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ITCILO. I suoi primo 60 anni di “pensiero innovativo”

Una “storica” mostra fotografica, presente la Ministra Marina Calderone, per dare il via ad un anno di appuntamenti celebrativi dell’“ILO” di Torino

Giovedì scorso 24 ottobre, era presente anche il “Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali”, Marina Calderone, all’inaugurazione della “mostra fotografica” dal titolo significativo “Pioneering learning for social justice”, primo appuntamento delle celebrazioni, che si terranno per un anno intero e ideate in omaggio alla storia del “Centro di formazione dell’Organizzazione internazionale del Lavoro”, nato a Torino nel 1964 (con sede nel “Campus delle Nazioni Unite”, in via Maestri del Lavoro, 10) sulla scia delle iniziative organizzate per il Centenario dell’“Unità d’Italia”, celebrato nel 1961 con la grande “Esposizione Internazionale” dedicata al Lavoro.

A dare il via alla Festa del “Centro”, da sempre “pioniere di soluzioni innovative”, la “Seduta speciale” del Consiglio di Amministrazione, alla presenza del “Direttore Generale” dell’“Organizzazione Internazionale del Lavoro”, Gilbert F. Houngbo, e del “Direttore” dell’“ILO” di Torino, Christophe Perrin.

In oltre mezzo secolo di storia, il “Centro” ha formato “funzionari” e “diplomatici” provenienti da tutto il mondo, proponendo metodologie di insegnamento innovative e corsi all’avanguardia. Un “hub” di innovazione in continua trasformazione, che ha sempre mantenuto fede alla “missione fondante” dell’“ILO”promuovere il lavoro dignitoso in ogni angolo del mondo, coltivando la giustizia sociale per una pace duratura”.

Uno dei nostri punti di forza – ha commentato Christophe Perrin – è la nostra sede a Torino: una città che vanta una profonda tradizione di cooperazione internazionale, innovazione sociale e formazione a tutti i livelli. Torino non è stata solo una casa per il ‘Centro’, ma è diventata parte integrante della nostra identità. Siamo grati ai nostri partner strategici: Governo italiano, Regione Piemonte e Città di Torino, che sin dall’inizio ci hanno accompagnato, riconoscendo l’importanza di questo ‘Centro’ per l’Italia, per l’Europa e per il mondo. Ciò che contraddistingue l’‘ITCILO’ è la sua missione di riunire governi, rappresentanti delle imprese e dei lavoratori, all’interno di un luogo dove diverse prospettive possono trovare ascolto. Questo Centro non è solo uno spazio di apprendimento del presente, ma anche un laboratorio per plasmare il futuro”.

Parole che assolutamente si rispecchiano nei fatti.

Nel 2023, 6.800 persone provenienti da 177 Stati diversi hanno partecipato alle “attività formative” presenziali dell’“ILO”, sia sul “Campus ONU” a Torino che sui progetti di formazione a livello paese. Alla formazione presenziale si affiancano le “attività di apprendimento online” che permettono di coinvolgere 92.000 utenti (di cui 79mila direttamente sull’“e-campus” dell’“ITCILO” e 13mila utenti attraverso piattaforme di formazione gestite dal “Centro”). Infine, non sono da dimenticare le attività di “networking” knowledge sarin” che nel 2023 hanno coinvolto circa 5.600 persone, e quelle di “comunicazione” advocacy” che hanno raggiunto e sensibilizzato oltre 130mila persone sui temi del “lavoro” e dei “diritti umani”.

La mostra

La giornata celebrativa dello scorso giovedì 24 ottobre ha dato il via ad una serie di iniziative tese a non spegnere i riflettori sui gloriosi 60 anni dell’“ITCILO”. Prima fra tutte una bellissima mostra fotografica che vuole ripercorrere la storia del “Centro” attraverso tre suggestivi allestimenti.

Prima tappa, nel cortile, il “Padiglione Africa”

Le immagini raccontano l’evoluzione dei corsi e dei laboratori, ma anche delle metodologie di insegnamento, con un focus sulle tecnologie utilizzate all’epoca e quelle attuali. A partire dai primi laboratori tecnici al “Palazzo del Lavoro” agli innovativi corsi in marketing e comunicazione, che già negli anni Sessanta erano aperti a persone provenienti da tutto il mondo. Negli anni il “Centro” ha messo a disposizione servizi, attività sportive e culturali quali mensa, lavanderia, punto medico, palestre e campi da gioco, eventi musicali, così da rendere più piacevole la vita dei dipendenti e il soggiorno dei partecipanti.

