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Phubbing, stare al cellulare può essere antisocial

Di recente creazione, il termine inglese phubbing è la fusione tra phone (cellulare) e snubbing (snobbare).

Nella sostanza, invece, questo neologismo corrisponde alla poco gradevole attività, e in alcuni casi anche nociva, che molti compiono stando ininterrottamente al cellulare, ignorando gli altri in loro compagnia e sminuendo di fatto il valore delle relazioni concrete e tangibili.

Non si tratta di guardare ogni tanto il telefono o di rispondere alle chiamate di lavoro, ma di una attenzione permanente nei confronti dello strumento più usato del secolo che promette una vita social in costante aggiornamento, ma che spesso ci fa trascurare le persone vicine che con noi condividono spazi e tempo; con questa condotta si attua una vera e propria mancanza di considerazione nei confronti di coloro che ci vorrebbero vivere, ascoltare e parlare ed è molto probabile che si perda il contatto col mondo reale.

Al bar con un amico, a casa con i figli o anche durante un incontro di lavoro a chi non è capitato di stare con persone che dovrebbero rivolgerci l’attenzione ma che invece fissano ipnotizzati il cellulare, consultano i vari profili social, controllano ossessivamente le email o fanno shopping online? E’ molto frustrante essere in competizione con un mini aggeggio che ha il potere di annullare una conversazione, lo scambio tra individui e persino una sana discussione, ma purtroppo questa abitudine disfunzionale è sempre più frequente. Io per conto mio se capisco che la situazione sta prendendo una piega non tollerabile comincio con l’emettere piccoli sospiri, proseguo con manifestare facce seccate e, infine, con una scusa mi congedo sperando che il messaggio “ci sono anche io” arrivi diretto.

Questo non saper fare a meno di attenzionare il cellulare di continuo è a tutti gli effetti una dipendenza causata dall’ansia di essere tagliati fuori dalle notizie, dagli aggiornamenti e in generale dal circuito di internet e dei social network; si tratta di una vera e propria paura, la Fomo, in inglese “fear of missing out”. Ci sono anche altre cause per cui si ignora il mondo circostante dedicandosi quasi esclusivamente allo smartphone, per esempio la noia e, in alcuni casi più gravi, alcuni tratti della personalità che rimandano al neuroticismo che provoca instabilità emotiva e disadattamento.

“La buona notizia è che l’intelligenza sociale si può imparare, attraverso l’esperienza, l’ascolto attivo o una riflessione sugli errori compiuti o osservati negli altri”. E’ importante, facendo un passo per volta, riabilitare quella fondamentale capacità che ci rimette in sintonia con gli altri, quella attitudine sociale che ci fa connettere realmente con gli altri ponendoci in modalità di ascolto e di empatia. Un telefono per quanto smart sia non può sostituire le persone, la rete con tutti i suoi ammalianti contenuti è un luogo fittizio e limitante. Senza voler togliere i meriti a sistemi che hanno rivoluzionato la nostra vita in maniera decisamente positiva facilitando molte delle nostre attività, nulla può prendere il posto delle conversazioni in presenza, niente può sostituire lo stare insieme condividendo sensazioni, emozioni ma anche

gli scenari e l’ ambiente circostante. Qualsiasi macchina per quanto potente non può sostituire l’essere umano.

MARIA LA BARBERA

 

Fonte: Focus

Piove, governo ladro

Quante volte abbiamo sentito questa frase, in riferimento a qualsiasi disgrazia succedesse nel nostro Paese?

Ci siamo, però, mai fermati a pensare a quale sia la colpa del Governo e quale sia la nostra, di noi comuni cittadini che periodicamente ci rechiamo (o dovremmo recarci) alle urne?

Non entrando nel contesto sinistra-destra o, in particolare, nella diatriba politica attuale, è evidente come, quasi sempre, l’aspettativa degli elettori con la realtà delle urne siano antitetici.

Sono dell’idea che chi rinuncia al diritto del voto, cioè non si reca a votare, non abbia alcun diritto, poi, di criticare chi governa, dalla circoscrizione al Parlamento, passando per provincie e regioni.

In aggiunta, posso dire che chi vota scheda bianca (cioè chi non prende una posizione) e, peggio ancora, chi annulla la scheda scrivendo insulti, o segnando più di un simbolo, sia ancora più colpevole, perché spreca letteralmente i soldi spesi per una tornata elettorale. Se consideriamo una media di 47 milioni di aventi diritto al voto, i 400 milioni di euro che una tornata elettorale costa, significano poco più di 8 euro a testa e, dunque, il voto inutile è costato, inutilmente, 8 euro alla Stato.

Chi vota, invece, si aspetta che il vincitore mantenga le promesse e che l’opposizione si comporti come tale.

Assistiamo, invece, spesso a rimescolamenti, nascita di nuovi gruppi tanto in Parlamento quanto in Regione che contribuiscono a minare la poca, residua, fiducia degli elettori nella politica. Fin quando non verrà realizzato il vincolo di mandato, cioè l’obbligo di appartenere al gruppo in cui si è stati eletti, pena decadere dalla carica, questi giochini saranno sempre possibili e non sono sempre giustificabili con reali problemi interni alla lista.

Fin qui sembrerebbe una politica da manuale; peccato, però, che gli elettori, una volta adempiuto al diritto-dovere del voto, non si occupino più di politica fino alla volta successiva e, dunque, criticano indistintamente tutto il Parlamento se qualcosa non viene approvato, se un provvedimento torna al voto dopo emendamenti, ecc.

Quanti di noi partecipano, anche solo saltuariamente, alle sedute del proprio Consiglio comunale? O seguono in TV (esistono canali appositi) le sedute di Camera e Senato? Quanti sono i parlamentari, dopo la legge costituzionale che ne ha ridefinito il numero?  Nebbia!

