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In arte, Tegamini: intervista a Francesca Crescentini

E’ l’inizio del 2010 quando Francesca Crescentini, in arte Tegamini- piacentina doc trapiantata a Milano– decide di fondare un blog a metà tra un diario di bordo e un contenitore curioso. Ad oggi è una delle content creator culturali più seguite con account che conta più di 207 mila followers e la fama di bookblogger tra le più influenti d’Italia. Francesca per anni ha militato nel marketing editoriale e ha lavorato come digital copywriter, ma dal 2016 si è dedicata alla carriera di traduttrice e quella- appunto- di creatrice di contenuti digitali. Libri ma anche tanto altro, come il racconto di aneddoti di vita quotidiana di lavoratrice freelance e mamma. Il suo entusiasmo le ha permesso di arrivare al pubblico e conquistare anche i più scettici, guadagnandosi una popolarità frutto di intelligenza e simpatia.

Ospite al Salone del Libro 2023, Francesca ha preso parte come relatrice alle conferenze Il libro oltre il libroe “I ferri del mestiere. Autopromuoversi con i social network”, oltre a partecipare al firma- copie del libro della casa editrice Revue Dessinée Italia per cui Tegamini ha ideato una rubrica dedicata proprio ai libri.

Al Salone dei Libro hai fatto un po’ di tutto: dal lavoro per tirare in piedi lo stand alla trafelata trottolina che documenta e intervista chiunque. Come vivi ora il fatto di essere dall’altra parte della barricata in qualità di ospite speciale?

Sono molto contenta perché adesso è molto più riposante, ma è stato utile poter assistere a tutto il percorso creativo: dallo studio degli spazi per allestire lo stand all’ideazione del segnalibro. Adesso me lo vivo cercando quello che mi piace e questo aspetto mi diverte. Inoltre apprezzo poter raccontare quello che faccio o ad aiutare gli altri a descrivere il proprio lavoro: per me è un grande onore.

Sei sempre stata legata al Salone del Libro quindi.

Sì, l’ho sempre vissuto con grande entusiasmo anche quando collaboravo per le case editrici e la sua realizzazione comportava un duro sforzo. Scegliendo un lavoro che amo, la fatica si smussa e- per tale ragione- questo evento ha sempre rappresentato una grande gioia.

Sui social hai riposato una tua intervista in chi hai detto che tra i tuoi tre libri del cuore c’è quello di Niccolò Ammaniti (Ti prendo e ti porto via). Hai avuto modo di leggere anche il suo ultimo romanzo (La vita intima)?

Sì, l’ho letto e mi è piaciuto molto. Ho avuto modo di riscoprire l’Ammaniti che mi ricordavo cioè quello più “caciarone”: è stato un gradito ritorno. L’ho poi seguito nelle sue avventure televisive e mi ho apprezzato anche questo suo filone. Insomma un ritorno che mi ha portato grande gioia.

Oltre ad essere una traduttrice e una content creator, sei anche una giovane mamma di due bambini piccoli. Come fai a coniugare questi due ruoli?

Faccio fatica come tutti ovviamente. SopraTtutto durante l’ultimo anno (in cui è nato il suo ultimo figlio) è diventato molto difficile organizzarsi anche perché mancano dei supporti strutturali avendo i nonni che abitano lontani. Spero diventi più semplice prossimamente con l’inizio del nido. Ci sono delle grandi gioie, però, che compensano la fatica.

Valeria Rombolà

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Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia

lunedì, 29 maggio 21.00

Polo del ‘900, via del Carmine 14
Sala ‘900

La Fondazione Donat-Cattin promuove lo spettacolo Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia. Scritto e diretto da Marianna Musacchio e Benedetta Perego.

Con Claudia Bruno, Alessandra Caracciolo, Emanuela Morrone, Benedetta Perego, Claudia Serra e Eduardo Viviani.

In un’afosa Palermo senza tempo ha luogo una mostra fotografica di Letizia Battaglia. Nessuno, però, si presenta all’evento, e la fotografa si trova a interloquire con la donna che sta pulendo la sala, Rosa Balistreri. Le due donne si confrontano sulla loro città, sull’arte, sulla vita e sulla mafia. Una Letizia stanca e demotivata annuncia di voler lasciare la Sicilia. Nello svolgersi degli eventi, per ogni “giustificazione” che Letizia si dà per lasciare la città, assistiamo a un incontro. Sono momenti ancora senza tempo e senza luogo, durante i quali la fotografa si confronta con le storie e i racconti personali di donne straordinarie che prima e dopo di lei hanno lottato, ognuna a suo modo (col sangue del proprio sangue, con la divisa, con la fiducia), contro la mafia. Ogni incontro è accompagnato dalla chitarra e dalla voce di Rosa che, con il suo ruvido canto, le sostiene tutte. Letizia incontra Emanuela Loi, Felicia Impastato, Rita Atria, e grazie a ognuna delle loro testimonianze ritrova pian piano forza. Le storie di queste donne non sono storie felici, ma anche per loro, Letizia, rivedrà la sua posizione e la sua scelta di abbandonare la città.