 

Seconda tappa, piano terra, “Piemonte”

Qui troviamo le fotografie “storiche” (in b/n e a colori) dei tanti personaggi famosi che hanno visitato il “Palazzo del Lavoro” e il “Campus”: da un ammirato Alfred Hitchcock che osserva il cantiere dell’opera di Pier Luigi Nervi alla Regina Elisabetta II, accompagnata da Gianni Agnelli durante la visita, nel 1961, all’“Esposizione Internazionale del Lavoro”. E ancora, vari capi di Stato internazionali, presidenti della Repubblica italiana e i segretari generali delle Nazioni Unite.

Terza tappa, primo piano, Il racconto dei Giornali

Una rassegna di articoli giornalistici (“La Stampa” e “Stampa Sera”) che raccontano fatti e avvenimenti riguardanti il “Centro di Formazione”. A cominciare, ovviamente, dalla storica firma a Roma (1964), che diede il via a questa lunga avventura. Che continua nel tempo a grandi e significativi passi.

g.m.

Nelle foto: Il Ministro Marina Calderone fra Christophe Perrin e Gilbert F. Houngbo e foto della Mostra (Alfred Hitchcoch e la Regina Elisabetta II con Gianni Agnelli)

Let’s twist

I cantanti, per lo meno quelli che tutti noi conosciamo, sono professionisti che guadagnano da vivere cantando, suonando o componendo canzoni; sembra un’ovvietà ma aspettate di leggere il seguito.

Chiunque abbia ascoltato almeno una volta De Andrè, Dalla, Battisti, De Gregori o gruppi come I Camaleonti, Nomadi, Pooh, I Dik Dik, I Cugini di Campagna, ecc. non può non aver colto in quella attività produttiva una vera missione, dove l’aspetto creativo era strettamente unito a quello divulgativo, poetico, letterario, non disgiunto da una giusta remunerazione.

Con il passare degli anni, la perdita di alcuni valori e la tendenza, mutuata da Paesi che meriterebbero di scomparire, anche lamusica è diventata un mezzo per produrre soldi, tanti, in breve tempo ed in un lasso di tempo ristretto (quanti “cantanti” sopravvivono a dieci anni di attività?).

Assistiamo perciò a fenomeni da baraccone, veri e propri artisti creati a tavolino, anzi a pc, che possono autodefinirsi cantanti grazie all’invenzione dell’auto tuning (un software che corregge le stonature in diretta), a discografici animati solo dall’avidità e a organizzatori totalmente inetti; i loro complici? Ascoltatori totalmente incompetenti.

Ecco, quindi, che chi ancora usa il cervello, e tra i giovani ce ne sono tanti, riscopre le canzoni di qualche decennio fa, italiane e straniere, e così si assiste ad una riscoperta di Abba, Lou Reed, Genesis, Pink Floyd, Gloria Gaynor, Donna Summer, Chicago, America e via dicendo.

Il motivo è in parte insito nella natura umana: la musica, da sempre, ha fatto da colonna sonora a determinati momenti della vita di ognuno: le vacanze da ragazzo con i nonni, la gita scolastica, il primo bacio, il viaggio di nozze, come pure momenti brutti, tristi.

Inevitabile, quindi, che anche a distanza di decenni ci si ritrovi ad ascoltare con piacere quelle musiche, quelle canzoni interpretate da chi, anche fuori dalle interviste concordate, sapeva esprimere un concetto, sostenere una tesi, propugnare un’idea; nell’estate 1997 incontrai Roberto Vecchioni, che trascorreva la vacanza nel mio stesso villaggio, e avemmo modo di scambiare spesso parole.Non solo per il fatto di essere docente di greco e latino, ma sicuramente per cultura personale, mostrava una capacità di analisi rara di qualsiasi tema (era appena morta Lady D) e un approccio alla cultura che molti neppure possono aspirare a raggiungere. Facile, dunque, capire cosa lo spingesse a scrivere simili canzoni e come ci riuscisse.

Ora, con un’attenzione morbosa agli utili, al denaro, ed una capacità pressoché nulla di creare, di trasferire in parole un sentimento ascoltiamo doglianze da parte di perfetti imbecilli, che odiano la Polizia e le istituzioni ma che, se gli rigano l’auto,corrono in Commissariato a denunciare l’atto vandalico e se li prendi a schiaffi si convertono alla religione solo perché gli haifatto sentire le voci, come accadeva a Giovanna d’Arco.

