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Artaban con gli Alpini in aiuto dell’ospedale di Susa

Non partecipando a progetti faraonici che suscitano sempre notevoli perplessità anche sull’utilizzo dei fondi messi a disposizione ma, come d’abitudine, puntando su progetti precisi, circoscritti e ben definiti.

In particolare Artaban ha deciso di collaborare con l’ANA, l’Associazione nazionale Alpini che si è distinta per serietà, impegno e risultati concreti in ogni occasione. Che si sia trattato di terremoti, di alluvioni, di disastri di ogni tipo, gli Alpini sono sempre stati in prima linea ed in modo assolutamente trasparente…

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Artaban con gli Alpini in aiuto dell’ospedale di Susa

Il marketing turistico non fa per l’Italia

È il testo di una pubblicità delle Isole Canarie. Ma sono numerose le località turistiche che – spiega FTourism News – stanno continuando a promuoversi in modo intelligente anche in questa fase di estrema difficoltà e di sostanziale blocco totale del settore. C’è chi si limita ad un augurio generale del tipo “Ce la faremo”, chi sceglie l’autoironia con un’immagine della Sfinge che assicura “Ti aspetto da secoli, posso aspettarti un po’ di più”.

E poi c’è il grande marketing all’italiana. “Non azzardatevi a venire qui”, “Statevene a casa vostra”, “Non vi vogliamo”. Dunque è questa l’immagine che offre di sè quello che è stato il principale Paese turistico del mondo, salvo poi continuare a perdere posizioni. E ci si chiede anche perché le abbia perse…

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“Ti aspettiamo”. “Andatevene”. Il marketing turistico non fa per l’Italia

#noicisiamo: cosa vedi dalla finestra? Il racconto su Torino

Un tema per ogni giorno della settimana è l’invito di Turismo Torino e Provincia rivolto a tutti i follower su Instagram e Facebook taggando @turismotorino #turismotorino

È in corso sul canale Instagram  di Turismo Torino e Provincia  ( https://www.instagram.com/turismotorino/?hl=it ) seguito da 21,2 mila persone, e sulla pagina Facebook  ( https://www.facebook.com/turismotorino/ ) con oltre 42mila fan, l’iniziativa #noicisiamo.

Coinvolgere i follower attivi  che seguono i due canali social stimolandone i ricordi e la fantasia è l’idea alla base dell’ATL. L’obiettivo? Continuare a raccontare le bellezze e le attrattive del capoluogo subalpino e della sua provincia (ricca di castelli e forti, laghi e colline, abbazie e montagne oltre che una ricca enogastronomia) passando la parola a chi ci vive o a chi, semplicemente, se ne è innamorato e custodisce bei ricordi attraverso i canali social più usati nel mondo dei viaggi e del turismo.

Ecco che i 7 giorni della settimana hanno una tematica, un invito a raccontare e condividere le innumerevoli attrattive e golosità del territorio taggando @turismotorino #turismotorino

LUNEDÌ: COSA VEDO DALLA MIA FINESTRA O COSA SOGNO DI VEDERE
Se abiti a Torino e provincia raccontaci cosa vedi dalla tua finestra o cosa vorresti vedere, se invece hai visitato il nostro territorio taggaci in uno scatto del tuo viaggio.
MARTEDÌ: UNA PROVINCIA GOLOSA
Il tuo piatto tipico preferito, una specialità o un prodotto che hai fotografato.
MERCOLEDÌ: QUIZ
Un quiz semplice legato a un tema o a una curiosità.
GIOVEDÌ: CORRI, PASSEGGIA, SCIA…
Pratichi uno sport all’aperto? Dove? Raccontacelo con uno scatto.
VENERDÌ: Andar Per Musei, Mostre Ed Eventi
Il tuo museo del cuore, l’ultima mostra che hai visto, l’evento sul territorio di cui non hai perso un’edizione.
SABATO: LA TUA PIAZZA PREFERITA
Le piazze sono i cuori delle città e spesso i luoghi che rimangono più impressi. Qual è la tua prediletta? Taggaci o raccontacela con una foto.
DOMENICA: LA GITA FUORIPORTA
Un paese, un lago, una località che ti piace visitare durante le tue gite fuoriporta.

