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Lavoro da casa? La produttività è aumentata

Il lavoro da casa, lo smartworking più del telelavoro, pare stia facendo bene alla produttività. Non in tutti i casi, ovviamente, ma nella maggior parte delle attività pubbliche e private.

Può essere l’effetto della novità, la mancanza di distrazioni causa carcerazione collettiva, persino l’entusiasmo per non dover frequentare colleghi e colleghe diversamente simpatici. Probabilmente, causa emergenza, non si sono ancora fatti sentire gli effetti negativi della mancanza di confronto, di discussione. Perché non tutti i confinati a casa sono meri esecutori.

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Barriera di Milano, un capolavoro di disastro

Barriera di Milano è oramai terra di nessuno. Era solo questione di tempo e sarebbe successo che bande rivali di africani si affrontassero a colpi di macete

Corso Novara angolo corso Giulio Cesare. Difficile trovare testimoni oculari. La fan da padrone paura e terrore.

Per anni, anzi direi per decenni, c’ era chi sosteneva che la situazione in Barriera era critica ma non drammatica. Mi sembra proprio che la situazione oggi sia proprio, ma  proprio drammatica, decisamente fuori controllo. Francamente non credo  alla tesi che  la mega rissa sia avvenuta per una bicicletta contesa.

Credo, decisamente, che il tutto sia avvenuto per motivi di spaccio di droghe. Non è una novità che corso Vercelli e corso Giulio Cesare sono un grande supermercato dello spaccio di  stupefacenti. Ho fatto diverse telefonate per capire qualcosa. La sintesi, purtroppo, è oltre la tragedia. I criminali hanno il totale controllo di quel territorio.

La tecnica è semplice: mimetizzarsi tra i compaesani ed utilizzare fino in fondo la quasi totale assenza di controlli. Ce ne sono ma insufficienti non per volontà di polizia e carabinieri. Ma è come vuotare il mare con un cucchiaino. Ci vogliono rinforzi . Ed in particolare lo stato si deve riappropiare del suo territorio. Cosi Torino è simile a Roma a Napoli o Palermo. E Barriera di Milano sta a Ostia o Scampia come a Zen. Con un piccolo dettaglio, è la più vicina al centro di Torino.  Che fare? Mamma mia, che risposta dare? Attivissimo Luca Deri che invoca lo Stato di polizia.

Evanescente Carlotta Salerno che pensa solo a ossequiare Giacomo Portas che ha sdoganato i Moderati (sua creatura) e veleggia orgogliosamente a destra. Francia o Spagna pur che se magna, politicamente, s’ intende. Precisamente Luca Deri nel quartiere dove fa il presidente ci vive. Carlotta Salerno Presidente dell’altro quartiere, appunto perché catapultata dall’accordo politico tra Moderati e PD ci passa ogni tanto. Del resto il suo ufficio di Via San Benigno è molto distante da casa sua. Sia ben chiaro, questo sfacelo non è certo colpa sua. Il disinteresse, forse si.

E il pd ? Travolto, i cittadini lo hanno abbandonato e hanno puntato sui cinque stelle, così il disastro è diventato un capolavoro all’incontrario.

Mastica amaro Nadia Conticelli, ex Presidente di quartiere ed ex Consigliere di Quartiere che forse ha sbagliato ma almeno era presente. Non sarà sufficiente ma indispensabile per fare la differenza. Soluzioni? Per prima cosa una massiccia presenza dell’Esercito. A mali estremi, estremi rimedi.

La gente normale ha paura. Condizione essenziale per chi vuole delinquere. Non solo spacciatori o ladri. Anche il ciarpame dei cosiddetti antagonisti, altri delinquentelli. Corso Novara angolo corso Giulio Cesare, sul lato destro c’ è la lapide di Elio Barontini. Fucilato dai nazifascisti. Chissà se dovesse rinascere, di questa Barriera e della nostra città cosa direbbe. È morto anche per una
Barriera di Milano ed una Torino migliore di quello che è diventata . A 500 metri c’ era la Grandi Motori e da via Bra o via Cuneo salendo fino a via Leinì gli operai scendevano dalle case di ringhiera per andare a lavorare alla Feroce (Fiat), i più infreddoliti con i giacconi di pelle, ed ognuno sembrava un novello commissario del popolo per rivoluzione mai vissute e sempre desiderate.