E’ palese, quindi, che in una società permeata da pressapochismo e avidità, popolata da essere inutili, dove neppure gli imprenditori della discografia sanno fare il loro mestiere, chiunque abbia un QI appena normale si orienta verso qualcosa che ancora sappia destare emozioni, che trasmetta un messaggio, che sia gradevole per udito e vista (i testi, per chi sa leggere).

Da una statistica effettuata da un Centro studi del nostro Paese, è emerso come gli imprenditori di successo, le persone che nella loro professione sono emersi, i creativi siano persone che apprezzano uno stile di vita di alcuni decenni fa. Mi spiego meglio: il successo duraturo, la vera ricchezza non appartiene a quanti passano le giornate a tirare su lo specchietto insieme alla cocaina, a chi realizza profitti in tempo zero per poi perdersi nell’oblio; ebbene, questo studio ha evidenziato anche come queste persone ascoltino musica pop, rock (tassativamente non rap) se non addirittura classica.

Studi di anni addietro avevamo messo in risalto come, nelle stalle in cui veniva diffusa musica classica, la produttività del latte nei bovini era aumentata notevolmente; al contrario, musica rock o heavy metal portavano alla depressione degli animali.

Allo stesso modo, musica (si, purtroppo chiamano musica anche quella) rap, hard rock, heavy metal portano ad una totale inibizione di alcune aree cerebrali con il risultato che chi ascolta tali generi incontra serie difficoltà a trovare un lavoro, a produrre contenuti di qualità, a realizzare progetti a lungo termine, a relazionarsi positivamente col mondo circostante.

Sarà un caso? Dicono che due indizi facciano una prova: succedesse a poche persone sarebbe un caso.

Nel dubbio, perché non provare ad avvicinarsi al passato e, magari, a convertircisi?

Sergio Motta

Sequestro del cellulare in classe. Condotta legittima o violenza della scuola?

Di Stefano Calla’ *

L’Istituto Volta di Torino ha recentemente imposto il divieto di utilizzo di dispositivi elettronici, come gli smartphone, in classe, con l’obiettivo di ridurre le distrazioni durante le lezioni.

Sorvolando sullo scetticismo delle istituzioni riguardo all’uso della tecnologia come supporto concreto per una didattica più performante, proficua e inclusiva – soprattutto per gli studenti con disturbi cognitivi e dell’apprendimento –, è lecito chiedersi se la pratica del sequestro del dispositivo, da parte dell’insegnante o del dirigente scolastico, sia legittima dal punto di vista giuridico.

Secondo il Ministero dell’Istruzione, nella circolare del 19 dicembre 2022, “l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo utilizza sia per i compagni, oltre a costituire una grave mancanza di rispetto nei confronti del docente, configurando un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti volti non solo a prevenire tali comportamenti, ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore di tali atteggiamenti”. La circolare fornisce inoltre “linee di indirizzo e indicazioni sull’utilizzo di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, l’irrogazione di sanzioni disciplinari e il dovere di vigilanza e corresponsabilità da parte di genitori e docenti”.

Tuttavia, non esiste alcun riferimento esplicito a un “sequestro coatto” del dispositivo elettronico. Tale condotta, semplicemente, non rientra tra i poteri dell’insegnante, nonostante il suo ruolo di pubblico ufficiale.

L’articolo 646 del Codice Penale sancisce che “Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria del denaro o di una cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 1.000 a 3.000 euro. Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario, la pena è aumentata”. Sebbene l’insegnante sia qualificato come pubblico ufficiale, non dispone dei poteri coercitivi propri dell’autorità giudiziaria. Ne consegue che il docente non può deliberatamente perquisire o sequestrare un effetto personale dell’alunno, nemmeno nell’ambito della sua funzione di vigilanza durante le ore di lezione. Una simile condotta potrebbe infatti configurare i reati di appropriazione indebita e eccesso di potere, escludendo invece la casistica del furto.
È importante sottolineare, però, che il rischio di una denuncia non comporta automaticamente un processo e una successiva condanna.

Da questa vicenda possiamo quindi trarre una conclusione: a volte, i tabù nei confronti del progresso o la mancata capacità di osservare certi fenomeni da una prospettiva più innovativa e moderna possono portare, seguendo i precetti dell’art. 646, a una condotta illecita.

