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Il giornalismo militante

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo 


Il giornalismo militante è sempre esistito. O meglio, il giornalismo politico militante è sempre
esistito nel nostro paese. Anche perchè, tema molto antico ma sempre attuale, non esiste un
giornalismo asettico e senza opinioni. Ma, al di là di questa considerazione sufficientemente
scontata, quando il giornalismo – soprattutto quello televisivo – assume i tratti strutturali e
consolidati della militanza politica si sconfina inesorabilmente nel settarismo e nella faziosità che
non giovano neanche alla qualità e alla autorevolezza del giornalismo stesso. Come ovvio, non si
sfiora neanche il tema della imparzialità e della oggettività della notizia perchè, nel caso specifico,
il “pregiudizio” precede e annulla qualsiasi altra riflessione. Se nella carta stampata, di norma e
salvo rarissime eccezioni, si risponde unicamente agli interessi e ai voleri dell’editore, cioè del
“padrone” della testata, è nell’attuale giornalismo televisivo che questa faziosità settaria emerge in
modo persin troppo sfacciato. Un esempio tra i molti? Semplicemente basta sfogliare la
margherita. Vuoi ascoltare l’attacco frontale quotidiano e senza scrupoli al centro destra e
soprattutto alla premier Meloni? È sufficiente sintonizzarsi sulla trasmissione della Gruber e il
piatto è servito. Ti vuoi divertire con gli approfondimenti a senso unico indirizzati contro tutto ciò
che non profuma di sinistra o di populismo grillino? Ti ascolti i programmi di Floris e di Formigli. E
gli esempi potrebbero proseguire sulle reti Mediaset dove alcune trasmissioni sono persin
imbarazzanti perchè semplici bollettini di propaganda.

Dopodichè esiste un giornalismo di qualità e realmente imparziale, almeno nella conduzione dei
programmi di approfondimento e di dibattito. Un esempio fra tutti? La rubrica quotidiana di
Bianca Berlinguer e lo stesso suo programma di approfondimento serale come, per fare un altro
esempio, l’appuntamento quotidiano di Andrea Pancani o la stessa Tagadà condotta da Tiziana
Panella. Appunto, non centra l’emittente televisiva ma la modalità concreta che caratterizza la
conduzione e la guida della singola trasmissione di approfondimento politico e giornalistico.
Perchè, e lo ripeto, quando sai con largo anticipo che guardando quella trasmissione assisti ad un
attacco frontale ad una parte politica e ad una difesa sperticata della controparte, si creano anche
le condizioni per un pubblico di tifosi o da curva sud. Certo, la fidelizzazione di un pezzo di
opinione pubblica è un aspetto da non trascurare affatto ai fini della tenuta dello share da un lato
e, di conseguenza, degli incassi pubblicitari dall’altro di quella singola trasmissione. Ma il tutto,
purtroppo, avviene anche a detrimento della qualità dell’informazione. Perchè, e molto
semplicemente, si sostituisce l’appartenenza politica netta e definita a qualsiasi altra
considerazione e valutazione.

Ecco perchè, e nel pieno rispetto del giornalismo militante e politicamente schierato e netto come
ad esempio Report o altre trasmissioni, un sano e trasparente giornalismo di inchiesta e un buon
giornalismo di informazione, continuano ad essere fari decisivi che contribuiscono ad illuminare
ciò che capita nel paese e nel mondo e, dall’altro, a ridare qualità e credibilità alla stessa
democrazia italiana.

“Turismo accessibile” nel Pinerolese

Per dire “no” a qualsiasi forma di “barriera”, la prossima primavera porta due nuovi itinerari turistici pensati ad hoc 

Pinerolo (Torino)

Turismo per tutti. Parola d’ordine: ovviare a tutte le “barriere”, architettoniche e sensoriali, ma soprattutto culturali, per permettere anche alle persone “con disabilità” di avvicinarsi alle bellezze e ai piaceri di una qualsiasi visita turistica condotta insieme a persone normodotate. Il principio è sicuramente lodevole. E su questo ha ragionato il “Consorzio Turistico Pinerolese e Valli”, progettando in tema di accoglienza turistica, a partire dalla prossima primavera,  due nuovissimi itinerari nel segno dell’“accessibilità” (l’accesso al turismo è, peraltro, un diritto sacrosanto sancito dalla “Convenzione delle Nazioni Unite”) per permettere a tutti di scoprire un territorio vasto e ancora poco conosciuto, come il Pinerolese. Uno è “Val Germanasca. La valle che unisce”, dedicato alla montagna e all’outdoor.