Giratela come volete ma la presenza dell’Esercito è fondamentale, indispensabile. Lo dobbiamo ai cittadini di Barriera, lo dobbiamo ai nostri figli. Come diceva il mitico Domenico
Carpanini : volere una città dove essere contenti di far crescere i nostri figli. Scusaci Domenico, non ci siamo riusciti… Siamo in debito verso di te. Come siamo in debito verso gli operai di Grandi Motori e i partigiani. Non mi sembra proprio retorica. Si è anche stufi solo di parole. Subito fatti. Subito i soldati.

Patrizio Tosetto

Stiamo uccidendo una generazione, quella dei più giovani

L’alternativa materna era: “Sei fermo, non stai bene?”. Ora, invece, sui social compaiono orgogliosi giovani padri e madri (più padri ed è oltremodo significativo) che esaltano la propria prole perché affronta senza problemi la carcerazione ordinata dai dittatorelli dello Stato Libero di Bananas…

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CDVM’S got talent, cerimonia telematica per i finalisti

Edizione 2020. Il gruppo vincitore interagirà con la multinazionale svedese della moda Icebug

È  stata un’edizione speciale quella targata 2020 del CDVM’s GOT TALENT, il contest promosso ogni anno dal Gruppo Giovani del Club Dirigenti Vendite & Marketing dell’Unione Industriale di Torino, giunto ormai al suo quarto anno di vita.

Promosso in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, dopo tre edizioni che hanno visto la partecipazione di altrettante start up di sicuro interesse, quest’anno è stato deciso di incentrare l’obiettivo del contest sulla collaborazione con una azienda multinazionale, la svedese Icebug, che è all’avanguardia nel campo delle calzature outdoor. Si tratta di un marchio che, in Svezia, ha scritto pagine di storia nel campo della storia del running, creando scarpe per il Trail Running, l’Orienteering e lo Sky Running, per camminare e correre su ogni tipo di superficie e condizione atmosferica.

“Il Contest – spiega il Presidente del CDVM Antonio De Carolis (nella foto)- ha quale scopo fondamentale quello di analizzare le strategie implementabili dell’azienda in un prossimo futuro. Quest’anno l’edizione del CDVM’S GOT TALENT ha stabilito un nuovo record, quello di 276 studenti coinvolti, organizzati in 73 squadre, tutti appartenenti ala SME – Scuola di Management ed Economia dell’Università degli Studi di Torino e iscritti al corso di Marketing Internazionale e Strategico. Gli iscritti quest’anno hanno esaminato il contesto della crescita dell’impresa, analizzando sia i competitors sia i segmenti di mercato cui si rivolge l’azienda, oltre che impegnandosi a sviluppare strategie di espansione commerciale”.

“L’edizione di quest’anno – aggiunge il dottor Antonio Carolis – si può considerare davvero speciale per svariati motivi, tra cui anche la modalità con la quale si è svolta, in modo totalmente digitale. Il Team di lavoro del CDVM è stato, infatti, in grado di evolvere ed organizzare in modo nuovo il contest nell’arco di sole 36 ore. Questo è stato, infatti, il tempo in cui si è passati dalla chiusura dell’Università, in cui sarebbe dovuta avvenire la cerimonia di premiazione, al nuovo tipo di modalità in cui si è, invece, svolta.

Il Contest ha visto la gestione di centinaia di file, che il Team del CDVM ha esaminato con attenzione e competenza attraverso due Giurie, una di primo e una di secondo livello, fino ad approdare alla cerimonia per via web, che ha sostituito quella che si sarebbe dovuta svolgere dal vivo alla presenza del presidente del CDVM Antonio De Carolis, della professoressa Anna Claudia Pellicelli, Direttore del Master Universitario in Marketing, Sales & Digital Communication dell’Università degli Studi di Torino, del CEO di Icebug David Ekelund e del responsabile vendite area Nord Italia Pierpaolo Porro”.

“Il 21 aprile scorso – precisa il presidente del CDVM De Carolis – si è così svolta, nel corso di un evento web appositamente dedicato, l’esposizione dei dieci migliori progetti elaborati dinanzi ( si fa per dire …) ad una platea di circa 300 partecipanti collegati.

La Giuria di secondo livello ha così potuto decretare i nomi delle tre squadre vincitrici ed oggi, (ndr. 5 Maggio 2020), renderli noti, nel corso di un evento digitale che, seppur in un contesto di emergenza come quello che stiamo attraversando, ha, tuttavia, riscosso un successo importante in termini di gradimento, qualità dei partecipanti e degli elaborati prodotti. I componenti del Team, che si è aggiudicato la competizione, avranno la possibilità di entrare in contatto con una realtà internazionale come Icebug, facendosi portavoci, con le loro idee innovative, della realtà universitaria italiana e del CDVM di fronte al mondo svedese della moda sportiva”.