La scuola italiana, oltre che a errare nel metodo, continua a tramandare pratiche troppo antiquate, somigliando sempre di più a musei piuttosto che a luoghi di innovazione.

* Avvocato

 

La Mole in arancione per i 120 anni di Anpas

Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) nasce nel 1904, ma affonda le sue radici nelle società di mutuo soccorso e nei movimenti risorgimentali di matrice laica. Eretta Ente Morale nel 1911 è un movimento autonomo, libero e democratico che fonda la sua attività sui principi costituzionali della democrazia, della partecipazione sociale e sulla attività di volontariato.

Durante il Congresso di Lerici, 24 ottobre 1987, avvenne la trasformazione della Federazione nazionale delle società di pubblica assistenza e di pubblico soccorso in Associazione nazionale.

A 120 anni dalla fondazione del movimento nazionale che attualmente conta oltre 100 mila volontari e volontarie, e 931 Pubbliche Assistenze si è celebrata proprio il 24 ottobre, per la prima volta, la Giornata Nazionale delle Pubbliche Assistenze Anpas.

Per l’occasione i capoluoghi di provincia, città e paesi hanno illuminato di arancione un monumento o un edificio simbolico, richiamando il colore che rappresenta l’identità delle pubbliche assistenze.

In Piemonte per celebrare l’impegno quotidiano degli oltre diecimila volontari e volontarie dell’Anpas regionale si sono ammirati illuminati di arancione la Mole Antonelliana di Torino, l’Obelisco di Rivoli, piazza Ottinetti di Ivrea, i Municipi di Sestriere, Villastellone, Ceresole Reale, Vinovo, Arquata Scrivia, il Castello di Grinzane Cavour, il Municipio di Ceva, la Cupola della Basilica di San Gaudenzio a Novara, il monumento a Galileo Ferraris e il Palazzo comunale di Livorno Ferraris, la Torre Civica di Santo Stefano a Casale Monferrato, i Monumenti ai Caduti a Ovada e a Villastellone e inoltre le facciate dei Municipi di molti comuni tra cui Ivrea, Villastellone, Sestriere, Santhià, e Ovada hanno esposto le bandiere del 120° anniversario di fondazione dell’Anpas.

Vincenzo Sciortino, presidente Anpas Piemonte: «La storia di Anpas è la storia di migliaia di persone comuni che, con dedizione e spirito di servizio, hanno fatto la differenza nelle loro comunità. Il volontariato non è solo un gesto di generosità, ma un vero e proprio strumento di partecipazione e cambiamento sociale. Ogni giorno, i nostri volontari dimostrano che anche le azioni più semplici possono avere un impatto straordinario. È grazie al loro impegno costante e alla loro capacità di fare rete che Anpas è in grado di rispondere ai bisogni del territorio, promuovendo valori di solidarietà e inclusione. A loro va il nostro più sentito ringraziamento. Sono loro la forza e l’esempio a cui tutti noi ci ispiriamo».

 

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta 80 associazioni di volontariato con 15 sezioni distaccate, 10.658 volontari (di cui 4.254 donne), 5.498 soci, 698 dipendenti, di cui 81 amministrativi che, con 460 autoambulanze, 249 automezzi per il trasporto disabili, 266 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 586.458 servizi con una percorrenza complessiva di 19.532.181 chilometri.

Torino chiama enti e associazioni per costruire il suo nuovo city brand

Torino è ricca di verde, storia e cultura. Tranquilla, elegante, a misura d’uomo. Inaspettata, per chi la scopre per la prima volta. Una città affascinante con tanto da offrire: la posizione geografica, le Università, il verde, l’architettura, i monumenti, il cibo. Una città con grandi opportunità di sviluppo per tecnologia, innovazione, turismo, eventi, formazione accademica. Con qualche ostacolo ancora da superare, come traffico, inquinamento, collegamenti e l’essere un po’ “chiusa”. Questa la fotografia dei principali aggettivi raccolti dall’indagine demoscopica svolta dall’Istituto Piepoli, per cogliere gli aspetti ritenuti importanti dal territorio e dalla cittadinanza per lo sviluppo del city brand.