Dal compimento del 18° compleanno, quasi sempre fino a qualche anno fa, ho prestato servizio quale scrutatore nelle varie tornate elettorali (dalle politiche, alle amministrative, regionali, referendum) e c’erano sempre molte persone che assolutamente non sapevano come si voti, chi siano i candidati (ci sono gli elenchi all’esterno della sala elettorale) o ignoravano le regola più elementari (uscire dalla cabina con le schede aperte, ecc).

Sicuramente, se arrivassimo finalmente al voto elettronico, magari da casa con lo SPID per chi non possa recarsi al seggio, i costi si ridurrebbero enormemente e si invoglierebbe a votare chi si trovi lontano dal seggio (anziani, disabili).

Forse è nella nostra cultura, forse decenni di malapolitica ci hanno disaffezionato dall’impegno politico che ogni cittadino deve possedere, il risultato è sotto gli occhi di tutti: affluenza alle urne in continuo calo, conoscenza nulla dell’attività politica, gli italiani seguono chi fa la voce più forte o compie i gesti più eclatanti; quel che è peggio seguono l’empatia di questo o quello, anziché valutarne l’attività, i risultati, la capacità e l’impegno.

Quanto ci costerebbe (in termini di tempo e fatica) documentarci sui siti di Camera e Senato (per avere un resoconto obiettivo, non viziato dalla linea editoriale di questa o quella testata giornalistica) e farci un’idea nostra?

Quando le statistiche dicono che in Italia sta diminuendo il QI e stanno aumentando gli analfabeti funzionali, non fatico a crederlo; basta leggere i posti sui social e abbiamo ben presente il disagio mentale da cui sempre più persone sono affette.

Proviamo a invertire la tendenza? Proviamo, per una volta, a fingere di essere cittadini degni di quel nome, anziché sudditi? Chissà che poi non ci piaccia.

Sergio Motta

I Villaggi operai, un Network europeo

Sabato 11 ottobre 2025 dalle h. 14,15 nei locali della scuola del Villaggio Leumann, l’Associazione Culturale Kòres organizzerà un meeting internazionale dal titolo “I Villaggi operai, un Network europeo”. All’appuntamento parteciperanno i rappresentanti di oltre 12 Villaggi operai italiani e stranieri, alcuni dei quali riconosciuti dall’UNESCO come siti di importanza mondiale.

L’incontro rientra nell’ambito del Progetto V.O.C.A.LE (Villaggi Operai, Cultura ed Arte al Leumann), iniziativa vincitrice del bando 2024 “Ecosistemi Culturali” di Fondazione CDP – l’ente non profit del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti. Nell’ambito di questo progetto, grazie allo sviluppo della App “Leumapp”, viene proposto un nuovo modo di visitare e apprezzare la storia e la vita del villaggio collegnese, un’esperienza emozionale ed coinvolgente, che immerge il visitatore nell’atmosfera di questo straordinario villaggio, fornendo informazioni e testimonianze sulla storia, l’architettura, i problemi sociali, il welfare, nell’epoca in cui il Piemonte diventa il centro propulsore dell’industrializzazione italiana.

Tutti i villaggi hanno già firmato un protocollo d’intesa con l’Associazione Culturale Kòres e col Villaggio Leumann, con lo scopo di costituire un Network europeo, per potenziare la collaborazione in scambi culturali, eventi, mostre, e diffondere in Europa l’App “Emotional Experience”. È un nuovo modo di visitare queste numerose realtà di fine Ottocento, preziose testimonianze di archeologia industriale, e, grazie a questo strumento innovativo, coinvolgente e alla portata di tutti, il visitatore può vivere l’esperienza di un’immersione totale nei villaggi storici.

Durante il meeting, i rappresentanti di ogni villaggio interverranno, raccontando una breve storia del villaggio stesso e illustreranno le attività in atto e i progetti futuri.

Saranno coinvolte le istituzioni pubbliche e private, e altri enti specifici attivi in ambito storico, architettonico, artistico, urbanistico e del welfare, che in questi mesi hanno dimostrato fattivamente interesse al Progetto V.O.C.A.LE.; saranno presenti per i saluti istituzionali esponenti del Comune di Collegno, della Città metropolitana, del comune di Torino, della Regione Piemonte.

Al termine una tavola rotonda farà il punto sulle linee da seguire e le iniziative da condividere per potenziare gli scambi e le collaborazioni con i Villaggi italiani e europei. È l’inizio di un lavoro che avrà lo scopo di mappare tutti i villaggi operai in Italia e in Europa, per valorizzare il network dal punto di vista del turismo culturale e sostenibile. Infine il meeting vuole proporre una riflessione sul tema del cosiddetto “paternalismo industriale”, così diffuso in Europa tra fine Ottocento e inizi Novecento, in una pluralità di forme, ma sempre con un patto e delle responsabilità condivise tra industriali e forza lavoro. Da un lato l’imprenditore dedicava profonda attenzione ai dipendenti, alle loro famiglie e dunque al loro benessere, dall’altro si creava nei lavoratori un senso di appartenenza, non solo all’azienda ma a un gruppo sociale.

I lavori si svolgeranno all’Ecomuseo del Villaggio Leumann in corso Francia 349 a Collegno

Al termine una cena conviviale per far assaporare i piatti tipici piemontesi.