Mara Martellotta

Un rap contest per dire no all’alcol e al cyberbullismo

Scade il 15 maggio il concorso per i teenager torinesi lanciato dall’Educatorio della Provvidenza con il sostegno di Fondazione CRT

Un brano rap per “cantare” e promuovere corretti stili di vita, per dire “no” all’uso di alcool tra gli adolescenti e al cyberbullismo. È aperto fino al 15 maggio il Rap Contest, rivolto a ragazzi tra i 13 e i 16 anni residenti a Torino e provincia, lanciato dall’ Educatorio della Provvidenza nell’ambito del progetto “Educazione alle Nuove Tecnologie e contrasto al cyberbullismo” sostenuto da Fondazione CRT.

Con il concorso si intende offrire a ragazzi e ragazze l’opportunità di esprimere la propria creatività mettendola al servizio di un messaggio educativo che sappia arrivare ai coetanei.
I partecipanti potranno presentare un brano per due categorie: contrasto all’uso di alcol (fra gli adolescenti); contrasto al cyberbullismo e/o all’uso scorretto di social e web.

Una giuria – composta da un DJ professionista, uno speaker radiofonico, due educatori – individuerà, per ciascuna categoria, un vincitore sulla base del contenuto educativo, dell’ efficacia comunicativa, dell’ originalità e del valore artistico musicale del brano, che dovrà essere originale, inedito, non protetto da diritto d’autore. Si terrà conto, inoltre, delle preferenze del pubblico dei social, che esprimerà la sua preferenza attraverso il voto online.

Oltre a un buono per l’acquisto di materiale musicale, i vincitori potranno incidere il proprio brano in uno studio di registrazione, sotto la supervisione di un esperto.Informazioni al link: http://www.mondodigitale.educatoriodellaprovvidenza.it/

La giornata mondiale del lavaggio delle mani

Mai come quest’anno è importante ricordare che le mani curano, dando assistenza e conforto, ma vanno anche curate, perché sono la prima arma a disposizione per la difesa contro le infezioni, a partire dal Coronavirus.

L’Istituto Superiore di Sanità, in occasione della Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani che si svolge oggi, ha realizzato un video, diffuso sui canali social con l’hashtag #nonsolomascherine.

https://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5361623

Un messaggio che l’Assessorato regionale alla Sanità, condivide e rilancia sui propri canali istituzionali.

Lavarsi le mani con frequenza, indossare la mascherina (in Piemonte è obbligo l’uso in tutti i luoghi chiusi aperti al pubblico, trasporti inclusi) ed i guanti monouso, mantenere la giusta distanza sociale, sono i comportamenti che consentono di ridurre in modo significativo i contagi. Raccomandazioni che sono state indicate fino dall’inizio dell’epidemia e che devono continuare ad esserlo anche oggi ed in futuro, per tutelare la nostra salute e quella degli altri, in particolare delle persone più a rischio.” dice l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Luigi Genesio Icardi, anche nel suo ruolo di coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni.

In Italia ogni anno vengono stimati 10.000 decessi per infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, 200.000 casi di infezioni da germi multi-resistenti, 4 persone ogni 100 nelle lungodegenze hanno una infezione correlata all’assistenza, 6 pazienti ogni 100 presenti in ospedale e nell’assistenza domiciliare hanno una infezione correlata all’assistenza.

La media del consumo di soluzioni idro-alcoliche per l’igiene delle mani in Italia è però di 15 ml per paziente al giorno, al di sotto del minimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (20 ml per paziente al giorno). Il 30-50 % delle infezioni correlate all’assistenza di queste potrebbero essere prevenibili e uno dei caposaldi è proprio l’igiene delle mani.

Come si lavano le mani e gli errori più comuni

Bisogna lavarsi le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per 40-60 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcol con almeno il 60% di alcol. Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli con le mani non lavate, come spesso succede come gesto naturale.

Non bisogna invece lavare solo il palmo e il dorso delle mani, ma occorre eseguire un lavaggio completo di tutte le parti compresi gli spazi tra le dita. I guanti non devono sostituire la corretta igiene delle mani. Alla fine del lavaggio non si devono toccare i rubinetti per richiudere l’acqua ma utilizzare un fazzoletto o la piega del gomito per evitare che le mani pulite entrino a contatto con superfici sporche. Dopo essersi lavate le mani non bisogna toccare oggetti (es. maniglia della porta). Si può usare un fazzoletto di carta per aprire la porta.

