PENSIERI SPARSI di Didia Bargnani














Domenica 26 ottobre è stato di nuovo ospite alla Casa della Madia, Riccardo Larini esperto nel campo dell’intelligenza artificiale applicata all’istruzione. Tema della giornata è stato l’utilizzo delle nuove tecnologie e, in particolare, dell’intelligenza artificiale sia in ambito quotidiano che educativo.
Il titolo dell’evento “Luci ed Ombre dell’innovazione tecnologica” fa riferimento proprio agli aspetti positivi e negativi che possono derivare dall’utilizzo di questi
strumenti che, se usati nella maniera opportuna, possono anche migliorare le nostre vite.
Di fronte e un pubblico particolarmente interessato e preparato, Larini ha mostrato come l’innovazione tecnologica rappresenta sicuramente uno degli aspetti più trasformativi della società contemporanea ma, allo stesso tempo, non possiamo considerarla completamente neutrale: ogni nuovo strumento tecnologico influenza le nostre vite in base all’utilizzo che ne facciamo, basti pensare ad Internet che ha reso possibile connettere le persone in tutto il mondo e diffondere le informazioni con una velocità senza precedenti ma, allo stesso tempo, ha aperto la strada a fenomeni di disinformazione e di polarizzazione.
Larini ha portato la riflessione sul concetto di “progresso ambiguo”, che vede il coesistere e l’intrecciarsi di benefici e rischi di questi strumenti, rendendo difficile valutare le conseguenze sociali, economiche ed etiche di ogni innovazione.
Tra i principali vantaggi dell’innovazione tecnologica, vi è sicuramente l’aumento dell’efficienza produttiva, un accesso più rapido alle informazioni e il miglioramento della qualità della vita: ad esempio, in ambito medico, l’uso dell’intelligenza artificiale consente di fare diagnosi più precise, mentre nel settore educativo le nuove tecnologie ci permettono di personalizzare l’apprendimento e supportare gli insegnanti nel lavoro di tutti i giorni.
Tuttavia, quelli che vediamo come dei benefici, non sono automatici ma dipendono dalle scelte consapevoli che fanno gli utenti e i decisori politici. Per questo, le nuove tecnologie sono come due facce della stessa medaglia e dipende dall’uomo la scelta di quale di queste mostrare.
Accanto ai vantaggi, emergono infatti numerose sfide e altrettanti rischi. Tra i problemi principali constatiamo la disuguaglianza digitale, che esclude da opportunità educative e lavorative coloro che non hanno la possibilità di accedere ad Internet e agli strumenti tecnologici.
Inoltre, l’automazione del lavoro e l’intelligenza artificiale comportano la possibile perdita di manodopera, rendendo necessarie delle politiche di riqualificazione professionale. Tra gli altri rischi possiamo elencare quelli riguardanti la nostra privacy, poiché la raccolta massiva di dati personali può portare a profilazioni e controlli sociali. Infine, l’uso eccessivo di dispositivi digitali può avere un impatto negativo anche sulle relazioni sociali, rendendo sempre più scarsa la qualità delle interazioni tra le persone.
Per questi motivi, Larini ha sottolineato come l’idea che la tecnologia possa risolvere da sola i problemi sia una mera illusione: infatti, diventa indispensabile assumere un approccio consapevole e responsabile da parte della collettività affinché questi strumenti possano concretamente aiutarci, anziché arrecare ulteriori problemi.
La tecnologia è realmente uno strumento molto potente ed efficace, ma il suo impatto dipende dal modo in cui la società sceglie di utilizzarlo. Innovare, infatti, significa assumersi delle responsabilità ed è fondamentale promuovere un dialogo continuo tra sviluppatori, legislatori e cittadini, affinché vengano valutate attentamente le implicazioni etiche e sociali di ogni nuova soluzione tecnologica. Solo in questo modo, l’innovazione può diventare un motore di progresso sostenibile per tutti, al servizio del bene comune e del miglioramento della nostra società.
Fr. Goffredo ha concluso la giornata ringraziando Riccardo Larini per la capacità di dare chiavi di lettura chiare ed essenziali che consentono di conoscere un fenomeno decisivo al quale accostarsi senza ideologie e ingenuità.
