fatto a pezzi in un incessante quanto imprevedibile susseguirsi di scene, Yvonne, malata di incubi e di droghe, è la madre che dal momento in cui ha partorito il proprio figlio, Michel, lo ha ricoperto di un amore che con troppa facilità è sceso nel morboso, Georges è il marito che da quella stessa nascita s’è visto precluso ogni gesto di interesse e di affetto all’interno della coppia, mentre zia Léonie – sorella di Yvonne – ha per anni cresciuto il proprio amore per Georges e ancora lo accresce, lasciando tuttavia quell’uomo alla sorella, lei che da tempo ha deciso di annullarsi in quella stessa casa, tentando di sistemare quel “carrozzone” in modo che sia possibile viverci. Nel tentativo di una fuga giovanile (“dove ha dormito stanotte Michel?”), viene a formarsi una giovane coppia tra Michel e Madeleine, fatta di un amore fresco e senza limiti, sorpresa in un turbine inatteso dove il vecchio signore che prima occupava i pensieri della ragazza altri non era che Georges. Si romperanno i rapporti di sempre e il mare di bugie (quante se ne dicono sotto quel tetto) e gli equilibri insani, anche violentemente, al di là di una volontà a rimettere ordine, là dove restano soltanto indumenti sporchi e buttati alla rinfusa, lenzuola ammucchiate e letti sfatti.

Tutto in un’atmosfera di drammaticità pronta a sfociare nel tragico e mi suonerebbe strano che l’autore non volesse circondare strettamente la vicenda entro questi termini. Andando con la memoria ad altre edizioni dei “Parenti”, non mi pare che si cercasse sfacciatamente l’angolo del ridicolo. È vero, Georges specialmente si dibatte in situazioni che ne mettono alla luce, come un nervo scoperto, la comicità, decisamente di sbieco ma pur sempre comicità, e il lungo dialogo con Léonie, seduti quasi in proscenio a rimandarsi tutto il buffo di una situazione per cui si dovrà escogitare una scappatoia, spinge al sorriso e alla risata. Ma che qualcuno pronunci all’interno della narrazione la parola “farsa” non vuol dire che gran parte della commedia in “farsa” debba essere girata. Mancano a Dini, di cui nello spettacolo continuiamo a prediligere di gran lunga le zone oscure e più dolorose e maggiormente mantenute nella tragicità (eccezion fatta per quell’incubo iniziale di cui non s’avverte assolutamente la necessità), le mezze tinte, il fondersi esatto di un’ombra all’interno di una zona di luce, cancellando ogni taglio netto. Una “tutta luce“ che altresì, mi è parso di capire, cancella pure quel tanto di “recitazione” che vi era e vi sarà in Georges (lo stesso Dini) e Léonie (Milvia Marigliano, colei che con saggezza cerca d’aggiustare i cocci, eccellente), che trascorrono quell’”angolo” della commedia a “dire” esclusivamente le proprie battute.

Perno della commedia Mariangela Granelli come Yvonne, bravissima, sulla giusta linea di acidità e perbenismo e amour fou per quel suo Michel in cui Cosimo Grilli costruisce un frastagliato personaggio, fatto di passione e di felicità e di dolore, prova non semplice in quell’andamento ondivago ma più che felicemente superata. Giulia Briata è Madeleine, con convinzione a combattere contro i peccati di una famiglia che non vorrebbe altro che distruzione e macerie. La scena funzionale e immacolata è di Maria Spazzi, i costumi pieni di colore di Katarina Vukcevic.

Elio Rabbione

OFT Lab 2024 a Cascina Roccafranca

Venerdì 22 novembre terzo appuntamento della rassegna dei concerti da camera 

 

Venerdì 22 novembre è in programma il terzo appuntamento della rassegna di concerti di musica da camera OFT Lab 2024, ospitati a Cascina Roccafranca, in via Rubino 45.

A esibirsi sarà Iacopo Sommariva, al violoncello, accompagnato da Alessandro Mosca al pianoforte. OFT Lab è un progetto il quale l’Orchestra Filarmonica di Torino conduce da anni per valorizzare i giovani musicisti. Una missione che è approdata nel progetto OFT Lab, che ha preso il via nel 2022 e grazie al quale alcuni ragazzi di talento entrano a far parte con regolarità della compagine orchestrale, lavorando fianco a fianco dei professionisti di caratura nazionale e internazionale, in uno scambio continuo tra esperienza ed entusiasmo.