Tra novembre 2023 e la fine del mese scorso sono state prese in esame 6.114 persone tra cittadini torinesi e italiani residenti in altre regioni, studenti universitari, turisti, dipendenti comunali e portatori d’interesse. Agli intervistati sono stati domandati età, genere, provenienza (se di Torino anche il quartiere), professione. Nel caso dei turisti è stato chiesto loro se fossero a Torino per la prima volta e come avessero conosciuto la città, mentre, per gli studenti, l’Università frequentata e, nel caso dei fuori sede, se pensassero di restare stabilmente a Torino anche terminati gli studi. A tutti è stato chiesto di elencare aspetti positivi e negativi della città, a cosa associno Torino, quali aggettivi la caratterizzino di più, come la vedano in futuro.

Per il campione più importante degli intervistati il tratto identificativo della città risiede nella cultura e nell’architettura ed il suo futuro la vede come città universitaria e città d’arte. Raffinata è l’aggettivo più frequente con cui la descrivono. Se Torino fosse una forma sarebbe quadrata, se fosse un colore verde o blu mentre se fosse un genere musicale sarebbe musica classica o jazz.

Quale tono scegliere per parlare di Torino? Senza dubbio, elegante. Elementi che saranno la base di partenza nel percorso di city branding avviato lo scorso 11 settembre con la firma del protocollo d’intesa tra Città, Città Metropolitana di Torino, Camera di commercio, Università degli Studi, Politecnico, Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo e con la condivisione di un manifesto identitario presentato questa sera insieme ai risultati dell’indagine, nel corso di un evento alla Casa Teatro Ragazzi, a tutti gli enti, le associazioni iscritte al Registro delle Associazioni e le imprese, affinché aderiscano e ne diventino protagonisti.

Per il progetto l’amministrazione ha già stanziato 432mila euro nel triennio 2025/2026/2027 e lanciato una consultazione preliminare di mercato per gli operatori di settore. Entro la fine dell’anno seguirà gara europea a procedura telematica aperta per l’affidamento triennale del servizio di ideazione e realizzazione del percorso di city branding, nonché di definizione dell’identità della città attraverso l’implementazione di strategie comunicative finalizzate al riposizionamento di Torino nel panorama nazionale ed internazionale.

TORINO CLICK

Exodos, il fotografico racconto dei popoli in cammino

 

Fino al 31 ottobre il Circolo della Stampa di Torino ospita in Corso Stati Uniti 27 la mostra “Exodos – Exit – popoli in cammino” con le fotografie di tredici reporter piemontesi sulle migrazioni.

Dare volto, voce e immagine alle donne e agli uomini in viaggio. “Exodos-Exit” (dal greco uscita) è un progetto fotografico nato nel 2017 da un’idea dell’Associazione degli ex allievi del Master di Giornalismo Giorgio Bocca di Torino con il sostegno della Regione Piemonte. Quest’anno la mostra è stata rilevata dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte che ha deciso di riproporla aggiornandone i contenuti. Ne sono coinvolti alcuni dei più importanti e noti fotoreporter piemontesi ( Marco Alpozzi, Max Ferrero, Stefano Stranges, Mauro Donato, Giulio Lapone, Matteo Montaldo, Giorgio Perottino, Mirko Isaia, Simona Carnino, Mauro Ujetto, Andreja Restek, Renata Busettini e Paolo Siccardi ) che nel loro percorso professionale hanno descritto il fenomeno delle migrazioni in diversi contesti mondiali.

Un racconto che parte dai paesi di origine dei migranti, in contesti spesso sconosciuti al grande pubblico, per arrivare a quanto accade nei nostri confini, da Trieste alla Val Susa fino a Ventimiglia. Immagini per testimoniare e per indurre alla riflessione su un fenomeno talvolta analizzato e discusso dimenticando che dietro ai freddi numeri delle persone in viaggio ci sono le storie e i volti di persone in carne, cuore e ossa. “Exodos”, come nella tradizione del migliore giornalismo, non ha l’obiettivo di indicare soluzione politiche, ma vuole fornire a chi la visiterà qualche strumento in più per formarsi un’opinione libera e documentata su un fenomeno complesso che non può conoscere semplificazioni. La mostra, che è stata esposta in quaranta città italiane e nel 2017 al Parlamento Europeo a Bruxelles, è stata premiata con la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Italiana. Inoltre ha ottenuto il Patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e il Patrocinio dell’Alto Commissario della Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

M.Tr.