IRENE CANE
La presentazione del “Progetto” che “facilita la costruzione collettiva di nuove norme per la vita delle comunità”
Dal 29 ottobre al 2 novembre
Appartiene alla cosiddetta “generazione Zeta” di designer, Alessandra Pandolfi. Riminese, classe 2000, formazione a San Marino e poi alla “Design Academy Eindhoven” (Paesi Bassi del Sud e patria della Philips), Alessandra si colloca fra quei designer che non progettano oggetti “ma processi, metodologie e situazioni”. O meglio, di quei professionisti del design il cui percorso inizialmente muove sì dalla grafica, per approdare poi al “design come strumento politico e collettivo”. Ne è lampante prova il Progetto da lei presentato, con il titolo già ben chiaro di “Urgency Toolkit” (“Kit di strumenti per l’urgenza”) al “Circolo del Design” di Torino e che negli spazi delle antiche Scuderie del settecentesco “Palazzo Costa Carrù della Trinità” in via San Francesco da Paola, permarrà per tutta la “Torino Art Week”da mercoledì 29 ottobre a domenica 2 novembre. L’opera rappresenta anche l’ultimo capitolo dell’edizione 2025 di “Earthrise – Design for a Living Planet”, evento dedicato dal “Circolo del Design” alla relazione fra design e sostenibilità.
“Come possono – dicono gli organizzatori – gli abitanti di un condominio prendere decisioni insieme, tenendo in considerazione le opinioni di tutti? E se un gruppo di vicini di quartiere volesse risolvere un problema comune, come la gestione di uno spazio pubblico, partendo dal dialogo e non dal conflitto? Cosa succede quando una comunità decide di scrivere le proprie regole in autonomia, invece di aspettare che arrivino dall’alto?”.
Proprio da queste domande nasce “Urgency Toolkit”, il progetto della Pandolfi, esito del “programma di residenza” che ha portato la designer romagnola, con base a Eindhoven, a trascorrere due mesi a Torino. Progetto che ha preso forma in stretta collaborazione con la“Casa del Quartiere” di “San Salvario” (via Oddino Morgari, 14), spazio aperto multiculturale, laboratorio per la progettazione e la realizzazione di attività sociali e culturali che coinvolgono associazioni, cittadini, operatori artistici e culturali: contesto nel quale la designer ha calato la propria ricerca e ha condotto la sperimentazione verso la creazione del suo “Urgency Toolkit”, teso ad esplorare la possibilità di invertire la direzione “top-down” tipica delle leggi e dei decreti, proponendo “un processo partecipato in cui le comunità diventano protagoniste dell’elaborazione di ‘decreti di comunità’ fondati su urgenze reali, emerse dal basso”. Pensato come “modello replicabile” e “adattabile a diversi contesti”, il “toolkit” viene attivato attraverso l’interazione tra persone, trasformando i momenti di ascolto diffuso in esperienze collettive e azioni condivise, utilizzando materiali “leggeri e accessibili”, con l’obiettivo di unire “sostenibilità ambientale” e “trasformazione civica”. Il programma di residenza articolato in due mesi in cui il “Circolo del Design” ha coinvolto Alessandra Pandolfi, l’ha portata a fare la conoscenza di diverse realtà culturali del territorio come il “Museo Nazionale del Risorgimento Italiano” e il “Museo Diffuso della Resistenza”, incontrando pur anche “mentori” come Michael Kaethler, “design sociologist”, Irene Angenica, “curatrice indipendente” e “mediatrice culturale”, e Rebecca Moccia, “artista transdisciplinare”, che hanno contribuito con i loro stimoli ad arricchire e definire il progetto di Alessandra.
L’installazione, realizzata in collaborazione con il “designer” Pier Giuseppe Giorcelli, inaugura mercoledì 29 ottobre, alle 19, e resterà aperta al pubblico e visitabile gratuitamente dal 30 ottobre al 2 novembre, dalle ore 11 alle 19.
Sabato 1° novembre alle ore 11 si terrà una “colazione” aperta al pubblico in cui la Pandolfi racconterà lo sviluppo del progetto.
“Urgency Toolkit” è l’ultimo di 8 progetti parte di “Earthrise 25 – Design for a Living Planet”, iniziativa del “Circolo del Design” (maggior sostenitore la “Fondazione Compagnia di San Paolo”) a cura di Vera Sacchetti e visitabile fino al 5 dicembre, che indaga il legame profondo (spesso invisibile) tra designe democrazia, al fine di rendere i nostri “sistemi di governance” più inclusivi, accessibili e condivisi.
