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La lezione di Olivetti nei suoi discorsi per il Natale

“In questo periodo il desiderio di rinnovamento e di salvezza raggiunge una più grande intensità, e la luce di un’epoca nuova per un ordine più giusto e più umano si accende come una fiamma che ci è stata consegnata e che bisogna alimentare e proteggere, perché le speranze dei nostri figli non vadano deluse”. Era la sera della vigilia di Natale, il 24 dicembre 1955, quando Adriano Olivetti concludeva così il suo discorso augurale ai lavoratori della ICO, della OMO, della Fonderia e dei Cantieri, cioè le intere maestranze della Olivetti. Era uno dei tre “Discorsi per il Natale” raccolti e pubblicati dalle Edizioni di Comunità, scritti da Adriano Olivetti per le feste di fine anno tra il 1949 e il 1957. Sono discorsi che fotografano tre dei momenti più importanti della storia della fabbrica di Ivrea offrendo, in una mirabile sintesi, il pensiero e il profilo morale di questo imprenditore che va annoverato — a tutti gli effetti — tra le figure più singolari e straordinarie del ‘900. Le idee innovative e comunitarie in campo sociale, ancora attualissime, ne testimoniano pienamente la capacità visionaria. Adriano Olivetti fu capace di portare l’azienda di famiglia a competere alla pari con i giganti del mercato mondiale della sua epoca, trasformando la città canavesana “dalle rosse torri” nella capitale dell’informatica. Il suo era un sogno industriale che logicamente mirava al successo e al profitto, ma proponeva anche un progetto sociale che implicava una relazione del tutto nuova e compartecipata tra l’impresa e gli operai, oltre a un rapporto qualitativamente alto e molto stretto tra quella che era stata la “fabbrica in mattoni rossi”, la città degli eporediesi e l’intera realtà canavesana. Tornando al libro, nel primo discorso datato 24 dicembre 1949, l’erede di Camillo racconta i primi anni del dopoguerra per condividere il sollievo e l’orgoglio della compiuta ripresa dell’azienda dopo la difficile esperienza del fascismo e del conflitto mondiale. Nel secondo, sei anni dopo, il 24 dicembre 1955, Adriano Olivetti rievoca proprio quel discorso per ripercorrere i nuovi traguardi della fabbrica, che ha assunto ormai una dimensione internazionale ma non ha mai perso di vista le proprie radici morali, memore degli insegnamenti del fondatore Camillo. E dice, tra le altre cose: “Tutta la mia vita e la mia opera testimoniano anche — io lo spero — la fedeltà a un ammonimento severo che mio padre quando incominciai il mio lavoro ebbe a farmi: “Ricordati” — mi disse — “che la disoccupazione è la malattia mortale della società moderna; perciò ti affido una consegna: devi lottare con ogni mezzo affinché gli operai di questa fabbrica non abbiano a subire il tragico peso dell’ozio forzato, della miseria avvilente che si accompagna alla perdita del lavoro”. Una straordinaria lezione morale alla quale, nei fatti, accompagnò il suo agire concreto di imprenditore illuminato. In questi discorsi di Natale emerge la volontà di ringraziare tutti i lavoratori della fabbrica per la loro partecipazione a qualcosa di più grande, a una comune dimensione di riscatto del lavoro che, per usare le stesse parole di Olivetti, “non si esaurisce semplicemente nell’indice dei profitti”. Nell’ultimo discorso della breve raccolta, pronunciato in occasione del Capodanno del 1957 alla vigilia del cinquantesimo anniversario dello studio del primo modello di macchina per scrivere italiana ( l’Olivetti nascerà ufficialmente il 29 ottobre 1908) l’augurio dell’imprenditore di Ivrea, ormai all’apice del successo, è quello di non perdere mai di vista, nell’anno e negli anni a venire, quel senso di giustizia e di solidarietà umana che è alla base di ogni vero progresso e rappresenta il valore più profondo e ultimo di tutta l’esperienza olivettiana. Vi è l’orgoglio per quello che lui stesso definisce “lo spirito della fabbrica” e una potente visione di futuro. La città di Ivrea venne resa una realtà all’avanguardia da Adriano Olivetti che commissionò anche una serie di architetture uniche nel panorama di città industriali del Novecento, tanto da essere poi – nel 2018 – riconosciuta dall’Unesco come città industriale del XX secolo. Leggendo i discorsi resta però il rammarico per ciò che potevano diventare l’Olivetti, l’industria italiana e il modello sociale del paese se l’utopia di Adriano non si fosse spenta dopo la sua improvvisa e tragica morte, nel febbraio del 1960, quando non aveva ancora compiuto sessant’anni. Olivetti sosteneva che “un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”. Peccato che quel sogno venne affossato dai tanti, troppi che avevano una concezione gretta del presente e una pressoché inesistente visione del futuro.

Marco Travaglini

Il calendario di Porta Palazzo in collaborazione con il Mao

È giunto alla sua terza edizione il calendario di Porta Palazzo, progetto della Città di Torino che si avvale quest’anno della curatela del Museo di Arte Orientale e delle grafiche prodotte dall’illustratrice Venus Wu, insieme agli studenti e studentesse dell’istituto Passoni della classe 4F , che sono stati invitati a ricostruire un report illustrato collettivo delle esperienze e delle situazioni incontrate nel quartiere di Porta Palazzo.

Ne emerge un ritratto fatto di impressioni dal vivo che, intervallate alle immagini fotografiche di Alessandro Muner, creano un dialogo capace di catturare, con umorismo e stupore, i piccoli dettagli e le scene di vota quotidiana nel mercato ei suoi protagonisti.

“Porta Palazzo è testimone e nel contempo protagonista del continuo cambiamento di una città capace di mescolare lingue, cibi e profumi – dichiara l’assessore al Commercio e Mercati Paolo Chiavarino- Un patrimonio comune che vogliamo continuare a valorizzare. Ed è proprio l’essenza di questo luogo “Senza mura” che emerge in questa terza edizione del calendario.