Sarà presente Elena Ciccarello, Direttrice responsabile della rivista Lavialibera e Docente di Sociologia della devianza presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale.

Ingresso libero con prenotazione al link.

I romeni nel Piemonte, “una comunità proiettata verso il futuro”

Il 18 maggio si è svolta a Palazzo Civico di Torino la Conferenza I romeni in Italia tra vecchi stereotipi e nuovi orizzonti, organizzata dall’Ambasciata di Romania in Italia, il Consolato Generale di Romania a Torino, insieme all’Istituto Di Studi Politici S. Pio V, Dossier Statistico Immigrazione – IDOS. Levento, al quale hanno participato quasi 100 invitati, tra ricercatori, rappresentanti delle istituzioni italiane, forze dellordine, numerosi esponenti del mondo associativo e personalità romene che vivono nella regione Piemonte, si è tenuto presso la sede e con il patrocinio del Comune di Torino.

Durante il Convegno è stato presentato il volume bilingue “Radici a metà  Trentanni di immigrazione romena in Italia”, che comprende una serie di analisi e statistiche sociologiche multisettoriali, utili a capire le variegate dimensioni della presenza romena in Italia.

Sono intervenuti: l’Ambasciatore di Romania in Italia, Gabriela Dancău, lAssessore Gianna Pentenero del Comune di Torino, Ioana Gheorghiaș, Console Generale di Romania a Torino.

 

In questi 30 anni di immigrazione, la nostra comunità è cresciuta e si è sviluppata. I romenihanno superato il livello di bisogni basilari, come casa e lavoro, diventando nuovi cittadini inseriti nelle scuole e nelle università, come alunni e studenti, ma anche come docenti. Sono presenti nei luoghi di cultura, come artisti e creatori di bellezza, nei registri anagrafici delle camere di commercio, come imprenditori di alto livello, ha affermato Ioana Gheorghiaș. Il console generale ha portato delle statistiche aggiornate con riferimento alla zona di competenza dellufficio consolare, statistiche che dipingono una comunità proiettata verso il futuro, con oltre 4000 imprenditori, 1000 studenti negli amfiteatri dell`Università di Torino e altrettanti nelle aule del Politecnico , con migliaia di bambini e ragazzi di età scolastica che popolano le aule delle scuole di vario grado.

Torino è delle città italiane dove la complessità dei rapporti bilaterali tra la Romania e lItalia si manifesta al massimo, ha ricordato lAmbasciatore Gabriela Dancău, elencando i numerosi eventi – economici, culturali, accademici – organizzati nellultimo anno proprio nel Piemonte, come frutto dellottima collaborazione inter istituzionale al livello bilaterale.

Oggi è stato inaugurato il Salone Internazionale del Libro al Lingotto e non poteva mancare in questo contesto la presentazione del volume Radici a metà – 30 anni di immigrazione romena in Italia. La ricerca riesce a cogliere  fedelmente anche la dimensione umana che ha accompagnato limmigrazione romena in Italia negli ultimi tre decenni.

Parlando dello sviluppo del paese negli ultimi anni, lambasciatore ha parlato della trasformazione economica della Romania, ricordando il crescente scambio economico tra i due paesi, in continua evoluzione, anche a livelli decentralizzati.

A Torino, una città simbolo per lindustria automobilistica, ha menzionato che la Romania produce oggi quasi lo stesso numero di autovetture quanto lItalia, cioè 420.000 pezzi allanno, 5 volte di più rispetto agli anni 90. Lo sviluppo del paese è dovuto anche agli sforzi e ai sacrifici dei romeni emigrati, tra cui spicca quelli arrivati in Italia. La comunità romena in Italia negli ultimi 30 anni ha subito enormi cambiamenti e oggi siamo testimoni di nuove esperienze di successo, senza necessità di evocare il carattere. Lintegrazione individuale è frutto del loro lavoro, dei loro sacrifici, dellimpegno delle autorità romene, della Chiesa ortodossa, cattolica e greco cattolica, che sono state una guida e hanno portato sollievo e speranza e non per lultimo della disponibilità mostrata dalla società italiana che ha accolto la comunità romena allestero. Lintegrazione è anche frutto dellimpegno di istituzioni come lIDOS e San Pio V, che, in una visione lungimirante, si sono fatte una ragione nello spiegare levoluzione positiva verso lintegrazione, a differenza di mostrare episodi isolati ai quali spesso la stampa e i politici hanno dato visibilità in questi ultimi 30 anni. Per questo ringrazio sentitamente i ricercatori e gli autori dei singoli capitoli.

I curatori del volume, Antonio Ricci, ricercatore del Centro Studi IDOS e Miruna Cajvaneanu, giornalista romena, hanno presentato i dati e le conclusioni della ricerca, con un focus sulla presenza romena nel Piemonte.

