“Per ragionare di carcere minorile con coscienza di causa è necessario conoscerne a fondo i meccanismi e le dinamiche che lo governano. Sono convinto sia quanto mai necessario che le istituzioni e i soggetti interessati si impegnino per approfondirne la realtà e trovare le soluzioni più adatte per far sì che l’esperienza della detenzione rappresenti sempre più, per i giovani, un’opportunità di recupero e di reinserimento nel tessuto sociale”. Lo ha dichiarato il componente dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale Gianluca Gavazza in apertura dell’incontro Il carcere minorile contemporaneo. Parliamone! che si è svolto al Circolo dei lettori di Torino.
Organizzato dall’Assemblea legislativa piemontese attraverso gli uffici dei Garanti regionali dei detenuti e per l’infanzia e l’adolescenza, è il primo di una serie di incontri per riflettere sul passato e sul presente del carcere minorile e immaginarne il futuro.
“Avere a disposizione 25,3 milioni di euro del Pnrr per l’ambito penitenziario piemontese – ha sottolineato il Garante regionale dei detenuti Bruno Mellano – è un’occasione per ripensarne e umanizzarne gli spazi affinché da luoghi di detenzione possano davvero diventare luoghi di riabilitazione e rieducazione per dare finalmente attuazione al decreto 121 del 2018 che ha introdotto un ordinamento specifico per i minori e ha previsto attività e attenzioni concrete all’affettività e alle relazioni familiari nell’esecuzione penale minorile”.
Il sociologo Franco Prina ha sottolineato come la riforma del processo penale minorile, avvenuta trentacinque anni fa, abbia rappresentato una sorta di grande esperimento sociale per trattare i reati e gli autori di reato. “Oggi – ha aggiunto – i minori in carcere in Italia sono non più di 400, di cui solo la metà è davvero minorenne, mentre circa 21.000 sono quelli che vivono in comunità o sono presi in carico dai servizi sociali e 6.700 quelli messi alla prova. Siamo però chiamati a nuove sfide, poiché i giovani detenuti di oggi non sono più tanto i figli dell’immigrazione dal sud al nord quanto i minori stranieri, spesso non accompagnati, con forti problemi legati alla lingua, alla cultura, allo sfruttamento e alla mancanza di reali opportunità di studio, di integrazione e di lavoro”.
Sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati si è soffermata la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Ylenia Serra, ricordando che “vengono spesso catapultati da situazioni drammatiche in un mondo che non conoscono e che si illudono possa realizzare tutti i loro sogni, cadendo vittime della frustrazione quando si rendono conto che quanto immaginato non corrisponde alla realtà”.
La garante comunale dei detenuti Monica Cristina Gallo ha identificato tra i problemi aperti al Ferrante Aporti “la carenza di direttori stabili, la progressiva diminuzione dei servizi di neuropsichiatria infantile e il fatto che non si facciano più i test tossicologici a chi entra perché ritenuti troppo costosi”.
“A fronte della recente tendenza secondo cui dei quaranta ospiti dell’Istituto minorile Ferrante Aporti solo i due terzi sono minorenni – ha aggiunto – si registra una presenza di circa centotrenta detenuti tra i 18 e i 24 anni nel carcere per adulti”.
Don Ettore Cannavera, infine, ha raccontato la propria esperienza all’interno del carcere minorile di Quartucciu (Ca) e quella di coordinatore della “Comunità La Collina”, una sorta di carcere alternativo in cui i minori autori di reato vengono “educati al rispetto di sé e delle regole in un clima di relazione che mira a svilupparne le potenzialità umane e spirituali”.
Al termine dell’incontro – cui sono intervenuti il neodirettore del Ferrante Aporti Giuseppe Carro, l’assessore alle Politiche per la sicurezza del Comune di Torino Gianna Pentenero e l’architetto penitenziario Cesare Burdese – Mellano ha annunciato che il secondo incontro sul tema si svolgerà, sempre al Circolo dei lettori, mercoledì 13 dicembre.