 

L’altro è l’itinerario “Nobili dimore” che va alla scoperta di luoghi della cultura, come il “Castello di Miradolo”, il “Museo della Cavalleria” di Pinerolo e “Casa Lajolo”, dimora storica settecentesca sita in Piossasco, il cui giardino – il tradizionale “prà giardin”articolato su tre gradoni collegati da gradini di pietra – diventerà banco per un’interessante esperienza sensoriale da dedicare a chi non potrà gustarlo ed osservarlo in altro modo. I due itinerari hanno la caratteristica di essere accessibili a tutti, comprese le persone con disabilità motoria, sensoriale o cognitiva.

“Turismo accessibile – sottolinea la presidente del ‘Consorzio Turistico Pinerolese e Valli’, Rossana Turina – non vuol dire solo strutture prive di barriere architettoniche ma anche un territorio culturalmente aperto che consideri prioritaria la fruibilità da parte di tutti delle proprie risorse come elemento cardine della qualità dell’offerta turistica”.


La proposta “Val Germanasca. La valle che unisce” prevede, in primis, una passeggiata in natura immersi in una stupenda cornice sovrastata da montagne e cime mozzafiato. A condurla sarà una guida escursionistica qualificata. E, a disposizione ci sarà, inoltre, una “jolette”, la speciale “carrozzina mono-ruota” che permette di trasportare in sicurezza persone impossibilitate a camminare lungo i sentieri. La guida presenterà il territorio costruendo una visita “su misura” per tutti i partecipanti e che sarà  anche l’occasione per conoscere un po’ della storia locale valdese e della vita dei valligiani di un tempo su queste montagne. Questa prima proposta porterà anche a conoscere i cosiddetti  “Tumpi”, le piscine naturali delle valli pinerolesi che si formano lungo il corso di un torrente, ideali per una “pausa ristoro” nelle giornate estive e dove i più coraggiosi potranno anche provare il brivido di un’immersione. Il pacchetto permette anche di soggiornare a Prali o a Massello in “strutture alberghiere” attrezzate, con colazione a base di prodotti del territorio e invitante cena tipica. Completa l’itinerario la visita nella “Caserma Principe Amedeo” (poi intitolata al generale Dardano Fenulli) al “Museo Storico dell’Arma di Cavalleria”, risalente al 1961 – ma la datazione dei reperti conservati inizia dal 1845 – e luogo iconico per Pinerolo, città che ha dato i natali a questo speciale corpo dell’esercito.

Il secondo progetto “Nobili giardini” prevede, invece, per prima cosa, un’“esperienza sensoriale” nel giardino di “Casa Lajolo”. L’obiettivo di questa prima tappa è scoprire e vivere un giardino storico settecentesco “con altri occhi” e risvegliare i cinque sensi tra suoni, piante e alberi secolari da scoprire in punta di dita, profumi e sapori del giardino e dell’orto. “Un momento – si sottolinea – per riappropriarsi del piacere di un’esplorazione ricca, lenta e paziente”. L’itinerario prosegue con la visita del “Castello di Miradolo” a San Secondo di Pinerolo, del suo parco storico (con oltre 70 specie botaniche e più 130 esemplari di camelie tra le varietà più antiche e rare d’Italia) e di Pinerolo, con la visita alle 33 sale del “Museo Storico dell’Arma di Cavalleria”, in grado di far rivivere gli ultimi tre secoli della storia d’Italia.

“L’idea – conclude Rossana Turina – è quella di declinare la ‘sostenibilità’ in tutte le sue forme, dunque con un occhio attento anche all’ambiente, alle tradizioni e al territorio”.

Info: www.turismopinerolese.it.

g.m.