Questo progetto riflette anche il percorso di evoluzione compiuto in questi anni dal MAO per valorizzare appieno la sua natura identitaria di spazio sociale, aperto e inclusivo, sperimentale e di ricerca, crocevia progettuale di un mondo asiatico da scoprire. Il MAO continua a aprire la fruibilità degli eventi museali aprendosi alla piazza e alle strade della zona antistante Piazza della Repubblica, attigua alla sede del Museo, e questo calendario è un dispositivo efficace che consente di “uscire dalle mura” del museo.

“Siamo felici di essere stati coinvolti dal Comune di Torino nella realizzazione della terza edizione del calendario ‘Senza Mura’- afferma Davide Quadrio, direttore del MAO – questo progetto celebra la vitalità di Porta Palazzo riassumere concretizza anche il nostro impegno nella creazione di un museo che sia sempre più inclusivo, in costante dialogo con il territorio circostante e aperto al confronto dialettico, in un’ottica di comprensione della complessità e di ricerca di nuovi modi di raccontare la realtà “.

In questa stessa ottica il MAO propone una presentazione pubblica del calendario sabato 14 dicembre alle ore 11 in Galleria Umberto I. Proprio per l’occasione, nel giorno in cui il mercato è il quartiere sono più animati, in uno spazio libero e accessibile alla popolazione, verrà eseguita la performance “Walls will fall. The 28 Trumpets of Jericho”, dell’artista e musicista Mazen Kerbaj. Questa esperienza performativa espande il calendario in una dimensione di condivisione e partecipazione del pubblico catturato in un contesto quotidiano: il mercato e la sua vita. “Walls will fall” è una composizione “site specific” dell’artista e trombettista Mazen Kerbaj, che rilegge il racconto biblico della caduta del muro di Gerico. È stata presentata per la prima volta nel 2018 dallo stesso compositore in un grande serbatoio d’acqua a Berlino Pankow, i cui corridoi tortuosi ricordano quelli tortuosi delle mappe della città di Gerico. Secondo l’antico testamento, Gerico era una città fortificata, protetta da mura robuste. Quando gli Israeliti si avvicinarono per conquistarla videro che le porte erano chiuse, ma seguendo le istruzioni divine Giosuè si mise a capo del popolo guidando una processione attorno alla città che durò sei giorni. Al settimo giorno, le mura di Gerico crollarono al suono delle trombe, consentendo l’ingresso agli Israeliti.

La performance cala nel tempo contemporaneo questa idea di liberazione, usando la metafora della musica quale forza capace di abbattere muri e barriere, superando differenze, distanze culturali e strumentalizzazioni razziali. L’evento è gratuito e la performance è a cura di Chiara Lee e Freddie Murphy, con il patrocinio della Circoscrizione 1. Dal 14 dicembre è visibile, presso la Sala polifunzionale del MAO, una serie di lavori di Venus Wu, insieme alla classe 4F del liceo artistico Passoni, in collaborazione con il dipartimento educativo del museo. L’installazione rappresenta i processi creativi che hanno portato, in oltre tre mesi di lavoro, alla realizzazione del calendario. Venus Wu è un’illustratrice di Hong Kong, laureatasi negli Stati Uniti, vive a Torino e il cui studio sorge nei pressi di Porta Palazzo, oltre la Dora.

Mara Martellotta

Un calendario per dire stop al bullismo

Al Grattacielo Piemonte presentato il calendariom2025 Stop al Bullismo, l’unico calendario in Italia contro ogni forma di bullismo

Al Grattacielo Piemonte si è svolta mercoledì 11dicembre la presentazione del ‘calendario 2025 stop al bullismo’, l’unico calendario contro il fenomeno del bullismo, per ricordare ogni giorno che dobbiamo impegnarci tutti e sempre per combattere e prevenire, tramite formazione e informazione,  il bullismo, il cyberbullismo e la violenza in qualsiasi forma si presenti.

L’associazione “Bullismo no grazie” e il comitato UISP di Cirié,  Settimo e Chivasso, hanno dato vita e realizzato il progetto del Calendario 2025 Stop al Bullismo per sensibilizzare l’opinione pubblica, creando attenzione verso i problemi sofferti dai ragazzi più  vulnerabili che sono oggetto di bullismo e lanciando contemporaneamente un forte allarme sui pericoli di questo fenomeno

Il bullismo e il cyberbullismo costituiscono ormai un problema sociale  che coinvolge gli adolescenti e i loro genitori. Sono all’ordine del giorno notizie di violenze, aggressioni e di suicidi di giovanissimi.

Con la realizzazione del calendario si è voluto  creare uno strumento che, in  bella vista nelle case, negli uffici, nelle scuole, potesse aiutare a ricordare che ogni giorno sono molteplici i pericoli in cui possono incorrere i nostri ragazzi e che tutti dobbiamo impegnarci nella prevenzione e nella lotta al bullismo. 

Il progetto è stato fortemente voluto da Fabio De Nuzio, presidente dell’Associazione  Bullismo no grazie, che ne ha curato la regia, e da Ferruccio Valzano , presidente del Comitato territoriale UISP di Cirié,  Settimo e Chivasso, ente di promozione sportiva e sociale.

L’obiettivo è quello di distribuire il calendario all’interno degli uffici delle istituzioni pubbliche  sul territorio e soprattutto di consegnarlo nelle scuole di ogni ordine e grado, accompagnato da incontri sul campo per discutere e dare informazioni  e indicazioni su come affrontare il problema. 

Il calendario è stato realizzato grazie al contributo dell’entusiastica partecipazione dei ragazzi e delle ragazze delle Associazioni Sportive di Settimo Borgonuovo, guidate da Lisa Sella, e dall’Associazione Hockey Breganze, presidente Stefano Volpe, che hanno prestato il loro volto alla rappresentazioni delle situazioni di potenziale pericolo che potrebbero nascere a scuola,  in strada, nelle attività sportive. 

La  traduzione in immagini di queste situazioni di pericolo è  stata realizzata dai fotografi Gabriele Cannone e Donovan Gionata Ciscato. Le immagini sono accompagnate da didascalie volte a creare emozioni e riflessioni in chi legge. Gli autori sono Vittorio Graziosi e Fabio De Nunzio. 

Nel calendario è  presente un decalogo pensato sia per i ragazzi sia per gli adulti, in cui si forniscono dei consigli per riconoscere,  discutere e affrontare i problemi derivanti dal bullismo.