Antonio Ricci ha presentato levoluzione, attraverso dati statistici, della presenza romena in Italia.

Eccone alcuni: Nel 2020 i titolari di impresa nati in Romania sono 50.230, di cui 30.426 nelle costruzioni (si tratta di un vero e proprio passaggio verso il lavoro autonomo nello stesso settore in cui è tuttora convogliata una buona parte dei lavoratori romeni alle dipendenze, tanto che in taluni casi si tratta di para-imprese nate per soddisfare i rapporti di sub-fornitura). Negli anni più recenti limprenditoria romena ha trovato nuova linfa grazia alla progressiva apertura a nuovi ambiti di attività, trainata dal ruolo crescente delle donne.

Nel 2020 il valore aggiunto generato dai lavoratori stranieri in Italia è stato pari a 146,7 miliardi di euro, cioè al 9,5% del PIL, e tenuto conto che i romeni in Italia rappresentano oggi il 20,8% della presenza straniera, è doveroso riconoscere ai lavoratori romeni di contribuire ogni anno ad almeno il 2% del PIL italiano.

In Piemonte c’è unimportante comunità romena, che comprende 73.074 lavoratori (64.739 dipendenti, 7.754 autonomi, 581 parasubordinati). Ci sono anche 4.028 pensionati (1.631 pensioni IVS, 1.858 pensioni assistenziali, 331 pensioni assistenziali, 208 più di una tipologia).

Ecco come viene distribuita la presenza sul territorio nelle varie provincie: Torino si trova al primo posto, con 88.068 presenze (42,2% sul totale degli stranieri), Cuneo15.775, Alessandria12.632, Asti–  6.724, Novara 3.683.

Miruna Cajvaneanu ha esposto alcuni aspetti qualitativi rilevati dalla ricerca,  con luci e ombre. Estato notato come al livello associativo, limpegno della comunità non è omogeneo e ha ancora margini di sviluppo. Molto più significativa è la dimensione religiosa (sul territorio italiano ci sono oltre 400 parrocchie ortodosse, e una cinquantina tra quelle cattoliche di rito latino e greco cattoliche. Dal punto di vista della cittadinanza attiva, sono pochi i cittadini romeni che esercitano il loro diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative ed europee, in qualità di cittadini comunitari. Dallindagine sociologica realizzate nellambito della ricerca, è emerso che i romeni si sentono a casa in Italia, come in Romania, e devono fare i conti con unintegrazione transnazionale sui generis. Interessante notare che il trasferimento della cultura romena alla generazione dei bambini risulti ridotto e generalmente limitato alluso della lingua romena nello spazio familiare. Da questo punto di vista è probabile che il risultato finale possa essere lassimilazione. Inoltre, 46% dei romeni che vivono in Italia dichiarano si sentirsi cittadini europei.

Hanno raccontato poi la loro esperienza di successo in Italia: la designer Mioara Verman, Luciana Enescu, organizzatrice e promotrice di eventi caritabili di anvergura nel Piemonte e Viorel Bohotici, giovane ricercatore al Politecnico di Torino.

Luciana Enescu, nata in Bacău, ha lavorato prima come baby sitter, poi, dal 2003 ha iniziato un percorso nel campo dello spettacolo benefico. Dal 2013 con la sua Eneselle Spettacoliorganizza e promuove diversi eventi di beneficienza, per realtà importanti come AIDO Torino (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, tessuti e cellule), FMRI Torino (Federazione Malattie Rare Infantili), Lila Piemonte (Lega Italiana per la Lotta contro lAids), FPRC (Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro, Candiolo).

Mioara Verman, sarta e stilista, vive a Torino da più di 25 anni. La passione e determinazione per il suo lavoro non è passa inosservata ed è diventata Presidente FedermodaCNA Torino. Da quasi 17 anni gestisce la propria attività, è madre di due figli ed è spesso impegnata in svariati impegni sociali per i più fragili.

Viorel Ionut Bohotici è un promettente studente di Ingegneria Elettronica presso il Politecnico di Torino. Appassionato di Matematica, Fisica, Chimica, e Biotecnologie. Diplomato a Jesi in biotecnologie sanitarie, dalletà adolescenziale ha svolto innumerevoli attività nel campo della ricerca scientifica. Ha presentato i suoi progetti allExpo di Dubai, ed in varie competizioni scientifiche tra cui il Regeneron ISEF di Atlantadove è arrivato 4°. Grazie ai suoi progetti, ha preso parte alla serie Science Fairdella prestigiosa National Geographic.

Levento è stato moderato da Benedetto Coccia, ricercatore dell’Istituto di Studi Politici S. Pio V, che sottolinea la vicinanza dellanimatra Italia e Romania, per citare uno studioso romeno. Una vicinanza dovuta non tanto alle vicende che recentemente hanno indirizzato una quota consistente dellemigrazione romena in Italia, rendendo di fatto il gruppo romeno

la comunità straniera più numerosa nel nostro Paese (quasi il 23% dellintera popolazione straniera residente in Italia), quanto piuttosto alle comuni origini neolatine che hanno dato, sin dallantichità, a queste due popolazioni, solide radici filosofiche, giuridiche e culturali comuni.E da qui anche il nome della ricerca, Radici a metà”, che si riferisce anche al sentimento di appartenenza, didentità dei romeni che, ormai da anni, vivono in Italia.