Nelle foto:

–       Jolette sul sentiero di Massello

–       Particolare del “Museo Storico dell’Arma di Cavalleria” a Pinerolo

–       Nel settecentesco Giardino di Casa Lajolo a Piossasco

Un po’ di sano egoismo

Chi di noi vorrebbe un amico (o amica) egoista? L’egoismo, solitamente, viene visto come un difetto non di poco conto, che porta le persone a concentrarsi esclusivamente su sé stesse escludendo gli altri (parenti, amici o colleghi non importa).

Evidente, quindi, come essere egoisti ci possa privare di una parte importante di affetti e di amicizie.

Ma quando è sbagliato non essere assolutamente egoisti, pensare sempre agli altri, ascoltare chiunque abbia un tiramento (parafrasando il grande Guccini)? Pensiamo ai vampiri energetici, che ci succhiano letteralmente l’energia assillandoci con i loro problemi, che in realtà non vogliono risolvere, e che hanno solo bisogno di scaricare le loro ansie, le loro paure o la loro solitudine.

Discorso analogo si può fare per i ladri di tempo, cioè quelle persone che decidono di disporre del nostro tempo come e quando sembra a loro, non curandosi delle nostre necessità, dei nostri bisogni e, soprattutto, senza pensare che non siamo gli interlocutori più titolati.

Come ho scritto nel libro Ventiquattro sfumature di vita, è stato dimostrato che il cervello subisce danni quando sia sottoposto a continue lamentele e che, al contrario, sia in grado di reingegnerizzarsi per riparare i danni subìti, per effetto di quella che viene chiamata neuroplasticità.

Danneggiare noi stessi per dare l’impressione ad altri di ascoltare i loro problemi e, forse, farcene carico non è certamente un comportamento positivo; danneggiamo i nostri neuroni, impediamo a noi stessi di costruire la nostra felicità e perdiamo tempo che potremmo utilizzare per cose molto più importanti.

Come dico spesso è solo questione di abitudine: quando impariamo a rifiutare richieste di soccorso che tali non sono, essendo solo coinvolgimenti in stati d’animo che non possiamo migliorare né curare, ci accorgeremo che non saremo né maleducati né menefreghisti ma eviteremo il coinvolgimento in problematiche che, non aiutando chi si rivolge a noi, mettono noi nella condizione di necessitare aiuto.

Non sto dicendo che se la vicina suona per chiedere aiuto, perché il papà ha avuto un infarto, non la si debba aiutare, anzi: salvare una vita è la cosa più nobile che si possa fare, e per la quale non dobbiamo aspettarci un ringraziamento. Anni fa ero a casa di amici, dopo cena: la vicina suonò alla porta chiedendo aiuto perché il padre aveva in atto un’ischemia cerebrale o qualcosa di analogo. La madre del mio amico andò ad aprire e rispose che non poteva fare nulla, di chiamare l’ambulanza. Ora io dico, se è venuta da te a suonare, forse ha bisogno di aiuto, che uno chiami l’ambulanza mentre lei sta vicino al padre per esempio. Indovinate chi andò dalla vicina? Bravi, non il figlio e neppure lei.

Nella cultura ebraica esiste un precetto che è il Tikkun Olam. Ogni persona, quando andrà via da questo mondo, dovrà lasciarlo un po’ migliore di come l’ha trovato. Questo avviene soprattutto non pensando soltanto a sé stessi ma anche ai bisogni altrui, di chi ci è vicino e di chi, anche a distanza, può avere bisogno di noi, con le modalità adatte.

Io sostengo che le energie di cui dispone ciascuno di noi siano limitate: qualcuno dispone di maggior energia, altri ne posseggono meno ma non possiamo acquistarla su internet o produrla appositamente. Va da sé che, se disperdiamo parte della nostra energia per soccorsi inutili, ne avremo meno per ciò che è realmente importante.

Inoltre, perché curiamo ogni minima affezione che ci occorra e quando possiamo non evitiamo chi realmente danneggia il nostro organismo e la nostra psiche?

Il buonismo che è innato in molti di noi, tipicamente italiano, ci fa sentire in colpa ogni qualvolta disattendiamo le attese di qualcuno, fosse anche un estraneo, perché pensiamo subito alle fiamme dell’inferno, al peccato commesso, quasi mai alla nostra salvezzaderivante proprio dal rifiuto.