“Avere contribuito alla realizzazione del Calendario 2025 Stop al Bullismo- spiega Ferruccio Valzano, presidente del Comitato territoriale UISP,  associazione di promozione sociale di Cirié, Settimo e Chivasso- è motivo di vanto e soddisfazione . Infatti non dobbiamo dimenticare che, purtroppo, anche nel mondo sportivo, all’interno delle squadre e degli spogliatoi, si annidano fenomeni di bullismo, su cui, anche grazie al nostro Calendario, vogliamo sensibilizzare tutte le componenti che ruotano intorno al mondo dello sport e della cultura sociale,  con l’obiettivo finale di contribuire come squadra a combattere e prevenire il bullismo”.

“Sono molto orgoglioso – spiega Fabio De Nuzio, presidente di Bullismo no grazie-  della realizzazione del calendario 2025 Stop al Bullismo, l’unico Calendario in Italia che rappresenti attraverso immagini e testi il fenomeno del bullismo. Un Calendario nato per tenere alta la nostra attenzione  e sensibilizzazione, comunicazione, informazione,  prevenzione e lotta al bullismo e ad ogni altra forma di violenza”.

 Mara Martellotta 

Largo ai giovani!

Quante volte abbiamo sentito pronunciare la frase “largo ai giovani”?

La sua origine sta nel fatto che i giovani, per molte ragioni, sono dotati di una visione innovativa, hanno maggior dimestichezza con le tecnologie più moderne, hanno più energia e, dunque, potrebbero essere i naturali fautori di ogni miglioramento della società.

Spesso criticati, i giovani vengono molte volte snobbati o sminuiti perché il loro linguaggio (in senso lato) non è comprensibile ai più anziani, perché contemplano soluzioni “bizzarre”, rifiutano le conquiste dei loro padri e nonni (posto fisso, casa di proprietà, matrimonio e figli, iter di carriera pianificato) per seguire altre mete, altri obiettivi.

Come ho avuto modo di citare altre volte, il compianto Fabrizio De Andrè nel suo ultimo concerto al Brancaccio nel 1998, sostenne che non sia vero che i giovani non hanno valori; semmai siamo noi troppo attaccati ai nostri per accettarli. Occorre attendere di storicizzarli e, in ogni caso, inserirli nel corretto ambito geografico e storico.

La globalizzazione, che ha pur avuto qualche pregio, ha però portato una rivoluzione in negativo mischiando valori e culture, mescolando pregi e difetti in modo imprevisto ed imprevedibile,portando in alcune regioni del pianeta valori incompatibili per tradizione, etnia, cultura, religione e storia, portando l’opinione pubblica a credere che si tratti unicamente di fattori negativi o, al contrario, permettendo a esperienze lontane di penetrare nella nostra cultura senza che ne venga realmente percepito il reale eventuale valore.

Ma il vero problema nel puntare tutto sui giovani è duplice: da un lato rischiamo di perdere l’esperienza di cui i meno giovani e gli anziani sono portatori, esperienza che serve ad evitare moltissimi errori e, dall’altro, di demotivare i meno giovani mettendoli in una riserva perché devono cedere il passo ai giovani.

Dal punto di vista psicologico e sanitario questo comporterebbe costi altissimi per la spesa pubblica perché implicherebbe, al di là di ogni risvolto lavorativo, depressione, demotivazioni, mancanza di autostima e tutto ciò che potrebbe nascere da tale accantonamento.

Inoltre, per permettere ai giovani di emergere, di farsi largo occorre mettere in disparte i più vecchi; logica conseguenza sarà che l’ente di previdenza erogherà pensioni elevate (molti aderiscono al sistema retributivo, almeno parzialmente) in cambio di contributi freschi, di valore notevolmente inferiore (sistema ormai totalmente contributivo) il che provocherebbe in pochi anni il crack dell’ente previdenziale.

Una politica del lavoro sensata avrebbe dovuto prevedere, già al tempo in cui le casse previdenziali furono fuse nell’INPS (non ultima l’ENPALS dei lavoratori dello spettacolo) che il sistema così com’è organizzato è destinato al collasso; un ente che si occupi di previdenza ed assistenza al contempo è fortemente squilibrato quando, in periodi come la pandemia, non incassa perché le attività sono ferme, ma eroga a larghe braccia perché c’è, appunto, una pandemia; inoltre, in periodi di disoccupazionenon riceve versamenti dato che le aziende licenziano, ma eroga sussidi di disoccupazione svuotando le proprie casse.

Un imprenditore che sia tale, e non sia soltanto un finanziere che bada unicamente al ritorno economico, sa che quando un dipendente sta per uscire dall’azienda per andare in pensione andrà sostituito, formando con ampio anticipo il suo sostituto, ma questo è un costo (doppia figura per quella posizione) che solo gli imprenditori intelligenti (oggi la minoranza) sanno mettere in conto.

Oppure, e questa è la genialata dei finanzieri, assumiamo i sostituti dopo un anno dalla fuoriuscita del predecessore pensando che quel lavoro si apprenda in pochi giorni, chiedendo, provando e riprovando. E’ palese che questa è l’ennesima dimostrazione che alcuni titolari di azienda o manager non conoscono assolutamente ciò di cui parlano, ed è questa una delle cause principali di crisi del nostro sistema imprenditoriale.

I giovani insegnino ciò che conoscono (tecnologie, nuovi media) mentre i meno giovani mettano a disposizione la loro esperienza; un sereno confronto tra ciò che è stato e ciò che è, e forse sarà,può sicuramente dettare le regole per un proficuo turn over.

Peccato non sia altrettanto facile cambiare la mentalità di chi sta nella sala dei bottoni.

Sergio Motta

Torna “NUOVI EROI”, storie di eroi comuni 

Insigniti dal Presidente Mattarella con l’Ordine al Merito . Dal lunedì al venerdì alle 20.15 e il sabato alle 20:35 su Rai3

Sei nuovi episodi della sesta stagione di “Nuovi Eroi”, che racconta le grandi storie di eroismo quotidiano di cittadine e cittadini insigniti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il format originale prodotto da Stand by Me e Rai Approfondimento, con la preziosa collaborazione del Quirinale,  in onda da lunedì 2 dicembre a venerdì 6 dicembre alle 20.15 e sabato 7 dicembre alle 20:35 su Rai3.