I musicisti selezionati per il progetto OFT Lab 2024 sono Lucia Caputo, Ruben Galloro Giovanni Pulzulu ( violini), Cecilia Caminati e Jacopo Sommariva (violoncelli), Simone di Lalla ( contrabbasso), Niccolò Susanna ( flauto), Luca Vacchetti ( fagotto), Mattia Gallo (tromba) Andrea Iaccino e Francesco Parodi (percussioni). Ad essi si aggiungono il musicologo Francesco Cristiani, il compositore Francesco Mo, Chiara Marcone al management Cuturale e Chiara Sacchetto alla produzione.

Nel Lab di OFT vi è spazio per la musica, ma anche per affrontare tematiche formative di approfondimento rilevanti per chi opera nell’ambito dello spettacolo dal vivo.

Alcuni giovani di OFT Lab saranno protagonisti della rassegna di quattro concerti da camera di cui due si sono già tenuti, venerdì 7 e venerdì 15 novembre scorsi, e altri due sono in programma venerdì 22 e venerdì 23 sempre alle ore 21 alla Casa del Quartiere di Mirafiori Nord, ospitata in via Rubini 45.

Venerdì 22 novembre il programma previsto del concerto comprende musiche di Sergej Projof’ev, la Sonata in di maggiore per violoncello e pianoforte op. 119 e la Sonata in fa maggiore per violoncello e pianoforte op. 6 di Richard Strauss.

Il concerto conclusivo comprenderà la suite in sol minore per fagotto e pianoforte op 69 di Alessandro Longo, la romanza per pianoforte e orchestra op. 62 di Edward Elgar, le tre romanze per oboe e pianoforte op. 94di Robert Schumann e la Sonata per fagotto e pianoforte op. 168 di Camille de Saint Saens.

Per i concerti di musica da camera alla Cascina Roccafranca il biglietto singolo non numerato ha il costo di 5 euro.

Mara Martellotta

A Torino il Quartetto Esmé per l’unica tappa italiana

Mercoledì 20 novembre prossimo  nell’ambito dei concerti dell’Unione Musicale

 

Mercoledì 20 novembre 2024 il Quartetto Esmé sarà a Torino all’ Unione Musicale per l’unica tappa italiana del suo tour 2024-2025. Si esibirà al Conservavorio Giuseppe Verdi di Torino, in piazza Bodoni per la serie Pari alle 20.30

Dalla pop musicale alle serie TV, dai cosmetici ai trend di moda, la Corea del Sud nell’ultimo decennio ha lanciato tendenze a livello internazionale, facendo parlare l’Occidente di una vera e propria Korean wave. Il fenomeno ha contagiato largamente anche la musica classica, dove i musicisti orientali e coreani continuano a imporsi nei maggiori concorsi e sui palcoscenici internazionali. La loro pacifica invasione è sostenuta da doti personali, impegno instancabile e solidi studi nella vecchia Europa, come accade per il Quartetto Esmé, fondato nel 2016 da quattro giovani musiciste coreane che hanno studiato a Lubecca, Colonia e Hannover. Il concerto di Torino rappresenta l’unica data italiana della stagione 2024-2025 e l’Unione Musicale è felice di essersela accaparrata, visto il successo del 2022, in cui il Quartetto aveva entusiasmato il pubblico torinese con l’espressività e l’eccellente senso di equilibrio che rendono le loro esecuzioni uniche.

Fondato nel 2016, il Quartetto Esmé prende il nome da un’antica parola francese che significa “amato”. Nel 2018 si è affermato sulla scena internazionale con la vittoria al concorso Internazionale per Quartetto d’archi della Wigmore Hall di Londra, nel quale si è aggiudicato il primo premio e quattro premi speciali ( miglior esecuzione di Mozart e di Beethoven, premio della Proquartet di Parigi e Fondazione Esterhazy). Nello stesso anno l’ensemble è stato nominato miglior artista laureat all’Accademia del Festival di Aix-en- Provence ed è stato artista in residence a Montreal. Nel 2016 è subentrato il violinista belga americano Dimitri Murrath, sostituendo la violinista Jiwon Kim.