In Piemonte, il messaggio dell’Istituto superiore di Sanità è stato recepito tra gli altri dall’Ospedale Mauriziano di Torino che, in collaborazione con il Lions Club del distretto torinese, ha varato un progetto di teatro sociale destinato ai bambini delle scuole dell’infanzia e delle scuole elementari per insegnare loro a lavarsi le mani.

Info: https://www.youtube.com/watch?v=V72HF814P-Y

La rivoluzione corre sulla rete

Lo shopping online è approdato da diverso tempo sul web ma con la pandemia si comincia a parlare di una vera e propria rivoluzione dell’eCommerce.

L’avvento del Covid-19, infatti, ha avuto un impatto rivoluzionario sullo scenario retail. Milioni di italiani hanno comprato in rete per la prima volta. Sono stati obbligati a superare ogni scetticismo e confermare che comprare online è comodo.

Parliamo di rivoluzione perché l’eCommerce nel 2019 valeva un 7 per cento delle vendite totali. Prima del coronavirus la domanda dell’eCommerce era trainata dal settore turismo, dopo il lockdown, crescono altri settori tipo il food e beverage, abbigliamento, informatica ed elettronica…

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La rivoluzione corre sulla Rete

Il virus colpisce Uber e la sharing economy

La sharing economy non sarà più la stessa: è difatti certo che il coronavirus ha distrutto uno dei settori più in crescita al mondo. Questo accadrà perché il nuovo paradigma del distanziamento sociale renderà di per sè meno attraente l’economia della condivisione di spazi con altre persone. È grande la paura di una carenza di igiene e una conseguente possibilità di contagio.

Per un virus che si diffonde anche attraverso le superfici, i veicoli condivisi o le auto a noleggio, potrebbero diventare meno desiderabili, perché visti dai consumatori come possibili veicoli del virus. Nella car sharing oltre la questione abitacolo, entrare nella autovettura appena usata da qualcun altro, pone problemi legati al timore di contrarre il coronavirus.

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Il virus colpisce Uber e la sharing economy

Nasce #Maninalto, un progetto  per insegnare ai bambini a lavarsi le mani

Mai come quest’anno la Giornata mondiale dell’igiene delle mani ha un senso, se si pensa al periodo di grave emergenza legata al Covid-19. Il Ministero della Salute ha emanato alcune disposizioni per difenderci e contenere la diffusione di COVID-19: primo tra tutti il “lavaggio delle mani”. L’O.M.S. ci ricorda che lavarsi le mani è l’arma più efficace per ridurre le infezioni ed il 5 maggio è stata scelta come data per la Giornata Internazionale dell’igiene delle mani.

Ora nasce #MANINALTO, un progetto dell’ospedale Mauriziano e dei Lions Club destinato alle scuole dell?infanzia e delle Primarie per insegnare ai bambini a lavarsi le mani, ovvero un’azione educativa rivolta ai piccoli delle scuole, che coinvolge genitori ed insegnanti sotto forma di gioco del teatro sociale per abituare i nostri figli al gesto del lavarsi le mani in modo corretto ed efficace.

#MANINALTO ha per attori alcuni simpatici ed originali personaggi, quali il Dottor Gel, Sherlock Soap e le sue due agenti “Milavo” e “Lemani”, nati da un’idea dell’Associazione culturale Compagnia del Caffè di Torino (fondatrice Sara Bagnato) ed ora anche reinterpretata da operatori sanitari del gruppo salutearte che accompagnano i piccoli protagonisti in una avvincente indagine.

Il progetto, articolato in tre incontri formativi, è stato riadattato alle urgenti misure sanitarie restrittive che hanno obbligato alla sospensione degli incontri scolastici. Si è però sfruttato con successo il nuovo format di educazione a distanza.

Utilizzando un video appositamente creato dal gruppo salutearte https://www.youtube.com/watch?v=V72HF814P-Y (in cui Dottor Gel, Sherlock Soap e gli agenti Milavo e Lemani fanno vedere i corretti movimenti del lavaggio delle mani), nonché il materiale didattico in formato power point, gli insegnanti hanno creato, per i loro piccoli alunni, delle video-lezioni incentrate sul lavaggio delle mani.