I VILLAGGI OPERAI, UN NETWORK EUROPEO

Villaggio Leumann, corso Francia 349 Collegno

11 ottobre 2025 ore 14.15

PROGRAMMA

14,00 Registrazione

14,15-14,30 Saluto di benvenuto: Alba Zanini, Presidente Associazione Culturale Kòres

14,30-14,45 Saluti Istituzionali: Claudio Quaternato, Project Manager Fondazione CDP; Matteo

Cavallone, Sindaco di Collegno; Laura Pompeo, Regione Piemonte, Clara Bertolo, Assessore alla

Cultura Comune di Collegno, Maria Grazia Grippo, Presidente del Consiglio del Comune di Torino

14,45-15,15 – COLLEGNO (Torino): Villaggio Leumann

Carla Gütermann Leumann: Famiglia Leumann

Monica Bassi: Associazione Amici della Scuola Leumann

Fabrizia Rossi: Prestazione LeumApp

15,15-15,30 – CITÈ MARTINI (Marin-Epagnier – Svizzera): Il complesso operaio di Cité Martini

Anne Marie EBINER: Associazione per la conservazione della Cité Martini

15,30-16 – CRESPI D’ADDA (UNESCO- fraz. di CAPRIATE SAN GERVASIO- BG): Il Villaggio

operaio di Crespi d’Adda

Giorgio RAVASIO: Presidente di Associazione Crespi d’Adda e Direttore Scientifico del Museo

Partecipato di Crespi D’Adda; Lucia COLOMBO: Coordinatrice Visitor Centre di Crespi d’Adda

16-16,15 – MONFALCONE (rione Panzano): Villaggio operaio di Panzano

Chiara MISTELLI – Area Cultura, Sport Servizio Attività Culturali comune Monfalcone, Giulio

PRINCIC, operatore del Museo e guida turistica del Villaggio16,15-16,30 Pausa Caffé

16,30-16,45 – NEW LANARK (UNESCO – Scozia): New Lanark Unesco World site:

IN VIDEO CONFERENZA Kate LAPPING, Responsabile del Patrimonio

16,45-17- PEROSA ARGENTINA (Torino): Il complesso del Setificio Gütermann

Nadia BRUNETTO: Sindaco di Perosa Argentina; Alessandro CALZAVARA – Responsabile

dell’Associazione Ecomuseo delle Attività Industriali di Perosa Argentina e Valli Chisone e

Germanasca

17-17,15 – ROSIGNANO MARITTIMO (Livorno): Villaggio Solvay

Giacomo Cantini: Assessore alle attività produttive e alle frazioni comunali; Clementina Fantoni:

Responsabile del Gabinetto del Sindaco e Referente del Progetto Memoria

17,15-17,30 – SALTAIRE (UNESCO – BRADFORD – Inghilterra): Saltaire World Heritage Site

Maggie SMITH, fiduciaria di Saltaire World Heritage Education Association; Sue SCARGILL,

fiduciaria di Saltaire World Heritage Education Association

17,30-17,45- SANTO STEFANO DI MAGRA (La Spezia – rione PONZANO MAGRA : Villaggio

operaio della Ceramica Ligure Vaccari:

Paolo CLEMENTE, coordinatore Progetto Ceramiche Liguri, Tradizione e Innovazione; Mario

GIANNONI, Responsabile Ecomuseo della Ceramica Vaccari

17,45-18- SCHIO (Vicenza): Lanificio Rossi di Schio

Stefania TORRESAN – Responsabile Comunicazione, Promozione del Territorio e Turismo del

Comune di Schio

18-19,30 –Tavola rotonda: interscambi, progetti futuri e al termine visita al Villaggio scaricando

LeumApp

20,15 – Cena alla Trattoria “Casa di Bacco”, per assaporare piatti tipici piemontesi

Via Giuseppe Verdi, 67 10093 Collegno 10093 Tel. 011 415487

“Il volto prossimo”, Festival della Missione: pellegrinaggio laico nelle periferie

Giovedì 8 ottobre si è tenuto il primo appuntamento del Festival della Missione, manifestazione di carattere nazionale che ha l’obiettivo di fornire occasioni di riflessione. L’evento di apertura prevede il pellegrinaggio laico delle periferie urbane: da sette punti della città, i partecipanti raggiungevano la chiesa di San Filippo Neri, dopo aver attraversato storia di immigrazione, educazione mancata, dipendenze, reclusione, abbandono e solitudine. Alle ore 18, queste narrazioni sono state consegnate a Luciana Littizzetto per un momento di confronto. Dai giardini di Madre Teresa partiva il cammino dedicato alla salute mentale; da Porta Palazzo si snodavano due percorsi, il primo incentrato sulle storie di migrazione e il secondo sulle storie legate alla dipendenza. Ai Giardini Reali, alle ore 17, si muovevano i Volti prossimi dedicati all’ambiente e al clima. Il Sermig si è radunato a Palazzo Nuovo, alle 17.15, attorno al tema dell’educazione e delle fatiche dei giovani.

Un altro cammino cominciava nelle carceri Le Nuove attorno al tema dei CPR e del carcere, e infine da Porta Nuova, alle 17.30, partiva il gruppo che avrebbe dovuto riflettere sui temi dell’abbandono e della solitudine.

Sabato 11 il Sermig parteciperà agli eventi di piazza Castello, organizzati dal Festival della Missione, in un pomeriggio ricchissimo di contenuti. Dalle 15 del sabato il Sermig si troverà in piazza Castello animando la piazza con attività e spunti di riflessione per indicare quali possano essere le strade della pace. Alle 17 sarà la volta di racconti e musica per dare volto e voce alle lotte non violente di chi si oppone alla trappola della guerra inevitabile, con la partecipazione di Kim Aris, di Myanmar, figlio della Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, Taghi Rahamani; per l’Iran, il marito della Nobel per la Pace Narges Mohammadi; Mattia Ferrari, Basel Adra. Per la Palestina, uno dei registi di “No Other Land”, Mohammad Hureini; Jonathan Zeigen e, per Israele, il figlio di Vivian Silver, attivista per la Pace uccisa il 7 ottobre scorso. Alle 19.30 sarà proiettato un documentario sulla situazione drammatica di Haiti. Alle 21 la responsabile del Sermig, Rosanna, parlerà del potere della speranza, e alle 21 si potranno ascoltare le esperienze missionarie di giovani che hanno vissuto esperienze all’estero aiutando chi soffre, e saranno accompagnate dalla musica del Laboratorio del Suono del Sermig.