Oltretutto, se quella persona periodicamente si rivolge a noi per un problema ogni volta diverso significa che il problema ce l’ha, ma non è quello che ci espone: a meno che sia nostro figlio non abbiamo alcuna colpa della sua incapacità di affrontare e, perché no, prevenire le disgrazie che gli capitano.

Ma, soprattutto, siamo sicuri che i problemi occorsi a quella persona siano della gravità dichiarata? Spesso palesare problemi è una richiesta di aiuto che l’individuo ci manda, non percependo neppure lui con chiarezza quale sia il vero problema, ma percependo che ha bisogno di “qualcuno”, un qualcuno più adatto, ai suoi occhi, degli altri. Perché non consigliargli uno psicoterapeuta che possa inquadrare la situazione ed agire di conseguenza? Perché intanto non suggerirgli una vista dal proprio medico di base per escludere reali patologie?

Sergio Motta

Al Cottolengo Hospice di Chieri «50 domande sulla fede che non hai mai osato fare»

Di Riccardo Maccioni. La presentazione martedì 20 febbraio 2024 alle 17 nella nuova biblioteca dell’Hospice

 

Martedì 20 febbraio 2024 alle ore 17 nella nuova Biblioteca del Cottolengo Hospice di Chieri (TO) – via Cesare Balbo 16 – si terrà la presentazione del libro «50 domande sulla fede che non hai mai osato fare», Effatà editrice, di Riccardo Maccioni, caporedattore del quotidiano Avvenire.

 

Dopo i saluti istituzionali di:

  • Alessandro Sicchiero, Sindaco di Chieri
  • Gian Paolo Zanetta, Direttore Generale del Cottolengo Hospice di Chieri e dell’Ospedale Cottolengo di Torino

 

interverranno:

  • L’autore Riccardo Maccioni
  • Padre Carmine Arice, Padre Generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza

 

Modera Antonella Giordano, Assessora alla Cultura della Città di Chieri.

 

 

Per informazioni: tel. +39 011.9472816.

 

 

Per sostenere il Cottolengo Hospice: https://dona.cottolengo.org/hospice/

 

Boom di visitatori per la “Casa dell’intelligenza artificiale” della fiera A&T

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Si è chiusa la 18a edizione della Fiera A&T Automation and Testing di Torino: sono stati 18 mila i visitatori nella tre giorni di manifestazione. A catalizzare l’attenzione la Casa dell’Intelligenza Artificiale, il più grande spazio dimostrativo mai organizzato all’interno di un contesto fieristico afferente alle tecnologie e ai saperi connessi grazie agli algoritmi intelligenti, che ha visto come protagonisti importanti player del mondo dell’industria e dei servizi di tecnologia avanzata tra i quali: Accenture, Aieng, AizoonTechnology & Consulting, AWS, Capgemini, Centro Ricerche Fiat, Fanuc, Honda, IndexLab, Michelin, Microsoft, MYW.AI, Reply, Siemens, SKF, Synesthesia, ThalesAlenia Space, TIM Entrerprise, VHIT.

Una novità che ha portato ogni giorno oltre 6 mila passaggi tra manager, tecnici e imprenditori, adimostrazione che l’IA ha fatto breccia non solo nella grande ma anche nella piccola impresa. Una consapevolezza che è emersa in modo evidente tra i corridoi dell’Oval Lingotto dove il pubblico è rimasto colpito non solo dalle 4.000 tecnologie esposte dalle 380 aziende presenti, ma si è iscritto e ha partecipato quindi in modo personale ai 60 eventi, tra workshop, tavole rotonde e seminari specialistici, organizzati nei tre giorni.

Un’affermazione quella di A&T 2024 riconducibile non solo al format, ormai consolidato e rinnovato proprio in occasione del 18esimo compleanno, ma giustificata grazie alla forte collaborazione territoriale tra stakeholder istituzionali e industriali che insieme hanno lanciato un messaggio forte al Governo: Torino e il Piemonte sono pronti per gestire il Centro Nazionale sull’Intelligenza Artificiale e ad essere l’Hub di riferimento europeo su Semiconduttori e Microchip.