Sei nuove puntate per raccontare le storie straordinarie di persone che si sono distinte in alcuni campi professionali e non solo: eroi comuni, quasi sempre sconosciuti al grande pubblico, rappresentativi dei più alti valori umani e solidali e che si sono fatti apprezzare per l’impegno civile e per il forte senso di comunità, diventando così un esempio virtuoso.

Le puntate del sabato, in onda alle 20:35, sono dedicate ai Nuovi Eroi “Young”: giovani alfieri e cavalieri che, attraverso atti di coraggio e solidarietà, si sono distinti nello studio, in attività culturali oppure hanno compiuto atti o adottato comportamenti ispirati a senso civico, altruismo e solidarietà.

Tra le storie di questa settimana quella di Padre Vincenzo Bordo (lunedì 2 dicembre), da più di trenta anni vicino alle persone più povere di Seul dove ha fondato la “Casa di Anna” che ospita, assiste e nutre i poveri e i senzatetto della periferia della città coreana. C’è poi l’impegno per l’inclusione delle persone con disabilità di Mattia Abbate (martedì 3 dicembre) e l’esempio di imprenditoria inclusiva di Marco Caprai (mercoledì 4 dicembre), amministratore delegato di un’azienda vinicola di Montefalco in Umbria, che ha dato la possibilità ad oltre duecento persone richiedenti asilo di trovare un impiego presso la cantina della sua attività.

A ricevere l’importante riconoscimento dell’Onorificenza al merito c’è anche Sara Sclauzero (giovedì 5 dicembre), che con altre donne ha fondato il centro antiviolenza APS “Me.Dea” Onlus con la finalità di formare le persone alla non violenza in tutte le sue manifestazioni. Infine la storia di Walter Rista (venerdì 6 dicembre), ex giocatore di rugby che ha vestito la maglia della nazionale dal ’68 al ’70, co fondatore de La Drola, squadra di rugby nata all’interno del carcere di Torino.

Le puntate del sabato, in onda alle 20:35, sono dedicate ai Nuovi Eroi “Young”: giovani alfieri e cavalieri che, attraverso atti di coraggio e solidarietà, si sono distinti nello studio, in attività culturali oppure hanno compiuto atti o adottato comportamenti ispirati a senso civico, altruismo e solidarietà. Come Marta Grelli nella foto (sabato 7 dicembre), studentessa universitaria di Torino, che ha ideato una piattaforma informatica per offrire a persone diversamente abili l’opportunità di viaggiare in modo consapevole conoscendo i posti più adatti alle loro esigenze.

In ogni puntata la storia di uno di questi eroi comuni viene raccontata attraverso un’intervista diretta al protagonista, intervallata dalle testimonianze di amici, familiari e colleghi, da immagini fotografiche e video privati e da repertorio di cronaca, perché le loro vicende s’intrecciano molto spesso con momenti cruciali della nostra storia recente. Anche per questa stagione, a guidare il racconto la voce fuori campo di Veronica Pivetti, mentre i passaggi decisivi della vita del protagonista di puntata sono ricostruiti come sempre attraverso suggestivi re-enactement.

Chiude ogni episodio la cerimonia di conferimento dell’Onorificenza al Merito Civile svoltasi al Quirinale alla presenza del Presidente Mattarella. Un Ordine nazionale, istituito nel 1951, destinato a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari’’.

  

Rai Approfondimento presenta Nuovi Eroi, un format originale prodotto da Stand By Me. Produttore creativo Simona Ercolani; scritto da Andrea Felici. Produttrice esecutiva Stand by Me Simona Meli; Delegati Rai Mercuzio Mencucci, Maria Laura Ballesio. Regia di Claudio Pisano.

 

SINOSSI

VINCENZO BORDO (lunedì 2 dicembre)

Vincenzo Bordo è un missionario originario di Piansano, un paesino in provincia di Viterbo. La forte vocazione di dedicarsi agli altri lo porta molto lontano da casa, in Corea.

A Seoul è conosciuto con il nome di Kim Ha Jong e da più di trent’anni si dedica ai più poveri, agli anziani soli, agli orfani, ai senzatetto e agli esclusi delle periferie di Seoul. Tutte queste persone oggi trovano il proprio porto sicuro presso l’associazione “Casa di Anna”. Nel 2024 Il Presidente Sergio Matterella decide di annoverare Vincenzo tra i trenta eroi civili della Repubblica Italiana.

MATTIA ABBATE (martedì 3 dicembre)

Mattia Abbate vive a Milano e convive fin da bambino con la distrofia muscolare di Duchenne. Nonostante le sfide fisiche, lo sport è da sempre una sua grande passione, e l’Inter, la sua squadra del cuore. Negli anni sperimenta in prima persona i disservizi legati all’accesso delle persone con disabilità negli stadi, fino a decidere di scrivere una mail di denuncia alla redazione de La Repubblica. Il suo senso critico e la sua abilità di scrittura colpiscono il direttore, che gli propone di curare una rubrica dedicata al mondo della disabilità. Attraverso le sue parole, Mattia diventa una voce per tutti coloro che vivono in una società ancora lontana dall’essere inclusiva. Per il suo impegno, Il Presidente della Repubblica lo nomina Cavaliere dell’ordine al merito.

MARCO CAPRAI (mercoledì 4 dicembre)

Marco Caprai, imprenditore a Montefalco, in provincia di Perugia, muove i primi passi nel settore vinicolo grazie al padre, che gli affida la guida dell’azienda di famiglia. Le sue spiccate doti imprenditoriali portano ottimi risultati, ma con il tempo Marco si trova ad affrontare un problema crescente: sempre meno persone vogliono lavorare in campagna.
La svolta arriva grazie all’incontro con la fondazione “L’Arca del Mediterraneo”, impegnata nell’accoglienza dei migranti. Oggi, tra i filari delle sue vigne, lavorano oltre 200 richiedenti asilo, che grazie a questa opportunità riescono a costruire un futuro migliore. Il suo è un esempio di imprenditoria inclusiva che gli vale la nomina a Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.