Domenica 12 ottobre l’Arsenale ospiterà un importante spettacolo teatrale che parla di libertà, di solitudine, di un desiderio tenace di vivere e di relazionarsi. A proporlo è la Compagnia teatrale Partecipata della comunità di Capo d’Arco, in Umbria, composta dagli ospiti delle comunità, ballerine, attori professionisti, musicisti, educatori e operatori. Lo spettacolo è tratto dagli scritti di Guido Profili, un ragazzo segnato dalla fragilità, a lungo internato nel manicomio di Perugia, una delle vittime dell’eccidio di Gubbio avvenuto il 22 giugno 1944, ucciso dai nazisti mentre cercava la libertà.

Mara Martellotta

Nelle vie del Balon torna il Festival della Sostenibilità

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SIGN FESTIVAL COMPIE 10 ANNI

 

Dal 10 al 12 ottobre al Balon torna il Sign Festival con l’Associazione Commercianti Balon e un hub creativo presso il Mercato Centrale di Porta Palazzo.

Giunto alla sua decima edizione, il SIGN Festival (nato come Barolo Fashion Show) si prepara a celebrare un traguardo importante con un programma ricco di eventi, incontri e performance, all’insegna della sostenibilità, dell’inclusione e della creatività circolare.  Dal 10 al 12 ottobre 2025 il Festival diffuso che opera in Piemonte tra Langhe-Roero e Monferrato, nelle Valli Olimpiche, arriva per la prima volta a Torino, ed in particolare nel “cuore” del riuso e laboratorio naturale di inclusione, Borgo Dora e Porta Palazzo, che diventeranno il palcoscenico di un festival unico in Italia, capace di coniugare moda, design, arte e impegno sociale, con l’obiettivo di diffondere i valori dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Tra le novità di quest’anno spicca la collaborazione con l’Associazione Balon, storico mercato torinese simbolo di riuso e inclusione, che porterà nel cuore del festival l’autentica anima dell’economia circolare. Grazie a questa partnership, il SIGN Festival rafforza il suo legame con il territorio e con una delle realtà più vive e rappresentative della cultura del riuso in Italia.

Cuore pulsante del festival sarà il Fashion Upcycling Contest, una competizione per giovani designer chiamati a realizzare creazioni moda e accessori in estemporanea durante i due giorni del mercato del Balon. L’evento si svolgerà all’interno dell’Hub Creativo allestito per l’occasione al Mercato Centrale di Torino, con la preziosa collaborazione tecnica di delVecchia, azienda leader nel settore delle forniture di macchine da cucire ed attrezzature per il confezionamento.

Ogni designer finalista del concorso avrà a disposizione un budget per acquistare stoffe, pellami, accessori e abiti tra i negozi e le bancarelle del mercato del Balon e della mattina del Gran Balon di domenica. Dopodiché avranno a disposizione tutta la giornata di sabato e la domenica mattina per usare questi materiali e tessuti usati provenienti dal mercato del Balon, per dare vita a collezioni uniche e sostenibili, in upcycling, sotto gli occhi del pubblico e di una giuria d’eccezione.

Una sfida creativa unica, che viene realizzata “sul momento”, che unisce tradizione artigianale, innovazione e rispetto per l’ambiente.

Oltre al contest, il SIGN Festival propone un calendario fitto di appuntamenti, con 2 Workshop “Vintage, Upcycling e Riuso Creativo” alle Antiche Ghiacciaie di Porta Palazzo, il Tour “Balon’s Soul Map”: percorsi guidati per scoprire l’anima autentica del Balon, tra artigianato, storie e identità.

E ancora, la Mostra D/SIGN – Percorsi Sostenibili in Galleria Umberto I in collaborazione con Umbertissima e la Galleria di Design Cristiani e la Galleria d’Arte Giò Gatto, il Photo Contest “Stili. Un unico mondo, multipli sguardi”, passando dal ritmo della Festa del Balon al Fashion Upcycling del Sign Festival al Gran Balon: un viaggio per immagini alla scoperta dell’anima più autentica del mercato e del quartiere. La combinazione dei più vari stili di vita e di espressione diventa comunità inclusiva!

Saranno previste inoltre conferenze e confronti con esperti come Simone Gelato, presidente dell’Associazione Balon, la Direttrice Artistica del Festival Marina Garau, Romano Di Giusto, esperto di Design Sostenibile, e Chen Ming che, insieme agli esponenti del CODIASCO – il Coordinamento delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale del Piemonte – tratterà il tema degli Stili di Vita delle comunità e l’integrazione.

Venerdì 10 ottobre si terrà il Workshop di disegno moda “creatività insostituibile” a cura di Istituto di Moda Torino, dalle 15 alle 17 al Mercato Centrale (Antiche Ghiacciaie di Porta Palazzo), e poi ancora il workshop di ricamo creativo Haute Couture LAB Moda Riforma (dalle 18 alle 20 al Mercato Centrale, Antiche Ghiacciaie di Porta Palazzo).

Sempre venerdì 10 ottobre, è prevista l’inaugurazione della mostra Umbertissima alle ore 16 al Mercato Centrale, mentre domenica 12 ottobre è prevista la finale del contest sull’upcycling, con sfilata dalle 18 presso la Galleria Umberto I.

Il festival vanta collaborazioni internazionali come con l’Istituto di Design del Politecnico di Wenzhou in Cina, con cui l’Associazione Sign Festival ha già realizzato numerose iniziative tra cui spiccano le missioni di interscambio culturale del 2024 e quella di fine 2019 in cui circa 30 designer ed artisti italiani hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con i colleghi cinesi ospiti del Governo locale di Wenzhou.

L’internazionalità, uno degli obiettivi da sempre del Festival, si esplica anche con le collaborazioni con 2 realtà francesi: la Camera di Commercio Italiana di Nizza, Costa Azzurra e Sophia Antipolis nonché con il Campus des Monts du Lyonnais e, per la prima volta, con la realtà della Nigeria Runway on the High Way.