“Per il secondo anno consecutivo – dichiara Sara Fortunati, direttrice del ‘Circolo del Design’ – attiviamo una residenza attraverso una ‘call’ internazionale, che ha registrato un’ampia partecipazione. Con questa iniziativa, il ‘Circolo’ conferma il proprio impegno nel sostenere i giovani talenti del design e nel promuovere e valorizzare percorsi di ricerca innovativi”.
G.m.
Per info: “Circolo del Design”, via San Francesco da Paola 17, Torino; tel. 331/4321195 o www.circolodeldesign.it
Nelle foto: Alessandra Pandolfi e alcune “fasi” del Progetto “Urgency Toolkit”
Unica realtà italiana non istituzionale invitata a Vienna al meeting del “FRA”, Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali dell’uomo
Nata nel 2019, su iniziativa di Antonella e Manuela Lavazza, per affiancare (con un approccio centrato sull’idea di “empowerment”) persone con disabilità nel passaggio all’età adulta e nel costruire il proprio futuro su basi di uguaglianza e pari opportunità- attraverso attività educative, sportive ed inserimenti lavorativi – la torinese “Fondazione Time2” ha partecipato, nei giorni scorsi a Vienna con il suo Segretario Generale Samuele Pigoni, alla riunione di consultazione sulla “violenza” contro le persone con disabilità indetta dal “FRA”, l’“Agenzia” dell’UE istituita nel 2007 proprio per la salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo.
“Fondazione Time2” (che vanta oggi due sedi, in montagna e in città, “Casa Mistral” a Oulx, in piazza Mistral 7, e “Open – Spazio aperto” in corso Stati Uniti 62/b a Torino) è stata l’unica “realtà italiana non istituzionale” invitata a prendere parte ai lavori del meeting, che ha riunito 30 esperti provenienti da 25 Paesi europei in occasione della presentazione del nuovo “FRA Report” dedicato alla violenza contro le persone con disabilità nelle istituzioni.
“Durante il confronto – sottolinea una nota stampa – sono state delineate raccomandazioni politiche e azioni concrete di prevenzione, protezione e risposta alla violenza, sottolineando l’importanza di rafforzare la partecipazione diretta delle persone con disabilità nei processi decisionali che le riguardano”.
Da parte sua, così ha dichiarato Pigoni: “E’ stato un onore portare la voce e l’esperienza di ‘Fondazione Time2’ in un contesto europeo di così alto profilo. Il lavoro di ‘self advocacy’, grazie al quale le persone con disabilità rappresentano se stesse e partecipano attivamente alla vita pubblica, è stato riconosciuto come uno strumento fondamentale per prevenire ogni forma di abuso o segregazione. È in questa direzione che anche noi operiamo ogni giorno, promuovendo l’autodeterminazione come diritto, come leva di libertà e di autoprotezione”.
Pigoni ha inoltre evidenziato come l’Italia, presente al tavolo anche con il “Ministero per le Disabilità”, “stia facendo passi avanti significativi grazie alla recente legge di riforma che pone al centro il progetto di vita personalizzato e partecipato e istituisce la figura del ‘Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità’, un passo in linea con le raccomandazioni del ‘FRA’ e con l’obiettivo di un’Europa più giusta e inclusiva”.
E ha concluso: “Con la partecipazione al ‘Consultation Meeting’, ‘Fondazione Time2’ conferma il proprio impegno nel promuovere diritti e partecipazione, contribuendo al dibattito europeo per la tutela dell’autodeterminazione delle persone con disabilità”.
g.m.
Nelle foto: Fondazione Time2 – Casa Mistral, Samuele Pigoni
La costellazione del capitale umano e del design
Evento emozionante al Planetario di Torino per Urmet, che presenta con orgoglio non solo la nuova serie civile Lybra di Simon Urmet, ma anche il lavoro delle risorse di quattro nazioni europee (Italia, Spagna, Francia e Polonia) che hanno realizzato il progetto
La serie civile Lybra di Simon Urmet splende nel firmamento del Planetario di Torino dopo essere partita, il 7 ottobre scorso da Szczyrk in Polonia, con il pre-lancio: la prima tappa del tour di presentazione infatti, tenutasi lunedì 20 ottobre scorso, ha rappresentato un evento davvero unico, dal forte approccio human centric. Nella splendida cornice stellare del Planetario torinese, sono protagonisti i volti di chi, in Urmet, ha contribuito a realizzare questo progetto, cristallizzati negli scatti di un fotografo di fama internazionale come Carlo Mari.