SARAH SCLAUZERO (giovedì 5 dicembre)

Sarah Sclauzero cresce tra le colline del Monferrato, in Piemonte. Durante l’adolescenza, un episodio di violenza domestica a cui assiste durante una vacanza, la sensibilizza profondamente, rendendola consapevole delle gravi disuguaglianze tra uomini e donne. Questa consapevolezza diventa il filo conduttore della sua vita. Dopo aver conseguito la laurea in psicologia e maturato una lunga esperienza nel sociale, decide di tradurre la sua visione in azioni concrete. Insieme a un gruppo di colleghe, fonda l’associazione “Me.Dea”, con l’intento di supportare le donne vittime di violenza in ogni sua forma. In un’Italia ancora troppo segnata da questo drammatico fenomeno sociale, Sarah viene insignita dal Presidente della Repubblica della nomina a Ufficiale dell’Ordine al Merito.

WALTER RISTA (venerdì 6 dicembre)

Walter Rista, ex giocatore di rugby, veste la maglia della nazionale italiana dal 1968 al 1970. Durante una trasferta in Argentina, rimane coinvolto in un incidente stradale con un pullman che trasporta detenuti. Profondamente colpito dalla loro condizione, sviluppa il desiderio di migliorare la qualità di vita dei carcerati. Successivamente incontra Pietro Buffa, all’epoca direttore del carcere di Torino, e insieme danno vita a un progetto per introdurre il rugby nelle carceri. Oggi questo sport si pratica in diversi istituti di pena in Italia, offrendo ai detenuti un percorso di risocializzazione fondato sui valori e sulle regole del rugby. Nel 2024 Walter riceve la nomina di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

MARTA GRELLI (sabato 7 dicembre)

Marta Grelli è una giovane studentessa di Torino che negli anni matura una grande passione per i viaggi. All’università è l’incontro con Marco, ragazzo ipovedente, ad aprirle le porte sul mondo della disabilità. Grazie a quest’amicizia, Marta comprende quanto sia difficile per una persona disabile viaggiare liberamente come fa lei. Decide così di sviluppare una piattaforma per mappare l’accessibilità dei luoghi turistici, offrendo uno strumento che rende il mondo più accogliente per chi affronta queste difficoltà. Per la sua intuizione, nel 2024 il Presidente Sergio Mattarella la nomina Cavaliere dell’ordine al Merito.

“Amazing: 80 (e più) anni di supereroi Marvel” a Palazzo Barolo

Inaugura il 6 dicembre, a palazzo Barolo, una mostra dedicata al magico mondo dei supereroi creati dalla leggendaria casa editrice Marvel

Il suggestivo palazzo Falletti di Barolo, a Torino, si trasforma dal 6 dicembre 2024 al 9 marzo 2025, in un punto di riferimento per tutti gli appassionati di supereroi, ospitando la mostra “Amazing: 80 (e più) anni di supereroi Marvel”. Questa straordinaria celebrazione segna l’85esimo anniversario della Marvel, fondata nel 1939 da Martin Goodman, e offre un viaggio emozionante nell’universo narrativo che ha ridefinito il mondo del fumetto e oltre.
A cura di Luca Bertuzzi, prodotta da Ares Torino in collaborazione con WOW Spazio Fumetto, la mostra celebra la casa editrice che ha cambiato la storia del fumetto mondiale con oltre ottanta tavole originali di autori come Jack Kirby, John Romita Jr, Steve Ditko, Alex Ross, John Buscema, che racconta la rivoluzione che Marvel ha portato nel mondo dei supereroi. Sono presenti poster, oggettistica e altro materiale da collezione che testimoniano l’impatto globale che i suoi personaggi hanno rappresentato nell’immaginario collettivo. L’esposizione si concentra sul percorso artistico dagli anni Quaranta al 2023 e che ha dato vita a personaggi leggendari quali Spiderman, Hulk, Thor, Capitan America, i Fantastici 4 e tantissimi altri, sotto la guida di sceneggiatori innovativi e la punta di matita di grandi maestri.
Tavole originali, manifesti, poster, memorabilia, giocattoli e ingrandimenti scenografici, dedicati alle vignette più conosciute, compongono il racconto visivo di un’evoluzione ancora in atto che ha portato le creazioni di Marvel a ispirare film e serie televisive di enorme successo, con il supporto di pannelli esplicativi e time line che riassumono, decennio per decennio, le tappe principali della sua storia. A rendere più coinvolgente il primo giorno di apertura della mostra, venerdì 6 dicembre, è il gruppo di cosplayer “The World Avengers”, che animerà il percorso di visita impersonando i supereroi Marvel, a disposizione del pubblico per foto e selfie.
“Abbiamo voluto creare una mostra – affermano Edoardo Accattino e Giovanni Scorpaniti di Ares Torino – che non solo permette di ricostruire la storia di una delle più grandi case editrici dedicate al fumetto, ma che potesse avvicinare il grande pubblico a una forma d’arte spesso considerata minore, ma che è a tutti gli effetti una vera espressione artistica”.
“C’è una grande differenza tra leggere una storia a fumetti e osservare una tavola originale – spiega il curatore Luca Bertuzzi – in qualche modo viene spontaneo cercare di ricostruire mentalmente la storia di quell’opera, immaginare quale ripensamento si nasconda dietro una cancellatura e per quale motivo una vignetta sia stata ridisegnata. Si può scoprire che qualche disegnatore usava le tavole per comunicare con il colorista, che sarebbe venuto dopo nel complesso processo di produzione di una storia a fumetti, o che lasciava appunti utili per la stesura dei dialoghi. Infine ci si può interrogare su quale fortunata congiunzione astrale abbia portato una tavola prodotta 50 o 60 anni fa ad arrivare più o meno intatta fino a noi, tenendo conto del fatto che per decenni sono state considerate nulla più che materiale di lavorazione, senza valore economico o artistico”.
Accanto alle tavole, tra cui spicca un disegno di Spiderman, ripreso anche nel film del 2018 “ Spiderman: intorno the Spider Verse” sono presenti poster e manifesti d’epoca di produzione italiana e statunitense, questi ultimi legati alle pubblicazioni a fumetti della casa editrice Corno, tra cui i primissimi dedicati ai supereroi Marvel, e molta altra oggettistica, partendo dagli esemplari prodotti negli anni Sessanta, fino ad arrivare agli anni Novanta, ma anche he gadget che venivano regali agli iscritti del fan club ufficiale Marvel, degli anni Sessanta, e dei pupazzi Mego, arrivati in Italia tra gli anni Settanta e Ottanta.
Infine è preziosa una serie di albi originali statunitensi, tutti dotati di certificazione CGC, che attesta lo stato di conservazione delle pubblicazioni, tra cui spicca il rarissimo numero 15 della serie “Amazing Fantasy”, prima apparizione di Spiderman, autografato dal suo leggendario creatore Stan Lee.
Palazzo Falletti di Barolo – via delle Orfane 7/a, Torino
“Amazing. 80 (e più anni) di supereroi Marvel” – dal 6 dicembre al 9 marzo 2025