“L’edizione che sta terminando è stata un successo non solo nei numeri dei visitatori, ma soprattutto nel rinnovato concetto di fiera, dove al centro c’è il territorio, ovvero tutti gli attori istituzionali e industriali che rappresentano il nostro PIL regionale. Un lavoro sinergico che ha portato per la prima volta a realizzare in un contesto fieristico nazionale il più grande spazio dimostrativo dedicato all’intelligenza artificiale nella manifattura, integrato con le ulteriori 4.000 tecnologie industriali esposte. Non solo, le tante tecnologie presentate dai 380 espositori hanno raccontano una storia industriale nuova, caratterizzata da un forte impulso tecnologico e dalla consapevolezza che la digitalizzazione nelle imprese è una scelta obbligata da compiere convintamente, è possibile e relativamente facile da attuare, ma solo dopo aver compreso ciò che davvero può fare la differenza all’interno del proprio contesto aziendale. Ora serve solo accelerare, lavorando compatti e cercando di accompagnare le imprese italiane verso un progressivo processo di trasformazione tecnologica, intelligente e sostenibile ha dichiarato il CEO di A&T, Luciano Malgaroli.

Il Bolero di Sarajevo nel giorno di San Valentino

ACCADDE OGGI

Quattordici febbraio 1984, giorno di San Valentino. Quarant’anni fa a Sarajevo si svolgevano le XIV Olimpiadi invernali, ultima grande occasione di festa e di pace prima che la città finisse sotto assedio nella prima parte della “decade malefica” dei conflitti balcanici nell’ultimo scorcio del Novecento, segnata dalla violenza e dalle atrocità della guerra. Attorno a Sarajevo le montagne innevate (il Trebevic, dalla vetta del quale si domina la città; l’Igman, severo e imponente; la Bjelašnica, immensa e bianca principessa delle nevi, e l’impettita Jahorina) ospitarono gran parte delle gare. Di fronte allo stadio Olimpico, nel quartiere di Koševosotto le volte del palaghiaccio Zetra, una coppia di pattinatori inglesi di Nottingham, Jayne Torvill e Christopher Dean, raccolsero un incredibile successo nella danza su ghiaccio in una gara contro i rappresentanti dell’allora Unione Sovietica, Natalja Bestemianova e Andreij Bukin. Una gara entrata nella storia del pattinaggio e che nessuno potrà mai dimenticare. La coppia dell’URSS presentò nella danza libera, ultima prova della disciplina, la Carmen di Bizet ma Torvill e Dean trionfarono sulle note del Bolero di Maurice Ravel con una interpretazione che fece venire i brividi agli spettatori. Fu qualcosa di straordinario, di irripetibile e i due pattinatori danzarono leggeri sul ghiaccio come creature appartenenti a un altro mondo. Il loro fu un programma perfetto che meritò l’oro olimpico e dodici sei, il massimo punteggio raggiungibile a quel tempo. Jayne Torvill e Christopher Dean entrarono a buon titolo nella leggenda delle olimpiadi e trent’anni dopo tornarono nel giorno della festa degli innamorati nello stadio Zetra ricostruito dopo la guerra, e pattinarono nuovamente accompagnati dal ritmo incalzante e sensuale del grande compositore francese. I fondi raccolti con l’esibizione vennero utilizzati per costruire una pista di pattinaggio permanente e il ricordo di quella giornata è rimasto impresso negli occhi di chi ama le evoluzioni artistiche sul ghiaccio e crede nello sport come mezzo di promozione di una cultura di pace e dialogo.

Marco Travaglini

Torino pronta ad accogliere il grande basket delle Frecciarossa Final Eight

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 Frecciarossa Final Eight di basket, in programma dal 14 al 18 febbraio alla Inalpi Arena.

Il grande basket torna a Torino dopo il grande successo dell’edizione 2023, con l’evento che assegna la Coppa Italia. Tra le tante novità di questa edizione, la Final Four femminile e ancora più iniziative collaterali – spettacolo, sport, musica e intrattenimento – con l’obiettivo di superare i record di affluenza dello scorso anno e far vivere ai torinesi e ai tanti appassionati che arriveranno in città cinque giorni intensi da vivere in un’esperienza unica.

L’evento è realizzato con il supporto della Città di Torino, della Regione Piemonte e della Camera di Commercio di Torino e il coinvolgimento della FIP Piemonte.