Il programma che verrà eseguito mercoledì 20 novembre all’Unione Musicale offre una panoramica sintetica dell’evoluzione della musica per quartetto d’archi nei secoli, a partire da Haydn, padre del Quartetto per definizione, fino a Korngold, il cui brano è stato composto negli anni d’ascesa del nazismo in Germania. Il concerto inizia con il Quartetto op.76 n.4 che Haydn scrisse a Londra nel 1796, dove si era trasferito dopo la morte del principe Esterhazy, presso la cui corte aveva prestato servizio per trent’ànni. Il brano solo in apparenza risulta molto semplice, perché basato su una cellula di cinque note. In realtà è, invece, elaborato e complesso, riservato a veri intenditori. Il titolo “Aurora” rappresenta uno dei tanti nomignoli usati dai contemporanei di Haydn per cogliere il tratto più saliente delle sue numerose partiture. In questo caso si riallaccia al tema ascendente di apertura.

Ammirato da Mahler e Richard Strauss ( che ne furono i mentori) e da Puccini il compositore Erich Wolfgang Korngold era radicato in quell’immaginario viennese che ammicca al valzer di Johann Strauss e all’intricato lirismo di Richard Strauss. Il suo QQQQQuartetto op.26 n.2 venne scritto nel 1933, poco prima che il compositore, di origini ebraiche, lasciasse l’Europa per Hollywood.

Si tratta di una pagina di grande freschezza creativa, caratterizzata da vitalità melodica e dal trattamento virtuosistico di ciascuno strumento.

Di Anton Weber viene proposto il lavoro Lansamer Satz (1905), molto intenso, che affonda le sue radici nel Romaticismo post brahmsiano e nella tonalità, e condensa in pochi minuti una vasta gamma di emozioni, dallo struggimento al tormento drammatico fino al tranquillo epilogo.

Questa pagina, lontana dal puntillismo seriale delle composizioni mature, costituisce il momento di passaggio dalle forme tradizionali ottocentesche verso nuove strutture. Qui Webern prende congedo dall’imprescindibile tradizione musicale ottocentesca per divenire uno dei principali iniziatori della musica contemporanea. Conclude il concerto il Quartetto in fa minore op. 80, l’ultimo lavoro composto da Mendelssohn, un omaggio alla memoria della sorella Fanny.

In questa pagina tremolii, sincope, cambi di dinamica, di accento e di intensità caratterizzano i tre movimenti esterni e sono espressione del dolore e della disperazione che hanno incrinato la vita di Felix, fino ad allora sostanzialmente serena. In questo brano il compositore infrange tutte le regole strutturali della forma del Quartetto, in funzione espressiva. Il risultato è un lavoro di ispirazione eccezionale.

Foto di Jeremy Visuals Photography

Al Regio “Le nozze di Figaro”, per la prima volta in Italia con l’allestimento di Emilio Sagi

Inaugura la Stagione d’Opera e di Balletto 2024/2025  

L’inaugurazione della Stagione d’Opera e di Balletto 2024/2025 del Teatro Regio di Torino avverrà sabato 23 novembre prossimo, alle ore 19, con la messinscena de “Le nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart. L’allestimento dell’opera più divertente e umana di Mozart, classico ed elegante, appare per la prima volta in Italia, ed è firmato dal regista spagnolo Emilio Sagi. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio debutta il Maestro Leonardo Sini. Il Coro del Regio è istruito da Ulisse Trabacchin. Protagonisti sono artisti carismatici e affermati, il Conte e la Contessa sono interpretati rispettivamente da Vito Priante e Monica Conesa, Giorgio Caoduro sarà Figaro, Giulia Semenzato intrepreterà Susanna e José Maria Lo Monaco nel ruolo di Cherubino. 

L’Anteprima Giovani dell’opera, dedicata a un pubblico under 30, avverrà giovedì 21 novembre alle 19.30; seguono la Prima, sabato 23 novembre, alle 19, e sei recite fino al primo dicembre.

Primo grande capolavoro della coppia Mozart-Da Ponte, ispirato alla commedia “La folle journée, ou le Mariage de Figaro” di Beaumarchais, “Le nozze di Figaro” inaugura la Stagione 2024/2025 del Teatro Regio, intitolata “La meglio gioventù”.