Mara Martellotta

Da quella perduta agli Alpha: cosa sono le generazioni culturali?

A volta spetta ad una generazione l’essere grande. Voi potete essere quella grande generazione” diceva Nelson Mandela.

Ma cosa e’ una generazione? Chi ha interpretato questo concetto?

Si usa questo termine quando ci si riferisce a persone che hanno vissuto nello stesso periodo e che hanno acquisito la loro formazione  nel medesimo “clima culturale caratterizzato da particolari eventi storici”. E’ molto importante, secondo la sociologia, in quale classe di eta’ sono stati vissuti e condivisi avvenimenti e tendenze,  e’ diverso, infatti, far parte di un ciclo storico quando si e’ adolescenti e in eta’ matura. Il sociologo Karl Mannheim e’ stato uno dei primi ad occuparsi della spiegazione di questa nozione  in maniera scientifica creando una definizione rigorosa che parla della “collocazione generazionale” come di  quel lasso temporale che accomuna individui appartenenti al quadro di un “medesimo contesto storico-sociale che influenza modi di sentire, di pensare e di agire e costituisce la base potenziale di forme di agire collettivo”.

Ogni generazione e’ fatta da 25 anni, periodo in cui mediamente ci si riproduce (dato che e’ piu attinente al passato rispetto al presente); per fare un esempio, 3 generazioni sono  costituite da nonni, genitori e figli, una discendenza familiare, e occupano 75 anni circa.

Andando indietro nel tempo fino ai giorni nostri ad ogni generazione (di appartenenza occidentale) caratterizzata da specifici avvenimenti storico-sociali e’ stata data una etichetta sociologica che ne identifica le esperienze, il pensiero e la vita che ne e’ scaturita.

Partendo da fine ‘800 fino al 1900, gli individui appartenenti al quell’arco storico sono stati identificati come  Generazione Perduta, resa celebre da Ernest Hemingway nel romanzo Fiesta, per definire coloro che vissero dai 18 anni in su la Prima Guerra Mondiale. A seguire e’ arrivata la Greatest Generation, che va dal 1901 al 1925, che comprende coloro che hanno affrontato la Grande Depressione (in America) e la Seconda Guerra Mondiale e che hanno sostenuto durissime sfide e sacrifici. Dal 1928 al 1945 hanno vissuto, invece, uomini e donne della Generazione Silenziosa, durante la quale non ci sono stati movimenti di pensiero collettivi ne’ di cambiamento sociale, la Seconda Guerra Mondiale ha lasciato dietro di se’ sgomento e raccapriccio e l’unico pensiero per gli individui appartenenti a questa classe eraquello di riscostruire e dimenticare. In quel periodo ci fu un consistente sviluppo dell’industria dell’auto, della tv e le prime e basilari tracce di tecnologia.

I Boomers sono coloro che rientrano nell’arco temporale che va da 1946 al 1964.

In questo periodo ci fu una sostanziosa crescita demografica, nacquero i movimenti per la pace, quello ambientalista e per i diritti civili; si visse con preoccupazione la guerra in Vietnam econ attesa la prima esperienza nello spazio. Tra il 1965 e il 1980 e’ collocata la Generation X (l‘invisibile) che incrocio’ le contestazioni del 1968, la crisi energetica e sperimento’ unbasilare approccio con il termine ecologia. Questa generazione e’stata la prima ad essere stata etichettata con una lettera che rappresenta perlopiu’ una mancanza di una identita’ sociale e culturale precisa. I suoi appartenenti hanno assistito, comunque,ad eventi importanti come la caduta del Muro di Berlino e l’avvento di Internet. I Millennials, invece, sono nati tra il 1981 e il 1996, e hanno raggiunto la maggiore eta’ nel terzo millennio.Come sappiamo in questo periodo c’e’ stato un grande e veloce sviluppo della tecnologia e dei social media tanto da chiamare  i figli di questa fase storica nativi digitali. Gli “Y, altro nome di questa generazione, vivono la globalizzazione, il terrorismo, il cambiamento climatico e l’affacciarsi ad un mondo di tipomulticulturale. Il lavoro, in questo lasso di tempo, ha cambiatoforma, emerge quello di free lance che modifica molte abitudinimutando anche i ritmi della produttivita’. Ci si sposa meno, si fanno figli molto piu tardi ed e’ persistente una forte tendenza all’individualita’, ma anche alla comunita’ che si esprime  e si sviluppa online.

La generazione che segue e’ quella dei Centennials che va dal 1997 al 2010 e puo’ anche essere identificata come “Z.” Per questi recenti abitanti della terra, lasocializzazione avviene perlopiu’ sui social media e attraverso la tecnologia e la capacita’ di passare dal mondo reale a quello virtuale e’ una pratica quotidiana molto disinvolta. I ritmi di vita sono veloci, aumentano i salutisti, i vegetariani, i childfree, gli animalisti, si punta ad essere sostenibili ed inclusivi. Lo sviluppo della propria singolarita’ e’ una priorita’ assoluta in piena antitesi con il tradizionale e “vecchio” obiettivo di creare una famiglia. Si viaggia molto ed esiste una grande attitudine allo scambio culturale globale. Smartphone e tablet sono nelle tasche e nelle borse di ognuno, vivere senza oramai e’ pressoche’ impossibile.