Il Sindaco Stefano Lo Russo ha commentato: “Siamo davvero molto contenti che la Frecciarossa Final Eight tornino a Torino, dove resteranno fino al 2025. Dopo lo straordinario successo delle Nitto ATP Finals di tennis, con le Final Eight di basket i torinesi vivranno nuovamente una settimana di grande sport e divertimento mentre i tanti tifosi e appassionati in arrivo per assistere alle partite avranno l’opportunità di conoscere da vicino l’ospitalità e le bellezze della nostra città”. Continua il Sindaco: “Torino si conferma sempre più palcoscenico di grandi competizioni nazionali e internazionali che sono anche una preziosa occasione per avvicinare i cittadini alla pratica sportiva. In questa cornice stiamo lavorando con la Lega Basket per realizzare nuovi campi da basket in città. Un’importante eredità che questo evento lascerà alla collettività anche oltre il suo svolgimento”.

Dopo avere battuto lo scorso anno ogni record di affluenza nella storia della Coppa Italia con oltre 36.000 spettatori nei 4 giorni di gare, l’edizione 2024 si preannuncia già da record: al 1° febbraio 2024 sono stati venduti oltre 36 mila biglietti per i cinque giorni di gara (+11% di biglietti venduti confrontando le due edizioni rispetto alle sole gare maschili). La finalissima di domenica 18 febbraio è già “sold out”, le semifinali di sabato 17 si stanno avviando verso il “tutto esaurito” mentre la serata di venerdì 16, riservata al basket femminile, è già a quota 4.500 biglietti venduti.

Cercasi imprenditori capaci

Questa volta parliamo di imprenditori incapaci, di maestranze ridotte all’esaurimento e all’inevitabile collasso in cui presto molte aziende verseranno.

Ho avuto modo di scrivere su questo tema e su queste colonne almeno due volte ma la situazione non solo non è migliorata, sebbene sembri impossibile, addirittura è peggiorata complici alcuni fattori che ora vedremo.

Quanti di noi si sono accorti di come il mercato del lavoro sia cambiato, ovviamente in peggio? Cominciamo dall’apertura sette giorni su sette degli ipermercati e delle attività commerciali: sicuramente vantaggiosa per chi debba fare la spesa o chi, senza preavviso, riceva 32 persone a cena e non sappia cosa propinare loro (quanti ne conoscete? 1-2 per città?) ma estremamente dannosa per i dipendenti che si trovano ad avere il giorno di riposo in settimana, quando il coniuge lavora, e a dover lavorare quando il marito è di riposo.  Qualche genio ha obiettato che anche le infermiere, i poliziotti, i militari ed altri lavorano anche nei festivi, dimenticando che questi ultimi hanno scelto quel lavoro sapendo come si svolge, mentre la dipendente di un ipermercato assunta quando nei festivi l’esercizio era chiuso si trova ora a dover reggere quei ritmi per non perdere il lavoro. Inoltre, è normale che infermiere, ecc. lavorino anche nei festivi perché una malattia non sa leggere il calendario, come pure un delinquente compie reati tutti i giorni dell’anno o un incendio si manifesta senza chiedere se il giorno vada bene; per la spesa, invece, basta organizzarsi.

La cosa che perplime è che quando siamo dalla parte dei dipendenti dell’iper allora diciamo peste e corna del nostro datore di lavoro perché ci sfrutta, perché lucra sulla nostra pelle o peggiomentre quando siamo clienti siamo contenti di poter andare a comprare anche soltanto la carta igienica a Pasqua.

Paesi ben più evoluti socialmente del nostro hanno ridotto l’orario settimanale di lavoro (35 ore in Germania) per permettere ai dipendenti maggior tempo libero e ritmi di lavoro meno stressanti.

Avete sentito parlare degli asili aziendali? Nelle intenzioni di chi li ha inventati servirebbero a conciliare le esigenze dei genitori con quelle degli imprenditori: le mamme portano con sé i figli fino al lavoro evitando ritardi (avendo una tappa in meno da effettuare) e gli imprenditori non subiscono tali ritardi.