Un Consiglio “in rosa” contro il tumore al seno

Il Consiglio regionale si “tinge di rosa” per ricordare e diffondere il messaggio che “La prevenzione è vita”. In occasione del mese internazionale della prevenzione del tumore al seno, anche l’Assemblea legislativa aderisce all’iniziativa La Regione si colora di Rosa – Insieme per la Prevenzione, organizzata da Andos (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno). Ieri mattina la Galleria Belvedere, in concomitanza con la seduta del Consiglio, è stata allestita con simbolici palloncini rosa. Palloncini e locandine sono presenti anche nelle vetrine dell’Urp fino al 31 ottobre.

“Il Consiglio regionale si unisce con convinzione all’iniziativa “Ottobre Rosa”, al fianco di Andos: sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione nella lotta contro i tumori al seno è imprescindibile”, dichiara il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco. “In un percorso che coinvolge migliaia di donne, la diagnosi precoce rappresenta uno strumento essenziale per salvare vite e migliorare la qualità della cura. Voglio ringraziare di cuore tutte le volontarie e i professionisti dell’Andos che, con dedizione, sono un punto di riferimento fondamentale per le donne in un momento delicato della loro vita. Il nostro impegno sarà sempre a sostegno di iniziative che puntano alla tutela della salute e del benessere della nostra comunità, promuovendo la cultura della prevenzione e della solidarietà”.

“Ottobre rosa, il mese della prevenzione rappresenta ormai, grazie ad Andos e all’azione delle sue volontarie e dei suoi volontari, un appuntamento importante per tutto il territorio regionale. Sono moltissimi i Comuni entrati in questa rete dedicata alla prevenzione. Un’occasione per riflettere sul tema della cura delle donne e della medicina di genere. Grazie per questo fondamentale impegno quotidiano che deve avere saldamente accanto le istituzioni e il Consiglio regionale del Piemonte c’è”, afferma la consigliera regionale segretaria Valentina Cera.

In Piemonte l’incidenza del tumore della mammella è di circa 4.500 nuovi casi tra le donne e si stima che il numero di decessi sia attorno a 800-1.000 casi. La mortalità sta diminuendo negli ultimi anni grazie ai progressi nelle terapie e ai programmi di screening che rendono possibili diagnosi precoci.

Il progetto “La Regione si colora di Rosa – Insieme per la Prevenzione”, giunto quest’anno alla quarta edizione, nasce con l’intento di promuovere e incrementare l’adesione ai programmi di screening, interagendo e collaborando con i Comuni piemontesi per poter raggiungere anche le aree più disagiate e creare una rete virtuosa di supporto.

“Hanno aderito alla campagna – illuminando monumenti e piazze di rosa o decorandoli con palloncini simbolici – oltre 200 comuni da tutto il territorio regionale e stiamo ricevendo inviti da quasi tutti i comuni partecipanti per organizzare incontri con la popolazione per una migliore informazione sulle procedure di screening e la prevenzione”, ha spiegato Fulvia Pedani, oncologa e presidente di Andos Comitato di Torino. “La collaborazione con le volontarie Andos, debitamente formate, e il Centro di screening di Torino, ha permesso, tramite il recall telefonico delle donne, di contattare tra febbraio e giugno 2024 oltre 5.500 persone liberando 1.000 posti che sono stati riassegnati a 1.000 donne in lista d’attesa, implementando del 20,3% le agende di prenotazione”.

L’alta cucina è arte?

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Tra il 24 ottobre e il 3 novembre il bookshop Paint It Black ospita cene con piatti pensati da artisti e creativi. Anche mise en place e sedute sono d’artista, in una sala piena di opere ,tra performance, letture e concerti si svelerà il dilemma

L’alta cucina è arte? Una cosa è certa: agli artisti il cibo e’ sempre interessato la storia dell’arte, lo replica in ogni  epoche è piena e lo dimostrano gli autori contemporanei, coinvolti in un progetto pop up in partenza a Torino. La casa editrice indipendente Paint It Black trasforma infatti la sede del suo bookshop vicino Porta Nuova in un ristorante temporaneo, con non solo mise en place e arredi progettati ad hoc, ma anche piatti immaginati dai creativi. Soltanto dal 24 ottobre al 3 novembre 2024, in occasione della Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea Artissima.
Paint It Black: casa editrice fondata nel 2022, da quest’ anno ha aggiunto anche un bar, per avvalorare la libreria come luogo di incontro e scambio.