Un progetto ambizioso che ha preso forma nel firmamento del design, dell’innovazione, della produzione e della commercializzazione, coinvolgendo le risorse umane del Gruppo Urmet di Spagna (Simon), Polonia (Kontakt Simon), Francia (Urmet France) e Italia (Urmet spa) rilanciando così, al di sopra di tutto, il valore delle persone coinvolte.
«Un percorso accattivante ha coinvolto in maniera trasversale tutta l’organizzazione aziendale – rimarca Giuseppe Sanfratello, Ad Simon Urmet -, coerentemente con la nostra identità più profonda. Tutti hanno dato il loro contributo decisivo, dai manager ai tecnici, dai responsabili di funzione agli operai: la costellazione Lybra simboleggia infatti l’impegno collettivo della nostra community, che crede fermamente nel capitale umano della nostra azienda».
Il claim dell’evento, “People design it”, ha preso forma anche attraverso le immagini del fotografo ritrattista Carlo Mari, che ha raccontato i volti e le storie delle persone Urmet nelle diverse sedi europee, restituendo un ritratto corale dell’azienda con ben 120 scatti. Le sue fotografie sono state presentate al pubblico durante la serata, trasformandosi in una vera e propria mostra, composta da 24 immagini, all’interno dell’evento stesso.
«Per noi è davvero fondamentale mettere le persone al centro – sottolinea Stefania Merci, Human Resources & internal Communication Director di Urmet Group -, grazie ad una vision aziendale strategica e condivisa, condizione necessaria per un successo a lungo termine del Gruppo Urmet».
Il tour di lancio di Lybra continuerà il 28 e 29 ottobre prossimi a Napoli, con due eventi a sostegno della prima fase presentazione; nel 2026 il percorso si consoliderà con ulteriori eventi internazionali, sempre con il linguaggio innovativo adottato da Urmet e dalle sue consociate.
«E‘ necessario comunicare in modo nuovo con clienti e distributori – afferma Giulio Smarrazzo, Country Sales Manager Italia di Urmet Spa -, e questo evento rappresenta pienamente questa evoluzione. Noi vogliamo crescere con loro grazie ad una Sales Force 5.0 sempre più preparata, attenta e motivata per essere veri partner strategici per chi si rivolge a noi, con soluzioni su misura e velocità nelle risposte».
Un’inserzione apparentemente banale, una frase che sembrerebbe una giusta precauzione dimostrano purtroppo una realtà in continua espansione: modelle richieste non per posare davanti ad un obiettivo ma per trasformarsi in escort occasionali, stravolgendo i ruoli dell’arte e dele prestazioni sessuali senza, sovente, rispettare chi ha pubblicato l’annuncio.
Lungi da me essere moralista o benpensante, credo che questi atteggiamenti denotino semplicemente una totale mancanza di rispetto nei confronti delle inserzioniste che, spesso, sono studentesse o casalinghe che, amando esibirsi davanti ad un obiettivo, uniscono quel piacere alla possibilità di introitare guadagni, anche se minimi.
Il fatto che quei sedicenti fotografi chiedano alle inserzioniste prestazioni sessuali, spesso di natura BDSM (corde, fruste, urolagnìa), denotano solo mancanza di rispetto, stante che tali prestazioni, legittime se ottenute con il consenso della controparte, dovrebbero essere richieste su appositi siti di incontri, di BDSM, di escort.
Almeno due mie collaboratrici, iscritte ad un sito di modelle, hanno ricevuto richieste di prestazioni sessuali da svolgere tra uno scatto e l‘altro (e anche senza scatti) ovviamente a prezzo da concordare. Una risponde semplicemente che la cosa non le interessa, mentre l’altra dopo aver ricevuto, in dieci giorni, 49 messaggi di cui 3 per fare la modella e 46 per prestazioni sessuali si è cancellata da quel sito.
Appare subito evidente come, nonostante l’apertura mentaleipotizzata da social e cronache, in realtà vi sia ancora molto maschilismo mascherato da parità di diritti, dove gli uomini pensano ancora di poter acquistare da una donna 1 ora (quando resistono) di sesso mentre fosse la donna a farlo da un uomo sarebbe subito scandalo.
Ovviamente non ne faccio una questione morale, religiosa o etica, quanto piuttosto di rispetto verso le persone in generale e in considerazione che l’aumento nella diffusione delle Malattie a Trasmissione Sessuale (MTS) non spaventa assolutamente.