Per ogni giorno, e quindi per ogni tematica, sarà compito del webteam di Turismo Torino e Provincia creare un highlights su Instagram e Facebook per le stories e i post al fine di condividere ogni giorno le emozioni e gli scatti di nostri follower.

 Con l’iniziativa social #noicisiamo   – sottolinea Daniela Broglio , Direttore di Turismo Torino e Provincia – vogliamo raccontare insieme a chi ci segue, ai nostri fan attivi, il territorio nell’attesa di poter nuovamente viaggiare; in questo momento drammatico dove l’imperativo è #iorestoacasa  è un invito a intraprendere il viaggio con i ricordi e la fantasia   al fine di avere tanti appunti per poi farlo di persona”.

Architetti, Architettura, Città, Coronavirus

Seduti al tavolo del soggiorno di casa oppure nello studio deserto senza colleghi o collaboratori: è la vita degli architetti e penso dei professionisti in genere in questo tempo di emergenza sanitaria.

Siamo circondati da una città inesorabilmente silenziosa che a volte avremmo voluto vedere così ma che oggi invece inquieta, così cerchiamo di lavorare ai nostri progetti con la calma e la riflessione che spesso rivendichiamo ma è quel silenzio stesso oggi a distrarci dal lavoro quasi fosse un chiasso assordante e in effetti lo è. La nostra non è una professione che in casi come questo possa essere in prima linea, non siamo medici anche se potremmo essere così considerati per la città, per il territorio e indirettamente per chi ci vive: un buon progetto rende migliore la vita di tutti.

Non siamo in prima linea ma vorremmo per il sistema Paese e per noi stessi, per le persone che con noi collaborano, guardare avanti per preparare il terreno di una ripresa delle attività in una normalità che non potrà più essere quella che conosciamo.L’attuale situazione rappresenta, io penso, una “discontinuità storica” che stravolgerà sia il nostro modo di lavorare sia il modo in cui si intrattengono rapporti sociali che inevitabilmente modificherà il disegno degli spazi che siamo abituati a vivere e, chi fa il mio mestiere, dovrà imparare a interpretarli.Una rivoluzione che forse intaccherà anche il modello delle grandi megalopoli, già molto fragili ed al centro della discussione negli ultimi anni per il loro costo sempre più elevato per il controllo e confinamento dei conflitti sociali, le diseguaglianze, l’inquinamento, che ora si devono cimentare con un pericolo invisibile quale quello di un contagio esponenziale che le mette in ginocchio, anche se oggi, io credo, non riusciamo ancora ad avere la visibilità complessiva di quello che sta accadendo.

Dunque è ragionevole pensare che si dovrà andare verso un modello di comunità cittadina più ristretta numericamente benchè aperta al sistema globale, luoghi che potrebbero essere rivalutati anche attraverso la constatazione, palese in questi giorni, che molte delle nostre attività si possono realizzare anche senza flussi importanti di persone, anche senza una presenza fisica. Gli spostamenti si possono ridurre senza intaccare i rapporti diretti e il tempo, il denaro “risparmiati” nei trasferimenti essere impiegato per migliorare la vita. Forse eravamo già a questo punto di svolta, ma nessuno lo considerava realmente possibile. Ora, guardando alla struttura del territorio italiano ma vorrei dire della maggior parte del territorio europeo, possiamo constatare come sia fatta prevalentemente di un tessuto di piccole e medie città in cui la qualità della vita è già oggi migliore e che a questo nuovo progetto sociale ed economico potrebbero ben rispondere. Si tratta dunque di riprendere in mano le fila di un disegno esistente al quale dare nuova vitalità.