Si tratta della terza edizione di una fortunata serie di Convegni con lo stesso tema, promossa dallAmbasciata di Romania in Italia sul territorio italiano. Le prime tappe sono state in Campidoglio, alla presenza del Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e a Firenze, presso sede della Regione Toscana, con la partecipazione del Presidente della Regione, Eugenio Giani.

Foto Mihai Bursuc

La Fondazione 1563 della Compagnia di San Paolo al Salone del Libro con il progetto REMEMBR-HOUSE

 

Lunedì 22 maggio, alle 16,30, la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo presenterà al Salone del Libro di Torino (Sala Gialla, Padiglione 2) il progetto REMEMBR-HOUSE, realizzato in collaborazione con il MEIS, il Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, di Ferrara.

REMEMBR-HOUSE, sostenuto dall’Unione Europea all’interno del programma CERV – Citizens, Equality, Rights and Value Programme, è un progetto incentrato sulla memoria della Shoah ed è rivolto a docenti, educatori, operatori culturali e studenti e ad un pubblico internazionale.

Il tema centrale del progetto è la casa, nella sua dimensione di spazio fisico ed emotivo al tempo stesso. L’obiettivo è quello di incentivare un lavoro creativo a partire dalle carte del Fondo EGELI, custodite dalla Fondazione 1563, che consentono di recuperare dettagliate liste dei beni sequestrati agli ebrei in Piemonte e Liguria dopo l’emanazione delle leggi razziali fasciste nel 1938 e negli anni successivi. La casa si trasforma così in un mezzo straordinario per avvicinare alla storia della Shoah: far rivivere la memoria di stanze e oggetti perduti stabilisce un legame con il passato e con storie individuali che diventano simboli per riflettere sul presente e sui diritti umani fondamentali.

Al Salone del Libro di Torino i ragazzi delle scuole potranno sperimentare i laboratori didattici di REMEMBR-HOUSE, lavorare sulle fonti e ricostruire, in scala e con una loro personale rielaborazione, le case degli ebrei perseguitati durante il nazifascismo.

L’attività al Salone proseguirà con Sara Gomel, filosofa, educatrice e scrittrice, che introdurrà il tema della casa dal punto di vista della filosofia per ragazzi in un incontro indirizzato ad insegnanti ed operatori culturali.

Dopo Torino, la prossima tappa del progetto sarà il 30 maggio online sulla piattaforma Zoom per lanciare il concorso a premi internazionale di REMEMBR-HOUSE, che metterà alla prova studenti, istituzioni e centri di aggregazione giovanile di tutta Europa.

Gratteri e Nicaso, conferenza sulla ‘Ndrangheta

IL 19 maggio si e´tenuta a Palazzo Arsenale, presso il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, la conferenza “Multinazionale ‘ndrangheta. L’Organizzazione criminale piu´ramificata del mondo” con Nicola Gratteri e Antonio Nicaso,  in un dialogo con Paolo Di Giannantonio e Germana Zuffanti, preceduta dai saluti del Comandante, il Generale di Divisione Stefano Mannino.

Sono almeno 34 i Paesi in cui la presenza della ‘ndrangheta e´confermata e dove costituisce una minaccia grave al pari dei cartelli messicani, delle triadi cinesi o delle mafie postsovietiche; in Italia le ramificazioni sono arrivate in molte regioni, la primaper  infiltrazioni e´la Lombardia, a seguire ci sono il Piemonte, la Liguria, il Veneto, la Valle D’Aosta, il Trentino Alto Adige e il Lazio. Questa multinazionale criminale e´sempre piu´globale e interconnessa, in grado di creare macrostrategie, infiltrarsi nel territorio e governarlo, capace di penetrare le istituzioni e contaminare l’economia. La ‘ndrangheta possiede una nuova identita´ che si e´ adattata ai tempi e con il suo “sguardo presbite” conta sempre di piu´ sullo smaltimento dei rifiuti tossici, sul gioco d’azzardo online e sulle droghe sintetiche (che hanno un livello superiore di tossicita´ e inducono piu´ rapidamente la dipendenza)senza rinunciare, comunque, a tutte quelle attivita´ come il traffico di armi, la prostituzione e la contraffazione che, oltre a rendere economicamente, consolidano una posizione di potere stabilita nel tempo attraverso la creazione di una forte rete relazionale e “traffico di influenze”. Questa nuova versione della mafia calabrese ha compiuto lunghi passi  verso il business del futuro, si avvale delle nuove tecnologie, mantiene un profilo basso, centellina la violenza e punta alla “normalizzazione” della propria immagine anche mediante l’uso dei social network che vengono utilizzati non solo per inviare messaggi criptati, e quindi poco intercettabili, ai narcotrafficanti messicani, brasiliani ocolombiani, ma anche con l’obiettivo di creare “forme di inter-realta´” che guadagnano centinaia di like e visualizzazioni.