Dal 2011 fino ai giorni nostri abbiamo gli Screenagers (o Generazione Alpha) nome che segnala la presenza di schermi digitali ovunque. Istruzione e  risorse della formazione sono deputate alla rete, si agevola cosi’ l’accessibilita’ all’istruzione. Gli Alpha vivranno appieno l’era dell’Intelligenza Artificiale e del decremento demografico. La delega totale al digitale ridimensiona doti importanti come la confidenza con diverse attivita’ come la scrittura, il linguaggio e i lavori manuali, per non parlare dei rapporti interpersonali affidati anche questi agli screen. La velocita’ e l’iperattivita’ di questa generazione produce stress e incapacita’ di comunicare “umanamente” le proprie necessita’, soprattutto quelle emotive.

MARIA LA BARBERA

Io sono il maschio

Anche quest’anno, il 25 novembre, si è celebrata da più parti la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Mai come negli ultimi anni alcuni delitti efferati, compiuti a danno di donne da parte dei loro compagni o fidanzati, rendono evidente le necessità di cambiare qualcosa, di far si che questi delitti siano soltanto più un ricordo di un’epoca barbarica.

Ma cosa si può fare? Dove occorre agire perché la soluzione sia efficace? Sicuramente è necessario lavorare su più fronti: da un lato rendere edotte le possibili vittime di quali mezzi lo Stato metta a loro disposizione (patrocinio gratuito, segnalazione anonima della violenza, ecc), dall’altro educare i maschi, fin dall’adolescenza, che la donna non è una proprietà esclusiva del compagno, che se una donna dice no non vuol dire si, che un vestito non è necessariamente un invito.

L’anno scorso, per il 25 novembre, realizzai proprio un video dove alcune donne, nella loro lingua (russo, rumeno, cinese, francese) dicevano “Il mio vestito non è un invito” (My dress doesn’t mean “yes”) e l’iniziativa fu apprezzata dalle comunità etniche di queste persone prima che dagli spettatori.

Ma fin quando non andremo ad agire sulla vera causa del problema saremo sempre sconfitti in questa lotta senza età, senza confini, senza distinzione fra titoli di studio, luoghi di nascita e professioni.

Dunque, non soltanto repressione dei comportamenti errati e dei reati sia con provvedimenti amministrativi quale l’ammonimento del Questore o penali, ma anche e soprattutto preventivi, educando ad esempio i giovani a cambiare il modo di agire nei confronti del sesso femminile.

Se in casa il padre-padrone ha sempre schiavizzato la moglie facendosi servire, urlando appena qualcosa non viene fatto bene, prendendosi tutta la libertà possibile ma impedendo alla moglie anche solo di pranzare con la sorella o i colleghi, è evidente che i figli saranno indotti a ritenere che quello sia il comportamento da assumere nei confronti della loro futura moglie, anche solo inconsciamente. Insegnare loro che, ogni atto sessuale, dal più comune al più fantasioso, siano legittimi solo se accettati da entrambi significa far capire ai futuri mariti che una donna, mediante il matrimonio, non diventa di proprietà del marito ma, anzi, che entrambi hanno l’obbligo di prendersi cura dell’altro coniuge, del suo benessere, lasciando la libertà desiderata.

Occorre insegnare ai giovani, spesso privi dei giusti strumenti culturali, che i film porno trasmettono un ideale di coito, di rapporto sessuale nelle sue varie declinazioni, totalmente errato, difforme dalla realtà quotidiana, complice il montaggio cinematografico e la professionalità degli attori.

Non si spiega, altrimenti, l’aumento di numero dei maschi in una relazione stabile che ricorrono alle prestazioni delle prostitute per avere, è evidente, qualcosa di diverso da ciò che le loro compagneerogano solitamente; molti di loro, però, ottengono ugualmente la prestazione dalla compagna senza curarsi se la compagna sia consenziente o se, una volta concesso il consenso, cambino idea com’è nella natura umana.

Ecco, quindi, che il rapporto, penetrativo o no poco importa, che dovrebbe cementare l’intesa della coppia giorno dopo giorno, si trasforma in un momento di terrore, di incubo al solo pensiero che stia arrivando l’ora di andare a letto, stia tornando lui a casa o che terminato il ciclo lui pretenda di nuovo la prestazione sessuale.

Appare subito evidente come, se da un lato non vi sia la minima nozione di fisiologia, di anatomia e di psicologia, dall’altro vi sia l’imprinting familiare a dettare le regole della convivenza: l’uomo ordina, la donna esegue, il maschio decide, la femmina subisce, il marito (o il compagno) sono liberi come se fossero single, la moglie deve sottostare ai permessi del marito.

E’ palese che una simile mentalità debba necessariamente essere estirpata dalla nostra cultura, che vada combattuta con ogni mezzo lecito, che vada convertita in una reale parità di diritti, in pari opportunità.

Quante lettrici di questo articolo possono dire, in totale onestà, che il marito va a fare la spesa, lava i piatti, aiuta i figli a fare i compiti, stende il bucato o, ma qui siamo nella fantascienza, stira?

Quante donne, nella nostra società, sanno rifiutare l’imposizionedei genitori di sposare il fidanzato che piace a loro perché altrimenti “esci per sempre da questa casa”?

Se le donne imparassero a fare quadrato tra di loro, a sostenersi quando una collega, una compagna di scuola, una vicina o un’amica si trova in difficoltà, magari per colpa di genitori con l’intelligenza di un’ameba, o che appena effettuato il test di gravidanza positivo vengono abbandonate dal compagno, sicuramente non dovrebbero restare accanto al compagno (o in famiglia, la violenza non guarda lo stato di famiglia) e potrebbero vivere la vita che ogni essere umano merita.

Ma finché fotografiamo le panchine rosse, facciamo i girotondi e sfiliamo in corteo, sperando che tutto si risolva ipso facto, continueremo a leggere cronache di morti annunciate.