Oggi tuttavia la limitazione non è una scelta e dunque si vive l’isolamento come privazione che rende difficile immaginare in positivo un futuro differente. Lo constatiamo giornalmente in questo periodo con i nostri progetti, molte cose potrebbero andare avanti anche in queste condizioni, ma restano in sospeso per mancanza di decisioni. I nostri committenti, privati che abbiano in animo di trasformare la propria abitazione oppure aziende e imprese che immaginino progetti per le proprie necessità produttive o di investimento, oppure ancora amministrazioni con l’intento di realizzare un migliore servizio ai cittadini con una pianificazione urbana, sono fermi, in un tempo sospeso, in attesa, per capire, per decidere ma senza avere l’ardire di farlo.È una grande preoccupazione per noi che viviamo giornalmente della nostra professione. Per noi, un ritardo, una indecisione, un rinvio determinano l’interruzione di un flusso di elaborazione intellettuale propedeutica ad una produzione materiale, con il conseguente spostamento nel tempo o peggio la perdita di un compenso nostro e di tutta la filiera che segue un progetto. Il tema oggi è superare questa china e anche premere affinchè per ripartire, si sgombri il campo dal peggiore dei virus che conosciamo: l’intreccio autoreferenziale e contagioso del sistema burocratico.

Giorgio Giani

architetto – Segretario IN/Arch Piemonte – Istituto Nazionale di Architettura

 

Photo by Jack Kolpitcke on Unsplash

I politici devono dare un segno di austerità tagliando gli stipendi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni  La situazione determinata dalla pandemia e dalla conseguente crisi economica richiede anche e soprattutto dalla classe politica un segnale forte di austerità  in prima persona che finora non si è visto. Se il Paese ha tollerato in passato  certi privilegi, oggi ciò non è più possibile, anche perché la classe politica e di governo ha dato gravi  prove di inefficienza, di improvvisazione, di pressappochismo, sottovalutando un’epidemia considerata poco più che un’influenza stagionale.

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Anche i politici colpiti dal Coronavirus hanno avuto presumibilmente trattamenti di maggiore attenzione, se non di privilegio, rispetto a tanti cittadini,a partire dagli anziani considerati già in partenza non degni di attenzione. Tutti i cittadini vengono chiamati ad immensi sacrifici e a rinunciare a diritti costituzionalmente garantiti.
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Il ministro dell’ Interno teme per l’ordine pubblico. Forse mai come oggi la politica appare screditata,in ogni caso non affidabile, al di là degli schieramenti partitici. Ci vorrebbe uno slancio esemplare di solidarietà di fronte alla Nazione che potrebbe significare,ad esempio, il taglio volontario  per il 2020 di una parte dello stipendio per senatori, deputati, alte cariche dello Stato, dirigenti apicali. Una parte dello stipendio e dei privilegi che dovrebbe essere destinato urgentemente all’acquisto di mascherine, camici e altri presidi per medici e infermieri lanciati  allo sbaraglio in modo irresponsabile e vile in prima linea ,come Mussolini mandò in Russia soldati non equipaggiati a dovere.
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Su certe inadempienze la Magistratura, presto o tardi, dovrà indagare ,individuando i responsabili remoti e immediati,partendo da chi ha tagliato in modo selvaggio la spesa sanitaria o non è stato in grado di mettere in atto tempestivi e idonei provvedimenti volti a contenere il virus .Mentre in tante parti d’Italia si muore, a Roma si discute e si litiga con le Regioni. Occorre, almeno in extremis, uno scatto di dignità che salvi le istituzioni democratiche.In un Paese civile i politici avrebbero dovuto pensarci fin da subito a dare un esempio di serietà e di austerità che finora è mancato. Chi non capisce questa esigenza di moralità pubblica, ha perso totalmente il contatto con i cittadini. Hanno capito il loro dovere tanti imprenditori e tante aziende, malgrado le condizioni non facili in cui si trovavano. Anche i politici in prima persona  devono  fare la loro parte.