La neo ‘ndrangheta, non piu´ predatoria ma “avanguardista”, continua ad esplorare oltre confine e, con grande fiuto e  spiccata attitudine a sfruttare ogni occasione per fare affari, ha intuito gia´da diverso tempo quanto l’Africa possa essere redditizia sia per il suo smisurato serbatoio di risorse, ma anche per il terribilescenario di poverta´e disperazione, fonte di caos e quindi dibusiness. Diamanti grezzi, macchiati del sangue di bambini, donne e uomini “dallo sguardo spento”, pagati con  armi destinate agruppi ribelli ma anche a Stati, eserciti e corpi di polizia. Il coltan, un minerale nero metallico necessario per la produzione di apparecchi tecnologici, il tantalio utilizzato nell’industria aerospaziale e nel nucleare, detenuti in una alta percentuale in Congo, sono alcune tra le materie prime di cui la   ‘ndrangheta va a caccia e che baratta con  l’artiglieria destinata ai “signori della guerra” africani, indispensabile per loro guerriglie. Purtroppo anche le risorse umane rappresentano merce di scambio per la criminalita’ organizzata, disperati alla ricerca illusoria di una vita migliore partono in massa verso le nostre coste e una volta arrivativengono impegnati in lavori sottopagati e spesso indegni. E poi ci sono i rifiuti tossici che in questo continente, martoriato e sfruttato, arrivano in grande quantita´ e quasi tutti provenienti dall’industria hi-tech e farmaceutica mondiale, tonnellate di veleni e vecchi dispositivi elettronici vengono scaricati in mare o in aree naturali africane.

E l’Ucraina? La ‘ndrangheta sara´ gia´pronta ad approfittare di questa “tavola imbandita” su cui c’e´di tutto: business edilizio, armi, traffico di esseri umani, mercato nero e fondi europei? Si parla gia’ di 600 miliardi di danni, senza contare le infrastrutture, un affare ghiotto per chi guadagna dove ci sono catastrofi. D’altronde tutto cio’ e´ gia´ capitato durante il Covid-19, un’emergenza che ha fatto arricchire le organizzazioni criminali prima con il “welfare di prossimita´ “ e poi rilevando le aziende che durante la pandemia rischiavano di chiudere, il tutto con la pretesa di mascherare tali azioni speculative per azioni filantropiche a sostegno di famiglie e aziende in sofferenza, innescando, invece, un meccanismo di dipendenza da cui difficilmente si esce. Tutto questo Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ce lo raccontano in maniera approfondita  nel libro “Fuori dai confini”, ci spiegano che “le mafie sono come i virus, mutano in continuazione per adattarsi ai cambiamenti dell’organismo sociale che le ospita”. La ‘ndrangheta oggi e’ una azienda moderna al passo con i tempi,  che fa affari anche in tempo di guerra, “la mafia calabrese d’altronde gli affari li ha sempre fatti”.

MARIA LA BARBERA

Moncalieri: Attraversando l’ultimo velo

Sabato 27 maggio 2023

ATTRAVERSANDO L’ULTIMO VELO

Moncalieri, ore 9,30

Biblioteca civica Arduino, via Cavour 31

Pagina facebook @bibliomonc

INTRODUCE: Chicca Morone, Presidente de Il Mondo delle Idee

SALUTO di Laura Pompeo, assessore alla Cultura

INTERVENGONO:

Marco Mattioli

Lino Graziano Grandi

Emilio Terziano

MODERA:

Giancarlo Guerrieri

Un incontro promosso da “Il mondo delle idee”, per approfondire il concetto di “oltrevita”.

L’evento affronterà il tema del fine vita, cercando di comprendere perché un fenomeno così naturale debba essere ancora considerato un tabù.

L’atteggiamento di paura verso l’ignoto salto verso l’abisso viene affrontato da medici, psichiatri, psicologi, filosofi, poeti, teologi, biologi e da figure di intellettuali in modo assai diverso.

Inoltre l’atteggiamento della paura spinge chiunque, o quasi, ad esorcizzarne la presenza, se non addirittura a negarla con l’arma della palese indifferenza.

Riteniamo che i tempi siano maturi per affrontare con determinazione un argomento tanto poco discusso dai media ma affrontato con grande riservatezza e discrezione negli ambienti che si occupano di questioni spirituali.

Forse dovremmo stupirci di provare imbarazzo o disagio di fronte ad un evento inevitabile e necessario per gli equilibri biologici del Pianeta.

Senza la morte biologica il nostro Pianeta sarebbe invivibile: un ossimoro, forse, ma solo in apparenza.