GABRIELLA DAGHERO

Cesana si tinge di rosa per la  prevenzione del tumore al seno

CESANA TORINESE – Cesana si tinge di rosa. L’Amministrazione Comunale di Cesana Torinese aderisce alle iniziative della campagna #laprevenzionesalvalavita che fa di ottobre il Mese internazionale della prevenzione del tumore al seno.

Sabato 26 ottobre dalle ore 15 l’appuntamento è rigorosamente in rosa in piazza Vittorio Amedeo a Cesana Torinese.

Il Sindaco Daniele Mazzoleni invita alla partecipazione: “La nostra Amministrazione Comunale ha aderito con grande piacere alla campagna #laprevenzionesalvalavita nel Mese internazionale della prevenzione del tumore al seno. Aspettiamo tutti in rosa sabato pomeriggio in piazza Vittorio Amedeo per colorare la piazza e per dar voce alla campagna. Ringraziamo sin d’ora tutti coloro che vorranno partecipare a questa iniziativa che ha lo scopo di sensibilizzare sul tema e di raccogliere fondi per la ricerca”.

La Consigliera Comunale Clementina Pansoya Di Borio che ha curato l’iniziativa aggiunge: “Abbiamo aderito a questa iniziativa per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione. Sabato raccoglieremo delle donazioni liberali che verranno devolute all’associazione ANDOS promotrice della campagna #laprevenzionesalvalavita insieme alla Regione Piemonte a cui il Comune di Cesana ha aderito insieme ad altri 200 Comuni”.

“Il Silenzio che Parla” nella “Giornata Mondiale dell’Ascolto”

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La torinese “Fondazione Time2” organizza un “laboratorio” rivolto ai giovani fra i 18 ed i 26 anni

Lunedì 21 ottobre, dalle 17,30 alle 19

Lunedì 21 ottobre si celebra la “Giornata Mondiale dell’Ascolto”. In tanti, penso non lo sapessero. E fra quei tanti ci sta pure il sottoscritto. Eppure si tratta, non c’è dubbio, di un’occasione importante per promuovere, una volta tanto, questo benedetto “ascolto” (di cui tanto si parla in tempi di enormi fragilità, psichica soprattutto, dell’essere umano e in particolare di adolescenti e giovani in generale) in modo davvero attivo e consapevole. “L’ascolto è una delle abilità più importanti per una comunicazione efficace e una buona qualità delle relazioni”: a sostenerlo, e a ragion veduta, è la “Fondazione Time2” (realtà torinese creata nel 2020 dalle sorelle Antonella e Manuela Lavazza, con l’obiettivo di promuovere una cultura inclusiva per giovani “con” o “senza disabilità” e permettere loro di costruire un proprio progetto di vita indipendente) che, in occasione di questa particolare “Giornata” e nell’ambito delle attività del “Counseling Day”, promosso in tutta Italia dall’Associazione professionale di categoria “AssoCounseling”, organizzerà il Laboratorio “Il Silenzio che Parla”, finalizzato a trasmettere l’importanza dell’“ascolto reciproco”. L’appuntamento è dedicato ai ragazzi e alle ragazze tra i 18 e i 26 anni, “con” e “senza disabilità”  e si terrà dalle 17,30 alle 19, nello Spazio Open della “Fondazione” (Corso Stati Uniti 62b, a Torino), un luogo nato per stare insieme, studiare, proporre idee in libertà e immaginare il proprio futuro.

“Durante il laboratorio – spiegano gli organizzatori – i partecipanti scopriranno come la comprensione reciproca è possibile grazie alla disponibilità al dialogo, all’ascolto attivo e allo scambio reciproco, in modo coinvolgente e creativo, sperimentando tanto il potere delle parole, quanto quello del dialogo non verbale”.

Su questi elementi si basa la capacità del “counseling” di affiancare le persone “per favorire  lo sviluppo delle loro risorse, la ricerca di nuovi equilibri, la realizzazione di scelte consapevoli, il fronteggiamento di cambiamenti o di momentanee situazioni di difficoltà”.

Il “Laboratorio” si terrà in modo totalmente gratuito e a condurlo ci saranno le “professional counselor” Ida Ginosa e Anna Mirenzi, insieme a Samuele Pigoni (segretario generale di “Fondazione Time2” e “counselor sistemico in formazione” presso l’Istituto “Change” di Torino).

Per info“Fondazione Time2”, corso Stati Uniti 62b, Torino; tel. 011/786545 o www.fondazionetime2.it o www.counselingday.it

g.m.

Nelle foto: “Laboratori” in “Fondazione Time2”