Il Festival, che è sostenuto dalla Regione Piemonte e da altre istituzioni locali, come da sua tradizione, anche per la 10° edizione coinvolge tante realtà nazionali e locali unite dalla condivisione di valori: dal supporto di realtà prestigiose come ANGI – Associazione Nuove Generazioni Italo-Cinesi, CODIASCO (Coordinamento delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale), della South Italy Fashion Week, di Umbertissima, oltre alla collaborazione con Scuole come l’Albe Steiner diTorino, le Accademie AIEM Estetica, Make Up e Hair Style di Torino, l’Istituto Moda Torino, l’Haute Couture Lab di Torino, l’MBA di Torino per il make-up della sfilata, l’Istituto Des Ambrois di Oulx, la Moema Academy di Cosenza.

«Siamo orgogliosi di celebrare i primi dieci anni del SIGN Festival”, dichiara Alessandro Germani, Presidente dell’Associazione Sign Festival. “Un traguardo che conferma l’importanza di un progetto culturale capace di parlare di moda, design e arte con una forte attenzione alla responsabilità sociale e ambientale. Con l’Associazione Balon e con Umbertissima aggiungiamo un tassello importante: portiamo il cuore dell’economia circolare torinese dentro il festival».

«Il Fashion Upcycling Contest è molto più di una semplice competizione – aggiunge Marina Garau, Direttrice Artistica del Sign Festival -. È un’occasione per dimostrare che la moda può essere non solo bella, ma anche etica e sostenibile. Vogliamo ispirare i giovani designer a pensare in modo creativo, a dare nuova vita ai materiali di scarto e a creare un futuro più responsabile per il nostro settore. L’idea, poi, che le loro opere vengano realizzate “sul momento” con quello che li ispirerà durante la ricerca ai mercati del Balon e del Gran Balon è davvero un unicum che darà sfogo alla loro creatività».

«Questa collaborazione con il Sign Festival rappresenta un’opportunità straordinaria per il Balon di far conoscere sempre di più, ed ad un pubblico diverso, il suo impegno per l’economia circolare e l’inclusione a un pubblico ancora più ampio,”commenta Simone Gelato, Presidente dell’Associazione Balon. “Siamo entusiasti di poter contribuire con la nostra esperienza e la nostra passione a un festival che condivide i nostri stessi valori».

«Sign Festival valorizza le diversità culturali e incentiva la cooperazione internazionale, per questo Codiasco aderisce e sostiene il Festival» commenta, infine, Chen Ming, Presidente dell’ANGI e di Codiasco.

Lori Barozzino

Il Cortile dei Gentili al Laboratorio di Resistenza Permanente

Un incontro di straordinario rilievo culturale e simbolico con il Cardinale Gianfranco Ravasi anticipa la stagione della “Fondazione E. di Mirafiore”

Serralunga d’Alba (Cuneo)

Sarà un appuntamento davvero prezioso e prestigioso, quello che il prossimo sabato 11 ottobre (alle 18,30) farà da anteprima alla 15^ Stagione del “Laboratorio di Resistenza Permanente” della “farinettiana” “Fondazione E. di Mirafiore”, presso il “Villaggio Narrante in Fontanafredda” a Serralunga d’Alba (Cuneo).

La “Fondazione” creata da Oscar Farinetti nel 2010 (come luogo di incontri settimanali con personaggi di spicco del mondo della letteratura, del giornalismo, della musica e della politica) aprirà infatti le porte del suo “Teatro” niente meno che alla Fondazione “Il Cortile dei Gentili – Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Alla tavola del mondo”, istituita nel 2011 (secondo i criteri spirituali e concettuali che nell’anno 20 – 19 a. C. portarono re Erode, durante i lavori di ristrutturazione del “Tempio di Gerusalemme”, a riservare uno spazio – l’“atrium gentium”, il “Cortile dei Gentili” o dei “Pagani” – come luogo di “incontro” e di “diversità” che tutti, membri o no del popolo eletto, potevano attraversare, senza distinzioni di lingua, cultura e professione religiosa) dal Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente emerito del “Pontificio Consiglio della Cultura” e della “Pontificia Commissione di Archologia Sacra”. E sarà proprio il Cardinale Ravasi a moderare il dialogo, in occasione dell’incontro promosso dalle due “Fondazioni”.

“Dialogo – si sottolinea – che vorrà essere occasione di confronto aperto e plurale, volto a intrecciare fede, scienza, tradizione e gastronomia per riflettere su uno dei temi universali e più attuali ai nostri giorni: il cibo”.

Con lui, un ricco parterre di voci eterogenee che offrirà un suggestivo tavolo di dibattito alla ricerca di tesi e filosofie complementari. Intorno al tavolo: Oscar Farinetti, presidente della “Fondazione Mirafiore”, il professor Franco Locatelli, presidente del “Consiglio Superiore di Sanità”, Carlotta Rinaldi, giovane imprenditrice agricola e viticoltrice dell’“Azienda agricola Giuseppe Rinaldi” di Barolo e lo “chef stellato” Ugo Alciati del “Ristorante Guido” di Serralunga d’Alba.

Al centro del confronto “il cibo – sottolineano gli organizzatori – come simbolo spirituale e culturale, come fondamento di salute e nutrizione, come valore sociale e familiare, come patrimonio agricolo e gastronomico. ‘Pane quotidiano’ che diventa, dunque, metafora del nostro tempo e chiave di lettura delle sue sfide, dalle nuove frontiere della medicina alla sostenibilità, dalla memoria della tradizione alla ricerca di senso nella modernità”.

Ideale, in tal senso, si prospetta il confronto dei partecipanti al dibattito con un’Istituzione come il “Cortile dei Gentili” che vuole porsi “come luogo privilegiato d’incontro tra mondi diversi: non un ‘duello’ ma un ‘duetto’ tra differenti sensibilità, culture e linguaggi, fra credenti e non credenti”.