Ascolteremo tre interventi:

Il primo sarà curato dal Prof. Marco Matteoli di Carrara, affronterà la visione prospettica di come il Divenire venne vissuto nel XVI secolo, ed in particolare verrà descritta la “Visione del Mondo” di Giordano Bruno, di cui Matteoli è illuminato studioso e conoscitore, con particolare riferimenti alle opere che trattarono il tema di vita, morte e reincarnazione.

Il secondo intervento, curato dal Prof. Lino Graziano Grandi, descriverà le varie tipologie d’approccio al fine vita, che possano essere adottate dal Terapeuta per tutelare l’equilibrio psicologico del paziente. Il fine sarà sempre quello di rendere meno dolorosa la fase terminale della vita, le varie strategie psicodinamiche saranno affrontate per coglierne le differenze.

Infine il terzo intervento, declinato dal Dr. Emilio Terziano, medico che si occupa anche di accompagnamento alla morte, di regressione ipnotica, di medicina vibrazionale, affronterà, introducendoci nel mondo delle cosiddette energie sottili, le varie fasi del passaggio tra la cosiddetta Vita e l’Oltre.

La sessualità femminile

La sessualità è sicuramente cambiata negli ultimi anni, quella femminile in particolare.

Complice il cambiamento che ha interessato il ruolo sociale delle donne, queste hanno modificato (e in parte subìto) anche le abitudini sessuali. Si è passati da una donna, il cui ruolo era quasi esclusivamente quello di donare piacere al maschio e consentirgli la prosecuzione della specie, grazie anche alla pratica di assegnare ai nascituri il cognome paterno, ad una donna partecipe della propria sessualità, del proprio piacere.

In una società che tuttora è patriarcale, dove i Comandamenti non dicono di non desiderare l’uomo di altre ma solo la donna, dove molte madri continuano ad insegnare alle figlie che, anche se il marito ogni tanto si prende qualche svago con una collega, l’importante è che la famiglia resti unita, la vera emancipazione femminile e la parità di fatto faticano ad affermarsi. Per fortuna tra i giovani c’è maggior sensibilità su questo tema e se da un lato le donne sono più attente a reclamare i propri diritti, dall’altro gli uomini sono più disposti, direi favorevoli, a questa parità anche sotto le lenzuola.

L’ingresso delle donne nella politica, la maggior presenza nel mondo del lavoro, della cultura e della scienza ha permesso alle stesse di acquisire una maggior consapevolezza del proprio valore, di quale possa e debba essere il loro ruolo nella società.

L’unico baluardo del maschilismo consiste, forse, nell’allevamento e nell’educazione dei figli troppo spesso ancora oggi delegato in toto alle mamme.

E’ innegabile che le donne abbiano, finalmente e tranne casi di interesse psichiatrico, conquistato il diritto a non subire il concepimento e la gravidanza, a raggiungere il piacere e non solo a concederlo al partner diventando così protagoniste della propria vita, indipendentemente dal diventare madre o no, separando il raggiungimento del piacere dalla funziona meramente riproduttiva.

In Inghilterra ogni donna, dall’adolescenza in poi, possiede un vibratore (o dildo, come preferite) perché la masturbazione viene vista come una pratica perfettamente normale, anche quando si ha un partner o, a maggior ragione quando non lo si ha, se si decide di praticare autoerotismo; in Italia il solo parlarne provoca ancora imbarazzo.

I preliminari, un tempo appannaggio esclusivo degli adolescenti che praticavano il petting non potendo andare oltre, ora sono richiesti dalle donne e talvolta preferiti alla penetrazione, anche per il minor rischio che comportano di contrarre malattie o iniziare gravidanze indesiderate se ci si trova, all’improvviso, privi di precauzioni.

Se, come dicono le ricerche, le donne hanno in prevalenza orgasmi clitoridei va da sé che i preliminari possono essere la forma più semplice e più immediata di procurare piacere alla partner, riducendo a zero i rischi di trasmissione delle malattie.

Non dimentichiamo, inoltre, che lo sdoganamento nell’omosessualità, almeno nella maggioranza della popolazione, consente alle donne di sperimentare nuove forme di incontro, nuove forme di piacere arrivando, non di rado, a cambiare orientamento sessuale specie dopo una delusione d’amore.

Ma come reagiscono i maschi a questo cambiamento sociale?  Partendo dal fatto che, nelle dinamiche di coppia, Il sesso occupa un posto importante con tutta la sua complessità ed in tutte le sue sfaccettature dobbiamo considerare che ognuno dei partner di una coppia non vive la sessualità soltanto come spinta propria ma anche di riflesso alla relazione stabilita col partner, delle soddisfazioni che riceve e della gratificazione che la coppia produce l’un l’altro; questa conquista da parte delle donne provoca non di rado e soprattutto fra i meno giovani ansia da prestazione e problemi di disfunzione.