“È un periodo intenso sotto il profilo dell’organizzazione eventi – dichiara il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo – che stanno portando alla città grandi successi, come quello relativo alle ATP Finals appena concluse. Nell’arco di pochi giorni festeggeremo i 200 anni del Museo Egizio, inaugureremo il 22 novembre, proprio al Teatro Regio di Torino,tra l’Anteprima Giovani e la Prima dell’opera, il Torino Film Festival. Torino ospiterà anche la partita di rugby Italia-Nuova Zelanda e inaugureremo con “Le nozze di Figaro” una stagione del Regio che si preannuncia di grande successo; colgo l’occasione per ringraziare il Sovrintendente del Regio Mathieu Jouvin per la costante collaborazione, e gli enti pubblici e privati, in questo caso particolare Italgas, per il loro fondamentale sostegno, senza i quali sarebbe impossibile realizzare un progetto di questa portata”.

“’Le nozze di Figaro’ esemplifica nel titolo e nel contenuto la direzione artistica di tutta la stagione, intitolata “La meglio gioventù” – dichiara il direttore artistico del Teatro Regio Cristiano Sandri – una gioventù che è rappresentata non soltanto dalle opere in rassegna, ma anche dalla giovane età degli artisti. Il direttore d’orchestra de ‘Le nozze di Figaro’, Leonardo Sini, debutta proprio con questo spettacolo al Teatro Regio, il cui allestimento proviene dal Teatro Real di Madrid”.

“Le nozze di Figaro” sono per la prima volta al debutto in Italia nell’allestimento del regista spagnolo Emilio Sagi, noto per i suoi allestimenti innovativi e visivamente ricchi, spesso caratterizzati da un forte senso di realismo e da una profonda attenzione ai dettagli storici e culturali. Ha diretto produzioni di teatri di fama internazionale ed è apprezzato per la sua capacità di coniugare tradizione e modernità, mettendo in risalto le sfumature emotive e psicologiche dei vari personaggi. 

“In questo allestimento Siviglia è un personaggio in più-afferma Il regista Emilio Sagi – ‘Le nozze di Figaro’ rappresenta una commedia degli equivoci, carica di erotismo, amori e disamori, di intrecci e infedeltà. Ciò non impedisce che siano presenti lo spirito della rivoluzione e la critica al regime assolutista. Risulta fondamentale che l’azione si svolga a Siviglia, poiché per gli uomini del ‘700 rappresentava un luogo esotico, che permetteva agli autori dell’opera di trasmettere quell’aria inebriante che emana l’opera. Credo che nell’opera di Mozart, con una musica così vitale, l’atmosfera sivigliana sia davvero affascinante. Ne ‘Le nozze di Figaro’ Mozart attribuisce un ruolo simbolico alle danze, con il minuetto rappresentante l’aristocrazia e il fandango più popolare e sensuale. L’atmosfera del fandango, vista come erotica all’epoca, mi ha spinto a creare un allestimento molto realistico, perché è proprio il realismo a rendere moderna l’opera. Trovo molto rivelatore che questi personaggi, ricchi di sfumature, vivano nello stesso ambiente che sia il compositore che il librettista Da Ponte hanno inventato per loro”. 

Giorgio Caoduro, che è stato il più giovane dei magnifici tre baritoni dell’Accademia Rossiniana 2000, e che torna al Regio dopo “L’elisir d’amore” del 2021, parlando del personaggio che interpreterà, ha affermato che Figaro non è il vero, unico protagonista dell’opera, ma che si tratta di un’azione corale, un lavoro di squadra. Figaro non è un personaggio anagraficamente giovane, poiché ricco di storie e avventure, ma che è giovane e fresco nello spirito, prova un amore puro per Susanna e vive il senso di disillusione e ogni emozione nelle sue istanze più giovani, arricchendole di energia e entusiasmo tipici della giovinezza. 

Il personaggio di Cherubino, interpretato da José Maria Lo Monaco, mezzo soprano dalla vocalità calda e agile, è un paggio dal carattere giocoso, dinamico e che è il vero deus ex machina dell’intera vicenda. Vive la sua giovinezza colmo di purezza e inconsapevolezza dei suoi stessi sentimenti amorosi. Molto nota e esplicativa è l’aria in cui dichiara: ”Non so chi sono e cosa faccio”. Le percezioni relative all’ansia e al tempo creano in Cherubino una sorta di frenesia dell’esistenza.