Sottolinea il padrone di casa, Oscar Farinetti“L’appuntamento di sabato 11 ottobre non è soltanto un’anteprima prestigiosa ma anche un segnale del percorso che la nostra ‘Fondazione’ intende tracciare per la stagione 2025/’26: una serie di incontri’ capaci di tenere insieme pensiero critico e comunità, attualità e memoria, resistenza culturale e apertura al futuro”. Stagione, dunque, non poco impegnativa che verrà “spacchettata” in tutto il suo programma sabato 18 ottobre prossimo, nel corso di una serata speciale in cui si terrà anche la presentazione dell’ultimo romanzo di Farinetti, “La regola del Silenzio”, edito il 9 settembre scorso per i tipi di “Bompiani”.

Si ricorda che l’ingresso agli appuntamenti della “Fondazione E. di Mirafiore” è libero, su prenotazione dal sito www.fondazionemirafiore.it

G.m.

Nelle foto: Cardinale Gianfranco Ravasi ed Oscar Farinetti

Torino capitale del turismo accessibile. “World Summit on accessibile Tourism” chiude al Lingotto

Dal 5 al 7 ottobre Torino è capitale mondiale del turismo accessibile: al Centro Congressi Lingotto, infatti, è in corso di svolgimento il terzo “World Summit on Accessible Tourism”, uno degli eventi internazionali più rilevanti sul tema. Professionisti, istituzioni e operatori del settore, provenienti da tutto il mondo, si confronteranno su soluzioni concrete per un turismo realmente accessibile a tutti.

Dopo la giornata del 5 ottobre, dedicata agli operatori del settore (per la Città di Torino era presente l’assessore al Turismo, Domenico Carretta), lunedì 6 ottobre nella sala 500 si è tenuta la cerimonia di inaugurazione del Summit, con la partecipazione delle due Ministre Daniela Santanchè (Turismo) e Alessandra Locatelli (Disabilità), del presidente ISiTT e co-presidente del Summit, Maurizio Montagnese, del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. A dare il benvenuto a nome della Città di Torino, la vicesindaca Michela Favaro: “Siamo orgogliosi che Torino ospiti per la prima volta in Italia un evento di portata mondiale come il World Summit on Accessible Tourism. La nostra città è stata recentemente proclamata Capitale Europea del Turismo Intelligente 2025, un riconoscimento che premia accessibilità, sostenibilità, innovazione e valorizzazione del patrimonio – ha commentato la vicesindaca -. È la conferma che Torino sa unire tradizione e trasformazione, rigenerando i propri spazi e costruendo un modello di turismo inclusivo, capace di accogliere tutti e tutte. I dati del 2024, con una crescita significativa di arrivi e una presenza sempre più internazionale, dimostrano che questa è la strada giusta. L’accessibilità per noi non è un dettaglio, ma un principio guida della nostra visione urbana e turistica: una città è davvero accogliente solo se lo è per tutte le persone”.

Tra gli incontri  il panel “European Capitals of Smart Tourism, focus on Accessibility”, con la partecipazione dell’assessore alla Cura della città, Francesco Tresso.

Organizzato da CPD – Consulta per le Persone in Difficoltà, il Summit nasce con l’obiettivo di promuovere e condividere le best practice di accessibilità nel settore turistico, consolidando una rete globale di destinazioni inclusive e accessibili a tutte e tutti, comprese le persone con esigenze specifiche. Il capoluogo piemontese è stato scelto per ospitare il Summit anche a seguito della nomina di Torino a European Capital of Smart Tourism 2025: il titolo assegnato dalla Commissione Europea ha tenuto conto infatti, tra le altre, anche delle caratteristiche di accessibilità e accoglienza turistica rese disponibili dalla città.

Il programma (disponibile a questo link) prevede keynote speech, presentazioni, dibattiti, workshop tematici e sessioni di networking su temi chiave come: destination management, accoglienza, sicurezza, ospitalità, mobilità, trasporti, tempo libero, prodotti leisure, innovazione tecnologica e intelligenza artificiale, formazione, occupazione e mantenimento dei lavoratori, turismo culturale accessibile e buone pratiche internazionali.

Per offrire un’esperienza inclusiva, il Summit inoltre propone ai partecipanti i Welcome Tour – La tua prima volta a Torino: itinerari guidati accessibili, che prevedono anche momenti formativi in “modalità blind” o con traduzione in lingua internazionale dei segni (IS). L’iniziativa, realizzata da Turismo Torino e Provincia Ente partner del Comitato, in collaborazione con la Città di Torino, Camera di commercio, le Associazioni Federagit Confesercenti e G.I.A. Torino rappresenta un omaggio autentico all’accoglienza turistica inclusiva.

L’evento è organizzato in collaborazione con UN Tourism, supportato da Regione Piemonte, Città di Torino e Camera di Commercio di Torino con il patrocinio di Confesercenti Nazionale.

TORINO CLICK

La sanità è gratis?

Uno dei cardini del nostro sistema giuridico o, meglio, socio-assistenziale, è che nel nostro Paese la sanità è gratuita.

Gli italiani sono famosi per non avere le idee molto chiare su quali siano i propri diritti e su quali siano i costi che sostengono, in generale, e previdenza ed assistenza ne sono un esempio lampante.

Ci si lamenta, in particolare negli ultimi anni, che la sanità sia in crisi, che oscuri centri di potere stiano tramando per modificare l’attuale regime sanitario in un sistema privato, dove paghi anche per entrare al pronto soccorso, al pari di quanto avviene da sempre negli USA.

Tutti sono sempre molto attenti, quando si parla di pensioni, a rimarcare il fatto che noi versiamo anche per chi non lavora, con il risultato che poi tutti avranno diritto alla pensione ma a noi (noi chi?) tocca lavorare sempre di più.

