IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Sono passati 40 anni dall’omicidio del giornalista del “Corriere della Sera” Walter Tobagi, ammazzato da un gruppo terrorista minore dell’area eversiva della sinistra, composto anche da giovani di buona famiglia che uscirono dal processo con pene ridicole rispetto ad un omicidio così barbaro, collaborando e dissociandosi

pochezza quando venne gambizzato Indro Montanelli. Erano ambienti legati allo stesso “Corriere” come Giulia Maria Crespi proprietaria della testata. Tobagi rilevò anche come veniva perseguitata la destra vista come il male assoluto da abbattere e verso cui era giustificata e persino doverosa la violenza come dimostrò “Lotta continua” in tante occasioni non ultima quella dell’Angelo Azzurro dove fu vittima un giovane studente lavoratore arso vivo dalle molotov lanciate da personaggi che ancora oggi pretendono , come se niente fosse accaduto, di ricoprire ruoli pubblici . Di fronte ad un grave episodio di intolleranza (ma poi ci furono anche dei morti tra i missini) nei confronti di un giovane di destra, Tobagi andò a intervistare due coscienze dell’Italia civile: Arturo Carlo Jemolo e Norberto Bobbio. Riporto le loro dichiarazioni perché indicano la scelta della democrazia e della tolleranza che è il lascito più grande di Tobagi. Jemolo disse: <<Qualunque pensiero politico è libero e legittimo, anche se discordante con la Costituzione, purché non inciti direttamente al crimine >>. E Bobbio a sua volta disse <<Non riesco a vedere una ragione plausibile per trattare il fascista in modo diverso da qualsiasi altra persona >>.