Ideatore del progetto il dottor Salvatore Piazza, chirurgo vascolare dell’ospedale Mauriziano di Torino e socio del Lions Club Torino Solferino, che, insieme ad altri nove club del distretto 108 IA1 (Governatore dottor Libero Zannino), promuovono e sostengono #MANINALTO.

Le scuole aderenti all’iniziativa sono state:  Istituto comprensivo statale Alvaro – Gobetti di Torino, Istituto Comprensivo statale Vivaldi – Murialdo di Torino, Istituto Comprensivo statale Aristide Gabelli di Torino, Scuola Primaria Pestalozzi di Torino, Scuola paritaria materna San Michele Arcangelo di Mappano, Scuola Primaria Don Fontan di Bardonecchia, Scuola BEST (Bilingual European School) di Torino, Scuola paritaria Protette San Giuseppe di Torino, Istituto Comprensivo di Cumiana.

Segue il progetto l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino (Direttore Generale dottor Maurizio Dall’Acqua) col gruppo aziendale salutearte Mauriziano (referente dottor Pino Fiumanò), garante per la metodologia di teatro sociale e di comunità, best practice europea, anche nei contesti sanitari ed educativi, per le buone pratiche che promuovono la salute ed il ben-essere attraverso l’arte ed il teatro.

#MANINALTO nasce attorno ad una consapevolezza emersa dai recenti progressi scientifici delle neuroscienze: il nostro cervello è fatto per trarre maggiore profitto più da quello che “facciamo”, meglio se in un contesto giocoso e di condivisione (il fare, l’esperienza condivisa), che non da quello che sentiamo e ascoltiamo (la lezione frontale, la teoria).

La drammatica esperienza sanitaria Covid 19 ha cambiato il nostro modo di vivere; il semplice gesto del lavaggio delle mani rimarrà di importanza fondamentale nelle nostre misure di prevenzione; il progetto #MANINALTO proseguirà negli anni con la formazione educativa dei nostri bambini, i futuri adulti, anche eventualmente con delle video – lezioni mediate dagli insegnanti.

Superga, il comandante Meroni e quella Lambretta in via Carpi

Il 4 maggio del 1949 a Superga l’aereo del ‘Grande Torino’ si schiantò a Superga. Ma questo immenso dramma colpì non soltanto il mondo dello sport e la capitale del Piemonte, ma l’Italia ed il mondo intero per la sua dimensione, generò anche mille storie ‘collaterali’, altrettanto drammatiche e ricche di risvolti

Una di queste mi riguarda sia pure indirettamente. A guidare l’aereo che si schiantò a Superga era il comandante Pierluigi Meroni, 34 anni, pilota capace ed abile con un’esperienza maturata nei cieli della seconda guerra mondiale. Lui con la famiglia viveva in via Carpi a Milano.

E qui si intreccia la sua storia con il suo ricordo di Superga: a quell’epoca in via Carpi viveva la famiglia Gindari, il padre Francesco, la madre Tina e la figlia Marisa, che allora aveva diciotto anni. E, dopo la sciagura fu Francesco Gindari ad acquistare la lambretta dalla moglie del comandante che era deceduto in quel di Superga. Spiego subito il nesso: Marisa Gindari ha sposato nel 1972, Marco Iaretti, padre mio e di mio fratello Fabrizio, che era rimasto vedovo di Lucia (la nostra prima mamma, quella biologica che se n’era andata per un brutto male il 12 dicembre del 1969, perché Marisa, per tutto quello che ha fatto per noi è stata una Mamma con la M maiscola, e questa è un’altra storia). Mamma, in più di un’occasione mi ha raccontato di questo episodio e del collegamento tra il nonno Francesco (ma per tutti era Cecco) e  l’episodio della lambretta del comandante Meroni. Tant’è che quando in un giorno alla fine di settembre del 2011, andai a fare una gita a Superga e a rendere omaggio a quella grande squadra (pur da sempre juventino) chiamai mamma al telefono, non ricordando il nome del comandante dell’aereo, e lei mi disse solo ‘Meroni’ e trovai il suo nome sulla stele nel luogo del tragico impatto. Certo adesso, passati gli anni (Mamma Marisa ha terminato il suo cammino terreno pochi giorni dopo nell’ottobre di quel maledetto 2011), mi piacerebbe anche incontrare, parlare, con i figli o i nipoti del comandante Meroni, per saperne di più. Credo che sarebbe un momento ricco e carico di emozione, sia pure a distanza di tanti anni. Chissà.

Massimo Iaretti

(foto di Fabio Liguori)