Il professor Aiuti, nel lontano 1991, baciò in bocca Rosaria Iardino, sieropositiva, per dimostrare che l’HIV non si trasmette attraverso la saliva. Sappiamo, però, che soprattutto negli ultimi anni l’HIV è soltanto uno dei possibili rischi dovuti alla trasmissione per via sessuale: papillomavirus, candida, herpes, epatiti, clamidia, blenorragia e altre. La sifilide, in particolare, sta tornando ai livelli di decenni or sono grazie alla resistenza agli antibiotici sviluppata dal treponema pallidum e dal calo dell’attenzione praticata nei rapporti sessuali da giovani e meno giovani. Un medico di base già cinque anni fa raccontava che era in aumento il numero di suoi pazienti che, già a 18-20 anni, risultavano sieropositivi.
In questo caso parliamo di servizi fotografici, ma potevano essere pulizie a domicilio, servizio come badante, ripetizioni scolastiche: perché considerare quella persona alla stregua di una merce, obbligata ad accettare le nostre avances?
Perché, pagare per pagare, non ci rivolgiamo ad una professionista del sesso? Non la metteremo in imbarazzo dovendo rifiutare, sarà una prestazione professionale al pari di altre (do ut des), non rischieremo patologie perché, se è una professionista seria, accetterà soltanto rapporti protetti (se no scellerati noi a non pretenderli).
Come in ogni aspetto della vita quotidiana, specie in Paesi come il nostro, bacchettone, buonista, falso perbenista e ipocrita, vediamo sempre la giustificazione anziché la condanna, l’escamotage prima (o, forse, al posto) della soluzione.
Con i tribunali sottoorganico ed i magistrati che non sanno più da che parte girarsi non c’è da stupirsi che simili istigazioni (offrire soldi per ottenere una prestazione sessuale è istigazione alla prostituzione) non vengano neppure denunciate.
Dalla parte delle donne ed all’approssimarsi del 25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne, propongo un cambio: sequalcuno offrisse soldi a vostra madre o vostra sorella in cambio di prestazioni sessuali? Come dite? La mamma non si tocca? Probabilmente non siete bravi come fotografi, sicuramente non valete niente come uomini.
Sergio Motta
L’Associazione Amici dell’Educatorio della Provvidenza ha ottenuto nel 2023 il contributo della Regione Piemonte per iniziative regionali in materia socio-assistenziale, con un progetto dal titolo “La cultura che cura-costruire una casa della cultura inclusiva”. Il progetto, nella sua completezza, tra obiettivi generali e specifici, azioni sul territorio e sperimentazioni tecniche avanzate, nel 2025 è diventato un marchio registrato, un brand da condividere per collaborare con le istituzioni pubbliche e private e enti del Terzo Settore. Si tratta di un’azione concreta, della strategia congiunta tra associazione e Fondazione Amici dell’Educatorio della Provvidenza, che considera la cultura un elemento cruciale per costruire una società più equa e inclusiva nel formare i cittadini al rispetto, alla tolleranza e alla partecipazione attiva. Gli obiettivi raggiunti dal progetto hanno fatto propri i principi dell’Agenda 2030 dell’ONU per realizzare in modo circolare e condiviso alcuni dei 17 obiettivi e dei 169 sottobiettivi di sviluppo sostenibile: assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età; fornire un’educazione di qualità equa e inclusiva; raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipazione di tutte le donne e le ragazze; ridurre le disuguaglianze. Un’importante offerta culturale è stata ottenuta dalla Fondazione Università Collegio Einaudi, che ha messo in risalto il ruolo di benefattori che, con lasciti e donazioni, favoriscono l’accesso allo studio e alla cultura. Ciò ha permesso l’approfondimento sulle “donne exempla”, come esempi di sostegno per un riscatto sociale e fisico rivolto ad altre donne. Tra gli obiettivi raggiunti vi è “La Casa della Cultura Inclusiva”, realizzata sul territorio della Regione Piemonte, e diventata uno strumento strategico per coinvolgere persone con fragilità spirituali, materiali e sociali. Si è configurata come un luogo virtuale dove il cittadino, indipendentemente dalle proprie fragilità, si è sentito accolto e valorizzato nella piena consapevolezza di sé. Il progetto ha attivato una serie di luoghi fisici sul territorio regionale in cui far confluire, in collaborazione con Enti e associazioni culturali, idee sinergiche, condivise e condivisibili per realizzare percorsi d’avvicinamento ai luoghi della cultura per persone che difficilmente li frequentano. Per creare benessere e inclusione, ci si è rivolti a studenti, giovani, famiglie con bambini, anziani, famiglie fragili con difficoltà economiche, sociali e fisiche.