Ho chiesto a venti persone come funzionino il regime assistenziale e quello previdenziale in Italia, e solo 4 hanno saputo rispondermi correttamente.

Premesso che in Italia, dopo la nascita del Servizio Sanitario Nazionale per effetto della legge 833/78, esiste un solo sistema sanitario principale mentre sussistono ancora alcune casse previdenziali di categoria (ENASARCO, Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, ed altre): parliamo di INPS che è l’Ente che accomuna la quasi totalità degli italiani.

Noi paghiamo (attraverso il gettito IRPEF) un tot, calcolato sul reddito lordo, quale quota per l’assistenza (malattia, per intenderci) e previdenza (la pensione).

Pur essendo i versamenti riconducibili al singolo che li effettua, l’Ente va visto come un enorme calderone nel quale arrivano soldi di tutti gli iscritti e ne escono per prestazioni sanitarie (farmaci compresi) e pensioni.

Se abbiamo un minimo di dimestichezza con la matematica, è intuibile che se, per ragioni varie, gli introiti diminuiscono diventa difficile mantenere invariate le uscite. Allo stesso modo, se aumentano le uscite, diventa molto difficile pareggiare i conti.

Mi spiego meglio: in un periodo come la pandemia quando molte attività sono state costrette alla chiusura gli introiti sono stati ridotti drasticamente ma, per contro e per la stessa causa, sono aumentate le spese (tamponi, ricoveri, visite specialistiche, presidi medico-chirurgici).

Aggiungiamo, inoltre, che da anni è sorta la tendenza a creare sempre nuovi malati (non entro nel merito della correttezza della tendenza). Un esempio? L’ipertensione: anni fa valeva la formula del “100 + l’età” almeno per gli adulti; va da sé che un 70enne con una pressione sistolica di 170 era “sano”. Ora se mantieni nel tempo una massima di 140 sei considerato iperteso e, quindi, inizi ad assumere farmaci antiipertensivi a vita. L’ASL ti assegnerà l’esenzione per patologia ed ecco che i farmaci saranno per sempre a totale carico INPS.

Lo stesso dicasi per il colesterolo, nei confronti del quale vengono ogni tot anni rivisti al ribasso i valori, cosicché se qualche anno fa con 220 eri “nella norma”, ora devi stare sotto i 200. E se superi quei valori? Basta assumere delle statine (per tutta la vita) a totale carico INPS e anche questa è fatta.

Ovviamente non è importante che il contribuente guarisca, basta che le casse dell’INPS non reclamino vendetta altrimenti bisogna correre ai ripari introducendo tickets su alcuni farmaci o sulle prescrizioni.

Noi siamo uno dei popoli col minor senso civico: basterebbe mantenere uno stile di vita adeguata, evitare di ricorrere al pronto soccorso per un’influenza o un attacco di diarrea, evitare di chiamare l’ambulanza se ci si può recare al P.S. con mezzi propri e già le cose cambierebbero. Certo, se lo fa un italiano su 60 milioni non cambia nulla, ma se venisse adottato come stile di vita generalizzato le cose cambierebbero eccome.

Se quando finiamo una terapia portassimo al nostro medico i farmaci avanzati (e non scaduti, ovviamente) questi potrebbero essere consegnati a chi ne abbia bisogno, senza ulteriori aggravi per il S.S.N.

Se evitassimo di provocarci le patologie (mangiando schifezze, bevendo come se non ci fosse un domani, fumando anche il posacenere, ingurgitando dolci e grassi come se fossero aria) sicuramente eviteremmo di caricare il S.S.N. di costi.

Allo stesso modo, se stiamo a casa “in mutua” per un unghia incarnita o perché devo ritinteggiare casa, va da sé che incidiamo non poco sull’INPS e, col passare del tempo, le sue casse cominceranno a colorarsi di rosso.

Una buona gestione dell’Ente è sicuramente auspicabile, e non ho motivo di ritenere che non avvenga così già ora; mi sento, invece, di credere che da un cambiamento nel comportamento di tutti noi Italiani possa nascere la differenza.

Sergio Motta

Il Golf come una scatola di cioccolatini, il nuovo libro di Nevio Grubessich

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Dal green alla vita, lo sport come strumento per guardare con occhi nuovi la fragilità e la forza della disabilità.

È appena uscito il nuovo romanzo Nevio Grubessich Il Golf come una scatola di cioccolatini. Non si sa mai quello che ti capita, pubblicato da Impremix Edizioni. Nel titolo si fonde la passione per il Golf con la metafora della vita e le sue sorprese, la sua imprevedibilità, i cambi di programma e i momenti inattesi. Il Golf non è raccontato come disciplina sportiva, ma piuttosto come una lente per osservare quello che l’esistenza riserva. La storia narra di due ragazzi che si incontrano giocando a Golf e si rivedono solo quando hanno 60 anni e davanti ad un bicchiere di vino ricordano i loro momenti insieme, ma si raccontano anche i motivi per cui si sono persi di vista. Uno dei due, inoltre, è diventato cieco e vive le problematiche di questo handicap, il testo, tuttavia, non ha un tono malinconico o vittimistico, è caratterizzato invece da una sfumatura quasi divertente.

Nel libro sono inseriti anche dei racconti di persone disabili, come quello di Giulia Marabotti che affetta da una malattia, l’acondroplasia, decide, per poter praticare il suo amato sport, di fare degli interventi chirurgici ai femori, alle tibie e agli omeri; la storia di Alessandra Donati che sfida la sua neuropatia o quella di Franco Sebastiano Venier, sulla sedia a rotelle dopo un brutto incidente.

“Ho scritto e dedicato questo libro a Tiziana Nasi” dice l’autore “una persona speciale, presidentessa del golf disabili, che ho conosciuto in occasione di una donazione di due poltrone da dentista alla associazione per cui faccio volontariato insieme a mia moglie Nicoletta. Mi ha chiesto di scrivere un libro sulla disabilità e così è nato questo volume di cui sono molto orgoglioso”.