Purtroppo, complice anche l’iperaffettività tipica delle mamme italiane, in Italia questo progetto non è decollato: da un lato perché le mamme sarebbero andate ogni 10 minuti a vedere i propri pargoli creando disagio sul lavoro e, dall’altro, gli imprenditori hanno ritenuto che le spese per la creazione di tali strutture e i costi per il personale (maestre e operatrici scolastiche) non fossero un buon investimento.

Mi viene da pensare che i nostri imprenditori siano parsimoniosimentre il resto del mondo abbia imprenditori che non sanno farei i conti, ma i fatti dimostrano ampiamente il contrario.

Un mio compagno di liceo, divenuto CEO di un’azienda, ha fatto installare una piscina nel cortile dell’azienda, a condizione che i dipendenti la usino solo dopo l’orario di lavoro; inoltre, ha fatto realizzare una sala relax e, durante i mondiali di calcio, ha dato il permesso ai dipendenti di guardare le partite in cui giocavano gli Azzurri, lasciando al buon senso dei dipendenti il recupero del tempo trascorso davanti al TV.

Non soltanto i dipendenti sono stati estremamente corretti, ma sotto la sua gestione l’assenteismo è diminuito perché i dipendenti si sentono rispettati, coinvolti e qualche linea di febbre non è più un ostacolo all’attività lavorativa.

Come ho avuto modo di scrivere mesi fa su queste pagine i veri imprenditori, cioè gli amministratori che si assumono il rischio di impresa, che non badano soltanto al ritorno economico ma anche e soprattutto all’immagine dell’azienda, alla soddisfazione dei clienti e delle maestranze sono sempre di meno e alcuni di questi vengono spesso portati ad esempio di come si possa, anche in tempo di crisi, realizzare utili interessanti condividendone una parte con i dipendenti.

Alcune università italiane hanno insegnato a distruggere il sistema Italia creando nuovi sistemi di gestione, cosicché i nuovi manager agiscono fantasticando anziché pensando, distruggendo anzichéedificando ciò che trovano al loro insediamento.

Potrei citare sulle dita delle due mani le imprese etiche, che realizzano fatturati da capogiro ed i cui manager sono consapevoli che il merito sia, in buona parte, dei dipendenti; le altre sono soggetti finanziari che sfruttano i dipendenti a vantaggio esclusivo della proprietà. Quando il giocattolino si rompe, pazienza: chiudiamo un’azienda di wc e ne apriamo una di piante di plastica, a seconda di quale sia la moda del momento; l’importante è guadagnare tutto quello che si può, in fretta, e se va male pace.

Alcune aziende hanno inserito rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione, molte elargiscono un premio di risultato legato al risultato economico, altre offrono benefit importanti quali asilo nido, alloggi, auto a noleggio a lungotermine e altri.

Perché non ci rivolgiamo a queste aziende (basta leggere sul web le recensioni periodiche) per i nostri acquisti o servizi, aiutando un’imprenditoria che ha rispetto delle persone ed ha per manager persone capaci e non avide? E se le aziende che non aiutiamo falliscono? Beh, acceleriamo solo i tempi.

Sergio Motta

“YouthLAB Che Succ?”. Giovani e “benessere mentale”

“YouthLAB Che Succ?”. Giovani e “benessere mentale”

Su questa tema di assoluta attualità lavorerà per i prossimi sei mesi l’“Osservatorio Giovanile” di “Club Silencio”