È stata creata una piattaforma geolocalizzata, dotata di intelligenza artificiale (www.culturachecura.it), che ha mappato e messo a sistema le opportunità culturali disponibili sul territorio della Regione Piemonte. La cultura è diventata così accessibile a tante categorie, soprattutto a quelle fragili, diventando supporto medico e di benessere. La piattaforma, con il patrocinio della Commissione Regionale delle Pari Opportunità ha messo a sistema molti luoghi che producono cultura con oltre 100 stakeholder: teatri ( Teatro Stabile di Torino, Teatro Erba, Torino Spettacoli, Fondazione Cirko Vertigo, Casa Teatro Ragazzi), musei (Fondazione Torino Musei, Fondazione Abbonamento Museo Per Torino e Regione, Museo Egizio, MAO, Choco-Story Torino, Museo del Cioccolato e del Gianduja, Museo Nazionale della Montagna), cinema (Aiace, Cineteatro Baretti, Associazione Museo Nazionale del Cinema), poli culturali e paesaggistici raggiungibili con camminate nel verde (Pro Natura, associazioni ambientali, Aree archeologiche del Piemonte).
Si è utilizzata la logica del “biglietto sospeso”, mutuata dal “caffè sospeso”, che ha radici antiche di inclusività sociale, per mettere in rete tutti quei luoghi di cultura che si sono aperti alla cittadinanza fragile. Il biglietto sospeso ha permesso una circolarità virtuosa di denaro tra chi ha donato il biglietto sospeso e chi lo ha ricevuto, per migliorare la fruizione della cultura a favore del benessere psico-fisico della persona e della sua inclusione nella società. L’incontro tra luoghi di cultura e le categorie di fragilità è avvenuta sulla piattaforma, attraverso l’attivazione da parte dei mediatori culturali, scelti tra le associazioni socio-sanitarie del Terzo Settore, le ASL e Servizi Sociali.
Il “Dona ora” è stato uno strumento attivo sulla piattaforma che ha permesso, con una piccola donazione, di far circolare la cultura come motore di inclusione e condivisione, seguendo le direttive europee e lo slogan “La cultura è fonte di benessere e salute per tutti”. Alcune azioni concrete hanno permesso di comunicare ai beneficiari, alle categorie di fragilità e ai cittadini lo spirito del progetto, soprattutto il gioco di ruolo analogico “donne exempla”, con il relativo e omonimo premio annuale di solidarietà. Il gioco di ruolo ha permesso di far conoscere il tema delle resilienza delle donne italiane e straniere nei confronti della cultura e del diritto all’istruzione, per aver sfidato i pregiudizi di genere, spesso rischiando in prima persona la propria libertà e incolumità fisica. Lo storytelling è lo strumento tipico dei giochi di ruolo, dove il racconto collettivo permette l’immedesimazione e la comprensione degli argomenti trattati e una riflessione sulla condizione femminile nel mondo. Il gioco ha dome obiettivo quello di gettare un fascio di luce sulle storie personali di queste donne e far conoscere il potenziale trasformativo del gioco come strumento psicologico e relazionale nei confronti dei genitori.
Il premio annuale “Donne exempla” è stato dedicato a quelle donne italiane e straniere che combattono per il diritto all’istruzione e alla cultura, fino a diventare esempi da far conoscere, perché la loro figura possa promuovere una cittadinanza attiva e responsabile, e dare voce a chi non ce l’ha. Il premio si realizza in collaborazione con Enti del Terzo Settore. Si sta avviando inoltre un progetto con le aziende sanitarie ed Enti del Terzo Settore dal titolo “La cultura che cura-nuovi percorsi d’inclusione socio-sanitaria”. La cultura è un diritto, l’istruzione una chiave, la legalità il terreno su cui costruire il futuro. Investire nella cultura significa investire in educazione e formazione, elementi chiave per prevenire fenomeni di violenza e criminalità, in cui l’emarginazione diventa cassa di risonanza per l’illegalità.