Riflessioni di un ateo praticante

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido   L’omelia di Papa Francesco di venerdì 27 marzo, nella sua eccezionalità è stata straordinaria sotto tanti punti di vista. In un momento terribile, che sta facendo vacillare oltre che le persone anche molti dei più importanti stati al mondo, la figura del Papa sovrasta un panorama di uomini di stato e delle istituzioni, non solo nel nostro paese, mai così debole ed inadeguato

Un gigante circondato da nani. L’elenco è desolatamente lungo dove spiccano i sovranisti, sia quelli nostrani che di altre nazioni, i vari Boris Johnson, primo ministro inglese e Donald Trump presidente degli Stati Uniti. Naturalmente i nostri si accontentano di rilanciare video cialtroneschi e notizie false e gli altri prendono misure terribili e superficiali per i loro paesi, nessuna chiusura o immunità di gregge, per poi dovere fare ingloriose marce indietro. Alla prova dei fatti, quando ci sono reali difficoltà e gli slogan e le facili parole d’ordine non bastano più, le figuracce dei leader sovranisti sono evidenti e clamorose. La loro inadeguatezza è lampante. In una piazza San Pietro mai così vuota eppure mai così piena in una scenografia di una suggestione straordinaria, sotto la pioggia che la rendeva ancora più desolatamente coinvolgente. Nemmeno i più grandi scenografi, sia del passato, come Alessandro Sanquirico, che del presente, Dante Ferretti, sarebbero riusciti a fare meglio. Quanti hanno assistito all’omelia oppure l’hanno letta successivamente sono rimasti colpiti dalle parole del Pontefice che ha messo prepotentemente al centro la vita e la persona con parole di una semplicità straordinaria. Anche nella capacità di adeguare la millenaria Chiesa Cattolica alla situazione utilizzando le moderne tecnologie per impartire la benedizione urbi et orbi con l’indulgenza plenaria. Naturalmente non quella di Leone X che citavo nello scorso numero di questa rubrica e, se permettete, molto simile alla citazione di due numeri fa con il “salvarsi tutti insieme” di una delle più belle frasi di Enrico Berlinguer.

Coincidenze e riferimenti a parte, questa indulgenza plenaria rimane un fatto straordinario preparato con un apposito provvedimento. In una situazione dove le certezze vengono meno e le angosce fanno breccia, non solo nei caratteri più deboli, un punto di riferimento importante. La mia educazione cattolica, le scelte personali, che si intuiscono perfettamente dal titolo, non sono assolutamente sufficienti, così come gli studi fatti, ad interpretare o commentarla sotto l’aspetto religioso. E’ evidente che la statura morale di Papa Francesco, la sua dimensione mondiale, la capacità di trattare i temi della solidarietà, dell’uguaglianza, dei diritti, fanno risaltare ancora di più l’assenza, a sinistra, non solo di programmi e proposte adeguate, in questo momento quasi impossibili, ma soprattutto di leader o almeno di personalità adeguate e riconosciute. Sembra la legge del contrappasso, mentre arrivano medici, infermieri, materiali da Cuba, Cina, Albania ed una colonna di mezzi militari russi, il video ha intasato la rete, e ritorna in mente un vecchio manifesto della fine degli anni ’40 della DC (Democrazia Cristiana), il pericolo se si fosse votato per il P.C.I. (partito comunista italiano), con i cosacchi russi che si abbeveravano in Piazza San Pietro, molti a sinistra sono affascinati e, più che altro, riconoscono il primato etico e morale di Papa Francesco.

 

(Nell’immagine in alto papa Leone X)

Unione Europea. Un sogno per alcuni, per altri un incubo

Questo incipit, che è poi il motto del mio blog oltre che l’esclamazione di Mago Merlino, mi pare confacente per commentare l’articolo di un tale “Emanuele Ludovisi, dirigente industria, (Roma,1952) completati gli studi classici ed economici entra nel mondo dell’industria arrivando a ricoprire incarichi di vertice in importanti aziende pubbliche, a partecipazione statale e private. In gioventù collabora a iniziative giornalistiche in campo teatrale e letterario”.

Uso questo pronome senza alcuna valenza irrispettosa, ma per riconoscere la mia totale ignoranza su questa persona. Anche perché, a parte il suo curriculum autocitato e riportato testualmente, nulla è reperibile in rete come è consueto trovare – curriculum, lavori letterari, articoli ed altre notizie personali…

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Unione Europea.Un sogno per alcuni, per altri un incubo

Ied open day: Stay home and design your future!