Sergio Motta

Sex coach

Delegazioni “ACI” della Granda “luoghi protetti” per donne a rischio violenza

“Mai più! (Non) sono solo parole”

Cuneo

L’annuncio è stato dato nel corso dello spettacolo “Mai più! (Non) sono solo parole” andato in scena sabato 23 novembre sul palco del cine-teatro “Don Bosco” di Cuneo, organizzato dall’“Automobile Club Cuneo” e dall’ “Agenzia di assistenza e consulenza sportiva – Mapa Sports Agency”, proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica contro la violenza sulle donne. Un annuncio che va ad aggiungersi ai molti, tantissimi, appelli e proposte arrivate, in e da “ogni-dove”, in occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”; dalle Istituzioni, dalla Politica in ogni sua forma e apparenza (o simil-tale) ma anche dal forte “rumore” di protesta e ribellione delle tante manifestazioni di piazza e delle voci della gente comune contro un fenomeno, quello della “violenza di genere”, sempre più in crescita e, all’apparenza, inarrestabile.

Particolarmente lodevole, dunque, e degna di essere segnalata, fra le tante, anche l’iniziativa lanciata dal palco del Teatro cuneese di via San Giovanni Bosco, dove è stato ufficialmente annunciato che dal 1° gennaio 2025 la sede dell’“Aci Cuneo” di piazza Europa 5 e tutte le delegazioni provinciali dell’“Automobile Club Cuneo” diventeranno “luogo protetto” per tutte le donne in pericolo o potenziale pericolo. Ambienti sicuri, dove potersi rifugiare e avere una prima assistenza se si è vittime di stalking o violenza, con l’invito ulteriore da parte di “Aci” a chiamare il 1522, numero nazionale dedicato a questo tipo di emergenze. Ad ogni donna che avrà accesso agli sportelli, inoltre, sarà consegnato un dépliant che ricorda il numero di emergenza e il gesto comunemente noto per chiedere aiuto in modo silenzioso con la mano.

Dicono Giuseppe De Masi e Francesco Revelli, direttore e presidente di “Aci Cuneo”: “Un grazie, in primis, a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento teatrale, compresi i volti noti del mondo dello spettacolo, del giornalismo e dello sport, impegnandosi al nostro fianco nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un tema così importante, arrivato a toccare oggi cifre drammatiche. Le nostre sedi, già operativamente e quotidianamente impegnate nell’ambito sociale, diventeranno dal prossimo anno ‘luoghi protetti’ in cui potranno rifugiarsi e chiedere il primo aiuto tutte le donne  vittime (o possibili vittime) di ‘stalking’ o violenza. Attraverso la consegna di materiale divulgativo, cercheremo di promuovere anche il ‘gesto della mano’ per chiedere soccorso, un altro modo per provare a sensibilizzare sulla necessità del rivelare e denunciare, senza sensi di colpa, qualunque sopruso”.

Patrocinato dal Comune di Cuneo, lo spettacolo di sabato 23 novembre ha visto la partecipazione, particolarmente sentita, di oltre 200 persone, pienamente coinvolte in una ricca serata di monologhi, interventi di professionisti, musiche e coreografie artistiche, con un momento particolarmente toccante allorché è stato proiettato il video della canzone “Madama di Vento” scritta, negli anni ’70, da Ivan Cattaneo (tra gli show man della serata) assieme a Fabrizio De André, in una notte “brilla” a casa di Nanni Ricordi.

Spettacolo, poesia e riflessioni. Ad alta e a bassa voce. Da tenere lì, almeno per quella serata. Ma da non chiudere nel baule dei sogni e delle speranze. “Per far sì – ha ricordato l’assessore alle ‘Politiche Sociali’ del Comune di Cuneo, Paola Olivero – che la violenza di genere venga estirpata dalla nostra società, il cambiamento deve infatti partire da noi donne. Dobbiamo imparare ad amarci e valorizzarci. Solo in questo modo potremo essere più forti e pronte a chiedere aiuto in caso di violenze psicologiche, che spesso sono prodromiche alla violenza fisica”.

Per info: “Automobile Club Cuneo”, piazza Europa 5, Cuneo; tel. 0171/440030 o www.acicuneo.it

G.m.

Nelle foto: Giuseppe De Masi sul palco del “Don Bosco” annuncia l’iniziativa di “Aci Cuneo”; immagini dello spettacolo

Torino è Capitale Europea del Turismo Intelligente 2025

 

La Città di Torino si aggiudica un nuovo e prestigioso riconoscimento internazionale, quello di “European Capital of Smart Tourism” per il 2025, un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea.

“Un altro grande risultato per Torino – commenta il Sindaco Stefano Lo Russo -. Un riconoscimento che premia gli sforzi messi in campo per potenziare l’attrattività turistica della città e la sua notorietà a livello internazionale e di cui siamo davvero molto contenti”.

“In un anno come questo che nella nostra città vede numeri in crescita esponenziale rispetto al turismo – aggiunge l’assessore ai Grandi Eventi e Turismo Domenico Carretta – questo riconoscimento ci riempie ulteriormente d’orgoglio e conferma che il percorso tracciato va nella giusta direzione”.

Dopo il recente titolo di “Capitale europea dell’innovazione”, la città viene così nuovamente premiata a livello europeo, anche per la sua capacità di eccellere nel turismo intelligente, promuovendo soluzioni sostenibili e innovative.

Il riconoscimento viene infatti assegnato ogni anno alla città in Europa che più si distingue come destinazione turistica d’eccellenza a partire da quattro differenti criteri: sostenibilità, accessibilità, digitalizzazione del patrimonio culturale e creatività.

Torino ha prevalso in finale su altre sette città, selezionate dalla Commissione europea tra una rosa di 21 candidate provenienti da 10 paesi. Insieme al capoluogo piemontese, in gara per il titolo c’erano anche Genova, Bruxelles, Konya, Lahti, Lviv e Porto. L’iniziativa ha assegnato anche il premio “European Green Pioneer of Smart Tourism” alla città di Benidorm (Spagna).

A Torino viene riconosciuta la capacità di coniugare tradizione e innovazione, valorizzando il patrimonio storico e culturale così come quello naturalistico attraverso nuove tecnologie digitali e progetti creativi. Grazie a questo riconoscimento, la città riceverà un ampio supporto per incrementare la sua visibilità internazionale attraverso campagne di comunicazione e di promozione su scala europea. Nel corso del prossimo anno avrà la possibilità di instaurare collaborazioni con altre città europee, rappresentando un esempio di buone pratiche nel turismo sostenibile e intelligente.

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