La conferenza di restituzione alla cittadinanza dei risultati ottenuti dal progetto “La cultura che cura”, si terrà nella sala Viglione del Consiglio Regionale del Piemonte il 30 ottobre prossimo, dalle 16.30 alle 19.30, in via Vittorio Alfieri 15, a Torino.
Mara Martellotta
Lunedì 27 ottobre, alle ore 18, presso il Centro Flora Manfrinati di Strada Revigliasco 69, a Testona, Moncalieri, si terrà “Tra me e te”, ciclo di incontri gratuiti rivolto ai genitori che desiderino migliorare la relazione con i propri figli e riscoprire un dialogo autentico. Il progetto è promosso dal Centro Flora Manfrinati di Testona, in collaborazione con Spazio Uchi, guidato da Antonella Beggiato e Daniela Perena, coach specializzate in percorsi per famiglie e adolescenti.
Ogni incontro sarà un laboratorio esperienziale, costituito non di sola teoria, ma anche di esercizi pratici, ascolto attivo e confronto reale tra genitori, per trasformare la comunicazione in una forma di cura. Si parlerà di ascolto, regole, emozioni, social media e uso consapevole della tecnologia, per costruire relazioni basate su rispetto, fiducia, presenza.
Un’iniziativa che invita a rallentare, ascoltare e riscoprire che la distanza tra genitori e figli si colma con un passo, una parola un gesto alla volta.
Oggi i genitori si trovano ad accompagnare figli immersi in mondi digitali, tra chat, social network e nuove forme di linguaggio. Eppure, al centro di tutto, resta un bisogno senza tempo, quello di relazioni autentiche, basate su ascolto, fiducia e presenza.
Gli incontri di “Tra te e me” affronteranno j principali temi della crescita e della relazione genitori-figli: la comunicazione, come ascoltarsi davvero e trasformare i conflitti in occasioni di incontro; l’uso della tecnologia, vale a dire imparare a guidare e non a controllare, accompagnando verso un uso consapevole; social media, comprendere il loro linguaggio e aiutare i ragazzi a costruire identità e relazioni autentiche; regole, rispetto e rabbia, riscoprendo il valore dei limiti, la gestione delle emozioni e il ruolo educativo del rispetto.
Ogni appuntamento sarà uno spazio autentico di confronto e crescita, pensato per offrire ai genitori non solo riflessione, ma anche esperienza e pratica concreta.
Attraverso il dialogo, la comunicazione, la condivisione e strumenti operativi, i genitori potranno sperimentare nuove modalità di relazione, riconoscere i propri schemi comunicativi e apprendere strategie utili da apportare subito nella vita quotidiana. L’obiettivo è quello di trasformare la teoria in azione, costruendo passo dopo passo un modo più consapevole, sereno e autentico di stare in relazione con i propri figli.
Perché la distanza tra un genitore e un figlio si colma ala volta con un passo, una parola, un gesto
Centro Flora Manfrinati, strada Revigliasco 69, Testona, Moncalieri
27 ottobre ore 18
Info e iscrizioni coaching@spaziouchi.com
Mara Martellotta
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Ospite d’eccezione il “Premio Nobel” Shirin Ebadi e in programma anche un “murale” per Giulia Cecchettin
Dal 22 al 26 ottobre e 5/13/23 novembre
Magistrato e pacifista iraniana, nata ad Hamadan il 21 giugno 1947, è stata la prima donna musulmana a ricevere, il 10 dicembre 2003, il “Premio Nobel per la Pace”, “per i suoi sforzi significativi e pionieristici per la democrazia e i diritti umani, in particolare per i diritti delle donne, dei bambini e dei rifugiati”. Costretta a lasciare il proprio incarico dopo la rivoluzione degli “ayatollah”, dal 2009 vive in esilio a Londra. Suo il romanzo autobiografico “Finché non saremo liberi” edito in Italia da “Bompiani” nel 2016, sarà Shirin Ebadi l’ospite di punta, nella serata conclusiva degli eventi di ottobre (domenica 26) al “Politecnico” di Torino, della III edizione di “Women and the City”, il Festival dedicato alla “parità di genere”, promosso e ideato dall’Associazione “Torino Città per le Donne – TOxD” (presidente Antonella Parigi) e che quest’anno raddoppia l’appuntamento, diventando “diffuso” e preparandosi per un’edizione speciale ospitata a Bari nel 2026.