Sabato 4 aprile l’Istituto Europeo di Design dà il via alla prima giornata Open Day dell’anno e si racconta con tutta la forza del suo network internazionale e dei suoi 10.000 studenti all’anno

Si racconta IED questa volta in un Open Day online multisede, forte del messaggio Stay home and design your future! che lancia a tutti i suoi potenziali studenti come un invito a cogliere – anche in questo momento di difficoltà mondiale – nuovi stimoli per guardare al proprio futuro, progettandolo. E così tutta l’offerta formativa delle sedi IED di Milano, Roma, Torino, Firenze, Cagliari e dell’Accademia Aldo Galli di Como sarà a disposizione attraverso una pagina dedicata del sito che accoglierà dirette online con lo staff e la possibilità di fare colloqui e richiedere informazioni. Quello che l’Istituto presenta al pubblico è un lavoro corale, a cui hanno partecipato direttori, docenti e coordinatori, rivolgendo dalle proprie abitazioni 21 video messaggi ai futuri studenti, quindi ragazzi che stanno per iniziare il loro percorso di studio dopo il diploma o professionisti che cercano gli strumenti per valorizzare le proprie competenze.

“Abbiamo deciso di entrare nelle vostre case con un Open Day contemporaneo per tutte le nostre sedi. Lo abbiamo chiamato Stay home and design you future! per due motivi fondamentali: il primo è proprio la necessità di stare a casa, in questo difficilissimo momento storico; il secondo è di avere la capacità in questo frangente di andare oltre, la capacità di innovare, che è in sostanza il motore dell’intera umanità – afferma Emanuele Soldini, Direttore IED Italia. Ci troviamo in una situazione dove non possiamo permetterci di perdere la voglia di fare un passo oltre, di guardare al nostro futuro, di immaginare quello che faremo domani”.

La giornata di Open Day online, a cui sarà possibile prendere parte previa registrazione, sarà fruibile attraverso due tipologie di ambienti: live e no-live. Nell’ambiente live vi saranno 18 dirette da tutte le sedi IED, che riguarderanno i corsi Triennali, Master e di Formazione Continua, in ambito Design, Moda, Arti Visive, Comunicazione, Arte e Restauro. Tra le dirette non mancherà una presentazione dell’intera offerta formativa in lingua inglese e un momento dedicato alla presentazione del bando per 104 borse di studio triennali, messe in palio quest’anno dall’Istituto. In apposite stanze virtuali, gli interessati potranno inoltre incontrare gli advisor per ricevere tutte le infomazioni relative alle modalità di iscrizione insieme ad una figura della faculty, con la possibilità di fare domande via chat. Nell’ambiente no-live, oltre al messaggio di benvenuto del Direttore IED Italia, spazio agli interventi del Direttore Accademico Riccardo Balbo e dei Direttori di sede, alle Scuole, ai Progetti Speciali e al Career Service. Coloro che prenderanno parte all’Open Day potranno scaricare i materiali utili a orientarsi nell’offerta IED oltre a poter approfondire l’attività delle sedi Italia tramite una selezione di video di progetto. Una sezione sarà dedicata alle IEDTips, pillole video girate nei laboratori IED o quando possibile anche da casa, pensate per ridurre il gap di conoscenze tecniche degli studenti, che oggi non possono accedere alle attività laboratoriali. Le IED Tips sono inoltre la base della futura Biblioteca digitale delle lavorazioni di IED, che diventerà un patrimonio intangibile dell’Istituto.