Il ruolo del Conte di Almaviva è interpretato dal baritono Vito Priante, apprezzato per la sua versatilità e presenza scenica. Torna al Regio dopo il grande successo del “Don Giovanni” di Mozart diretto dal Maestro Riccardo Muti. Il suo personaggio rappresenta la giovinezza perduta e rimpianta. Il Conte è presente già nella prima parte della trilogia ‘Il romanzo della famiglia Almaviva” rappresentata da “Il barbiere di Siviglia”. Il Conte non è un vero antagonista, è un uomo amato dai suoi feudatari, ed è abbastanza illuminato da trattarli in quanto suoi pari. La giovinezza perduta è per lui un problema intimo che lo porta alla perdita della ragione a causa dell’amore verso Susanna, creando una rivalità molto forte con l’amico Figaro, che sposerà quest’ultima.

“Per noi è importante aprire la Stagione con un grande titolo classico – afferma il Sovrintendente del Teatro Regio di Torino Mathieu Jouvin – fa parte di un progetto che coniuga ambizione e diversità all’interno dell’intera proposta. ‘Le nozze di Figaro’ è un’opera che rappresenta una sfida per ogni regista, in quanto la regia è già scritta e lascia poco spazio di azione. Si tratta di un’opera contemporanea, universale proprio nei temi presenti: la dinamica del potere, quella sentimentale e infine quella generazionale. I personaggi dell’opera chiedono di essere compresi nella rappresentazione di ciò che sono, notando le sofferenze alla base delle loro azioni che devono allontanarci dall’errore di giudicarli. Come già riportato dal Sindaco Lo Russo, tengo a ringraziare personalmente tutti gli enti pubblici e privati, Italgas in particolare, per un apporto senza il quale sarebbe impossibile pensare con ambizione a una simile stagione lirica”.

Mara Martellotta 

Un percorso d’amore nell’inedito testo di Paolo Accossato

L’ultima notte di Dante” da martedì 19 all’Erba

Tre donne intorno al cor mi son venute” ti verrebbe da citare, prendendo a prestito le “Rime”. Invece s’è infoltito di parecchio questo drappello femminile che Paolo Accossato – insegnante appassionato e storico per tesi, padre giornalista, alla sua prima prova teatrale, superati di non molto i cinquanta pronto a percorrere una strada nuova – raccoglie attorno alla figura del Sommo Poeta in questa “Ultima notte di Dante”, sul palcoscenico dell’Erba da martedì 19 (ore 21) a giovedì 21 (ore 10), doppio spettacolo il 21, ore 10 e 21. Testo avvincente e colto, un’interesse in più per chi con quella poesia abbia una più che doverosa frequenza e allo stesso tempo accessibile a quanti di tanta figura abbiano da tempo, dagli anni del liceo, abbandonato vita e versi; un’occasione per riprendere e approfondire, per una sera riascoltare – in forma tranquillamente teatrale -, tra storia tradizione e invenzione, il racconto della “notte più lunga dell’esistenza di Dante, notte che sarà anche l’ultima”, quella che trascorre tra il 13 e il 14 settembre del 1321, allorché, nel chiuso di una stanza ormai del tutto buia, attorno a lui i figli Jacopo e Pietro, in un’agonia in cui da più giorni è avvolto e si dibatte, per quelle febbri malariche che lo hanno colpito al ritorno da una ambasceria a Venezia, il poeta vede raggrupparsi attorno a sé le tante figure femminili, reali nella sua vita e storicamente e poeticamente affrontate nelle tre Cantiche (“per quanti accenni storici ci possano venire in aiuto”, s’affretta a puntualizzare l’autore).