Il Golf, in questo romanzo di Grubessich, diventa simbolo della convivenza con la propria fragilità, parla delle aspettative degli altri, della bellezza di un colpo ben fatto, ma anche dalla lezione che arriva da quelli sbagliati. Non c’è l’enfatizzazione della tecnica sportiva, ma un invito alla introspezione: ciò che conta è come si reagisce quando si perde la pallina, nella metafora più ampia della vita, o quando ci si rialza per tirare di nuovo, spesso non sapendo cosa aspettarsi.

Il mondo della disabilità viene ancora percepito in maniera distorta, certamente avere a che fare con degli importanti limiti fisici non è facile, ma si può vivere comunque con entusiasmo, si possono fare dei progetti ambiziosi e raggiungere traguardi competitivi e sportivi molto importanti. Si crea un equilibrio tra le difficoltà delle barriere e una sana leggerezza che fa da guida ad una esistenza di certo problematica, ma anche felice e piena. “Scrivendo questo libro ho compreso la poca sensibilità che avevo nei confronti delle persone disabili che non pretendono nulla di particolare se non un po’ di sensibilità e umanità. Ho ascoltato le loro storie, le loro emozioni e le loro speranze cercando di riportarle in maniera chiara e piacevole”.

All’interno del libro è narrata anche la storia di un caddie (il portabastoni) storico di Torino: Celso Molinero a cui l’autore ha dedicato anche una targa. “L’ho paragonato ad un consigliere, al navigatore in una gara di guida e a un direttore d’orchestra, ma anche un grande amico” spiega l’autore.

Un libro dunque, quello di Nevio Grubessich, che allarga la prospettiva su una dimensione che, nonostante i progressi degli ultimi anni, non si e’ ancora ben compresa. Il Golf, con la sua natura di gioco lento, fatto di concentrazione, silenzi e piccoli gesti ripetuti, diventa, in questo caso, uno strumento potente per avvicinarsi al tema della disabilità. È uno sport che non chiede necessariamente forza fisica estrema, ma equilibrio interiore, pazienza, capacità di adattarsi, qualità che accomunano il percorso di chi vive una condizione di fragilità. La sfida non è contro l’avversario, ma contro se stessi, contro i propri limiti e le proprie paure, in un terreno che cambia ad ogni buca, proprio come succede nella vita. Giocare significa accettare l’imprevisto e trasformarlo in possibilità, scoprendo che ogni tiro, come ogni esperienza, ha un suo valore.

Maria La Barbera

“Il cristianesimo ha ancora qualcosa da dire?”

La conferenza di Don Luigi Maria Epicoco presso la Casa della Madia

L’incontro di questa domenica ha visto come ospite Don Luigi Maria Epicoco, presentato da Padre Bianchi come uno dei pochi teologi capaci di parlare seriamente di spiritualità.
Ha scritto moltissimi libri, di cui Enzo Bianchi è un assiduo lettore, poiché è uno dei pochi ad avere la capacità di saper leggere realmente la vita cristiana in chiave spirituale.

Durante la conferenza ci si è interrogati su quanto significato assuma il cristianesimo al giorno d’oggi: difatti, è sempre molto facile trasformare la fede in un insieme di lodevoli valori dimenticandosi, però, della figura di Gesù e arrivando, così, a generare qualcosa di assolutamente insignificante.
La parola di Gesù, infatti, è una parola viva ed è il cuore pulsante della fede.

Altro errore che spesso si compie è quello di avere una visione aziendale del cristianesimo, poiché si vede diminuire il numero dei credenti e di coloro che vivono la vocazione, si tende dunque a pensare che anche la fede perda di significato, ma non è così: il cuore della fede lo ritroviamo nella figura dei Santi e possiamo contemplarlo solo in termini di qualità e mai di quantità.
E i Santi sono proprio coloro che sono nati durante periodi di crisi, persone come San Francesco d’Assisi, Madre Teresa di Calcutta, Caterina da Siena e molte altre.

La crisi rappresenta la vitalità, il motore che ci spinge a porci delle domande, mentre troppo spesso la viviamo come una disgrazia; ma se pensiamo alle parole di Paolo, Dio non ci tenta mai al di sopra delle nostre capacità, anzi insieme alla prova ci da anche la forza per venirne fuori. Ecco perché i tempi di crisi non andrebbero osservati con occhi di condanna ma con spirito di riflessione.

Sicuramente, per poterne uscire fuori, è importante coltivare il proprio mondo interiore, fatto di pause, silenzi, passi rallentati, amicizie, esercizio fisico.. affinché il prendersi cura di tutto questo generi dentro di noi qualcosa di profondo che ci possa condurre alle grandi domande, per le quali la risposta esiste solo nella vita spirituale e giunge a noi tramite Dio.

Senza questo mondo interiore, la gioia ed il dolore non possono provocare dentro di noi quegli interrogativi profondi e, di conseguenza, non si può veramente incontrare il Cristo, colui che è la grande risposta di tutte le nostre domande e che risiede nella vita spirituale.

Coloro che vivono una vita spirituale come conseguenza dei frutti che lo Spirito fa crescere dentro di noi, non si pongono degli obblighi e delle coercizioni che arrivano dall’esterno, ma si preoccupano piuttosto di creare quel terreno fertile affinché nascano in loro stessi quei frutti che il Signore fa maturare.

Per questo, tutto ciò che dobbiamo fare è prenderci cura del nostro mondo interiore e coltivare il terreno affinché lo spirito possa operare indisturbato attraverso di noi, ricordandoci sempre che la vera zizzania da combattere non si trova all’esterno, ma dentro noi stessi.
Quindi, finchè ci sarà spazio in questo mondo per la vita interiore, cioè per le grandi domande, ci sarà anche il presupposto per la vita spirituale, che è il luogo delle grandi risposte.

Irene Cane