Non solo. Dopo il successo delle prime due edizioni, “Women and the City” torna, con il titolo “Dove c’è parità c’è futuro”, anche in una nuova veste: 8 giorni di Festival (5 a ottobre, cui si aggiungono 3 giornate a novembre) e un ricchissimo “Programma Off”, per un totale di 300 ospiti, italiani e internazionali, e oltre 100 eventi, sparsi tra Torino e con tappe in 7 Comuni del territorio: a Collegno, Druento, Nichelino, Torre Pellice e Val Della Torre dove gli eventi sono organizzati in collaborazione e con il sostegno degli “Enti Comunali”; a Settimo in partnership con il “Festival dell’Innovazione e della Scienza” e a Pianezza con l’Associazione “Insieme”.
Obiettivo immutato, ricordano Antonella Parigi (ex assessora regionale alla “Cultura e al Turismo”, nonché fondatrice del “Circolo dei Lettori” e cofondatrice della “Scuola Holden”) insieme ad Elisa Forte, direttrice del Festival: “L’obiettivo resta quello che ci guida fin dalla nascita di ‘TOxD’ nel 2020 e che ad oggi conta 250 iscritte e iscritti: costruire connessioni, accogliere istituzioni, persone e realtà impegnate sul tema della parità di genere e farne un motore di cambiamento culturale per il Paese. ‘Women and the City’ vuole essere uno spazio condiviso, in cui ci si possa riconoscere e dialogare attorno al valore e alla necessità dell’equità”.
Oltre 300, si è detto, le e gli ospiti partecipanti all’evento, realizzato anche grazie al contributo particolare della “Fondazione Compagnia San Paolo” a fianco di Enti e Istituzioni del territorio; ospiti in arrivo dal mondo della Cultura, della Giustizia, dell’Impresa e della Ricerca, dall’Italia e dall’estero. Fra i nomi più rilevanti, oltre a Shirin Ebadi (di cui già abbiamo detto), quelli di Emma Holten (scrittrice, attivista e consulente di politiche di genere), del magistrato Pietro Grasso (già Presidente del Senato) e della regista e attrice romana Yvonne Sciò, nonché della “Squadra Femminile di Calcio Iran di Torino”, con l’allenatore Kasra Chalabi e la capitana Atieh Mazi. Al centro di ogni incontro, i temi più vari legati al “sociale”, alla “democrazia”, allo “spazio pubblico”, al “protagonismo femminile” e all’“educazione scolastica e famigliare”, fondamentale per il contrasto ad ogni forma di violenza. Principali location, sotto la Mole, resteranno i “luoghi storici”della città, dal “Circolo dei Lettori” al “Campus Luigi Einaudi”, dal “Politecnico” a “Piazza Castello”. Ad anticipare i giorni canonici del Festival, un altro importante evento.
Dopo la sentita partecipazione di Gino Cecchettin all’edizione 2024, la manifestazione dedicherà, infatti, alla memoria di Giulia un particolare ricordo.
Realizzato con il contributo dell’Assessorato all’“Istruzione” del Comune di Torino, lunedì 20 ottobre, sarà infatti inaugurato il murale “Questo non è amore”, alla presenza del sindaco Stefano Lorusso, dell’assessora Carlotta Salerno e della signora Donatella Barale che ha messo a disposizione la parete che accoglierà l’opera realizzata da studentesse e studenti del “Primo Liceo Artistico” e dall’Associazione “Avvalorando”. A Giulia Cecchettin e a tutte le vittime di femminicidio sarà dedicato un “video racconto” e un “flash mob collettivo”: un gesto corale di memoria e ribellione per rompere il silenzio che avvolge la violenza di genere e che accompagnerà la petizione “Conoscere per rispettare. L’educazione che manca”, presentata da Anna Mastromarino, docente di “Diritto Pubblico Comparato” all’“Università di Torino”. Con un “bugiardino”, proprio come quello farmaceutico, si denunceranno gli effetti collaterali dell’“amore malato”: un “foglietto illustrativo” già in distribuzione in 700 farmacie di Torino e provincia, grazie alla proficua collaborazione con l’“Ordine dei Farmacisti della provincia di Torino” e di “Federfarma Torino”, “per un’iniziativa contro la violenza e contro i gesti che non sembrano ferite, ma lo sono”.
Il bugiardino è scaricabile anche su: www.womenandthecity.it/il-bugiardino
Tutti gli eventi sono ad accesso libero. Per info e programma dettagliato: www.womenandthecity.it
g.m.
Nelle foto: immagine guida “Women and the City”; Shirin Ebadi e Antonella Parigi