A partire da febbraio 2024

I fatti, le cronache parlano crudo e chiaro. I media ci raccontano, un giorno sì e l’altro pure, di comportamenti che, fino a qualche anno fa, mai ci saremmo aspettati. I nostri giovani, ragazze e ragazzi, molti minorenni, esprimono sempre più comportamenti sociali terribili: baby gang, rapine, violenze, atti di perseverante bullismo o cyberbullismo, per non arrivare alla feroce attuazione di comportamenti criminali e delittuosi ancora più importanti e disumani. Certo, l’attuale società non è che possa oggi offrire un granché di esempi tanto positivi da additarne l’emulazione. Famiglia, scuola, società, i social: sono loro i principali soggetti sul banco degli imputati. Occorrerebbe, forse (detto da un profano) un maggiore e più efficace gioco di squadra fra tutti loro. Mancando il quale, a subirne le conseguenze più negative è proprio il “benessere mentale” dei nostri ragazzi. Su questo tema, di coraggiosa e lodevole presa in carica, si incentra il tema del nuovo “YouthLAB Che Succ?”, l’“Osservatorio giovanile”  ideato e promosso dall’Associazione Culturale torinese (rivolta all’attenta valorizzazione dei giovani “under 35”) “Club Silencio”, partito nel mese in corso e che. per i prossimi sei mesi, raccoglierà le risposte di circa 10mila partecipanti per approfondire la percezione del concetto di “benessere mentale” degli “under 35”. Realizzato in collaborazione con “MinD – Mad in Design” (associazione nata a Torino nel 2014 ed operante nell’ambito della “fragilità mentale”), la ricerca, il cui titolo richiama l’abbreviazione usata da ragazze e ragazzi nelle chat, vuole raccogliere la voce dei più giovani che “desiderano esprimersi e giocare un ruolo fondamentale nella promozione del cambiamento e nella nostra società”. Le prime due indagini, focalizzate sulla sostenibilità e sul rapporto tra i “valori della UE” e i “giovani”, hanno coinvolto 10mila partecipanti e, proprio alla domanda su quale fosse per loro il tema prioritario, i giovani hanno indicato chiaramente la “salute mentale”.

Il quadro nazionale, in proposito, è assai complesso. Basti pensare che l’autovalutazione del “benessere mentale” in Italia è molto bassa, solo il 18%, e che il 56% della popolazione avverte “disturbi relativi allo stress” (dati Ipsos/ Mind Health Report 2023). Particolarmente colpiti risultano proprio i più giovani, anche a causa di un accesso limitato ai “servizi di salute mentale”, dovuto a molteplici fattori, come la mancanza di consapevolezza, la carenza di risorse adeguate o lo stigma sociale.

A partire dal mese in corso “YouthLAB Che Succ?” utilizzerà l’“arte”, la “musica”, la “gamification” (o ludicizzazione) e la “realtà virtuale” per raccogliere informazioni utili allo studio. Una particolare attenzione sarà dedicata al rapporto tra “luoghi culturali e benessere”, per capire come la “cultura possa influire in maniera positiva sullo stato di salute delle persone”.

La ricerca sarà condotta

nell’ambito delle serate di “Una notte al Museo” il format di audience engagement ideato da “Club Silencio” che ogni settimana porta circa 1.800 persone all’interno dei luoghi della cultura, circa l’80% dei quali “under 35”, per un totale di circa 110mila partecipanti all’anno.

Il nostro obiettivo – sottolinea Alberto Ferrari, fondatore di ‘Club Silencio’ – è mettere al centro i giovani e renderli protagonisti del loro futuro e della società in cui vivonoPer questo motivo crediamo sia importante esplorare i temi che essi considerano urgenti, cercare soluzioni ed offrire loro delle occasioni di confronto”.

Per partecipare alle serate di “Una notte al Museo” è necessario accreditarsi sul sito di “Club Silencio” al link https://clubsilencio.it/next-event/

Allo stesso link è possibile inoltrare l’invito a un amic*

Per ulteriori infowww.clubsilencio.it

g.m.

Nelle foto di Federico Masini: immagine guida e momenti di lavoro

“Gep” nella Città Metropolitana

Il Gep (Gender Equality Plan) è un insieme di disposizioni e azioni volte ad assicurare l’uguaglianza di genere e rendere strutturali le opportunità tra donne e uomini in ogni ambito della società prevedendo l’integrazione di una prospettiva di genere nell’attività di realizzazione delle politiche. Molti Comuni, consci dell’importanza che il Gender Equality Plan assume all’interno della programmazione strategica sia locale che internazionale, hanno risposto all’offerta della Città metropolitana di Torino di mettere a disposizione come modello il suo Gep e si sono dotati di un loro Piano
La consigliera metropolitana alle politiche sociali e di parità Valentina Cera ha spiegato:“Il Gep è stato approvato dal Consiglio metropolitano nel dicembre 2022 e messo a disposizione dei Comuni, che possono ricevere dalla Città metropolitana le informazioni e gli strumenti necessari per poter contrastare le disparità di genere”.
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