Per contro, nelle fasce di età più avanzate non vi è grande tale sensibilità nei confronti della sessualità di coppia: troppo spesso, di fronte ad una partner che rifiuta il sesso, non ci si domanda quale possa essere la causa (problemi sul lavoro, menopausa, igiene del partner, preoccupazioni, malattia di cui il partner non è a conoscenza, e così via) ma si preferisce ovviare al problema rivolgendosi altrove, cosicché il problema, anziché risolversi, si cronicizza.

Anche in questo caso, i giovani hanno molto da insegnare ai più anziani.

Sergio Motta

SolidArte, 20 artisti per i progetti Sermig dedicati ai bambini

Mercoledì 24 maggio, ore 18.00

Mostra d’arte di beneficenza

 

Da mercoledì 24 maggio a venerdì 26 maggio: esposizione delle opere

 

OGR Torino – spazio Foyer 2

Corso Castelfidardo, 22

 

 

20 importanti artisti, tra i più rappresentativi del panorama artistico italiano ed internazionale saranno protagonisti, da mercoledì 24 maggio a venerdì 26 maggio, di SolidArte, evento di solidarietà organizzato da OAF-I Onlus e dal Sermig-Arsenale della Pace di Torino in collaborazione con la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e con OGR Torino e finalizzato a sostenere i progetti del Sermig rivolti ai bambini

. L’evento è curato da Michela Frittola.

La mostra d’arte di beneficenza SolidArte inaugureràmercoledì 24 maggio, alle ore 18.00 presso le OGR Torino (spazio Foyer2) in via Castelfidardo, 22.

Questi gli artisti che hanno aderito all’evento:

 

Mario Airò, Giorgio Andreotta Calò, Giovanni Anselmo,

Francesco Arena, Elisabetta Benassi, Gregorio Botta, Monica Carocci,

Manuele Cerutti, Roberto Cuoghi, Giorgio Griffa, Paolo Icaro, Mimmo Jodice, Ugo La Pietra, Luigi Mainolfi, Giuseppe Maraniello, Paolo Mussat Sartor, Nunzio, Giulio Paolini, Alfredo Pirri, Patrick Tuttofuoco.

 

Le opere dei 20 artisti saranno esposte presso OGR da mercoledì 24 maggio a venerdì 26 maggio. Sarà possibile formulare offerte per le opere esposte dalle ore 18.00 di mercoledì 24 maggio dopo la presentazione del critico d’arte Francesco Poli, e proseguirà nei due giorni successivi.

 

Il Comune di Torino approva la mozione sulle registrazioni dei figli di coppie omogenitoriali

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I Sindaci, a fronte della evoluzione del quadro giurisprudenziale e normativo, procedano con le registrazioni anagrafiche dei figli di coppie omogenitoriali indicando quali genitori entrambe le persone che si sono consapevolmente assunte la responsabilità della procreazione”.

È quanto chiede la mozione (primo firmatario: SilvioViale – Lista Civica per Torino) approvata ieri, 15 maggio 2023 dal Consiglio Comunale di Torino, con 21 voti favorevoli, 5 contrari e 4 astenuti.

Il documento condivide i contenuti de “Le città dei diritti”, l’assemblea di sindache, sindaci, amministratrici e amministratori contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, per i diritti di tutte le famiglie, che si è svolta a Torino il 12 maggio 2023.

La mozione ribadisce “l’urgente necessità non più rinviabile di una norma che consenta il riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali” e di “una norma che consenta il matrimonio egualitario con il conseguente accesso alle adozioni così come previsto per le coppie eterosessuali”.

Nel dibattito in aula, Giovanni Crosetto (Fratelli d’Italia) ha ribadito il voto contrario del Gruppo, criticando anche le premesse “fuorvianti” del testo e la volontà del sindaco Lo Russo di “stravolgere” il concetto di famiglia previsto dal Codice Civile italiano.

Tiziana Ciampolini (Torino Domani) ha ringraziato il consigliere Viale per l’atto, “fondamentale per l’avanzamento dei diritti civili”: il concetto di famiglia – ha affermato – va oltre il concetto codicistico, nel miglior interesse dei minori.

I sindaci devono occuparsi dei diritti delle persone, nella realtà e nella concretezza della quotidianità – ha affermato Nadia Conticelli (PD) – e riconoscere i diritti è una battaglia di civiltà che rafforza i legami di affettività.

Il Parlamento deve legiferare con urgenza, ponendo fine alle incertezze sui diritti delle famiglie lgbtq – ha ribadito Elena Apollonio (Alleanza dei Democratici – DemoS).

Alice Ravinale (Sinistra Ecologista) ha ringraziato il sindaco Lo Russo e l’assessore Rosatelli per l’evento dello scorso 12 maggio, ribadendo la necessità di mantenere alta l’attenzione sui diritti e di riprendere le trascrizioni anagrafiche.

È necessario riconoscere pari diritti, attraverso il matrimonio egualitario, per Pierino Crema (PD).

Dobbiamo pensare ai diritti dei bambini e dei minori, che non devono sentirsi figli di “serie b” – ha dichiarato Dorotea Castiglione (M5S).