L’obiettivo dell’Open Day online di IED rimane quello di continuare a raccontare la forza del suo network internazionale e della sua storia. Una storia di cui fanno parte moltissimi talenti divenuti oggi professionisti di successo. Tra i più giovani Francesco Murano, neodiplomato 2019 in Fashion Design, che ha disegnato l’abito Ossimoro Dress indossato di recente da Beyoncé al Roc Nation’s pre-Grammys brunch, l’evento che precede i prestigiosi premi Grammy Awards; Ricardo Campos che dopo il Master in Transportation Design è stato inserito da Forbes Messico nella lista dei 100 messicani più creativi per aver ideato gli esterni della concept car Tomo, presentata al Salone di Ginevra e sviluppata in collaborazione con Honda; Phaim Bhuiyan che dopo il diploma in Video Design e Filmaking ha scritto, diretto e interpretato Bangla, film che è entrato nelle sale cinematografiche prodotto da Fandango e TIMvision; Tommaso Maria Araldi, Amina Gatti, Marina Maiuri e Giorgia Raffaele, neodiplomati in Design della Comunicazione sul podio del Clio Awards di New York con la campagna Steal it, realizzata per Heinz.

Per ulteriori informazioni e per registrarsi all’Open Day basterà accedere a: ied.it/openday. Nel momento della registrazione si potrà già prenotare un colloquio da fare nella giornata di Open Day o successivamente.

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Arahmaiani: Politics of disaster

Prossimamente al Pav di Torino / Il corpo come proprietà dell’artista. Un corpo di donna che indossa il costume tradizionale. “My property” si legge sull’epidermide, tra il collo e il petto, come la pagina di un diario in cui qualsiasi altra donna si può ritrovare

Arahmaiani (Bandung 1961, vive a Yogyakarta) ha usato altre volte (ad esempio in His-Story) la scrittura per tradurre il pensiero in azione, come prima di lei altre artiste femministe, tra cui la turca Nil Yalter in The Headless Woman or the Belly Dance (1974).

Non si tratta solo di mettere in discussione il ruolo della donna all’interno di una tradizione patriarcale, la critica esce dalle categorie di genere per intercettare altri scenari: cultura, religione, spiritualità, capitalismo, politica, società globalizzata e, dagli anni ’90, ecologia. È per questo che il curatore Marco Scotini, che aveva conosciuto Arahmaiani nel 2018 alla Biennale di Yinchuan, ha invitato l’artista indonesiana, nota a livello internazionale per il suo radicalismo, la coerenza nonché la personalità da “bad girl” – ha partecipato alla 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e nel 2007 alla collettiva Global Feminism al Brooklyn Museum di New York – a presentare i suoi lavori più emblematici nella mostra personale Politics of Disaster. Gender, Environment, Religion al PAV -Parco Arte Vivente di Torino. Le questioni ambientali diventano di estrema urgenza per Arahmaiani, che si dedica con un’autentica immersione che si protrae nel tempo a lavori partecipativi e comunitari – da The Flag Project a The Tibet Project – incentrati su emergenze come il terremoto, il riciclaggio dei rifiuti, la gestione dell’acqua, la messa a dimora di piante arboree e il recupero di forme di agricoltura biologica – con il coinvolgimento di comunità emarginate come l’ordine di Gelugpa (la scuola più recente di buddismo tibetano) con cui è entrata in contatto nel 2010. È in quel contesto che lei, da sempre sostenitrice dell’inseparabilità di arte/vita, scopre un concetto che è diventato il tòpos del suo pensiero: l’equilibrio tra energia femminile e maschile. Già in un’opera come Etalase (Display Case) del 1994 – per l’artista causa delle minacce di fondamentalisti islamici e di un periodo di esilio, malgrado lei stessa provenga da una famiglia per metà musulmana (il suo cognome è Feisal) e per l’altra induista-buddista – era espressa la volontà di far convivere pacificamente le contraddizioni della società contemporanea rappresentate da oggetti come la bottiglia di coca-cola, i preservativi e, in una sorta di koiné religiosa, la statua di Budda e il Corano. Ma l’ignoranza, alleata fedelissima di qualsiasi dittatura, ha fatto urlare allo scandalo e alla blasfemia.

 

Manuela De Leonardis sulla mostra Arahmaiani. Politics of Disaster. Gender, Environment, Religion, di prossima apertura al PAV – Parco Arte Vivente di Torino

Crediti immagini: Arahmaiani | The Tibet Project (2010 – in corso) | Progetto partecipativo community-based | Courtesy l’artista