Ho scritto questo testo nell’estate del ’23, per passatempo e per curiosità, completamente vergine di scrittura teatrale, un personalissimo esperimento e la volontà di rendermi conto se ci potesse essere uno spessore narrativo e scenico, quale tipo di valore potesse avere. Ne ho fatto una solitaria stesura, soltanto dopo ne ho parlato con qualche allievo ed ex allievo, soprattutto con chi il teatro è abituato a farlo. Certo giocavo in casa, per passione e per gli anni ormai numerosi di insegnamento nel liceo, per il lungo guardare a una figura che raccoglie in sé, nella sua opera altissima ed enciclopedica, ogni conoscenza umana, la pienezza dello scibile, la praticità e i temi più alti, la cristianità e le leggi e la filosofia e la morale, il nostro e gli altri mondi, la bellezza di un’invenzione che lo pone al culmine dell’intera letteratura. Con molta paura e con enorme rispetto.” Un lungo percorso quello del poeta – di Durante della famiglia degli Aldighieri dal popolo di San Martino del Vescovo di Firenze -, suddiviso in otto scene, che parte dalle scarsissime notizie che si hanno della madre Bella e della sorella Tana, per arrivare a quelle egualmente deboli di Francesca e Pia e Piccarda Donati e ancora alle tante giovani donne che punteggiano la poesia di Dante, Ghirlandetta e Violetta, Montanina e la Dama del Sirventese (“diceva di amare tutte e non amava nessuna”, dirà una di queste) per giungere all’Assoluto, all’amore angelicato racchiuso nella figura di Beatrice, posta al termine del testo, dalla quale s’afferma che “tutto è questione d’amore”.

La donna e l’amore come filo rosso che attraversa le scene e i vari momenti, argomento principe e unico nell’impossibilità di racchiudere Dante e la complessità della sua intera figura, tralasciando ad esempio quel versante politico e del potere, tutto maschile, visto in un panorama di alleanze e di lotte e di corti trecentesche, “una componente unica quindi – conferma Accossato – dal momento che gran parte dell’opera di Dante è fondata sull’amore e attraverso la donna l’uomo raggiunge Dio. Dante, in un’epoca storica in cui la letteratura esprime il culto amoroso da parte di molti autori e altresì la componente maschile nelle vesti di protagonista, ha dato umanità, un volto a queste stesse donne, ha espresso la carnalità e il realismo che ce le fanno sentire vive. Ho qui voluto rappresentare un piccolo universo femminile, umanizzandolo, pur visto dentro una potente “visione”, rendendo a queste donne ogni loro importanza, chiamandole a raccontarsi e a raccontare alcune il loro dramma.”

Regista e interprete del testo di Accossato è Stefano Fiorillo, la produzione è di Torino Spettacoli. Con lui Barbara Cinquatti (Bella) e Vittoria Chiolero (Tana e Beatrice) e la partecipazione dei Germana Erba’s Talents.

Elio Rabbione

Nelle immagini: nell’opera del preraffaellita Henry Holliday “L’incontro di Dante e Beatrice” al ponte di Santa Trinita a Firenze; nell’incisione di Gustave Doré Dante e Virgilio incontrano Pia de’ Tolomei nel Purgatorio.

Rock Jazz e dintorni a Torino: La Rappresentante di Lista e Peppe Barra

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Allo Spazio 211 sono di scena i TILT: Tapir!

Martedì. Al Jazz Club si esibisce il Clarissa Duo.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suona la Banda Bondioli. Al Blah Blah sono di scena

Lucy Kruger & The Lost Boys. Al Jazz Club The Chicago Blues Jam !. Al teatro Concordia

suonano i Santi Francesi. Al Teatro Colosseo arriva Peppe Barra.

Giovedì. All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono i Discoverland con Niccolò Fabi.

Alla Divina Commedia tributo a Enrico Ruggeri eseguito dagli Oggetti Smarriti. Al Folk Club

suona il gruppo di Thom Chacon. All’Osteria Rabezzana omaggio a Fabrizio De Andrè

eseguito dall’ensemble: Trail Dire e il Faber. Al Jazz Club suona la Edn Band. Al Cafè Neruda

tributo a Wes Montgomery & Jimmy Smith a cura del trio di Max Gallo.

Venerdì. Al teatro Concordia di Venaria si esibisce La Rappresentante di Lista. Al Blah Blah

suonano: Quasimacchine, Ezekiele, Varylem. Al Magazzino sul Po si esibisce Paolo Angeli.

Al Jazz Club concerto degli: One Blues For Jimi.

Sabato. Al Blah Blah suonano: Aldo, Onders, e Vea. Allo Spazio 211 si esibiscono i The Winstons.

Al Jazz Club sono di scena i Sandera.

Domenica. All’Off Topic suonano i Manitoba.

Pier Luigi Fuggetta