Il percorso musicale di Attilio Zanetti, il “profeta” Zeta

 

(*28-6-1944 +19-12-1986), il singolare personaggio monferrino che ha soggiornato a Cereseto negli anni 1974-’78. Di professione musicista e compositore dilettante eclettico e versatile, faceva parte di una categoria di artisti rimasto fuori da un professionismo che avrebbe limitato il suo progetto. Con l’intelligenza e la personalità stravagante e anticonformista che lo distinguevano, costruiva quotidianamente il suo mito personale che si sarebbe stabilizzato nel tempo senza un programma specifico, attorniato da molti seguaci in Monferrato.
Sui muri del piccolo borgo medievale erano apparse scritte come  “è arrivato il profeta, il re serpenzio, viva il nibbio”. Ad una vigilia elettorale casalese degli anni ’70 furono appese delle locandine sui muri della città con le scritte “vota per me coccodè, vota il partito tropicale, il partito che non sta né in cielo né in terra”. Mi confidò che alcuni politici che si erano presentati nelle liste elettorali gli chiesero collaborazione, anche perché i voti che avrebbe consegnato loro erano circa 5000. Questo numero importante era derivato dalle copie vendute nelle edicole monferrine per le sue due pubblicazioni di fine ’76 dal titolo “Zeta il mensile del profeta”, numero zero composto da quattro fogli in omaggio e “Il nuovo Zeta giornalibro del profeta”, numero unico formato da otto fogli al costo di L. 250, entrambi subito andati a ruba.
I due mensili, molto dissacratori, contenevano storie delle nostre genti e interviste ad importanti musicisti come Fausto Leali, l’antidivo e al jazzista Chet Baker, il cacciatore di foche. Naturalmente le pubblicazioni successive furono sospese, dato che l’autorizzazione del tribunale di Casale non arrivò mai. Partecipò come l’ospite più originale ad una serie di trasmissioni televisive locali che venivano trasmesse durante il pranzo serale del fine settimana. La nostra curiosità ci aveva spinti ad assistere a spettacoli di varia natura, il concerto del sassofonista Gerry Mulligan purtroppo molto ubriaco, la grande tecnica del quintetto del pianista Bill Evans, il Mistero Buffo di Dario Fo dove, attratto dalla sua grande teatralità, non esitò a salire sul palco per offrirgli da bere.
Dario, stupefatto, interruppe il suo monologo in grammolot con accento inglese, si accordò con Attilio per una birra e dopo aver acquistato la bevanda al bar Pavia risalì sul palco dalla scaletta posteriore e gli disse “ma lei è troppo bravo, arriva forse dalla luna?”. Ricordo la nostra incredulità durante l’esibizione del Living Theatre, famoso spettacolo anarchico messo in scena nella sala del mercato Pavia da Julian Beck, attore scelto da Pasolini per il suo film Edipo re, dove noi spettatori venivamo aggrediti e provocati dagli attori in scena, eliminando così ogni soluzione di continuità tra il  palcoscenico e la platea. L’amore secondo il sig. G, spettacolo di Giorgio Gaber, spinse Attilio alla pubblicazione di “Olio sesso”, una enciclica antifemminista contenente i nostri malumori e fallimenti sentimentali dell’epoca.
Numerosi i suoi viaggi in Florida, Spagna, Venezuela, Germania e Sud Africa dove conobbe una ragazza e scrisse su una cartolina “ho incontrato una bionda talmente bella che per guardarla devo mettere gli occhiali da sole”. La sua eredità musicale è composta da una ventina di brani registrati su nastro di bassa qualità ma pieni di poesia.
Era stato influenzato dal jazz di Thelonious Monk e dalla bossanova di Antonio Carlos Jobim, definito da Frank Sinatra il Beethoven a ritmo di samba.
Queste influenze musicali si avvertono nei piccoli intervalli, appoggiature, dissonanze e gusto armonico dei suoi brani anche se non era a conoscenza della teoria musicale, ma il suo orecchio sensibile gli permetteva di trasmettere le note trasognate sulla tastiera accompagnate da momenti di tristezza e allegria.
Nel 1974 aveva riscosso successo a Key West esibendosi con alcuni brani al piano solo, presentandosi in pigiama nella TV nazionale della Florida e rifiutando un contratto. Si era esibito anche a Monaco di Baviera il 20-2-1982 con il suo pianoforte Seidler. Il nostro beat monferrino fu il protagonista per eccellenza di un movimento culturale e popolare che ha segnato un’epoca, uno sciamano che, rifiutando ogni tipo di condizionamento o forse per proteggersi, non gliene importava proprio nulla. Chissà quali invenzioni ci avrebbe regalato se avesse incontrato sognatori visionari e surreali come Federico Fellini e Renzo Arbore.
Il sogno della generazione anni ’60 era giunto al termine, unico e destinato a non ripetersi.
Jack Kerouac era ormai lontano.
Armano Luigi Gozzano